Non tutto il male viene per nuocere

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    Emily, ma sei bisessuale? ( ͡° ͜ʖ ͡° )

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    La pioggia cadeva fredda e leggera. I tavoli posti fuori dal locale avevano cominciato a bagnarsi e la gente continuava ad entrare correndo, per riuscire a trovare un riparo da quel diluvio improvviso.
    Quella mattina in cielo splendeva il sole e non c’era neanche l’ombra di una nuvola, le temperature sfioravano i ventisette gradi e nessuno s’immaginava che di lì a poco sarebbe arrivato un acquazzone simile.

    Mentre il locale continuava a riempirsi, Elise pensava a quanto le sarebbe piaciuto slacciarsi il grembiule e farsi una bella passeggiata sotto la pioggia. Sfortunatamente per lei, erano solo le due del pomeriggio ed il suo turno era appena cominciato.
    Con malavoglia si avvicinò all’ultimo gruppetto di ragazzi che era appena entrato, fece un bel sorriso e disse gentilmente: “Buongiorno ragazzi, benvenuti al “Gabriel’s Pub”, se volete seguirmi, vi condurrò ad un tavolo e prenderò le vostre ordinazioni”. I giovani la seguirono, continuando a ridere e a scherzare tra di loro, come se lei non esistesse o come se fosse un robot o un automa. Li fece accomodare in un tavolo in fondo al locale e consegnò loro i menù, per poi dirigersi verso il bancone e continuare a servire gli altri tavoli.
    L’aspettavano un lungo pomeriggio ed una lunga serata.

    Verso le cinque la pioggia cessò e molti dei clienti pagarono il conto e si precipitarono fuori dal locale, gustandosi le ultime ora di sole prima che calasse la sera.
    Elise sospirò, constatando quanto fosse sporco il locale, senza contare il malumore di Daniel, il barista, e di Frank, il cuoco. Sapeva che dopo il pienone che c’era appena stato, quei due avrebbero iniziato ad imprecare ed a lamentarsi con lei per tutto, la usavano sempre come sacco da boxe, scaricando sulle sue spalle tutte le loro frustrazioni.
    Ma ormai c’era abituata e non ci faceva più molto caso, semplicemente annuiva e gli dava ragione. Si affrettò a prendere la spugna per iniziare a pulire i tavoli, avrebbe voluto che Daniel le desse una mano, ma era sparito, probabilmente era andato sul retro a fumare insieme a Frank. Mentre puliva, entrò nella sala Gabriel, il capo del locale.
    “Perché ci sono ancora tutti questi tavoli sporchi?! Sono già le sei e voglio, anzi, PRETENDO che tra mezz’ora sia tutto in ordine, chiaro? E dove si è cacciato quel fannullone di un barista? Perché non è dietro al bancone?” Continuando a pulire i pochi tavoli rimasti, Elise rispose: “Si è recato al bagno, ha detto che non riusciva più a trattenersi. Sarà qui a momenti, signore. Il locale sarà pronto per le sei e trenta precise, signore. Non un secondo di più.”
    Con un grugnito ed una smorfia, Gabriel tornò nel suo ufficio e, poco dopo, comparve Daniel che con un sorrisetto strafottente si mise a sistemare il bancone. Elise odiava quell’espressione che sembrava dirle: “Brava scema! Continua a sgobbare come una schiava mentre io faccio la bella vita occupandomi solo del bancone!” Avrebbe tanto voluto mandare tutti al diavolo e andarsene da quel posto, ma aveva bisogno di quel lavoro, così continuava ad ingoiare rospi ed andava avanti.

