Le mie Difficoltà durante la Scrittura

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    Questa è solo la continuazione di alcuni discorsetti nella chat del Forum.
    Non voglio spendermi in parole inutili su cosa significhi scrivere, cosa sia l'arte etc... anche perché i bei tempi del "me" saccentone banalone (quell'omino di Oessido) sono finiti. Si spera.
    Ora sto scrivendo in febbre leggera, con l'intenzione semplice di mettere giù quello che penso in merito alle difficoltà della scrittura. Non ho idee precise in mente, pianifico e costruisco il discorso strada facendo, quindi perdonate il mio solito disordine.

    Mi sono basato essenzialmente su quelle poche righe di discussione in Shoutbox. Abbiamo detto cose interessanti, attenzionandoci in particolare sul "perfezionismo". Ossia il "problema" della buona Isabel e anche il mio, a pensarci.
    Naturalmente i problemi concernenti una buona realizzazione di un testo sono molteplici, vanno da aspetti oggettivi a dimensioni soffuse, difficilmente criticabili secondo un criterio rigoroso e imparziale.
    Io tengo a precisare che non si sta parlando di quello che si è prodotto, personaggi, descrizioni, dialoghi, ambientazioni, ritmi etc... o di chissà che altro: ma del modo in cui ci approcciamo alla scrittura.
    Io vivo il tutto come un problema da risolvere. Facciamo con calma:
    Perfezionismo. Ossessione nevrotica dettata da un'autocoscienza critica fino a livelli insopportabili. Eccessiva attenzione spesa nei particolari.
    Quando scrivo, scrivo secondo il massimo delle mie capacità. Dialoghi e gestualità vivide - descrizioni meticolose, stile originale. Tutto quanto è sviluppato con degli speciali metodi, criteri, maturati durante questi due/tre anni passati a scrivere abbastanza spesso. Per questo mi riesce di fare tutto ormai in maniera direi quasi tempestiva. Quando scrivo, scrivo rapidamente e facilmente, annullando l'idea di un lungo lavoro su elementi... che ormai ho imparato a curare ed elaborare meccanicamente, ad occhi chiusi. Elementi che sento miei. Su questo mi sento profondamente a mio agio. Questa per farla semplicemente.
    Il problema non sta dunque nella forma. Sta nell'approccio alla base.
    L'approccio è essenzialmente lo schifo. Schifo perché scrivo 29 pagine in cui ancora non è successo niente. Descrizioni, dialoghi, stile talmente denso da risultare nauseante. Il senso generale del racconto (spesso e volentieri nato SENZA un'idea) viene a perdersi.

    Pensiamoci bene:
    Partire senza un'idea può andare bene. Scrivi e procedi, ti lasci catturare. Ok. Io, come dicevo, sono veloce, scrivo quello che devo scrivere bene. Poi mi fermo. Rileggo, non riesco a resistere. Correggo, revisiono, cambio, poi cambio quello. Spezzo il mio ritmo perché tutto deve essere perfetto.

    Se non sforno un racconto perfetto, quello è un disastro. Ecco perché non ne pubblico neanche uno. Spesso li cancello per sempre, perché credo di poterne creare uno migliore. E quello fa la stessa fine del precedente. Non ho che pochissime prove del mio percorso o di un mio miglioramento.

