Gigi D'Al

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    "Yeah, that's right!"

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    Tramonta l'estate 2019. C'è stato l'EstaContest, lo shitpost di Rory (su Gigi d'Al) si aggiudica il primo posto con infiniti punti e per un momento, e per errore, lo Smistamento è stato reso accessibile.
    Viene aggiunta una nuova emoticon, quella di Gigi; costui diventa il nuovo tormentoncino del Foro. Ai tempi ero uno Staffer.

    Questo racconto - 'na stronzata colossale - è un'indiretta continuazione di Insuposo.exe. Alcuni tra i dialoghi sono stati scritti, sotto mia richiesta, dagli utenti stessi: Markrath, Tacet e Dama. Erano naturalmente ignari del contesto.

    ATTENZIONE: Per una corretta fruizione del prodotto, UNA VOLTA APERTO UNO SPOILER è opportuno RICHIUDERLO, così da non veder già aperti gli altri.]



    Parzialmente nuvoloso, diceva l'uomo del meteo. Una voce robotica, lontana.
    Il tassista cambiò canale.
    Era la realtà. In quel momento, realtà significava polso destro. Aveva uno strano aspetto - uno che avevo imparato a conoscere bene. Era l'aspetto della "necessità". Il quadrante figurava le 2:47.
    Ero stanca. Non connettevo.
    Era una di quelle notti in cui non sai bene cosa stai facendo. Una di quelle notti in cui l'orgoglio lo lasci assopito, e desideri che qualunque cosa ti trascini via - ovunque, purché via e al contempo innanzi a te.
    Quella notte, mi capitò di spiegare anche al tassista, quel "qualunque cosa" era il CPF.

    Lui mi lasciò a debita distanza dal luogo effettivo.


    Io sistemavo la borsa, il fumo della sigaretta tenuta tra le labbra mi faceva lacrimare gli occhi. La tenni stretta tra l'indice e il medio, ciccai sul marciapiede e mi misi in ginocchio. Cercavo l'indirizzo, che avevo dimenticato.
    Il telefono era completamente scarico. Il gelo mi si annidava tra le dita sonnambule, agenti per una qualche sorta di legge meccanica dentro la mia testa.
    La mia testa... da due anni, contorta dagli incubi. Era la realtà. In ogni momento, dappertutto, realtà significava Markrath. Aveva l'aspetto della "necessità".

    So dove puoi trovare quel che cercavi. È tutto qua dentro: devi solo cliccare. :rath:



    Concessi alla lacrima una fredda morte sul mio viso, lasciandola scendere fino alla fine. Tirai su col naso per ricacciare il muco, gettai la sigaretta, buttai l'occhio sull'orologio. Le 2:49.
    Dovevo sbrigarmi.

    Credevo che il CPF fosse un Forum, di quelli su Internet. Dovetti scavare molto più a fondo per setacciare dalla superficie le pepite della verità; dalla ricerca, notte e giorno, ottenni solo residui granellosi - che mi avevano condotto qui, in una sconosciuta periferia di Napoli.
    CPF significava controllo mentale. Una Fabbrica di colori maligni, di sospetto, di dolore. Aveva rovinato la vita a molti, gente capitata nella mia stessa situazione. Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di scoprire cosa fosse loro successo.
    Dicono che l'effetto che mi capitò dopo l'esperienza traumatica nel M̷̡̝͇̋O̵͇͑ͅN̷̼̖̆̓D̷̢͌̂̓Ō̶̲̗ ̸͙̆B̴̯̲̹̏̅ͅỦ̶͈̓̈́ͅO̸̗̻̾̌͒͛Ǹ̵̦͚O̵̯͎̓̀̕͠ sia stato estremamente propedeutico alla mia crescita.
    Di solito, nei soggetti condannati dalla loro curiosità, presso il CPF non avevano ricevuto niente in cambio se non occasioni involutive di natura estremamente dannosa, irresistibile. L'assenza di materia grigia presso il mio cervello, invece, ha contribuito all'inversione totale del processo delirogeno, o quantomeno del suo annullamento.
    Eccomi; sto camminando per davvero. Sto davvero raggiungendo il CPF. Il mio cuore mi suggerisce che c'è qualcosa di nuovo da trovare. Una nuova forma di discordia.

    C'era questa nenia che tremolava attorno alle frasche - la stessa che faceva danzare le mosche attorno ai lampioni a forma di scodella, sospesi in mezzo alla strada. La stessa che mi faceva vibrare dalla testa ai piedi, colta dalla nausea.
    Sembrava un rituale. Un rituale di Staffer, canti... canti malvagi, melodie lungo il tessuto dell'aria come il sangue stesso che sgorga dal CPF, prodotto perfetto dell'essenza maligna che aveva completamente dissestato il florido terreno di felicità, dialogo e cultura che era quel posto.
    Musica che ricordava Let It Be, canzone d'amore, speranza, concordia. Era davvero questa la capacità di pervertimento del CPF. Conoscevo, per testimonianze auricolari, l'incredibile infondatezza logica dei riti del Foro. Solo Dio sapeva chi, o cosa, stesse controllando quel posto, cosa ne stesse determinando la musica.
    Il suono correva in me, ovattato dalla stessa atmosfera terrestre per autodifesa. Si sentivano risate lontane. Stavano facendo festa.

    Non puoi fermare Insuposo.exe! Nessuno può! Io rinascerò...



    Il CPF significava controllo mentale. Significava, forse, anche la mia fine. La fine che ho rimandato sconfiggendo Rosita. Una fine che... non poteva essere fermata.
    Raccolsi l'indirizzo, lo rigirai tra le dita, studiandolo. Sapevo dove andare. Raccolsi anche la torcia. Dovevo porre fine all'incubo. Cominciai ad incamminarmi.

    gesù cri'...

    Cacciai dalla mente con una veloce scrollata di capo quella tremenda voce nella mia testa. Tenni la torcia nella bocca, le mie mani cercavano ciecamente tra le tasche della borsa, una sciarpa, mi serviva. Faceva freddo. Ero fuori dalla strada, ormai. Vicino c'è un paese.

    salva sti criaturi
    a sti mamme...


    Il luogo non doveva essere così lontano.

    d̷a̷c̴c̷e̸ ̷t̴u̶ ̴'̴n̷a̴ ̶m̸a̷n̴o̵.̴.̸.̵

    Via... via dalla mia testa. Via ho detto... le mie orecchie stavano friggendo, il cervello dentro vibrava. Fui costretta a fermarmi.

    Sta furnenn’ u monn’
    e nisciunu ancora po’ capì
    dacce tu na voce


    Non capisco... cosa...? Che... riti stanno... facendo... barcollo all'indietro, non mi tengo in piedi.



    S̷̨͍͔̥̟̙̩̙͚̀̆̐tappac' ̷̼̍̀͗̋'̷̤̞̰̼̺̈́́͘ö̷̯͍͚̎̈͆̽͛́̈̚͝ ̶̭̺͍̇́͆̈̏̈́̿͝ṣ̷̽p̸̥͗̀̒̎̋͠ų̴̰̱͖̟̻̥̲́̕ͅͅm̴̡͇̱͚̭͚̟̟̤͉͛̎̓a̴̼͋nt

    Mi tenni le tempie ben strette... mi sembrava che potessero staccarsi,
    come fossero adesivi... BASTA, VIA! ANDATE VIA! BASTA!
    VIA!


