Fantasia di Battaglia: Roma Aeterna !

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    ! Altamente consigliata per l'immersione !





    Prima ancora che il nostro esercito sia visibile, un lugubre frastuono incute grande timore ai nemici di Roma. Il nostro arrivo è infatti preannunciato da un sinistro e tremendo rumore, con il tintinnio di decine di migliaia di armature con le frange metalliche che ondeggiano, le armi che sbattono, e poi le casseruole, i passi di migliaia di compagni che marciano ritmicamente all'unisono. Nella calca è difficile perfino distinguere le insegne della prima fila. Il resto è avvolto nella polvere. Le battaglie non iniziano mai immediatamente: gli schieramenti rimangono uno di fronte all'altro per ore, senza che nulla accada, sotto il sole che batte ardente sulla nostra testa, chiusi nella propria armatura. Solo i vessilli e le insegne dei reparti ondeggiano in questo mare di immobilità, luminosi come fari in un mare in tempesta: ciascuno ha la sua propria colorazione e sono tutti di colori vivaci, blu, gialli, verdi, rossi; questo per poterci orientare facilmente durante la confusione della battaglia. Anche i simboli sono molto diversi e fantasiosi, sugli sudi infatti sono disegnati animali, tuoni, lampi, grandi stelle oppure greche. Il mio scudo però, essendo ancora una recluta, è ancora bianco, ma presto potrò fregiarmi di una di quelle decorazioni da veterano, la cui sola vista provoca paura ed esitazione nel nemico. A tratti il silenzio è interrotto da schermaglie verbali reciproche: un soldato dell'esercito nemico fa qualche passo, si ferma e insulta a gran voce il nostro comandante prima di ritornare nella sua fila. Per tutta risposta un veterano della Fulminata lancia un grido, seguito immediatamente dalle entusiaste urla di tutto l'esercito che si anima all'improvviso. Le lance e i gladi iniziano a battere ritmicamente e nervosamente sugli scudi con intensità crescente. I barbari nostri alleati intanto intonano i propri canti di battaglia, e spesso emettono un lungo suono premendo la bocca nell'incavo dello scudo producendo un lugubre ululato collettivo che noi chiamiamo barritus: gli scudi amplificano a dismisura questo suono che stordisce il nemico. Gruppi di goti nello stesso momento avanzano nella terra di nessuno per celebrare un loro antico, barbaro rituale: questi guerrieri si presentano, fanno l'elogio dei propri antenati, e promettono di non farli sfigurare quel giorno, compiendo evoluzioni a cavallo e mostrando la loro abilità nel maneggio della lancia, come se i loro parenti quel giorno siano veramente lì a guardarli. E pensare che al congedo perfino loro otterranno la cittadinanza romana. Il colpo d'occhio da lontano deve essere di sicuro impressionante: decine di migliaia di legionari sono pronti a scattare, con gli elmi che scintillano al sole, i vessilli che ondeggiano al vento; la realtà però non è così poetica: le nostre mani sono poggiate nervosamente sui pomelli dei gladi da sguainare o stringono, sudate, i pila da scagliare. Il nostro comandante non perde di vista il nemico neanche per un istante, si muove da destra a sinistra incoraggiandoci a combattere valorosamente e allo stesso tempo, come una tigre in gabbia, cerca i possibili punti deboli nello schieramento avversario, ma anche i reparti migliori del nemico, contro i quali bisogna opporre una solida resistenza. L'esperienza di tante battaglie proietta senza sosta nella sua mente possibili scenari e strategie, sperando che vista la sua grande esperienza non ci mandi al macello. Finalmente dopo una estenuante attesa arriva l'ordine di attacco. Come un'eco l'ordine genera una serie interminabile di grida urlate che si diffondono piano piano in tutte le file dell'esercito. Le tube suonano il segnale di attacco. I labari e le aste con i simboli delle legioni e delle centurie