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Rincasai ubriaco dopo una serata di baldoria, ad attendermi nemmeno un cane sul divano. Ero solo e ubriaco, e il mio dottorato di ricerca volgeva al termine. Da giovedì fine erogazione fondi. Ad aggiornare il curriculum, come tutti. Osservai il monolocale dove vivevo individuando le bollette sul tavolino tarlato, quindi le scansai andando in bagno dove l'urgenza e la gravità avrebbero fatto il resto. La nausea diede il tocco finale. Rovesciai ogni cosa, dal liquore puzzolente ai resti del tramezzino del pranzo. Fottuto distributore di robaccia sintetica. Quando ebbi finito di lamentarmi per il mal di testa incalzante, con le poche forze che avevo accesi la luce e feci per premere il bottone dello scarico. Fu allora che la serata prese una piega sinistra. Nei fluidi rigettati, assieme al vomito, c'era una sostanza cremisi che formava circonvoluzioni subacquee cambiando forma ogni secondo. Spalancai gli occhi, toccandomi la bocca ancora sporca, ma nelle mani non trovai niente. Rimasi in silenzio a riflettere: che fosse il colorante di qualche vodka orrenda? Ma avevo bevuto vodka lì con gli amici, in quel localaccio giù in centro? Non riuscivo proprio a focalizzare, tanto ero esausto. Osservai per bene quel liquido agitarsi e contorcersi notando che, benché avessi smesso di rimettere, la sua inquietante presenza aumentava. Nel pozzo del water, nei suoi disgustosi misteri, qualcosa che probabilmente proveniva dalle condutture stava lentamente prendendo possesso del volume liquido. A un tratto però dopo alcuni minuti lo vidi fermarsi. "Domani chiamerò l'idraulico, dev'esserci una infiltrazione sotterranea o roba del genere" pensai, aprendo il lavandino e notando che di lì invece usciva acqua corrente. Scrollai le spalle, spensi la luce e mi gettai sul letto lì vicino, mentre il mondo buio dietro le palpebre roteava come una giostra pericolosa. Provai a fissare qualche pensiero ma alla fine la stanchezza prese il sopravvento e sprofondai nei sogni. A questo proposito, devo dire che non sono mai stato un grande creativo: ciò che vedevo negli anfratti onirici non era altro che un rewind dell'intera giornata, o spesso dell'intera settimana. Difatti passai in rassegna gli eventi entusiasmanti occorsi negli ultimi tempi nella mia vita di merda. Rividi i miei esperimenti nel laboratorio di Fisica, la gioia dei primi piccoli risultati su dei batteri, il loro mutare la posizione ad ogni sollecitazione. Vi chiederete: che c'azzecca il dipartimento di fisica con la vita microscopica, che è più interesse della biologia? Apparentemente nessuno. Almeno fino alla mia intuizione, che riunì le due cattedre in un solo unico macro-team. Per i profani, e detto molto sinteticamente, è opinione di molti che esista un legale flebile fra il mondo surreale delle particelle subatomiche e il regno macroscopico abitato da noi. Schroedinger intuì tale connessione scrivendo un paradosso teorico: se una manciata di sostanza radioattiva ha il 50% di decadere e noi rileviamo il decadimento, possiamo collegare il misuratore del decadimento a un meccanismo mortale che uccida un gatto dentro una scatola isolata? Ma allora il gatto, finché non misuriamo il decadimento, è vivo oppure è morto? Rimarrà per sempre nell'indeterminatezza? Questo paradosso ha aperto la strada alla Biologia Quantistica, ancora considerata una scienza sperimentale. Ma se noi trovassimo il modo di dimostrare inconfutabilmente che gli organismi viventi sono sensibili ai cambiamenti atomici, forse apriremmo una strada verso l'ignoto: potremmo "pilotare" alla radice certe variazioni genetiche rendendo l'essere umano immune a qualsiasi malattia, per non parlare poi dei viaggi interspaziali! Sfruttando l'entanglement (che non vi sto a spiegare, l'esperienza onirica mi sta già debilitando) potremmo spedire istantaneamente un essere umano in ogni angolo