La forma della paura

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    È notte. Sei nella tua stanza. Stavi giusto per provare a dormire, ma la luce del comodino è accesa. Il riflesso ti sembra una benedizione, anche se non riesce ad eliminare tutti gli aloni di buio presenti nell’ambiente.

    All’improvviso le coperte adagiate sul tuo corpo, steso nel letto, diventano uno scudo di protezione. Le stringi con forza e senti il contatto con la stoffa che produce calore sulla pelle. Sembrano difenderti da qualcosa che non puoi vedere, ma che esiste. Lo avverti come un presentimento di morte, un pericolo imminente nascosto vicinissimo a te.

    Ti guardi intorno. Provi conforto nell’osservare la tua camera, il luogo in cui passi la maggior parte del tempo quando ti trovi in casa. Hai lo sguardo congelato e osservi mensole, quadri, libri e mobili come se nascondessero qualcosa di interessante. Ma tu conosci fin troppo bene gli oggetti che ti circondano, solo che hai paura. Perciò cerchi un appiglio. Una qualche cosa che possa distrarti dall’oscurità che si cela nella casa.

    Proprio come amore e gioia nutrono i sentimenti, l’orrore se ne ciba avidamente. Si insinua nelle viscere più intime dell’uomo e gradisce torturarle, prima di farle in mille pezzi.

    Lacrime di sudore scolano dalla tua fronte. Hai la lingua incollata al palato e l’aria profuma di angoscia: le tenebre sono ancora lì, tutt’intorno a te. Il battito del tuo cuore sta aumentando. Inizi a credere di voler gridare il nome di qualcuno che possa sentirti e che arriverebbe presto in tuo soccorso. Ma se così non fosse? E soprattutto, da cos’è che stai cercando di fuggire? Te lo sei mai chiesto?

    Tali domande affollano la tua mente, atrofizzata dalla paura. Forse adesso hai trovato quel sostegno a cui ambivi mentre guardavi i tuoi averi. E così, cominci a pensare…

    Si dice che la vita di un essere umano si articoli principalmente in quattro fasi: nascita, crescita, riproduzione e morte. A loro volta, però, esse potrebbero essere sottoposte ad una suddivisione ulteriore. Ad esempio: il periodo del primo amore, quello della mezza età, quello dei primi segni di vecchiaia e così via.

    Una scomposizione di questo genere è necessaria per comprendere meglio quello a cui a stai pensando in questo momento: qual è la forma della tua paura? Cosa ha contribuito a plasmarla? Cosa vedi nel buio e cioè nel vuoto dove, realmente, non c’è proprio nulla?

    Ed ecco che ripensi alla tua infanzia. È piena di ricordi felici, ma anche dei primi traumi: quell’esperienze che ti hanno sconvolto e resteranno dentro di te per sempre. La fase infantile è la più intensa dal punto di vista formativo e non esiste uomo sulla terra che l’abbia dimenticata totalmente.

    La paura di quando eri piccino sta riaffiorando dai meandri della tua mente. I cani, forse? O l’uomo nero nascosto nell’armadio? Riflettendoci, un risolino s’impossessa delle tue labbra: credi che sia un’assurdità. Tuttavia, è proprio a quell’età che hai cominciato a sperimentare il fascino dell’orrore.

    Un altro intervallo di tempo interessante è quello della pubertà. I maschi si rendono conto di avere un organo genitale in grado di dare la vita. E le donne di poterla far crescere dentro di loro. Anche se la scoperta può essere tragica, presto si ha voglia di mettere in pratica quelle conoscenze: copulare.

    Spesso si resta scioccati dal modo in cui si denuda la verità dell’erotismo. C’è chi scopre i propri genitori nell’atto sessuale, chi spulcia troppo tra le riviste o i siti internet e ne viene a conoscenza in tal modo e tante altre alternative.

    Ti accorgi che stai divagando con i pensieri, però non te ne fai una colpa: chi non resterebbe incantato ripensando al periodo giovanile? Quella passione così travolgente, i brufoli, i jeans strappati, la voglia di farsi notare, le notti trascorse a piangere… Eppure, in tutto ciò, si cela comunque un demone inquisitore.

    Che sia rappresentato dalla difficoltà di trovare un punto di riferimento, l’utilizzo di sostanze stupefacenti o il rapporto con gli adulti. E tu cosa temevi mentre gli ormoni impazzivano dentro al tuo corpo?

    Ad una certa età, invece, si inizia ad essere più responsabili e si entra a far parte del mondo del lavoro. Fatta eccezione per qualche ometto raccomandato o di famiglia benestante, tale periodo apre gli orizzonti a ciascun essere umano.

