Non desiderare la donna d'altri

7°CLASSIFICATA DEL 22°CREEPYCONTEST

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    Emily, ma sei bisessuale? ( ͡° ͜ʖ ͡° )

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    Io e mio fratello siamo cresciuti in una famiglia religiosa: ogni mattina ci svegliavamo, pregavamo, facevamo le lodi, recitavamo a memoria i dieci comandamenti tutti insieme e ovviamente andavamo a messa la domenica e nei giorni in cui c’era qualche festività cristiana.
    Una domenica mattina chiesi a mio padre cosa volesse dire il nono comandamento, avevo circa undici anni, lui mi guardò accigliato, come se fossi la persona più idiota del mondo: “Vuol dire che un uomo non deve mai permettersi di guardare la donna di un altro uomo e non deve appunto desiderare di renderla sua, Ale” mi rispose con tono seccato.

    Rimasi a pensare per qualche istante, poi gli domandai: “Perché c’è il comandamento ‘Non desiderare la donna d’altri’ mentre quelli di non desiderare l’uomo delle altre, la donna delle altre e l’uomo degli altri non ci sono?” come finii la frase mio padre mi diede uno schiaffo.

    “Non ti azzardare mai più a questionare la parola di nostro Signore facendo obiezioni così offensive! E soprattutto non mancarmi di rispetto con pensieri così inutili! Hai capito? Vai in camera tua a prepararti, prima di andare a messa chiederemo al parroco di confessarti!” la sua voce era estremamente alterata e mi guardava con enorme disprezzo, voltai lo sguardo verso mia madre, sperando di ricevere il suo supporto, ma lei invece di supportarmi o confortarmi guardò mio fratello sorridendo, dicendogli di andarsi a preparare. Silenziosamente e cercando di trattenere le lacrime andai in camera mia e, appena ci misi piede, osservai gli abiti posti accuratamente sopra il letto e li indossai.

    “Perché non posso fare domande sui dieci comandamenti? Perché non vogliono spiegarmi le cose?” pensai mentre mi infilavo le scarpe, cercando ancora di trattenere le lacrime, sapevo che se avessi pianto avrei ricevuto un altro schiaffo e non avrei pranzato, perciò cercai di ricompormi prima di scendere nuovamente al piano di sotto e, appena raggiunsi la mia famiglia in corridoio partimmo per andare verso la chiesa.
    Arrivammo lì circa un quarto d’ora in anticipo e dentro la chiesa c’erano solo un paio di vecchiette intente a recitare il rosario; mentre mio padre si dirigeva verso l’altare, noi altri avvicinammo ad uno dei primi banchi e ci mettemmo in ginocchio a pregare.

    “Fai il tuo esame di coscienza, ricordati che devi andare a confessarti” mi sussurrò mia madre con tono severo non appena ci sistemammo, annuii e rimasi in silenzio, qualche istante dopo arrivò mio padre, intimandomi di andare dal prete ed indicandomi il confessionale posto vicino all’entrata. Silenziosamente mi alzai e mi avviai, feci la mia confessione poi tornai al mio posto. Seguimmo la messa poi tornammo a casa, come se nulla fosse successo.
    Questa fu la prima ed unica volta in cui provai a fare domande sui dieci comandamenti e la parola di Dio.



