Votes taken by Devilz

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    Benvenuta.
    Non sparire improvvisamente come fanno tutti. :peoflow:
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    Non sono assolutamente d'accordo.
    Un utente, postando qualsiasi esperienza sul forum, accetta la probabilità di poter ricevere commenti negativi, oltre a quelli positivi. È così da sempre ed è giusto che lo sia, altrimenti che senso avrebbe questa sezione? I commenti sono aperti a tutti e chi sceglie di sottoporsi a questo tipo di giudizio deve accettare tutto. Altrimenti che si tengano per loro le esperienze. Se poi ci tengono a farle sapere, allora dovrebbero pubblicarle altrove dove i commenti non sono possibili.
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    CITAZIONE (InKubus @ 12/8/2016, 10:36) 
    Se non ti sta bene c'è un post per lamentarsene con lo staff, anche se secondo me non ha assolutamente nulla di drammatico e sta bene in creepypasta.

    Io penso abbia ragione, invece. Per quanto possa sforzarmi, trovare il creepy in questa storia è come cercare un cervello nella testa di sedimitik
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    Prima di arrivare al finale pensavo che la storia potesse piacermi, poi ho letto l'ultima frase e la sicurezza è miseramente crollata. Una storia ben scritta, che parte da un presupposto poco comune e originale, ma che tenta invano di avere un finale che, secondo il mio punto di vista, non le si addice. Avrebbe potuto evolversi in maniera diversa, senza sentire il bisogno di ricorrere al colpo di scena finale, il quale rovina l'atmosfera che si crea all'inizio.

    In sintesi: una storia carina con un finale deludente e banale.
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    CITAZIONE (InKubus @ 14/8/2016, 20:07) 
    Devilz non è quello il punto, è che secondo mè quel discorso è meglio separarlo da questo topic e parlarne in uno a parte, qua non mi sembra appropriato, non so se mi spiego. :asd:


    Scusa, non volevo urtarti. :(

    Vai tranquillo, per me potremmo spostare i messaggi altrove come capitò già un'altra volta, ma penso che non avrebbe senso visto che la discussione è partita da questo topic.
    Bro, tranquillo, era per dire :asd: :peoflow:
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    Giuro su quello che ho di più caro che un brivido ha percorso il mio corpo nel finale. Non ho parole. Complimenti.
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    No. Mi spiace, ma non ho apprezzato. :(
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    VOGLIO UN'ANATRA VEGANA
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    Il mio nome è K., ho 34 anni e sono padre di un maschietto di 8 anni, il suo nome è J.
    Mia moglie si suicidò alla nascita del bambino per una depressione troppo forte dovuta... Lasciamo stare, non è di Martha che voglio parlare.
    I primi anni di J. sono stati difficili da sopportare, ero completamente inesperto e la mancanza di una figura femminile nella vita di un bambino è un vuoto incolmabile. Per quanto sia stato complicato, sono riuscito a non fargli mancare niente e ad essere il padre e la madre del piccolo J.
    Non mi ha mai dato nessun problema, ma sin da bambino era fissato con un quadro presente a casa mia, regalatomi da mio nonno anni e anni fa. Alcune volte, J. aveva crisi di pianto molto pesanti che non riuscivo a placare se non portandolo a guardare quel maledettissimo quadro. Ne restava ipnotizzato, riusciva a calmarlo in qualche modo. Fino a qualche settimana fa consideravo questa cosa superficialmente, ma poi J. ha iniziato ad essere strano.
    Tornava da scuola e anziché sedersi a tavola per pranzare, correva in cameretta per fissare il quadro. Quel dannatissimo quadro. Restava ore ed ore a fissarlo.
    Ah, nel caso voleste saperlo, il quadro non era granché. Rappresentava un paesaggio di montagna, con una casa e degli alberi. Era un disegno fatto da mio nonno per ricordare la casa dove egli è cresciuto.
    Comunque, col passare dei giorni iniziava ad essere sempre più cupo e freddo nei miei confronti, così decisi di domandargli una volta per tutte cosa ci trovava di così ipnotico in quel quadro.
    Non ebbi una chiara risposta, quando glielo chiesi si voltò rapidamente verso di me e disse che aspettava da molto tempo quella domanda. Mi raccontò che quel quadro per lui era come una televisione all'interno della quale poteva vedere immagini animate. Io tentai di fargli capire che non c'era nulla di animato in quel quadro, ma J. non mi stava a sentire. Quasi ridacchiava all'udire quelle mie parole, come se mi stesse prendendo in giro. Continuava a ripetermi che dovevo guardare oltre.

