Uniti nel Mar

Testimonianza trovata in una bottiglia con un petalo rosso e uno bianco

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    L'angelo caduto

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    Nell'ultima notte ognuno ebbe un sogno. L'esperienze furono varie ma tutte erano accomunate dallo stesso significato: il luogo dove il proprio destino sarebbe terminato, il luogo della propria fine. Io sognai la Baia del Silenzio. Una stupenda e pittoresca spiaggia tra le più belle, se non la più bella, di tutta Italia, era situata in una città nei pressi di quella in cui abitavo io.
    All'alba dell'ultimo sole alla televisione dicevano che i mari e tutti gli oceani continuavano a ritirarsi, che si poteva camminare per diversi chilometri sulla sabbia umida che poco prima era coperta dall'acqua. Non mi feci molte domande, non c'era tempo. Su whatsapp il mio migliore amico diceva di dover partire per l'Himalaya e mi chiese di andare con lui... ma gli risposi che non era quella la mia strada, che avrei dovuto seguire un altro percorso in quanto il mio sogno, evidentemente, era ben diverso dal suo.


    Indossai una camicia rossa, una giacca nera e un paio di jeans blu; ero abbastanza elegante per l'occasione. Non presi null'altro con me e mentre uscivo dalla mia abitazione mi fermai un attimo sulla soglia, la mano poggiata sulla maniglia della porta aperta. Mi voltai guardando l'ingresso da cui sarei uscito: l'arredamento antico, il vaso di crisantemi sotto lo specchio che rivolgeva il suo riflesso e chi entrava... e a me, che andavo via. Scesi in strada. Più il nostro destino ci porta lontani dal mare, più tempo abbiamo per coronare gli ultimi istanti della nostra vita: nel mio caso dovevo fare in fretta. Mi misi a correre, le strade erano semi deserte, il mio obbiettivo era raggiungere la ferrovia e prendere il primo treno per la Baia del Silenzio. Passai di fronte ad un negozio di fiori, un posto vicino ad una rotonda che di solito era affollato. La proprietaria mi sbarrò con decisione la strada: i suoi capelli erano ordinati, il trucco ben messo e le unghie nuove di smalto. Rimasi interdetto per un attimo, poi mi porse una rosa rossa e allora capii. La presi in silenzio, sorridendo mentre lei ricambiava il mio sguardo, sconsolata. Poi, la signora rientrò nel suo negozio e, sedendosi comodamente sulla sedia dietro al bancone, si mise a leggere una rivista di gossip.


    Quando arrivai al binario uno c'erano alcuni ragazzi che giocavano a pallone, il mio treno era fermo sulle rotaie. Uno di loro mi si avvicinò con aria sicura e per un attimo mi sentii a disagio: aveva dei pantaloni neri eleganti e una felpa bianca, ma era solo un ragazzo e sapevo non c'era nulla da temere. Mise la mano nella tasca delle felpa ed estrasse una penna che mi porse sorridendo. La presi restando in silenzio, salutandolo con un cenno della mano. Salii su un treno praticamente fantasma, privo di passeggeri, tranne per un signore anziano accanto al quale mi sedetti. Mi salutò con un cenno della mano e, senza dire nulla, mi porse un foglio di carta che presi sorridendo. Poi mentre volgeva il suo sguardo al monotematico panorama di rotaie all'esterno, chiuse gli occhi ed esalò un respiro grave. Quando il treno si fermò lasciai la mano dell'uomo per scoprire che il suo corpo giaceva ormai immobile. Scesi dal treno e notai che esso non riprese la marcia; rimase fermo, come il vecchio, in attesa.


    Arrivato alla baia non c'erano né persone né mare, se non fosse stato per una figura vestita di bianco sulla sabbia umida, distante ma non irraggiungibile, che osservava l'orizzonte. Al largo molte barche si vedevano adagiate sulla sabbia, ormai asciutta. Mi avvicinai a quella dama pallida e, quando si girò, mostrò uno splendido viso affusolato, dal colore come candida porcellana, labbra rosse, occhi grandi che riflettevano la mia stessa solitudine. Mi porse una rosa bianca ed una bottiglia di vetro vuota. Li presi sorridendo dandole la mia rosa rossa che afferrò con dolcezza, poi rimase fissa a guardarmi con affetto. Ci sedemmo sulla sabbia, posammo i nostri oggetti e, per la prima volta in quella giornata, ruppi il Silenzio, quasi funebre, che aleggiava nell'aria e le rivolsi la parola. Come se tutte le nostre esistenze culminassero in quell'attimo, il destino ci soddisfa all'ultimo, dandoci un'anima con la quale condividere il tempo poco prima della fine. Anche lei, ovviamente, aveva sognato: un sogno molto simile al mio che l'aveva portata nel mio stesso luogo. Veniva da una città d'arte, anche se ormai poco importava la nostra provenienza, ogni bellezza sarebbe stata presto spazzata via. E mentre la più grande onda anomala della storia si affacciava all'orizzonte, cancellando le nuvole, io la baciai e ci unimmo in un forte abbraccio che sarebbe durato per sempre. Uniti nel Mar.