    Sono passati circa quindici anni da allora, ma lo ricordo ancora come se fosse successo ieri e quello schiaffo sento ancora che mi brucia, ho passato tutta la mia vita a seguire i dieci comandamenti con molta serietà, pensando che così avrei onorato i miei genitori e i loro insegnamenti. Procedette tutto bene fino a quando non conobbi Michi.
    Mi innamorai subito dei suoi folti capelli biondi e dei suoi bellissimi occhi azzurri, per non parlare del suo sorriso. Sembrava un angelo. Passavo ore e ore a pensare a quel sorriso e cercai in tutti i modi di farci amicizia. E ci riuscii, ma quando scoprii che aveva una relazione con Franci il mio cuore andò in mille pezzi e sentii che nella mia vita non avrei mai più potuto né provare un sentimento simile né incontrare una persona così speciale.
    Fu allora che cominciò la mia ossessione.
    Iniziai a seguire e spiare Michi e Franci, mentre dentro di me ribollivo di rabbia. Scattavo foto in continuazione e, mentre su quelle di Michi ci disegnavo cuori e frasi d’amore, quelle di Franci le deformavo e bruciavo. Sapevo che dovevo fare qualcosa per uscire da quel comportamento malsano e c’era un unico modo per farlo, nella mia testa cominciai a ripensare alla mia infanzia ed ai vari comandamenti, soffermandomi sempre sul nono: “Non desiderare la donna d’altri”.
    Quel comandamento mi ossessionava tanto quanto i sentimenti che provavo per Michi, ogni volta che li seguivo nella mia testa continuavo a ripetere ossessivamente: “Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la DONNA d’altri”. Non sapevo bene il perché continuassi a sentirmi nella testa quel comandamento, ma sapevo che dovevo fare qualcosa per porre fine a quel tormento, o la pazzia avrebbe preso completamente il controllo. Rimuginai per giorni sul da farsi, finché finalmente non ebbi l’illuminazione. Mi ci vollero parecchie settimane per organizzare il tutto e dovevo svolgere il mio piano con estrema precisione e puntualità, altrimenti non avrebbe funzionato.


    Arrivò il giorno fatidico e aspettai Michi vicino al negozio in cui lavorava, avrebbe finito di lavorare per le 17:00, mancavano ancora dieci minuti e l’attesa mi stava uccidendo. Dovevo avere pazienza, ma l’attesa era snervante, mi sembrava di essere un bambino che aspetta con ansia di poter aprire i regali il giorno di Natale.
    Uscì alle 17:07 e come ogni giorno si diresse verso casa, ero dall’altra parte della strada ed aspettai il momento adatto per andargli incontro, come se mi trovassi lì per caso.
    “Ehi, Michi ciao! Che coincidenza vederti qui. Come va?” domandai sorridendo dopo aver attraversato, fingendo di aver appena notato la sua presenza.

    “Oh, che sorpresa, ciao Ale! Tutto bene, tu invece?” mi rispose ricambiando il sorriso e per un attimo mi persi, guardando quel sorriso e quei magnifici occhi azzurri, ma cercai di riprendermi subito.

    “Bene, dai… Non mi lamento. Senti, ti va di venire a bere un caffè da me? Così ci facciamo due chiacchiere da amici” incalzai subito, il tempo stringeva e sapevo perfettamente cosa sarebbe successo tra pochi istanti.

    “Bhe, dovrei tornare a casa, Franci starà sicuramente tornando a casa. Sai, volevamo andare al cinema stasera” cominciò a dire e finsi un po’ di delusione, ma in quel momento squillò il suo telefono.

    “Scusami un attimo. Pronto, Franci? … cosa? Ma com’è possibile? Com’è successo? … Ok, va bene. No, no non preoccuparti, possiamo andare un'altra volta al cinema. Si ti aspetterò a casa, non preoccuparti, ti amo” poi riattaccò il telefono sospirando e mi guardò con un’espressione delusa.

    “Che è successo? Qualche problema?” domandai fingendo preoccupazione.

    “No, no… solo che Franci ha avuto un contrattempo al lavoro, una delle loro macchine sembra essere impazzita e dovrà fermarsi un po’ di più per aiutare a sistemare, farà sicuramente tardi. Così i nostri piani sono saltati”

    “Accidenti, che peccato. Se vuoi comunque, il mio invito per quel caffè è ancora valido, nel caso tu voglia distrarti un po’ visto che i tuoi programmi sono andati in fumo…” dissi con aria innocente, Michi si voltò verso di me e, dopo un attimo di esitazione, acconsentì.