    Due ore più tardi arrivarono altri colleghi, tra cui due cameriere, Silvia e Monique e l’aiuto cuoco Nicolas. Verso le otto arrivò anche Rakish, il lavapiatti indiano.
    Nonostante fosse estate, fu una serata tranquilla, non ci furono troppe persone e, ad un quarto alle nove, Elise sospirò, aspettando impazientemente che passasse quell’ultimo quarto d’ora per poi recarsi a casa. Si stava già pregustando il momento in cui sarebbe tornata a casa per rilassarsi con un bel bagno e passare qualche ora a leggere.
    Sfortunatamente, Gabriel la fece chiamare nel suo ufficio, dicendole che si sarebbe dovuta fermare fino all’orario di chiusura. Il motivo? Silvia, la sua collega aveva detto di avere mal di stomaco e che non se la sentiva di rimanere. Chiese perché non poteva fermarsi Monique. Non l’avesse mai fatto, Gabriel si infurò e le disse che mancava di sensibilità perché Monique era una madre single e non poteva permettersi una baby-sitter per le ore notturne. Le ricordò anche, con un tono canzonatorio, che non tutti erano soli e tristi come lei. Le dimostrò anche di essere magnanimo e le concesse quindici minuti di pausa, durante i quali poteva comprarsi qualcosa da mangiare prima di tornare a lavorare.
    Furiosa, Elise uscì dall’ufficio del suo capo e si recò nello spogliatoio, nel quale trovò Silvia che si stava cambiando. Non le sembrava che stesse male, anzi, pareva in gran forma e pronta per andare ad una festa. Quando la collega uscì dallo spogliatoio le disse: “Divertiti questa notte, mentre io vado a stendermi sul divano con una tazza di tè bollente ed una borsa di acqua calda sulla pancia! Ahah!”
    La giovane si affrettò a cambiarsi la maglia, prese il portafoglio e ordinò una bottiglia d’acqua ed un panino. Non aveva fame, ma sapeva che non avrebbe resistito fino all’una di notte senza mangiare.

    Verso le undici e trenta il locale si svuotò nuovamente e la ragazza iniziò a sistemare alcune cose per la chiusura, lasciando fuori solo ciò che fosse veramente necessario. Era distrutta e fece tutto molto più lentamente rispetto al solito, si sentiva un cerchio alla testa, le gambe erano pesanti e come se non bastasse le facevano male, così come la schiena. Sperava che non arrivasse più nessuno, per poter fare le cose con calma, senza doversi preoccupare di altri clienti e di altre lamentele.
    Mentre stava tirando su le sedie della parte in fondo del locale, si accorse che era entrata una ragazza. Non seppe dire se fosse appena arrivata o se stesse aspettando da qualche minuto. Con uno sguardo rabbioso, si voltò verso il bancone, chiedendosi perché la barista di turno non l’avesse avvisata. Vide Sarah tutta intenta a specchiarsi sul ripiano d’acciaio vicino al lavello, controllando che il suo trucco fosse a posto.
    Figuriamoci. Doveva aspettarselo.

    Elise lasciò perdere le sedie e si avvicinò alla cliente, mentre tirava fuori dal taschino del grembiule il taccuino degli ordini. Mentre l’approcciava disse: “Buonasera e benvenuta al “Gabriel’s Pub”, se vuoi seguirmi, ti condurrò ad un tavolo e prenderò la tua ordinazione.”
    Soltanto quando fu davanti a lei riuscì a vederla nitidamente e rimase folgorata dalla sua bellezza: aveva lunghi capelli castano dorato, lisci ed un po’ spettinati, un bel viso ovale, labbra rosee leggermente carnose, un sorriso luminoso, vispi occhi castani, la carnagione chiara ed una corporatura magra, proporzionata.
    “Grazie, gentilissima!” rispose lei. La sua voce era così dolce e gentile che sciolse il cuore della povera Elise, che rimase ancora a guardarla, come se fosse stata intrappolata in un sogno meraviglioso, dal quale non voleva più svegliarsi.

    “Ehm… Guarda, mi posso anche sedere qui. Non c’è problema”, disse la ragazza, che aveva aspettato che Elise la condusse al tavolo. A quelle parole, la giovane si ricompose e velocemente rispose: “Oh, sì. Qui va benissimo. Scusami. Ecco, tieni la lista. Ti lascio pure qualche minuto per decidere” Stava per girarsi ed andarsene quando la cliente le disse: “Oh, aspetta. Non sono mai venuta qui; perché non mi consigli tu qualcosa? Però che sia abbastanza leggero, è un po’ tardi e non vorrei che mi rimanesse sullo stomaco”
    Impacciata ed un po’ imbarazzata, Elise cercò di consigliarle i migliori piatti che riusciva a ricordare, un’impresa ardua, visto che la presenza di quella ragazza le impediva di pensare. Dopo pochi minuti, portò la comanda in cucina, ma non sentì le lamentele di David, il cuoco in turno a quell’ora, ormai non poteva più fare a meno di guardare quella ragazza, era ammaliata dal suo viso celestiale e dalla sua voce così candida. Quando la servì, per poco non si sedette insieme a lei, per continuare ad ammirarla, fortunatamente ritrovò un briciolo di lucidità e si occupò di sistemare gli altri tavoli, cercando di osservarla solo un poco, senza sembrare una stalker od una maniaca.

