The Dark Amazons - Parte 1/2

Prima parte del mio racconto.

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    Prefazione

    Ciao a tutti. Ho scritto questa storia piuttosto lunga che avevo in mente da molto tempo. Non è esattamente una storia originale, o meglio lo è ma ho utilizzato dei personaggi non originali. Tecnicamente è una sorta di fanfiction/crossover di alcuni famosi personaggi creepypasta. Avevo in mente questa storia da tanti anni dal 2016. Ma a causa dell’università, vari interessi e altro alla fine l’ho messa da parte per anni. Ma ora finalmente l’ho scritta.
    La mia è una storia dove dei personaggi che hanno una morale e un minimo di umanità si uniscono ad affrontarne altri che invece sono solo spietati e crudeli. I personaggi che ho utilizzato sono questi: Jane the killer(protagonista), Jeff the killer(antagonista), Nemesis, Judge Angels, Nurse Ann, Eyeless Jack, Bloody Painter, Clockwork, Zero, TIcci Toby, Rouge, Liu Woods(cameo), Nina the killer(cameo). Ci sono due personaggi originali inventati da me: l’agente Daniel Smithson e Annie Richardson.
    Essendo la mia prima storia narrativa lunga, è possibile che sia imperfetta per varie cose. Però ho scritto quello che volevo scrivere. Ora che finalmente l’ho scritta penso di essere soddisfatto, ma sono soprattutto curioso di sapere cosa ne pensate voi. Accetto anche critiche costruttive e consigli. Se a qualcuno piacerà mi farà molto piacere.





    THE DARK AMAZONS - Parte 1/2

    Prologo
    Il mio nome è Jane Arkensaw, ma i media e i miei nemici mi chiamano “Jane the killer”. Soprannome che ho sempre reputato piuttosto banale e un po’ troppo simile a quello della mia nemesi “Jeff the killer”, ma che con il tempo ci sono passata sopra. Anche perché, effettivamente, da un certo senso calza molto a pennello con la mia particolare professione. Sto scrivendo tutto ciò affinché, chiunque legga, sappia la verità su ciò che è davvero accaduto. La verità sugli avvenimenti che riguardano me, il serial killer Jeffrey Alan Woods, alcuni bizzarri criminali e creature con cui esso ha avuto a che fare e le “Dark Amazons”.
    Tempo fa ho letto di sfuggita su internet qualche storia ispirata al tragico fatto di cronaca che ha segnato per sempre la mia vita, ma finivano tutte per essere ridicole fanfiction. Storielle dove le figure ispirate alla mia finivano per diventare tutte delle banali ragazzine gotiche incazzate in cerca di vendetta. Ma tanto alla fine rimanevano solo delle storielle. Ciò che scrivo di seguito è la mia vera storia, la pura verità.
    Sono nata il 1° Luglio 1992. Ho vissuto tranquillamente con la mia famiglia nella città di Mandeville, in Louisiana. La mia famiglia era composta da Bruce e Paula Arkensaw. Sono entrambi nati nella contea di Los Angeles, in California, si sono trasferiti da giovano in Louisiana per lavorare nella consulenza. Grazie a loro ho avuto un’infanzia degna di tale nome ed era andato tutto bene nella mia vita… Finché il giorno 12 Agosto 2008 il giovane serial killer Jeffrey Alan Woods, conosciuto in seguito come “Jeff the killer”, ha sadicamente assassinato la mia famiglia a sangue freddo. Io purtroppo ho assistito a tutto ciò mentre sbirciavo terrorizzata da uno stanzino, in cui i miei genitori mi avevano messa per proteggermi. Per quattro anni ho vissuto con qualche casa famiglia, ma non ho mai legato più di tanto con nessuno. L’unica persona a me amica era la psicologa che mi hanno fatto frequentare durante quei quattro anni, mi ha aiutata a metabolizzare il trauma che ho subito a 16 anni. Durante quel periodo mi informavo il più possibile riguardo al killer che mi ha rovinato la vita.
    A quanto pare caso vuole che lui fosse quasi un mio coetaneo. Jeffrey Alan Woods era nato i 3 Ottobre 1991, aveva appena quasi un anno in più di me. Frequentava le mie stesse scuole superiori, possibile che lo abbia pure incrociato in qualche corridoio. La notte in cui è diventato un killer aveva quasi 17 anni. Era riportato che ha avuto una vita familiare piuttosto pessima, finché non ha subito un incidente che gli ha sfigurato il lato sinistro della faccia è impazzito totalmente. Ha assassinato 15 persone la notte in cui i miei genitori sono morti, loro erano tra quelle. Le prime vittime sono state i suoi stessi genitori, ma per motivi apparentemente sconosciuti ha risparmiato suo fratello minore Liu Woods. Si è ipotizzato che fosse l’unica persona a cui voleva bene, o che almeno non odiava.
    Nell’anno 2012, quattro anni dopo quella fatidica notte, Jeff the killer era ufficialmente il nemico pubblico numero uno d’America. Il 16 Dicembre 2012 sono stata contattata da un funzionario governativo che lavorava in un’agenzia segreta del governo statunitense. Si chiamava Daniel Smithson, sarebbe diventato una figura che mi avrebbe accompagnata per i prossimi anni ad avvenire. Mi aveva promesso la vendetta contro l’essere che ha portato via la mia famiglia, un lavoro come assassina professionista. Mi diceva che potevo diventare una punitrice verso chiunque fosse parte della feccia criminale che infesta il paese, mi aveva promesso una vita migliore di quella che avevo allora. Però a condizione testare un composto chimico che mi avrebbe dato molta più forza, una maggiore agilità e avrebbe migliorato la mia intelligenza. Mi è stato presentato come un “elisir”, una sorta di siero del super soldato stile Captain America. Mi erano state promesse varie abilità che mi avrebbero aiutata a fare del bene, a combattere il crimine e soprattutto dare la caccia in modo efficiente all’ormai famigerato Jeff the killer. Erano però calcolati dei piccoli effetti collaterali, però mi hanno rassicurato che fossero trascurabili e non avrebbero consistito in nulla di grave. Gli ho chiesto perché sono stata contattata proprio io tra le numerose vittime sopravvissute a quel serial killer, a quanto pare perché ero uno dei soggetti più adatti. Specie tra i sopravvissuti ai suoi massacri. Avevo fatto box e provato vari corsi di arti marziali in quegli anni, erano la mia principale valvola di sfogo. Probabilmente la cosa che preferivo in quegli anni, assieme agli appuntamenti con la mia psicologa. Escludendo ciò, ho passato quasi tutti i giorni di quegli anni a fissare il vuoto nelle stanze in cui mi mettevano a dormire. Ascoltavo musica molto più forte e dark rispetto ai gusti di tutte le mie coetanee di scuola. Guardavo svariati film horror o d’azione. I risultati sportivi che mi portavo a casa erano considerati molto validi, addirittura ottimi in alcuni casi. Per questo ero reputata uno dei migliori candidati dell’agenzia in questione. Con una simile occasione, ancora ossessionata dall’odio per quel dannato killer, ho accettato la loro proposta.
    In seguito mi hanno portato alla sede dell’agenzia governativa a Richmond, in Virginia. Si tratta di un’agenzia così segreta che di solito viene semplicemente chiamata “L’agenzia”, ma ufficialmente si chiama “United States Department of Special Anti-Crime Unit”, Dipartimento dell’Unità Speciale Anticrimine degli Stati Uniti. Lo so, sembra il nome di una serie tv stile “Law & Order”. Ufficialmente le agenzie della “United States Intelligence Community” sono diciassette, ma questa era la diciottesima. Tanto per dare l’idea di quanto sia segreta. Ho così effettuato alcuni controlli medici, vari test fisici e psicologici, ho dato la firma del mio consenso e finalmente dopo tutto ciò mi hanno fatto testare il composto che mi avrebbe resa una perfetta killer che sarebbe stata più efficiente che mai. Ero stata legata a una sorta di letto medico con delle cinghie, mentre mi rassicuravano che fosse unicamente per la sicurezza mia e loro. Ciò era dovuto a dei precedenti test falliti. Tutti i volontari che avevano provato quel composto sono diventati molto aggressivi e violenti, in buona parte dei casi morivano. Per questo quel composto era soprannominato da alcuni “Odio Liquido”. Ma mi rassicuravano anche su questo, ormai era stato perfezionato al meglio e non avevo da temere. Mi è stato iniettato direttamente nel sangue, da dove avrebbe influito su tutto il resto del corpo. In seguito ho avuto anch’io dei comportamenti aggressivi misti a convulsioni, ma è durato tutti per solo un minuto e mezzo circa. Alla fine ha funzionato. Ma sono arrivati anche gli effetti collaterali che ne comportava. Avevano ragione sul fatto che erano trascurabili da un certo punto di vista, ma erano anche evidenti. La mia pelle era diventata totalmente bianca. I miei capelli, che li ho sempre portati piuttosto lunghi e mossi, sono passati dal color castano scuro che ho sempre avuto a un nero puro. Anche gli occhi e le labbra sono diventati totalmente neri. All’inizio ero abbastanza scioccata dato quel cambio radicale del mio aspetto, ma alla fine ho metabolizzato e ho così accettato il mio nuovo aspetto. Volevo arrivare il più velocemente possibile alla vendetta che tanto desideravo, avevo accettato il costo che ne comportava. Però con il tempo mi sono resa conto di quanto appaio diversa e appariscente agli occhi delle altre persone, difficile non dare nell’occhio con un simile aspetto a meno che non uso del make-up abbastanza massiccio. Ma alla fine ho sempre messo tutto ciò in secondo piano. Mal che vada mi scambiavano per una ragazza molto gotica/metallara. L’importante era che il siero iniettato nel mio corpo funzionava alla perfezione. Ero più forte, più veloce, più agile, più lucida, più fredda… Ero diventata una macchina da guerra vivente, perfetta per dare la caccia al serial killer numero uno d’America e anche alla feccia criminale che infestava il paese. Ero l’assassina definitiva, un vero trionfo per l’agenzia e per il governo degli Stati Uniti.
    Quando andavo in missione in incognito nelle aree urbane, utilizzavo sempre un look piuttosto dark che si abbinava bene al mio aspetto piuttosto gotico. Chiodo (o in alternativa lunga giacca nera stile Matrix), jeans neri, stivali e qualche t-shirt di qualche gruppo rock/metal. A volte variavo ma di poco. Se necessario usavo pure altri tipi di abiti civili standard, a diversa della situazione. Utilizzavo anche una particolare tuta stealth per entrare in complessi pieni di guardie, che sorvegliavano gente molto ricca o importante finite sotto il mio mirino per qualche azione discutibile commessa nella vita privata. Ho sempre dato il massimo nel mio lavoro. Nei primi anni ho commesso qualche sbaglio e mancato qualche bersaglio, ma di solito me la davano buona per la mia giovane età. Quando non ero a caccia di Jeff, mi affidavano in continuazione lavoretti del genere. Negli anni successivi sono riuscita a migliorare e a non sbagliare quasi mai.
    Sono passati cinque anni dall’inizio della mia carriera da assassina professionista, per cinque anni ho assassinato a sangue freddo chiunque avesse la fedina penale molto sporca e chiunque mi indicava l’agenzia. All’inizio del 2017 ero diventata ancora più brava a fare ciò che so fare meglio, ero diventata la migliore nel mio campo. Purtroppo però Jeff era ancora il libertà, purtroppo mi è sempre sfuggito per tutti quei anni quel dannato killer. Lo trovavo estremamente frustrante. Era anche lui diventato più sveglio, più veloce e più cruento. A volte sfuggiva in modi in cui, sia io che quelli dell’agenzia, faticavamo a spiegarci. Nonostante la mia crescente bravura e professionalità delle mie missioni, Jeff era ancora quasi inafferrabile. Ed è rimasto il killer numero uno del paese. Doveva esserci qualcos’altro sotto, perché non era più solo un bravo serial killer. E’ come se avesse acquisito chissà come delle nuove abilità che solo in pochi possono utilizzare… Doveva per forza aver subito dei potenziamenti. Droghe? Steroidi? Un misto? Molto probabile, ma per cinque anni non abbiamo avuto concrete certezze su ciò.
    Le prime volte che lo incontravo era quasi silenzioso, a parte qualche risatina da tipico psicopatico. Fuggiva via, come se non gli importava di combattere. Probabilmente abituato a fuggire da chiunque lo volesse ostacolare. I media lo ritraevano spesso con fotomontaggi ispirata a quella prima foto, in cui mostrava un volto disumano completamente bianco, degli occhi a palla e un ghigno che gli solcava la bocca. Una brutta copia del Joker insomma. Ma grazie ai miei interventi si è scoperto che in realtà era una maschera. Per divertimento ogni tanto gli piaceva anche usare maschere molto simili tra di loro, perlopiù ispirate al Joker. E questa mossa ha fatto in modo che la disinformazione e la confusione prendessero il sopravvento. Ma il suo vero aspetto era un altro, sono riuscita a vederlo in faccia come successo ad alcuni fortunati sopravvissuti. Era un ragazzo con una faccia piuttosto normale, tranne che per l’altro lato completamente sfigurato e quasi totalmente sprovvisto di capelli. Una cicatrice gli solcava il volto dal lato sinistro della bocca fino all’occhio completamente bianco. Dopo la smentita di questo falso mito, almeno i media potevano consolarsi con il fatto che assomiglia comunque a un villain di Batman. Quella è stata una piccola soddisfazione. Un altro suo marchio di fabbrica erano una sorta di suo tormentone che scriveva sulle pareti di molte vittime. “Go to sleep”, vai a dormire. Qualche volta, estremamente seccata da ciò, correggevo la sua frase con “DON’T Go to sleep” con una vernice nera. Una volta ho anche aggiunto di seguito “or you won’t wake up”. Perché di fatto chiunque Jeff “manda a dormire” non si risveglierà mai più. La mia era un’aperta dichiarazione di guerra.
    Avrei dato la caccia senza sosta a quel dannato essere, se quelli dell’agenzia non mi avessero dato in continuazione altri obbiettivi da seguire. Ero vincolata, anche se Jeff era il più famoso, non era l’unico criminale in circolazione. A quanto pare non era neppure l’unico criminale dall’aspetto bizzarro in circolazione.
    Ebbene ci sono stati anche numerosi casi di killer caratterizzati da un aspetto bizzarro, gran parte di loro schedati dall’agenzia. Uno aveva una maschera blu con dei buchi neri per gli occhi, un altro invece aveva semplicemente degli occhiali da saldatore ed era dotato di asce da taglialegna, una ragazza con abiti sporchi e una maschera con inciso un diabolico sorriso inquietante… Ce n’erano altri, ma alla fine sembravano tutti dei semplici killers dall’aspetto bizzarro.