    Comprendi che il mondo intorno a te è solo una parte infima e ridicola rispetto a ciò che si trova al di fuori di esso. Le persone, in ogni parte del mondo, sono costrette a faticare per sopravvivere. Ma anche per vivere godendosi i piaceri dell’esistenza.

    Presto ti ritrovi fra le mani il primo gruzzolo di soldi guadagnato solo con le tue forze. E ripensi a quanto sei stato idiota nel modo di investire i soldi che ti regalavano prima di quel momento. Tuttavia, è proprio in tal modo che acquisisci maturità. Nonostante ciò, come sempre, sotto la luce del sole si cela un baratro satanico pronto a inghiottirti.

    Difatti, spesso si subiscono lavorando i primi maltrattamenti psicologici e talvolta fisici. La tua dignità viene calpestata come mai prima di allora. In ogni caso, la felicità del sentirsi indipendenti richiede sacrifici di sangue. Tu stesso, infatti, non conosci persona al mondo che non abbia sofferto nell’ambito lavorativo.

    Si tratta di un periodo che può divenire ben presto frustante e accompagnarti in questa maniera per il resto della vita. Ti terrorizza l’idea di perdere il tuo mestiere, sempre se ne hai o ne troverai mai uno. Forse, questa paura, è ancora particolarmente vivida nel tuo cuore.

    Dopodiché si raggiunge la mezza età e non c’è più bisogno di andare a cercare l’orrore nel buio poiché, in tale fase della vita, esso si manifesta senza esitare.

    Ti chiedi se sei soddisfatto del punto a cui sei arrivato, poiché probabilmente non avrai altre occasioni per cambiarlo. Gli acciacchi di salute diventano sempre più gravi e insistenti. E cominci a credere che la tua vita non abbia senso, ma trovi il conforto che ti basta nella famiglia. Se ne hai una. E se rispecchia il tuo desiderio di famiglia.

    Il lavoro ti stressa e vorresti abbandonarlo, le lunghe passeggiate diventano stranamente piacevoli e ti interessi a piccole cose di cui prima non ti saresti mai curato. Hai preso la pillola per la pressione? Hai recitato il rosario delle tre di pomeriggio? Come sta oggi la figlia di tuo nipote? Tale condizione, col passare del tempo, esagera. Sino a che non si smette di lavorare e non troppo raramente, in tal caso, si perde anche la ragione.

    La paura è come una parabola, che dal momento della nostra nascita fino a quello della morte, si allunga e cresce precocemente.

    Puoi evitare di pensarci e a volte sai anche come domarla o evitarla, ma prima o poi ti rendi conto che non ha senso. Senza di lei non sapresti quali sono i tuoi limiti e non riusciresti ad apprezzare, invece, i lati positivi dell’esistenza.

    Perché il brivido gelido che ti attraversa la schiena mentre guardi un film horror, l’ansia che ti assale prima di un esame e gli spaventi innocenti che ogni tanto ti procurano gli amici non sono altro che adrenalina: vita allo stato puro. La paura è vita. E come tale, resta in te fino al momento della morte.

    È notte. Sei nella tua stanza. Stavi giusto per provare a dormire, ma la luce del comodino è accesa. Il riflesso ti sembra una benedizione, anche se non riesce ad eliminare tutti gli aloni di buio presenti nell’ambiente.

    Continui ad avvinghiare le coperte come uno scudo. Sembrano difenderti da qualcosa che non puoi vedere, ma che esiste. Lo avverti come un presentimento di morte, un pericolo imminente nascosto vicinissimo a te.

    Resti a fissare il buio finché il sole non risorge. Presto riprenderai a vivere come fai tutti i giorni. Ma la forma della tua paura, la quintessenza di tutti i terrori che hai provato dal momento in cui sei nato, sarà sempre lì, nel buio, ad aspettarti.

    Le tue debolezze, i tuoi rimpianti e le tue fobie per lei non sono un segreto. Ti conosce meglio di chiunque altro. E per quanto tu possa desiderare che sparisca, non sarà mai troppo lontana da te.
     
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    Sono Lady Cupcake, prima del suo nome. Madre dei Pennuti, distruttrice della mia autostima. Creatrice del ciclo del Disagio e stermimatrice di germi.

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    Allora caro Anthony ^^

    La storia mi piace molto, come sempre. Incredibile come tu riesca a descrivere una parola come "Paura" in modo così dettagliato, ovvio che "paura" non è solo una semplice parola ma saperla ramificare così...bravo!

    Edited by Captain Soyuz - 28/3/2019, 21:30
     
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    io dell'ansia ne farei volentieri a meno ma il racconto mi è piaciuto
    ecco com'è la mia
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    ps.il racconto mi sa un'pò di drammatico
     
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