Votes taken by Catania

  1. .
    Non mi è piaciuta personalmente, la scrittura l'ho trovata abbastanza confusa, troppo rapida, accade tutto troppo in fretta. Inoltre non capisco dove sia l'elemento inquietante, la mano? Sembra un elemento inserito a caso, non spaventa, non suscita nemmeno curiosità.
  2. .
    Magro_su_tombe

    I Magri Notturni (In inglese Nightgaunts o Night Gaunt) sono una razza di creature fittizzie creata dallo scrittore H.P. Lovecraft che si ispirò ai suoi incubi infantili in cui queste creature apparivano spesso. Sono presenti sia all’interno del Ciclo di Cthulhu in quanto servitori di Nodens, sia all’interno del Ciclo dei Sogni, nel libro “La Ricerca Onirica dello Sconosciuto Kadath”.

    DESCRIZIONE:
    Vengono descritti come creature vagamente antropomorfe, dalla pelle nera, liscia e gommosa, con corna protese verso l’interno e quattro zampe che usano per sottomettere le vittime, ali membranose, e una coda acuminata. Non hanno la faccia.

    CITAZIONE
    “The Night Gaunts” di H.P.Lovecraft:

    Da quale cripta siano strisciati, non so dirlo,
    Ma ogni notte io vedo quelle cose gommose,
    Neri, cornuti, snelli, con ali membranose,
    Loro vengono in legioni sulle raffiche del vento del nord
    Con osceni artigli che pungono e solleticano,
    Strappandomi via viaggi mostruosi
    In mondi grigi nascosti profondamente nel pozzo degli incubi.

    Oltre i picchi dentellati di Thok mi trascinano,
    Insensibili alle urla e alle suppliche che tento di fare,
    E giù nelle caverne sotterranee a quell’osceno lago
    Dove gli shoggot sguazzano nel loro sonno dubbioso.
    Ma ah! Se solo emettessero un suono,
    O se solo vi fosse una faccia dove dovrebbe esserci!


    Out of what crypt they crawl, I cannot tell,
    But every night I see the rubbery things,
    Black, horned, and slender, with membranous wings,
    They come in legions on the north wind's swell
    With obscene clutch that titillates and stings,
    Snatching me off on monstrous voyagings
    To grey worlds hidden deep in nightmare's well.

    Over the jagged peaks of Thok they sweep,
    Heedless of all the cries I try to make,
    And down the nether pits to that foul lake
    Where the puffed shoggoths splash in doubtful sleep.
    But ho! If only they would make some sound,
    Or wear a face where faces should be found!

    nightgaunt_cthulhu_aklo_Muzy_lo_c

    COMPORTAMENTO:
    I Night Gaunts sono servi del dio Nodens e per questo motivo non sono influenzati dal potere degli altri dei, come Nyarlatothep.
    Nella Terra dei Sogni fanno la guardia a Ngranek, una montagna sull’isola di Oriab, al di sotto della quale dimorano i Ghoul. Talvolta sono soliti rapire gli incauti esploratori e gettarli nella città sotterranea dei Ghoul. Vengono inoltre utilizzati come cavalcatura dai Ghoul ma non amano sorvolare grossi specchi d’acqua, nonostante questo avvenga all’interno del libro “La Ricerca Onirica dello Sconosciuto Kadath”.

    ALTRE APPARIZIONI:
    Vengono associati da Bryan Loomley (un altro scrittore del Ciclo) a Yibb-Tstll, i Magri Oscuri vengono descritti a “succhiare” dalle mammelle di queste creature, tuttavia ciò è in contraddizione con la descrizione di Lovecraft secondo la quale non hanno la faccia.
    Appaiono inoltre nel gioco di ruolo Pathfinder, nel videogioco Dota 2 sotto il nome di Night Stalker, e come nemici nell’anime Haiyore! Nyaruko-san.