    C’erano anche avvistamenti di esseri misteriosi considerati non umani. Quelli che di solito vengono considerati per la gran parte delle leggende metropolitane, erano in realtà presi in seria considerazione dal governo statunitense. Il più famoso era un essere alto e pallido vestito di nero, talvolta raffigurato con dei tentacoli che gli escono dalla schiena. Mi hanno detto che però non era un nostro problema. Si vociferava che questi esseri erano il problema di un’altra organizzazione segreta che agiva a livello internazionale. Perfino quelli dell’agenzia per cui lavoravo sapeva davvero poco di essa e degli esseri sovrumani di cui si occupa. Alcuni pensavano fosse solo una leggenda.
    Ma tanto a me importava solo dei miei obbiettivi, e soprattutto di Jeff the killer. Mentre scrivo ancora corre l’anno 2017, l’anno in cui finalmente mi sono scontrata con lui. Ma non solo con lui. Mi sono imbattuta anche in altri killer simili a lui, di cui avevo sentito parlare ma non avevo mai visto. E’ l’anno in cui, ancora una volta, per me è cambiato tutto. L’hanno in cui avrei incontrato delle persone che avrebbero cambiato le carte in tavola.



    Capitolo 1
    Era una fredda giornata di Febbraio, per la precisione il 15 Febbraio 2017. Ero ad Savannah, in Georgia. Avevo appena assassinato un boss malavitoso e tutti i suo sgherri. Usavo il tipico abbigliamento da gotica/metallara che uso nei sobborghi quando vado a cacciare criminali comuni. A lavoro finito Smithson, come sempre, mi ha contattata. Era sempre Smithson a comunicarmi le nuove posizioni di Jeff the killer. Riporterò tutti i dialoghi e monologhi che reputo rivelanti, o anche minimamente significativi, per la storia.
    Smithson: “Jane, ci sei? Com’è andata?”
    Io: “Liscio come l’olio. Come sempre.”
    Smithson: “Perfetto. Jeffrey Alan Woods è stato di nuovo avvistato, questa volta nei dintorni Statesboro. E’ poco distante da Savannah, ti mandiamo uno dei SUV che ti porterà nella posizione dov’è stato segnalato. Mi hanno detto che dei poliziotti gli hanno sparato dopo averlo segnalato, dovrebbe essere ferito. Forse è la volta buona. Quindi buona fortuna Jane.”
    Io: “Perfetto. Stavolta non deve sfuggirmi.”
    Dopo che mi hanno accompagnata al luogo prestabilito, mi trovavo davanti a un vecchio rudere abbandonato. Probabilmente un vecchio magazzino, era abbandonato circa dagli anni 20 o 30. Insomma, un luogo perfetto come nascondiglio per qualche selvaggio serial killer. Dopo aver perlustrato l’edificio, finalmente trovo il killer a cui davo la caccia da anni. L’avevo trovato al primo piano, dietro una parete di un corridoio. Sembrava attendermi, probabilmente mi aveva intravista mentre arrivavo. Mi puntava addosso il suo tipico coltellaccio sporco di sangue essiccato, con l’altra si teneva l’addome. Logicamente si stava medicando a causa di qualche ferita inflitta in una sparatoria recente, quella che mi aveva segnalato Smithson. Aveva la sua tipica felpa bianca, forse la stessa con cui era stato avvistato di frequente. Sopra aveva una giacca di pelle nera, poi aveva dei jeans neri e delle scarpe grigie e nere. I vestiti erano rotti, sporchi e insanguinati. Di certo non mi aspettavo diversamente da un cane randagio e rabbioso come lui. Era il tipico abbigliamento con cui veniva avvistato. Aveva un mezzo sorriso. Era accompagnato da un’espressione che sembrava trasmettere una piacevole sorpresa.
    Di solito avevo anche due pistole in dotazione che utilizzavo in moltissime mie missioni, ma quando incontravo lui preferivo espugnare i miei due pugnali. Nascondevo nel mio abbigliamento vari tipi di coltelli, di diverse lunghezze e di differente spessore. Magari meno logico ed efficace da un punto di vista più professionale, però volevo gustarmi la mia vendetta con un combattimento che fosse alla pari. Più corpo a corpo. Soprattutto in un momento simile in cui pareva palesemente svantaggiato.
    Ricordo come se fosse ieri il nostro vero e proprio primo scambio di parole. Io ero incazzata nera mentre lui si comportava in quel modo divertito e lunatico che usava sempre nei file audio che ho sentito in alcuni suoi casi.
    “Finalmente ti ho trovato, maledetto!”
    “Heheh… Tu sei quella che mi stava alle costole da tempo, vero? Ma che bel completino che hai addosso. Però manca un po’ di… Rosso. Sì… Rosso sangue qua e là.”
    “Taci! La tua furia omicida finisce qui!”
    “Fico. Ho trovato una degna avversaria a quanto pare. Sarà un piacere sviscerarti. Ma prima ti metterò un po’ alla prova, come sto facendo con lei…”
    “A chi diavolo ti riferisci?”
    E’ stato così che ho incontrato “Nina the killer”. Ho scoperto in seguito che il suo vero nome era Nina Hopkins, era una giovane ragazzina apparentemente normale ma afflitta da una forte schizofrenia. Ha vissuto a Silver City, in New Mexico. Compiuti 16 anni, l’anno prima nel 2016, era diventata ormai ossessionata da Jeff the killer, tanto da travestirsi da lui e commettere degli omicidi in suo nome. La sua famiglia furono le prime vittime, aveva spudoratamente copiato il suo maledetto idolo. Praticamente alla fine era una di quelle patetiche fangirls bimbeminkia ossessionate da un qualche idolo, ma a differenza di quella altre lei non si era fissata con il cantante pop del momento ma bensì con un cazzo di serial killer. Durante i suoi primi avvistamenti era stata vista con la faccia tinta di bianco e rosso come nelle foto che i media mostravano su Jeff, ma a differenza di quest’ultimo lei indossava una felpa viola. Era descritta anche con jeans attillati, delle classiche converse e capelli neri legati con una coda. In seguito è stata notata proprio dal serial killer che lei venerava. Lui la prese con sé, così per circa un anno sono stati insieme. Agli occhi della mente disturbata della ragazza pareva una relazione romantica da sogno, ma per la mente ancor più disturbata del serial killer era solo un passatempo. Era praticamente un giocattolo per lui, oltre che una lacchè. La verità è che non la amava come lei faceva con lui, la sfruttava. Abusava di lei, la trattava di merda, ma a lei andava bene così perché tanto qualsiasi cosa le facesse era comunque il suo idolo. Un perfetto esempio della peggior specie di relazioni tossiche e malate. Se Jeff the killer è la brutta copia del Joker, Nina the killer era una ridicola parodia di Harley Quinn in versione e-girl del cazzo. Tutto questo è saltato fuori in seguito a delle disgustose e patetiche lettere scritte, apparentemente, con il sangue. Lettere trovate nelle case delle vittime, come se lei scrivesse un diario ma fatto a pezzi e sparpagliato per tutte le case che avevano attaccato. In realtà, a quanto pare piaceva a entrambi scrivere le loro gesta che secondo loro erano degne di nota. Bleah…
    L’avevo finalmente incontrata quel giorno. Era diversa dai suoi primi avvistamenti. Aveva solo la metà sinistra faccia dipinta. Dalla parte della faccia dipinta i capelli erano rasati mentre dall’altra erano neri ma abbastanza corti. Aveva una felpa viola ma aperta che mostrava un top sportivo abbinato a una gonna. Aveva anche svariato accessori addosso, tipici di una ragazzina adolescente che le piaceva starsene in mostro. L’unica esclamazione che abbia mai sentito da lei è stata la seguente:
    “Questa stronza ti dà noie, principe mio? Ora ti metto a dormire io! Nessuno dà fastidio al mio Jeff!”
    Lo so. Estremamente patetico. Poveretta…
    Ci siamo così scontrate. Lei era abbastanza agile tutto sommato, ma non abbastanza per la sottoscritta. Aveva una corporatura debole per un combattimento con qualche professionista in combattimento come me. Dopo averle rotto le ossa di tutti gli arti le ho prima dato qualche coltellata all’addome e poi l’ho sgozzata, per essere sicura che schiattasse in fretta e in modo atroce. Mi sono sempre assicurata di uccidere nel modo più cruento gli esseri peggiori che affronto, o anche chi riesce a starmi abbastanza sul cazzo. Mi ero sbarazzata di lei nel modo più veloce ed efficiente possibile. Volevo riscaldarmi al meglio per lo scontro che tanto bramavo contro Jeff. Dopo appena pochi secondi, la disgraziata e patetica Nina the killer è morta in un bagno di sangue.
    Non mi aspettavo lacrime da un mostro come Jeff nei confronti di una sua lacchè, ma ho comunque visto un’espressione di delusione che mi ha fatto provare un minimo di soddisfazione.
    “Checcaaaazzo… Brutta troia… Hai ammazzato la mia puttanella preferita!…”
    Ma la delusione è passata subito dopo.
    “…ora sarai te la mia nuova troia preferita. Heheh.”
    Ero finalmente arrivata a quel momento che tanto bramavo… Peccato che subito dopo è arrivato un misterioso tizio con una felpa tutta blu, jeans neri e… Una maschera blu con gli occhi neri. Era uno di quei killer strambi di cui avevo letto all’agenzia. Era conosciuto con il nome di “Eyeless Jack”.
    Dal report che ho letto si chiamava Jack Nichols. Era un ragazzo di Bozeman, in Montana, classe 1996. Il ragazzo è scomparso nel 2015 a 19 anni, quando era una matricola universitaria. Ciò è stato confermato dal suo DNA preso da un dente, trovato conficcato nella carne di una delle sue vittime. Secondo la versione più accreditata, la causa della radicale trasformazione di Jack Nichols in una bestia è avvenuto a causa di un rituale pagano che ha origini dall’Est Europa. Si racconta che esso è stato incastrato, a causa di qualche amicizia malriposta o di una ragazza che gli piaceva, ed è diventato il sacrificio di alcuni studenti universitari che in realtà erano fanatici religiosi. Il rituale prevedeva che la vittima ospitasse un antico demone, ma prima gli si doveva espiantare gli occhi e mettergli un liquido nero bollente (probabilmente catrame) nelle orbite svuotate. Successivamente, coloro che praticavano il rituale, si sarebbero tutti sacrificati come banchetto per il demone. Questa è la versione più accreditata, perché coincide con il ritrovamento di circa dodici cadaveri nei pressi della Montana State University a Settembre del 2015. Il periodo antecedente ai primi avvistamenti ufficiali di Eyeless Jack. Però non è ritenuta ufficiale, soprattutto perché pare un po’ troppo realistica e romanzata come storia agli occhi della gente più realista e scettica. Preferiscono credere che sia frutto di una sorta di esperimento o qualcosa di simile. Sta di fatto però che i suoi omicidi hanno la particolarità di lasciare tutte le sue vittime sprovviste di reni. Si è ipotizzato che li mangia come nutrimento, assieme forse ad altre parti di carne umana. Ci sono varie testimonianze di poliziotti che hanno cercato di scontrarsi con esso, ma lui era sempre più forte e agile. E’ chiamato così perché durante i suoi avvistamenti sembra non avere occhi dietro la maschera, bensì un misterioso liquido nero che cola dalla maschera. Molto simile al catrame.
    Quindi non avevo a che fare con un semplice killer, o una ragazzina gracile come Nina, bensì un essere non più umano e dotato di particolari forza e agilità. Finalmente un perfetto avversario… Peccato che sia arrivato prima della mia vendetta con Jeff. E mi ha presa alla sprovvista. Probabilmente il mio destino avrà pensato che sarebbe stato troppo facile, o stronzate simili insomma.
    Ci siamo così scontrati, lui era forte ma sono riuscita a tenergli testa. O almeno è stato inizialmente così, durante i nostri primi minuti di combattimento. Lui però è riuscito a colpirmi alla testa e farmi perdere brevemente i sensi.
    Ho ripreso i sensi non molti minuti dopo. Ero legata piuttosto bene a una colonna del vecchio edificio, ed ero anche a testa in giù. Davanti a me avevo Jeff, ma attorno a me e lui non c’era solo quella creatura mascherata di blu e nero, ma altri individui. Li riconobbi tutti, avevo letto anche di loro nei fascicoli dell’agenzia.
    “Clockwork”. Nome “d’arte” di Natalie Oulette. Classe 1996, nata a Charlottesville, in Virginia. Una ragazza che nel 2015 ha iniziato a mietere vittime nella sua città natale. Era anche lei una disgraziata che abitava in una famiglia piuttosto orribile. Dopo svariati abusi e violenze, è impazzita e li ha sterminati in modo molto cruento. Classica storia di origini da giovane killer statunitense di oggi insomma. A differenza che lei ha scelto d’infilarsi un fottuto orologio nel cazzo di occhio sinistro. Realisticamente dovrebbe essere svenuta dall’emorragia dopo delle azioni così estreme, anche se non è ufficialmente accertato. E’ vestita con una pelliccia e una t-shirt verde sbiadito, jeans attillati e le solite converse. Ha i capelli castani lunghi, piuttosto mossi e trasandati. A quanto pare adorava usare due coltelli da cucina, e va in giro con una giraffa peluche appesa alla vita. Probabilmente l’unica cosa che non abbia mai odiato.
    “Zero”. All’anagrafe Alice Marie Jackson. Classe 1999. Ragazzina di Madison, in Nebraska, colta anch’essa da furia omicida nel 2016. Pure lei, classica storia della povera disgraziata bullizzata e abusata che è andata di matto in seguito. A differenza di altri lei ha manifestato una sorta di doppia personalità. Una è la povera ragazza sfigata che ne ha subite di cotte e di crude, l’altra che ha preso ormai il sopravvento è sadica, folle e crudele. Così tanto che ha assassinato anche quella che all’epoca era la sua migliore amica. In una lettera inquietante trovata dalla polizia del posto, ha scritto di vedere in bianco e nero da quando è impazzita. Probabilmente un caso di acromatopsia, un tipo di daltonismo. Data questa sua fissazione bicolore, si veste con questo esclusivo abbinamento che la rende praticamente una sorta di cosplayer di Jack Skellington. Aveva tutto il corpo dipinto di bianco e dei cerchi neri disegnati attorno agli occhi. La maglietta, i pantaloncini e gli stivali che indossavano erano tutti neri con qualche dettaglio color bianco. Aveva una sciarpa e delle calze lunghe entrambi a righe bianche e nere. La sua arma preferita è una mazza, ipoteticamente appartenuta al patrigno che è stato la sua prima vittima.
    “Ticcy Toby”. Nomignolo con cui è conosciuto Tobias Erin Rogers. Anch’esso nato nel 1999. Ragazzo di Willowcreek, in Oregon. La sorella maggiore morta in un incidente stradale, il solito padre violento del cazzo, sindrome di Tourette, varie visite psichiatriche e forse anche una presunta influenza del cosiddetto “Slenderman” sono stati i giusti ingredienti per farlo andare fuori di testa a dovere nel 2014. Il padre è stata la sua prima vittima, a differenza di altri suoi simili ha assassinato solo lui della sua famiglia. Come nei suoi avvistamenti indossa una felpa beige, dei pantaloni sportivi marroni, degli occhiali da saldatore grigi con le lenti gialle e una bandana nera a righe marroni che copre la bocca. Usa sempre due asce da tagliaboschi come armi per i suoi omicidi, presumibilmente apparteneva al padre deceduto.
