-
.
Guardati attorno.
Chiudi il giornale e posalo.
Alzati dalla panchina.
Percorri il sentiero, fino all'uscita.
Passi lenti, uno, due, tre, stop.
Guarda a destra, poi a sinistra.
Attraversa.
Macchina che accelera.
Passo svelto, marciapiede.
Passa a sinistra del palo della luce, spostati a destra.
Sorridi.
Schiva la donna con il passeggino.
Attenzione, signore troppo vicino, collisione imminente.
Contatto.
Chiedi scusa e prosegui.
Non rallentare.
Passo svelto, quattro, cinque, sei, stop.
Premi il bottone e aspetta.
Verde, attraversa.
Gira a sinistra, saluta il fioraio all’angolo.
Cerca le chiavi nella tasca destra della giacca.
Arriva alla porta.
Inseriscile nella toppa, gira.
Accendi la luce.
Sali le scale, una rampa, due rampe, tre rampe, ultimi gradini. Sette, otto, nove, stop.
Apri la porta, entra.
Chiudi la porta.
Girati, vai al centro della stanza.
Prendi la seconda sedia da destra, spostala.
Mettici un piede sopra, salici.
Prendi il cerchio alto.
Incoronati.
Sei il re.
Il re dei robot.
Fai un passo in avanti, dieci.
Penzola.SPOILER (clicca per visualizzare)Uscire dall'alienazione umana, spesso richiede un sacrificio. Estremo.
Siamo così alienati alla nostra stessa natura, che non ci accorgiamo di essere finti, programmati, senz'anima.
Viviamo di gesti meccanici, di azioni vuote, di sentimenti inesistenti.
Fuggite, fermatevi, guardatevi attorno, respirate un po' di autenticità, in un mondo di cartapesta.
Edited by Pixel. - 12/11/2020, 18:36. -
.
Bella, mi è piaciuta.
Non ho molto da dire. CP.. -
.
Allora da un primo check veloce ti posso dire intanto che non riscontro errori, mi pare tutto scritto bene. Bravo.
La storia in sé non mi dispiace, è corta, immediata, essenziale, oltretutto ha un ritmo incalzante che mi ha spedito giù dritto alla fine a 100 chilometri orari senza neanche rendermene conto, tanto che lì per lì manco ho realizzato cosa fosse successo.
Quello che volevo chiederti è, se ti va ovviamente, di parlarmi un pochino del processo creativo dietro alla tua storia; a cosa ti sei ispirato? Quale messaggio vuoi trasmettere? Perché hai scelto questo stile di scrittura invece che un altro? Raccontami un po' come è nata e quale è il contesto della storia, naturalmente il tutto nei limiti del tuo comfort e della tua riservatezza. -
.
Er Mortadella
Sono felice che tu mi abbia fatto questa domanda, è una storia interessante.
Nel corso degli anni ho sperimentato numerosi stili di scrittura. Ciò che mi ha sempre contraddistinto è il descrittivo, drammatico.
Ho quasi sempre solo scritto descrivendo ciò che la mia mente vedeva. Colori, suoni, sensazioni.
Scrissi questa storia esattamente un anno fa, per la precisione il 30 ottobre 2019, all'aeroporto di Bournemouth in Inghilterra, mentre aspettavo il mio volo per Cracovia. Mi sono seduto, con il mio quadernetto, in cerca di ispirazione, e mi guardavo attorno.
Così ho iniziato a descrivere ciò che vedevo, senza però entrare nei dettagli, in quanto il quaderno non mi dava la possibilità di essere prolisso.
Quindi c'era un tizio, che ho seguito per un po', che si muoveva come se non avesse un'anima. Camminava senza guardarsi attorno, evitava le persone in modo meccanico, sembrava avesse già una meta definita.
E così è nato questo piccolo racconto. Ho cercato di capire come funzionasse il suo cervello, quali input ricevesse.
Nessun colore, nessuna emozione, nessuna sensazione. Solo input.
In un mondo dove gli stimoli arrivano sempre più raramente, in cui siamo alienati alla nostra condizione umana, dove compiamo ogni giorno le stesse azioni senza fermarci, ho pensato alla figura del re dei robot. Colui che non pensa, che agisce, e anche dietro a un sorriso, o a una scusa, o a un saluto, in realtà non vi sia nulla, se non l'eseguire un'azione meccanica, fino al gesto finale, inaspettato, che termina la sua esistenza e lo rende umano.. -
.
Hai ragione, infatti è una storia interessante, mi hai dato quel pezzetto che mi mancava per leggere il tutto.
Ragionandoci c'è una bella dose di filosofia dietro, mi piace particolarmente il suicidio usato come metodo per ripristinare l'umanità; alla fine il suicidio consapevole è un gesto totalmente umano (anche se mi pare una volta di aver sentito di un delfino che si è suicidato, ma vabbè sto divagando ahaha)
Dato che alla fine c'è un bel colpaccio di scena pure ben fatto direi che il nostro robottino può andare in Creepypasta. -
.mi hai dato quel pezzetto che mi mancava per leggere il tutto.
Posso ampliare leggermente lo spoiler e spiegare qualcosina in più, non mi costa nulla. -
.
Se ti va ti consiglierei di farlo, penso che potrebbe far piacere ai lettori. . -
.
Mi è piaciuta molto: l'impostazione mi riporta a qualche vecchia storia presente prima del 2012. Sono però indecisa tra CP e AR. E' vero che è presente un bel plot twist finale, però non è che mi abbia lasciato tanta inquietudine. E' più una riflessione sul senso della vita, un invito ad "essere vivi". A non comportarci come se davvero fossimo stati programmati. Dunque, prima di segnarla pronta, preferirei vedere cosa ne pensa qualche altro mio collega. . -
.
Nella sua semplicità mi ha colpito molto e mi ha anche vagamente inquietato, in quanto almeno io temo di fare una fine simile. Nonostante ciò, non la vedrei in Creepypasta. Ha sì un colpo di scena finale, ma non credo che sia sufficiente per considerarla una CP.
Dal momento che è sostanzialmente una tua riflessione su un individuo che si comportava alla stregua di un robot, per me la sezione più appropriata è AR.. -
.
Confermo CP, la segno pronta :3 . -
.
Smisto . -
.
Uh! Mi piace, complimenti pixel. . -
.
davvero bello . -
.
Ha di certo un forte impatto, soprattutto emotivo. Ho come la sensazione che questa sia una vera descrizione di chi sta vivendo quel momento e sta per fare quell'azione per concludere tutto. . -
.
"siamo dei droni, cloni di automi, fatti di suoni, vocaboli e rime,
fatti per metà di volontà, fatti per metà di metanfetamine".