    Fonti: Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Nightgaunt - "La Ricerca Onirica dello Sconosciuto Kadath"


    Edited by AndySky21 - 18/9/2016, 12:34
  3. .
    Tsathoggua

    Tsathoggua (Il Dormiente di N'kai, conosciuto anche come Zhothaqquah)è uno dei Grandi Antichi presenti nell’universo del Ciclo di Cthulhu creato da H.P.Lovecraft. Tsathoggua è stato inizialmente creato dallo scrittore Clark Ashton Smith nel racconto “La Storia di Satampra Zeiros” ed in seguito inserito anche dallo stesso Lovecraft nei suoi racconti.
    Tsathoggua nasce a Yuggoth da Gisguth, tuttavia quando il resto della sua famiglia emigra a causa del cannibalismo del nonno (Cxaxukluth) egli decide di separarsi da loro e di andare a vivere su Cykranosh (Saturno) da suo zio Hziulquoigmnzhah. Eoni dopo troverà un portale per arrivare sulla terra, trasferendosi a N’Kai, una caverna al di sotto della città di K’Nyan. Per un certo periodo ha vissuto a Hyperborea nel monte Voormithadreth dove incontra i suoi servitori, i Voormis che lo venerano fondando un culto su di lui. In seguito alla glaciazione di Hyperborea tornerà a N’Kai senza più muoversi dalla sua tana. Viene inizialmente adorato dagli abitanti di K’Nyan, tuttavia in seguito il suo culto viene bandito perché oscuro e blasfemo. Viene comunque professato in segreto all’interno di N’Kai.

    COMPORTAMENTO:


    Vive completamente fermo nella sua tana e non si alza nemmeno se sta soffrendo la fame poiché ha sempre degli adepti che gli forniscono sacrifici umani. Si dice che egli porti in dono a chi gli è fedele la conoscenza assoluta, dono che tuttavia spesso porta alla rovina di chi lo riceve. È sempre circondato dalla sua prole senza forma, esseri polimorfi generati dall’icore nero che cola in continuazione dalla sua pelle.
    Altri suoi servitori sono i Voormis, una razza di creature antropomorfe che abitano il sottosuolo (dal quale Tsathoggua non emerge mai), sono descritti come ominidi con tre dita e coperti da una pelliccia color ambra. Comunicano con versi simili all’abbaiare dei cani.

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    DESCRIZIONE:

    Nonostante nei suoi racconti Clark Ashton Smith dia una descrizione precisa di Thatthoggua quest’ultimo viene considerato da Lovecraft un dio amorfo.
    Clark Ashton Smith “La Storia di Satampra Zeiros”:
    “…Era molto tozzo e panciuto, la sua testa era più simile a un rospo mostruoso di una divinità, e tutto il suo corpo era coperto con un’ imitazione di pelliccia, dandogli in qualche modo una vaga somiglianza sia a un pipistrello che a un bradipo. Le sue palpebre assonnate erano mezzo abbassate sugli occhi globulari; e la punta di una lingua strana spiccava dalla sua grassa bocca.”

    Clark Ashton Smith “Sette Catene”:
    “In quella grotta segreta nelle viscere della Voormithadreth. . . dimora da eoni più che antichi il dio Tsathoggua. Conoscerete Tsathoggua dalla sua grande circonferenza e dal suo pelo da pipistrello e l'aspetto di un rospo nero sonnolento che egli ha sempre. Non si alzerà dal suo posto, anche se affamato, ma attenderà nella sua divina pigrizia per il sacrificio offertogli.”

    Lovecraft e Lin Carter tuttavia descrivono così Tsatthogua nel racconto “L’Orrore Al Museo”:
    “…Il Nero Tsathoggua si sciolse dalla sua forma di rospo in una sinuosa linea con centinaia di zampe rudimentali…”


    ALBERO GENEALOGICO:


    Per Lovecraft e Clark Ashton Smith l’albero genealogico di Tsathoggua sono differenti, anche perché quest’ultimo tendeva a crearne di molto complessi e ampi per tutte le sue creature. Secondo Lovecraft Tsathoggua è il figlio di Yeb, figlio insieme a Nub di Shub-Niggurath e Yog-Sothoth.
    Secondo la discendenza di Clark Ashton Smith invece Tsathoggua è il figlio di Ghisghuth, figlio insieme a Hziulquoigmnzhah di Cxaxukulth. Qui di seguito sono riportati i parenti più importanti di Tsathoggua secondo Clark Ashton Smith:
    Cxaxukluth:
    Cxaxukluth (or Ksaksa-Kluth) è un Dio Esterno, figlio di Azathoth per fissione spontanea. La sua progenie sono Hziulquoigmnzhah e Ghisguth. È il nonno di Tsathoggua. Cxaxukluth abita su Yuggoth (Plutone). La sua famiglia visse con lui per un po’ ma decise di andarsene a causa delle sue abitudini cannibali.