    Infine “Rouge”. Nome dell’essere in cui è mutata Heather Marshall. Classe 1993 di Fort Collins, in Colorado. In seguito a un aborto spontaneo, la morte del marito, svariati episodi di autolesionismo e qualche visita dell’ormai famigerata figura dello Slenderman è definitivamente impazzita cinque anni prima nel 2012. Da allora ha sorvegliato per vari anni alcune zone boschive del Colorado, trucidando chiunque si imbattesse in essa. Da alcune testimonianze era molto forte oltre che agile e veloce. Probabilmente era dovuto al fatto che avesse fatto dei lavori pesanti in passato. Aveva una maschera bianca con sopra disegnato un ghigno diabolico, occhi neri e una “x” al posto del naso. Ricordava un teschio. Aveva anche una felpa marrone, dei pantaloni beige scuro, dei guanti neri, degli stivali marrone scuro e una bandana grigia al collo. L’unica parte visibile del corpo erano le braccia, mostravano evidenti segni e graffi dovuti al passato autolesionismo.
    Ci sono vari casi simili a quelli di “Ticci Toby” e “Rouge”, di persone impazzite e influenzate da questa enigmatica figura sovrannaturale conosciuta come “Slenderman”. In seguito a ciò, è divenuto una figura popolare tra gli amanti delle leggende metropolitane.
    Stavano tutti attorno a me, ma solo alcuni di loro mi fissavano. Soprattutto Jeff. Trovavo strano vedere vari killers insieme di zone così distanti, pensavo che probabilmente durante qualche loro fuga in giro per gli states si sono messi a fare squadra insieme.
    Di seguito gli assurdi dialoghi che ho sentito da quegli esseri:
    Clockwork: “Ben svegliata, fiorellino.”
    Zero: “Che cazzo la saluti? Tanto dopo la svisceriamo!”
    Clock: “Facevo solo della fottuta ironia, idiota!”
    Jeff: “Che cazzo troie!... Levatevi dai coglioni! Tanto lo sapete che è la mia preda.”
    Toby: “Pensavo che volevate che si unisse a noi…”
    Jeff: “Sì, anche. Però se non ci sta, ovviamente ci divertiamo con lei. E mi divertirò in qualunque modo andrà ovviamente. Haha…”
    Toby: “…e se… Se scappa?”
    Jeff: “Ovviamente non scappa! A meno che ci siano solo mezze seghe come te in giro.”
    Toby: “IO non sono una mezza sega… OK!? CAPITO!?”
    Jeff: “Ok. Come cazzo ti pare, poi vedremo se lo sei o no… Heheh…”
    A questo punto sono intervenuta io: “…davvero?! Ti sei fatto degli amici sgherri? Sei patetico… Tutti voi lo siete… Sono finita in un fottuto cliché del cazzo! Ma tanto siete solo un circo di luridi e ridicoli matti destinati a morire in atroci sofferenze!...” Ho di seguito riso in modo ironico.
    Jeff: “Cantatela pure quanto vuoi… La realtà dei fatti è contro di te. Senti qui: può andare solo in due modi per te. O vieni con noi a sballarti con sangue, alcol e droga, oppure ci divertiremo davvero tanto con te. Con questo bel corpicino pallido che ti ritrovi da banale emo metallara depressa che sei.”
    Io, ridendo ancora in modo ironico: “Banale emo metallara? Disse la patetica brutta copia di Joker…”
    Jeff, con un tono infantile: “Allora? Vieni con la brutta copia del Joker, oppure vuoi morire in modi spassosi?”
    Così gli ho sputato in faccia, finalmente un'altra piccola soddisfazione.
    Jeff se la rideva mentre si puliva quel brutto grugno per poi fare in seguito questo assurdo monologo: “Hahahah… Hai scelto l’opzione più divertente… Senti qua: prima ti faccio ammazzare da questo misto di tipe mestruate e tizi incappucciati, poi ti sventrerò a dovere in modo lento e doloroso… Per te ovviamente. Heheh… Infine le ragazze balleranno con le tue budella, gli altri useranno le tue ossa come abbigliamento mentre io userò il tuo cranio prima come bong e poi come cesso per pisciare e cagare HAHAHAHAH che ne dici? Anzi… Ora che ci penso è da un po’ che non scopo. Nina me l’hai ammazzata, e non ho voglia oggi di provare com’è la necrofilia… Heheh… Quindi mi fotterò il tuo bel corpicino pallido che ti piaccia o no. Perché è troppo una figata, almeno per me… Hahah…”
    Ho ringhiato: “Pazzo malato… Non ti bastano quelle altre troiette che hai attorno?!”
    Jeff: “Purtroppo no… Non me la danno, e sono troppo gracili per i miei gusti. Tick Tack si scopa Mister Accette, mentre Miss Skellington un altro di cui non mi frega un beneamato cazzo. Almeno però Nina era carina con me, queste invece sono delle cazzo di puttanelle e basta! Hehehe…”
    Clock: “Ti strappiamo il cazzo a morsi coglione!”
    Jeff: “E io la lingua, baldracca! Haha…”
    Io: “Hai finito con le tue stronzate da psicopatico?”
    Jeff: “Nah… Sai com’è, sono fatto così… Psicopatico sono e psicopatico rimango… Hehehehehe…”
    In quel momento Eyeless Jack, che non aveva detto nulla finora, con una voce roca ha esclamato: “Sbrigatevi con il vostro stupido teatrino, coglioni! E’ possibile che arriva qualcuno tra non molto!...”
    Jeff: “Taci sgorbio! Facci divertire in pace e rilassati, eddai…”
    Jack: “Ok. Cazzi vostri allora se arrivano gli sbirri o i fottuti federali. Killer Numero Uno delle mie palle.”
    Jeff: “Se la smetti di scassare le MIE palle, ti lasceremo i suoi reni. Ti piacciono, vero?...”
    Jack: “…in effetti sì. Decisamente.”
    Jeff: “Allora stai lì buono e non rompere!”
    Jack: “…sai che ti posso battere facilmente, vero?...”
    Jeff: “Certo. E io sono Eminem. HAHAh…”
    Clock: “Porca di quella puttana la sventriamo o no?!...”
    Jeff: “Ma certo, cara la mia troietta. Hihih…”
    Io: “Haha… Siete il peggior gruppo di cattivi che abbia mai visto in vita mia. Quanto siete ridicoli…”
    Jeff: “Tu dici?... Beh, cara mia… I supereroi in calzamaglia non esistono se non nei film, e nei fumetti e nei cartoni per ritardati, la polizia è popolata da branchi di checche con il cazzo rinsecchito e i federali se ne sbattono. O si grattano le palle, o pensano solo al terrorismo delle mie palle all’estero.”
    Io: “Ma tu sai chi sono?!...”
    Jeff: “Sì, una pallida puttanella gotica che spara solo luride battute sarcastiche di cui non frega nulla a nessuno. Però lo ammetto, ti trovo divertente…”
    Io: “Mi chiamo Jane Arkensaw! Classe 1992. E sono quella che ti dà la caccia, coglione! Mi hai ammazzato la famiglia a Mandeville nel 2008, e ora lavoro per il cazzo di governo dei fottutissimi Stati Uniti d’America! Ho assassinato svariate centinaia di pezzi di merda che erano tipo te, ma tu sei in cima alla lista dei bimbi cattivi. Ora avrò la mia vendetta, e ammazzerò anche questo piccolo lurido circo di disagiati sfigati senza palle!... Hahah…”
    Jeff: “Senti senti… Jane di Mandeville… Allora eravamo tipo compagni di liceo! Sì, che figata… Piccola riunione di ex liceali del cazzo! Che bello… Allora magari non era così tanto merdosa quella cittadina di merdine grattapalle. Oh noo scusa… Ti ho ammazzato mammina e papino? E’ che sai… Quando sei come me, che godi davvero troppo nell’uccidere chiunque ti capiti a tiro, non fai molto caso a chi uccidi… Hahahah.”
    Zero: “Jeff che cazzo… Questa fottuta sgualdrina lavora per lo stupido governo di merda! Ora avremo alle calcagna i cazzo di federali per davvero!...”
    Jeff: “E rilassati troietta… Per ora non lo sa nessuno di quei grattapalle…”
    Io: “Ho un chip di tracciamento nel collo, coglione! Siete fregati! Haha…”
    Jeff: “Che cazzo hai detto?!... Hahah… Federale del mio culo… Io ti sventro lo stesso, sei troppo appetitosa…”
    Un rumore esterno, apparentemente metallico, interruppe il folle e ridicolo dialogo.
    Jeff: “Che caz…”
    Toby: “Aspettate! Dov’è Rouge…? Deve aver sentito qualcosa!”
    Jack: “Porca puttana!… C’è qualcuno!”
    Dopo tali parole, Jack se ne andò.
    Clock: “I federali del cazzo… Sono qui per davvero porca troia!”
    Zero: “Magari sono solo sbirri.”
    Jeff: “Sbirri o meno, o saranno una spina nel culo… Oppure sarà del divertimento Hahah!”
    Toby: “E se poi magari ci ammazzano? O magari ci rinchiuderanno! Oppure faranno esperimenti su di noi…”
    Jeff: “Oppure tu sei un coglione decerebrato senza palle! Ma ci sei o cosa? Non siamo dei fottutissimi alieni del cazzo! Non ti porteranno nella cazzo di Area 51, a metterti una cazzo di sonda anale su per il tuo cazzo di culetto di merda! Hahahah ma quanto sei coglione…!”
    Toby: “TACI O TI SVENTRO COGLIONE DI MERDA!!!”
    Jeff: “Uuu che paura… Credi davvero che questi tuoi scatti d’ira delle mie palle mi faranno cagare addosso? Haha… Povero illuso del cazzo che sei…”
    Zero: “Finitela, branco di pisciasotto!”
    Jeff: “Ti cago in bocca se mi chiami ancora una volta “pisciasotto”, baldracca del cazzo!”
    Zero, mentre prende in mano la sua mazza: “Manco a me fai paura, merdoso rottinculo che non sei altro!”
    Jeff: “Ci perdi solo tu, fighetta del cazzo.”
    Clock: “Volete che ci sbraniamo come animali, o che abbiamo il culo salvo?”
    Jeff: “Finalmente un briciolo di cervello si è attivato nella tua zucca da puttanella sfigata.”
    Clock: “Se ti faccio vincere questa patetica gara d’insulti, la finisci?”
    Jeff: “Mmmm… Sì. Hahah.”
    Clock: “Ok. Fanculo tutti allora!”
    Io: “Hahaha… Siete voi quelli spassosi… Godrò davvero tanto quando vi truciderò uno a uno.”
    Jeff: “Sogna, sogna baby…”
    Toby: “Ragazzi… Jack non è tornato ancora…”
    Jeff: “Cazzi suoi… In effetti non è così male l’idea di stare in questo gruppetto di fighette di killer che siete.”
    Zero: “Io ci sto ripensando… Se continui a fare così il coglione rottinculo io me ne vado.”
    Jeff: “Sì, brava… Te ne vai a fanculo e poi cazzi tuoi se crepi male. Brava la scema… Haha…”
    Clock: “Se non fosse per quella merda che ti sei messo nel culo, saresti una sega senza di noi. Jack ha ragione, Killer Numero Uno delle mie palle… Hah.”
    Jeff: “Vuoi ricominciare la gara d’insulti? Tanto sai che vinco io… Heheh…”
    Io: “Merda nel culo? Di cosa parlate?...”
    Jeff: “Ti piacerebbe saperlo, non è vero?... Heheh…”
    Toby: “Non era mica un composto di adrenalina misto tipo a steroidi e altro?…”
    Jeff: “Taci coglione! Ti strappo la lingua a morsi se dici un’altra parola!”
    Toby si sentì soffocare.
    Jeff: “Hahah… Vedo che hai capito… Brava la mia mezza sega…”
    Toby venne sollevato in aria, era un filo semi invisibile all’occhio nudo da quella distanza, se non per me.
    Jeff: “Ma che cazzo…”
    Toby cade a terra. Una misteriosa figura si era fiondata su Jeff the killer, quest’ultimo ha perso i sensi in seguito a ciò.
    Clock: “…fanculo! Volevo fargli il culo io!”
    Zero: “Chi stracazzo è sta baldracca qui?!”
    La misteriosa figura femminile lancia un calcio in faccia a Zero, successivamente si scontra velocemente con Clockwork avendo la meglio.
    Io stavo pian piano cercando di liberarmi con un coltellino che avevo in una tasca dei jeans. Quei coglioni non mi avevano perquisita, o almeno non del tutto. Facendoli continuare a sbraitare avrei avuto abbastanza tempo, ma in effetti mi ha fatto molto comodo quella misteriosa figura. Così lei ha finito per slegarmi totalmente, io sono stata attenta ad atterrare giù da quella scomoda posizione.
    “Hey. Stai bene?”
    Io: “Sì… Grazie, ma tanto me la sarei cavata lo stesso. E’ il mio lavoro occuparmi di questa feccia.”
    “Beh, però ti ha fatto comodo, no?”
    “Sì, è vero…”
    Era una ragazza snella vestita con jeans blu scuro, una maglietta nera e un giubbotto di pelle color bordò. Aveva dei capelli castani di lunghezza media. Aveva una particolare maschera che le copriva quasi tutto il viso, tranne la metà destra della fronte. Sembrava una di quelle maschere teatrali che ritraeva labbra e occhi neri. L’occhio destro sembrava avere una pupilla rossa, l’altro era nero e basta. L’intero lato sinistro era solcato da una sorta di ortica nera intrecciata.
    “Mi chiamo Nemesis. Vieni con me se vuoi vivere! Ok… Ammetto che ho sempre voluto dirlo.”
    “Capisco… Grazie, ma da qui in poi me la cavo.”
    “Aspetta!… Ci sono ancora in giro quelle due bestie felpate.”
    “Vero… Allora una mano mi fa comodo. Io prendo quello blu, te invece quella sporca con in ghigno.”
    “Ricevuto.”
    Infatti, poco dopo, si sono presentati di nuovo Eyeless Jack e Rouge. Ero a pochi metri da Jeff the killer mentre era privo di sensi, ma in quel momento era più saggio tenere testa a quelle due bestie incappucciate. Anche perché avrei voluto affrontarlo in circostanze diverse dove gli avrei fatto il culo a strisce.
    Abbiamo così combattuto contro quelle bestie. Per me e maschera blu era il secondo round, stavolta non mi aveva preso alla sprovvista. Siamo finiti a combattere nella stanza accanto. Stavo finalmente riuscendo a tenergli testa meglio di prima, almeno finché non gli ho levato quella ridicola maschera con un calcio.
    “Non avresti dovuto farlo, troietta…!” Ha esclamato.
    Avevo rivelato il suo vero volto, era un semplice volto ma grigio e con gli occhi ancora neri e lacrimanti. A un certo punto dalla sua bocca, piena di denti seghettati come un predatore carnivoro, uscì una sorta di tentacolo nero al posto della lingua.