vengono puntati verso il nemico. Migliaia di scudi vengono alzati e selve di lance ora ondeggiano minacciose nell'aria. Le urla, i canti di guerra e le grida si fanno assordanti; dobbiamo infonderci coraggio a vicenda per avanzare perché alla fine della giornata non tutti torneranno all'accampamento. Un conto però, è avvicinarsi, un altro è arrivare davvero a contatto col nemico, dobbiamo far vedere di non aver paura, di non rifiutare il combattimento. Gli arcieri nascosti dietro gli ultimi ranghi e gli uomini nelle prime file incominciano a lanciare i loro giavellotti e le loro. Queste armi da getto non fanno certo molto danno, complice anche la distanza, ma con un po' di fortuna possono innervosire il nemico inducendolo ad attaccare, e comunque, anche se colpiscono solamente uno scudo, frecce e giavellotti lo rendono inutilizzabile, e un uomo senza scudo nel futuro scontro corpo a corpo è un uomo già morto. Qua e là qualche gruppo più esagitato comincia a perdere la pazienza, si fa avanti e sfida il nemico a combattere e, in quella calca e in quel garbuglio di lingue diverse, qualcuno iniziava a scambiarsi davvero qualche colpo. Alla lunga i nostri freni inibitori cadono e le due muraglie di scudi si fanno avanti cozzando cupe l'una contro l'altra. La battaglia si riduce infine a due masse di uomini fuori di sé per la tensione e la paura, tutti ammucchiati gli uni sugli altri, che cercano di ripararsi come possono non solo dietro il proprio scudo, ma anche dietro quello del proprio vicino,. Una volta venuti a contatto possiamo solo cavarcela spingendo forte, o cercando di trafiggere da sotto, o di buttare per terra e schiacciare sotto lo scudo quelli che si trovavano davanti a noi. Chi perde la testa, butta lo scudo e scappa fuori è perduto: i cavalieri rimasti fuori dalla massa di uomini infatti gli galoppano dietro e lo abbattono senza alcuna pietà, una morte disonorevole per un soldato romano, nemmeno i compagni hanno pietà per un uomo che fugge anziché affrontare il pericolo; l'unica cosa da fare è quindi rimanere dentro e spingere, spingere insieme alla massa degli altri e andare avanti, senza badare alla polvere, alle urla e a quello che si calpesta. Bisogna ricordarselo, ripeterselo molte volte per non cedere all'istinto di sopravvivenza. Le armi si intravedono per pochi attimi nell'aria per poi scomparire per spegnere una vita . Bisogna rimanere dietro il proprio scudo cercando di colpire l'uomo davanti a noi senza farci a nostra volta colpire. Non bisogna cedere, la disciplina è vitale per poter sopravvivere, cooperando coi compagni. Anche se la zuffa diventa generale e disordinata non bisogna mai cedere alla brama di fare strage di nemici da soli. Vedo alcuni pazzi davanti a me che gettano via lo scudo e assaltano i nemici che stanno loro di fronte, cercano di strangolarli per mezzo dell'elmo; altri si avvinghiavano l'uno sull'altro e non riuscendo a colpirsi muoiono in quell'intreccio di spade e di corpi. Non sono altro che pazzi, donnette che anziché combattere come uomini in riga si lasciano controllare dalla foga e dalla paura. C'è chi cade per un solo colpo, chi per molti; molti non si accorgono neppure delle ferite, perché la morte precede la sofferenza, né emettono gemiti per la morte, perché non arrivano a sentire il dolore. Dopo ore e ore di questa terribile mischia, quando sta per scendere la notte, i reparti rompono finalmente il contatto; respinto da un soldato nemico perché per quel momento ho avuto la peggio, anziché buttarmi nuovamente nella mischia rimango fermo appoggiato sullo scudo, esausto. Guardandomi attorno scopro che non sono certo il primo e piano piano sempre più persone seguono il nostro esempio, abbandonando la lotta. I due eserciti infine si staccano e raccolgono i morti e i feriti; durante la notte non si combatte, la battaglia verrà decisa un' altro giorno.