    Edited by Faust Redrose - 16/7/2017, 00:19
     
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    Gentlement

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    Devo dire sinceramente che la ripetitività delle azioni di cui ha parlato il mio collega non mi dispiacciono, certo non letto l'originale in quanto sono state apportate delle correzioni, ma nello stato di adesso non le trovo brutte. Ciò che mi piace di questo testo è come il parlare di una cosa che porta al caos, che porta alla distruzione di tutto e di tutti, ti faccia sentire calmo. La storia di per sé è antifrastica, ovvero personaggi e luoghi tranquilli dentro ad una situazione terribile, ed è bello come questo ti trasmette a te una sensazione di malinconia e di tranquillità. Il paesaggio, pur in un contesto del genere, è rimasto imperturbato (senza contare la mancanza delle persone) come se la fine che si avvicina non lo scalfisse. Purtroppo non sono riuscito a capire il vero significato del testo, ma ciò non lo rende meno bello di come è. Suggerisco fantastico
     
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    "Dal multiforme ingegno"

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    Questo è un peplo d'indicibile potenza, non assai lungo, però.


    Faust, allora! Alla luceh di quanto espressoh dai miei colleghi :rath: ...
    Nope.
    Questa storia è piacevole da leggere, a mio parere. King ha scritto che è "antifrastica"; non poteva tirare fuori termine più esemplificativo.
    La bellezza onirica, la brezza di una fantasia frantumata da solenni silenzi, silenzi domati da una presa di coscienza profondamente malinconica; questi elementi sono preziosi.
    Si respira profumo, si scorge ovunque pulizia, solitudine - non c'è impurità nel mondo che hai descritto, solo pace. Un'immensa e serenissima pace, in mezzo ad un orrore che perde ogni valore.
    Nessuno pensa al dolore - ed ecco perché per me non va in Drammatico, ma in Fantastico, per gli elementi non grotteschi bensì magici e surreali. Non Drammatico perché la storia non lo è, prendiamo la fine, per esempio: non è drammatica, ma spensierata, felice, leggera come un petalo. La storia non è drammatica, ma solo fantasiosamente malinconica. Anche le reazioni degli altri personaggi di fronte alla morte non sono pregne di tristezza torbida e fangosa, ma di deliziosa malinconia, semplicità. La vecchia che apre una rivista di gossip mi ha anche un po' commosso, eeeeeeh già, sono un sensibiloneh io. Un gesto così normale in attesa della fine, detto così pare poco, ma io ci ho visto qualcosa di più grande:
    Io, forse anche qualcun altro, ma non tutti possono apprezzare, capire la tua poetica e le tue scelte. Non so se è un pregio o un difetto, medita su questo, punta al cuore di tutti, e non è facile perché tutti abbiamo cuori diversi. Devi essere come un pescatore, capace di unire tutti, dai più duri ai più sensibili, se non ce la fai e sono in pochi a capirti e quindi quasi a "difenderti" hai fallito. In minima parte, sì, ma comunque...
    Mi piace la poetica della tua storia, mi piace l'atmosfera che hai creato, dominata dalla quiete. E l'endiadi del sogno collettivo congiunta con l'atmosfera irreale (e quindi da sogno) della realtà rende quest'opera simile a una mongolfiera che porta i lettori fra le nuvole più pacifiche. Cazzo, è bello. Niente di più, niente di meno!
    Tuttavia quella ripetizione della formula "sono stupito" e poi "accetto con sorriso il regalo" mi ha dato fastidio, perché è incoerente rispetto alla leggerezza che ho avvertito, non se mi spiego. Ripetizione sentita come quasi fosse un martello pneumatico in centro città. In un cantiere. Con vecchi che starnutiscono. E bambini che strillano. Con decine di clacson che suonano. Io fossi in te non esiterei un istante e correggerei.