    “Porca troia!!!.. Che cazzo sei?! Un fottuto mostro del cazzo di Lovecraft?!?” Ho esclamato mentre mi ha preso il braccio con quell’orrida lingua-tentacolo. Nonostante lo schifio, avevo finalmente trovato pane per i miei denti. Con l’aumentare della mia bravura in quegli anni, svariate delle mie missioni le avevo percepite come troppo facili per il mio livello. Di certo non si incontra tutti i giorni uno pseudo mostro lovecraftiano incappucciato.
    Gli ho successivamente tagliato quell’orrida lingua-tentacolo nera con il mio pugnale preferito, mentre si contorceva dal dolore ho preso la rincorsa e lo butto giù da una finestra con un calcio. Ho subito dopo approfittato della vittoria, di questo secondo round con la bestia incappucciata, per fiondarmi nella stanza dove mi hanno interrogato quei patetici pagliacci di “killers”. Ma ormai era vuota. Incazzata nera ho lanciato un pugno contro una colonna, sbriciolando un grosso pezzo di essa. La mia nuova conoscenza Nemesis mi aveva raggiunto proprio in quel momento.
    “Mi spiace che ti sia sfuggito… Sono riuscita ad ascoltare il vostro strambo interrogatorio da un’altra stanza mentre ero di sopra. Ho sentito che hai perso la famiglia per colpa di quel Jeff the killer.”
    “Sì… In compenso sono diventata la miglior assassina professionista in circolazione. Non lo dico per vantarmi, ma perché di fatto è proprio così.”
    “Ah, bene. Quindi lavori per il governo?”
    “Accidenti… Forse non dovevo accennarlo… Ma tanto quelle merde moriranno il prima possibile. Non ti posso dire molto sulla mia professione, è molto riservata.”
    “Cos’è successo alla tua pelle? E gli occhi? Spero di non essere indiscreta. Sai, anch’io sono un po’ anomala…”
    “E’ solo un trascurabile effetto collaterale di un siero speciale che mi ha resa migliore di quanto non sia mai stata.”
    “Trascurabile? Senza offesa, ma a me non pare così trascurabile…”
    “Trascurabile da un punto di vista professionale.”
    “…e personale?”
    “L’ho ormai accettato. A volte do un po’ nell’occhio, ma mal che vada mi scambiano per una gotica metallara o addirittura una satanista.”
    “Haha… Capisco.”
    “Perché ti fai chiamare Nemesis?”
    “Beh… Immagino che lo trovavo molto figo.”
    “Qual è il tuo vero nome?”
    “Ecco… Io sono Nemesis e basta.”
    “Non è un soprannome? Per esempio io sono conosciuta come Jane the killer. Sì, non è il massimo ed è troppo simile a Jeff the killer, ma non ci so molto peso alla fine.”
    “…diciamo che il mio non me lo ricordo.”
    “Hai un caso di amnesia?”
    “Diciamo di sì.
    “Perché “diciamo”?”
    “Perché non ne sono sicura. A volte ci sono cose di cui pensavo essere sicura che non sono tali. Non ricordo molto del mio passato. So solo che ho delle abilità, e che le devo usarle al meglio per proteggere gli innocenti dai pezzi di merda come quelli di prima.”
    “Ammiro tutto ciò, perché è ciò a cui aspiro anch’io. A parte la morte di Jeffrey Alan Woods. Quindi non sai nulla sul dove vieni e chi conoscevi?”
    “Non penso. E’ come se avessi questi piccoli frammenti nella mia testa, e a volte non sono sicura se sono ricordi o solo sogni.”
    “A occhio e croce avrai circa 22 anni. Sarebbero due in meno di me.”
    “Può essere. Di certo non ne ho 50.”
    “Perché quella maschera?”
    “Mi piace. Abbellisce il mio stile. Ma in realtà è più per coprire un piccolo difetto fisico che ho.”
    “Capisco. Vedo che sei un personaggio molto enigmatico, ma piuttosto socievole. Era da tempo che non avevo una conversazione amichevole, e che non incontravo qualcuno che non mi volesse fare fuori. Lo trovo piacevole.”
    “Grazie. Lo stesso vale per me. Non ho nessuno al momento. Faccio giustizia per i fatti miei.”
    “Aspetta, ma quello è uno yo-yo con le lame?”
    “Proprio così. Ti piace? So anche usare coltelli e simili, ma preferisco questo. E’ davvero fico.”
    “In effetti è molto originale. Meglio dei soliti coltelli da cucina, mannaie e machete che usano quegli esseri sfigati.”
    “Puoi dirlo forte! Sai? Ora che ci penso ho sentito che c’era qualcun altro come me. Anzi, come noi.”
    “Come noi? Chi?”
    “Guardavo e leggevo di alcuni avvistamenti dove c’è questa giovane ragazza bionda del Texas che va in giro vestita di bianco con una sorta di spada.”
    “Sembra la descrizione di un personaggio di quei cartoni giapponesi commerciali, quelli che andavano di moda anche tra varie mie coetanee.”
    “In effetti è vero… L’hanno chiamata “Giudice Angel” o qualcosa di simile. A quanto ho visto che, in realtà, non è come gli altri giovani killer bizzarri in circolazione. Sembrerebbe che le sue vittime siano tutte brutte persone che hanno fatto cose piuttosto orribili. E’ da qualche mese che è in circolazione, il suo ultimo avvistamento mi pare che era dalle parti della Florida. Cosa ne dici? Potrebbe essere una brava persona a cui dare una mano.”
    “Tutto molto interessante. Però temo che avrò ancora lavoro da fare da domani in poi. E Jeff the killer è la mia priorità assoluta.”
    “Ma… Se tipo tu dicessi a quelli per cui lavori che devi investigare su qualche malintenzionato da quelle parti? O segui solo i tizi che ti indicano e basta?”
    “Spesso mi affidano determinati bersagli, però posso anche scegliere di dare la caccia al tipo di feccia criminale che voglio in effetti. Purché sia di basso rango. Diciamo che sono salita di grado recentemente.”
    “Diciamo?”
    “Sì, diciamo.”
    “Capisco benissimo questa tua giusta vendetta nei confronti di quell’orrido killer, ma ora che si è fatto una sorta di branco forse è meglio che qualcuno ti dia una mano. Specie se sono accompagnati anche da quelle due figure bestiali sovrumane. Non pensi?”
    “E’ una giusta osservazione in effetti. E’ capitato che mi hanno messo in compagnia con qualche agente operativo in alcune missioni più complicate in questi anni, ma ero sempre io a occuparmi dei pesci grossi. Forse non dovevo accennartelo… Ma sticazzi, ormai ci sei dentro. Mi basta che non lo dici ad anima viva, almeno non senza il mio permesso.”
    “Ook… Bene, quindi ti va a genio l’idea?”
    “Diciamo di sì, dai.”
    “Haha…”
    “La tipa vestita di bianco che dici, in che città della Florida è stata avvistata l’ultima volta?”
    “Nei dintorni di Jacksonville mi pare.”
    “Ok. Si può fare. Non è troppo lontana. Domani ci incontreremo lì allora. Intanto ti devo attaccare addosso questo chip di tracciamento.”
    “Come scusa? Chip di tracciamento?! Cosa sono per te ora, un cane?”
    “Tranquilla, non diventi automaticamente proprietà governativa. Porto sempre con me qualche chip di tracciamento, nel caso mi sfugge qualche canaglia. Solamente io sarò al corrente di ciò. E’ solo per sicurezza, così capisco se mi posso fidare di te.”
    “Pensi che ti tenderei una trappola?”
    “Tutto è possibile, devo considerare ogni possibilità nel mio lavoro.”
    “Wow, non sapevo di essere entrata in un film di Mission: Impossible… Ma scherzi a parte, sei tipo una spia allora. Che figata!”
    “Sì, più o meno. Per molte cose il mio lavoro è effettivamente una figata. Per altre una rottura invece, ma per il momento poco male. Basta che te non lo sbandieri in giro come quelle scolarette sui social.”
    “Stai tranquilla, hai trovato la persona giusta.”
    “Allora ci vediamo domani.”
    “Molto bene.”
    Le ho attaccato il chip, apparentemente si era fidata. Ci siamo salutate e siamo tornate per la nostra strada. Avevo appena incontrato finalmente una persona che faceva la cosa giusta. Sì, era una vigilante, ma d’altronde lo ero anch’io alla fine. Era un’ottima idea investigare su un altro bizzarro personaggio che però agiva a fin di bene, dovevo cogliere quella occasione.
    Quando sono rientrata in uno dei nascondigli dell’agenzia nelle vicinanze, ho subito comunicato del mio scontro con quei soggetti e di monitorare l’intera contea come minimo. Ho riferito anche di aver avvistato quella Nemesis, ma omettendo il nostro accordo. Era la prima volta che omettevo qualcosa dal mio rapporto missione, questo perché Nemesis mi sembrava piuttosto affidabile. Era da molto tempo che non incontravo una persona simile. In quegli ultimi anni sono stata circondata unicamente da agenti anonimi, superiori noiosi e fiscali e criminali violenti, talvolta estremamente volgari. Quelle fichette di giovani killers erano quasi bimbi dell’asilo a confronto. Ancora prima, negli anni tra la dipartita della mia famiglia e la mia entrata nell’agenzia, a circondarmi erano zii piuttosto volgari e molto boomers, genitori affidatari falsi o indifferenti, alcuni fratellastri e sorellastre rompicoglioni decerebrati e compagni di scuola che erano un misto tra patetiche ochette, fighetti del cazzo o gente di cui non mi è fregato assolutamente nulla. Troppo severa? Vorrei far provare a chiunque tutti quello che ho passato in tutti quei cazzo di nove anni della mia vita e poi vorrei proprio vedere.
    Ma ci sono sempre state due persone che erano vicine a me, mi hanno sempre fatto sentire meglio in ogni giornata. Una è Daniel Smithson, uomo di 45 anni di Philadelphia, in Pennsylvania. Capelli neri corti, vestito sempre con un classico smoking nero tipico degli impiegati del governo statunitense. E’ colui che mi ha arruolata nell’agenzia. La prima volta che l’ho incontrato mi illustrava la proposta dell’agenzia come qualcosa di veramente benefico, una nuova chance per me. Effettivamente così è stato. Sì è sempre preoccupato per me, ogni servizio di cui avevo bisogno lui me lo faceva avere. Era sempre cortese e premuroso. L’altra è un’impiegata, nonché neo agente operativa, di nome Annie Richiardson. Giovane ragazza di 22 anni di Lexington, in Kentucky. Aveva i capelli biondi corti e gli occhi verdi. Mentre gli altri erano più indifferenti, o timorosi nei miei confronti, lei era sempre così positiva con me ma anche con tutti. E ciò non le impedisce di fare bene il suo dovere. La trovavo molto carina in effetti…
    Mi sto divagando. Ero al punto di quel mio rapporto missione. Ho così comunicato che avevo una pista che mi avrebbe portato qualche giorno a Jacksonville, con l’obbiettivo di rintracciare altri pericolosi killers, e fortunatamente mi hanno dato il permesso.



    Capitolo 2
    Il giorno dopo mi trovavo nei vincoli di Jacksonville come da promessa. Speravo che quella Nemesis non se la fosse svignata a dispetto del tracciatore che le ho messo, ma fortunatamente si era fatta trovare. Mentre mi aspettava, stava canticchiando una melodia che sembrava essere “The Itsy Bitsy Spider”.
    “Niente federali? Allora sei stata di parola.”
    “Ovvio. Novità? L’hai trovata?”
    “Quasi, ero sulle sue tracce.”
    Abbiamo iniziato subito dopo a incamminarci per i vincoli. Nel mentre abbiamo discusso.
    “Ho controllato il suo fascicolo. Si fa chiamare “Judge Angels”, ma il suo vero nome è Dina Angela Clarke. Classe 1999. Figlia di un giudice che la ripudiava a causa si una sua malformazione agli occhi, l’ha rinchiusa per 17 anni nella villa dove viveva a Houston, in Texas. Solita vitaccia da emarginata sfigata che l’ha resa schizofrenica e bipolare. Ha assassinato il padre circa sei mesi fa, dopo che egli stesso ha assassinato la madre. Da allora vaga per gli stati del Sud ad ammazzare gente. Avevi ragione sul fatto che le sue vittime, almeno quelle accertate, avevano non pochi scheletri nell’armadio. E’ stata avvistata in posti in cui sono stati avvistati altri due strani personaggi. Uno è Helen Otis di Westmister, in Maryland. Classe 1998. Conosciuto come “Bloody Painter”, principalmente per le sue “opere d’arte” a base di sangue e liquidi viscerali. Rispetto ad altri casi, era solo uno di quei tipici poveri scolaretti secchioni bullizzati. Così qualche mese fa è impazzito e ha ammazzato circa tutti i suoi compagni di classe. E poi c’è quella che chiamano “Nurse Ann”. Di lei non si sa quasi nulla, tranne che per vari avvistamenti. A quanto pare è un ex infermiera impazzita, si veste di nero e ha come arma una fottutissima motosega come Leatherface. Secondo alcuni avvistamenti era ritratta come una sorta di zombie con numerose cicatrici e una benda sull’occhio. Pensavo fosse più probabile che fosse una cosplayer che si trucca da Halloween come quelle sfigate a cui abbiamo fatto il culo, ma dopo quel doppio scontro con lingua-tentacolo potrei anche crederci…”
    “Roba da matti… Hahah…”
    “Non so quanto possa essere affidabile questa “Angels”, è data come schizofrenica, bipolare e molto instabile. Anche se ho letto che cercavano di curarla con vari psicofarmaci, riuscendo a tenerla buona.”
    “Dà la caccia alle brutte persone, proprio come facciamo noi.”
    “E poi che facciamo? La versione horror delle Charlie’s Angels?”
    “Haha… No, davvero. Forse non è affatto una cattiva idea, anzi…”
    “Seria? Ma io dicevo per scherzare…”
    “Se quella Dina si dimostra una persona buona, o perlomeno decente, dovremmo unire le forze. Saremmo tutte e tre delle vigilanti che salvano i più deboli e fanno il culo a strisce a tutti i pezzi di merda del paese. Tutti le bestie di Satana e i killer stramboidi in circolazione. Dai, che ne dici?”
    “Sì, carina come trama per un film di eroi vigilanti urbani dei primi anni 2000.”
    “Forse hai ragione… Però ormai che ci siamo incontriamo questa Angels e vediamo poi il da farsi.”
    “Molto bene. Jane, come ti trovi a lavorare per il governo?”
    “In realtà è più un’agenzia segreta governativa. Comunque lo trovo piuttosto soddisfacente, mi ha resa quello che sono ora.”
    “Hai amici?”
    “No. La mia professione richiede molta concentrazione e serietà di solito. Anche se è perlopiù perché sono stata molto chiusa per tutti questi anni.”
    “Però adesso sembri più aperta. Vuol dire che siamo diventate amiche?”
    “Secondo me è ancora presto per dirlo, ma è un buon inizio.”