    SPOILER (click to view)
    Probabilmente ho fatto molti errori ma la chiave qui è l'immaginazione. Se con l'aiuto della musica e delle parole sono riuscito anche per pochi minuti a trasportarvi con me nella storia di Lucius, allora ho raggiunto il mio obiettivo. Per scrivere mi sono largamente ispirato a due libri, uno di Alessandro barbero, "Il Giorno dei Barbari, 9 Agosto 378" e uno di Alberto Angela, "Cleopatra, la regina che sfidò Roma e conquistònl'eternità". Io ho solo fatto un collage dei due pezzi aggiungendo la prima persona e il punto di vista del personaggio per cercare l'immersione totale. I verbi al passato purtroppo non funzionano a mio parere, per immaginare senza immaginare bisogna avere le immagini come se la battaglia stesse avvenendo ora, davanti ai nostri occhi. Ditemi se funziona !!!


    Edited by Captain Soyuz - 30/4/2019, 18:04
     
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    recluta romana che combattè nell' esercito romano durante la Terza guerra sannitica, tra il 298 e il 290 a.C

    *combatté, sistemare spazio tra nell' e esercito.

    CITAZIONE
    Anche i simboli sono molto diversi e fantasiosi, sugli sudi infatti sono disegnati animali

    *Sugli scudi.

    CITAZIONE
    che cercano di ripararsi come possono non solo dietro il proprio scudo, ma anche dietro quello del proprio vicino,.

    Rimuovere la virgola alla fine.

    CITAZIONE
    la battaglia verrà decisa un' altro giorno.

    Un'altro giorno è errato. Senza l'apostrofo.

    CITAZIONE
    Le armi si intravedono per pochi attimi nell'aria per poi scomparire per spegnere una vita .

    Per poi scomparire per spegnere una vita... costruzione infelice. Suggerisco di fare così, almeno: "per pochi attimi nell'aria, per poi scomparire E spegnere una vita. Sistema lo spazio tra vita e il punto.

    Ho notato, FORSE, qualche sobbalzo nei tempi verbali ma... non mi ci sono soffermato granché, come del resto sulla correzione grammaticale e ortografica. Queste che hai appena visto sono le cose che mi sono saltate all'occhio - un occhio che ha appena finito una seconda, veloce rilettura.
    Suggerisco caldamente di rimuovere la scritta rossa all'inizio e il grassetto nel testo - almeno questo. Poi, ma questo non è meno urgente - allinea il contenuto testuale sul margine sinistro, non al centro.

    Sono portato a dire, e non lo dico con pietà o altro, che il tuo obbiettivo l'hai raggiunto. Forse c'è stata solo una vaga sensazione scaturita dall'immaginare una scena così tesa, la musica va bene (da ascoltare a basso volume).
    Susciti un tema delicato. L'immaginazione di un evento così... può sopperire alle lacune e ingenuità storiche?
    Pur senza ricordare molto la storia romana, io lettore medio leggo solo la data, e so che ci troviamo nell'epoca della Repubblica, e Roma sta espandendosi. Chiaro.
    So che i Sanniti di cui parli sono un popolo italico (niente barbari... o tantomeno "goti" - ho letto questa parola nel testo) e si trovano in Sud Italia, più o meno. Una popolazione aveva chiesto rifugio presso Roma vista la condotta sannitica e quelli se ne approfittano per ingaggiare battaglia, e poi vittorie, Maleventum (poi diventata Benevento, la sappiamo tutti questa). Sì amico, parlo da smemorato che non studia questa epoca da cinque anni - ma ho comunque storto il naso. IO!
    Credo tu ti sia fatto influenzare pesantemente sulla lettura "Il Giorno dei Barbari, 9 Agosto 378", come dici. Dove 378 sta per "dopo Cristo".