    Tutto questo stava iniziando a farmi impazzire, così pensai che l'unica soluzione giusta sarebbe stata nascondere quel dannato quadro e vedere la reazione di J. all'accaduto. Allora lo feci. Attesi che andasse a scuola e portai il quadro a casa di mia madre, chiedendole di custodirlo con cura.
    J. tornò a casa il pomeriggio e come al solito si recò nella cameretta. Quando vide che il quadro non era presente, iniziò ad urlare. Urlava così forte che sembrava come se avesse perso una persona importante nella sua vita. Andai verso di lui e mi inventai che i ladri avevano rubato il quadro, pensando che fosse di valore. Ovviamente non credette alle mie parole. Mi dava del bugiardo, diceva che dovevo morire, soffrendo. Quelle parole mi toccarono l'anima, ma sapevo che in fondo J. doveva crescere e liberarsi per sempre dall'ossessione che aveva per quel quadro.

    Erano giorni che non mi parlava. Le maestre dicevano che a scuola J. era freddo, non parlava e se ne stava tutto il tempo a scarabocchiare qualcosa sul suo quaderno. Cercava di riprodurre il quadro che tanto amava. E che io tanto odiavo.
    Una notte decisi di sbirciare dalla serratura della sua cameretta per controllare che tutto andasse bene. Ciò che vidi mi traumatizzò. J. era seduto sul letto a fissare il muro dove era presente il quadro, porgendo la mano a "qualcuno", chiedendo scusa. Aprii immediatamente la porta e lui, stranamente, non urlò; si voltò verso di me con uno sguardo inquietante e mi chiese di restare in silenzio. Con un piccolo sorrisetto macabro si girò nuovamente verso la parete. Gli pregai di smetterla, di tornare in sé. Ecco che riprese a piangere ed urlare, "ordinandomi" di andare fuori.

    Decisi in seguito di portare J. da qualche specialista, mostrandogli anche il dipinto.

    Quando ci recammo dallo psicologo J. non era affatto contento, ma decise di accettare solo perché gli avevo promesso che avrebbe rivisto il quadro.
    Entrammo in studio e domandai al dottore se avessi potuto assistere alla seduta. Mi rispose di sì.
    Dopo una serie di domande senza risposta, lo psicologo decise di mostrargli il quadro. Lo estrasse e lo posizionò sul tavolo, chiedendo a J. quali fossero le animazioni che vedeva attraverso quel dipinto. Il piccolo diede una risposta sconcertante; disse che in quel luogo il quadro non avrebbe avuto alcun effetto su di lui, doveva necessariamente trovarsi nella posizione in cui è sempre stato. Decidemmo di accontentarlo e ci dirigemmo verso casa mia. Posizionammo il quadro sulla parete e J. tornò nuovamente a sorridere. Si sedette come era solito fare e ancora una volta diede la mano a "qualcuno". Lo psicologo gli rifece la stessa domanda e J. rispose.
    La risposta del piccolo lasciò di stucco sia me che il dottore, perché J. disse che non era il dipinto in sé ad attirare la sua attenzione, ma quel divertente modo di fare della pallida Martha, ormai solo un riflesso attraverso il vetro della cornice di quel maledettissimo quadro.
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    CITAZIONE (Æü§tïn Ðøvë @ 27/6/2016, 18:57) 
    Il fantasma le ha sciolto il laccio e lo ha annodato all'ancora della barca->il lago è infetstato e il marito ha mentito per far credere alla moglie che quesl posto è un paradiso

    Boh, è molto criptica e sinceramente poteva evolversi in modo migliore. Così com'è non mi ha detto nulla.
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    I tipi loschi NON sono io

    Benvenuta.
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    Ma per me sarai sempre
    CITAZIONE (Devilz @ 19/10/2015, 23:08) 
    InKulus è un giocatore di football professionista. Incinto.
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    CITAZIONE (InKubus @ 21/6/2016, 21:10) 
    Bellissima. Sai perché mi sono appassionato di creepypasta? Perché so gestire la paura, ma non il resto. Per farla breve: sto piangendo.

