Pokémon Fucsia

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    Questo racconto si è basato su un'annotazione di un diario trovato sul ciglio di una strada al di fuori di un piccolo ospedale psichiatrico in Pennsylvania. Sembra che sia stato buttato da una delle finestre del secondo piano. Non ho trovato sito più adatto in cui postare ciò che ho letto. Credete a ciò che volete.


    Sono sempre stato un fan delle cose strane e misteriose, specialmente nel mondo dei videogiochi. Ero ossessionato dal leggere rumor sui videogiochi, come la Triforza in Ocarina of Time, o catturare Mew in Pokémon Rosso e Blu. Avevo perfino iniziato a giocare alle hack dei Pokémon a causa delle loro strane e divertenti peculiarità.

    Quanto segue è il resoconto diretto di un gioco in cui mi sono imbattuto, intitolato "Pokémon Fucsia" per il Nintendo Game Boy Advance. Sto scrivendo ciò esclusivamente per descrivere il gioco al lettore. Il mio scopo è semplice. Mi appello a chiunque sappia qualcosa del gioco o a chiunque ne sia effettivamente in possesso, visto che io non ce l'ho più. Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto sia importante per te, lettore, dirmi qualunque cosa tu sappia su Pokémon Fucsia, in modo che io possa trovarlo e distruggerlo.

    La prossima manciata di paragrafi circa (non sono sicuro su quanto mi ci vorrà per spiegarvi tutto) vi dovrebbe chiarire come mai la mia richiesta sia tanto insistente.

    Il mio racconto inizia a partire dall'inizio di quest'anno, il tre marzo 2013 per essere precisi. Ricordo la data in quanto era appena un giorno prima del mio ventiduesimo compleanno. Non potevo immaginare che non me lo sarei goduto neanche un po'. Lo avrei passato rinchiuso nella mia camera, ma intrappolato, metaforicamente parlando, in un videogioco. Sto correndo troppo. È solo che è un po' difficile scrivere queste cose mentre i pensieri di ciò che sto tentando di mettere per iscritto mi perseguitano ancora, come del resto ogni giorno.

    Stavo passando la giornata con la mia amica, Ann. Fin da piccoli eravamo amici, ma, ora come ora, non ci siamo più parlati dalla nostra terribile esperienza con il "gioco". Probabilmente non ci parleremo mai più...

    In ogni caso, eravamo al centro commerciale e, con mia apprensione, stava cercando qualcosa da regalarmi per il mio compleanno. Anche se cercai di convincerla a tenersi i soldi, lei fu irremovibile.
    Se solo mi fossi sforzato di più...

    Ci imbattemmo in un banco dei pegni che era specializzato in videogiochi, vicino all'area di ristoro. Provai a nascondere la mia gioia quando ci avvicinammo al negozio, ma Ann già si era accorta dello sguardo nei miei occhi.

    "Andiamo!" disse, sapendo che lì avrebbe trovato il mio regalo.

    "Va bene Ann, ma qui probabilmente non troverò nulla che mi piacerà." Stavo mentendo spudoratamente per il bene del suo portafoglio.

    Gironzolammo intorno a una teca di vetro nel negozio, contenente null'altro che vecchi giochi per Game Boy. Vidi alcuni dei miei preferiti, Pokémon Rosso, Blu, Giallo, Oro, Argento, Cristallo e... huh? Notai una cartuccia per GBA che aveva una tonalità purpurea con un tenue accenno di rosso.

    "Non ho mai visto quel gioco Pokémon" dissi ad Ann.

    Lei si era accorta che ero sbalordito, quindi fece aprire la teca all'uomo dietro la cassa. Guardammo meglio la cartuccia. Lessi ad alta voce "Pokémon Versione Fucsia".

    Ma che diavolo...? Non c'era neppure un Pokémon sulla copertina come dovrebbe averla un normale gioco Pokémon, c'era solo un turbine di viola e rosso. Ann notò che ne ero intrigato e, senza un minimo di preavviso, mi strappò dalle mani il gioco e andò alla cassa per pagarlo. Normalmente le avrei impedito di spendere i suoi soldi, ma volevo davvero giocarci. Era sicuramente una cartuccia hackerata, ma sapevo che mi sarebbe piaciuta, indipendentemente se fosse stata un'hack decente o se fosse stata tanto brutta da farmi sghignazzare. In ogni caso, dovevo averla.