    T̶̨̛͔͔͓͚̖̱̼̭̯̜̗̺̙̹̺̟̭͓̲͉̳̺̥̙̬̒̈́̈̆̽̈́́̅̾̈́͛̽͑̄̈́̀̉͒̽̋̐͘̕̚͘͝͝͝Ơ̶̧̢̢̛̦͖̫̳̺̬̯̞̳̙͙͙̝̪̘̭̖̦̬͖̼̅̈́̊͛́̉̏̂͊̾̓̇͂͗́́̅̏̏̚̕͜͜ͅŖ̵̢̧̢̨̛̛̠̖̲̲̺̼̮̱͚̼͉̺͍̱̖̖͎͖̺̹̜̠̙̣̙̱̜͆̂̇͂̓́̍͛̿́͆̑̀̏̽̂͋̈́̃̆̌̿͗͛̔̋̋̾̇͛̐̉̾̎̎̓̍͌͌̇̀̔̄̾̓̽̑̒̎̈̏͌̽̂͊͘̚͘͘͜͜͝͠͠ͅN̸͚̪̲͎̙͇̪̻̗̯͉̜̺̥̐̈́̅̍̚͜Â̷̡̞̼̫̻̪͓͕̭̼̝̫͕̦͇͍̟̘̫͔͇̩̝̥̳̣̬͉̱̗̂͑͐̓̉̆̌̈́͌̃̌͂͑̋̽́̐̎̓̿̇̏̇̀̊͒̆͆̄̉̄̈́̃̋͋̉̈́͗̿̔̓̄̃̓̈́̕̚͜͝͝͝ͅ ̵̢̧̡̢̢̨̛̛̛̩̜̦̥͉̹̬͕̣̭̟̻̝̞̲̦̜̙̖̺͔͖̖̟̪̩̱̯͖̐̆̐́̒̓̑́̓̋̌̾͛̎̈́̄̓̍͋̿̋̈́̒͛́̄͋̔̈̎̈́̔̀͛͌͊́͛̋͌͌̈͋̂̐̍̀̒̍̔͆̕̕̚͜͝͝͝ͅͅ'̵͉͈͉͎͉̤̗͙̦̘̤̫͓̝̩̪͎̟̟̭̝̰͚̻̺̜̤͇͖̱̊̿̓̎̀̌͐̅̆̑̕͠ͅͅN̵̢̡̧̧̨̳͖̯͎̹̬͍̼͕͇͚̫͙̟͖͚̝͎̮̾͗͋̓͌̃͌́͑̎̎̃̾͊́̏͌̿͂̀́͐͑̈́̽'̶̛͍͇͈̱̯̲̥̬̲̑͊͌̓̅̽͑́̇̽̀̌͆̓̌̊̋̉͆̅͗͑̒̑̈́͌̃̀͊̈̓͊̂́̍͑̏͑́̈́̊͐̌̀̀̄̏̂́̚͜͜͝͝͠͝͠Ā̷̧̧̛͈̪͍̳̥̯̼̺̮͙͕̩͍̤͔̹̙̲̬̗̝̮͕̻̝̬̪̻́̋̓͂͊̈́̑̆̈́̈́̅̔̈́̀̋̑̿̔͑͋̀̀̑̂̈́̋͊̉͌̎͐̃͘͜͜͠͝ͅT̴̢̢̢̢̡̨̨͎͙̗̩͎͎̝͚͖̙̮̝̪̣͇̙̠͔̬̲̬̠̦͎̲̲̼̹͍̟̠͓͖̝̲̰̠̭͉̖̣͚̼̹̰̳͖̳̰̱̭̟͉̠̫̩̟̼͇͖̈́̀̂͋̿͒̃̂͊͊̈̿̋̋͋̊̆̑̽̈́̔̀̈́̐͗̉̀͂̆̓̉́̀̈́̆̔͗̏̅͌͆͒̿̿̓̅̕̚̕͝͠͝͝ͅR̷̢̨̧̨̢̡̛̺̻̲͕͚̮̫̭͓̪̬͇̜̩̬̦̮͉̟̘͈̙̼̭͓̖̘̜̱̙̟̳͙̓̋̏̓̓̐̈́͌͌̀̅̆͂̽̑͐̾̍͊̏̈́̔̈́̿̌̀̀͛̒͒͂̑̇̾͐̆̈́̕͜͜͠͠͝͝͠ͅͅĄ̶̛̛̻͍̻̣̘̖͚͕͔̟͍̝͓̮̹̳̱͎̥͎̺̍́̎̅̈́́̃̾̿́͂̈́͌̑͗͂̌̎̓̓̃̊̐̈́͑͌̃̆͂͆̒͋͛͆͐̇̏̈́̑̑͑̓̍͒͐̽̄́̄͂̃́͊̕̕̚̕̕͘̚͠͝͝͠͠ͅͅ ̵̨̧̡̛̮̫̪̖̥̭̤̮͚̗̜͕̤͍̜̜̫̝̮̩͉̞̫̥̠͇̆̍̑̒̽͒̈̑̔̀͌̃̓̉̈́̏͋̓̉͑̍̇͆͂͌̀̆̈͂́͋͗̀͘̚͘͘͝͠͠͝͠͝ͅV̵̡̡̡̡̡̛̛͖̮͉͖̯̩̙̤͇̬̰͚͖̟̣̩͇͇̠̰͇̺̝̖̭̖͎͍͙̯̼͚̝̺̺̳̣͓̼̩͙͔̜̺̞̹́̆̈́̀̈̓̾͑͐̌͒̾͆̇̇͒͒͂̏̽̐̆͌̄͐̋̑̑̽̌͗͊͌̀͆̈́̎̊̀̓̋̑̎̈̔͜͜͜͜͜͜͝͝͠͠ͅO̷̡̢̡̨̧̨̧̨̢̡̢̡̡̩̲̬̜̙̻̲͓͔͈̣̠̼̩̟̺͕̭̮̤̪̙̬̬̺͚̯̲̠̼̳̤̹͖̘̜͉̝̣͕̲͕̜̜̙̱̯̲̼͖̎̿́͛̓̅̀͆͘͘͜͜͠͝͝L̸̢̨̨̙͚̱͙̪̯̝̝̺̞̻͈̰̮̦͎͍̳̰͙̗̮͉̭͈̣͎͍̠̠̬̼̖̖̺͉̰̪̠̣͈̠̼͕͖̖̏̒̐̽͗͆̽͑͆͌̆͑̓̾̆͂̋̈́̌͒̈̓́́̈̍͋̃̍̆̔̈́͘̚̚͜͜͝͝͝͠͝ͅT̵̡̧̧̛̛̥̗̺̤͖̳̯͖̭͕͔͍̟̝͎̹̼̱̼̝̯̲̤̤͂͊̊̈́̋̆͌̈́̆͗̏̄͂͗́̐͋͋͐̒̓̋̍͐̒̓̈́̐͗̆͐̎̎́̽͗̈̾̾͊́̂̔͋̓͌̊̚͘̕͘̕͜͝͠͝͝ͅͅÄ̵̧̛̩̘̻̜̝̝̠̼͎̙͇̙͈̬̰̜̞̩̳̥̌̑̈́̅͆̎͗̈́̇̿̐̂́̑̌͗̕͝͠ ̷̧̨̢͓̺̞̤̯̦̘̰͔̦͉͍͎̘̦̗͔̜̟̜͚̼̥̱͓̪̤̞̫̝̠̙͔͓̻̓̔͑̀͛̑͊̆͊̏̒͗̓́̀̌̎͋̌̅̾̒͌̾͌̈̈́̂͌́̀̎̅̆͗̀͐́̈́̍̂̈́̋́̚̕̚̚͘͘̚̕̚͜͜͠͠͝ͅG̸̢̧̡̡̨̡͍̳̗̙̯̪̲̥͈̰̦͚̣͔̣͔͈̖̪̝̤̙̭̲̪̙̲͔̮͚̣̝̝̼̠̜͓̜̯̯͖̪̩̗̲͓̟͔̜͈̞̹̻̯̩̞͖̰̲͒̈́̀̌́͝ͅͅͅE̶̢̢̞͈̱̥͙̩͚͓̖̘̙͎̻̦̩̜̙͓̯͚̪͚̮̣͈͊͐̈́̅͌́͂͋́̅͝͠͝ͅS̶̨̧̡̧͍̹̻͇̼̘͕̻̪͎̤̗̠̙̙̣̳̣̳͈̲̫͙͇̹̻̦͖̰̱͚̙̟̹̋͆̅͐͋͋̐̔̅̇͒͊̆̏͑͒̄͘͘̚̕͝͠͠͠ͅͅͅͅŲ̴̢̡̢̡̡̧̢͎̙̩̺͈̗̖̻̘͍͓̘̼̮̹̳͓̝̮͎̹̤̩̻̤̥̭̜̪͍͎͖̦̄̾̂̏̓̀͒́͛͆̿̂̿̂̓͂̆͌̇͐͛̃̃̀̌͛̋̕͘͘͜͠͝͝ͅͅ'̸̧̢͈̖̲̺̗̻̬͖͔͔͉̦̫̝̺̟̟͎̺̯̞͇̝̜̯̫͎̮̗̲̼͙̜̼͖̹̯̻̹̯͙̖́̀̋́͊͋́̆͆͒̋̃͛̽͠ͅ ̶̧̢̢̡̢̧̢̺̝͚̺͙̮̦̭̗̞͚̣̭̰͍͈̙̱͍̤̬̫̪̮͈͖͈͎͉̱̈͌͑͗̋̈́̏̓̾͐̐͗͌̄̾̈́̍̌͗̀͘͜͜͜͝͠͝Ç̷̨̛̼̞̝̹̭̠̘̘͇̠̙͍̜̬̠̖̗̮̦͈̩̰̙̞̮̈̓̈́̎̐̇͗̎̌̓̀͗̀̀͋͊̄́̇̋̿̄̉̋̃̍͠R̷̡̧̢̡̨̧̨̡̛̩͕͍͇̺̦̺̼̙̬̣̟͚͖͇͍̺̰̟̻̫̦̙̩̣̲̺̻̰̳̮̺̣͈̳̅̈̉̐̒̂̌̈́́̇͛̒̑̽̍̿͆͂̈́̄̈̑̐͊̑͐̿͑̔̑͌̉̀̂͌̌̌̂͛̀̚̚͘͠I̷̡̧̡̡̨̛͎͕͙͈̙̪̳͓͎̖͍̣͔̮͔̻͇̙̱̩͕̰̫͎̣̙͎̰̝̺̻͆̓̄͂̅̈́̅͆̍̓̔͌̾̍͂̊̇̈́̾̿̾̊̈̓̎͒͌͊̑̊̈̿̾͛̚̕̚̚͝͝͝͠͠͝
    Oessido.
    Inutile
    BASTA:::: AAAAAAAAAH
    Aiuto... aiuto... IN SMISTAMENTO! SEI IN SMISTAMENTO!
    Ti prego... basta...

    Ecco perché... urgh, maledizione, tutto tace e solo quei maledetti ratti continuano a fare rumore, questa volta un po’ più del solito.