dell'universo. Letteralmente. I computer moderni lo consentono, sono in grado di mappare l'intera struttura atomica di un uomo, con una precisione sempre maggiore. Se riuscissimo a inviare tale "mappa" registrata, forse e dico forse, potremmo fare un vero passo da gigante nell'esplorazione cosmica, teleportando un essere umano intero ovunque vorremo! Avremmo ideato nuove forme di trasporto pulite e istantanee. I buoni esiti del batterio mi hanno fatto ben sperare, ma è qui che arriva la batosta: il Ministero ha intenzione di sospendere i fondi della ricerca perché ha considerato il nostro progetto "ludico". Ludico. Anni e anni di dottorato e ci trattano come bambini! Ma io gliela farò vedere a quei politicanti da quattro soldi! State sicuri che dopodomani, alla visita nel laboratorio, li farò restare a bocca aperta! Il mio collega Ludovico li farà impallidire tutti quanti, assistendomi nella presentazione! Già, Ludovico. Che aria strana che aveva stasera. Anche lui era molto preso dalla sperimentazione, e aveva fatto costruire certi macchinari a base di laser, scanner, e altra roba che non mi compete in quanto ho solo la laurea in biologia. Lui, grande fan dei pionieri della storia come Tesla o Einstein, mi è sempre stato vicino malgrado le condizioni precarie della madre. Gli voglio bene come a un fratello, ci siamo separati con l'amaro in bocca stasera, dopo l'ennesimo cicchetto... >KHOOFF KHHOOFFF< un rumore si introdusse nel mio sogno. >KHOFF KHOFF< ripetè più volte, fino a trasportarmi in una nebbia nera che ben presto mi accorsi essere il buio della mia stanza. Rimasi immobile, stordito ma ormai fuori dalla sbornia, e quando provai a riaddormentarmi lo sentii di nuovo. >KOF! KOF!< Sembrava un rumore asincrono, aritmico. Andava e veniva a intervalli irregolari. Sembrava provenire da lontano... Non mi faceva dormire. Decisi di alzarmi per sgranchirmi un po', ma non appena provai a mettere il piede sul pavimento, scivolai all'indietro tornando sul letto. Che diavolo stava succedendo? Da quando era diventato così liscio il mio pavimento di mattonelle ruvide? Provai a rimettere il piede a terra, ma ancora una volta rischiai lo scivolone. Capii che qualcosa di liquido stava inondando la terra. Adesso avevo la massima urgenza di accendere la luce. Ma come? Presi il cellulare dalla tasca e accesi la torcetta. Quello che vidi mi strappò un breve urlo. Tutto il pavimento era sozzo di un liquido rosso scuro seccato in grumi in alcuni angoli. Aveva anche macchiato la parete d'ingresso della mia camera da letto. Mi feci forza e mi estroflessi col braccio verso il basso, passando l'indice sull'orrenda poltiglia. Dopo alcuni istanti la portai alla bocca sentendo un sapore simile alle chiavi che leccavo da piccolo. Vocalizzai altri urli, cercando negli angoli lontani della casa, dove potevo vedere senza scendere dal letto, una qualsiasi entità da cui provenisse l'osceno fluido, ma non trovai nulla, neanche una carcassa o indizi che mi riconducessero a una colluttazione. Osservai che in direzione dell'ingresso il liquido si era quasi fermato. Ma da dove proveniva? >KOFF... KOFF!< ripetè quel rumore sinistro. "Basta" pensai "devo vederci chiaro". E così mi sporsi dal letto, inclinando la testa verso il pavimento. Con la mano sinistra libera, poggiai sulla zona dove ero scivolato più volte, che si era appena seccata. Lì fissai il palmo come perno e feci scendere la gamba sinistra, che scivolò immediatamente avanti alla mia mano, guadagnando terreno asciutto. Il crosciare rumoroso mi fece venire un conato di vomito. Malgrado il naso chiuso dal raffreddore, riuscivo a sentire che tutto si era impestato e saturato, come il banco di un macellaio. Dopo vari tentativi, riuscii a issarmi su una sola gamba e mi accovacciai in avanti, spandendo ogni cosa a colpi di mano arrossata. Strisciai per terra facendo aderire tutto il corpo, e con una forza di volontà sovrumana evitai di inalare