    Ero raggiante! Finalmente, dopo mesi di attesa e settimane di scrupolosa pianificazione, avrei raggiunto il mio obbiettivo, ma una frase continuava comunque a rimbombare nella mia mente: “Non desiderare la donna d’altri, ma tutti gli altri casi? Perché non vengono citati?” ma cercai di scacciarla.

    Arrivammo nel mio appartamento dopo circa venti minuti e feci accomodare Michi sul divano del salotto: “Mettiti pure a tuo agio, io intanto preparo il caffè”

    “Va bene, grazie. Hai proprio un bell’appartamento, l’hai sistemato proprio bene, sai?” mi rispose sedendosi sul divano mentre mi dirigevo verso la cucina.

    “Grazie. Vuoi latte e zucchero nel caffè?” domandai mentre preparavo la moka, ma sapevo già quello che mi avrebbe risposto: “Sì, latte freddo, se ce l’hai, e un cucchiaino di zucchero, grazie”

    “Sì, latte freddo, se ce l’hai e un cucchiaino di zucchero, grazie”

    “Ti va anche qualche biscotto o qualcosa del genere?” chiesi prendendo il latte dal frigorifero, pensando alla risposta che avrei ricevuto: “Solo se ne hai già qualcuno aperto, non stare ad aprirli per me”

    “Solo se ne hai già qualcuno aperto, non stare ad aprirli per me”

    “Ma che coincidenza, giusto ieri ho preso questi biscotti alla pasticceria giù all’angolo, ma ne ho comprati troppi e me ne sono avanzati un sacco, potresti aiutarmi a finirli. Se vuoi potresti portarne qualcuno a casa per farli assaggiare a Franci. Penso che ne sarebbe felice, non credi?” appena quelle parole uscirono dalla mia bocca mi bloccai, non erano previste, non le avevo programmate, per un attimo mi sentii come se avessi rovinato tutto e il mio piano fosse andato in fumo.
    “Non desiderare la donna d’altri, ma tutti gli altri casi? Ma che stai dicendo? Fai obiezioni sulla parola di Dio? Cosa ti disse tuo padre all’epoca?” questi pensieri iniziarono a trapanarmi il cervello e ritornai in me solo quando la moka cominciò a borbottare e sentii Michi ridacchiare nell’altra stanza.

    “Sì, penso che gradirebbe, visto anche ciò che è successo al lavoro” disse Michi sospirando. Sentendo le sue parole, mi ricomposi e versai il caffè in due tazze, aggiungendo il latte e lo zucchero in una, poi dalla tasca estrassi il sonnifero. Fortunatamente riuscii a farmelo prescrivere per l’insonnia qualche mese fa, lo conoscevo abbastanza bene e sapevo come utilizzarlo senza rischiare. Lo versai nella sua tazza insieme ad un altro piccolo aiutante, poi aggiunsi un altro cucchiaino di zucchero, mescolai, presi i biscotti e tornai in salotto.

    “Ecco il tuo caffè, prendi pure tutti i biscotti che vuoi” dissi sorridendo allungando la tazza.

    “Grazie, Ale. Sei davvero gentile, mi ci voleva proprio” mi rispose prendendola e afferrando un biscotto. Sorrisi.

    “Papà, perché c’è il comandamento ‘Non desiderare la donna d’altri’…”

    “Credo di non aver mai messo piede a casa tua, non sapevo abitassi a pochi minuti dal mio posto di lavoro” disse iniziando a sorseggiare il suo caffè.

    “Oh, bhe sai come sono… non mi è mai piaciuto invitare troppa gente a casa mia, o far sapere con esattezza dove fosse”

    “…e non quello di non desiderare l’uomo delle altre…”

    “Già, hai sempre avuto un alone di mistero che ti avvolgeva… da quanto ci conosciamo? Un paio d’anni?” bevve un altro sorso e vidi che i suoi occhi cominciarono a farsi pesanti. Stava procedendo tutto come previsto.

