La pena di Mike

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    Can you tell me a story that I don't know? Can you show me a picture that I haven't seen before? Can you do one thing for me? Just let me know.

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    Mi trovo in un paese che conosco, ma di cui non so il nome.
    Non so che ore sono, è notte, ma credo ancora per poco, il mio orologio biologico mi dice che sono circa le 5. Ho un appuntamento al centro del paese, non so con chi, a dire la verità non so neanche se devo incontrare una persona o semplicemente recarmici per fare qualcosa.
    Sono in un vicolo in quello che sembra il centro storico del paese, arrivo su una via poco più larga e svolto a destra, non so perché ma credo che questa via conduca al mare, per via del freddo tengo stretto al corpo il mio giaccone in pelliccia logoro.
    Una berlina nera come quella che attribuiresti ad Al Capone mi passa vicino, lentamente.
    Non vedo chi c'è in macchina, e questo mi fa paura, metto la mano nel tascone destro ed afferro il coltello senza tirarlo fuori, non sono nemmeno sicuro di saperlo usare.
    La berlina dopo aver rallentato fino quasi a fermarsi, continua lenta il suo cammino, non la voglio nemmeno guardare, svolto a sinistra come se sapessi da che parte sta il centro del paese. Percorro pochi metri quando mi ritrovo di fronte ad un portone in ferro battuto a due ante, abbastanza largo da far passare una vecchia carrozza medievale. Nella mia mente affiorano ricordi legati a questo portone. Ricordo che era mia abitudine attraversarlo per recarmi a lavoro, al di là di esso credo ci sia uno spiazzo con delle botteghe, e qualche bancarella durante il fine settimana. Non saprei riconoscere un solo mercante di questa strada, non saprei dire che cosa vendono le botteghe che lo abitano, né sono sicuro che ci siano ancora quelle botteghe. Qualcosa nella mia mente mi impedisce di ricordare quand'è stata l'ultima volta che sono stato qui.
    Un secolo, un anno, è stato forse ieri?
    Il portone è chiuso ma non ha un lucchetto. Ora che ci penso non credo di aver mai visto questo portone chiuso, quando ci passavo era sempre giorno e il paese era nel pieno della sua attività. Penso che probabilmente è abitudine del paese che i portoni tra i quartieri restino chiusi di notte per non far passare gli animali. Non posso fermarmi troppo a sforzare la memoria, mi sento inseguito. Penso che dopo aver attraversato il portone dovrei richiudermelo alle spalle.
    Ecco fatto, ora ricordo, c'è un altro portone da attraversare per arrivare al centro. La piazza me la ricordo, mi ricordo in particolare di una bottega, ma guardarne il portone chiuso non mi aiuta a collegare dei volti, delle sensazioni, niente, perché tutto questo? Che senso ha?
    Il secondo portone è più basso, ed ha un lucchetto.
    Affiorano altri ricordi. Credo che questo portone sia chiuso anche durante il giorno, e che sia mia abitudine aggirare di nascosto questo ostacolo ogni giorno per recarmi a lavoro. Un ricordo simpatico mi suggerisce che tutti nella zona sappiano dei miei rimedi clandestini agli ostacoli della vita quotidiana. Giro l'angolo vicino al portone e trovo una piccola porticina a scrigno, in legno, che mi arriva al ginocchio.
    Mi abbasso e ci entro, faccio in fretta per la paura che ci sia qualcuno proprio alle mie spalle, appena infilo anche i piedi la chiudo ferocemente, forse faccio troppo rumore. Da subito mi rendo conto di quanto poco spazio ci sia qua dentro, mi metto rannicchiato e rivolto verso la porticina da cui sono entrato, mi aspetto che qualcuno la spalanchi a momenti.
    Qui dentro è totalmente buio.

    Tiro fuori il cellulare, per colpa mia ne ha passate di tutti i colori, ha lo schermo a pezzi e fa pochissima luce, se confrontato con gli altri. In questo momento però mi sembra l'oggetto più utile del mondo.
    Mi guardo attorno e credo che questo sia una specie di magazzino, ci sono attrezzi da muratore, o da contadino, non ho la lucidità né la tranquillità per analizzarli meglio. Guardandomi attorno però mi accorgo che c'è una seconda porticina, identica, alla mia sinistra, ad angolo con la prima. Sono certo che passando da qui sbucherò dall'altro lato del portone. Apro la porticina e prima di affacciarmi all'interno percepisco una leggerissima fonte luminosa, dal movimento credo sia una candela.
    Sto lì, fermo, in attesa di percepire movimenti.
    Nulla, vado.
    Tiro fuori il braccio col cellulare per fare luce. Non si tratta di un cortile ma di una stanza logora. Di sicuro non nel suo periodo migliore. Un tempo doveva essere un salotto per gente davvero ricca. Lo capisco dalla carta da parati, ora strappata e logora, il camino, i candelabri e i quadri.