i miasmi per non dover rimettere ancora. Mi concentrai sulla porta del bagno semiaperta, facendomi strada a gomiti come i soldati in trincea. Una volta nei pressi del legno della porta, usai tutta la forza della mano libera per spalancarla, e un ulteriore scroscio mi fece capire che era tutto ancora fresco. Alzai la mano che teneva il cellulare e puntai la luce verso il water, che con mio sommo orrore aveva totalmente perso il bianco originale. Vidi che la cavità che nel mondo normale doveva avere un 10% di acqua adesso invece traboccava di melma porporina. Lo scoppio di una bolla all'interno fece schizzare alcune goccioline sulle mie palpebre, costringendomi ad urlare ancora. Ma la parte peggiore stava arrivando: finalmente scoprii l'origine di quello strano rumore. >ehum ehum< fece, zampillando da sopra lo scarico. Illuminai con la torcetta del cellulare e il fascio di luce mise in risalto una forma inquietante e irregolare che sporgeva da sopra. Si trattava di una specie di cilindro rossastro, che si contraeva a ogni ripetizione di quell'odioso suono. Fissai l'obbrobrio senza sapere bene che cosa fare. Il silenzio notturno fu disturbato da sirene di polizia lontane. Aspettai immobile che accadesse qualcosa, con la schiena contro lo stipite della porta e le mie preghiere furono esaudite: il rumore cambiò. >ehu...eh...eh....< come se quel coso in cima allo scarico, che ancora zampillava, stesse contraendosi per risucchiare aria... Fu allora che finalmente ne capii la natura. Era una TOSSE. Ma allora quel coso in cima allo scarico era... era... Il mio sguardo e poi tutta la faccia si contrassero. "Oddio, dio del cielo, buon dio..." i miei lamenti non risolsero la situazione. Le sirene, che erano lontane, ora si facevano molto più distinte. "M...mamma?" disse una voce, interrotta da quel rumore, da quella specie di tosse. >ehum ehum< e altri schizzi di sangue zampillarono fuori. "Mamma...?" Chiamò ancora la voce, e stavolta il rumore diminuì. "Mamma? Dove sei? Vuoi che ti porti le medicine?" disse la voce, scandendo debolmente ogni suono. Feci per parlargli, riconoscendo il timbro unico e irripetibile che avevo già sentito quella sera. Povero amico mio. Cosa ti abbiamo fatto?! Le sirene starnazzarono fino a fermarsi. Ci fu un rapido sbattere di portelli metallici. Nell'androne delle scale del mio condominio echeggiarono passi numerosi e cattivi. La porta di casa suonò e bussarono insistentemente. Non riuscii a fare nulla, paralizzato totalmente. La abbatterono poco dopo, schiarendo con le loro torce lo spettacolo raccapricciante che ormai si era esteso anche al soggiorno. I cani abbaiarono pazzi. Alcuni tizi in nero col cappello, il distintivo e la pistola mi intimarono di avvicinarmi, certi scivolarono nelle pozzanghere rosse in tragicomiche cadute. Alla fine, mi portarono via ammanettandomi. "Diosanto" disse un agente che era riuscito a entrare in bagno e usare il bidet per sopraelevarsi e spiare dentro lo scarico. Dopodiché il suo stomaco fece il resto, aggiungendo altro vomito nelle pozze scarlatte. La mia cattura iniziò ad assomigliare più a un grottesco festino da confraternita. Venni portato via da tre agenti. L'ispettore ancora non riusciva a crederci, mentre dava gli ordini. Incrociai sulle scale un viso che riconobbi: era il mio professore di Biologia, pallido come un lenzuolo, e mi evitò quasi subito andando dall'ispettore in comando, che aveva tra le mani un cartellino di plastica sporco di sangue, dove era scritto un nome. Per fortuna ormai ero lontano e non potei leggerlo. Tuttavia, mentre i poliziotti mi allontanavano sentii sulle rampe un veloce scambio tra il mio professore e l'ispettore. "...da non crederci" fece il primo. "...è tutto vero, purtroppo..." replicò. "Dannata fretta" disse il professore "lui e le sue nuove forme di trasporto."
Edited by -TACET- - 15/4/2020, 22:55
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