Nella valle di Leah

Cap. 3

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    dal cuore dell'oscurità

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    Contemporaneamente nella città sospesa di Dravaji, Runa, dopo un'abbondante cena, si stava godendo la nottata di luna piena su una balconata del palazzo reale, era sdraiata su una panca foderata di pelli animali, accanto a lei stava sonnecchiando Saryskha.
    Guardava svogliata il fumo di kurkna che le usciva dalle narici e si disperdeva nell’aria, quelle foglie rossastre sminuzzate e arrotolate in una sottile foglia di erba drago era una delle poche cose che apprezzava degli umani, ed attendeva sempre il ritorno dei mercanti per acquistare una piccola quantità che teneva gelosamente tutta per sé.

    Era immersa profondamente nei suoi pensieri quando sentì i cauti passi di un soldato, si voltò verso di lui e con un sottile ringhio, per non disturbare la compagna che stava scivolando nel mondo onirico, minacciò il mal capitato.
    “Ti conviene avere una buona scusa per essere venuto a rompere le scatole!”
    L’ufficiale scattò portando il pugno al petto.
    “Chiedo scusa comandante, sono venuto a riferirle che gli anziani del villaggio, a cui la regina ha richiesto il prelevamento di uno dei loro cuccioli, hanno richiesto un po’ di tempo per decidere, vogliono che vi ritorniamo domani.”

    Un angolo del labbro del Dravami si sollevò mostrando uno dei canini.
    “I mercanti sono rientrati ore fa, perché vieni solo adesso?!”
    Il soldato rabbrividì a quel gesto.
    “Mi scusi, mi sono fatto un bagno, i villaggi umani sono sporchi e pieni di ratti, puzzavo da far schifo.”
    Runa sospirò.
    “Bene, domani torni là e prendi il cucciolo.”
    Saryskha si strinse di più alla compagna e, con la bocca leggermente impastata dal sonno, disse.
    “Runa amore, domani vai anche tu a prendere il cucciolo.”

    La Dravami la guardò interrogativa. La regina interpretando il suo sguardo aggiunse.
    “Stiamo chiedendo ufficialmente agli umani di darci un loro cucciolo per farne da tramite tra le razze, e quindi ufficialmente la principessa Runa, futura regina dei Dravaki, deve presentarsi.”
    Il soldato ridacchiò sommessamente, tutti sapevano quanto il loro comandante odiasse che si usasse l’appellativo principessa riferendosi a lei. Runa lanciò uno sguardo di fuoco all’ufficiale che dopo aver usato il saluto militare se ne andò annunciando.
    “Comandante l’aspettiamo domani all’alba ai nidi di atterraggio est, buonanotte.”
    Rimaste sole Runa baciò la propria regina.
    “Ti piace proprio punzecchiarmi e obbligarmi a fare cose noiose, eh.”
    Saryskha ridacchiò ricambiando il bacio.

    Il giorno successivo, quando i primi raggi del sole accarezzarono le mura di Dravaji, una decina di soldati Dravaki si stava preparando per scendere nelle terre degli umani, Runa arrivò cercando di nascondere il più possibile i numerosi sbadigli, era dagli anni dall’addestramento che non si svegliava così presto, per l’occasione non aveva messo la solita armatura; quella argentea con incise rune nella loro lingua che era formato da stivali a mezza gamba, avambracci e la pettorina che scendeva sino alla vita, l’inguine protetto solo una con una placca, che indossavano tutti i soldati.

    Saryskha l’aveva praticamente obbligata ad indossare l’armatura da battaglia che era stata forgiata appositamente per lei, completamente nera e con fregi in oro, stivali ad altezza ginocchio, guanti al gomito, pettorina alla vita ornata con del pregiato tessuto blu che copriva l’inguine e il sedere, sotto braccio portava l’elmo dalla grossa cresta formata da piume di Saliki blu.
    La sua armatura era stata creata con una magia molto più potente di quella usata per le armature dei semplici soldati, il che la rendeva allo stesso tempo sia leggera che estremamente resistente, la quale le permetteva ampi movimenti.