    “Due anni e sette mesi, per essere precisi”

    “…la donna delle altre…”

    “Però, che memoria! Però hai ragione, ora che ci penso ci siamo conosciuti quando io e Franci stavamo insieme da quasi un anno, ormai…” la sua voce stava iniziando ad essere sempre più assonnata e dovette appoggiare la tazza sul tavolino per non farla cadere.

    “Vero… non ero molto felice quando ho scoperto che stavate insieme. Sai, mi piaci da quando ci siamo conosciuti ed ora… nessuno ti porterà più via da me” dissi con un ghigno sul volto, alzando lo sguardo nella sua direzione, stava perdendo il controllo del suo corpo, il farmaco stava facendo effetto.

    “…o l’uomo degli altri?”

    “C… cosa…?” rispose sbiascicando, cercando di guardarmi mentre mi avvicinavo sempre di più.

    “Nel tuo caffè… c’era ciò che mi permetterà di tenerti qui con me per tutto il tempo necessario…” sussurrai al suo orecchio, cercò di allontanarsi, ma riuscì a farlo solo di un paio di centimetri, vidi le sue palpebre farsi sempre più pesanti.

    “NON QUESTIONARE LA PAROLA DI DIO! NON MANCARE DI RISPETTO A TUO PADRE CON PENSIERI INUTILI!”

    “I comandamenti non dicono di non desiderare l’uomo delle altre, vero Michele? Dovrò solo pazientare ancora un po’ così che il Viagra faccia effetto prima di renderti mio” dissi sedendomi a cavalcioni sopra di lui e lo guardai sorridendo.

    “Ale… Alessandra, cosa… cosa hai… fatto…?” provò a domandare, gli accarezzai il volto e lo baciai.

    “Amo sentirti pronunciare il mio nome, lo sai Michele?” risposi avvolgendolo tra le braccia mentre perdeva lentamente conoscenza.

    Circa un’ora dopo il suo telefono cominciò a squillare, guardai il nome che comparve sullo schermo: “Francesca <3”. Sorrisi e continuai a fare l’amore con la persona che avevo desiderato per molto tempo, gustandomi ogni attimo, senza sentirmi minimamente in colpa.

    “Non desiderare la donna d’altri, dicono i comandamenti. Quindi non sto infrangendo nessuna legge del signore, nessuno dei due lo sta facendo” pensai mentre raggiunsi il paradiso terrestre.


    Comandamento: "Non desiderare la donna d'altri"
     
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    QUOTE (Hero of Sky @ 25/9/2020, 16:38) 
    che schifo il fanatismo religioso ossessivo

    Essendo un contest, potresti anche votare e argomentare il tuo voto? Grazie ^^ sono sicura che l'autore lo apprezzerebbe
     
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    La storia mi è piaciuta, molto lineare come al solito. Non ti nascondo che mi ha divertito il modo con cui hai trattato il comandamento, in effetti non c'è scritto da nessuna parte di non desiderai l'uomo delle altre ahah Simpatica anche la scelta di usare dei diminutivi per i nomi u.u

    Direi 3.5 + 0.5 di bonus per l'utilizzo del comandamento. Quindi complessivamente 4/5.

    Dal mio punto di vista non è creepy sebbene si tratti di un abuso sessuale. Per il modo in cui è scritta la vedrei meglio nella sezione Comico.
     
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    Emily, ma sei bisessuale? ( ͡° ͜ʖ ͡° )

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    E io che volevo fare la "moralista" seria xD

    Sono contenta che comunque la storia ti sia piaciuta, anche se il mio intento non era certo quello di creare una storia comica
     
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    Allora secondo me è il cambio di prospettiva ad essere per certi versi "comico" però la puntualizzazione sul comandamento è giusta ed effettivamente ha senso. Come ho scritto, anche se si tratta di una ragazza che abusa di un ragazzo, trovo comunque che sia sbagliato questo tipo di comportamento.
     
