Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.
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Some say true life is to man what the pursuit of the bull-moose is to the poacher: tough, hard, unwinnable. At best.
Corna d’oro come corona di spine.
Zoccoli come ruote, occhi di nube e passo svelto.
O meglio questo è quello che può far pensare un inseguimento che, dopo così tanto tempo, sa di millenario.
Sei lontano dal calore della pietra e del legno, lontano dal focolare ed immerso nella rugiada e negli aghi di pino. Passo dopo passo e ramo dopo ramo passano giorno e notte, quasi senza cibo. Eppure non te ne accorgi. Com’è possibile?
Che sia la sazietà “virtuale” che ti dà il pensiero della grossa preda?
O la stanchezza di un cammino incessante che non ti permette riposo né tregua né tantomeno il pensiero di queste due cose?
Nella foresta e nel bosco l’eco di uno solo diventa voce di branco. E così il gracchiare di chissà che cosa parte da una sola fonte e continua per ore, mentre avanzi sotto la labile luce dell’alba filtrata da rami e foglie pesanti d’acqua. La notte scorsa un temporale ti ha impedito di avanzare e tu stesso speri che questo blocco non sia solo tuo. Si può dire che un incidente in natura sia davvero incidentale, o no?
La parola “naturale”, a questo punto, assume un connotato ironico.
D’improvviso qualcosa interrompe il fluire dei tuoi pensieri come un albero caduto su di un fiume in piena. Il suono è inconfondibile e non pensi neanche per un secondo ad ingannarti da solo, credendo si tratti della tua immaginazione. L’istinto, vecchia conoscenza, ti dice che non è così.
Strisci di soppiatto attraverso l’umido degli aghi, muovendoti con circospezione intorno ai grossi tronchi. E tutto sembra farsi più grande, dalle foglie cadute e annacquate ai rami spezzati pendenti.
Sentendo più vicino il rumore ti avvicini, sicuro di aver colto di sorpresa il bersaglio in tranquillità.
Eccovi.
È uno scambio d’occhiate come tra due antiche conoscenze: la pelle dell’uno a lato del manto dell’altro, il secondo scoperto in un raro istante di pausa. Uno spiazzo piano, un collo scoperto e due iridi sulla stessa traiettoria. Se si potesse dare una definizione efficace di “stasi” questo istante fungerebbe da ottimo esempio pratico.
È un attimo.
Quel balzo a lato ti sembra scuotere la terra tanto è potente; di volta in volta si alza sempre più in alto al punto che ti aspetti spicchi il volo. La corsa inizia per entrambi, l’uno infastidito, l’altro bramoso di ciò che ha ricercato per giorni ed anni e secoli e (parrebbe) l’intera sua vita. Non l’hai mai visto andare così dritto. Sembra quasi cosciente del percorso verso il quale ti sta guidando, tanto che per un attimo rifletti sulla possibilità che, fermandoti tu, si fermi anch’esso. Che le vostre due esistenze siano legate?
Di nuovo l’incontro procede a scatti; a breve tempo dall’inizio dell’inseguimento, proprio mentre cominci a sentirti davvero stremato, ottieni un grido ed una brusca ferma. E lo vedi davanti a te in tutta la sua gigantesca maestà.
Un ultimo scatto per entrambi:
Per lui è il fragore metallico del petto regale trapassato.
Per te l’ultimo fiato esalato, l’ultimo osso piegato da uno zoccolo in caduta.
Mentre la radura ti si chiude intorno realizzi la verità: perire in questa caccia fu destino fin dal principio. Nasceste entrambi per cadere l’uno per l’altro.
Edited by »VShade - 18/8/2017, 18:25
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