    Un tempo pubblicai un racconto dal nome piuttosto bizzarro. Non so ancora perché a tutti sia piaciuto. Lo stile che vedete lì era appena nato, ma era senza dubbio il mio. Avevo creato qualcosa di originale e al contempo con una parvenza di trama. La trama scorreva.
    Quando scrivo le cose adesso, la trama non scorre, perché la storia, perfetta formalmente, non riesce a creare con la stessa velocità ed intensità l'essenza stessa del racconto, ossia l'idea. l'IDEA.
    Veloce a scrivere dialoghi, descrizioni, in maniera originale, ricca, acuta, metafore di qua e di là, immagini vivide scaturite da una sorta di inventiva poetica, è tutto perfetto. Nel particolare tutto scorre. Nel generale.... ma che dico. Nell'ESSENZIALE manca il senso del racconto. Manca il senso dello scrivere.
    Leggo quello che scrivo e dico: ok, perfetto è un bellissimo esercizio di scrittura. Ma poi? Quanto ci mettiamo a fare un nuovo passo nella storia? C'è una storia? Nei miei racconti si respira a malapena una sensazione simile.
    Non fraintendete. I racconti che scrivo non sono mai imbottiti di roba. L'essenzialità perfetta di stile e simili (naturalmente sto parlando in misura delle mie capacità XD) è legata da scene lapidarie, fotografiche. In poche righe raccolgo l'essenza di tanti gesti e simboli... ma che sto facendo?
    Oh. Vabbè, è una cosa che verrà vista in seguito. Se riesco a scrivere qualcosa vedrete.
    ...
    Il senso di questo approccio sta nel giustificarsi. No, non farò discorsi pseudo-psicologici sulla mia mente, il mio modo di relazionarmi etc... anche da questo impulso devo difendermi!
    Io spesso scrivo molto, anche troppo, per questa sensazione di disagio, l'idea di essere frainteso e quindi giudicato male mi porta a riempire tutto. Stavo scrivendo ancora di come mi comporto con la forma. Ma tutto sta nell'approccio. L'ho detto io stesso.


    Questa è la mia confessione.
    Spero che qualcuno legga, perché ho sentito questa cosa come un sassolino che dovevo assolutamente togliermi dalla scarpa.
    Il risultato è un nuovo topic in Discussion!... ...... ........
    Come al solito, non rileggo.
     
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    Aria di confessioni? Butto giù qualche cosa pure io, se fa piacere leggerla, alla fine il discorso nella tag è nato da noi, Kung e pochi altri. Lo metto pure io sotto spoiler, via, che non so quanto lungo mi verrà fuori.

