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"C'è qualcosa da scoprire ovunque", gridò una voce alla reception.
Era un nano con grandi piedi in décolleté nere, bei vestiti fatti di un materiale così costoso che solo un frammento di esso avrebbe potuto comprare un castello in Baviera. Non si riusciva a scorgere il suo viso perché un cappello a cilindro lo copriva. Questo cappello era così lungo che spingeva verso il soffitto, lo attraversava, ma non sembrava toccare nulla, come se fosse inconsistente, ma ancora visibile.
Una persona un po' rugosa era seduta su una sedia, una sedia su cui aspetti di essere chiamato. Era vecchia, la persona, non la sedia. Grandi occhiali gli coprivano il viso, proprio sotto gli mancava un occhio e si poteva guardare in profondità nella sua testa, si poteva anche vedere un piccolo cervello. Ovviamente non possedeva un tessuto così pregiato, perché non aveva vestiti ed era seduto sulla sedia d'attesa con il sedere nudo. A differenza del nano, non era grasso ma magro, quasi ossuto.
La voce del nano echeggiò nella sala d'attesa. Anche se era piccola, c'era un'eco.
Era inquietante aspettare in quella stanza, la sola carta da parati era così brutta che si arrivava a temere che la persona che l'aveva creata avrebbe rovinato anche la tua carta da parati. C'era poca luce: le plafoniere illuminavano la stanza, ma solo fino a un certo punto, perché la lampadina avrebbe dovuto essere sostituita.
"Ho un po' di domande per Lei?"
Il nano girò la testa, si schiarì la gola e si colpì il ginocchio.
“Esattamente tre domande e ogni volta che mi chiedi qualcosa, io suono.” Suonò con un campanello assordante tra le mani, per la precisione, con un campanaccio d'argento che vagava per la stanza come la sua voce.
“Allora chi è Lei?” Chiese il vecchio.
“Il mio nome è Jewe.” Stava già tintinnando forte, più forte di prima.
"Dove sono?"
Il nano rimuginò, dopo un po' disse: "Nello stomaco".
Tintinnò di nuovo e il campanaccio divenne terribilmente rumoroso.
“Perché in uno stomaco?” Quando pronunciò questa frase, il ginocchio del nano tremò ancora più di prima e quindi lo colpì più forte, più forte che poteva.
“Sarà digerito.” Suonò un'ultima volta il campanaccio e le onde sonore si precipitarono verso il vecchio e gli strapparono le orecchie, ma non sentì dolore. Le orecchie si sciolsero e scomparvero. Anche se le sue orecchie colavano come ghiaccio in estate, poteva ancora sentire.
Il vecchio non ha potuto fare a meno di fare domande e poi ne ha persino chieste altre.
"Tre domande, suono di nuovo!" Ha suonato il campanello e questa volta il suono si calmò.
"Perché sono nudo?", Piagnucolò la voce del fragile uomo.
“Lo stomaco non riesce a digerire i vestiti.” Il suono divenne di nuovo più forte.
“Allora perché indossi vestiti?” Il nano rispose: “Faccio parte dello stomaco!” Sorrise imbarazzato e incrociò le mani.
Il tintinnio infranse le gambe del vecchio che non poteva né camminare né alzarsi.
Tuttavia, il vecchio non sussultò nemmeno, e nemmeno lui riuscì a vederlo, a causa delle fratture interne che peggioravano al movimento. Solo il forte rumore sembrava sospetto, ma il vecchio pensò che fosse la sedia.
"Ho un'offerta per te: sei domande due volte."
“Ci sto, come sono arrivato qui?” Il nano colpì il bancone e indicò l'uomo.
"Bella domanda, se ti svegli dal sonno profondo, finisci qui con me."
Il vecchio si strofinò la fronte perché non riusciva a capire.
“Come posso uscire di qui?” Le sue mani tremarono e sudò copiosamente quando fece la domanda.
"In nessun modo!", rispose Jewe.
“Sì, ma perché no?” Il nano si schiaffeggiò la fronte con il palmo della mano.
Infastidito, pronunciò una frase nella stanza: “Guardati intorno! Cosa manca? "
Il vecchio, che aveva un nome, si guardò intorno. Alla fine se ne accorse. Il suo labbro tremava e si sentiva stordito, freddo ed insicuro. “Non c'è nessuna porta, dov'è la PORTA?” E il nano suonò il campanello.
Non poteva essere vero, cosa stava succedendo?
“Cosa mi succederà?” Abbassò la testa nell'abisso senza fondo della sua psiche.
“Stai per essere digerito e, a proposito, te l'ho già detto prima, hai solo un'altra domanda!” Jewe stava sorridendo come se al sabato seguisse il venerdì.
“No, ne ho ancora due!” La voce del nano si fece più forte ed era molto più forte del campanello: “Quando prima mi hai chiesto di nuovo dove fosse la porta, non era forse un'altra domanda? Certamente!"
Per quanto fosse spaventato il vecchio, non riuscì a trattenere l'ultima domanda.
Alla fine le chiese:
"Perché suoni il campanello?"
I pantaloni del nano diventarono sempre più spessi al ginocchio e si allargarono sempre di più. Fino a quando non esplosero in un'enorme bocca dai denti aguzzi. La bocca si sollevò dal ginocchio e trascinò con sé il corpo senza vita del nano. La bocca, con il nano al seguito, strisciava più lenta di una lumaca.
Il vecchio cercò di alzarsi per scappare, solo allora si accorse che le sue ossa erano rotte e le sue orecchie erano state sciolte. Non poteva più sentire. Lanciò grido.
Il vecchio poteva urlare ma non poteva sentire le sue stesse grida.
Era così terrorizzato che la sua lingua si inarcò verso l'interno e non riuscì più a parlare.
La bocca lo divorò e gli fece a pezzi il corpo. Dopo che ebbe mangiato a sufficienza, si ritirò, fino al ginocchio da dove era uscita. Il nano tornò di corsa al suo posto, si sedette e attese.
Dopo un po', una bambina apparve sulla sedia d'attesa e iniziò a fare domande.
Edited by Medea MacLeod - 22/2/2021, 19:45
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