    Dopo aver ringraziato Ann per il regalo ed essermi separato da lei, guidai fino a casa, elettrizzato all'idea di giocare a Pokémon Fucsia. Non potevo fare a meno di fissare la cartuccia, poggiata nel sedile del passeggero.
    Il vortice di colori era quasi ipnotizzante. Prima che me ne accorgessi, potei sentire i suoni rumorosi dei clacson e dei veicoli che sterzavano. Alzai lo sguardo e notai che stavo guidando dalla parte sbagliata della strada. Mi spostai sulla corsia giusta e continuai a guidare. Mi guardai attorno e notai che ero quasi a casa. “Cosa? Ci avrei dovuto mettere minimo mezz’ora.” Guardai l’orologio e vidi che era passata almeno mezz’ora da quando ero uscito dal supermercato. Per quanto tempo ho fissato il gioco? Cercai di ignorare l’avvenimento, sapendo che rimurginare su di esso mi avrebbe solo fatto sentire paranoico. Arrivai a casa solo pochi minuti dopo.

    Buttai le chiavi sul tavolo e andai in camera mia. Presi il vecchio Game Boy che possedevo sin da quando avevo dodici anni, misi dentro Pokémon Fucsia e accesi la console. Non potevo far altro che sentirmi eccitato, ma anche ansioso al tempo stesso, ricordando quanto accaduto in macchina. Pensai che in qualche modo avesse a che fare col gioco. Vedete cosa intendo riguardo il sentirmi paranoico? In ogni caso, lo schermo caricò il logo della Game Freak, bloccato.

    Nessuna animazione della stella. Nessun suono, nulla. Rimasi lì per un minuto e finalmente il gioco mi portò all’opzione “NUOVO GIOCO”. Cliccai e aspettai con impazienza solo per vedere in che cosa consistesse Pokémon Fucsia. Mi portò alla normale introduzione in cui Oak illustrava il mondo dei Pokémon, solo che, al posto di Oak, c’era Koga, il capopalestra di Fucsiapoli. “Ho capito!” esclamai fra me e me. Non potevo credere che ci avessi messo così tanto a capire perché il gioco si chiamasse “Pokémon Fucsia”. Era palesemente un'hack incentrata su Fucsiapoli. Sarebbe del resto potuta essere interessante. Se solo avessi saputo quanto sarebbe stata interessante…

    Koga parlò del mondo dei Pokémon quasi allo stesso modo in cui era illustrato da Oak in Pokémon Rosso e Blu. Dico “quasi” perché alla fine del discorso disse questo: “Ricordati, però, che non potrai sempre nasconderti dai mali di questo mondo. Devi imparare a cavartela da solo. I Pokémon hanno lo scopo di fare guerra in nostro onore e di tenerci lontani dai pericoli. Questo è il loro scopo. Ecco perché sono stati creati.” Ho trovato quest’ultima frase a dir poco strana, specialmente le parole “Ecco perché sono stati creati.” Creati? Cosa intendeva con questo? Tenendo a mente le sue parole, andai avanti. Come al solito diedi un soprannome al mio personaggio e scelsi il mio sesso. Fui poi teletrasportato dentro la mia camera, sempre come al solito. Scesi sotto e vidi quella che avevo ipotizzato essere mia madre. La mia ipotesi si rivelò errata quando premetti A per parlarle.

    Nella casella di testo c’era scritto:
    “Ciao tesoro! Sei pronto per il grande giorno? Ti ricordi che giorno è, giusto?” Mi fu offerta una scelta, SÌ o NO, e io cliccai NO.
    “Janine: oggi ci sarà il confronto con mio padre, sciocco, ricordi? Solo perché non approva la nostra relazione non significa che tu debba essere preoccupato. È forte, ma puoi sconfiggerlo. Io credo in te.”
    Giusto, Janine era la figlia di Koga. Sembrava che stessi con lei. Sinora quest’hack mi stava piacendo. Ma perché dovevo affrontare Koga così presto nel gioco, e con quali Pokémon?