    Rushaa era già pronto per essere sellato, gli stallieri sapevano che il comandante non permetteva a nessuno di sellarlo, era lei che si occupava di qualsiasi cosa che lo riguardava, dalla pulizia del suo giaciglio a lavarlo, quel drago era sempre stato considerato indomabile e pericoloso, solo ella riusciva a cavalcarlo o anche solo stagli vicino senza essere aggredita.
    Rushaa era uscito dal guscio nello stesso istante in cui Runa emetteva il suo primo vagito, ed era volato come un razzo per raggiungerla e da quel giorno non si era staccato da lei, di solito i draghi appena nati non riescono a volare per circa una settimana, l’avvenimento era stato considerato come un’ulteriore prova della discendenza divina della ragazza.

    La Dravami prese i finimenti del suo drago, che a differenza degli altri membri della sua specie che si muovevano appena mentre i loro cavalieri li sellavano, aiutò Runa muovendosi in modo da facilitarle il lavoro che in pochi minuti venne completato.
    I soldati guardarono la scena lamentandosi che i loro draghi non erano così concilianti da indossare l’armatura quasi da soli come faceva Rushaa.
    Il drago della Dravami emise una specie di sibilo seguito da quello che sembrava una roca risata, gli altri draghi alzarono la testa attenti dopo di che spinsero con il muso i loro cavalieri facendo loro perdere l’equilibrio.
    Runa scoppiò in una fragorosa risata.

    “Mai lamentarsi del proprio drago se lo hai alle spalle, o ci si ritrova col muso a terra!”
    I soldati si rimisero in piedi tra lamenti e epiteti poco carini verso i loro draghi, Runa li rimise in riga con un ringhio sommesso e salì in sella con un balzo. Messasi comoda, portò leggermente in avanti il peso del proprio corpo, movimento che Rushaa interpretò come comando per iniziare ad avanzare, i militari seguirono rapidamente il suo esempio, ma dovettero dare un leggero colpo di talloni sul ventre delle loro cavalcature perché esse potessero iniziare a muoversi.

    I draghi vennero guidati fino al bordo della pavimentazione del porto per poi gettarsi nel vuoto in picchiata, uno dopo l'altro. Runa amava la sensazione di caduta ad alta velocità che gli dava e se la godette fino a quasi una decina di metri dalla superficie leggermente increspata del mare al di sotto della città di Dravaji, quando rizzò leggermente la schiena il suo drago aprì le ali ed iniziò a planare.
    La Dravani si mise in piedi sulla sella e si spostò attentamente sull'ala tesa del suo drago, immerse il volto nell'acqua gelida, non ancora scaldata dal sole, per risvegliarsi completamente dal torpore che pervadeva il suo corpo.

    A diverse centinaia di metri di altezza, i soldati guardarono con ammirazione come il loro comandante riusciva a compiere con tanta sicurezza e naturalezza azioni che per loro erano praticamente impossibili; si raccontavano aneddoti sugli anni di addestramento di Runa a metà tra realtà e leggenda, in cui la giovane si era dimostrata essere in grado di aggrapparsi alla coda del suo drago, quando venne disarcionata durante una simulazione di combattimento aereo, per poi mettersi in piedi su quell'appendice e mantenere istintivamente l'equilibrio, continuando a combattere in quella posizione per molti minuti prima di riuscire a tornare in sella.

    Runa ritornò seduta e si stese completamente su Rushaa, esso sbatté vigorosamente le ali e dopo diversi avvitamenti aerei incrementò la propria velocità, prese quota e raggiunse gli altri draghi in pochissimi secondi. I soldati Dravaki spronarono le proprie cavalcature in modo da tenere il passo del loro comandante, mentre ella si godeva il viaggio guardando il panorama perfettamente rilassata, i militari faticavano a restarle dietro.

    A quella velocità in meno di un’ora raggiunsero il villaggio umano; come da protocollo Rushaa iniziò a rallentare per permettere ai soldati di andare avanti ed ispezionare il luogo dall'alto prima che il loro comandante atterrasse, Runa fece alcuni ampi giri attorno al villaggio mentre i militari arrivati a terra smontavano da sella e iniziavano a far allontanare gli abitanti accorsi.
    Alla fine la Dravani indossò l'elmo e atterrò. A differenza dei suoi sottoposti restò in sella e si guardò attorno: la sua posizione gerarchica le aveva permesso ben pochi contatti con gli umani e non si ricordava l'ultima volta in cui fu costretta a entrare nei loro territori, probabilmente quando era ancora era una semplice recluta in fase di addestramento.