    Che nessuno azzardi a parlare di immaginazione come scusante; ti suggerisco di fare una cosa molto bella, che feci io volentieri e con interesse quando scrissi un racconto storico (era la fine dell'Impero Romano, la storia di una bambina nelle campagne) ovvero informarmi maniacalmente sui dati storici e basarmi su quelli. Pensa: qui devi intervenire ancora meno. Non so se Roma avesse "barbari alleati", goti e simili. Veramente, ti parlo a sensazione... ^^. Ti chiedo di informarmi sulla veridicità storica di certi soggetti, e se non sono veri di SOSTUIRLI. Non verrà meno l'epicità del tutto, ma anzi, la tua storia avrà maggiore mordente, e tutto l'obbiettivo che ti sei posto avrà maggiore senso, maggiore peso.
    Sì, perché l'immaginazione è una cosa, la verosimiglianza è un'altra. A meno che tu non voglia parlare di battaglie immaginarie con popolazioni mai esistite, allora è un conto. Qui ci sono degli intenti diversi, più radicati nella veridicità storica. Allora, attieniti al verosimile, che qui è piuttosto manchevole.
    Sono sinceramente ammirato dal tuo interesse verso la storia. Il racconto non è del tutto insufficiente, poiché sì, l'idea in sé per sé non è un disatro totale, c'è una ricerca da parte tua di restituire al lettore un senso di concitazione, attesa, una bella descrizione. Chissà se esistevano reclute capaci di scrivere (sic!...?) ... così dettagliatamente e soggettivamente, coi materiali per scrivere... il tutto ricordando la letteratura romana antica quanto la Terza guerra sannitica.
    Temo che l'uso della prima persona sia opinabile ma proprio per questo... sta a te. Ma l'idea di un diario non mi piace.
    Prima di dichiarare "Cestino", voglio vedere se si può migliorare qualcosa, Pima!
    E così voglio sentire altri, in merito. Ho bisogno di capire se, per il resto dello Staff, questo racconto possa essere ridisegnato oppure... direttamente Cestinato.

    Edited by Sixtyten - 5/3/2019, 16:06
     
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    CITAZIONE (Sixtyten @ 5/3/2019, 16:03) 
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    recluta romana che combattè nell' esercito romano durante la Terza guerra sannitica, tra il 298 e il 290 a.C

    *combatté, sistemare spazio tra nell' e esercito.

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    Anche i simboli sono molto diversi e fantasiosi, sugli sudi infatti sono disegnati animali

    *Sugli scudi.

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    che cercano di ripararsi come possono non solo dietro il proprio scudo, ma anche dietro quello del proprio vicino,.

    Rimuovere la virgola alla fine.

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    la battaglia verrà decisa un' altro giorno.

    Un'altro giorno è errato. Senza l'apostrofo.

    CITAZIONE
    Le armi si intravedono per pochi attimi nell'aria per poi scomparire per spegnere una vita .

    Per poi scomparire per spegnere una vita... costruzione infelice. Suggerisco di fare così, almeno: "per pochi attimi nell'aria, per poi scomparire E spegnere una vita. Sistema lo spazio tra vita e il punto.

    Ho notato, FORSE, qualche sobbalzo nei tempi verbali ma... non mi ci sono soffermato granché, come del resto sulla correzione grammaticale e ortografica. Queste che hai appena visto sono le cose che mi sono saltate all'occhio - un occhio che ha appena finito una seconda, veloce rilettura.
    Suggerisco caldamente di rimuovere la scritta rossa all'inizio e il grassetto nel testo - almeno questo. Poi, ma questo non è meno urgente - allinea il contenuto testuale sul margine sinistro, non al centro.