    Cliccai start e controllai se avevo qualche Pokémon. Fortunatamente sì - un Nidoking al livello 40 e una Nidoqueen al livello 40. Era strano iniziare il gioco così, ma la squadra non mi dispiaceva. Uscii fuori e non a caso mi ritrovai a Fucsiapoli. Feci un giro e notai che era esattamente uguale alla Fucsiapoli che ricordavo da bambino, a parte per il fatto che c’era anche la mia casa di Biancavilla. Parlai con le persone della città, venendo però accolto con disgusto. Mi dissero tutti cose sgradevoli come “Koga sta per metterti al tuo posto” o “Spero che Koga ti dia una lezione”. Sicuramente Koga mi aveva messo contro tutta la città. Potevo solo ipotizzare che a lui non piacesse il fatto che mi vedessi con sua figlia. Finora l’hack aveva attirato la mia curiosità, ma era abbastanza peculiare, per usare un eufemismo.

    Finalmente mi diressi verso la palestra e vi entrai. Non era altro che una piccola stanza, priva di ogni cosa materiale o vivente. Ogni cosa, appunto, ad eccezione di quello che potevo solo supporre essere Koga, che si trovava in fondo alla stanza. Mi avvicinai a lui e premetti A per sfidarlo in battaglia, ma senza successo.

    Koga mi disse “Non ho alcun interesse a sfidarti fino a quando non saprai la verità sui Pokémon. Vai nella biblioteca della Zona Safari e impara prima di combattere.” Biblioteca della Zona Safari? Strano…
    Uscii dalla palestra e andai verso la Zona Safari. Al suo interno c’erano due porte, e fra di esse c’era un cartello che recitava:
    < ZONA SAFARI  |  BIBLIOTECA DELLA ZONA SAFARI >
    Andai a destra verso la biblioteca, come Koga aveva comandato. Devo dirlo, ero incuriosito. La stanza sembrava un Poké-Market, solo più grande. Gli scaffali erano composti da libri anziché da poképrodotti. All'angolo della stanza c'era una porta nel punto in cui di solito si trovava il cassiere. In ogni stanza c’erano più scaffali, più libri e più stanze. Era interminabile.
    Ogni volta che provavo a leggere un libro da uno degli scaffali, una casella di testo spuntava fuori dicendo “Non puoi leggerli…”
    Con ogni stanza, ogni scaffale, ogni libro e ogni casella, diventai sempre più motivato a proseguire e a capire cosa stesse accadendo.

    Alla fine arrivai ad un’ultima stanza. Non c’era alcun scaffale o libro. C’era solo un uomo al centro della stanza. Sembrava uno di quei personaggi qualsiasi del laboratorio di Oak. Mi avvicinai a lui e premetti A.
    Lui disse semplicemente “Vieni con me”.

    Andare con lui dove? Non c'erano altre porte. Dove stavamo andando? Lo schermo divenne nero e comparimmo in una stanza senza porte e senza nemmeno un’uscita.

    C’erano macchinari e computer ovunque. Ricordava la casa di Bill a Celestopoli, ma più complessa. Potevo vedere come l’autore di quest’hack avesse creato il gioco, e lo applaudii per il suo lavoro – perlomeno in quel momento. Fino a quel punto era godibile e mi aveva lasciato la voglia di saperne di più, sempre chiedendomi cosa sarebbe avvenuto dopo, perché fino a quel momento, Pokémon Fucsia non aveva molto senso, un po’ come leggere l’inizio di un buon romanzo giallo. Se solo lo avessi lasciato un mistero…

    Il personaggio del laboratorio smanettò sul computer più grande della stanza e poi mi si avvicinò. Disse: “Qui è dove vengono creati i Pokémon.”

    Ero a dir poco stupito quando lessi quel commento e Pokémon Fucsia mi stava incuriosendo sempre di più. Aveva il potenziale per essere addirittura migliore di un normale gioco Pokémon.