    “Ok. Hai mai fatto qualcosa di piuttosto discutibile, anche per i tuoi standard?”
    “Da un certo punto di vista, il mio lavoro in generale è piuttosto discutibile. Ma per me va bene così, perché l’importante è punire i colpevoli per le loro merdate.”
    “Io pensavo più nel senso se ti è capitato tipo… Di fare del male, anche per sbaglio, a qualche innocente.”
    “No. Direi proprio di no.”
    “Sicura che tutti coloro che hai portato alla morte erano brutte persone? E se magari alcuni di loro erano solo persone scomode per i tuoi superiori?”
    “Sì. No. Mi stai facendo l’interrogatorio per caso?!”
    “No, scusa… La mia curiosità stava prendendo il sopravvento… Immagino che sia un lavoro difficile e impegnativo. Almeno per degli standard generali.”
    “In effetti sì, ma dopo cinque anni riesco ormai a gestire tutto al meglio. Parliamo un po’ di te.”
    “Non mi dispiace, ma te l’ho detto che purtroppo ricordo pochissimo del mio passato. Specie la mia infanzia.”
    “Da quanto tempo hai perso la memoria?”
    “Saranno ormai due anni.”
    “…e quindi per questi due anni hai dato la caccia a serial killers e pezzi di merda vari.”
    “Praticamente sì. Ah, sai? In realtà non ero proprio sola. C’era Ginevra con me.”
    “Chi è Ginevra?”
    “La mia tarantola personale.”
    “Hai un animale domestico? E riesci a portartelo dietro quando sei in giro?”
    “Sì.”
    “Ora dov’è?”
    “Ogni tanto le faccio fare qualche giretto. Dopo te la presento meglio.”
    “Ma non rischi di perderla?”
    “Nah, difficile. Diciamo che è una tarantola molto speciale…”
    “Ti ha morso e donato dei superpoteri?”
    “Non quel genere di speciale. Dopo ti farò vedere…”
    “Dove sei stata finora?”
    “Quando ho perso la memoria ero, mi pare, sulle montagne rocciose. Forse Idaho o Utah, non ricordo bene. Dopo qualche mese sulla costa Ovest, sono andata in giro qua e là in direzione Est. Ormai avrò fatto sì e no il giro di gran parte della nazione. Sai? Prima ero anch’io molto più chiusa, tipo te. Ma poi ho conosciuto questa giovane ragazza molto simpatica. Era però figlia di un’estremista religiosa del cazzo, che si triggerava per ogni minima cazzata che non fosse conforme alla sua assurda mentalità bigotta. Così le ho fatto un gran favore uccidendola a dovere. Peccato che me sono dovuta andare, se no gli sbirri mi avrebbero presa o avrebbero dato noie a lei. Per questo sono stata sola per tutto questo tempo. Ho preferito fare il lupo solitario. Da una parte è stato figo, ma dall’altra mi sono ormai stancata di lavorare da sola. Incontrare una come te è stata la miglior cosa che mi sia capitata da svariato tempo.”
    “Bene. Mi fa piacere sentirlo. Sei una gran viaggiatrice allora. Non ricordi proprio niente del tuo passato?”
    “Poco o nulla. Ogni tanto sogno alcuni volti, forse i miei genitori, a volte invece sogno una strana figura oscura che vive in mezzo ai boschi… Ho fatto qualche ricerca su internet, a quanto pare è un personaggio di una leggenda metropolitana nata da vari presunti avvistamenti.”
    “Lo conosco. Si chiama Slenderman. E’ piuttosto famigerato ormai, come Jeff the killer.”
    “Sì, proprio così. Mi sono così chiesta perché sogno proprio lui… Non so se possa esistere, ma se esistesse… Penso che ho perso la memoria per colpa sua.”
    “A quanto pare viviamo in un paese infestato da ragazzi mascherati con tentacoli nello stomaco, infermiere zombie e pure mostri anoressici che vagano nelle zone rurali. Robe da matti…”
    “A questo punto comincerò a credere che esistono davvero anche Silent Hill e Freddy Krueger.”
    “Ok. Mi hanno segnalato ora del trambusto a qualche isolato di distanza verso Ovest.”
    “I tuoi colleghi al computer? Con quei satelliti che spiano i cittadini?”
    “Praticamente sì.”
    “Grande! Andiamo allora.”
    Abbiamo così raggiunto la zona designata, dove finalmente avvistiamo il nostro obiettivo. La ragazza combaciava alla descrizione. Indossava una tuta bianca imbrattata del tipico rosso sangue, apparentemente una divisa da scherma. Ricordava molto anche quelle giacche di forza che mettono ai pazienti negli ospedali psichiatrici, probabilmente era l’idea che lanciavano quelle cinghie che per qualche motivo aveva attorno alle braccia. Capelli biondi corti e… Una fottutissima spada, proprio come quelle dei film fantasy. C’era da divertirsi insomma.
    La ragazza stava fuggendo da uno dei vincoli che incrociano quello in cui eravamo noi, ci ha intraviste e urlato “State lontane da me!!!”
    Nemesis successivamente le urla “Non vogliamo farti del male!”
    La biondina sclerata si fionda verso di noi, così ci prepariamo alla difesa e in men che non si dica ci scontriamo. Lei era davvero agile e veloce, sapeva maneggiare bene quello spadone che si ritrovava. Ma io ero ovviamente più forte, e Nemesis aveva un fottutissimo yo-yo dotato di lame e di una lunga corda molto solida. Siamo riuscite ad avere la meglio su di essa, logicamente sarebbe solo andata in questo modo con simili circostanze. Ma in diverse circostanze non avrei esitato a pugnalarla, spararle a freddo, strangolarla, spezzarle la colonna vertebrale o altri svariati modi che ho praticato più volte per completare le mie missioni. Ma stavolta avevo a che fare con qualcuno con un briciolo di umanità. Almeno in teoria. La leghiamo per bene per interrogarla.
    Dina: “Lasciatemi brutte stronze!!!”
    Io: “Se almeno ti calmassi… Ringrazia che non ti ho ammazzata come faccio con tutti gli altri cani che mi capitano a tiro.”
    Nemesis: “Eddai… Vogliamo solo parlare.”
    Io: “Che cazzo… Hai davvero gli occhi totalmente neri come hanno descritto.”
    Dina: “Sì, e vedo due volte meglio dei vostri stupidi occhi! Che??? Anche i tuoi lo sono, che cazzo mi hai copiata!”
    Io: “Sono così da quando tu andavi alle medie. Ah, è vero, tu non le hai mai fatte…”
    Dina: “Ringrazia il mio merdoso paparino! La mia prima condanna. Hahaha…”
    Nemesis: “Ok, calmatevi ragazze. Abbiamo tutte e tre ingoiato un sacco di cazzi amari in tutti questi anni. Benvenuta nel club.”
    Io: “Sei tu Dina Angela Clark? Classe 1999 di Houston, Texas?”
    Dina: “Per te sono Judge Angels!”
    Io: “Come ti pare… E’ vero che ammazzi solo gente di merda? Solo i colpevoli?”
    Dina: “Non per niente mi chiamo così. Chiunque è colpevole subisce l’ira della mia spada!”
    Nemesis: “Dina… Noi siamo come te.”
    Dina: “Dina è morta, non chiamarmi Dina! Poi che diavolo dici?!”
    Nemesis: “Vaghiamo anche noi per tutti gli states a fare il culo a tutte le persone orribili che ci capitano a tiro. Siamo come te!”
    Io: “E’ vero. Se è così, che combatti per la nostra stessa causa, noi non vogliamo farti del male.”
    Dina: “…davvero? Ma chi siete voi?”
    Nemesis: “Io sono Nemesis. Ho uno yo-yo con le lame, una tarantola e faccio il culo a tutti come te.”
    Io: “Jane Arkensaw. Assassina professionista dal 2012.”
    Dina: “Wow… Ok. Allora volete essere mie amiche?”
    Io: “Dipende.”
    Nemesis: “Sì. Più siamo e meglio è, no?”
    Io: “Anche perché non sembri messa benissimo… A occhio e croce c’è anche del tuo sangue misto a quello dei tuoi nemici. Molto fica la spada.”
    Dina: “Grazie! In effetti sono sfinita oggi…”
    Nemesis: “Ci riposeremo insieme allora. E magari ci scambiamo due chiacchiere per fare conoscenza se e quando avrai voglia.”
    Dina: “Ehm… Ok!”
    Poco dopo abbiamo medicato la giovane guerriera biondina e la sera siamo andate in un nascondiglio che mi era stato segnalato dall’agenzia. La sera eravamo insieme in una camera da letto dotata di due letti, di cui uno a castello. Dina stava di sopra, Nemesis di sotto e io nell’altro.
    Nemesis: “Sei sola?”
    Dina: “No, ora sono con voi, hehe.”
    Io: “Intende se di solito viaggi da sola. Non hai nessuno da quando fai questo?”
    Dina: “Intendi da quando sono giudice? Mno… Anzi in realtà sì. Ho conosciuto questo tipo super bellissimo. E’ come me, anzi come noi. Fa bellissimi quadri con tanto rosso sangue. Sangue vero, hihih… Viene dal Nord e si chiama Helen.”
    Io: “Helen Otis? Quello che si fa chiamare “Bloody Painter”?”
    Dina: “Haha proprio lui. E’ simpatico, è bello, è molto bello… E’ stata con lui la mia prima volta. E al momento l’unica. Hahah…”
    Nemesis: “Hai perso la verginità con lui? Fantastico. L’importante è che stai bene con lui.”
    Io: “E che sia una brava persona.”
    Dina: “Ma certo che è una brava persona! E’ troppo simpatico e bello per non esserlo! Lui ammazza solo gli stronzi e le brutte troie. Hahah. Poi ho conosciuto questa tipa molto stramba… Un’infermiera con una motosega. Inizialmente era una bagascia rottinculo, ma poi ho scoperto che era semplicemente molto sola. E arrabbiata con chi l’aveva creata. Si chiama Ann.”
    Io: “Nurse Ann? Ho letto di lei e dei suoi avvistamenti. Creata hai detto? Da chi? E’ umana?”
    Dina: “Uffa, non mi ha detto tutto… Probabilmente il solito tipico scienziato pazzo che fa merdate contro natura stile film horror anni 80. Umana? Più o meno… Ha la pelle tipo grigia e molte cicatrici. E’ tipo fatta di pezzi di persone morte.”
    Nemesis: “Un’infermiera zombie?!? Come nei film di Silent Hill!”
    Io: “Piuttosto come nei videogiochi di Silent Hill, da cui hanno tratto i film.”
    Dina: “Hahah, secchiona… Sì, era tipo una non morta o cazzate simili. Ma alla fine è solo una poveretta molto triste. Poi io sono andata altrove, e poi ho incontrato voi qui.”
    Io: “Dove abita questa Ann? Potremmo aiutarla se ha bisogno di aiuto.”
    Nemesis: “Ottima idea! Se è così triste, potremmo andare a trovarla.”
    Dina: “Sì. Potrebbe piacerle… Ma è piuttosto lontano da qui, mi pare.”
    Io: “E’ fuori dalla Florida?”
    Dina: “Mi pare di sì… Non mi ricordo bene… Penso che è meglio pensarci domani.”
    Io: “Ok.”
    Nemesis: “Buon riposo.”
    Mezz’ora dopo ero fuori sul terrazzo e Nemesis mi raggiunge.
    Io: “Sei stata molto brava a non dirle niente sul mio legame con il governo. C’era il rischio che dava di matto.”
    Nemesis: “Infatti. E’ simpatica. Un po’ infantile, ma probabilmente si comporta in modo strano a causa di ciò che ha passato. Ma tanto nessuna di noi è normale.”
    Io: “Non lo so… Non sono sicura se fidarmi o no di lei. E’ palesemente un po’ matta. Potrebbe essere troppo imprevedibile.”
    Nemesis: “Magari ha solo bisogno di aiuto, del nostro aiuto.”
    Io: “Ok. Vedremo come andrà. Però preferisco non abbassare troppo la guardia. Quando fai quello che faccio io, è necessario. Tengo d’occhio lei… E pure te.”
    Nemesis: “Me? Andiamo… Siamo pseudo amiche ormai. No?”
    Io: “Al momento siamo più pseudo-pseudo amiche. E se fai la brava, la prossima volta ti promuovo pseudo amica.”
    Nemesis: “Ok capo. Hahah. Magari anche quella Ann può dare una mano alla nostra causa.”
    Io: “Fammi pensare… Un’enorme e corpulenta infermiera zombie, apparentemente semi immortale, con una fottuta enorme motosega… Cazzo se è un’ottima candidata. Basta che non ammazza gente a random come le altre fichette a cui faremo il culo.”
    Nemesis: “…ma soprattutto che non lo faccia a noi. Invece di quel Bloody Artist che ne pensi?”
    Io: “Ho i miei dubbi… Magari è come loro, o forse è simile a noi… Controllerò meglio il suo fascicolo. Mi fa venire in mente una brutta e patetica storia. Quella della sfigata che ho fatto fuori in men che non si dica.”
    Nemesis: “L’ho vista di sfuggita l’altro giorno. Era la lacchè di Jeff the killer. Nina the killer.”
    Io: “Ho letto il suo fascicolo. Si chiamava Nina Hopkins. Era letteralmente la sua fottuta puttanella personale del cazzo. Dio che sfigata… Magari questo non è lo stesso caso, almeno spero. Non mi ispira quell’Helen… Poi che nome di merda è Helen?!? Non era un nome femminile?”
    Nemesis: “Boh, valli a capire certi genitori…”
    Io: “Ho controllato poco prima i file sugli avvistamenti della misteriosa infermiera all-black. Per la gran parte sono dell’Alabama settentrionale. L’ultimo risale alle vicinanze di Birmingham.”
    Nemesis: “Quindi prossima fermata Sweet Home Alabama?”
    Io: “Sì. Fare una visitina lì è un’ottima idea. Ma non dobbiamo perdere di vista quel maledetto pederasta di Jeffrey Alan Woods e la sua gang di mezze seghe. Non li devo perdere di vista troppo a lungo.”
    Nemesis: “Vedrai, gli faremo tutte il culo.”
    Io: “Vai pure se vuoi. Io starò qui un altro po’.”
    Nemesis: “Ok. Buonanotte Jane.”
    Nessuno mi aveva mai detto “Buonanotte Jane” per almeno nove anni.
    Dopo che Nemesis mi aveva lasciata sola, ho ritenuto opportuno contattare l’unica persona di cui mi fidavo davvero dell’agenzia. Annie Richardson.
    Annie: “Pronto?”
    Io: “Sono io, Jane.”
    Annie: “Ciao Jane! Di cos’hai bisogno?”
    Io: “Devo chiederti un grosso favore. Potresti rischiare il culo, ma è per una giusta causa.”
    Annie: “Ah, sì?!... Di cosa si tratta?”
    Io: “Un V-22.”
    Annie: “Un COSA?!...”
    Io: “Hai capito bene. Non scherzo. So che è un grosso favore, ma come ti dicevo, è per una giusta causa.”
