Il Capitano, il Ladro e un duello

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    Happy Urepi Yoropiku ne~

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    Quando l'ultima lanterna sulla nave fu spenta, l'oscurità calò nella sua stanza, densa e pesante come un tappeto: osservando per un attimo il tiepido rivolo di fumo della candela, Arianne sospirò, tendendo l'orecchio ai cigolii del cordame e al lento scrosciare dell'acqua che accoglieva la prua beccheggiante, in attesa del sonno che sembrava guardarla da lontano beffardo.
    Un messaggio le era arrivato, un biglietto vergato con un'ortografia familiare ed elegante:

    'Capitano, mia carissima signora:
    mi attenda stanotte, perché le ruberò un tesoro prezioso, che desidero da tempo. Sarò puntuale se lei sarà paziente.
    -Guillaume Lamarr, Rondine delle vele'.


    Era impossibile che qualcuno salisse sulla sua "Vierge Perfide" senza farsi vedere, e lei era sicura che nessuno sarebbe mai riuscito a compiere una simile impresa... ma era ciò che voleva?
    Mordendosi un labbro, Arianne calò il capo ricciuto sul cuscino, chiudendo gli occhi ed aguzzando le orecchie, che rimasero deluse dai suoni familiari e dal lontano richiamo di un uccello notturno, che l'accompagnò dolcemente nell'abbraccio accogliente di Ipno.

    Quanto tempo era passato? Forse minuti o forse ore, il buio era assoluto e Arianne si sentiva come un pulcino, cieca e confusa: un suono l'aveva destata e la brezza del mare che le accarezzava le spalle nude le fecero capire che qualcuno era nella sua stanza. Un sospiro pacato tradì l'intruso, che però sembrava non avere alcuna fretta di andarsene: la donna sentiva il suo sguardo attento sfiorare il suo profilo come dita sfacciate, osservare con cura il volto pallido e i capelli ondosi e scuri come il mare che lambiva il porto. Il suo cuore batteva all'impazzata, ma il respiro regolare non tradiva il suo stato di veglia, mentre spiava attraverso le ciglia folte.
    Chiunque fosse entrato non era interessato ai suoi gioielli, che luccicavano in piena vista sulla sua toilette, e nemmeno ai numerosi ed importanti documenti sparsi sullo scrittoio, tra macchie d'inchiostro e penne d'oca sfilacciate. Sembrava, invece, fissato sul suo corpo immobile, tanto da ardire di avvicinarsi con passo felpato ed appoggiare una mano alle lenzuola.
    Ma Arianne non era una sprovveduta, e dopo aver stretto con forza il manico del fioretto nascosto sotto il cuscino, balzò in piedi ed incrociò le lame con l'uomo misterioso, che aveva estratto la spada con altrettanta rapidità.
    -Esci subito di qui!
    Sibilò lei con un filo di voce, strisciando i piedi nudi sulle assi del pavimento e girando attorno al suo avversario, fino ad averlo a favore della luce lunare: era bello, di pelle scura e tratti orientali, con baffi sottili a sormontare una bocca sensuale e sorniona e occhi scuri e luminosi, colmi di una strana felicità. Lo conosceva.
    -Tu!
    -Mia signora, non ha forse ricevuto il mio messaggio? Non si aspettava il mio arrivo?
    -La Vierge Perfide è lontana dal porto, e ben sorvegliata, come...?
    -Ho i miei metodi, mia signora: non per niente sono la Rondine delle Vele!
    Il commento di Guillaume, colmo di ironia, la fece infuriare e partire all'attacco: numerose stoccate vennero scambiate tra i due avversari, che rimasero silenziosi e concentrati, senza mancare di lanciarsi sguardi infuocati ed intensi. I loro colpi erano veloci, immersi nel silenzio della notte, mimetizzati con il vento che rinfrescava l'equipaggio e faceva svolazzare la sottoveste, un sibilare impercettibile.
    Poi si fermarono, come in posa, puntandosi l'arma alla gola a vicenda, bloccati così vicini da poter sentire l'odore l'uno dell'altra, in un pericoloso tango nella penombra. I loro petti si alzavano e abbassavano quasi all'unisono, e gli occhi neri di lui sembravano scandagliare ogni centimetro della sua pelle, così penetranti da farle sentire un brivido lungo la schiena.
    -Cosa vuoi da me? L'oro e i gioielli erano a portata di mano, perché tutto ciò?
    -Mi ha attaccato lei...
    -Non era a quello che...
    E Arianne fu zittita all'improvviso, perché due labbra calde e inaspettatamente morbide si erano posate sulle sue, togliendole il respiro: sapevano di sale marino e spezie, notò nel suo abbandono. Ma il momento di distrazione durò poco, e quando lei realizzò ciò che era successo diede un violento spintone all'uomo, che barcollò colto alla sprovvista.
    La donna si passò una mano sulla bocca, incredula da quell'impertinenza, mentre un altro di quei sorrisi sornioni riluceva sul volto di Guillaume.
    -Tu... come osi?
    -Ciò che ho promesso ho mantenuto: le ho rubato un tesoro prezioso. Posso andarmene contento, e perciò...
    L'uomo balzò con grazia verso la finestra, agile come un gatto ed altrettanto tranquillo, arrivando addirittura a rinfoderare la spada e a dare le spalle ad Arianne che non lo perdeva d'occhio, aspettando un momento propizio. Il cuore le batteva nel petto come impazzito, tra vergogna ed emozioni contrastanti, e sapeva bene che non voleva lasciarlo andare.
    -Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito!
    Sussurrò lei, mentre una puntura alla base della schiena faceva per un attimo gelare il sangue a Guillaume, che si voltò senza smettere di sorridere.
    -Non dobbiamo arrivare a questi punti... ah!
    L'uomo schivò a malapena un fendente, che squarciò la sua camicia in diagonale mettendo in mostra il ventre asciutto e vulnerabile. Fu il turno di Arianne di sorridere, mentre con la lama gli percorreva con lentezza estenuante il contorno dei muscoli, che si contraevano al pericoloso tocco. Arrivò addirittura a spostarsi fino al basso ventre, causando nell'uomo un gemito di inaspettato timore e un tremito, mentre la lama si infilava nell'impugnatura del fioretto e glielo sfilava dalla cintura, lasciandolo cadere su un tappeto con un tonfo leggero.
    -Forza, so che hai un pugnale: prendilo.
    Guillaume si tolse la camicia e con teatralità la gettò di lato, catturando lo sguardo assorto della donna che lo osservò senza parlare sfilarsi dallo stivale il coltello nascosto. Poi lei a suo volta gettò la spada a terra ed estrasse da un fodero ornato un corto pugnale di fattura araba.
    -Mia signora, non mi sembra il caso di...
    -Preparati!
    Le lame si scontrarono di nuovo, stavolta in modo più lento e sistematico: i due contendenti si giravano attorno, si sfioravano con gomiti, labbra e caviglie, il pericolo e la passione che li invadevano come onde di vento caldo. Nessuno dei due voleva cedere, come pantere in agguato prima del balzo saggiavano con cura i movimenti ma senza impedire agli occhi di viaggiare a lungo su tutto il corpo dell'altro. Poi, un altro assalto, ma stavolta fu lui ad avere il vantaggio: con una piroetta, schivò l'affondo ed afferrò il braccio della donna, piegandoglielo dietro la schiena senza forzarlo e passandole alle spalle, affondando il volto nel suo collo tiepido, carezzato dalla nuvola di ricci neri.
    Con un movimento preciso e lento decise di prendersi la sua vendetta, passando la punta del pugnale sulla sua gamba risalendo dal ginocchio alla coscia, tagliando l'abito e lasciando nuda la pelle bianca come la luna. Restarono così per un tempo che parve interminabile a riprendere fiato, inebriati da quell'attimo di intimità, rabbrividendo al freddo venticello notturno.
    -Se voleva che la spogliassi bastava chiedere...
    Guillaime ruppe il silenzio, e il tempo ricominciò a scorrere: rapida come un'anguilla, Arianne sgusciò dalla sua presa e lo fronteggiò di nuovo, feroce come prima ma con un nuovo leggero sorriso sul volto. Sempre più vicini, ogni momento che passava, i corpi seminudi madidi di sudore. E in un attimo, i pugnali furono gettati e braccia si strinsero attorno a vite, mani affondarono in carni, stoffe e capelli mentre il loro combattimento continuava in maniera diversa, sempre in silenzio tra i gemiti del legno e il gridare delle creature notturne.