    Sono portato a dire, e non lo dico con pietà o altro, che il tuo obbiettivo l'hai raggiunto - se davvero qui la chiave è l'immaginazione. Forse c'è stata solo una vaga sensazione scaturita dall'immaginare una scena così tesa, la musica va bene (da ascoltare a basso volume).
    Susciti un tema delicato. L'immaginazione di un evento così... può sopperire alle lacune e ingenuità storiche?
    Pur senza ricordare molto la storia romana, io lettore medio leggo solo la data, e so che ci troviamo nell'epoca della Repubblica, e Roma sta espandendosi. Chiaro.
    So che i Sanniti di cui parli sono un popolo italico (niente barbari... o tantomeno "goti" - ho letto questa parola nel testo) e si trovano in Sud Italia, più o meno. Una popolazione aveva chiesto rifugio presso Roma vista la condotta sannitica e quelli se ne approfittano per ingaggiare battaglia, e poi vittorie, Maleventum (poi diventata Benevento, la sappiamo tutti questa). Sì amico, parlo da smemorato che non studia questa epoca da cinque anni - ma ho comunque storto il naso. IO!
    Credo tu ti sia fatto influenzare pesantemente sulla lettura "Il Giorno dei Barbari, 9 Agosto 378", come dici. Dove 378 sta per "dopo Cristo".

    Che nessuno azzardi a parlare di immaginazione come scusante; ti suggerisco di fare una cosa molto bella, che feci io volentieri e con interesse quando scrissi un racconto storico (era la fine dell'Impero Romano, la storia di una bambina nelle campagne) ovvero informarmi maniacalmente sui dati storici e basarmi su quelli. Pensa: qui devi intervenire ancora meno. Non so se Roma avesse "barbari alleati", goti e simili. Veramente, ti parlo a sensazione... ^^. Ti chiedo di informarmi sulla veridicità storica di certi soggetti, e se non sono veri di SOSTUIRLI. Non verrà meno l'epicità del tutto, ma anzi, la tua storia avrà maggiore mordente.
    Sì, perché l'immaginazione è una cosa, la verosimiglianza è un'altra. A meno che tu non voglia parlare di battaglie immaginarie con popolazioni mai esistite, allora è un conto. Qui ci sono degli intenti diversi, più radicati nella veridicità storica. Allora, attieniti al verosimile, che qui è piuttosto manchevole.
    Sono sinceramente ammirato dal tuo interesse verso la storia. Il racconto non è del tutto insufficiente, poiché sì, l'idea in sé per sé non è un disatro totale, c'è una ricerca da parte tua di restituire al lettore un senso di concitazione, attesa, una bella descrizione. Chissà se esistevano reclute capaci di scrivere (sic!...?) ... così dettagliatamente e soggettivamente, coi materiali per scrivere... il tutto ricordando la letteratura romana antica quanto la Terza guerra sannitica.
    Temo che l'uso della prima persona sia opinabile ma proprio per questo... sta a te. Ma l'idea di un diario non mi piace.
    Prima di dichiarare "Cestino", voglio vedere se si può migliorare qualcosa, Pima!
    E così voglio sentire altri, in merito. Ho bisogno di capire se, per il resto dello Staff, questo racconto possa essere ridisegnato oppure... direttamente Cestinato.

    Yep è proprio l'immaginazione che mi interessa, in particolare gli effetti che suscita in chi legge. L'ho messa qui per questo, per avere un parere obiettivo da gente come te che di storie ne ha lette a volumi. Fortunatamente sembra che con te nonostante gli errori e i refusi l'immaginazione abbia preso il sopravvento ma mi piacerebbe assai sentire altri pareri ! Avete avuto l'impressione, anche grazie alla musica, di vedere la battaglia animarsi davanti ai vostri occhi ? Con il comandate che si sposta su e giù per la linea mentre pensa al piano e i soldati sotto al sole per ore che stringono con le mani sudate le loro armi ? Nel secondo pezzo ci sono riuscito meno perchè c'è solo il soldato che si forza di non lasciarsi prendere dal panico perchè fuori verrebbe sicuramente ucciso. Avrei voluto mettere la sensazione di vomito delle reclute alla vista dei crani e delle armature fracassate dai proiettili ma per qualche strano motivo non c'è più.