    ---



    - Giacovalda... -
    La musica era cessata. La festa... finita.
    - Uh... uhm... cosa... -
    - Giacovalda... sei tu... -
    Markrath. Era lui, la sua voce. Mi tendeva una mano, ma il volto era in penombra.
    Io urlai, ricacciando i piedi per poi scalciare come potevo, tirandomi indietro. Era lui...
    - Giacovalda... dove vai? Ehi, no... che succede? -
    La mia schiena entrò a contatto col tronco di un albero. Dietro Mark, l'enorme edificio segreto, dalla forma di una fabbrica. Il CPF.
    Io raccolsi entrambe le mie mani e le riunii sulla fronte, non capendo niente. La mia gola emetteva singhiozzi di dolore e confusione che quasi facevano sfrigolare la saliva che mi scendeva a forza di deglutire. Faceva freddo. Tenevo socchiusi gli occhi solo per tenere d'occhio il Ratto, che rimaneva attonito, nel contrasto di luci generato dalla Fabbrica.
    Si chinò di poco, come se stesse provando ad approcciare un animale impazzito, ma ancora non riuscivo a vederlo in faccia. Io squittii, non appena fece un passo verso di me. Allora lui avanzò come poteva le mani, di scatto, come a dirmi che non aveva intenzioni cattive. Io presi parola. Sentivo che mi stavo calmando:
    - Tu... tu... è colpa tua se... -
    - Lo so... lo so, Giacovalda, so cosa pensi. Non avrei mai dovuto metterti al corrente di quel file eseguibile. Lo so. Ora... calmati, e... parliamone... -
    - Tu... - deglutii. Cacciai le mani dalla fronte, una passò una carezza sotto il naso, asciugando il muco, l'altra sistemò una ciocca dietro l'orecchio. Avevo la faccia molto arrossata.
    - Tu... sei con loro. So quello che fate. -
    Marco sorrise. Fece un altro passo, io drizzai la schiena. Impose la mani mostrando i palmi, alzò le sopracciglia, occhi innocenti:
    - Cosa, be', cosa credi che facciamo, qui? Illuminami. -
    - Voi controllate. - tirai su col naso: - Voi controllate le persone. Le fate del male. -
    - No. Noi non facciamo questo. -
    Si interruppe. Poi si avvicinò ancora, con l'aria di chi vuole insupare.
    - Io sono un utente come tutti. Giacovalda... fidati di me. -


    Fu allora che uscì dalla penombra. Fece un altro passo.



    - Cazzo! CAZZO! -
    Io mi alzai, scalciando diverse zolle di terra, e una volta in grado di correre cominciai gravitando intorno all'albero. Sentivo le risate di Markrath dietro di me. Sembrava stesse camminando, io non mi voltai.
    Volevo urlare di terrore, sistemare il mal di testa che mi ronzava sulle tempie, ma non potevo sprecare il fiato.
    Cos'era quello? Come poteva essere... questo... andava oltre ogni concezione del reale. Dunque era vero, Markrath stesso era responsabile di Insuposo.exe. A parlare, alla fine di quella strana avventura, non era quella stupida gallinaccia, ma lui stesso attraverso quel corpo.
    - I...Insupiamos! Uh uh!!!! -
    Mi voltai. Quel volto filiforme si allungava attorno ai rami, mentre la corsa sbracciata e squilibrata del suo corpo seguiva paradigmi fisicamente impossibili. Mi stava raggiungendo. Rideva.
    Mi mancava la forza di correre, il cervello quasi spense le gambe e sentii le ginocchia crollare sul peso del mio corpo. Eppure, continuai.
    Corsi finché le gambe me lo permisero, senza guardare niente se non i miei piedi.

    Quando fui sul punto di cedere, mi accorsi di essere in mezzo ad una strada, sotto lampioni che facevano le bizze e facciate di edifici abbandonati a se stessi.
    Caddi in ginocchio, sentii la pelle sbucciarsi e assumere la forma dell'asfalto. Guardai indietro. Niente.
    Mi misi a piangere, stringendomi a me.
    Non ero pronta per quello. I miei incubi dovevano restare tali. Sforzarsi di aprire gli scrigni, così ben sigillati per un motivo, avrebbe significato la mia fine. Era troppo. Il CPF mi chiamava - avrei fatto bene a non rispondere. A non rispondere dei miei ricordi. A non rispondere di me.
    Mi mancava il tempo delle galline. Era tutto più facile. C'era più movimento, più sicurezza, più ingenuità. Era tutto negli scrigni. Schiavitù in cambio di conforto.
    Ma preferivo la fine, rispetto ad una vita tormentata. Non potevo non rispondere del CPF, di me. Preferivo morire... preferivo morire! Avrei vo-
    - Ehi. -
    Una mano sulla mia spalla. Non ebbi il coraggio di voltarmi.
    - Ciao, Oessido. Sono Markrath. -
    Deglutii. La voce era diversa. Cosa... la sua faccia. Era quella di un piccolo e fiacco ragazzino. Sembrava... umano. Gli sfiorai il volto, mentre il mio era ricoperto di lacrime. Quasi fremetti dall'eccitazione.
    - Tu... sei reale... -
    - Purtroppo. -
    - Cosa... cosa ci fai qui? -
    - Cosa? Tu, cosa ci fai qui? :oessido: -
    - Ah... beh... -, mi asciugai le lacrime con il tessuto della manica, e sorrisi, abbassando gli occhi: - Non mi chiamo più Oessido... ma Sixtyten... lo avevo cancellato... ed ero qui per... sai bene perché. Tu sei quello vero, no? Sai bene cosa... -
    - Shhh. -
    Io strabuzzai gli occhi. Lo vidi farsi improvvisamente serio.
    - Dobbiamo tornare alla taverna. -
    - Alla... taverna? Ehi, no... che succede? -
    Lui guardava il punto da cui ero sbucata. Così feci anche io. Qualcosa tra i rami.
    - Lui è Gigi. La nuova forma di terrore, di disagio, che si è impossessata del Foro. Si è accorto di te. Ascolta, non possiamo stare fuori. Dobbiamo andare, seguimi. Non mi vorranno molto bene lì, ma la sopravvivenza e la felicità di tutti è un argomento che mi interessa particolarmente. -

    E fu così che incontrai il vero Marco Ratto, [rimaneva comunque un grandissimo figlio di puttana] e capii subito che si trattava di quello vero, quello che più di tutti mi mancava, perché era quello più autentico - sebbene fossi io, almeno in questa istanza, a dargli voce. Non so cosa avrebbe fatto veramente.
    CPF è controllo mentale.
    Per resistergli, diversi utenti hanno deciso di mantenere le distanze dalla Fabbrica, creando un luogo accogliente con quello che potevano. Staffer - tutti impegnati in strani rituali: erano i veicoli del Maligno, il suo modo di parlare al mondo. Era chiaro che, proprio a causa della loro natura, erano i primi ad essere stati impossessati. Non c'era l'ombra di uno staffer che tutti noi avremmo definito "sano". O almeno, di uno staffer decente :(
    Il Maligno di cui parlava il ratto ad oggi era conosciuto col nome di Gigi. Nel tempo, la forma del Maligno assume varie forme, vari disagi, vari cringe, come intelligentemente alcuni di noi osserverebbero.
    Questa forma, in particolare, era semplicemente troppo da sostenere per la gente comune. Questa forma si dava come un tormentone, qualcosa di simpatico - ma era sottile, cancerogena, e tornava sempre più forte. Come un virus indomabile.


    Non puoi fermare Insuposo.exe! Nessuno può! Io rinascerò...



    Se il forum è morto, consoliamoci tutti! Si adegua bene all'atmosfera. Ma non doveva essere così. Spesso si registravano visite improvvise di viandanti, o gente affezionata. Quando poi scopriva il dissesto e l'orrore che imperversava in quei luoghi, girava i tacchi.
    Non io, sebbene ci abbia provato. Neanche Mark, almeno per adesso.