    Gli umani del villaggio era accorsi numerosi, non era raro che vedessero soldati Dravaki, ma ciò che aveva attirato la loro attenzione era il mastodontico dragone nero che volteggiava sulle loro teste, era grande il doppio dei draghi che vedevano abitualmente e per quel colore così intenso sembrava quasi fatto di fumo quando si muoveva.
    Uno dei soldati alzò la voce.

    "Silenzio! Noi venuti, volere parlare con anziani per sapere cosa avere deciso."
    La folla si aprì per lasciare passare gli anziani, dietro di loro una donna stava urlando disperatamente, strattonava violentemente il marito Kurna, tentando di strappare dalle sue braccia il piccolo di sei anni che piangeva cercando la madre.
    Quando il padre mise il bambino con i piedi a terra allontanò rapidamente la moglie, l'anziano Nuka prese il piccolo per mano e lo accompagnò dinanzi ad uno dei soldati Dravaki.
    "Abbiamo deciso di lasciarvi prendere il bambino, speriamo che lo trattiate bene."

    Ma un altro anziano, Massan, avendo visto un soldato ancora immobile sul suo drago ebbe un brivido, si porse dinanzi al bambino e chiese.
    "Perchè quel Dravaki ci fissa in quel modo dal suo drago?"
    A quelle parole uno dei soldati scattò in avanti brandendo la lancia, sfiorando di poco il collo rugoso dell'anziano, sotto lo sguardo spaventato dei presenti e sbottò.
    "Fare attenzione come tu rivolgere a Dravami! Lei nostro comandante supremo, lei futura regina Dravaki!"
    Runa a quel punto emise un fragoroso grido, gli umani indietreggiarono terrorizzati a morte, non avevano mai sentito una lucertola ruggire come un drago.

    "Abbassa quell'arma idiota! Non siamo qui per far scoppiare una stupida faida, anzi, al contrario, siamo qui per migliorare i nostri rapporti con gli umani!"
    Mentre il soldato chiedeva perdono al proprio comandante gli abitanti del villaggio rimasero allibiti, era la prima volta che sentivano un Dravaki parlare così bene la loro lingua, nemmeno nelle loro leggende si faceva accenno a ciò, ma soprattutto non avevano mai sentito una voce così bella: leggermente rauca ma con un timbro celestiale.
    La Dravami scese da Rushaa e, scostando malamente il soldato che l'aveva fatta arrabbiare, si avvicinò agli anziani porgendo la mano.
    L'intero villaggio la osservò allibito, non aveva mai visto un Dravaki così basso, arrivava appena al gomito degli altri soldati, ma era comunque alto quanto un essere umano adulto, qualcuno sospettò che fosse un bambino lucertola visto l'altezza, ma l'armatura così regale in confronto a quella più semplice degli altri componenti della piccola compagnia, fece pensare altri umani che probabilmente fosse un guerriero di alto livello.

    "Il mio nome è Runa, e come ha detto poco fa l'idiota di un soldato che verrà presto degradato, sono il comandante supremo dell'esercito Dravaki!"
    Massan titubante strinse la mano di Runa.
    "Siamo lieti che abbiate accettato di affidarci il vostro cucciolo, lo tratteremo come se fosse uno dei nostri. Riporteremmo periodicamente il piccolo al villaggio in modo che mantenga i contatti con la propria famiglia."
    Esclamò la Dravami, scandendo bene le parole ad voce alta in modo che i presenti potessero udire. Dopo di che si abbassò all'altezza del giovane Shaaku che la fissava tremante, gli posò delicatamente una mano sulla testa accarezzandola.