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    people who think oikawa should've gone to shiratorizawa are banned.

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    Sembra un po' comica, in effetti, ma la storia è resa bene e il colpo di scena mi ha preso! Mi aspettavo tutt'altro!
    Tipo che il protagonista fosse in realtà in uomo gay e l'oggetto del suo desiderio alla fine fosse "il terzo".


    Molto carina l'idea dei soprannomi per renderli "genderless" fino alla fine. Mi è piaciuto molto. 4/5 anche per me.
     
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    Beh Remilia, concordo con i tizi sopra, almeno per quanto riguarda la comicità della faccenda, ma non condivido il loro voto. Un quattro su cinque significa "QUESTA è una storia fatta proprio bene, alto livello, nulla da ridire. È anche possibile che questa storia non vinca il contest, ma che sia tra le prime tre è ormai una certezza". Ma io, Miles Edgeworth, ho da ridire!
    Il tutto parte da ciò:
    CITAZIONE
    E io che volevo fare la "moralista" seria xD

    Leggendo la tua storia non ho visto nessun elemento intenzionalmente comico. Il motivo è che non ce ne sono, e la storia è completamente seria (mi sbaglio?) quindi finisce per fare quello che chiamerei "trying too hard" se stessi scrivendo in inglese. Ma non sto scrivendo in inglese, e non mi viene in mente nessun termine migliore, quindi boh, voto -9999999999999/5 hai finito adesso non hai alcuna possibilità di vincere il contest muhahahahahahahah

    in realtà non voto


    edit do un voto reale 2/5 bruhhhh

    Edited by Markrath - 11/10/2020, 17:47
     
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    io non ci ho trovato nulla di comico. Mi è sembrato un racconto di denuncia
     
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    Intanto Emilia un augurio di buona mattinaaaaaa *sigla beeeenritrovati Barbara torniamo a parlare di Emilia qui su uno mattina cosa ci dici e secondo te, detto tra me e te AEMILIA, cosa potrebbe mai aver detto ecco cosa:

    Ho trovato la storia, personalmente, da 2 su 5. Ok ti butto due tre elementi a caso:
    Ho notato con una certa stizzetta i nomi genderless - congruamente alla domanda della protagonista fatalmente repressa dal pipì papà. Non ne potevo proprio più, non so se ci intendiamo amica! Scherzo, ma l'ho trovato leggermente fastidioso (giudizio personale qui niente voto)
    La narrazione iniziale prova a giustificare la repressione spirituale e conseguentemente sessuale di Ale, nata da dubbi fanatici irrisolti. Conquistata l'autonomia, senza mancar di rispetto alla parola di Dio, si è mossa negli spazi ciechi delle tavole. La premessa psicologica è ok.
    Il tema del comandamento ricorre MOLTISSIMO, interrompendo con le certe formule la narrazione. La parte media e finale, forse, scade un tantino nelle descrizioni della Alessandra che fa ghigni, arie innocenti, sorride e ricorda lo stile super represso di una fan fiction; anche prima l'andazzo era quello di una psicopatica proveniente da quei mondi lontani tredicenni: solo che qui si stupra, è diverso.

    Ho apprezzato l'idea non granché la conduzione la parola al conduttore
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    Veramente interessante. Sinceramente non ho trovato nulla di comico. Quell'osservazione sul comandamento ha fatto riflettere anche a me. Comunque, +1 !
     
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    Happy Urepi Yoropiku ne~

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    Aralkeve , se vuoi dare un voto al racconto devi dare un punteggio da 0 a 5, compresi i mezzi voti ^^
     
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    Ah, ok. Direi 4/5. Un po' per il colpo di scena ed un po' per l'osservazione sul comandamento.
     
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    Si ti aspetterò a casa, non preoccuparti, ti amo <--- "Sì, ti aspetterò a casa. Non preoccuparti, ti amo", secondo me suona meglio così. Ad ogni modo il "sì" avverbio di affermazione va accentato.