    Raggiungevamo la "taverna", passando silenziosi tra alcune Sezioni dissestate. Altre brulicavano di vita, a volte. Gli chiesi dove fosse lo Staff.
    - Sei tu lo Staff, brutto carciofo. -
    - Ah... è vero. -
    - Nah, non ti preoccupare. Almeno tu sembri sana di mente. È così che vanno le cose. Con il tempo, le nostre libertà si restringono sempre di più: i messaggi cancellati, la verminosa censura dello smistamento (e la temporanea apertura dell'altro ieri? Una vera e propria provocazione!), e adesso il Cestino è un'area riservata soltanto per il management? Sveglia! -
    Io lo guardai stranita. Smistamento?
    Cos'era lo Smistamento?
    - Lo... Smistamento... Oessido, come fai a non... dai, amico, anche tu!... -
    Gli giurai che non sapevo niente di niente su questo... Smistamento. Lui sorrise tra sé e sé. Sembrava aver accusato il colpo, ma in silenzio, con la pazienza di chi ci aveva fatto il callo, coi colpi bassi. Cos'era lo Smistamento?
    Eccola, la taverna. Vidi due utenti farsi i fatti i propri fuori di essa, li lasciammo perdere. Sembravano dei piccoli killer. Quando entrammo, osservai con chiarezza la natura decadente del luogo. C'erano tante statuine strambe appese, un bancone inutilizzato.
    - Ehi, amica! -, sentii sopra le scale. Alzai lo sguardo. C'era un utente.
    - Ehm... Mark? -, lui era rimasto presso l'uscio della porta. Mi fece distrattamente segno di andare avanti.
    - Vieni qui, non temere, non voglio farti del male. -, fece l'uomo, sorridente. Scendeva le scale, lo sguardo era puntato ai gradini, per non cadere, credo.
    Io rimasi ferma. Proseguii:
    - Potresti... -
    - Presentarti? Bene. -, l'utente si mise a sedere su un sacco di plastica, invitandomi a fare altrettanto. Il suo modo di fare mi portò a seguire le sue istruzioni, e così mi misi a sedere anche io, senza desiderarlo davvero. Entrambi accomodati, davanti a un caminetto spento e inutilizzabile. Mark entrò, e cercò qualcosa dietro il bancone, un drink.
    - Bene... il mio nome. Certo, mi chiamo...ecco, forse è meglio tu non sappia il mio vero nome... Chiamami solo Tacet. -
    - Tacet? Come mai questo nome... -, non mi venne in mente una domanda più pertinente all'assurdità del momento, tanto ero stregata.
    - Perché di solito amo il silenzio. - E difatti, si zittì. Mi studiava, si carezzò le mani. Sussurrò: - Ma non in questo caso. Non più, ormai. -
    Mark continuava ad armeggiare con le bottiglie.
    - Cos'è questo posto, Tacet? - feci io.
    - Vedi, siamo... sono qui da giorni. Là fuori è scoppiato il finimondo e... non avevo nessuno con cui parlare. -
    - E così ha abbellito questo pertugio. - fece Mark, dall'altra parte, seguito dal borbottio del liquido riversato sul bicchiere.
    Tacet proseguì:
    - Ho organizzato questo rifugio con pochissimi eletti che mi ispirano fiducia. Sì, anche tu sei fra questi. -
    Poi si alzò dal sacco di plastica, si grattò il mento, come a pensare. Guardò fuori dalla finestra, sulla strada adombrata.
    - Fra poco ci raggiungeranno gli altri. -
    Mark ingollò un bel sorso di... qualunque cosa si fosse preparato:
    - Chi avevi mandato? -
    - Ho mandato Rory in perlustrazione, accompagnata da Cedric. -

    Ricordavo Rory. Era quello strano ibrido tra il buon Mauri Costa e il Joker. Autoctona, pare. Purtroppo dal Costa ha ereditato il sovrappeso, e dal Joker... la follia, credo? Quanto a Cedric, non lo ricordavo molto bene. In ogni caso, nomi non nuovi.
    Mark trasalì nel sentire il nome di Rory. Poggiò rumorosamente il bicchiere sul bancone, e borbottò disappunto. Io feci:
    - Mark, tutto bene? -
    - No, Oessido. Niente affatto. -, disse, cuocendo lo sguardo verso Tacet, in segno di rancore. Se ne andò al piano di sopra. Io rimasi incredula, ma non volli approfondire la cosa in questa istanza particolarmente grave. Mi sono riavuta. Volevo capire.
    - Tacet, posso... farti una domanda? -
    - Certamente -
    - Chi è... Gigi? -
    Lui sorrise. Un sorriso amaro.

    E così, mi spiegò tutto sulla natura del Maligno.

    ---



    - Lo Smistamento... lo Smistamento! - borbottava Mark, girando in tondo attraverso la stanza, illuminata con una fiacca luce da lampadina. Si teneva la testa fra le mani. Appena mi sentì bussare, si sistemò per bene e chiese:
    - Chi è? -
    - Io, Mark. -, risposi.
    - Entra pure. Ahm... lascia stare il disordine. -
    Quando entrai, mi sedetti sulla branda. Cercavo le sigarette, ma mi bastarono solo due secondi per capire che la borsa non l'avevo più, probabilmente lasciata quando svenni in mezzo al sentiero che conduceva al CPF. Lui non fumava. Ma fremeva, come in astinenza.
    - Si può sapere che ti è preso, prima? -
    - Ah, sicura di... di volermi ascoltare? -
    Io mi accomodai:
    - Certamente. -
    - Vuoi davvero... sapere cosa penso? -, cominciò, preso dalla rabbia. - Penso che ci stiano prendendo in giro. Ci stanno servendo la torta con tutta la glassa, capisci? Io penso... penso che non posso fidarmi di ciò che penso. -
    - A... a che ti riferisci, Mark? -
    - A questa storia del Maligno. Tutta questa cosa è una grande beffa. L'ho detto, quella non era una beffa! Quando l'ho detto, che non era una beffa, voglio dire, ero serio. La gente in alto, l'1% che ci governa, ci stanno prendendo per i fondelli. -
    - Stai dubitando di Tacet? Lui mi ha raccontato del Maligno, sembra una cosa molta vera, e...
    - No, no, no, vai con ordine: poco prima che finisse questa farsa di un contest estivo, Rory, una delle veterane di questo forum, ha pubblicato la sua storiella criptica che ha suscitato tanto scalpore. Ordine. Dunque, allora lo sai, no, tutto quell'affare di Giggi... -
    - Sì, di nuovo, me l'ha spiegato Tacet. E Rory... se non sbaglio se ne sta col Santo Kohei. Ma, quindi, cosa... -
    - Ecco, ecco cosa: quella storia era uno specchio per le allodole, era come il manoscritto Voynich. -
    - Che cosa intendi dire? -
    - Intendo dire che non significava un bel niente, ecco cosa! Pensaci bene, guardami e dimmi se sto sparando stronzate: un membro che è sul forum sin dai suoi albori, che è chiaramente in contatto con i Potenti (infatti uno di Loro ha persino commentato di sapere quanto ha impiegato la stesura della storia!), pubblica questo raccontino così enigmatico, poi si da il caso che alcuni iniziano a teorizzare che questo Giggi sia un'entità tangibile, che agisce sul foro... tutte inezie. -, prese un bel respiro:
    - E a qual fine? Te lo dico io. L'hai vista quella discussione, no, "Eliminare lo smistamento"? Poco tempo prima dell'Evento si era iniziato di nuovo a confabulare su una possibile apertura dello Smistamento. E devo forse dire altro? Non è chiaro come la luce del sole, e altrettanto dolorosa come verità, che i Potenti non vogliono neanche sentir parlare di cose del genere, che potrebbero intralciarli nella loro lenta ma costante oppressione dei nostri diritti? Quindi che fanno? Aprono lo Smistamento, uno Smistamento finto, perché anche un asino si accorgerebbe che quello non era il vero Smistamento, e riducono tutto a scherzo, tutto è facezia. E così viene soppressa la voce insorgente.
    Giggi, no, lui non esiste. Tutte menzogne. Tutte menzogne... -
    Il discorso tornava. Soltanto una scusa per terrorizzarci tutti - una maschera atta a giustificare il tremendo approccio oppressivo dello Staff nei confronti degli utenti; distrazioni di massa. Andava di tormentone in tormentone, di cacca in cacca. Con la scusa della festa, si concedevano sempre più poteri.
    Il Maligno era un'entità vera, però. Mark la evitava, come tutti, a questo credevo ancora. Credevo nella bontà dello Staff; credevo nella maledizione che di tanto in tanto torna a ripresentarsi. Mark credeva nel complotto, ma io credo nel Maligno. E anche Mark dovrebbe conoscerlo; lui mi ha portato nel MoNd0 Bu0No.
    Doveva esserselo dimenticato. Come se fosse stato ipnotizzato, ed ecco, questo confermerebbe la sua tesi.
    Prima ho visto una copia esatta di Mark, una versione che lui ha definito come il "Maligno".
    - Quindi... non esiste il "Maligno", è un modo degli Staffer per giustificare i loro comportamenti oppressivi... per te il Maligno è questo piano di terrore e confusione del Forum. -
    - Esattamente. -
    - Prima, nei boschi... ho visto te... ho visto un incubo di te... e Insuposo. -
    - Capisco, Giacovalda. È così. Non esisteva veramente. Questo Gigi confonde le menti, quando senti le sue canzoni non ci capisci più niente. E in balia al terrore ecco, puf, scomparso. Stanno cancellando ogni prova. Ogni forma di repressione. Per rinchiuderci in Smistamento. -
    - Tutto chiaro, Mark. - sorrisi io. Non sapevo a cosa credere. Continuai, tuttavia:
    - Solo... un discorso non torna... -
    - ...lo Smistamento? -
    - Lo Smistamento. -
    Lui si mise a ridacchiare, affranto.
    - Davvero non sai cosa sia lo Smistamento? -
    - No, ti giuro! -
    - Bene. Mi auguro tu non lo scopra mai. -