    Fanculo.

    Non leggerò mai più racconti rosa. Sono emotivo.

    Oh, InKuby...
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    Esigo esserci.
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    Ieri Virginia mi ha chiesto: “Papà, ma se tu e la mamma vi lasciate chi è che tiene due figlie e chi una?”
    Ero in cucina che stavo affettando le cipolle, la domanda mi ha colto di sorpresa.
    “In che senso, Virginia?”, ho detto.
    “Siamo tre sorelle”, ha detto, “la terza sorella non potete mica dividerla a metà!”
    Mi è venuto da ridere. Stavo per risponderle: “Non ti preoccupare, amore, la mamma ed io non ci lasceremo mai”, ma non volevo mentirle, perché so che ogni relazione s'inventa ogni giorno, e il torto più grande che puoi fare a te stesso, e agli altri, è proprio quello di crederti invincibile.
    “Virginia”, ho detto, “se per caso la mamma ed io un giorno ci separassimo vi vedremmo tutte e tre, un po’ io e un po’ la mamma, non ti preoccupare.”
    “Ma in Mrs. Doubtfire il papà vedeva i bambini solo il sabato”, ha detto.
    “Virginia, certe volte quando due genitori si lasciano possono succedere delle cose”, ho detto. “Magari non si sono lasciati bene, ma litigando. Ma la mamma ed io siamo stati sempre d'accordo che, se anche ci lasciassimo, voi verreste sempre prima di tutto. Hai capito? Sempre.”
    Mi ha fissato in silenzio.
    “Papà”, ha detto d'un tratto. “Ma l'amore può finire?”
    Ci ho pensato un attimo prima di rispondere.
    “L'amore non finisce”, ho detto, “sono le persone che cambiano.”
    “Le persone?”, ha detto.
    “Virginia”, ho detto, “anche gli adulti crescono, sai? Tu adesso sei una bambina grande, sette anni fa eri una bambina piccola. Funziona un pochino così anche per le mamme e i papà. Io quando ho conosciuto la mamma ero una persona diversa, lo era anche lei. L'importante, quando due persone si amano, è riuscire a cambiare insieme o rispettare i cambiamenti dell'altro. I genitori, con i propri figli, fanno proprio quella cosa lì, invece fra loro certe volte non ci riescono. E’ per quello che l'amore per i figli è l'unico che non finisce mai mai.”
    “Ma tu”, ha detto, “quando hai incontrato la mamma, come hai fatto a sapere che era la mamma?”
    “Non ho capito”, ho detto.
    “Come hai fatto a capire che volevi amarla?”, ha detto.
    “Ah, quello”, ho detto. “L'ho capito dopo circa dieci minuti.”
    “E da cosa?”, ha detto.
    “Quando ci siamo incontrati la prima volta, si è sollevata i capelli dietro la nuca, sopra la testa, e si è fatta uno chignon senza neanche un elastico, solo annodandoli”, ho detto.
    “E allora?”, ha detto.
    “E allora lì ho capito che lei aveva disperatamente bisogno di un elastico”, ho detto. “E io dei suoi capelli.”
    “E tu ce l'avevi, l'elastico?”, ha detto.
    “No”, ho detto, “ma quando la mamma lo ha scoperto ormai mi voleva già bene.”
    “Papà!”, ha detto, “ma allora l'hai imbrogliata.”
    “Forse un pochino”, ho detto, “ma il punto è che la mamma è stata la prima che mi abbia mai fatto venire voglia di cercare un elastico, capisci che intendo?”
    Mi ha guardato per qualche secondo.
    “Tieni papà”, mi ha detto, sfilandosi l'elastico che le teneva su i capelli. “Così tu e la mamma non vi lasciate.”
    Lei ha riso, io per fortuna stavo affettando le cipolle.

    Matteo Bussola
    Ho voluto condividere questo fantastico scritto di Matteo Bussola. Ditemi che emozioni vi ha fatto provare leggerlo...
366 replies since 8/2/2010
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