    Il personaggio del laboratorio continuò:
    “Tuttavia, non è sempre stato così. Koga adora questa città e non si fermerebbe davanti a nulla per tenerla lontana da ogni sorta di guaio. Anni fa, quando la Zona Safari era al picco della sua popolarità, diventò palese che avrebbe… beh… esaurito i Pokémon. Koga non poteva accettarlo. Era l’unica cosa che portava la gente a Fucsiapoli, un posto che lui stesso aveva fondato per iniziare una nuova vita con sua figlia dopo la morte della madre.”

    Pensai che il creatore di questo gioco stesse calcando un po’ troppo la mano con la storia di Koga, ma continuai a leggere. “Lavorando col Prof. Oak e con me, Koga passò due lunghi anni a cercare di creare Pokémon, e proprio mentre la Zona Safari stava fallendo, ci riuscì.” I dettagli che questo gioco stava mettendo fin dall'inizio erano impressionanti. Continuò “Hai mai notato che i Pokémon della Zona Safari non possano essere catturati altrove? Questo è dovuto al fatto che non sono presenti altrove. Questi Pokémon sono stati creati qui. Il primo Pokémon creato fu Scyther, seguito da Tauros, e la lista continua. Tuttavia, presto Koga diventò ossessionato dall’idea di creare Pokémon per il suo personale tornaconto, diventando l’allenatore più forte che sia mai esistito.”

    Ok, allora, questo è il massimo che posso ricordare parola per parola. Ho una memoria fotografica, ma questo gioco si addentrò troppo nei dettagli. I successivi milioni di paragrafi spiegarono che il Prof. Oak originariamente creò i Pokémon – tutti i Pokémon. Ecco perché lui, il tipo del laboratorio e Koga ci misero solo due anni a ricrearli. Koga diventò incredibilmente assetato di potere e forzò Oak a ricreare ogni Pokémon, ma più forti. Lui lo fece dopo anni e anni di continuo lavoro, ma il problema del creare Pokémon così forti era che divennero loro stessi assetati di potere.
    Questi Pokémon erano assassini e finirono per uccidere la popolazione Pokémon originaria nel giro di un anno. Solo pochi allenatori potevano controllare creature così malvagie, ed ecco perché Koga e il mio personaggio erano gli unici allenatori rimasti. Per certi versi, anche se il gioco non lo disse mai esplicitamente, Koga controllava il mondo dei Pokémon.

    Penso che Fucsiapoli fosse l’unica città rimasta e che tutti fossero troppo spaventati per opporsi a lui. Quando lui odiava una cosa, gli altri la odiavano – come facevano con me. Nonostante il dialogo esageratamente lungo, mi interessai molto con questa strana, ma coinvolgente storia. Il creatore aveva scelto una strana città e uno strano capopalestra come perni del suo racconto. Ciò rendeva la storia piacevolmente originale. Inizialmente le azioni di Koga erano dovuta ad un'azione lodevole, ma presto perse la retta via e iniziò a creare Pokémon che avrebbero combattuto per lui, rendendolo l’individuo più temuto nel ‘pokémondo’. Era anche vagamente credibile considerando il suo carattere testardo negli originali giochi Pokémon. Mi piacque. Più tardi, imparai ad odiarlo.

    In quella che mi sembrava la mattinata successiva, mi svegliai al suono di una forte bussata sulla porta del mio appartamento. Non ricordavo neppure di essere andato a dormire. Mi alzai e corsi a vedere chi fosse. Aprii la porta e trovai Ann, che sembrava molto arrabbiata, ma si tranquillizzò quando mi vide.
    “Eccoti! Ma che diavolo ti è successo? Non rispondi ai messaggi o alle chiamate da più di due settimane!” La guardai per un momento con un pizzico di rabbia nei miei occhi e le rammentai: “Di che stai parlando? Eravamo usciti ieri al supermercato.” Ann sembrava stupefatta.

    “Questo è avvenuto più di due settimane fa! Che ti sta succedendo? Sei drogato?” Non sembrava che stesse scherzando neanche un po’. Presi il mio cellulare e vidi quasi cento messaggi e ventidue chiamate perse. Poi controllai la data. Effettivamente erano passate più di due settimane. Apparentemente avevo dormito durante il mio compleanno e molti giorni dopo. Ma che cazzo era successo?