    ---

    Riposai un po' e un po', disturbata dal concerto ossessionato dei grilli fuori dalla finestra. Tossicchiavo, dovevo aver preso un po' di freddo. D'improvviso, sentii Mark uscire dalla sua stanza, con quel "clock" della serratura, e seguii i suoi passi veloci e preoccupati, andavano verso il piano terra.
    Tornarono Rory e Cedric dalla ricognizione. Tacet guardava un ritratto del re di Bibbiena, si grattava il mento e...:
    - Ragazzi, dobbiamo andarcene, ORA! - irruppe Cedrata. Un tempo lo ricordavo con la zucca, ora sembrava un'altra cosa. Ansimava, le vesti erano bagnate - eppure fuori non pioveva. La botta che Cedric aveva dato alla porta d'ingresso risuonò per tutte le pareti leggere della taverna, e mi raggiunse, facendomi trasalire. Mi alzai di scatto.
    Tacet si voltò, allarmato. Io uscii dalla camera, e li guardavo da sopra le scale. Mark si era posizionato accanto a Tacet. Entrò anche Rory - accidentaccio.
    - Che succede? -, fece Tacet, con fare bonario. Sembrava voler rassicurare tutti i presenti, ma non attaccava quel tono di voce. Cedric, anzi, si allarmò ancora di più, e lo informò subito:
    - Emily. Ci ha visto. Credo ci abbia marchiati. E... -, deglutì: - E... Rory... -
    guardò tutti, vide anche a me, ma non sembrò soffermarsi. Stringeva i pugni, aveva paura. Rory aveva appena finito di appoggiare il cappotto sull'appendiabito, anche quell'indumento bagnato. Ora sentiva bene, nessun rumore.
    - Rory mi sembra strana... -
    Tutti ci voltammo verso di lei. Silenzio. Lei scrollò il capo, come dopo aver sentito un'assurdità di cui si è vittima. Aggrottò le sopracciglia:
    - Che catto hai detto? -
    - Io... no, non insinuerei niente... non farmi male :gigi: -
    Mark si fece paonazzo. Era lei. Lei, il mezzo attraverso il quale lo Staff aveva creato il Maligno. Scese le scale.
    - Tu. -
    - Tì, io -
    - È arrivato il momento, no? E tu, Cedric, TU, Tacet! Vi avevo detto di non fidarvi di lei, con quella storia della redenzione! Hai richiamato gli Staffer con Gigi. Stanno venendo a prenderci. -
    Tacet a quel punto si mise in mezzo alla stanza, cercando di placare il Ratto, sempre con quel fare semplice. Ma si vedeva che aveva paura. Oltre Mark, guardò un po' tutti, mentre distendeva gli arti, come ad abbracciare per forza una situazione tranquilla:
    - Ehi, no. Ascolta, non possiamo... non possiamo permetterci di litigare, questa situazione è grave. - poi sussurrò a Mark, tenendolo stretto per un braccio: - Ancora con questa storia, topo di fogna maledetto? Ti ho detto mille volte che sono solo cazzate. Prima era "Qui pruende" come mi è stato raccontato. Poi "insuposo", bandiere, e ora questo. Tu hai creato questo. -
    - No. Gigi non l'ho creato io. -
    - Ah sì. Allora perché te ne torni in quel Forum di Gigi, l'unico che ci è andato, sei tu. Ne parli come se ammirassi il posto, l'architettura, la gente, e infesti tutto con bandiere, accidenti, cazzo, Marco. Stai cercando di cancellare inconsciamente il male che ci hai fatto. O almeno, questo crederei, usando la tua logica. -
    Non... avevo mai pensato a questo. Mark ultimamente ci andava spesso, lo aveva riempito di shitpost, e... Dio! Non ci capisco più niente! Io guardavo Rory. Aveva abbassato lo sguardo. Mark si fece incredulo:
    - Io... io non... CAZZO! -, si discostò violentemente da Tacet, e ringhiò a Rory:
    - Perché? Perché ci fai questo? -
    ...
    - Non to di cota parli. -
    - Sto parlando dell'EstaContest. Ora tutto si è risolto, no? Eppure il problema rimane, con la storia dell'infinito e... -
    Lei rise. Rise, facendo sgorgare gradualmente tutto il vomito da pagliaccio che teneva dentro.
    - Non atisco per me. Io tono come te, come voi. -
    - Tu... -
    - Ora... Tono più come un cane che integue un'automobile. La integuirò di continuo, ma quando la prenderò non taprò cota farmene. -
    - Cosa... cosa citi? -
    Rory fece segno fuori dalla finestra.
    - Amiti. -
    Le domeniche d'Agosto...
    - Un betot a todot :) -
    Quanta neve che cadrà...

    Dalla finestra, un'enorme esplosione. Delle schegge finirono per prendermi la caviglia, un'altra centrò il braccio di Markrath. Ricordo appena un folletto spaccare la porta ad asciate, particolarmente sorridente e buono... DamaXion... ed Emily?... Tacet corse via, saltando il bancone e raggiungendo le cucine, mentre Cedric si rannicchiò, tremante dalla paura. Perdevo molto sangue.
    Poi, il buio.

    -------------------------------------

    - Oessido, tutto bene? -
    - mmhhh... -
    - Oessido... Ehi, sveglia! Svegliati, cazzo! -
    Markrath...?
    - Sta arrivando qualcuno... vuoi darti una mossa?! -
    Era Markrath! Riaprii gli occhi, ci vedevo sfocato. L'atmosfera puzzava di polvere e benzina - era tutto molto buio. Il pavimento gelido e ruvido, pungente, infastidiva le mie ginocchia. La caviglia, non osavo muoverla, ma sembrava che la mia ferita fosse stata medicata. Provai ad orientarmi.
    Ero stesa a terra, Markrath era alla mia destra. Lui si era appena svegliato. Alla mia sinistra, un Cedric tremante - con le orecchie sanguinanti. Non sembrava udire, né parlava. Tutti noi eravamo incatenati.
    - Markrath... cosa... -
    - Credo... che ci abbiano catturati, Oessido. Siamo, con tutta probabilità, dentro il CPF. Siamo in trapp... -

    - GYU! -

    Io alzai lo sguardo, spaventata. C'era un po' di luce, era lo spiraglio al centro di una porta cellare, era stata aperta. Ma non c'era nessuno. Io guardai Markrath, ma lui era troppo concentrato sulla soglia, gli sudava la fronte, non mi degnava d'attenzione. Sembrava avesse riconosciuto quella voce, era una voce squittente e felice. Amica. Dopo un momento di silenzio, in quella penombra, sentii il sordo click di una chiave.
    La porta venne spalancata. All'altezza del pomello, un piccolo folletto.
    ...
    Ma certo! Era Damaxion! Lei è una persona buona, così la ricordavo, ma... Gigi... si fece vedere appena, non era ancora entrata.
    - Tu... tu sei, s-sei Damaxion, giusto? -
    Lei fece un mmh mmh, era un sì. Sembrava fosse indaffarata con degli oggetti che non potevamo vedere, dietro l'angolo sinistro della porta. Io guardai Cedric, sembrava si fosse ripreso, e ansimava - come tentando di arginare, sopportare il dolore che le orecchie frantumate gli portavano. Sembrava avesse una richiesta urgente, ma faticava a parlare. Come DamaXion tornò a farsi vedere, portava con sé un bel vassoio di Muffin. Dietro di lei c'erano grandi luci bianche, rendendola così una sagoma oscura e particolarmente contorta.
    Io cominciai a scuotere le braccia, generando un fracasso di catene che quasi superò la mia voce:
    - Liberaci, ti prego! -
    Lei non rispose; si avvicinò piuttosto a ciascuno di noi, poggiando delicatamente porzioni di quei deliziosi Muffin. Non appena si avvicinò a Cedric,
    d'improvviso calciò via il piatto coi muffin. Le sue orecchie zampillavano ancora, e finì quasi per contorcersi gli arti, trascinandosi quanto più avanti possibile; lacrimava, implorando:
    - TI PREGO! PORTARMI... portami allo Smistamento... -
    Dama sollevò gli occhiali, e saltellò sino alla soglia. Markrath cacciò una bestemmia silenziosa, e osservava la scena con occhi furenti e preoccupati; Cedric non doveva proprio parlare di Smistamento. Era stato un errore.

    Lo "Smistamento".
    - Cercate lo Smistamento? Io credo di sapere dov'è, posso portarvi là! -
    Io ai tempi non sapevo cosa fosse. Di che si trattasse, ma fui contenta di sapere che DamaXion serbava ancora un po' della sua gentilezza nei confronti di noi poveri sfaccendati utenti; una fortuna che lei, indirettamente, mi avesse confermato che ci avrebbe liberati, anche momentaneamente.
    Cedric lacrimava di gioia:
    - Sul, sul serio? -
    - Sul serio! -
    Io guardavo Mark, tuttavia. E mitigava eloquentemente tutta la mia gioia.
    - Scusami... Dama... - feci io, spostando lo sguardo da Mark a lei: - Cos'è lo Smistamento? -
    Mark si voltò verso di me, facendo segno di "no" con la testa. Merda. Ho sbagliato. Dama rispose:
    - Lo smistamento? È un luogo di amicizia e confronto, di costruttività e colori! Sì, sì... lo smistamento... hehehe...
    S̘̯͉̮m̻̝̘̱i̗̲͍͔̥st̜͚̬͝a̴̳m҉̬̮̘e̥̱͜n͉̹t̳̗o͙̥̲̞͇̩ -