    I refusi storici sono dovuti alla mia stupidità pura e semplice, non preoccupatevi, mi sono fatto prendere la mano.

    Questo è un lavoro che devo fare per la scuola e quindi già che ci sono vorrei chiedervi una cosa. Ha senso, prima del testo creare un momento "mood" ?. Nel senso che se parto così in quarta non sono così sicuro di ottenere l'effetto da me desiderato perchè un po' per la distrazione, un po' per la fatica e le preoccupazioni del giorno dopo rischio di perdere delle persone nel mentre. Il momento mood mi farebbe da collegamento perchè riguarderebbe la marcia dell'esercito romano, ovvero il momento prima della battaglia e intanto constriggerebbe i miei pargoli a prestare attenzione. C'è solo la mia voce narrante, con la musica di sottofondo a bassa voce e poi, al massimo un'immagine o il buio. L'immaginazione di ciascuno poi fa il resto. Il mio obiettivo allargato praticamente è quello di coinvolgere le persone nella storia, un coinvolgimento che stà proprio nell'immedesimazione (prima persona quindi) e nel dover utilizzare la propria immaginazione.

    Aspetto altri pareri ^^

    Grazie :D

    Edited by Pima - 5/3/2019, 16:32
     
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    Happy Urepi Yoropiku ne~

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    Questo è un lavoro che devo fare per la scuola e quindi già che ci sono vorrei chiedervi una cosa. Ha senso, prima del testo creare un momento "mood" ?. Nel senso che se parto così in quarta non sono così sicuro di ottenere l'effetto da me desiderato perchè un po' per la distrazione, un po' per la fatica e le preoccupazioni del giorno dopo rischio di perdere delle persone nel mentre. Il momento mood mi farebbe da collegamento perchè riguarderebbe la marcia dell'esercito romano, ovvero il momento prima della battaglia e intanto constriggerebbe i miei pargoli a prestare attenzione. C'è solo la mia voce narrante, con la musica di sottofondo a bassa voce e poi, al massimo un'immagine o il buio. L'immaginazione di ciascuno poi fa il resto. Il mio obiettivo allargato praticamente è quello di coinvolgere le persone nella storia, un coinvolgimento che stà proprio nell'immedesimazione (prima persona quindi) e nel dover utilizzare la propria immaginazione.

    Penso possa essere un'ottima idea
     
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    Anche per me è un'ottima idea ^^ per quanto riguarda la storia in sé io non mi sento adatta a commentare la parte "storica", per quanto mi piaccia la materia, temo di avere un'istruzione prettamente scolastica e anche un po' arrugginita xD
    Se è per dei bambini delle elementari (ma credo sia più da medie??), credo proprio che mettersi nei panni del personaggio possa aiutare a non perdersi nella noia ^^
     
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    Yep, quello è proprio il target specifico anche se per i bambini delle elementari mi concentrerei molto meno sul sangue ;)
     
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    Eccomi qui, gran maestro di battaglia, esperto generale, allievo dei videogames storici :P

    A parte gli scherzi, da appassionato posso dire che effettivamente l'accuratezza storica è un requisito importante. Tuttavia noto che hai già effettuato una correzione in proposito ^_^
    Per quanto riguarda il testo dovresti rivederlo un momento, poiché ho notato alcuni errori di battitura e delle costruzioni poco comuni, come ad esempio "cercano di strangolarli per mezzo dell'elmo" che sembra uscita da una versione latina tradotta.
    Infine, arriviamo al tuo intento: vuoi, da quanto ho capito, riuscire a creare una forte immersività. Dunque, le scene le hai descritte bene e senza dubbio tutto è ben delineato. Tuttavia quello che manca è, secondo me, il pathos. Mi spiego: hai usato la prima persona ma hai descritto la battaglia in modo troppo oggettivo a mio parere, forse più come uno storico presente sul campo di battaglia che come un soldato in prima linea. Il modo migliore allora è quello di insinuarsi nella mente di Lucius e evidenziarne i pensieri, le paure, le sensazioni, visive, uditive e tattili. Puoi usare delle figure retoriche a tal proposito, per creare delle immagini più vivide, soprattutto nella mente di bambini. Ti faccio un esempio molto semplice: potresti dire che le lance sono accuminate (tutti sanno che sono accuminate, ma specificarlo aumenta la sensazione di pericolosità) e ondeggiano come aculei di un porcospino. Dubito che un pubblico di bambini delle elementari posso restare attento se usassi un tono troppo oggettivo.
    Quindi, più soggettività se parli in prima persona come narratore interno alla battaglia.
     