    Circa venti minuti dopo, la ragazza aveva finito di consumare il suo pasto e chiese il conto, stava per andarsene quando fece una cosa che colse Elise di sorpresa: “Come ti chiami? Mi piacerebbe davvero molto conoscere il tuo nome. Il mio è Camille”. Con il viso in fiamme, la giovane cameriera rispose balbettando: “I-io mi c-chiamo E-E-Elise…” Camille le sorrise: “Piacere di conoscerti! Spero di tornare presto qui. Mi sono trovata davvero bene e tutto grazie a te. Ci vediamo Elise, buona serata”.
    La guardò mentre usciva dal pub, con il cuore che le batteva all’impazzata e con una strana sensazione allo stomaco, poi continuò a fare le sue faccende continuando a pensare a quella creatura meravigliosa, chiedendosi se fosse stata reale o se fosse solo frutto della sua immaginazione. Quando tornò a casa, non riuscì a dormire nonostante fosse stanca morta, riusciva solo a pensare a Camille, alla sua voce ed alla sua gentilezza. Con il volto di quella ragazza impresso nella mente, Elise si addormentò senza accorgersene.

    Il giorno dopo Elise si recò al lavoro felice. Si sentiva leggera come una piuma e a malapena si accorse delle continue lamentele dei suoi colleghi. Non le importavano. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era Camille e al momento in cui l’avrebbe rivista.
    A tarda serata la ragazza si presentò e, come la sera prima, la cameriera la servì e riuscì a scambiare anche qualche altra parola con lei. Nei giorni seguenti le due giovani iniziarono a conoscersi sempre di più e diventarono amiche, ma Elise sapeva di provare qualcosa di molto più profondo per lei, qualcosa che andava ben oltre l’amicizia. Non si era mai sentita così felice in vita sua e non le sembrava vero di poterlo essere, aveva paura che tutto potesse finire da un momento all’altro, così come era iniziato.
    I giorni passarono e le due qualche volta uscirono insieme per prendersi un gelato o, semplicemente, per fare una passeggiata. La vita della giovane cameriera prese finalmente una svolta.
    Ogni volta che incontrava Camille, sentiva l’adrenalina scorrerle dentro le vene e le pareva di riuscire a volare. Grazie a lei, Elise riuscì anche a trovare il coraggio di uscire dal suo guscio e finalmente sentì di non essere più sola. Ora sapeva di aver incontrato una persona con la quale parlare, confidarsi e confrontarsi, sentiva di potersi fidare ciecamente di quella ragazza. Quando la vedeva le sembrava che le sue paure e le sue insicurezze sparissero e si tramutassero in qualcosa di più grande.
    Ormai ne era certa: si era innamorata di lei.

    Un giorno come tanti, le due ragazze si incontrarono e, come al solito, Elise era al settimo cielo ma, non appena vide Camille, si accorse che qualcosa non andava: non era solare e sorridente come al solito, anzi, aveva un’espressione triste, sconvolta e piena di dolore.
    Allarmata, Elise le si avvicinò e le chiese: “Camille? Va tutto bene? Cosa c’è?” Per qualche secondo non ci fu nessuna risposta, poi la ragazza scoppiò a piangere tra le braccia della giovane cameriera e, singhiozzando, riuscì a spiegarle la situazione: “Mia… Mia madre sta male. Mi hanno chiamata stamattina dicendomi che era stata ricoverata in ospedale in seguito ad uno svenimento… È caduta dalle scale, probabilmente si è rotta l’anca o il femore… ma mi hanno detto che la causa del suo mancamento possa essere qualcosa di ben più grave… Io… Io…” Camille non riuscì a finire la frase a causa delle lacrime, si copriva il volto con le mani e per poco non cadde in ginocchio. Elise l’afferrò e la strinse a sé, cercando di consolarla, accarezzandole i lunghi capelli.
    Quando la giovane si ricompose, Camille le disse che sarebbe andata dalla madre, per starle vicino ed aiutarla durante la convalescenza, ma che non sapeva per quanto sarebbe stata via.