    Dama sembrava fremere un po' più del solito, un tamburellio interno che le faceva schizzare i capelli e gli arti, non conosceva quiete. Liberò Cedric, allora. Io mi feci leggermente più lontana, facendomi vicina a Mark. Gli occhi di Dama sembravano... diversi.
    - O ┴ N Ǝ W ∀ ┴ SI W S!!!!!!!!!!!!!!!!-
    Poi, aprì le fauci, e scatenò dei morsi minuscoli ma tremendamente profondi, sulla mascella di Cedric, poi passando al cranio e il collo. Ora cascate di sangue andavano a macchiare le sue vesti e il pavimento sottostante, mentre il povero utente goglottava parole incomprensibili. Allungava la mano verso Dama, nei suoi occhi provavano ad accendersi ormai spenti lumi di desiderio, di voglia di smistamento... Dama nel frattempo si puliva la bocca con una veloce passata di braccio. Ora digrignava, ridendo:
    - Cercate lo smistamento? Che sciocchi... guardatevi, così pieni di certezza nella vostra ricerca... pensate di essere voi a cercarlo? Lui h̹̫͍a͔ ̟̪̱̭̟f̮̫̞̦̳͎͍a̠m͍̠̹͓̬̬e lui... att͉̮̣̮̭ḙ͈̦̦̩͕̣n͍̱͍d͉̗̻e̯̼̳ , on siete voi che lo cercate, è lui che vi sta dando la caccia. -
    E orientò lo sguardo verso di noi.
    L͙O͖͇ ͚̱͙͉̘S̡͖̰̲̦̞̝̲M͖I̬̝S̲̘Ṯ̠̖̺̙͉͕A͓̺M̛̩̖͔̲E̜̩̟͇̜N̪͇͚̞̞̫̜T̶̖̟͇̩̝O̸͓̜̫̗ AT͖͖̮̰̬̯Ṯ̦̙͇E̬͝N̶̪͚̭͈DE̼̮ ̼͚̻͉͝F̳̖͙͇͟A̴M͜E͕̦ͅL̰̩I̴̬̳C̬̥̩O̟͚͖̩̤
    ̘̮̼̱͉̯̜I̹͕̣ͅǸ ̮͖̱͈̠͉̖̀U̗͕͠N̴̠̝͖ ̖͉̬͓͙A̢͚͙͇̳̯B̨̯̞͔̱̹̥IS̜̬̤̜̼̮̬S̷͉͙͙̭O̥̞̦̤ D̨̪I҉̤̣̪̱ ̴L̷̩̯̟̺ͅE̸̯̻͇T̸̖̤̤ͅṮ̝̼̺̟̝́ER̜̱͢E
    T̞̭̰R̵̦ͅͅA̘̖̥͎͖̯ ̠͕̭͟L͟E͝ ̷͎̖̱̖̝̳͖O͓̘͖M̰͡B̸̫͍͎̘͍̮R̸̙̰͕E͕̥̰̬ ̴̯̝͚̦N͘E͎͓R̸Ȩ
    ̦T͔͙̯̤̫͔͢R̘̯̯͈̮͔Á̫̹̥̤ ̩̖͕̪̠͙Ḅ̶̝̪̘̼E̠̻̟̥͖ͅC͇̼̜̠͉ͅE̺̥̣̺̰̭͝R̙̬͓͍̪E҉͙̦ ̟͙̠̭͓̼̙P͇̮̮͙̕A̡R҉͈O̠̫̯̯͇̣L̶̦E̵̞͓̫ͅ

    Fu in quel momento che mi ricordai. Io ero stata in Smistamento. Eccome, se c'ero stata. Si diceva che quello fosse un luogo simile... simile ad una stanza per le torture. Venivi portato a "Postare un contenuto". Eri felice di condividere al Foro una tua composizione, un racconto, una traduzione, qualsiasi cosa di non tuo, e poi... venivi irradiato da raggi cancerogeni. Venivi... schiavizzato.
    Silent, Kung, si muovevano in questo senso. La prima schiavizzava i giovani staffer per abituarli alle atrocità di livello successivo che avrebbero dovuto portare avanti; Kung invece costituiva la faccia buona della medaglia. Lo Smistamento. Gli Admin... cominciavo a ricordare...
    Esatto! Nessuno poteva entrarci. Solo l'utente e il branco degli Staffer. Lui contro tutti. Un suicidio, un'involontaria messa a morte, una truffa, un crimine. Io forse... avevo postato qualcosa, ma... perché, una volta usciti, alcuni risultavano felici, soddisfatti? Erano complici, in malafede? O erano stati risparmiati? Certo è che altri non tornavano più. Nessuno ricordava cosa fosse successo veramente, là dentro.
    Venivi forzato a dimenticare, e a subire il disagio. Il Maligno. Cedric, mi avrebbe detto Mark successivamente, era stato reso dipendente dal Maligno, durante la ricognizione con Rory.
    Nessuno, pareva. Adesso... lo Smistamento, lo avevano "aperto" per sbaglio. Grandissimi figli di puttana!

    - Mark, mi sono ricordata... -
    Lui annuì, borbottò un "fantastico" mentre provava a divincolarsi dalle catene, Dama si stava avvicinando, ma non ci stavo facendo caso...

    ne͢͟l̛̕l̴ą ͘b̕ó̸c͢c͏a̵̢͠ d̨҉̧e̢l͏ ̷te͘͜͠r͠͠͝r͞o̴ŗe͡
    ̸̶m̷̸̨i̧̛ļ͡l̢̢̀e̵͘ ̶̶d̢҉e҉̢n̵t̀ì̴̛ ̧̀i̢n ͡a̶͢tt̸͘͠e̴s̵a͢ ̷͞di̴ ͏͟er͡r̛or҉̸͝i҉

    - Ho capito... perché lo avevano aperto... l'avevano lasciato aperto per... per ipnotizzarci tutti. -
    - A-ah, molto brava... ora... LIBERATI! -

    ̶n̨̕e̶̛͝l͡l͘͝͠'̕oś̶c͜͠͡u͏̀͘r̕à̴̸ ̴́̀g͏ó̴l̕͝a̢̕
    ̷̧null͏҉̷à ̶͏s̨̀f͢͏u̶g̶͟g̨͡e̵̢͟

    Io mi voltai. Dama stava per divorarmi le gambe, io strillai dalla paura. Mancò il primo morso, il secondo stava per essere assestato - proprio per affondare nel mio polpaccio; la gamba si irrigidì per prepararsi al colpo, quando... la porta si spalancò, con un calcio. Così, d'improvviso. Non potevo crederci.
    - Oessido, fatti più in là. Farà male :o: -
    Era davvero lui!
    - &.! - fece Mark - con sottintesa erezione. Woody sparò un proiettile magiko compressato d'aria orrorificamente ventilata, colpendo l'ormai irriconoscibile folletto nel petto.
    D'improvviso, Dama cominciò a gonfiarsi lentamente in una gelatina, senza avere possibilità di replicare; non riusciva a parlare, emise solo un verso acquoso non appena marcì completamente sul pavimento. Tutti i muffin nella stanza si corruppero d'improvviso.
    - La sostanza sul pavimento è acida. Usatela per liberarvi dalle catene. :o: -
    E così FACEMMO. Ci massaggiavamo i polsi, mentre nei nostri sguardi rifioriva la speranza. Nessuno si aspettava Woody.

    Woody era un agente in incognito all'interno del CPF, cambiava spesso forme e account per confondere le acque. Si chiamava &., ma tutti lo conoscevamo in modo diverso. Ormai sordo data la gravità della situazione [non so come faceva a sentirci], sapeva perfettamente come muoversi, quali fossero i turni di guardia, quali luoghi evitare e come arrivare in ogni dove nel modo migliore possibile. Stavamo procedendo a gattoni in un condotto d'areazione, Woody ci aveva promesso che ci avrebbe portato in un luogo sicuro. Ci aveva informato del fatto che Dama non era stata affatto sconfitta, ma solo momentaneamente neutralizzata. E che il salvarci gli aveva fatto saltare indubbiamente la copertura, che non avevamo molto tempo.
    In effetti, mancava la sua presenza, il sapiente equilibrio tra la serietà e l'attenzione alle stronzate. Mancava Woody, lasciato da solo in ricognizione presso la Fabbrica del CPF. E seppi felicemente di un altro disertore.
    - Il Santo Kohei? -, feci io, stupita.
    - Proprio lui. :o: -
    - Com'è possibile, lui... lui è la mente dietro tutto questo... -
    Mark intervenne:
    - Kohei ha sempre agito per il bene del Forum. Non sapeva delle malefatte del... Oessido. -
    Si fermò. Non potevamo permettercelo.
    - Mark, che stai facendo? -
    - Ti devo ringraziare. Credevo di essere pazzo... solo io, credevo, ricordavo dello Smistamento? Da quando lo avevano aperto, tutti se n'erano dimenticati. Ora so di non esserlo. Devi aiutarmi a diffondere la notizia. -
    - No. -, fece Woody: - Non servirebbe. Possiamo fare di meglio. :o: -