    Annie: “Ah, ok… Ok. Va bene! Si può fare… Ma subito?”
    Io: “Sì. Sto aiutando della gente che ha bisogno di aiuto.”
    Annie: “Allora va bene, posso farlo.”
    Io: “Non ti chiederei tanto, se non fosse davvero importante. Ah, e mi serve il modello Deluxe con la schermatura invisibile e il radiocomando. Devi venire te a portarmelo, così mi aiuterai con la missione. Poi ti spiegherò tutto…”
    Annie: “Deluxe… E devo venire… Ci saranno molte scartoffie ma… Ok ok si può fare.”
    Io: “Fatti aiutare da Daniel Smithson. Lui c’è sempre per me. Dovrebbe capire lui.”
    Annie: “Daniel Smithson? Sicuramente.”
    Io: “Grazie davvero Annie. Ti adoro.”
    Annie: “Anch’io. Cioè… Bene. Allora te lo porto lì a Jacksonville, Florida. Il prima possibile.”
    Io: “Proprio così. A dopo.”
    Annie: “Ok, perfetto. A dopo.”
    Mi era già capitato in più missioni di salire a bordo di un convertiplano “Bell Boeing V-22 Osprey”, uno speciale velivolo militare usato dagli Stati Uniti anche nella guerra in Iraq. Quando avevo tempo libero, tra le mie letture, ogni tanto sfogliavo anche i libretti d’istruzioni di alcuni veicoli e velivoli militari. Per diventare la miglior assassina in circolazione, volevo essere pronta e in grado di cavarmela al meglio possibile in ogni situazione. Avevo in realtà pensato inizialmente a un V-280, ma all’epoca era ancora un costosissimo prototipo. Così ho chiesto in prestito un V-22. Quel V-22 in particolare era una versione speciale dotata di schermatura invisibile e radiocomando. Era una sorta di prototipo usato dall’agenzia, per questo era molto rischioso richiederlo. Se non era per una missione molto rischiosa ambientata in territori rurali, rischiavo di perdere il lavoro e forse addirittura andare davanti alla corte suprema. Ma io ne avevo bisogno. Noi ne avevamo bisogno.
    Ho ritenuto opportuno fare una mossa così rischiosa perché tre individui come noi avrebbero dato troppo nell’occhio in giro. Ma soprattutto per arrivare il più velocemente in un altro stato. Ma a ripensarci ora, con il senno di poi, poteva rivelarsi un’enorme cazzata. Prima di allora sono sempre stata una persona molto riservata, cauta e attenta agli ordini che mi facevano. Invece quel giorno rischiavo il culo mio e di una mia collega per delle ragazze conosciute da poco, con la scusa di arrivare nel modo più efficace e veloce possibile alla mia tanto bramata vendetta contro Jeffrey Alan Woods. Ma la verità era che Nemesis aveva completamente cambiato le carte in gioco. Lei e queste aspiranti vigilanti.
    La curiosità e il dubbio di Nemesis del giorno precedente iniziavano a mettere piede anche nella mia testa. Non mi ero mai posta simili dubbi fino ad allora, per cinque anni non ho fatto altro che eseguire gli ordini al meglio, ammazzare più feccia possibile ma ovviamente, in primis, alla mia sacrosanta vendetta per Jeff. Ma in quei giorni tutto è cambiato. Poteva essere assurdo ma… Se Nemesis avesse avuto ragione? Se invece ho fatto fuori qualcuno di troppo che semplicemente stava scomodo a quelli dell’agenzia? E a pensarci meglio, nonostante Annie Richardson era l’unica a cui facevo più affidamento dell’agenzia, era meglio tenere d’occhio anche lei. Gentilezza e positività non sono per forza sinonimi per affidabilità, sicurezza e fiducia. Curiosamente Nemesis era diventata più o meno la persona di cui più mi fidavo… Ma se mi sbagliavo? Avevo pensato alla possibilità che la sua amnesia potesse essere una farsa, ma la trovavo poco probabile. Cos’era prima della sua amnesia? Se era stata come tutti gli altri assassini in realtà? Però io sentivo che era onesta e che aveva solo buone intenzioni. Angels era un grosso rischio, magari faceva anche del bene ma non era assolutamente da sottovalutare i suoi problemi psichici. Però volevo anche affrontare questo rischio, se Nemesis aveva ragione era anche lei solo una povera ragazzina disturbata e bisognosa di aiuto. Forse avremmo meritato più delle visite psichiatriche che vendicare tutte le vittime di quegli assassini, ma con in senno di poi era meglio così.
    Nonostante il rischio delle azioni che stavo intraprendendo, l’ho ritenuta la cosa migliore da fare. In tutti quegli anni di assassinii non ho fatto altro che colpire della feccia criminale piuttosto banale e di basso rango. Boss della malavita, spacciatori, stupratori, assassini, criminali di basso rango. Quelli a cui danno la caccia da sempre polizia e federali. Quei bizzarri criminali che ho incontrato pochi giorni prima non si discostavano molto dalla solita feccia criminale statunitense, ma quell’Eyeless Jack invece lo faceva eccome. Da quando ho incontrato quell’essere la mia mente ha come iniziato ad aprirsi maggiormente. Non era l’unico essere sovrumano schedato. Ce n’erano altri. Oltre a lui e lo Slenderman ho letto di altri esseri simili che non fossero solo banali assassini, ma vere e proprie bestie anomale. Ho letto di un essere smilzo con gli arti lunghi, uno senza braccia e di uno che sembra uscito da un film horror in bianco e nero. Erano solo avvistamenti di probabili inganni e fraintendimenti, o erano qualcosa di più? Forse Mister Lingua-Tentacolo era un’eccezione, una strana malformazione. Non avevo ancora abbastanza prove dell’esistenza di queste creature e del sovrannaturale in generale.
    Andare a trovare quella che è vista come una corpulenta e alta infermiera zombie sarebbe stata non solo un’ulteriore prova di tutto questo, se Dina Angela Clark aveva ragione poteva essere pure lei una povera disgraziata a cui dare una seconda chance. Mi era poi tornata in mente di quella misteriosa organizzazione internazionale molto segreta di cui ho sentito alcune voci, che si occupa di cose segrete probabilmente in stile Area 51. Logicamente può trattarsi anche di bestie sovrumane e robe paranormali stile Men in Black. Ormai tutto era probabile, ma se esiste davvero una simile organizzazione, perché vedo ancora in giro simili bestie fuori dal comune? Era solo una leggenda tra impiegati del governo? Oppure nessuno è riuscito a catturarli? Porca miseria, io sono riuscita a tener testa due volte a quel cazzo di Mr. Lingua-tentacolo, se solo mi sarei preparata e concentrata al massimo potevo anche riuscire a uccidere come si deve quella lurida bestia. Oltre ciò, stava prendendo forma una bizzarra e insolita squadra d’individui femminili dotati di abilità fuori dal comune che potevano fare la differenza. Una squadra che avrebbe potuto affrontare non solo della banale feccia criminale ma anche qualcosa di più, poteva affrontare esseri sovrumani e cose fuori dall’immaginazione della gente normale. Dovevo tentare. Tra la possibilità di trovare del marcio nell’agenzia segreta governativa per cui ho lavorato per cinque anni, far fuori killer e bestie fuori dal normale e dare una nuova possibilità a delle povere disadattate con un minimo di umanità il rischio ne valeva la pena. Nonostante siano delle povere disadattate, avevano abilità notevoli. Ma forse non bastava. Sì, logicamente avrebbero anche avuto bisogno di un degno addestramento che le avrebbe rese migliori e molto più efficienti.



    Capitolo 3
    La mattina seguente Annie ha portato il velivolo militare da me richiesto in una zona vicina. Io e le due ragazze ci siamo dirette fuori città nella zona designata in una zona boschiva, finché non abbiamo raggiunto il velivolo.
    Dina: “WOAH che figata, come in quei film d’azione tamarri dove ammazzano i terroristi del cazzo!”
    Io: “Proprio così. L’ho richiesto perché probabilmente ci farà molto comodo per ciò in cui ci imbatteremo.”
    Dina: “Te lo hanno dato quelli per cui lavori? Per chi lavori?”
    Io: “Diciamo di sì, me l’ha prestato un mio conoscente. Lavoro per… Della gente che vuole la pace del mondo, ma ritiene che qualcuno si deve sporcare le mani. Io sono quella che si sporca le mani. Ecco.”
    Dina: “Ah, ook…”
    Nemesis: “Fantastico. Però aspettate per favore, Ginevra ha finalmente finito la sua piccola ronda autonoma. E’ meglio che viene con noi se dobbiamo cambiare stato.”
    All’improvviso una sorta di bestia è spuntata fuori dalla foresta. Era enorme, pelosa e… Non sembrava per niente un mammifero di simili dimensioni come un orso. Era una cazzo di tarantola gigante. Io e Dina, allertate, ci siamo messe in posizione di combattimento.
    Dina: “Ma che cazzo è quella roba?!?...”
    Io: “Porca troia!!!”
    Nemesis: “Calmatevi! E’ lei Ginevra. E’ solo una piccola mutazione che le fa cambiare dimensioni.”
    Io: “Quella roba è Ginevra???”
    Nemesis: “Sì lo so che avrei dovuto dirvelo, ma avevo pensato fosse stato divertente farvi una sorpresa. Che idea stupida ho avuto… Haha.”
    Io: “Per favore, la prossima volta che ci devi fare sorpresine, non farlo più con ragni giganti. Capito?!”
    Nemesis: “Oh, scusa. Sei aracnofobica per caso?”
    Io: “No, semplicemente non sono abituata a tarantole colossali.”
    Dina: “Quindi… Abbiamo un ragno gigante?! Hahah che figata.”
    Io: “Se non ci mangia o non ci farà sparare addosso, lo è di sicuro.”
    Nemesis: “Tranquille, è innocua. E’ aggressiva solo con chi aggredisce lei o me.”
    Io: “Perché hai una tarantola gigante come animale domestico? Da quanto ce l’hai.”
    Nemesis: “Circa da un annetto. L’ho trovata nei dintorni di un vecchio laboratorio in fiamme.”
    Io: “Dove?”
    Nemesis: “Minnesota. Mi pare.”
    Io: “Ok… Ed è “innocuo” con chi non attacca lui o te. Dico bene?”
    Nemesis: “Sì.”
    Io: “Ok. Basta che non ci cammina o sbava addosso mentre dormiamo.”
    Nemesis: “Tranquille.”
    Subito dopo la tarantola gigante ha cambiato dimensioni, tornando a quelle standard di una tarantola media.
    Io: “Può cambiare dimensioni…”
    Nemesis: “Ve l’ho detto.”
    Dina: “Che figata.”
    Io: “Ok. E’ stato tutto molto interessante, ma ora dobbiamo andare.”
    Siamo entrate dentro, dove ci aspettava Annie Richardson. Aveva indosso la tipica uniforme che il personale operativo dell’agenzia usa in missione.
    Annie: “Molto lieta di rivederti Jane Arkensaw. Tutte quelle scartoffie ne sono valse la pena per vederti all’opera nel pieno della missione.”
    Io: “Te ne sono davvero grata Annie Richardson. Mi sei assai utile in questa missione. Stavolta ho a che fare con creature fuori dal normale, ho ritenuto opportuno agire in questo modo. Ah, giusto. Loro sono Nemesis e Angels.”
    Dina, con tono autorevole: “Judge Angels per voi.”
    Io: “Come ti pare. “Judge Angels”. Nemesis ha una tarantola mutante come animale domestico che può praticamente diventare colossale, non ti spaventare.”
    Annie: “Porca merda… Questa è probabilmente la missione più figa a cui abbia mai partecipato. Scusa, non ho resistito…”
    Io: “Nessun problema Annie.”
    Annie: “Quindi loro stanno dalla nostra parte.”
    Io: “Affermativo. Sono un po’ come me. Ora scusa ma dobbiamo subito andare.”
    Annie: “Birmingham, Alabama. Giusto?”
    Io: “Proprio così.”
    Annie: “Perfetto. Allacciate le cinture allora.”
    Durante il volo ci sono state altre discussioni interessanti.
    Io: “Voi di solito non usate dei travestimenti o robe simili? Non ditemi che andate in giro da uno stato all’altro conciate così…”
    Nemesis: “Dipende. A volte uso qualche giaccone o camicia di seconda mano presi qua e là, altre volte riesco a non dare nell’occhio anche così.”
    Io: “Anche con la maschera?”
    Nemesis: “A volte la alterno a qualche paio di occhiali da sole stile aviatore. Te invece? Anche te hai un aspetto piuttosto insolito.”
    Io: “Vero. Se necessario uso del make-up e delle lenti a contatto per sembrare una ragazza normale. Ma di solito, se non è strettamente necessario, vado in giro come mi pare. Mal che vada mi scambiano per la solita tipa gotica un po’ bestia di Satana”
    Dina: “Hahah che figata.”
    Io: “Tu Dina?”
    Dina: “Uffa vi ho già detto di chiamarmi…”
    Io, con un tono ironico: “Judge Angels. Pardon. Come vuoi tu. Te invece utilizzi travestimenti e cose così?”
    Dina: “Mi vesto sempre così, ma a volte qualche giacca o felpa le metto anch’io.”
    Nemesis: “Usi sempre quella tuta da scherma?”
    Dina: “Di solito sì. Ora che ci penso potrei prenderne una nuova in giro…”
    Io: “Magari sono in sconto su qualche sito tipo “travestimentiperassassinevigilantiinincognito.com”.”
    Dina: “Mai sentito.”
    Io: “Stavo scherzando. Ma penso che, se proprio ti piace vestirti come un personaggio anime, qualcosa lo trovi in giro.”
    Nemesis: “Ci sono quei raduni di gente vestita personaggi di anime giapponesi, cartoni animati, film e videogiochi vari. I Comicon. Li fanno quasi ovunque ora. Il più grande è quello di San Diego, in California.”
    Dina: “Ha ha ha… Guardate che il mio abbigliamento è assai autorevole. Io sono un giudice, giudico tutti i colpevoli che devono perire per i loro orridi peccati.”
    Io: “Sembra un verso della Bibbia.”
    Dina: “E’ la pura verità! Hahah… Farò il culo a tutti quegli esseri indegni…”
    Nemesis: “Anche noi. Se lo facciamo insieme, saremo più efficienti. Serviamo la stessa causa noi tre.”
    Dina: “E’ vero in effetti… Ma io sono la migliore di tutti. Hahah.”
    Io: “Senza offesa… Ma realisticamente non vedo molto bene una biondina di 18 anni come te contro tutta la feccia criminale d’America.”
    Dina: “Osi dubitare di Judge Angels?!? Posso fare il culo anche a te quando voglio!!!”
    Nemesis: “Calmati! Era solo un consiglio il suo. Quando ti abbiamo conosciuta eri ferita e ci spiace vedere che ti fai male tutta da sola in questo modo.”
    Dina: “Per vostra informazione, me la so cavare bene anche da sola.”