    Chiesi subito ad Ann di portarmi dal dottore. Per venire al sodo, non trovò nulla di strano in me. Ann mi riportò a casa dopo che avevo quasi avuto un attacco di panico, chiedendomi cosa fosse avvenuto, e poi fu tutto. Chiamai al lavoro e spiegai ogni cosa. Loro mi capirono e io mi calmai. Poi mi ricordai del gioco.

    “Forse mi aiuterà a distrarmi.” Pensai fra me e me.
    Andai in camera, presi il gioco e continuai a giocare. L’ultima cosa che ricordavo era il tipo del laboratorio che mi spiegava tutto in quella stanza senza porte. Non appena accesi il gioco, senza nemmeno il logo Game Freak o la schermata “NUOVO GIOCO/CONTINUA”, mi portò ad un flashback di quello che avevo fatto fino a questo punto, un po’ come Rosso Fuoco e Verde Foglia.
    C’erano molte cutscene del mio personaggio che perdeva contro Koga. Non ricordavo affatto di averlo sfidato. D’altronde, non ricordavo nulla di cosa mi fosse accaduto nelle ultime due settimane. Ero molto snervato, ma continuai a guardare per vedere cos’altro avessi fatto.

    Dopo quella che doveva essere la mia decima sconfitta con Koga, venne mostrato il mio personaggio che camminava verso un edificio vicino la Zona Safari, entrava al suo interno e incontrava quello che sembrava essere il Prof. Oak. La scena successiva mostrò il mio personaggio che entrava dentro una macchina in fondo alla casa di Oak (come quella nella casa di Bill in Pokémon Rosso Fuoco e Verde Foglia), per poi riapparire fuori da una caverna in mezzo a quello che sembrava essere un oceano rosso (lava, forse?). Si vide il mio personaggio che camminava nella caverna, incontrava un pokémon glitch chiamato “EXP. 1”, che assomigliava a MissingNO, e lo catturava. La scena seguente mostrò il sottoscritto che combatteva contro Koga e lo sconfiggeva. L’ultima scena raffigurò il mio personaggio che prendeva il posto di Koga nella palestra. Tutti in città erano davanti a me. Venne poi mostrata un’inquietante animazione dello sprite del mio personaggio con un sorriso minaccioso sul suo volto. Sembrava che il mio personaggio fosse il nuovo tiranno della città. Non sapevo come sentirmi al riguardo. C’era solo un modo per scoprire come questo fosse avvenuto. Dovevo continuare a giocare.

    Ritrovai il mio personaggio nella palestra, proprio dove lo avevo lasciato. Uscii fuori e notai subito che qualcosa non andava. Non c’era nessuno in giro. Provai a entrare dentro qualche casa, ma ogni porta era chiusa. Andai verso casa mia e fortunatamente riuscii ad entrare. Entrai e parlai con Janine. Tutto ciò che disse fu “…”. Non ci stavo capendo niente. Ripensai per un secondo alle cutscene e mi ricordai di “EXP. 1”.
    Controllai la mia squadra. Nidoking e Nidoqueen non c’erano più, al loro posto c’era lo strano ‘Pokémon’ simile a MissingNO. Non aveva statistiche, mosse, livelli, solo il nome e l’aspetto glitchato. Era strano. Poi mi ricordai dell’edificio vicino la Zona Safari.

    Mi incamminai verso la sua entrata e con soddisfazione notai che anch’essa era aperta. Entrai dentro e parlai con Oak. Questo è quello che disse:
    “Che cosa ho fatto? Non avrei mai dovuto mandarti in quel posto. Avevo messo quel Pokémon lì per un motivo. La sua natura malvagia ti ha consumato! Era il primo Pokémon che avessi mai creato ed era un esperimento fallito. Non lo avrei mai dovuto creare! Quando tu mi hai chiesto un Pokémon capace di sconfiggere Koga, era l’unico a cui potessi pensare. Ho pensato che magari, se tu l’avessi sconfitto, avresti riportato il mondo al suo vecchio splendore. Questo è molto peggio. Tu sei molto peggio. La cosa che hai catturato in quella caverna, la cosa che ho creato tanto tempo fa, ti ha cambiato. Siamo tutti spacciati. Se hai ancora un po’ di buonsenso, riporta quella cosa dove l’hai catturata. VA’! ORA!”