    Kohei non sapeva di Rory. I due sono molto vicini, come ben sappiamo, ma la natura del Maligno sapeva portare con sé, nella propria faretra, scherzi tremendi del destino.
    Kohei fu spinto, intuii, a piegarsi alle volontà del Maligno. Per quell'occasione, maledettamente, si impossessò di Rory - neutralizzando così la lucidità critica del Santo, colui che reggeva la baracca, che la informava con le sue prodezze tecniche. E piegò la baracca, lo Smistamento, il punteggio alle volontà di Giggi, presentatosi con la storia di Rory.
    Woody aprì silenziosamente la grata. Ci ordinò di tacere, poi allungò il capo, diede due o tre sbirciate. E, infine, diede il via libera. Scendemmo faticosamente. La caviglia mi faceva ancora male, Mark aveva il braccio fasciato ma sembrava cavarsela meglio. Una volta scesi, Woody si orientò nel buio e accese un interruttore.
    Lentamente, a scacchi, i cassoni di luce nel soffitto si illuminarono, scoprendo la stanza - un macchinario, e un pover'uomo sudato - accasciato a un computer. Era Kohei.
    - KOHEI! - corsi verso di lui. Mark rimase fermo, con le sopracciglia aggrottate. Woody lasciò fare.
    Una volta arrivata, notai che stava piangendo silenziosamente - lacrime sciatte e trasparenti, quasi ignorate. Continuava a lavorare. Io gli scossi la spalla:
    - Kohei, sei qui! Che bello vederti! -
    Nessuna risposta.
    - Ehi, dai! Rispondimi! -
    Nessuna risposta. Lui stava continuando a fare... quello che stava facendo. Non capivo. Arrivò Mark, posò una mano sulla mia spalla e sentenziò:
    - È ricolmo di sensi di colpa. Non ci appartiene più. -, poi strinse i pugni accanto ai fianchi, e ringhiò a Woody:
    - Come... come credi che possiamo "fare di meglio" con lui, ah? È completamente fuori gioco. -
    Woody però, sembrava allarmato, con un sorrisetto nervoso stampato in faccia, innaturale. Tirò fuori l'arma. Il suo volto immobile e freddo si stava contraendo in decine di crepe - era concentrato e sembrava puntare qualcosa dietro Markrath. Io cominciai a spostarmi dal corpo di Kohei, lentamente, senza navigare nel panico. Guardai Markrath con la coda dell'occhio, lui sembrava star facendo altrettanto. Dopo due o tre paia di passi, sentii l'aria dietro di me sfilacciarsi - come se qualcosa si stesse muovendo.
    - Eheh... Mark... Oessido... -
    Mi voltai, deglutendo. Ero congelata dalla paura. Quella voce. Quella era la voce di...
    - Ti ricordi di me? -
    Era il Markrath che avevo incontrato fuori dalla Fabbrica, all'inizio dell'avventura. Ne ero sicura, quegli occhi... quel ghigno, eppure le fattezze erano quelle di Kohei. Non capivo. Io lo osservai, contraevo le sopracciglia fino a stressare la bassa fronte, con la bocca spalancata. Come guardai il vero Markrath, osservai che non si stava curando affatto dell'impostore dietro di noi.
    Guardava &.
    - Ehi... Woody... che fai? -
    &. stava puntando l'arma contro Mark. Io alternavo lo sguardo tra due fuochi. Quel Kohei, che faceva per alzarsi dalla sedia, e Woody, che nel mentre fece precipitare l'aria in una risata squallida, malata. Cominciò, sembrava, ad accarezzarsi il collo con la mano libera, tuttavia svolgeva un altro genere di azione. Si rimosse una maschera. Io rabbrividii.
    - Francesco...? -
    Sparò un colpo, con la sua arma mortale orrorificamente ventilata. Markrath venne preso in pieno. Guardò me, mentre si accasciava a terra. Io corsi, zoppicando, verso di lui.
    - Cof, cof... -
    - MARK! CAZZO, STAI BENE? -
    - ti pare...? -
    - Cazzo... cazzo..., non so che fare... NON SO CHE FARE! -
    - devi... andartene... -
    - C-cosa? No, non TI LASCIO QUI. -
    - ascolta, oessido... va'. Trova i superstiti, e vattene via da... -
    Un altro colpo, stavolta alla testa. Il colpo mi assordò completamente, tanto che mi buttai indietro strisciando, trascinandomi all'indietro coi gomiti. Le mani a coppa sulle orecchie. Non appena riacquistai l'udito, mi avvicinai alla postazione computer e alla macchina di mantenimento della fabbrica. Non osavo guardare.
    Bastardo... BASTARDO! Mark... l'avete ucciso! Dov'è il vero Woody?... perché l'avete sostituito con Francesco? Era lui Francesco? Perché questa follia?
    Il falso Kohei si posizionò al centro della stanza, sotto un fascio di luce molto chiaro: alzò le braccia al cielo e rise di gusto, un riso senza corde vocali - la musica tombale del demonio. Del Maligno.
    - E così la storia... prende una brutta piega?! -, si avvicinò verso il corpo esanime di Markrath, scavallando il suo cadavere mentre riprese ad arringare: - Oh... povera Giacovalda... povero Staff, povero Kohei, povero &.... non doveva finire così... -
    - Tu... BASTARDO! -, strillai io, incontrollabilmente. Sussultai, e mi nascosi tra me e me avvinghiandomi con entrambe le braccia. Lui sembrò non concedermi neanche un briciolo d'attenzione, ma prese a bofonchiare:
    - Io esisto... io esisto davvero... e TU! -, si voltò verso di me. Con l'aiuto di un paio di tentacoli si sollevò da terra, conducendosi rapidamente vicino a me. Io strillai, e tentai di nascondermi dietro la macchina. Lui però allungò il tentacolo ( :inlove: ) sino alla caviglia ferita, e mi trascinò in aria. Io urlavo di dolore e per la collera:
    - Ti fa male? Credevi di avere qualche possibilità? -
    - Ehm, no...? -
    - Tsk. Non ci credo. Ragiona con me. Ero debole qualche mese fa, lo sapevi. Mi avresti sconfitto, tu, Mark, &., Kohei, Tacet, e tutta la combriccola di Staffer salvati dalla nostra grande... eroina. Questa era la tua storia? Comparivo qui, io?-
    Non dissi niente. Lui allora urlò, con la sua voce a frantumare l'udito:
    - ERA QUESTA LA TUA STORIA? -
    - Sì... è c-così -
    - Ah... e dimmi... come doveva finire? -
    - C-che... che &. ci salva e noi salviamo K-kohei, proprio qui... tu non compari ancora, e... -
    - Sì? -
    - Lui dice che è possibile -, singhiozzai - Che era possibile contenerti tramite una... emoticon. Ma Kohei è un tipo retto e per farlo... - deglutii - per farlo aveva bisogno dell'approvazione dello Staff... eheh. -
    - Bene... infine? -
    - Infine io e Mark raduniamo altri utenti rimasti e... incontriamo Dama, Emily, Captain, gli Admin e li combattiamo per farli rinsavire e così dopo una battaglia finale con Giggi, pensavo fosse, eh, divertente, ecco che tipo cantava e ci faceva male... poi lo chiudevamo nelle emoji e quindi tutti felici e contenti... cioè, era una possibilità, sarebbe stato anche... -
    - Ma era possibile. -
    Singhiozzai ancora. Lui si fece più vicino, fino a solleticarmi le orecchie:
    - Se solo... fossi arrivata prima... -
    Francesco, dall'altra parte, gongolava. Il falso Kohei interruppe il dialogo con me, si avvicinò a Francesco e si congratulò con lui, con delle pacche sulle spalle incessanti e rumorose, ridacchiava con colpetti di gola, come se stesse tossendo. Io osservavo, con le labbra che mi tremavano. Il Maligno sospirò, e riacquistò, con una furiosa metamorfosi - immediatamente le sue fattezze originarie. Io indietreggiai. No, non c'era modo di scappare o nascondersi. Il Maligno, con un certo accento napoletano, disse:
    - Bravo, Francesco. -

    av-11196220-1589411699


    F̴̰͉̯̞̯̖̘̞͡I̢̟͈̞̭͘̕͘Ń̬̹̹͙͈̟̲͍͚͈̪̹͉̠͘A̷̧̩̲͙̰̮̟̰͇̺L̛͔͍̩̗̯͜͞M̴̧͎̳̭͚̖̪̗̜̹̥̳̬̳̬̠̫̯͍̕͝È̢̺͙̝̼̲͍̜̰͍̦̪͡͡ͅN̴̰͓͖̟͈̲̩̬̱͎͢ͅŢ̸͞͏҉͇͍̹̭͕̬̞̝̙E̸̷͡҉̥̪̪̬͔̜͕̼ ̛̦̗̫̥̀T͏̷̼͔̪̩̦͔̼͍̣̥̥̞ͅI̵̵̪͎̼͇̠̹͚͝ ̨͕̖͇̪̯̮̗͔̰͝S̵͎̖̟͓̼̳̦̬̕͜͡M̧͍̟̬̤̱̹̀͜Į͟͠͏̹͖̩̳͔̪̰͡S̨̨̮̻͚͚T̡̜̼̳͇͢I̧̲̩̣͍͔͓̱͕͈̝̕͘͡A̢̨͖͙̟̫̼̱̻M̧̛̥̯͇͖̱̀͡O͙̫̤̺̥̦̣͜͡ͅ ̩̭͎̘̳́͟͡Ù̢̢̮̻̩̝̟͙̬̪̤̣̩̕ͅN̴̹̞̟̭̜̣̮̭͍̺̣̙͕̮̭͟͟͠A̵̫̜̩͉͖͈̭͚͚͇̰͎͉͟͜͠ͅͅ ̵̢̢̰͙̺͚͎͈̖̟̫̻̘̖̬́ͅS̜̣̙̤͓͉̯̻̺͡͡͞͞ͅT̷̡̢̡̧͍͖̮̖O͉̼͕͍̳̜̗̮͞R̻͓̖͔̤̥̞̣̻̱͈̟̳̙̻͎̫̱͞ͅḬ̡̺̦̗̼́͞͝Ą̧̡̲̭̪̻̲̗̯͕̻͍̦