    Camille partì il giorno dopo e, durante i primi giorni di lontananza, le due giovani si scrivevano continuamente, ma poi il tutto cessò di colpo. All’improvviso Camille aveva smesso di scriverle e non rispondeva neanche alle telefonate.
    Elise temeva che quel giorno potesse arrivare, d'altronde tutta la sua vita era sempre stata abbastanza mediocre ma per una volta pensava che le cose potessero cambiare, che anche lei potesse essere felice. Ovviamente sapeva che l’amica non stava vivendo una situazione facile, ma non riusciva a non sentirsi infinitamente sola.

    Il tempo passò lentamente, fino a raggiungere ottobre. Le giornate si fecero più corte, le temperature si abbassarono e le persone ritornarono ad essere stressate per il lavoro e la vita di tutti i giorni. L’estate era ormai finita.
    I suoi turni di lavoro al “Gabriel’s Pub” sembravano infiniti e le pareva di rivivere sempre la stessa giornata, fino a quando, una sera di metà ottobre, non le accadde qualcosa mentre tornava a casa.
    Camminava sul marciapiede buio e stretto quando vide davanti a sé una figura femminile che si stava avvicinando. Ad un tratto un lampione illuminò la figura ed in quel momento Elise vide Camille.
    Il suo cuore si fermò, così come il resto del suo corpo. Sentiva i piedi pesanti come se fossero diventati un tutt’uno con il marciapiede, sentiva una morsa allo stomaco e gli occhi che le si riempirono di lacrime. Quando Camille fu abbastanza vicina l’abbracciò come non aveva mai abbracciato nessuno e si perse in quella stretta così calda ed amorevole.
    Non le interessava che fosse sparita fino a quel momento, l’unica cosa che le importava era essere riuscita a rivederla e riabbracciarla.
    “Come… Come sta tua madre? Perché sei stata via tutto questo tempo? Io… Io…” Elise aveva la voce rotta dal pianto. Camille le accarezzò la guancia, con un sorriso triste dipinto sul volto. “Lo so Elise. Mi dispiace di averti fatta preoccupare. Ti racconterò tutto…”

    Si recarono in un bar vicino, nel quale ordinarono qualcosa. Elise era nervosa, voleva sapere cosa le fosse successo. Il suo cuore e la sua mente erano confusi, sembrava che la tristezza, la preoccupazione e la gioia stessero facendo a pugni dentro di lei.
    Camille bevve un po’ della sua cioccolata ed iniziò a raccontare.
    Appena arrivò all’ospedale in cui era ricoverata sua madre,scoprì che si era fratturata sia femore che anca e che era stata portata in sala operatoria. L’operazione era durata circa sei ore.
    Quando riuscì a parlare con i medici, seppe cosa aveva causato lo svenimento della madre: era malata di diabete. Da quel giorno la giovane era sempre rimasta con lei, per aiutarla nella sua nuova dieta e nella convalescenza, il che comportò un enorme dispendio di energie e di tempo, tuttavia cercava sempre di farsi sentire. Sfortunatamente un giorno le si ruppero sia il telefono che la scheda sim e perse tutti i numeri che aveva salvato in memoria, tra cui quello dell’amica.
    Mentre Camille raccontava, Elise si sentì una stupida per aver pensato che l’avesse abbandonata come se fosse un giocattolo rotto o qualcosa del genere. Man mano che l’amica continuava, lei si sentì sempre più idiota e continuava a sentire le farfalle nello stomaco ed il cuore iniziò a palpitarle nel petto. Ad un tratto, mentre Camille stava ancora parlando le afferrò il viso con le mani e la baciò.
    Fu un gesto irrazionale e non si era resa conto di quello che stava facendo, ma ormai l’aveva fatto e finalmente era riuscita a mostarle i suoi veri sentimenti. Si era tolta un peso dal cuore e si sentiva leggera. Camille non sembrava opporre resistenza, anzi, ricambiò quel bacio nonostante l’incertezza e l’incredulità iniziali.