    Ghisguth:
    Ghisguth (o Ghizghuth o Ghisghuth) è il figlio Cxaxukluth e il fratello di Hziulquoigmnzhah. È il compagno di Zstylzhemghi e il padre di Tsathoggua.

    Hziulquoigmnzhah:
    Hziulquoigmnzhah (anche Ziulquaz-Manzah) è il figlio Cxaxukluth. È il fratello Ghisguth e lo zio di Tsathoggua.

    Shathak:
    Shathak è la moglie di Tsathoggua e madre di Zvilpogghua.

    Zstylzhemghi:
    Zstylzhemghi (Matriarca dello Sciame) è la prole di Ycnagnnisssz insieme a Klosmiebhyx, compagna di Ghisguth e madre di Tsathoggua.

    Zvilpogghua:
    Zvilpogghua è il figlio di Tsathoggua e Shathak, ed è il padre di Sfatlicllp. Zvilpogghua venne concepito sul pianeta di Yaksh (Neptune).
    Zvilpogghua è conosciuto dagli Indiani Americani come Ossadagowah Solitamente assume la forma di una rana bipede alata, senza braccia, con un lungo collo gommoso ed una faccia completamente coperta dai tentacoli. Attualmente vive su Yrautrom, un pianeta che orbita attorno alla stella di Algol.

    APPARIZIONI:

    Il Ciclo di Tsathoggua:
    “Dalla Pergamena di Pnom” di Clark Ashton Smith
    “Le Sette Catene” di Clark Ashton Smith
    “Il Testamento di Athammaus” di Clark Ashton Smith
    “I Racconti di Satampra Zeiros” di Clark Ashton Smith
    “Il Furto delle Trentanove Cinture” di Clark Ashton Smith
    “L’Ombra del Dio Dormiente” di James Ambuehl
    “La Maledizione della Rana” di Loay Hall e Terry Dale
    “L’Oscura Palude” di James Anderson
    “L’Antico” di John Glasby
    “L’Oracolo di Sadoqua” di Ron Hilger
    “Horror Show” di Gary Myers
    “Il Regno Strisciante” di Rod Heather
    “La Resurrezione di Kzadool-Ra” di Henry J. Vester III

    Appare anche nel racconto “La Pietra Nera” di Robert E. Howard. Viene inoltre nominato più volte da Lovecraft nei suoi racconti, in particolare in “Alle Montagne della Follia” e “Colui che Sussurrava nelle Tenebre”



    Edited by Qush-Nath - 19/9/2016, 20:29
  4. .
    Wow, non mi sarei mai aspettato un finale del genere. Inoltre è scritta davvero bene, cattura parecchio il lettore, complimenti.
  5. .
    “Tsukiyoka Yoshitoshi È conosciuto per essere stato l'ultimo grande maestro dell'ukiyo-e, il genere di incisione colorata su legno che eseguiva utilizzando la tecnica chiamata nishiki-e. Ebbe come soggetti temi che fino ad allora non avevano avuto molta diffusione, come quelli rappresentati con le serie dei fantasmi o le cosiddette "stampe di sangue". Le serie più famose di Yoshitoshi furono i Cento aspetti della Luna, del 1880, i Ventotto omicidi famosi con poesia, Lo specchio dei generali famosi e Le nuove forme dei trentasei fantasmi”
    Dando uno sguardo ai disegni di Yoshitoshi ho deciso di raccogliere quelli più inquietanti e macabri e di inserirli qui, eccoveli:

    Il Cesto Pesante (The Heavy Basket):


    Il Prete Raigo del Tempio di Mii (Priest Raigo of Mii Temple), Da "Tretasei Fantasmi":


    La Casa Solitaria sulla Brughiera di Adachi (The Lonely House on Adachi Moor):


    L'Assassinio di Ohagi da Saisaburo (Murder of Ohagi by Saisaburo), Da "Ventotto omicidi famosi con poesia":


    Naosuke Gombei strappa una faccia (Naosuke Gombei Ripping off a Face), Da "Ventotto omicidi famosi con poesia":



    Otera Sagami tiene una spada con una testa impalata (Otera Sagami Holding a Sword with a Head Impaled on It) Da "Selezione di cento guerrieri":


    Reizei Hangan Takatoyo, Da "Selezione di cento guerrieri":


