Morto Scrittore

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    Morto ufficiale finalmente, anche se da prima lo scrittore pareva essersene andato.
    Quando ero entrato nel suo studio avevo visto coi miei occhi la pila di fogli bianchi che giacevano vergini sulla scrivania, sul letto, steso, c'era lui. La testa gonfia, gonfissima, come un palloncino, e ondeggiava quà e là come il pendolo grassoccio di un orologio che segnava un conto alla rovescia inevitabile.
    La testa gli è scoppiata alla fine, ma non c'è da stupirsi, mi ha chiamato quando già il caso era grave. Si era davvero messo in testa di riuscire a far qualcosa da solo. Certo un artista morto non farebbe tanto scalpore se fosse morto come muoiono tutti gli artisti falliti, nel silenzio e nella tristezza. Di solito inoltre ci si accorge del fatto solo dopo tre o quattro giorni. Stavolta invece neanche un'ora era passata dalla tragedia che al palazzo si accalcavano la carrozza nera del becchino e quella bianca del prete, e insieme a loro i soliti sciacalli, affamati di sangue, che speravano, data quella rapidità di eventi, in un fatto inusuale che potesse colorargli la giornata. Un omicidio in grande stile, pensava qualcuno, un suicidio struggente, una morte bizzarra magari, fulminato mentre cambiava una lampadina.
    Nulla di tutto questo ma una semplice, intuibile conseguenza. Intuibile almeno per chi come me conosceva l'uomo e sapeva del suo lavoro, e già altre volte aveva avuto esperienza con la tale malattia.
    Che potesse trattarsi di qualcosa di simile a una ritenzione idrica qualcuno ci aveva pensato, ma nessuno avrebbe mai ipotizzato gli eventi successivi allo sgonfiamento dell'enorme testone.
    Già fuori del palazzo, insieme alla folla prima citata infatti, iniziavano ad accalcarsi gli inquilini, il portiere, gli inservienti e qualche cane. Alcuni ancora in vestaglia, altri in tenuta da lavoro.
    Fu il grido di un osservatore a far volgere in alto tutti gli sguardi e fu allora che qualcuno realizzò, e chi non realizzò lo fece poco dopo, quanto era successo. Che dalla finestra dello scrittore iniziavano a scendere come trecce dorate piante tropicali, e fuori al balcone si affacciavano animali altrettanto esotici.
    La folla assetata di curiosità allora iniziò a scalpitare per entrare, e dovette intervenire addirittura la polizia per farli calmare.
    C'è da dire ora che neanche io mi mantenni particolarmente composto in quella situazione, giacché pur ipotizzando l'accaduto ero altrettanto ferocemente curioso di vedere in prima persona la scena.
    Mostrai rapidamente il mio cartellino di medico a uno dei poliziotti che si teneva strettamente aggrappato all'entrata per evitare il passaggio. Quest'ultimo mi rivolse un'occhiata sgradevole e mi lasciò passare.
    Già dai primi piani iniziavo a intravedere i segni di quanto era successo, mi accolsero infatti sulla rampa delle scale piccoli laghi, scavati nei gradini e riempiti di liquido bollente, l'intero palazzo era ricoperto di vegetazione di una varietà che non avevo mai visto prima e, come se non bastasse, quà e là nelle stanze bazzicavano animali altrettanto disparati. Riconobbi un leone e un coccodrillo, dai quali mi tenni a debita distanza. Un orso, un cerbiatto e ancora topi del deserto, conigli, volpi, pipistrelli appesi al soffitto e altro che non riesco a ricordare.
    Al secondo piano la situazione cambiava, fui sollevato di trovare una figura umana e successivamente deluso dallo scoprire che si trattava di un aborigeno uscito fuori dallo stesso posto da cui era sbucato tutto il resto. Ringraziai il fatto che non fosse un cannibale, avevo già avuto esperienze simili con un pittore anni prima, e al tempo ci rimisi anche un collega.
    Mi salutò con un movimento circolare della mano e io feci allo stesso modo, non entrammo più in contatto, credo capisse in un certo senso la fretta e il disturbo che certe complicazioni professionali potevano provocare.
    Incontrai anche altri individui che al contrario dell'aborigeno non sembravano capire il valore del tempo in certi ambienti professionali. Un brigante abruzzese munito di schioppo e coltello e tutto il resto mi canciava di qualche cosa in un dialetto incomprensibile, urlando e sbraitando. Credo mi abbia sputato un paio di volte sulla giacca buona.
    Nella stanza dove abitavano i coinquilini che avevano dato l'allarme invece si aggirava un medico della peste, peccato dovessi correre, avrei davvero gradito un confronto accademico.
    Entrai nella camera dell'uomo e lo trovai come sempre steso sul letto. La testa da gigantesca melograna rossiccia era diventata una pustola orrenda dalla quale colava in continuazione liquido neroazzurro. Era riverso su un lato e il liquido colava sul pavimento. Quanto meno non aveva sporcato le lenzuola.
    Mi concessi un attimo per osservare come ogni volta il liquido che si aggregava sul pavimento in forma di una piccola montagnella, finché non ne uscì fuori una tartaruga. Occasionale alquanto visto che avevo proprio bisogno di uno sgabello per quel genere di operazione.
    Tirai a me la testuggine e mi ci sedetti sopra. Non sembrava dibattersi molto e in fondo doveva essere confusa. Era nata da poco ed era già adulta, e senza nemmeno venire scuoiata e uccisa si ritrovava già a fare da sgabello, impiego abbastanza inusuale per un animale del genere, sarebbe stato più adatto farci una borsa o delle scarpe insomma.
    Mi posi in tal modo da non venir bagnato dal liquido e infilai sotto la colata interminabile la vaschetta che tirai fuori dalla valigia.
    Poi iniziai a ricucire, non fu difficile giacché parte del liquido colato all'inizio si era portato via gli occhi, i denti e tutti i vari fastidi che rendono complessa un operazione del genere.
    Chiusi la cucitura con un fiocchetto, in fondo ero stressato, un cavaliere in armatura aveva iniziato a camminare avanti e indietro per il corridoio e lo sbatacchiare della sua armatura mi faceva andare sui nervi.
    Il lavoro era finito, guardai in fondo la vaschetta piena fino all'orlo e la sigillai con della carta alimentare.
    Il liquido mi avrebbe fruttato molto se venduto a qualche altro artista sull'orlo della crisi, peccato per quello morto però, se solo avesse saputo spremersi un po' di più. Il liquido era talmente forte che forse era meglio prenderlo diluito, anche se probabilmente nessuno di quelli a cui l'avrei venduto sarebbe stato a sentire un avvertimento del genere. Ma in fondo che ci vuoi fare, gente strana.

    Edited by Qush-Nath - 28/1/2018, 20:03
     
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    Non trovo altri errori, dunque ripulisco e smisto in comico.

    Molto bella, mi è piaciuta davvero tanto.
     
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    SaS

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    Il liquido sarebbe la fantasia o cosa? :omg:
     
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    Tutto ciò che è tuo spetta a me di diritto, e mio dovrà essere.

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    CITAZIONE (Shark Peddis @ 28/1/2018, 23:29) 
    Il liquido sarebbe la fantasia o cosa? :omg:

    Credo che fosse fantasia inespressa o qualcosa del genere. :sisi:
     
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3 replies since 27/1/2018, 20:35   156 views
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