    Ho sprazzi di ispirazione continui, frammenti - cose che devo in qualche modo mettere su carta, ma purtroppo sono sconclusionati, a volte frasi che sarebbero di per sé anche buone da un punto di vista narrativo/formale, o anche solo da un punto di vista del pensiero; il problema viene quando devo sviluppare qualche cosa da un perno, o seguendo determinati schemi - anche solo seguendo un tema, un qualche cosa: infatti, anche senza fare errori dal punto di vista formale (grammatica, punteggiatura e cose varie) non riesco affatto a trasmettere idee, a dare un afflato a quello che scrivo, un qualche cosa di emotivo; generalmente, quello che scrivo è una scatola vuota, che non riesce a contenere alcun pensiero mio. Questo mi porta ad avere una forte estraneità con tutto quello che scrivo - commenti di qualsiasi tipo non mi tangono minimamente in proposito, perché per me non è un mio lavoro, è più come se fosse il parto di qualcun altro che io ho riscritto. E' così anche quando scrivo qualche cosa che mi soddisfa, quando scrivo qualche cosa che io chiamo "sciocchezzuola" ma che invece piace molto agli altri - mi è capitato di recente proprio con un lavoro semi/storiografico per l'alternanza scuola-lavoro del mio liceo, che a me non era piaciuto per niente ma che ha ricevuto lodi inaspettate, che non mi hanno effettivamente... lasciato niente. In più, ho una fortissima allergia per quanto riguarda il rileggere, per quanto mi sforzi; chiaramente lo faccio, ci vuole sempre una sorta di labor limae, ma non posso non dire che è, per me, un momento di sconforto, nel quale mi rendo conto della mediocrità di quello che ho scritto, di come le idee che avevo in testa non suonino granché su carta; e che a volte, certe cose è difficile, se non impossibile, renderle così come sono nella mia testa - su carta, tutto quanto si scompiglia. In più, ho una fisima per quello che scrivo anche dal punto di vista visivo, nel senso che non bado soltanto al testo in sé, e questo è un guaio: io bado al supporto, al font se scrivo da computer, alla grafia (il ché è un guaio, la mia è pessima) quando scrivo su carta, cosa che ho iniziato a sopportare poco proprio per questo. Ho una forte sfiducia verso chi mi legge, cosa che mi porta molto spesso a specificare molte cose e a nasconderne altrettante, soprattutto quando sono arguzie di sorta che non ritengo poter essere capite, e che magari, anzi, verrebbero fraintese. Mi piace far scrivere agli altri su carta quello che dico io, per lo più. Altro problema, che però viene dalla mia sconsideratezza più che totale, è la mancanza di organizzazione - prendo il flusso di idee così come viene, e, quando provo a gestirlo, ne vengono lavori troppo artificiosi - come artificioso, in generale, è il mio modo di scrivere, perché sento palesemente di non riuscire a far fluire le idee così come vorrei; l'unico momento in cui accade è, appunto, quando ho questi flussi di ispirazione improvvisi, che però durano poche frasi, sconclusionate, da inserire in un contesto, e che a volte dimentico persino di appuntare, per quanto io mi dica sempre di doverlo fare. In generale, credo che scrivere di qualunque cosa che non sia 'tecnica' non faccia affatto per me. Il perfezionismo è una brutta bestia, se so di non poter scrivere un ottimo racconto o un capolavoro non inizio neanche. Plus, una persona tempo fa ha portato allo stremo questi miei dubbi - dopo tempo sono arrivata alla conclusione che, in effetti, un po' cercava di denigrarmi il più possibile per ragioni a me ignote; ma in effetti fece bene a farmi notare che manco di personalismo in tutto quello che dico, che scrivo... ma da lì non ho mai fatto niente per risolvere questo problema.
     
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    Io invece ho questa grande confessione che non avevo il coraggio di dirlo per paura di venire derisa (si dice tanto che l'Italia non discrimina nessuno ma poi di fatto non è così.)
    Io invece sono autistica, per cui ho difficoltà con la comunicazione. Soprattutto con la scrittura perché ho difficoltà ad esprimermi
    in essa,così come con le descrizioni dell'ambiente perché recepisco di meno rispetto agli altri.
    Poi potrebbe capitarmi qualche errore di punteggiatura o il ripetere più volte alcune frasi ho parole (difatti in questo messaggio ho fatto una correzione nella prima frase). Ed infine il fatto che le parti delle storie mi vengono come i pezzi dei puzzle:a caso e non correlate.
    La fantasia non è un problema, ma la scrittura sí. (Difatti ho mollato le due fiction che stavo facendo in un forum due anni fa)

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    Mi sembra quasi di essere un mix tra le confessioni che avete fatto voi. Quando scrivo le idee che ho in testa non riesco ad esprimerle sulla carta. Peggio, quando rileggo temo cosí tanto di non essere riuscito a farmi capire che riscrivo di nuovo una ripetizione e questo succede molto spesso. Per di piú non riesco a capire come mai quando scrivo non ho un piano, non riesco a crearlo, so cosa dovrei fare e come ma la penna ad un certo punto comincia a farsi i cavoli suoi e alla fine mi viene un testo completamente disorganico, a puzzle ! La mia professoressa dice che le idee le avrei pure ma poi le gestisco cosí malamente e disordinatamente che non vado mai oltre al sei emmezzo sette meno. Infine, non riesco a descrivere gli ambienti e neanche a fare una descrizione perché mi sembra tutto artificioso quello che scrivo. Fortuna che devo solamente fare temi argomentativi. É una cosa cosí antipatica. Mi capita perfino per i giochi. Pokémon Competitivo, Scacchi, Giochi di Strategia e in genere tutti quelli in cui tu con il tuo cervello dovresti pianificare, immaginare degli scenari successivi; credevo che fosse dovuto alla mia pigrizia e alla mia autostima ma anche se mi concentro c'é il vuoto.