    Proprio in quel momento, Oak sparì. Andai subito verso la macchina di teletrasporto e tornai all’isola, come se mi fossi sentito che la natura malvagia di questo Pokémon avesse realmente ripercussioni sul mondo reale. La mia paranoia prese il sopravvento.

    Tornai alla caverna e ci entrai, ma non successe nulla. Guardai la mia squadra, ma non c’era nulla. Cazzo. Tornai a Fucsiapoli per trovare delle risposte. La risposta mi attendeva nella palestra. Entrai e non trovai nulla – nulla di visibile, sia chiaro. La musica da battaglia iniziò e mi ritrovai faccia a faccia con EXP. 1 per la seconda volta, credo. Il cuore mi batteva all’impazzata. Ora, potresti ritenermi ridicolo per essermi lasciato prendere così da un videogioco, ma questa ‘storia’ ha la sola finalità di descrivere il gioco a te, lettore, ed è tutt’al più una di quelle storie in cui “avreste dovuto esserci”. Avreste realmente dovuto giocare il gioco per capire la mia paura, altrimenti reputerete ciò una strana storia horror piacevole e forse interessante. L’”horror” di cui parlo giunse in seguito.

    L'ultima cosa che ricordo è che poi mi svegliai nel mio letto, grondante di sudore. Mi alzai e controllai tempestivamente la data al telefono. Questa volta, era davvero il giorno dopo. Non appena tirai un sospiro di sollievo, sentii bussare alla porta. Era Ann.

    “Ti ho portato qualcosa per colazione. Come ti senti?”
    “Non sto benissimo, ma penso di stare meglio” sospirai. Le spiegai tutto e le dissi che pensavo che fosse il gioco a causarmi perdite di coscienza di tanto in tanto. Mi guardò incredula, ma capì che ero spaventato.
    “Cristo. Sapevo che ti piacevano i videogiochi, ma questo è semplicemente troppo. Questo gioco sta pesando sulla tua salute mentale. Dov’è?” Nonostante le sue parole dure, sapevo che era solo preoccupata. Le portai il gioco e lei me lo strappò dalla mano senza pensarci un attimo. “Lo prendo per qualche giorno. Riguardo a te: fa’ qualcosa di produttivo! Se avessi saputo che ti ci saresti fissato così tanto, non te lo avrei mai comprato. Forse ci giocherò e vedrò cosa ti ha tanto stressato.”

    Le ultime parole che le rivolsi furono “Ma Ann-“. Se n’era andata. Questa fu l’ultima volta in cui parlai con lei. Se solo lo avessi saputo.

    Mi sedetti e pensai fra me e me “Forse sarà un bene per me. In ogni caso quel gioco mi stava facendo andare fuori di testa. Non ne ho bisogno.” Queste ultime quattro parole forse erano vere, ma non mi sembrò così. Nel corso dei due giorni successivi sentii un bisogno sempre maggiore di continuare il gioco e vedere cosa sarebbe successo. Ero arrivato al punto che dovevo semplicemente riaverlo – e nessuno, neanche Ann, avrebbe potuto tenerlo lontano da me.

    Feci chiamate su chiamate e mandai messaggi su messaggi, ma Ann non rispose. Decisi finalmente di andare a casa sua per riavere il gioco. Se non riesco a descrivere ciò che segue in maniera coerente, c'è da aspettarselo, visto che quello fu uno dei giorni peggiori della mia vita.

    Arrivai a casa sua e bussai alla porta per cinque minuti buoni. Provai ad aprire la porta, ma era chiusa. “La sua macchina è nel viale, quindi deve essere a casa” esclamai ad alta voce. Ora, non mi piace fare effrazioni, ma ero preoccupato per la mia migliore amica. Usai la mia carta di credito per intrufolarmi dal portone. Col senno di poi avrei semplicemente dovuto chiamare la polizia. Andai di sopra verso la sua camera dopo aver gridato il suo nome per un paio di volte. Mi avvicinai alla sua stanza e aprii la porta. Lei era là, svenuta sul pavimento con un Game Boy in mano e Pokémon Fucsia sul retro.