    Ciccio si dimenava come durante un solletico. Poi si voltarono entrambi verso di me, io di contro orientai le pupille sul pavimento, tenevo stretti i pugni accanto ai fianchi. Il Maligno prese da Francesco la pistola, e se la puntò alla tempia - ma guardavo in basso, non lo vidi. Fece:
    - Tu sei una delle poche rimaste, Sixtyten. Non ho interesse a controllare una come te, o come Markrath. -
    - T... ti prego... -, feci io, singhiozzante: - Lasciami andare... io non sapevo di tutto questo... non lo MERITO! -
    - Ma avresti dovuto saperlo... non trovi? -
    - C-cosa? -
    - Sei tu l'ultima Staffer rimasta. O almeno, lo credi... - Deglutii assieme al Maligno. Mi fece strano.
    - Tu... credevi di avere il controllo? Sin da quando hai incontrato me, all'inizio dell'avventura... credevi di avere il controllo. Sì, è così, ah! Ma sono io che ti correggo. Solo io... e te... dimmi... dove ci troviamo? -
    ...
    - Lo... Smistamento. -
    - Finalmente l'hai riconosciuto! Era ora... e dimmi, perché sei qui? -
    - Perché... sono una schiava... del Forum... -
    - Esattamente. - e si mise a ridere. Io tenevo ancora gli occhi piantati sul pavimento, in attesa di una risoluzione. Sussultai quando sentii il click dell'arma, il Maligno aveva tolto la sicura ed era pronto a sparare:
    - Vedi, mia cara, temo di non avere una coscienza, o qualcosa di simile. Né prevedo complotti, faccio piani... io prendo la forma dei peggiori incubi di ciascuno di voi utenti. E, in questo momento... -, io serrai gli occhi. Non volevo vedere: - In questo momento sei tu e la tua negligenza. E... sopravvivrò a te. -
    Silenzio. Attendevo il colpo. Silenzio. Troppo lungo.
    Riaprii gli occhi, lentamente. E... non ero più accanto alla macchina, ma ero al posto del... Maligno? Francesco stava accanto a me... ma che significa? Non... NON RIESCO A PARLARE, a controllare i miei movimenti... ho una... pistola puntata alla tempia e...
    Dissi, contro la mia volontà:
    - Addio, Sixtyten -
    E feci fuoco.

    -----------------------------

    Edited by Sixtyten - 15/5/2020, 13:57
     
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    Ser Procrastinazione

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    Non mi è piaciuta, l’ho trovata banale e prevedibile, Cestino.
    :rath:


    A parte gli scherzi, non mi è dispiaciuta, ma prima di darti il mio brevissimo giudizio vorrei farti notare alcune piccolezze:
    1. Per i dialoghi, sarebbero preferibili le virgolette o le lineette;
    2. C'era questa la nenia che tremolava attorno alle frasche -> senza "la"
    3. "Allora lui allargò come poteva le mani, di scatto, come a dirmi che non aveva intenzioni cattive" / "alzai, alzando diverse zolle di terra" -> le ripetizioni sono volute?
    4. stava allungandosi -> si stava allungando
    5. “grigno” -> forse intendevi “ghigno”?
    6. tra lampioni a piangere luce a scatti e facciate di edifici abbandonati a sé stessi / il suo volto di pietra si stava rompendo in decine di crepe - era concentrato e sembrava puntare qualcosa dietro Markrath -> queste parti sono un po’ contorte.
    7. Gli chiesi dove fosse lo Staff -> manca il punto. :o:
    8. Da "C-che... che &. ci salva e noi salviamo K-kohei" a "incontriamo Dama, Emily, Captain, gli Admin e li combattiamo per farli rinsavire" -> non ci andrebbe l'imperfetto qui?
    9. Ti consiglio di evidenziare in corsivo i neologismi che hai coniato ("insupare", per esempio).
    10. Sé stessi -> ugualmente corretto, ma sarebbe meglio scrivere "se stessi".

    Comunque, nonostante sia una storia goliardica, l’ho apprezzata molto. Hai saputo alternare bene i momenti seri (come il finale) a quelli un po’ più leggeri (il proiettile magiko compressato d'aria orrorificamente ventilata). La scrittura è buona come tuo solito. Mi è piaciuta anche la rivelazione del vero antagonista, anche se mi pare un po’… affrettata, ecco. Avrei preferito una sua maggiore introspezione psicologica ( :o: )… oppure forse la sua ambiguità sta ad indicare la presenza di un terzo sequel che concluderà la saga insuposa? O forse ci sarà un prequel dal suo punto di vista? E se fosse un viaggiatore del tempo? Non lo so, forse mi sarà sfuggito qualcosa, comunque può andare in Comico. :o:
     
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    Correggerò subito - sono felice che ti sia piaciuta!
    Questa bbuzzurratta doveva essere molto più diluita [difatti si spiega al falso Kohei come doveva andare] - ma quando l'ho ripresa DOPO MESI, dalla cattura di Mark e Giacovalda, mi ero semplicemente

    Rotto il cazzo :gigi:


    E questo al di là del significato della storia. Quindi ho deciso di renderla più breve. Indubbiamente, verso il finale, più rapida. Pensa che il cattivo l'ho pensato solo nel corso degli ultimi minuti di scrittura, ma alla fine metto le cose in prospettiva.
     
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    AHAHAHAHAHAHAHA
    ahhhhh che nottata quella XD Comico assolutamente E DIREI... che c'è collegamento con il POSSESSORE DELLO SMISTAMENTO!!!!
     
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    quasi sfacevano sfrigolare <--- facevano

    No vabbe, sei un genio. Sappi che lo leggevo ad alta voce, cercando di dare un tono a tutte le frasi, ma ridevo ogni due secondi.

    In Comico, tutta la vita. Lol
     
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    Ho eseguito la maggior parte delle correzioni e sistemato altri errori [purtroppo so che alcuni ci saranno sfuggiti].
    Quanto al Sig. Woody, due appunti:

    CITAZIONE
    1. Per i dialoghi, sarebbero preferibili le virgolette o le lineette;

    Ho preferito non attenermi al buon consiglio, nonostante ad es. le virgolette caporali siano buone e "-" rischia di far confondere il lettore nel momento stesso in cui la si adopera fuori dai dialoghi, e chissà quanti altri motivi più "ufficiali". Purtroppo per noi "-" corrisponde alla mia preferenza di sempre, almeno in questi lavoretti.

    CITAZIONE
    8. Da "C-che... che &. ci salva e noi salviamo K-kohei" a "incontriamo Dama, Emily, Captain, gli Admin e li combattiamo per farli rinsavire" -> non ci andrebbe l'imperfetto qui?

    Yes, il dialogo è scritto con il presente per suggerire ancora meglio il flusso di pensieri del personaggio, di idee che esprimono una decisa delineazione e che vanno a riaffiorare man mano che parla.

    In
    CITAZIONE
    "e così dopo una battaglia finale con Giggi, pensavo fosse, eh, divertente, ecco che tipo cantava e ci faceva male... poi lo chiudevamo nelle emoji e quindi tutti felici e contenti"

    usa l'imperfetto per delineare una possibilità, qualcosa a cui stava ancora pensando e/o che ha timore a dire, avendo davanti... Giggi stesso. Ammetto di non averci pensato, come accade con la maggior parte dei dialoghi.


    Per il resto, tutte le correzioni dovrei averle apportate.
    Sono davvero felice che vi abbia fatto strappare un sorriso, da autista quale sono non nascondo di aver talvolta ridacchiato mentre scrivevo certe assurdità. Mi ha fatto bene e, sinceramente, questo era l'importante.
     
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    Six, comunque certe volte hai messo 4 puntini sospensivi, altre volte solo due. Mi sono scordata di dirtelo prima, pardon :o
     
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    Merda, ne avrò messi centomila di puntini sospensivi :( . Con "Trova" ho risolto i 4 puntini, almeno

    Ok, ho perso diottrie ma anche i 2 puntini!
     
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    Segno pronta uvu
     
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    people who think oikawa should've gone to shiratorizawa are banned.

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    Io adoro il tuo stile di scrittura, c'è poco da fare. Non ho riscontrato ulteriori errori, la lettura è fluida e scorrevole. Complimenti.
    Smistabile.
     
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    Oddio! Sììììì AUTOSTIMA!!!!
     
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    stavo pensando "mah, i fucili ad aria compressa non funzionano da lontano, che imprecisione!!!" poi ho realizzato che era un riferimento epico ed è stato subito un :rath:
    tra l'altro mi sembrava anche di aver visto un riferimento "serio" però non mi ricordo più quale fosse e forse non esisteva proprio... dimmi tu


    io, che sono mein caracter della storia, ho riso NON IRONICAMENTE in diversi punti. Per il resto non ho capito un caszo della trama però credo neanche gli altri quindi vabe. Mi sono anche ricordato, leggendole, le parti che avevo scritto io, e si nota come un po' cozzano con il resto dei dialoghi. Ma chi cazzo se ne frega? Non lo so. Complimenti comunque, non vedo l'ora di leggere anche l'altro coso più serio se c'è

    Aspetto l'analisi del finale
     
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11 replies since 14/5/2020, 01:45   252 views
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