    Maledetto Tema. Ma al prossimo mi rifaró se mi date qualche consiglio su come mantenere una rotta quando si esegue un testo argomentativo ...
     
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    Vorrei tanto poterti dare un consiglio, Pima, ma alcune cose capitano anche a me :zizi:
    Solo che la mia è veramente pigrizia, a tratti.
    Solo una cosa che mi ha incuriosita, scrivo per chiederti:

    CITAZIONE
    Mi capita perfino per i giochi. Pokémon Competitivo, Scacchi, Giochi di Strategia e in genere tutti quelli in cui tu con il tuo cervello dovresti pianificare, immaginare degli scenari successivi; credevo che fosse dovuto alla mia pigrizia e alla mia autostima ma anche se mi concentro c'é il vuoto.

    Non ho capito cosa ti capiti esattamente in questi casi - lo chiedo perché probabilmente ci troviamo pure su questo, anche io ho alcune difficoltà in ambiti simili.
     
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    CITAZIONE (;Isabel @ 9/11/2018, 20:09) 
    Vorrei tanto poterti dare un consiglio, Pima, ma alcune cose capitano anche a me :zizi:
    Solo che la mia è veramente pigrizia, a tratti.
    Solo una cosa che mi ha incuriosita, scrivo per chiederti:


    Non ho capito cosa ti capiti esattamente in questi casi - lo chiedo perché probabilmente ci troviamo pure su questo, anche io ho alcune difficoltà in ambiti simili.

    Se non siamo ot volentieri !

    Premessa: io e la logica siamo arci-nemici


    Detto questo, in scacchi come si vince ? Si vince creandosi mentalmente un piano immaginandosi gli scenari futuri in base a mossa x o y. Ecco, quello mi riesce impossibile, non riesco proprio a creare nella mia testa la scena. Questo si riflette anche nella scrittura dove incastro pezzi senza un ordine organico ma anche per gli sport, sono scordinatissimo e se mi metti giá 2 movimenti da fare insieme se non me li fai vedere uno ad uno io non riesco ad immaginarmi in testa come svolgerlo.

    Tutto se noti gira attorno alla testa e alla sua incapacità di mettere a fuoco cosa dovró fare in un ordine passabile, gli argomenti da dare di un tema e i controargomenti, le mosse di scacchi ...

    Ed é fastidiosissimo quando si scrive: gli ambienti, i personaggi, gli argomenti, non sembrano mai cose mie nate dalla mia testa bensí delle macchiette create in modo artificioso e bisogna dirlo banale.
     
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    Che meraviglioso topic Sixtyten, mi chiedo perché non l'ho visto prima. Voglio anche io dire qualcosa e spero di non essere troppo prolisso o sembrare saccente o pretenzioso.
    Per me scrivere è più che un hobby, è un modo per riuscire a comunicare con gli altri. Capisco il tuo post girl killer, più di quanto vorrei, so cosa vuol dire avere Delle fisse che non puoi fermare, sentire il bisogno di guardare lo stesso film tre volte al giorno, ascoltare la stessa canzone in loop per ore e ore, parlare per citazioni. Scrivere per me è il modo che ho trovato per condividere con gli altri quello che ho dentro e se ci si ferma a scriverlo senza farlo leggere, è come parlare a una stanza vuota. Aver paura di come si scrive è inutile, nessuno sa parlare quando nasce, ha bisogno di esercizio, di qualcuno che lo ascolti, di qualcuno che lo corregga. Se provasse a parlare correggendosi da solo senza tentare di confrontarsi, difficilmente diventerebbe qualcosa in più di quello che è già...
    Io penso alla scrittura in ogni momento e sogno da almeno dieci anni (lo so, sono vecchio) di farla diventare il mio lavoro, ma l'editoria italiana non è semplice per gli esordienti. Ho un agente, il signor Beniamino Soressi, che mi sta seguendo in questo mio sogno. Gli ho già mandato più di due milioni di battute tra i vari romanzi e lui mi ha consigliato e ho imparato molto grazie ai lavori di editing. Credo di scrivere bene, anche se non sono io a doverlo dire, ma la mia abilità nasce dalla lettura e dalle "lezioni" imparate nel far leggere le cose...

