Spartiacque

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  1. Sixtyten
         
     
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    I. Il Limbo.

    Eppure,
    Il mare non si chiude.

    Embrioni
    Bussolati dall’ossigeno
    Sembianti appesi e assetati all’àncora
    A forma di domanda

    Giano
    Ché cerchi l’acqua
    I Pesci ci tramontano intorno
    A crepapelle

    Non meritate l’abisso
    Non il cielo

    Eppure,
    Il mare non si chiude.



    II. Acqua e Vapore.

    Sono
    Così semplice

    Sei superfluo un gallo
    Nel fumo

    Vi credo
    Ma come dirvi
    Giasone mai partito ma voi
    Farvi esiliare

    Prego
    I cospiratori
    Sono
    Così semplici

    Come dirvi
    Come abbattervi
    Come farvi ammazzare
    Come



    III. Semaforo rosso.

    Sono issato su e osservo.
    Sul giaciglio del mio semaforo
    Si cela la vita.
    Domani, e domani ancora all’infinito
    Ricomincerò domani.



    IV. Cuore.

    Il gelo accoglie le menti
    Il respiro è connesso al vento
    Altri direbbero di non respirare
    Ma è il mio deserto quello che vedo.



    V. Insonnia.

    Si racconta che solo i telefoni sanno parlare
    Non riescono a dormire.

    Al duecentesimo piano
    Slacceremo alla ringhiera
    Le mani
    Su un’Arcologia volante
    Per raccogliere insieme i cocci del vaso
    Lasciati in cielo.



    VI. L'Ideologo.

    X e O nell’Occhio
    Logicate
    Vi conto i denti

    Vermi Torri Alfieri
    Perché non lo sappiate

    Ho l’OK del
    Miglior goloso! Amico
    Della
    Coscienza.



    VII. Amico.

    L’acqua gorgoglia
    Scorre sopra
    Rinnova
    Il mulino del cuore.

    Ispiraci, vento,
    Non lasciarci mai al destino.



    VIII. Lo Scrittore.

    Sfrigolano gli occhi
    Sul parabrezza, dodici e quarantatré.

    Un brodo d'acciaio, io ricordo
    Quella lancetta
    Urlava
    Avanti indietro

    Tutto ride nel parabrezza.



    IX. Alba.

    Maestra
    M’insegni i colori!
    L’acqua piallata risucchia i piedi
    Impiastri d’uovo
    All’Orizzonte

    Nel parabrezza
    Si chiama Argento Pesci stili
    Gli occhi friggono

    C’è un colosso mercantile
    L’ultimo
    Atlante in tutto.



    X. Cinema per anime deboli

    Intercetto ogni giorno
    Esili brani di puerile fantasia
    L'idea mi divora
    In ogni vano del treno reale
    E nel lampione del Lago avvolto
    Sto, crocifisso, e vado e vengo perché mi compie
    Il gesto
    E quei discosti pescatori lì a guardarmi.

    - Smettetela di guardarmi. -
    E tutti a splendere



    XI. Brevetto.

    Sì, Signore,
    L’ho inventato io un percorso.
    L’ho scavato con queste mie dubitabili mani
    Dentro gli abissi acquosi del cervello
    E ancora non riesco a penetrare la luce
    A ricavare l’ossigeno
    Ma è così appagante scanalare, e non dirompo.

    Non voglio, no,
    Che qualcuno qui inventi il mio percorso.



    XII. Un diritto.

    Oggi in sogno sfioravo
    Urano e il ghiaccio.
    Il sole purpureo dorava la lacrima
    La pioggia ricorreva indietro
    Quando eravamo tutti
    A casa.



    Edited by & . - 23/1/2021, 20:43
     
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