Un vicolo buio del Giappone

LNM

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  1. House MD
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    Avevo circa quindici anni e stavo ritornando a casa dalla stazione. Vivevo in una caserma militare distante circa quindici o venti minuti di cammino.
    Avevo appena raggiunto l'entrata di un lungo, buio e stretto vicolo quando sentii il suono di una musica e di una macchina che si avvicinava da dietro. Mi accostai il più vicino possibile al muro per permettere alla macchina di superarmi ma essa finì per girare leggermente di lato, bloccandomi.
    Mi fermai, un uomo scese dal lato del guidatore e mi guardò dal lato opposto della macchina. Era un afroamericano che parlava perfettamente in inglese. Cercò di salutarmi con un giapponese scadente e dopo mi chiese di diventare suo amico in inglese. Sono giapponese e probabilmente mi aveva scambiato per qualcuno del posto, ma di fatto sono nata e cresciuta in America, così feci finta di non capire cosa mi stesse dicendo.

    Iniziò lentamente a farsi strada attorno alla macchina verso di me ma rimasi in perfetta sincronia con i suoi movimenti ed indietreggiai nella direzione opposta alla sua. Questo lo divertì ed iniziò a ridere forte prendendosi gioco di me: "Hai paura di me?! Ahah! Hai paura di me!" Per l'imbarazzo alzai le mani impacciatamente mentre continuavo ad indietreggiare rispetto alla posizione dell'auto. Una leggera luce illuminava l'interno della macchina e la mia attenzione ricadde su un altro uomo seduto lato passeggero. L'uomo all'esterno si accorse che avevo distolto l'attenzione da lui e fece uno scatto verso di me. Ero ancora fuori dalla sua portata e di colpo iniziai a correre in fondo al vicolo.

    L'uomo corse verso la portiera e si rimise al volante. Sentii lo stridio della sgommata mentre faceva marcia indietro fuori dal vicolo. A quel punto pensai che forse avevano deciso di lasciarmi in pace ma, appena raggiunsi la fine del vicolo, sentii la musica proveniente dalla loro auto, che di nuovo diventava più forte. La loro macchina mi raggiunse non appena uscii dal vicolo, svoltai a destra e mi infilai in alcune sbarre dove solamente i pedoni potevano camminare. Riuscii a vedere le luci e le recinzioni del cancello della caserma e mi sentii sollevata, ero finalmente salva. O non lo ero?

    Non me ne resi conto in quel momento ma qualche settimana più tardi capii che quell'uomo era americano e molto legato alla caserma. Dev'essere stato un soldato che cercava di approfittare delle ragazze locali giapponesi che si sentono in colpa per aver subito uno stupro 1. Probabilmente non capì che ero americana, almeno finché non mi vide oltrepassare il cancello. Non si seppe più nulla riguardo a ciò, ma quante volte avrei potuto incrociarlo in commissariato o nel ghetto in seguito?

    1 La traduzione letterale dovrebbe essere [...] che trovano vergogna nello stupro. Le ragazze giapponesi in realtà non riportano gli stupri perché pensano di "meritarseli" o credono comunque che sia colpa loro.



    Edited by DamaXion - 15/5/2021, 10:45
     
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    Le ragazze giapponesi in realtà non riportano gli stupri perché pensano di "meritarseli" o credono comunque che sia colpa loro.

    Seriamente? Poracce :piango:
     
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3 replies since 13/6/2017, 10:29   381 views
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