    I quadri.

    Per un attimo non ci avevo fatto caso, ma ora che lo inquadro meglio non capisco come avevo fatto a non notarlo.
    C'è un piccolo camino nella parete di fronte a me, e sopra di esso pende un quadro di due metri, e credo anche di più, in perfette condizioni, raffigurante il Crocifisso.
    Sono quasi certo di aver sempre (?) avuto paura di tutto ciò che abbia a che fare col culto cristiano, in particolare di Gesù Cristo e del Demonio. Ora, davanti a me, in una vecchia stanza buia e desolata, c'è l'unica cosa capace di spaventarmi più di tutte. Perché si, che io voglia crederci o no, davanti a me pende un quadro raffigurante un Gesù Cristo di due metri crocifisso sottosopra.
    Non so cosa mi abbia trattenuto in questa stanza, ma so che ora mi sento davvero vicino ad una crisi di panico. Credo che potrei chiudere gli occhi e rannicchiarmi in quest'angolo della stanza per sempre, fino a morire di fame, sperando di morire di fame.
    Ma non posso, sono davvero vicino, lo so. So che dietro quel muro c'è il punto più centrale del paese. Cosa devo farci? Non lo so, ma so che è li che devo andare.
    Come lo so? Non lo so! So però che c'è un cortile dietro quel camino, e quel crocifisso capovolto. E sebbene io non abbia il minimo ricordo di questa stanza, credo di sapere anche come uscirne, nonostante non ci siano altre vie d'uscita oltre a quella da cui sono entrato.
    Sì, esatto, il crocifisso mi aveva distratto persino dal notare che non ci sono porte o finestre. Questa stanza dovrebbe trovarsi esattamente dietro quel portone cittadino che è sempre stato chiuso, ma di esso, da questo lato, non v'è traccia.

    Finalmente la paura lascia spazio alla ragione, e mi dirigo verso quella candela che avevo notato prima di entrare.
    Una candela accesa, in questa stanza? Bah.
    Mi accorgo subito che emette una fiamma della grandezza di una mosca, e che la cera è davvero agli sgoccioli, come se una candela in buone condizioni in questo turbine di sventure fosse chiedere troppo.
    Il mio inconscio, o qualsiasi cosa sia che conserva ricordi casuali di questo posto, mi dice che per uscire devo accendere il camino. Il mio istinto però mi dice che la candela non arriverà ad accenderlo, cerco un legnetto da una montagna di macerie al centro della stanza. Rovistando mi accorgo che tra quelle macerie ci sono dei rottami di un aratro e di un motorino, non capisco, ma questo mi fa venire in mente qualcosa al proposito di quello che mi aspetto di trovare dall'altra parte. Qualcosa mi dice che il cortile centrare è in ristrutturazione da molto tempo, e che gli abitanti più giovani non sappiano nemmeno come sia fatto.
    Cosa vuol dire esattamente molto tempo per me?

    Trovo un legnetto che sembra fare al caso mio. Lo porto alla candela e lo accendo, con esso mi avvicino tremolante tentando di non illuminare il volto del crocifisso che nell'accendere il camino mi sta esattamente davanti e mi guarda sottosopra, credo di essere sul punto di svenire quando:

    BOOOM!

    Un'esplosione mi avvolge e mi passano davanti agli occhi, tra le fiamme, un sacco di persone, tutte quelle incontrate nella mia vita, amici, parenti, oddio, i miei genitori, e il mio cane!
    Mi passano davanti anche tante cose strane che non so descrivere, ma quello che mi resta fisso nelle cornee sono delle persone in maschera, vestono degli abiti ottocenteschi e mi dicono delle cose che non capisco. Ce n'è una in particolare, una sagoma magra, con un giaccone lungo e un cappello in stile Sentenza della Trilogia del dollaro. Anch'essa indossa una maschera, la sua è nera con decorazioni argento, è troppo elaborata per capirne l'espressione ma mi sembra che sorrida. Ancora una volta è come se sapessi cose che razionalmente non potrei sapere, sono sicuro che l'uomo dietro quella maschera non stia sorridendo.
    Sono sicuro che sia il diavolo.