    “Ann!” corsi da lei e scossi il suo corpo quasi esamine. Non si svegliava. Guardai lo schermo del Game Boy. Era bloccato alla stessa animazione che raffigurava il mio personaggio con quello stesso sorriso minaccioso. Corsi di sotto e chiamai il 911 col telefono fisso di Ann. Avevo lasciato casa mia con così tanta fretta che mi ero scordato di prendere il mio telefono. Arrivò un’ambulanza insieme a due auto della polizia. Ann fu portata via e fui interrogato senza sosta su quello che era successo. Non avrei mai dovuto dire loro la verità, ma lo feci.

    Il poliziotto che mi stava interrogando, con un ghigno di diffidenza sulla sua faccia, mi chiese: “Quindi, mi faccia capire bene, un videogioco le ha causato un vuoto di memoria per due settimane e ora ha messo in coma la tua amica?”

    “È in coma? Mi deve credere, non ho avuto nulla a che fare con questo! È stato il gioco. Ci giochi e vedrà. Era nel suo Game Boy!” Ero molto spaventato a questo punto.

    “È questo il problema…” disse il poliziotto, “non c’era nessun ‘Game Boy’ sulla scena. La tua storia, anche se vagamente credibile, è piena di buchi. Il coma della tua amica è stato indotto fisicamente da un colpo in testa. Hai ammesso di aver fatto irruzione e sei il sospettato numero uno in questa indagine.” Ero senza parole. Non potevo credere a quello che stava dicendo. Semplicemente non potevo – ma, aspetta un attimo.
    All’improvviso tutto mi stava rivenendo in mente. Proprio come nel gioco, nella mia testa stavano iniziando i flashback di quanto fosse realmente accaduto in queste settimane. Lo vidi in piccole ‘cutscene', ma ricordai tutto. Ann mi comprò il gioco.
    Andai a casa e ci giocai per due settimane, ma stavo guardando uno schermo nero per tutto il tempo. La cartuccia non aveva mai funzionato. Lei venne da me dopo due settimane e mi urlò:
    “Devi smettere di giocare a quel gioco. Non funziona neanche! Sono preoccupata per te!” Discussi con lei fino a quando se ne andò e rimasi a guardare al nulla che stava sullo schermo. Tornò il giorno dopo e mi strappò il gioco dalle mani mentre le urlavo contro. Se ne andò in fretta e in furia e non ritornò. Andai a casa sua due giorni dopo e mi intrufolai al suo interno. Questa volta Ann sembrava terrorizzata. Mi disse che aveva buttato via il gioco. Diventai furioso e la spinsi. Lei cadde per terra e non si rialzò.

    Forse a questo punt dovrei dire che da bambino soffrivo di amnesie e deliri di onnipotenza. Per oltre quindici anni non ebbi più episodi, ma questo doveva essere uno di quelli, uno dei più gravi. Mia madre aveva sempre pensato che avessi una grande immaginazione per come fingevo col mio Game Boy, fin quando non iniziò a preoccuparsi. Immagino che giocavo un gioco fino alla fine e poi continuavo a giocarci senza la cartuccia dentro.

    Creavo nuove ed eccitanti trame in modo da poter continuare a giocare anche quando il gioco era finito, specialmente con i giochi Pokémon. Avevo amnesie, giocavo a giochi che non c’erano e ricordavo tutto in seguito quando il mio psichiatra raggiungeva una svolta. Non duravano a lungo e poi dimenticavo di nuovo tutto, perfino di aver avuto la seduta con lo psichiatra in primo luogo. Considerando che le mie amnesie erano innocue, mia madre smise di cercare aiuto. Ora riesco a ricordare tutto. Lo avevo dimenticato per così tanto tempo, ma quanto durerà questa svolta? Quanto?