    Io: “Ieri ho visto che hai due costole rotte. Devi stare più attenta. Anch’io sono sempre stata un lupo solitario, ma non è assolutamente una passeggiata. Potrei aiutarvi… Potrei addestrarvi per diventare più forti, più efficienti e migliorare le vostre abilità.”
    Nemesis: “Davvero lo faresti? Sarebbe fantastico.”
    Dina: “Cosa ci insegneresti?”
    Io: “Oltre a migliorarvi in tutto? Vari tipi di arti marziali. Principalmente ho fatto boxe prima di diventare un assassina professionista, poi sono diventata cintura nera di Kung Fu, Judo e Jujitsu. Ho imparato da autodidatta anche varie mosse di altri tipi di arti marziali asiatiche, israeliane e brasiliane.”
    Dina: “Wow, che figata. Se posso diventare migliore di così, allora posso anche provare.”
    Io: “Se vogliamo diventare una squadra efficiente, è necessario farlo.”
    Nemesis: “Sono d’accordo.”
    Qualche minuto dopo, la curiosità mi prende il sopravvento.
    Io: “Nemesis, è nell’occhio destro il tuo difetto fisico. Vero?”
    Nemesis: “Sì. In effetti sì.”
    Io: “Perché non me lo fai vedere? Tanto ormai ti puoi fidare.”
    Nemesis: “E va bene…”
    Nemesis tira giù quella maschera teatrale. Ha un bel viso per una ragazza della sua età. Il difetto a cui si riferiva è un occhio nero con la pupilla rossa.
    Io: “Sei una bella ragazza. Ma te lo dico in modo imparziale. Non ti dovresti vergognare ti questo tuo “difetto”. Non è nulla di grave.”
    Nemesis: “Mi fa troppo strano mostrarlo. Mi sento più a mio agio con questa maschera che mi sono fatta da sola.”
    Io: “Giusto, è un tuo diritto. Il tuo occhio è collegato alla tua amnesia allora, non è vero?.”
    Nemesis: “Sì, è vero. Penso proprio che sia così. Come ti accennavo ieri, tempo fa ho cercato d’investigare sul mio passato ma con scarsi risultati.”
    Io: “Ti aiuterò allora. Hai diritto a sapere di più sul tuo passato e cos’eri prima.”
    Nemesis: “Grazie mille. Ma ho il timore che magari ho fatto azioni discutibili. Magari così tanto discutibili che ho voluto dimenticare tutto…”
    Io: “Perché hai sentito di quei casi? Ho letto anch’io di questi casi. Persone che hanno affermato di aver fatto azioni senza il loro volere per mano di una misteriosa entità paranormale, o qualche stronzata simile…”
    Nemesis: “Slenderman. Sì, è possibile. Dopo questa storia, dovremmo investigare su questo, così io avrò indietro chi anni che non ricordo.”
    Io: “Se sei stata uno di questi casi, allora la colpa non è tua. Se hai fatto qualche azione discutibile, è solamente colpa di quella creatura. Qualcosa mi dice che c’entra anche in tutto ciò… “Ticci Toby”, uno dei killers che abbiamo incontrato, nel suo fascicolo era riportato il suo possibile collegamento con lo Slenderman. C’era scritto che erano stati trovati dei disegni e degli scarabocchi con quella figura nera e smilza, con la testa bianca e dei tentacoli. C’erano anche dei simboli ripetuti che consistevano delle “x” che intersecavano dei cerchi. Anche “Rouge”, anche lei è collegata. Nel suo fascicolo era riportato che prima d’impazzire totalmente faceva disegni strani con figure simili. Invece gli altri che abbiamo incontrato erano solo dei ragazzacci impazziti per situazioni familiari davvero merdose. E poi c’è il caso di Eyeless Jack. Non si sa se è collegato o meno. Ma è un essere sovrumano, si ipotizza che sia posseduto da una sorta di demone venerato da un misterioso culto pagano dell’Est Europa. Ho letto di molti casi simili a quelli che abbiamo incontrato. Sono tutti in giro per il Nord America. Dopo che avrò finito con Jeffrey Alan Woods, andrò a cercarli. Anzi… Per questo siamo insieme. Possiamo dimostrare di essere una squadra efficiente. Dobbiamo unire chiunque si batta per la nostra causa e togliere di mezzo quegli sgorbi usciti dall’inferno.”
    Nemesis: “Allora tu sarai un ottima leader. Coraggiosa, valorosa, forte e determinata.”
    Io: “Ti ringrazio. Tutto questo è possibile anche grazie a te.”
    Nemesis: “Lusingata. Haha.”
    Io: “Ho appena controllato anche il file su Elen Otis, detto “Bloody Painter. I miei dubbi erano fondati stavolta. Ci sono molte vittime accertate che non hanno nessun tipo di precedente. Magari può anche essere stato apparentemente gentile con Angels, ma è più vicino a gente come Jeff che come noi.”
    Nemesis: “Ah… Accidenti. Forse è meglio pensarci dopo e con calma. Se lei lo scopre potrebbe non accettarlo o rimanerci molto male. Ma l’aiuteremo comunque.”
    Io: “E’ la stessa cosa che ho pensato io. Ben detto.”
    Durante il viaggio non facevo a meno di sentire Dina ridacchiare in vari modi, stessa storia durante la sera precedente. Da come parla e si comporta, è come se avesse ancora dodici o quindici anni. Anche ciò deve essere a causa delle conseguenze avute nell’essere rinchiusa in un grosso magione texano per 17 anni quasi da sola.
    Circa tre ore dopo eravamo finalmente a Birmingham, in Alabama. Dopo che siamo atterrate in una zona nei dintorni, siamo entrate nell’ospedale abbandonato in cui sono avvenuti alcuni dei suoi avvistamenti. Annie è rimasta sul velivolo, perché lasciare incustodito un velivolo militare statunitense da svariate decine di milioni di dollari non era per nulla saggio. Il “Carraway Hospital” era abbandonato da non molti anni, per questo si trovava in una stato complessivamente buono. Almeno in confronto ad altri edifici abbandonati che mi è capitato di visitare. Le zone esposte alla luce del sole erano in uno stato piuttosto buono e davano molto l’idea di come fosse quando era in attività. Ma entrando nelle zone più buie e nascoste la situazione cambiava, diventava tutto più spettrale e piuttosto inquietante. Fortunatamente noi non eravamo comuni adolescenti che si inquietano per un semplice edificio abbandonato e decadente, eravamo più abituate a luoghi angusti simili a quello.
    Io: “Judge Angels, ci puoi per favore spiegare meglio come vi siete conosciute te e l’infermiera zombie?”
    Dina: “In breve… Sono venuta qui tipo vari mesi fa per… Così. Per riposarmi e robe così. Poi però è spuntata fuori questa cazzarola di gigantessa con una fottuta motosega che urlava “CONIGLIO!!!” O cazzate simili, così l’ho decapitata come solo la mia super sexy spada sa fare. Hehehe… Peccato che poi sì è letteralmente messa la testa a posto. Sì, sembra una Battuta, ma porca vacca non lo è. Se l’è proprio riattaccata. Poi abbiamo tipo super combattuto, io le facevo il culo ma santa merda se faceva male quella baldracca. Poi fortunatamente sì è tipo calmata. Dopo che l’ho immobilizzata a dovere. Lei ha smesso di essere una baldracca rottinculo di merda e siamo diventate quasi amiche. Lei diceva che era tipo una guardia che doveva sorvegliare questo stupido posto da chissà chi per ordine di qualcuno. Tipo uno scienziato pazzo come in quei film e cartoni animati buffi. E che lei era sola e triste. Io invece le dicevo che ero una guerriera che giudicava e ammazzava i cattivi che dovevano morire male e che ero super mitica a fare questo. Poi ho deciso di andarmene e basta. Lei ha preferito rimanere qui.”
    Io: “Ok. Molto interessante. Però… Magari non hai pensato di portarla da qualche altra parte per aiutarla o qualcosa del genere?”
    Dina: “Boh… Visto che insisteva tanto nello stare qui, ho preferito seguire la mia strada. Sì, era quasi simpatica, ma io dovevo continuare con la mia missione. Ossia…”
    Nemesis: “Punire i colpevoli insomma.”
    Dina: “Proprio così!”
    Io: “Carina per essere una gita in un ospedale abbandonato nel cuore della famosa Dixieland, ma se scopro che ci hai mentito o che quaggiù non ci sono infermiere maledette ti prenderò a cazzotti per il resto della giornata.”
    Dina: “E allora io ti farò il culo a strisce prima che te ne accorga! Alla faccia tua!”
    Nemesis: “Dobbiamo fare il culo ad altri, non tra di noi. Altrimenti tanti saluti…”
    Dina: “A proposito… Troviamoci un nome!”
    Nemesis: “Bella idea!”
    Io: “Tipo da supereroine? Da nome in codice per la squadra?”
    Nemesis: “Tipo… “Le Picchiaduro”!”
    Io: “Se… Oppure “Le Spaccaculi”. Fa cagare dai…”
    Dina: “Charlie’s Angels. Hahaha…”
    Nemesis: “Peccato, l’hanno già preso… Oppure “Occhi di gatto”!”
    Io: “Non dobbiamo per forza rimanere un trio.”
    Nemesis: “Cosa proponi?”
    Io: “Boh… “Le Amazzoni”? Nah, è stupido…”
    Nemesis: “Non è male. “The Amazons”… Anzi! “The Dark Amazons”. “Le Amazzoni Oscure”, perché siamo oscure, cazzute, combattiamo le leggende metropolitane… E diciamo un sacco di parolacce.”
    Dina: “Haha… Cazzarola se è vero! In effetti è figo dai!”
    Io: “Sì, gran figata… Però forse ci siamo. Ho sentito qualcosa…”
    Nemesis: “Di preciso da dov…”
    “CONIGLI!!!”
    Sfondando una porta da un altro corridoio, era finalmente spuntata fuori quella fottutissima infermiera zombie.
    Nemesis: “Cazzarola!”
    Io: “Porca Merda!!! Esiste davvero!”
    Dina: “Ve lo dicevo io! Ora ci credete?!”
    Il nostro scontro è stato molto intrigante. Quella solitaria gigantessa in nero ci ha dato filo da torcere. Muoveva quell’enorme motosega come se pesasse pochi grammi, ma doveva pesare quasi una tonnellata. E’ stato in realtà abbastanza breve, ma intenso come scontro. Se Angels era riuscita a tenerle testa, tutte e tre insieme potevamo benissimo farcela. Quello scontro è stata un’ulteriore prova che questa iniziativa era assolutamente valida e da sfruttare. Abbiamo legato l’infermiera impazzita con uno di quei tubi estintori, per poterla calmare e interrogare. Ora che era ferma e la guardavo meglio, scoprivo che tutto ciò che ha raccontato Dina era vero. Anche le descrizioni degli avvistamenti erano veritiere stavolta. Era alta almeno due metri, capelli castani e mossi che arrivavano a coprirle l’occhio destro. L’altro occhio era rosso. Era vestita con un uniforme da infermiera modificata, tutta nera e con delle croci rosse qua e là. Le copriva quasi tutto il corpo, tranne le gambe che mostravano la sua innaturale carnagione composta a pezzi da varie tonalità di grigio. Avevano quelle che da lontano paiono cicatrici, ma in realtà erano cuciture che univano di pezzi del corpo colorati uno con una sfumatura lievemente differente di grigio. Che cazzo… Avevamo a che fare con il mostro di Frankenstein al femminile.
    Ann: “Chi siete? Via di qui!”
    Io: “Se stai buona non ti facciamo nulla. Non vogliamo farti del male, se non ti costringi. Siamo qui solo per aiutarti.”
    Nemesis: “Conosci Dina, vero? Judge Angels. Non eravate conoscenti?”
    Dina: “Wow… Bello rivederti.”
    Ann: “Angela… Sei tu.”
    Dina: “Non ce l’hai ancora con me, vero?”
    Ann: “No… Chi siete voi altre?”
    Io: “Mi chiamo Jane Arkensaw e lei si fa chiamare Nemesis. Noi combattiamo il crimine e le brutte persone. Proteggiamo i più deboli, per non fargli passare ciò che abbiamo passato tutte noi.”
    Nemesis: “Tu invece come ti chiami?”
    Ann: “Ann. Ann Lusen Mia.”
    Nemesis: “Che bel nome, piacere di conoscerti Ann. Noi vogliamo aiutarti. Vivi qui tutta da sola? Da quanto tempo?”
    Ann: “Non so… Molto tempo. Anni.”
    Io: “Da dove vieni? Hai memoria di chi eri e cosa ti è successo?”
    Ann: “Non mi ricordo molto purtroppo… Però mi ricordo che un tempo ero una donna normale con i capelli rossi e che vengo dal New York. Forse da Albany o quelle zone lì.”
    Dina: “Non conosco nessun quartiere di New York che si chiama Albany.”
    Io: “New York intende lo stato americano che prende il nome dall’omonima città. Albany è la sua capitale.”
    Dina: “Aaaah, giusto…”
    Nemesis: “Chi ti ha resa come sei ora? Ti ricordi?”
    Ann: “Era un dottore, diceva di essere un dottore molto sperimentale. Ero un’infermiera che lavorava per lui. Un giorno mi sono ritrovata volontaria per un “esperimento scientifico”… Mi sono ritrovata con questo nuovo abominevole corpo. Ho dato di matto e ho ucciso tutte quelle persone che mi circondavano. Ma io non volevo… Odio quello che mi ha fatto questo! Ma inizialmente non riuscivo a fargli del male, come se mi avesse fatto qualcosa al cervello… Il mio compito era stare qui a sorvegliare. Un giorno sono riuscita finalmente a ucciderlo, ma ciò che mi ha fatto rimane irreparabile. Nonostante la sua morte, non posso fare a meno di eseguire il compito che mi ha affidato. Sono anni che faccio la guardia a questo posto. E’ l’unica casa che conosco.”
    Io: “Eri qui quando l’ospedale è stato abbandonato?”
    Ann: “Non ricordo bene. Può darsi.”
    Nemesis: “Angels mi diceva che eri sola e triste quaggiù.”
    Ann: “Sì, è vero. Non è un posto molto allegro e affollato.”
    Dina: “Ora che ci penso l’altra volta non te l’ho chiesto ma… Perché urli “coniglio” a quelli che attacchi?”
    Ann: “Di solito chiunque incontro scappa sempre da me con il terrore negli occhi. Come dei conigli. Per questo quando attacco chi entra nel mio territorio mi viene da urlarlo. Tanto tutti scappano da me…”
    Nemesis: “Stai tranquilla ora. Ti possiamo aiutare.”
    Io: “Quanta gente hai ucciso, dopo la morte di quel dottore pazzo?”
    Ann: “In realtà mi pare di ricordare quasi nessuno… A parte quella volta che c’erano cinque o sei uomini che sembravano volermi aggredire e fare chissà cosa. Sono tra i pochi che non ho spaventato. Sembravano criminali violenti, così mi sono difesa. E’ stato tempo fa.”
    Nemesis: “Perché non vieni con noi? TI aiuteremo.”
    Ann: “Grazie mille… Ma sono anni e anni che non lascio questo posto.”