    Sakuma Daigaku beve sangue da una testa mozzata (Sakuma Daigaku Drinking Blood from a Severed Head), Da "Selezione di cento guerrieri:


    Seiriki Tamigorô mentre commette suicidio (Seiriki Tamigorō committing suicide), Da "Kinsei kyôgiden":


    Suzuki Magoichi appoggiato a una lancia mentre mangia una palla di riso (Suzuki Magoichi leaning on a spear and eating a riceball), Da "Selezione di cento guerrieri":


    Vedendo per la prima volta quest’immagine ho pensato che Suzuki stesse mangiando qualche pezzo del suo avversario caduto, anche perché è ricoperto di sangue, poi ho letto il titolo…


    Torii Hikoemon Mototada si spara con un fucile (Torii Hikoemon Mototada shooting himself with rifle), Da "Selezione di cento guerrieri":


    Non sono riuscito a trovare il nome di questi ultimi quattro Ukyio-e:










    Mi Scuso per la bassa qualità di alcune ma è il massimo che sono riuscito a trovare, inoltre non sono troppo pratico nel postare immagini qui sul forum, spero abbiate apprezzato in ogni caso
  6. .
    Benvenuta e buona permanenza
  7. .
    Nonostante dopo un certo punto sia abbastanza prevedibile è scritta bene e si lascia leggere. Anche a me è piaciuta parecchio la descrizione del dormiveglia. Complimenti.
  8. .
    Benvenuta e buona permanenza
  9. .
    Non mi è piaciuta, nonostante la scrittura sia abbastanza scorrevole ho trovato la storia parecchio banale, poi già da quando il protagonista inizia a spiare cosa accadrà alla vecchietta ci si aspetta che non vada proprio tutto come previsto.
  10. .
    Molte persone trovano caotica o addirittura triste la visione del mare durante la pioggia, Zack invece trovava quel paesaggio rilassante. Le gocce di pioggia che colpivano l'acqua rievocavano in lui strane sensazioni "Ritornano da dove vengono" aveva pensato una volta, senza mai dirlo a nessuno, sapeva che quasi nessuno lo avrebbe capito, e quei pochi che lo avrebbero fatto ci sarebbero arrivati ragionandoci, mentre per lui quel pensiero era sempre stato qualcosa di istintivo, qualcosa che lo riguardava personalmente anche se non ne capiva il motivo.
    Osservava quello spettacolo nel più completo silenzio, tenendosi ad una delle corde del peschereccio. La barca ondeggiava leggermente, nonostante la pioggia il vento non soffiava abbastanza forte da farla "danzare", come Matt aveva definito quel traballare maledetto.
    Nonostante il suo amore per le tempeste (cosa insolita per chi lavora in mare) Zack ne fu grato, aveva, come il resto dell'equipaggio, imparato ad odiare quella diabolica danza.
    Non aveva mai pensato tuttavia a un lavoro diverso da quello, non si era mai trovato a suo agio negli spazi chiusi, così come non si era mai trovato a suo agio nel rimanere a lungo nello stesso posto.
    "Zack, Dio santo, vieni a darmi una mano!"
    Il grido di Matt interruppe i suoi pensieri. Si voltò e lo vide chino su una cassa a poppa, poco lontano da lui. Cercava di trascinarla all'interno ma il ponte bagnato e l'inclinazione che la barca iniziava a prendere non sembravano aiutarlo. Zack gli corse incontro il più velocemente possibile per aiutarlo.
    Matt gli fece qualche gesto per indicargli dove dovevano portare la cassa e ogni tanto lo avvertiva di un ostacolo. I membri dell'equipaggio non discutevano mai troppo, almeno non con Zack, e di questo era contento, non era una persona socievole, anzi, forse uno dei motivi che più lo portarono a scegliere quel lavoro fu proprio il voler andare via dalla città dove abitava, via da quella gente odiosa e ottusa.
    Entrarono nella cabina, Matt gli fece posare la cassa a terra poco più lontano dalla porta "Non ci spero, ma credo peggiorerà. Io inizio a portare questa di sotto, tu porta dentro il resto dell'attrezzatura" disse intervallando ogni tanto le parole con un respiro affannoso.
    Zack annuì e uscì dalla cabina.
    Fuori il vento iniziava ad aumentare. A poppa vide chiaramente il contorno dell'isola che avevano avvistato nel pomeriggio.
    La sua attenzione si spostò su una cassa pericolosamente vicina al bordo della nave.
    Si abbassò a prenderla con entrambe le mani e lo sguardo gli tornò sull'isola, scoprì che esercitava una strana attrazione su di lui.
    Poi, per un attimo talmente breve da farlo sembrare un'allucinazione si accese sulla parte più alta dell'isola una minuscola luce. Si fermò a rimuginare sul fatto che gli ricordava una stella.
    Quando ebbe finito con le casse e l'attrezzatura chiuse la porta della cabina e andò di sotto. Matt gli venne incontro "Ho visto la luce di un faro sull'isola" disse Zack.
    "Se è abitata faremo meglio a muoverci, la pesca è stata tra le migliori quest'anno, non voglio rimanere in mare un minuto di più." gli rispose frettolosamente fermandosi sulle scale dopo averlo superato.
    "Va a svegliare Phill…"
    Phill dormiva su una delle brandine vicino alle finestra, a Zack bastò entrare nella camera perché si svegliasse. Aveva il sonno leggero come tutti i marinai, o meglio, come tutti i marinai escluso Zack.
    "Matt vuole partire subito, è di sopra…" non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che Phill era già salito di sopra.
    Zack tentò di stendersi e di dormire, l'oblò puntava sull'isola. Vide spuntare ancora una volta la luce del faro in mezzo alla pioggia, poi si addormentò.
    Faceva sempre sogni strani ma quello che fece in quel momento fu più strano del solito.
    Vedeva se stesso con le mani palmate che nuotava nello spazio aperto, senza nulla attorno se non stelle e asteroidi, e poi vedeva il faro, fermo su un pezzo di terra volteggiante e tentava di raggiungerlo ma poi quello spariva nel nulla.