    A parte questo erroruccio idiota che non valeva manco la pena di segnalare, devo dire che stilisticamente non mi dispiace. Hai sempre scritto belle storie, forse questa lo è un po' meno delle altre. Ho apprezzato molto il tema che hai scelto: in genere quando pensiamo a stupri e rapimenti si pensa sempre che sia l'uomo a fare da carnefice. Non riusciamo ad immaginare che possano esserci donne (e ce ne sono!) violente e instabili, proprio come la tua Alessandra. E' una bella denuncia. Non mi piace molto come l'hai affrontata, però. Sì, okay, va bene tutto il contesto che hai costruito, il background della protagonista, ma diciamo che è tutto un po' raffazzonato. Imho avresti potuto allargarti un bel po' e approfondire la psicologia di Ale. Tra l'altro, già dall'inizio avevo già una mezza idea di come sarebbe andata a parare, ma dopo questa frase:
    CITAZIONE
    ma una frase continuava comunque a rimbombare nella mia mente: “Non desiderare la donna d’altri, ma tutti gli altri casi? Perché non vengono citati?”

    E' diventato lampante che si trattasse di una donna che desiderava un uomo. Non mi è dispiaciuto l'utilizzo dei nomi, non l'ho trovato comico. Solo che, invece di nascondere il senso della storia, lo ha reso ancora più evidente fin dall'inizio. Cioè, se ti aspettavi di stupirci con il finale, purtroppo non è andata così.

    Ripeto, è una storia carina, ma ne hai scritte di migliori. E di molto, anche.

    I miei voti sono:

    - Storia: 2,5
    - Utilizzo del comandamento/originalità: 0.5 (ti avrei dato come voto 1 per il comandamento, ma purtroppo lo scritto risulta un po' banale).

    Una volta finito il contest, per me può essere smistata in Altri Racconti.
     
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    Ser Procrastinazione

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    Al contrario di Rory, pensavo che "Michi" si sarebbe rivelato una donna. La protagonista nel corso della storia parla spesso di "uomo degli altri" o "donna delle altre", quindi credevo che sarebbe andata a parare lì. A quanto pare mi sono sbagliato.
    Personalmente avrei messo dei punti al posto di alcune virgole in alcuni casi, ma alla fine si tratta di scelte stilistiche, dunque eviterò di tediarti a tal riguardo.
    La tematica mi è piaciuta. In molti credono che lo stupro (e, più in generale, la molestia) sia compiuto solo dagli uomini, ma non è affatto così.
    Concordo con Oessido sul fatto che il comandamento ricorra spesso nella storia; secondo me anche in maniera eccessiva. Capisco che il suo ripetuto inserimento abbia la funzione di motivare e di enfatizzare le azioni di Ale, ma alla lunga diventa ripetitivo. In generale mi sarei concentrato di più sul background di lei e della sua famiglia.
    Il mio voto è 2.5/5 alla storia e 0.5/1 al comandamento.
    Dopo il contest, è smistabile in AR.

    Edited by & . - 25/10/2020, 20:40
     
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    Happy Urepi Yoropiku ne~

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    Non so, non so... anche qui vedo tanto di migliorabile anche se la base è già buona.
    Forse mi sarei soffermata di più sul passato della protagonista, magari qualche fatto "di mezzo" che la convincano ancora di più che ciò che fa poi alla fine sia meno grave, non so se mi spiego.
    E' un po' tirato che basti quel fatto nel passato della protagonista per giustificare tutto, non vedo diciamo l'evoluzione di questo pensiero in modo organico.
    Ridere non fa di certo, mi è piaciuto il cambio di prospettiva, dato che di solito purtroppo è un crimine visto molto più compiuto da un uomo, ma io leverei la "sorpresa", dato che l'uso dei nomi unisex è piuttosto chiaro cosa implichi.

    Per me il voto è 3, per il comandamento direi 1 pieno, è utilizzato bene

    Anch'io penso di essere per AR
     
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