    Proprio quando pensavo di essere morto, mi trovo ancora nella stanza col crocifisso. Cos'era successo?
    L'esplosione era stata uno scherzo della mia mente? Era un'illusione partita dal camino? Ero forse morto e l'illusione è quella che sto vivendo ora?
    Ancora una volta, so un sacco di cose che non dovrei sapere ma niente di ciò che vorrei davvero sapere.
    Il camino ora è acceso, e la stanza è illuminata dalla sua tenue luce. Mi accorgo che c'è un buco coperto maldestramente con delle macerie, dove il muro tocca terra alla sinistra del camino. So che è quella l'uscita, mi tuffo a scavare come un naufrago su un'isola deserta che vede cibo per la prima volta dopo mesi.
    Il muro è molto spesso e ad un certo punto sono costretto a scavare con una mano, non sopporto gli spazi stretti ma non me ne farò un problema, voglio attraversare questa dannata fessura. Manca davvero così poco, e la mia paura più grande è che non troverò niente in questo cortile.
    Ad un certo punto con la mano tocco qualcosa che non sono pietre, non è terra, cos'è?
    Credo sia la cerata che copre le mura, sì, sto sbucando da dietro la cerata, sono nel cortile che sapevo fosse in ristrutturazione, ce la sto facendo!
    Sono li, che festeggio e scavo più velocemente, quando l'ombra di una mano spunta da dietro la cerata. Ritiro la mia e un brivido tremendo mi assale. Ora il cuore mi batte a mille dentro il petto. Ci siamo, mi dico. A questo non sopravviverò di sicuro.
    La mano solleva la cerata. Io non riesco a vedere cosa c'è la dentro perché mi sono ritirato troppo. Ma sono arrivato fin qui, non posso non guardare.
    Cautamente mi abbasso di nuovo e guardo nel buco dalla dovuta distanza.

    C'è lui, l'uomo nero in maschera.
    Mi guarda come se si aspettasse qualcosa da me, alle sue spalle ci sono le altre persone dell'esplosione.
    A proposito, cos'era succ...
    Niente, lasciamo stare.
    Alle sue spalle ci sono una decina di altre persone in maschera vestite in modo simile al suo, sia uomini che donne. Mi fa un gesto che credo voglia invitarmi ad entrare nella sua stanza (è una stanza o un cortile come ricordavo?).
    Non credo di potercela fare, sebbene ci sia un muro tra noi, se provassi a guardarlo negli occhi so che me lo ritroverei da questo lato senza accorgermene, e per me sarebbe la fine. Decido di chiudere la fessura che avevo aperto, non ce la faccio, questo è troppo.
    Sto per chiuderla, lentamente spingo la montagnola di macerie che avevo creato scavando, sono ad un passo dal sigillare di nuovo quel buco, ho davvero rinunciato così facilmente dopo tutto quello che ho passato?
    Lo sapevo sin dall'inizio che non ce l'avrei fatta?
    Vengo tirato verso l'alto da qualcosa che mi afferra bruscamente alle spalle, ora sono paralizzato dalla paura, non arrivo a capire cosa sta succedendo, l'uomo nero in maschera lancia un lamento assordante che passa attraverso il muro e mi riecheggia in testa all'infinito.

    Mi trovo in un paese che conosco, ma di cui non so il nome.
    Non so che ore sono, è notte, ma credo ancora per poco...

    Edited by RàpsøÐy - 4/4/2018, 19:58
     
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    Can't rain all the time.

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    Il grande ritorno con una storia degna di nota
     
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    "Dal multiforme ingegno"

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    Bella storia, comunque. Evitando papirozzi imbarazzanti, vorrei avanzare una nota sull'ambientazione che hai immaginato, o meglio, l'atmosfera suggestiva e molto... vicina, come dire, quasi asfissiante, e molto vivida. Azzeccatissima anche la scelta della prima persona. Operando riferimento anche agli altri scritti che hai proposto qui diverso tempo fa (!), noto con piacere che sei migliorato. E soprattutto c'è cuore dietro quello che ho letto stasera, giuro, mi ha intrigato parecchio anche per queste motivazioni, respiro un tale affetto nei confronti di quello che hai fatto che.... +1!!! Ti voglio bene.
     
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    Oddio! Beh, grazie di cuore! Mi fate capire che in effetti questa storia è stata una buona ragione scrivere di nuovo qui. Siete fantastici ^_^
     
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  6. Levy
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    Mi piace, sei riuscito a descrivere davvero bene il luogo e la situazione. Davvero bravo!
     
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5 replies since 3/4/2018, 23:21   293 views
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