    Elise non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto e, quando si staccò dalle sue labbra, continuò a tenerle il viso tra le mani, appoggiò la fronte sulla sua e la guardò negli occhi.
    “Non… Non abbandonarmi più, d’accordo? Non lasciarmi… Io… Io ti amo dal primo momento che ti ho vista e da quel giorno quel sentimento ha continuato a crescere. Quando hai iniziato a non rispondere più ai miei messaggi ed alle mie chiamate ho cercato di combattere contro i miei sentimenti, di soffocarli, di seppellirli, ma niente… Tornavano sempre in superficie, più forti di prima…” le lacrime iniziarono a bagnarle le guance mentre sentiva le calde e dolci dita di Camille che gliele asciugavano, non sapeva cosa sarebbe successo adesso, ma sperava che quell’istante durasse per sempre non le importava nulla del resto.
    Camille le baciò la fronte e la strinse a sé, sorridendo e accarezzandole i capelli. “Non ti abbandonerò più, Elise. Ti prometto che d’ora in poi straremo insieme, nel bene e nel male. Vedrai che andrà tutto bene e che saremo felici insieme. Io sono tua e tu sei mia. Siamo due anime in un solo cuore…”.
    La giovane le sorrise e la baciò di nuovo, poi senza dire una parola pagarono ed uscirono dal bar, in strada camminarono mano nella mano per le strade della città, ignorando il vento di quella fredda sera d’ottobre che scompigliava i loro capelli.
    Mentre camminavano, Elise non poté non pensare alla sera in cui si erano conosciute. Se quella sera Silvia non avesse finto di stare male o se al suo posto fosse rimasta Monique, lei non avrebbe mai conosciuto Camille. Tutto era partito da un evento negativo ma, in quel momento, si rese conto che non tutto il male viene per nuocere.


    Dedico questo racconto ad una persona a me molto cara, che mi ha sempre dimostrato grande affetto e mi ha cambiato la vita.


    Edited by RàpsøÐy - 12/9/2017, 17:52
     
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    Can't rain all the time.

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    Questa è una lettera vagamente rimembrante certi supporti di scrittura antichi, in particolare egizi.

    12/09/2017, 19:35
    Cara Emilia Elisa Marroni,

    Come stai? Hai passato bene le vacanze - anche se avevi già risposto a questa curiosità - *onomatopea che sottolinea la domanda visto che l'avevo interrotta da una parentesi che in realtà non è parentesi ma è limitata dai trattiniii*????
    Ho appena letto il tuo racconto e, dato che ormai da tempo è mia consuetudine scartavetrare le uova a tutti, mi sono fiondato qui, in Risposta rapida, affinché possa scrivere con efficacia questa mia personalissima impressione su questo tuo personalissimo racconto.
    OMMIODDIO è una roba che si rifà VAGAMENTE a trascorsi della tua vita personale, e questa cosa l'ho intuita non solo per via della mia straordinaria capacità di constatazione, ma perché ricordo di una chiacchierata in shoutbox dove avevi in qualche modo parlato di questa... idea - di dedicare uno scritto personale ad una persona che significa molto per la tua vita. Guarda, voglio andare subito al sodo: solitamente avrei detto robe a caso, avrei criticato "ma è irreale là, è banale qui..." e mazzi e cazzi però, guarda, dall'alto del mio essere ripugnante, saccente, strano e in cerca di attenzioni... ehm, non mi sembra il caso, adesso, di sbucciare alle people le scatole. Si sta parlando di te :rath:

    Mi è piaciuto molto. È scritto bene.
    Non mi ha commosso... mi ha entusiasmato, è stato coinvolgente, diciamo. Scrivi in modo normalissimo eppure è come leggere un bagliore, è bello, tutto scorre chiaramente e... potrei usare altri termini cazzoni, ma... fermandomi un secondo per pensare cosa scrivere (cosa che non faccio mai...) voglio parlare diversamente.
    Il valore di questo racconto, quello che, sostanzialmente, rappresenta, merita molto di più che una semplice constatazione stilistica ed altre minchiate. Ho respirato concretamente quanto tu abbia messo te stessa in quelle parole, ho apprezzato come tu sia riuscita a rimescolare e ad immortalare luminosamente una parte significativa della tua vita - nelle emozioni espresse dal personaggio di Elise. Questo genere di scritto è quello che piace tanto alla mia vecchia ""insegnante"" di scrittura creativa: con nient'altro che la tua persona sei riuscita a comunicare l'amore, e non con un capolavoro ragionato e pensato meticolosamente, ma con la sensibilità, presente dall'inizio alla fine, ampiamente percepibile in ogni frase. È la sensibilità che c'è dietro questo racconto che me lo rende coinvolgente, perché seguo con curiosità una vicenda sì ampollosa e che parla di amore in modo semplice e quasi... lo dico, eh (sto scrivendo velocissimo adesso), quasi banale, con la presentazione della vita grigia del personaggio, l'espediente che cambia la protagonista, poi gli eventi che confluiscono in uno scenario perfetto, sai, poi la tensione ed infine il bellissimo lietofine! - ma è quello che rappresenta per te, il come tu abbia deciso di raccontare una TUA storia in maniera così schietta e paradossalmente, proprio per questo, nonostante la superficie di ridondanza... realistica.
    E coinvolgente. Molto coinvolgente.
    Stare qui, con voi persone di internette, mi aiuta a rivedere meglio il mio modo di intendere la scrittura, e tu sei stata un 'altro esempio efficace. Questo è un grande regalo che apprezzo, dal momento che è stata la scrittura ad avermi salvato dal grigiume della vita. E mi piace osservare le storie che mi colpiscono per quel quid che me le rendono capaci di farmi evolvere. Un regalo bello.
    ...
    Molto più di mia madre che torna coi pan di stelle dal supermercato mentre io sto sepolto sui libri (adesso su internette) ommioddio sono arrivati i biscotti OOOOOOOOOMG.

    Dunque, grazie per questo scritto Rosa , signorina Marroni, amica di penna, amica di email, whats your fevurit color ( ͡° ͜ʖ ͡° )

    - Tua vittima verbale Oessido
     
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    L'ho trovato parecchio coinvolgente, ed anche se nella parte iniziale risulta un po' grezzo come scrittura è davvero apprezzabile per il tuo intento di raccontarti in un modo sincero e aperto quale può essere un'opera di narrativa, cosa che spesso, almeno per come la vedo io, può risultare parecchio difficile.
    Non avendo altro da dire, e non essendo graziato del dono della logorrea (sembra bruttissimo da dire), mi limito a farti i complimenti.

    P.S:
    Auguvi :peoflow:
     
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    Buonasera signorina Emily, la contatto perché sono rimasto davvero colpito dal suo racconto e sarei interessato a girare un film. Vorrei proporle un contratto, quindi se è interessata mi può contattare privatamente.

    Kohei Shinta - Pampa Animation


    A parte gli scherzi ho trovato il racconto davvero coinvolgente, mi ha preso sempre di più man mano che continuavo la lettura. Brava davvero!
     
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    Emily, ma sei bisessuale? ( ͡° ͜ʖ ͡° )

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    Vi ringrazio tutti per i complimenti, le osservazioni e te, Qush, per gli auguri.
    Koh, apprezzo la proposta ma non credo che qualche fanciulla possa interpretare Camille al meglio ;). Oessido (Lessico secondo il correttore) mia cara vittima, apprezzo le tue parole, davvero.

    Tranne alcune dinamiche, questo racconto è completamente autobiografico. Ma per non "guastare" la magia (?) di questo scritto, non le dirò ;p
    Comunque ringrazio ancora una volta voi che avete letto e commentato, chi ha solo letto (so che è lunghissimo e può scoraggiare i più pigri) e ringrazio anche lo staff, che ha deciso di farmi un meraviglioso regalo di compleanno :love:
     
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    L'angelo caduto

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    Siamo due anime in un solo cuore…

    :love:

    Confesso che ho un debole per le storie d'amore, anche se qui è molto più tell che show (Ah! Non è quello che pensi! ).
    La storia della ragazza che ha una vita priva di soddisfazioni ma poi incontra una persona speciale che, come un faro nella notte, le illumina l'esistenza è una cosa già vista.
    Però... mi è piaciuto (+1). Mi è piaciuto perché hai scritto per te stessa, e lo hai fatto col cuore. Hai preso spunto dalla tua vita, scartando altri media.
    Forse non succederà granché, ma proprio per questo è sincero e non cerca conferme esterne. Dovrei scrivere più roba così io stesso.
     
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