    Un raggio di sole invase la stanza, disordinata e trascurata come dopo una rapina.
    La testa di Arianne si sollevò pesante dal cuscino, mentre i suoi occhi mettevano a fuoco un materasso vuoto, e un biglietto scritto con frettolosa eleganza. La piuma nera con cui era stato scritto svolazzava ancora spostata dal venticello marino. Dopo averlo letto sospirò, alzandosi lenta e lasciando cadere la pergamena in un cassetto, facendola posare dolcemente tra le altre e guardando il porto lontano fuori dalla finestra, con il cuore colmo di malinconia mista ad un dolce sentimento che non riconobbe.

    'Mia cara Arianne,
    nel prossimo porto attendimi, ti cercherò: volerò nuovamente tra le tue vele, se me lo concederai, per amarti ancora. Tieni stretto questo messaggio, come io mi aggrapperò al tuo pensiero quando i venti del nord soffieranno feroci ed inclementi, cercando tra le onde il ricordo del tuo profumo.
    Non migrerò lontano dalla tua isola, mio tesoro, anche se il richiamo del cielo riporterà sempre a sè questa Rondine.

    -Guillaume, Rondine delle Vele e schiavo del vostro cuore.'


    Edited by DamaXion - 27/4/2018, 19:43
     
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    Ma quindi erano amanti di lunga data? Ero un po' confuso finché non ho capito questo dettaglio haha.

    Complimenti, bello scritto, mi piace molto il linguaggio e lo stile descrittivo.

    Edited by DamaXion - 28/4/2018, 21:08
     
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    Bella, anche se in certi punti è un po' troppo descrittiva.
     
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    CITAZIONE (Qush-Nath @ 29/4/2018, 07:46) 
    Bella, anche se in certi punti è un po' troppo descrittiva.

    Grazie :)

    Tipo dove lo trovi descrittivo?
     
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    Un posto brutto, molto brutto!

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    Secondo me non è troppo descrittivo, anzi ho apprezzato i punti in cui ci si sofferma su certi particolari. Davvero un bel racconto!
     
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    Grazie :)

    Tipo dove lo trovi descrittivo?

    Alcune parti mi sembravano un po' troppo ricche di dettagli, tipo questa:
    CITAZIONE
    Mordendosi un labbro, Arianne calò il capo ricciuto sul cuscino, chiudendo gli occhi ed aguzzando le orecchie, che rimasero deluse dai suoni familiari e dal lontano richiamo di un uccello notturno, che l'accompagnò dolcemente nell'abbraccio accogliente di Ipno.

    Ovvio, non è brutto o sbagliato, semplicemente una sensazione personale.
     
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    A me non è affatto sembrato troppo descrittivo - ma si capisce, comunque, si tratta di impressioni e gusti prettamente personali!
     
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    Veramente bello!
     
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