    "Mii su, nan ku, ripsa lai."
    A quelle parole, che non comprese, il piccolo sembrò rilassarsi leggermente e lasciò che la Dravaki gli prendesse la mano e lo accompagnasse dinanzi al suo drago che abbassò il capo per annusarlo, dopo alcuni secondi Rushaa emise un lungo sbuffo di fumo che si addensò ai piedi di Shaaku per poi dissiparsi poco dopo.
    "Bene, sembra che questo brontolone musone del mio drago ti abbia preso in simpatia."
    Disse Runa ridacchiando.

    Shaaku guardò meravigliato il dragone innanzi a lui che ricambiò il suo sguardo con uno perplesso, il piccolo era così preso dalla creatura mastodontica che non sentì il fracasso che era alle sue spalle, una donna sulla trentina uscì furente dalla folla che tentò inutilmente di trattenerla, diverse persone la chiamarono per nome per calmarla invano. Shaana corse verso uno dei soldati, cogliendolo di sorpresa gli sfilò la spada dal fianco, per poi dirigersi a perdifiato contro Runa colpendola alle spalle. La Dravami accusò il colpo senza fare una piega, si voltò lentamente e fissò la donna negli occhi, ma l'umana continuò a colpirla finché la spada non si spezzò, i soldati Dravaki rimasero fermi tremanti, volevano intervenire ma la Dravami li aveva bloccati con un impercettibile movimento della mano.
    Shaana si accasciò a terra esausta rendendosi conto che quell'essere era inscalfibile, non sarebbe riuscita a fermarli da portarle via il suo unico figlio, scoppiò in un pianto disperato: "Vi prego, non portatemi via il mio bambino!"
    Singhiozzò più volte.
    "Prendete me! vi prego."

    Shaaku, si voltò a guardare la madre implorante e timidamente prese un lembo di tessuto che componeva l'armatura della Dravami e lo tirò lievemente, la ragazza si piegò in modo che il bambino potesse parlarle all'orecchio; Runa sorrise e mosse appena la testa.
    Il piccolo strinse Shaana in un abbraccio e le sussurò all'orecchio parole dolci.
    Dopo alcuni secondi la donna sollevò il figlio e si accostò al drago nero fumo, e cercò di metterlo sulla sella, al cenno di Runa di aiutarla la scostò, senza rabbia mormorando flebilmente.
    "No, lasciate che lo faccia io"
    La Dravami ossequiosamente le lasciò spazio, il dragone si appiattì più che poté al suolo, la moglie di Kurna issò suo figlio sul dorso dell'animale mentre gli parlava dolcemente accarezzandolo e baciandogli delicatamente il capo.
    Dopo di che fece un passo indietro guardando il suo unico genito in lacrime, Runa non disse nulla, ma aprì una delle tasche sulla sella del suo dragone e ne estrasse una sfera nera e la consegnò alla donna.

    "La chiamiamo Niimru, la usiamo per comunicare fra noi a grandi distanze, appena arrivati a Dravaji insegnerò a tuo figlio ad usarla così che possa parlarti ogni volta che vorrà."
    La madre di Shaaku sorrise un po’ sofferente e baciò la mano della Dravami che arrossì sotto l'elmo.
    I soldati salirono rapidamente in sella dopo aver controllato che la popolazione fosse abbastanza distante da non essere colpita dai draghi mentre si alzavano in volo, e partirono alla volta di Dravaji.
    Il viaggio di rientro fu più lento, Runa fece fare a Rushaa alcune acrobazie aeree, Shaaku che anche se leggermente impaurito si divertì un mondo, in circa un paio d'ore arrivarono ai cancelli della città sospesa, i soldati iniziarono ad urlare.

    "Aprite i cancelli! Oggi è giorno di festa! Un umano è nostro ospite!"
    I cancelli vennero aperti e i draghi vi volarono attraverso entrando all'interno della città di Dravaji, atterrarono ed iniziarono ad avanzare a passo di marcia, non era cosa di tutti i giorni vedere i draghi tra le mura e i Dravaki iniziarono a seguire i dragoni intuendo che fosse un momento particolare.

    Il piccolo umano si guardava intorno meravigliato, vi erano palazzi talmente alti da toccare il cielo dall'architettura raffinata che mai aveva visto nella sua breve vita e che probabilmente non avrebbe mai visto altrove.

    Edited by Swaky - 4/1/2018, 17:02
     
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