    Questo topic mi piace perché sono diventato admin di un forum di scrittura proprio perché volevo aiutare e condividere nel migliore dei modi questa forma di comunicazione che può aiutare tanto. Quindi lasciate che vi dica che scrivere è solo un passo. Vi serve per far uscire un flusso di coscienza che è dentro di voi e già quello può bastare. Ma se sentite che la cosa è incompleta, dovete trovare il coraggio di farla leggere a qualcuno, non solo perché potete trovare consigli costruttivi per migliorare, ma anche e soprattutto perché questo è il vero significato di comunicare. Io ho ricevuto tanto da molti racconti di questo forum, ho imparato cose importanti anche da storie che purtroppo non sono state smistate.
    Quindi in conclusione vi suggerisco di trovare il tempo di pubblicare qualcosa se sentite anche solo una piccola curiosità.

    Sixtyten ti consiglio di rileggere le cose dopo almeno uno o due mesi prima di cancellarle, scommetto che ti sembreranno meno imperfetti, meno mediocri. Anche io quando rileggo vorrei cambiare tutto, ma dopo tanto tempo ti accorgi che è come una foto di quello che avevi in testa tempo prima e non è una cosa brutta da vedere :)
    Girl killer, la comunicazione non è sempre lineare, fai di necessità virtù. Le tue peculiarità possono diventare uno stile, i salti pindarici, i passaggi stressati e ripetuti. Crea qualcosa di innovativo e comunica quello che senti. Anche io avevo problemi con la descrizione degli spazi, e dei sentimenti. Ci sono cose che ancora non capisco: come mai alle persone piace così tanto il contatto fisico? Ahahahahaha so che tu mi puoi capire... Quando scrivevo all'inizio mi basavo su quello che facevo io e non mi è mai venuto in mente di far abbracciare due personaggi che si ritrovavano, stringere la mano a due che si incontrano (una Delle cose meno igieniche del mondo occidentale brrrrr)... Poi però ho compreso che i personaggi non devono fare quello che farei io. Quando creo dei personaggi io mi metto a tavolino e mi immagino la loro personalità e il loro background, quindi come nel terzo principio della dinamica, loro reagiranno in un determinato modo a un determinato stimolo. Pertanto anche la sfera emotiva diventa un esercizio molto più semplice.
    Sono molto curioso di leggere qualche tuo scritto.
    ;Isabel, il tuo caso è particolare, distaccarsi da quello che si scrive vuol dire cercare di mettersi al riparo da quello che sentiamo solitamente, ma il tuo mi sembra un caso diverso. Se ho capito bene il tuo "problema" si inserisce principalmente tra quello che senti/immagini e un mero esercizio di "dialettica". Non senti tuo cosa scrivi perché ti concentri troppo sul come dimenticandoti il perché... Il mio consiglio per te è semplicemente quello di provare a scrivere cose più brevi per iniziare. Un aforisma, una poesia, una frase. Una cosa che ribalti completamente la proporzione di cosa rispetto al come. In questo modo avrai dei messaggi concentrati che ti faranno sentire più a tuo agio con la scrittura. A quel punto inizierei ad allungare tentando di mantenere questa sensazione.
    Pima, io sono molto pragmatico e logico, probabilmente anche a livello patologico ( :D ) quindi non sono forse una persona adatta a darti un consiglio, ma da quello che hai scritto uno posso provare a dartelo. Non è importante descrivere un posto, un oggetto, un'azione nella sua interezza. Che un personaggio sia biondo con gli occhi marroni, alto un metro e settanta, per settantadue chili. Che abbia dei lineamenti squadrati, con la pelle chiara e pallida. Magari un neo sotto l'occhio sinistro, le labbra piene e una piccola cicatrice sul collo che ricordava una vecchia partita di calcio con gli amici... Non è incisiva. L'ho imparato recentemente. Se scrivo cose brevi anche anche, ma se scrivo un romanzo di 700 k caratteri (e lo faccio, anche se mi hanno detto di stare sotto i 300 k per ora), la descrizione è inutile. Quello che bisogna fare è descrivere cose particolari e interessanti che rimangano in mente. Qualcosa di caratteristico. Aveva un aspetto sciupato, era molto pallido e i capelli marroni perennemente in disordine unite alle occhiaie erano una testimonianza delle numerose notti passate insonni a studiare...
    Ho dato delle informazioni con il contagocce per la descrizione, ma il lettore si può immaginare un personaggio completo con un background che rimane in mente, qualcosa che lo caratterizza.
    Quindi in pratica il consiglio è: non cercare di descrivere tutto in maniera asettica e artificiosa. Descrivi quello che è importante, magari anche per te. Prova a fare questo esercizio: entra in una stanza, guardati attorno. Poi esci e scrivi quello che ti ricordi, il tuo cervello avrà segnato le cose più importanti per te e le più interessanti. Quando lo avrai scritto, tenta di leggerlo o farlo leggere a qualcuno e poi fai vedere loro la stanza... Fai fare ad altri lo stesso esercizio e leggi le loro descrizioni, così fai un confronto con quello che è interessante per gli altri :) lo stesso approccio funziona anche per la descrizione delle persone e situazioni...