    Quando si svegliò erano già arrivati, strano che Matt non lo avesse avvertito.
    Salì sul ponte per scoprire che il peschereccio era stato ormeggiato ad un molo di legno marcio e sporco di alghe. La pioggia era cessata ma il cielo era ancora grigio e il vento soffiava facendo sventolare l'impermeabile di Zack.
    Nessuna traccia degli altri due membri dell'equipaggio. Dall'aspetto l'isola sembrava la cosa più lontana al mondo da un posto abitato, la spiaggia dove si trovava il porto si univa a una fitta foresta di alberi che sembrava estendersi a lungo, una cortina impenetrabile di verde. In lontananza alcuni strapiombi rocciosi fiancheggiavano l'isola, il più alto sulla sinistra sembrava trovarsi vicino a un sentiero artificiale percorribile a piedi. Zack decise di scendere e si incamminò sul porto. Il mare tendente al nero catturò la sua attenzione. Non c'era nessuno in vista così si tolse l'impermeabile, la maglietta e le scarpe e si tuffò in acqua, non gli importava del freddo o della pioggia imminente, nemmeno lui capiva il motivo di quel gesto, era stato istintivo. Immerse più volte la testa sott'acqua e ogni volta tentava invano di non tirarla più fuori, ma il suo istinto respingeva quel gesto. Poco dopo si rivestì. Non appena alzò lo sguardo riconobbe la luce del faro sullo strapiombo più alto. Ancora una volta sentì la strana attrazione che quella luce provocava in lui, lo stava chiamando. Attraversò frettolosamente la foresta, senza incontrare troppi ostacoli, fino a un punto in cui si diradava, vicino al sentiero dello strapiombo. La luce brillò ancora sulla cima.