    Io: “Non sembri una cattiva persona. Puoi fare del bene, combattere persone orribili e creature misteriose che infestano il paese. Potresti unirti alla nostra causa.”
    Ann: “Io fare del bene? Ma se mi temono tutti, sono un mostro…”
    Nemesis: “Non dire così. Non è vero. Anche se hai un aspetto bizzarro, puoi essere una brava persona e fare del bene. Perché stare qui sola per sempre? Non c’è niente qui.”
    Dina: “Sì, chissene di sto posto. Senza offesa, ma non hai nulla da badare. Tanto sto posto cade a pezzi lo stesso.”
    Io: “Fottitene di quello che pensano gli altri su di te e sul tuo aspetto. Secondo me sei invece molto gnocca. Ovviamente da un punto di vista più tecnico e imparziale.”
    Dina: “Non è che sei lesbica o qualcosa del genere?”
    Io: “Cosa diavolo vai a dire? Pensa per te… Era solo un’opinione.”
    Ann: “Dici davvero? Vi ringrazio. Non avevo mai incontrato delle persone gentili come voi.”
    Nemesis: “Meriti una seconda chance come noi.”
    Io: “Hai solo avuto molta sfiga come noi tre. Ma puoi dimostrare di essere una persona migliore.”
    Nemesis: “Per dimostrarti la nostra fiducia, adesso ti liberiamo. Scusaci, ma prima non riuscivamo a parlare con te mentre sguainavi quel grosso arnese.”
    Io: “Trovo onestamente che la tua enorme motosega è davvero una gran figata.”
    Ann: “Grazie… Credo.”
    Dina: “Se vieni con noi, andiamo ad ammazzare qualche pezzo di merda stramboide. Jane deve uccidere Jeff the killer, Nemesis tutti coloro che sono bigotti e/o attaccano lei e la sua amata tarantola ingrandente, mentre io tutti i colpevoli di questo mondo. Tu puoi ammazzare tutti gli altri, ovviamente solo se sono cattivi, e se non li ammazziamo prima noi. Hahaha…”
    Ann: “Penso che sia fantastico.”
    Io: “E’ già un’impresa combattere la feccia criminale di questa nazione, figuriamoci il mondo intero… Meglio fare un passo alla volta cara mia.”
    Dina: “Tanto poi ci addestri. No? Hehe. Sapremmo fare 1000 mosse di arti marziali orientali e nessuno ci fermerà più. Hahaha!”
    Nemesis: “Poi vedremo se sarà così.”
    Ann: “Ora dove andiamo?”
    Io: “Abbiamo qui fuori un velivolo, vieni con voi. Però attenta con quell’arnese.”
    Ann: “Ora non ti devi più preoccupare. Questa serve solo per coloro che subiranno la nostra ira.”
    Io: “Perfetto. Allora andiamo.”
    Aiutare queste povere disgraziate mi faceva sentire meglio, sentivo che stavo facendo qualcosa di giusto. Ero sempre più convinta delle mie ardue scelte. Anche se Jeff the killer rimaneva la mia priorità assoluta, dare una chance a queste ragazze avrebbe contribuito tanto alla causa per cui ho sempre combattuto. Per cui noi tutte combattiamo. Stavano nascendo le Dark Amazons, quello che sarebbe stato un fascio di luce che avrebbe portato giustizia in un mondo oscuro, terrificante e tormentato.
    Siamo così arrivate al velivolo. La squadra che avevo formato era arrivata a quattro membri, compresa me ed esclusa Annie Richardson che al momento era solo il pilota del velivolo.
    Io: “Ok ragazze. Penso che siamo abbastanza per tener testa a circa quattro teenagers assassini svalvolati e due bestie incappucciate.”
    Dina: “Aspettate, c’è anche Helen!”
    Ann: “Chi è Helen?”
    Nemesis: “A quanto pare tipo il suo ragazzo.”
    Io: “Scusa Angels, ma non so se ne vale la pena.”
    Dina: “Perché?! Solo perché non è una femmina come noi o non ha superpoteri? Helen deve stare con me, con noi!”
    Io: “Senti Angels… Prima ho controllato il suo fascicolo. Tra le sue vittime accertate c’è un sacco di gente che non aveva commesso crimini di nessun genere. Anche se magari lo ami, purtroppo è come gli altri.”
    Dina: “Che cazzo dici?!? Quale fascicolo? Tutte stronzate! Bugie! Lui mi ama ed è una brava persona! Uccide solo quelli che lo bullizzano e i cattivi!”
    Io: “Purtroppo è così. Ora dobbiamo andare.”
    Dina: “Io voglio anche Helen in squadra!!!”
    Nemesis: “Ti prego calmati. Lo troveremo prima o poi, ma dobbiamo andare. Dobbiamo fermare quegli assassini dal compiere altre inutili e ingiuste stragi.”
    Dina: “Ma può aiutarci anche lui! Voglio andare da Helen!”
    Ann: “Lo ami davvero? Sei sicura di conoscerlo bene?”
    Dina: “Sì! Io lo amo! Lo voglio vedere!”
    Io: “Dina capisco il tuoi problemi, le tue cotte eccetera, ma abbiamo delle priorità. Dobbiamo rimanere insieme. Quell’Helen ha fatto azioni discutibili. E’ scritto nero su bianco, è la dura verità.”
    Dina: “Non chiamarmi Dina senza il mio permesso! Zitta.”
    Dina iniziava ad agitarsi, iniziavano a manifestarsi i suoi problemi psichiatrici. Era stata piuttosto tranquilla in effetti in quei due giorni che era con noi, per essere una ragazzina con disturbi mentali. Purtroppo si era innamorata della persona sbagliata, non accettava la scomoda verità. La situazione pian piano degenerava. Ma io sapevo come sarebbe andata a finire…
    Io: “Ti aiuteremo a trovarlo in seguito. Siamo pure venute qui a prendere e aiutare Ann. Non puoi più andare in giro da sola, devi stare con noi.”
    Dina: “No!…”
    Io: “Angels per favore… Sarai anche brava ad ammazzare i cattivi, ma se esageri rischi di farti ammazzare pure te se continui così. Ti dobbiamo aiutare.”
    Dina: “Fanculo!!! Voglio andare da sola a trovarlo!”
    Nemesis: “Per favore Dina! Lasciati aiutare!”
    Io: “Angels! Calmati! Se proprio ci tieni a saperlo i suoi ultimi avvistamenti erano in Texas. E’ a più di ottocento chilometri da qui! Preferisci andare a piedi tutta da sola o più velocemente al sicuro con noi.”
    Dina: “Non mi importa!”
    Io: “Se ami davvero questo individuo, perché vi siete separati?”
    Dina: “Diceva che doveva occuparsi di alcune cose, poi non l’ho più visto. Ma stai pur certa che ci rivedremo ancora! Siamo fatti l’uno per l’altra!”
    Io: “Dina dei davvero stupida!”
    Dina: “Hahahahahaha. Fanculo tutti!!!”
    Ann: “Ma che diavolo le prende?”
    Nemesis: “Ha problemi mentali seri purtroppo.”
    Io: “Angels! Smettila o ti sistemo io!”
    Dina era schizzata verso di me sguainando la sua spada, io la schivo. Iniziamo a scontrarci, di nuovo. Nello scontro riesco ad afferrare la spada con le mani. In vita mia non avevo visto molte spade autentiche. A eccezione di qualche katana presa in combattimento da qualche sgherro della yakuza, che ho anche usato per scontrarmici. Specie come quella. Ho contestato che è abbastanza letale, mi ha lasciato un poco il segno tra le dita. A una persona normale quella spada avrebbe tagliato le dita o almeno le avrebbe fatte molto sanguinare, ma io non ero come gli altri. Il cosiddetto “elisir” che mi ha resa quel che ero diventata mi aveva reso molto più resistente. Intervengono anche Nemesis e Ann. Anche se era piuttosto incazzata, era stato molto stupido da parte sua. Si stava scontrando non solo con le due tipe che il giorno prima l’hanno tenuta a bada, ma anche con una corpulenta donna dotata di un’enorme motosega. Ovviamente non le volevamo fare del male, ma facevamo di tutto per metterla a terra. Mentre invece lei sembrava determinata a infliggerci qualche colpo mortale, o perlomeno tagliarci un arto. Alla fine siamo riuscite a metterla a terra e disarmarla. E’ arrivata anche Annie a spararle con una pistola taser.
    Io: “Annie! Passami un tranquillante!”
    Annie ha obbedito. Dina perde quasi totalmente i sensi, quasi in dormiveglia.
    Io: “Sei stata grande Annie. Ho bisogno di sapere dove sono i killers che ho incontrato in Georgia.”
    Annie: “Ci sono degli individui loschi, simili ai loro identikit, avvistati a Van Horn in Texas.”
    Io: “Texas occidentale? Sono oltre mille miglia da qui, che cazzo… Dobbiamo sbrigarci. Invece gli avvistamenti precedenti quali sono?”
    Annie: “Prima di Van Horn c’è stato un avvistamento simile a San Angelo. Prima ancora ad Austin, Monroe in Louisiana, Hattiesburg in Mississippi, Montgomery in Alabama e Albany in Georgia. Jane, Smithson mi ha inviato dei files su Jeff the killer che non avevo ancora visto. Devono essere molti riservati. E’ riportato anche che non è la prima volta che Jeffrey Alan Woods viene avvistato in Texas, specie nei pressi di El Paso. E’ circa dal 2012 che quasi ogni anno ci sono suoi avvistamenti lì.”
    Io: “El Paso hai detto? Così tante volte? Perché cazzo non me lo hanno mai fatto sapere?!? Non ha senso!”
    Annie: “Non lo so, non so cosa dirti… Mi ha inviato queste informazioni da un server segreto dell’agenzia nel deep web. C’erano anche informazioni provenienti da alcuni loro vecchi archivi.”
    Io: “Ok, molto interessante. Ma ci penseremo in volo, dobbiamo subito andare e raggiungere El Paso il prima possibile.”
    Annie: “A fare poco più di milleseicento chilometri, con la velocità al massimo, dovremo essere laggiù tra forse quattro ore o anche poco meno. Ce la possiamo fare.”
    Io: “Soprattutto ora che ho questa tosta, e instabile, squadra. Perfetto. Andiamo.”

    Mentre eravamo in volo, Angels riprende i sensi.
    Dina: “Porca merda…”
    Nemesis: “Stai meglio? Ci spiace molto averti messa KO, ma eri diventata instabile.”
    Ann: “Ti passerà.”
    Io: “Ho saputo degli ultimi avvistamenti del tuo amato artista sanguinario. Per tua fortuna è molto vicino a dove andiamo noi. Contenta?”
    Dina: “…penso di sì. Scusate, ma certe volte quando mi incazzo non ci vedo più e vado di matto. Temo di aver un po’ esagerato in effetti…”
    Io: “Sì, lo abbiamo visto.”
    Nemesis: “Te lo dicevamo che ti avremmo aiutata.”
    Dina: “Grazie Nemesis.”
    Nemesis: “Sai? Ho un occhio nero come i tuoi e quelli di Jane.”
    Subito dopo Nemesis ha abbassato la maschera che indossava praticamente sempre.
    Dina: “Haha. Che figata. Abbiamo tutte gli occhi neri, tranne Ann.”
    Io: “Ora che ci penso… Ann, hai sempre dei capelli sul tuo occhio destro. Ci vedi anche da lì?”
    Nemesis: “Me lo chiedevo anch’io.”
    Ann ha mosso i capelli, mostrando l’orbita vuote dell’occhio.
    Ann: “Colui che mi ha resa così, mi ha lasciata senza un occhio. Ci vedo solo dall’occhio sinistro.”
    Dina: “Allora… Sei una tipa sinistra. Hahah.”
    Nemesis: “Cavolo… Mi spiace per te.”
    Ann: “Poco male.”
    Nemesis: “Sei comunque molto bella lo stesso.”
    Ann: “Sono davvero lusingata. Sono letteralmente anni che qualcuno non mi fa un complimento. O mi parla insomma. Sapete com’è…”
    Io: “Possiamo rimediarti facilmente un occhio di vetro se vuoi. O se preferisci, una benda da pirata.”
    Ann: “Davvero? Sarebbe bello. Grazie. Jane…”
    Io: “Sì?”
    Ann: “A te invece cos’è successo?”
    Io: “Mi sono offerta volontaria per un siero sperimentale, che mi avrebbe resa migliore in tutto a livello fisico e mentale. Me l’hanno presentato come un “elisir”, ma in realtà loro lo etichettavano letteralmente come “Odio Liquido”. E’ stato quello a rendermi quella che sono. Ha avuto questi effetti collaterali, anche se non sono gravi sono piuttosto evidenti. Ma io ci sono passata sopra, ho accettato il prezzo per dare la caccia all’assassino della mia famiglia.”
    Nemesis: “Com’era la tua famiglia?”
    Io: “Sono stata molto fortunata. I miei genitori volevano che vivessi al meglio. Lavoravano nella consulenza, eravamo abbastanza benestanti. Non era sempre rose e fiori, ma complessivamente ho vissuto davvero bene quegli anni. E’ stata la parte più bella della mia vita. Purtroppo ho perso tutto a 16 anni, i miei genitori mi hanno nascosta per poi cadere tra le vittime del neonato killer di Mandeville che sarebbe diventato in numero uno d’America. Ho poi vissuto quattro anni prima da alcuni miei zii idioti e poi in cinque case famiglia. Non mi sono mai adattata, neanche alle mediocri scuole a cui mi mandavano. E’ da lì che ho iniziato a fare box e provare vari tipi di arti marziali, erano la mia principale valvola di sfogo. Frequentavo anche una psicologa che riusciva a farmi stare meglio. E’ anche grazie a quello che mi hanno scelta per quell’esperimento. Ora eccomi qui, sono diventata questo.”
    Nemesis: “Hai una storia triste, bella e affascinante a mio parere.”
    Io: “Grazie, credo. Cercheremo in seguito informazioni sul vostro passato insieme.”
    Durante il volo, mezz’ora dopo, Dina si addormenta di nuovo.
    Io: “Angels è instabile. Rischia di rallentarci. Forse sarebbe più saggio portarla in qualche clinica neuropsichiatrica per aiutarla.”
    Nemesis: “Non hai tutti i torti in teoria, ma… Se la lasciamo sfogare contro coloro che dobbiamo attaccare magari le passa, o perlomeno si stabilizza.”
    Io: “Questa rischia di farsi ammazzare se non la teniamo un minimo a bada.”
    Nemesis: “Mica ha una vista due volte migliore di quella umana? Te e lei siete le migliori in questo. Per il momento dobbiamo aiutarla noi.”
    Io: “Sei molto nobile. Speriamo bene allora… Però sedarla ogni volta che dà di matto per troppo a lungo non penso sarebbe molto salutare per lei.”
    Nemesis: “Neppure se magari decidono d’imbottirla di psicofarmaci in una di quelle cliniche che dici te, oppure se decidono di studiarla per la sua anomalia.”
    Io: “Giusta osservazione.”


    (Continua)
     
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