    Detto tutto questo perdonatemi se sono stato fuori luogo a dire queste cose e permettermi di dare consigli. Ripeto che sono solo idee mie e quindi forse sbagliate, ma ci tenevo a dire qualcosa perché ho riscontrato in voi problemi che ho avuto anche io e che credo di aver superato, quindi ci tenevo a dare un aiuto. Concludo questo walltext con un passaggio di un uomo molto più abile di me con le parole, spero possa essere un'ispirazione per noi tutti e ricordate che anche se non è importante che altri giudichino quello che scriviamo, finché rimane nelle nostre pagine chiuse, non è altro che un pensiero con una forma più elegante.

    CITAZIONE
    […]Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore, confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza.[…]
    (da “Lettera a Franz Xaver Kappus del 17 febbraio 1903”)
    Rainer Maria Rilke
    dal libro "Lettere a un giovane poeta" di Rainer Maria Rilke


    Edited by KungFuTzo - 13/11/2018, 01:13
     
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    Ringrazio tutti quanti per aver risposto ^^
    E grazie per i consigli, Kung, è bello averti dato modo di fare quello per cui sentivi urgenza di venire qui :)
     
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    Sul contatto fisico infastidita solo me per me stessa,non ha niente a che vedere con la scrittura (tipo tra i giocattoli non avevo problemi o coi miei personaggi di fantasia).
    Sulla scrittura,a parte quello che ho già detto avrei diciamo questo ordine su da cosa sono molto brava a quello meno:dare la personalità ai personaggi (é la cosa che mi riesce meglio)e i dialoghi. Da qui le cose in cui ho difficoltà:un'pò le punteggiature,il dare i nomi ai personaggi e il descrivere l'ambiente e il loro aspetto.
    Per esempio avevo queste difficoltà quando da bambina avevo creato degli episodi immaginari di dragon ball con dei personaggi in più.
    circa un anno dopo mi sono venuti in mente i nomi di due di esse e con un'altra avevo in mente solo l'aspetto,la voce e la personalità ma non il nome(nemmeno me lo ricordo),mentre la trama mi era venuto un'pò bene.