    L’ultima cosa che ricordo è che mi svegliai in un letto freddo in quello che successivamente scoprii essere un ospedale psichiatrico. Devo aver avuto un’altra amnesia. I dottori qui dicono che Ann è morta poco dopo essere stata portata in ospedale. Io non gli credo. Koga me li ha messi contro. Scoprirò cosa le è successo. Ogni risposta di cui ho bisogno è in quel gioco.

    Questo è il mio messaggio al lettore. Per favore, aiutami. Se sai dov’è questo gioco, devi dirmelo. Devo giocarci. Devo sapere cosa sia realmente successo ad Ann, e so che ha a che fare con il gioco. Ne sono certo. Per favore, a chiunque si imbatta in questo, mi riporti il gioco. Devo continuare a giocarci. Devo farlo.



    Edited by DarknessAwaits - 15/6/2020, 22:43
     
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    Mi pare di averla letta ieri, ma ce l'ho ancora fresca in testa.
    Che dire, non sono mai stato un grande appassionato di Poképasta, figurarsi un esperto. L'ho trovata godibile, voto 3/10.
    Al di là della fluida traduzione e sicuramente di una scrittura in più punti buona e puntuale, questo racconto è privo di spessore, anzi da un buon inizio va peggiorando di riga in riga. Ebbi una primissima, FETALE impressione che in germe a questa storiella ci fosse un pazzesko barlume di originalità, che finalmente ci fosse un raccordo con eventi e contesti del mondo reale - sia chiaro, in maniera più preponderante rispetto alle altre Poképasta.
    Non solo credo che esistano molti altri esempi del genere, pur nello specifico con vuoti di memoria, violenza e problemi relazionali [annientando l'unico punticino di unicità che me lo aveva reso simpatico], ma ad una primissima, FETALE analisi mi trovai piuttosto sconfortato da alcune robacce.
    Insopportabili le incessanti, inspiegabilmente frequenti ripetizioni prefigurative "ah, se solo avessi saputo"; l'hack come al solito propone le stesse, medesime retoriche di estinzione, cattiveria etc..., assieme all'idea di controllo del pokémon maligno con il giocatore. Un mezzo twist che porta all'immagine abbastanza ilare del pazzo che scrive la sua storia per riottenere :O pokémon Fucsia, per la verità.

    Ho apprezzato, almeno, la digressione sulla fantasia del protagonista, del continuare i giochi pure con lo schermo nero. Ecco, questo aggiunge un po' di sale alla storia, sebbene non la salvi - evito di portare tutte le possibili, o improbabili conseguenze di questo elemento rispetto all'economia del racconto e all'importanza che ricopre quel gioco dimmerda. Poteva essere molto meglio. O forse l'elemento Pokémon mi sta sul Caspio, così come il timido tentativo di aggiungerci altri elementi. Evvabbé.
     
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    rispondo con un bel po di ritardo... :oessido:
    guarda io sono daccordo sul fatto che le "frequenti ripetizioni figurative" come le hai chiamate tu siano fin troppo frequenti, ma questa pokepasta è molto più originale e fantasiosa delle altre.io ne ho lette centinaia e questa è l unica in cui il gioco faccia parte dell imaginazione del protagonista... inoltre non ha neanche elementi splatter... :sandwich:
    poi le retoriche di estinzione io non le ho viste da nessun altra parte.non so a te ma io giocherei volentierissimamente ad un hack rom simile :cap:


    scusate se scrivo senza apostrofi ma il cell non me li fa mettere :ph34r:
     
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    Sarà che che questa è la prima poképasta che leggo dopo mesi o forse anni di inattività, ma a me è piaciuta :peoflow:
    In particolare, ho apprezzato l'estrema verosimiglianza della trama in sé e la climax con cui ci si immerge nella mente malata del narratore-protagonista.
     
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    The Rabid Wolverine

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    Onestamente mi piace il fatto che questa Poképasta parta da uno spunto interessante e abbastanza originale, cioè il gioco che è solo frutto dell'immaginazione del protagonista.
    Mi è piaciuta la conclusione, nonostante speravo che il personaggio di Koga risultasse più interessante.
    Ma mio Dio quei continui "Se solo avessi saputo" "Non avrei dovuto" ecc. mi hanno davvero infastidito.
     
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5 replies since 28/4/2020, 21:48   720 views
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