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    CITAZIONE (Annatar @ 16/3/2019, 21:49) 
    Eccomi qui, gran maestro di battaglia, esperto generale, allievo dei videogames storici :P

    A parte gli scherzi, da appassionato posso dire che effettivamente l'accuratezza storica è un requisito importante. Tuttavia noto che hai già effettuato una correzione in proposito ^_^
    Per quanto riguarda il testo dovresti rivederlo un momento, poiché ho notato alcuni errori di battitura e delle costruzioni poco comuni, come ad esempio "cercano di strangolarli per mezzo dell'elmo" che sembra uscita da una versione latina tradotta.
    Infine, arriviamo al tuo intento: vuoi, da quanto ho capito, riuscire a creare una forte immersività. Dunque, le scene le hai descritte bene e senza dubbio tutto è ben delineato. Tuttavia quello che manca è, secondo me, il pathos. Mi spiego: hai usato la prima persona ma hai descritto la battaglia in modo troppo oggettivo a mio parere, forse più come uno storico presente sul campo di battaglia che come un soldato in prima linea. Il modo migliore allora è quello di insinuarsi nella mente di Lucius e evidenziarne i pensieri, le paure, le sensazioni, visive, uditive e tattili. Puoi usare delle figure retoriche a tal proposito, per creare delle immagini più vivide, soprattutto nella mente di bambini. Ti faccio un esempio molto semplice: potresti dire che le lance sono accuminate (tutti sanno che sono accuminate, ma specificarlo aumenta la sensazione di pericolosità) e ondeggiano come aculei di un porcospino. Dubito che un pubblico di bambini delle elementari posso restare attento se usassi un tono troppo oggettivo.
    Quindi, più soggettività se parli in prima persona come narratore interno alla battaglia.

    Grande consiglio il tuo !

    E che pathos sia :rock2:

    Per un attimo mi son chiesto chi fosse sto Lucius :rolleyes:
     
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    Ci sono delle novità?
     
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    Ci sono delle novità?

    Si ! Alla fine l'ho presentato in classe ed è piaciuto molto ! Ho anche fatto una (breve) riflessione sul ruolo che l'immaginazione gioca in una materia come storia prima del video e poi ho scatenato l'inferno con la storia abbinata alla canzone.

    Vi ringrazio molto per i consigli che ho applicato nel testo che ho presentato ma che devo essermi dimenticato di inserire qui. Appena ho un briciolo di tempo modifico !
     
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    Mi infiltro ulteriormente, preferisci spostare il topic in work in progress per poterci lavorare con calma?
     
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    CITAZIONE (Captain Soyuz @ 11/4/2019, 20:47) 
    Mi infiltro ulteriormente, preferisci spostare il topic in work in progress per poterci lavorare con calma?

    Se fosse possibile sarebbe veramente molto comodo perché essendo in quinta tendono a volerci ammazzare :c
     
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    Sono Lady Cupcake, prima del suo nome. Madre dei Pennuti, distruttrice della mia autostima. Creatrice del ciclo del Disagio e stermimatrice di germi.

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    Procedo dunque :)
     
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    Ue uagliu bella sta storia, però al momento vedo solo il video YouTube e nemmeno una lettera di testo. L'hai forse rimossa?
     
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15 replies since 4/3/2019, 22:47   358 views
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