    Per quanto riguarda i racconti horror temo che non riuscirei a farmi venire in mente nulla.

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    Edited by Girl Killer - 21/11/2018, 23:50
     
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    MESSAGGIO EDITATO PER LINGUAGGIO E CONTENUTO ALTAMENTE SCONVENIENTE: AUTORE WARNATO.

    :oessido:

    Edited by KungFuTzo - 16/11/2018, 22:56
     
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    CITAZIONE (Devilz @ 15/11/2018, 18:03) 
    MESSAGGIO EDITATO

    :oessido:

    Devilz, non mi sembra un commento particolarmente costruttivo. Ti chiederei di articolarlo perché ad ora mi sembra solamente un tentativo di Cattivissimo gusto per fare una battuta atta a creare Flame, mi disturba soprattutto perché il post ha l'intento di creare un luogo sereno in cui parlare in sincerità. Se ricordi come la penso, sai che non sono molto incline a lasciare correre un simile atteggiamento riguardo a commenti del genere, quindi ti prego di essere più rispettoso.

    Edited by KungFuTzo - 16/11/2018, 22:54
     
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  12. Andrea_Mariani
         
     
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    Per come la vedo io, la preparazione è tutto. La pianificazione di un racconto breve non è differente da quella che si adopera in un romanzo da 400 pagine. Ogni sequenza descritta deve avere uno scopo preciso che va a introdurre tutto quello che segue o a rafforzare un concetto già trattato. In una storia che funziona, ogni elemento inserito, deve avere uno scopo, altrimenti crea un anello debole che compromette tutto il lavoro. Quando scriviamo, siamo dei veri e propri registi, che decidono di riprendere un paesaggio piuttosto che un altro, ma questa scelta deve essere motivata da un bisogno oggettivo. Se ad esempio abbiamo bisogno di atmosfere cupe, andiamo ad enfatizzare, con le giuste parole, alcuni particolari per appropriarci di colori, odori e sensazione, senza le quali, nulla avrebbe lo stesso impatto sul lettore. Questo fa parte della pianificazione e non deve essere mai dato per scontato, perché ogni libro/storia vive in un mondo a se. Non esistono descrizioni troppo lunghe, ma una tecnica diversa per ottenere lo stesso risultato con più facilità e questo si acquisisce soltanto leggendo molto (analizzando il metodo di altri) e sperimentando.

    Generalmente, quando devo scrivere qualcosa, divido il lavoro in più fasi:

    1 - Ricerca (sono un cultore del verismo anche se questo deve viaggiare di pari passo con il racconto. Stiamo scrivendo un romanzo e non saggio).
    2 - Pianificazione della storia, dove inizio a mettere insieme la trama, scegliere i nomi dei personaggi, la location di ogni azione, etc...
    3 - Suddivisione della storia e scrematura, dove la storia si trasforma in capitoli e tutto quello che non serve (c'è sempre qualche sequenza che non serve), viene eliminato o aggiustato.
    4 - Prima stesura che rispetta lo Storyboard dei capitoli (punto 3). La prima stesura è fatta di pancia, senza badare troppo ai fronzoli stilistici.
    5 - Revisione, che considero una delle ultime fasi: dove nasce il romanzo vero e proprio, dove la storia assume i suoi connotati finali (fronzoli compresi).
    6 - Rilettura

    Ovvio, alcune volte capita che i personaggi delle mie storie "vivano di vita propria" quando vado ad inserirli in un contesto e il loro carattere mi mette in seria difficoltà, perché non mi è possibile rispettare lo schema stabilito. Quando succede l'unica cosa da fare è rimettere mano, con pazienza, allo storyboard. :( e questo potrebbe risultare come "il compito più fastidioso/faticoso" hehehe
     
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11 replies since 6/11/2018, 20:54   296 views
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