    Il sentiero divenne ripido verso la fine ma lui lo percorse ugualmente.
    Sulla cima due creature umanoidi stavano in piedi vicino a un altare, i suoi compagni erano legati e inginocchiati per terra, gli occhi chiusi, il movimento del petto quasi nullo, sembravano morti.
    Le creature gli sorrisero, uno di loro si trovava vicino a uno specchio di piccole dimensioni sistemato su un treppiede e vi agitava vicino una sorta di pietra luminosa. Era alto, almeno un metro e ottanta, il fisico sottile ricoperto da squame nere. Le mani presentavano una membrana tra le dita simile a quella delle rane, il che faceva intuire che quell'essere dovesse essersi adattato a nuotare, così come i piedi, più simili a pinne.
    La bocca era sottile e inespressiva, il naso, semplicemente due fori su una leggera sporgenza del volto. La testa in generale aveva una forma appiattita e compressa. Ma gli occhi, quegli occhi avrebbero terrorizzato chiunque su una creatura del genere, ma non terrorizzarono Zack: occhi piccoli dalla sclerotica rosso pallido e con le pupille completamente bianche. La seconda creatura sembrava essere una femmina, aveva le squame più chiare, tendenti al blu, il petto più gonfio con dei capezzoli all'estremità, i fianchi più femminili, il volto più dolce. Tutti dettagli che a un normale essere umano sarebbero sfuggiti ma che Zack notò e che anzi trovò stranamente sensuale.
    Il maschio vicino allo specchio posò la sfera luminosa e gli si avvicinò sussurrandogli parole gentili in una lingua a lui sconosciuta nella quale però si riconoscevano le sonorità di un mondo lontano. Zack non oppose resistenza e si stese sull'altare, sapeva che non gli avrebbero fatto del male. Chiuse gli occhi. Il maschio iniziò a tagliargli la pelle come per scuoiarlo, con un coltello di piccole dimensioni e dalla lama ricurva. Zack non percepì niente se non un leggero solletico, poi sentì che la femmina lo baciava, le loro coscienze unirono e in un'attimo acquisì tutte le conoscenze che gli erano state negate e comprese la sua vera natura.
    Quando riaprì gli occhi si fissò le mani palmate, le braccia ricoperte da squame nere, e nello specchio, che ora era poggiato vicino all'altare poté vedere sul suo volto gli occhi dalla sclerotica rossa e dalle pupille bianche.
    Finalmente era libero da quella prigione di carne, da quella razza immonda con la quale era nato e della quale aveva creduto di far parte.

    Iniziò a piovere, una sensazione piacevole sulle squame. Dallo strapiombo vide la pioggia cadere nel mare. "Ritornano da dove vengono" disse la femmina nella dolce lingua di Nettuno, Zack sorrise, sapeva che quel pensiero non era stato frutto dell'unione delle loro coscienze, era ciò che ogni nettuniano avrebbe pensato vedendo uno spettacolo del genere.
    "Torniamo a casa"

    Edited by Qush-Nath - 30/8/2016, 12:19
  11. .
    Davvero bella, il finale mi ha lasciato di sasso. Complimenti sul serio :sisi:
  12. .
    Bello il colpo di scena finale. Nonostante non sia molto originale l'ho trovata più che godibile.
  13. .
    Guardavano lo spazio dalla finestra della loro nave spaziale: il loro pianeta millenario, era andato incontro al proprio destino, ma loro no, avevano sviluppato tecnologie avanzatissime, avevano appreso qualunque cosa dal mondo. La loro razza era venuta a conoscenza dei segreti dell'universo, lo aveva compreso nella sua interezza ed ora quella distesa nera ricoperta di stelle gli era venuta a noia senza alcun segreto nascosto. Avevano compreso il senso della vita, del loro spirito, avevano ucciso gli dèi, la fede, la spiritualità, ed ora il loro animo era vuoto. Avevano compreso la vecchiaia, poi l'avevano scongiurata, ed ora che vivevano una vita senza fine, l'esistenza era vuota. Avevano compreso se stessi, l'amore, l'odio, la paura, il dolore, ed ora i loro cuori erano vuoti.
    Viaggiavano in quell'astronave da ormai una placida eternità, quando uno solo di loro uccise tutti gli altri, loro non reagirono, avevano compreso quel gesto e non c'era motivo di reagire, anche venire uccisi li annoiava.
    <sia luce> aveva detto l'ultimo rimasto.
    E luce fu.

    Edited by Qush-Nath - 7/7/2016, 06:58
  14. .
    [/QUOTE]
    Ti ringrazio per i complimenti e sono curioso di sapere cosa non ti sia piaciuto: ciò mi aiuterà a migliorare il racconto e a scrivere meglio i prossimi ^^
    Grazie in anticipo!
    [/QUOTE]

    Più che altro accade tutto troppo in fretta in alcune parti, avrei preferito una narrazione più lenta seppur più lunga. Ma è solo una questione di gusti personali.

    Edited by Qush-Nath - 7/6/2016, 19:38
  15. .
    Inizialmente mi ha ricordato molto Nyarlatothep sopratutto la figura dell'uomo. Il racconto è molto bello, ma la narrazione in alcune parti non mi ha convinto molto. In ogni caso complimenti, mi è piaciuto parecchio.
82 replies since 9/2/2015
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