    La ragazza alla fine. Non me la sento di dire che è messa alla cazzo di cane ma trovo, di nuovo, questa sorta di tua parziale incapacità di far cogliere al lettore quello che VUOI che il lettore colga (sottolineo parziale, però. Sei un bravo scrittore, sei capace, in questa storia è possibile che alcuni non colgano niente però. MI STO RIFERENDO ALLA STORIA, non a te in generale!)
    Uno può pensare davvero e giustamente che è campata all'aria. L'incontro è breve, oggettivamente, valuta tu. Si vedono, si scambiano cose, si siedono, si baciano. Detto così fa cagare, ma il punto è che NON fa cagare, ma non è ben coglibile la cosa! Perché se la gente riesce a penetrare nel senso della tua poetica, nell'essenza del tuo mondo, allora tutto questo risulta apprezzabile e vincente. Se non mi approccio bene alla tua storia, se non la capisco (e qui mi fai la figura dell'artista d'arte contemporanea che fa linee sui quadri e nessuno lo capisce e partono le giustificazioni "siete solo ignoranti!") col cazzo che 'sta roba mi risulta piacevole.
    L'arte che si crea deve fare breccia in chiunque, chi non ci riesce... be'.

    "Ne" è con l'accento acuto, mi raccomando.
    8 su 10, commento personale: questa storia mi risulta petalosa.
     
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    L'angelo caduto

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    Grazie Oessido per il tuo impegno :*
     
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    L'angelo caduto

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    Inoltre, vorrei che mi spiegassi il significato delle due rose.

    Dunque Emily, questa è una storia d'amore. Le due rose simboleggiano due tipi di amore: quello passionale (rossa) e quello puro (bianca). Queste due realtà si incontrano per completarsi a vicenda, rompendo la solitudine che vivevano entrambi.
     
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    Un posto brutto, molto brutto!

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    Questo racconto mi ha coinvto, anche se più che una storia romantica sia in qualche modo triste. Credo che l'amore (sia quello passionale che quello puro) si noti poco. Credo che il romanticismo sia reso in maniera piuttosto velata solo verso la fine
     
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    Can't rain all the time.

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    Napoly

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    CITAZIONE (Faust Redrose @ 25/2/2017, 05:12) 
    il vaso di crisantemi sotto lo specchio che volgeva il suo riflesso e chi entrava...

    a*
    CITAZIONE (Faust Redrose @ 25/2/2017, 05:12) 
    Mi salutò con un cenno della mano e, senza dire nulla, mi porse un foglio di carta che presi sorridendo. Poi, mentre volgeva il suo sguardo al monotematico panorama di rotaie all'esterno, chiuse gli occhi ed esalò un respiro grave.

    Ci vuole un punto dove ho segnato.

    Beh, di sicuro ora la storia ha un carattere più drammatico ma scandagliandola devo dire che mi trovo molto d'accordo con il commento di Oessido. La bellezza onirica è il punto di forza su cui la storia si basa. L'unica cosa che mi ha dato un po' fastidio (per favore, metti giù la pistola!) è la messa in evidenza della morte del vecchio tramite paragone nel pezzo in cui lo si trova:
    CITAZIONE (Faust Redrose @ 25/2/2017, 05:12) 
    Scesi dal treno e notai che, come il vecchio, esso non riprese la marcia; rimase fermo, in attesa.

    È come se il dolce e morbido nastro di velluto, conduttore della narrazione, venisse strattonato all'indietro da quest'evento ripreso senza alcun motivo. Ti assicuro che renderebbe molto meglio se lo eliminassi, rendendo indirettamente la morte del vecchio.
    Davvero un bel lavoro; ne è valso il tempo che ci hai speso sopra XD.
    Detto questo, per me dovrebbe andare in Fantastico secondo le segnalazioni di Oessido.
     
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    Jedi lumberjack from Dagobah

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    L'esperienze

    L'elisione della vocale nell'articolo plurale è grammaticalmente corretta (come sarebbe anche in "gl'indiani"), ma un po' desueta. E' una scelta voluta?

    CITAZIONE
    dal loro significato

    Quel "loro" suona ridondante. Prova con "dallo stesso/dal medesimo significato"

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    locata

    Che brutta parola. Proverei con "situata", locata è o arcaico o legalese (= affittata).

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    nei pressi a quella

    "nei pressi di quella"

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    che volgeva il suo riflesso

    "che rivolgeva il suo riflesso", "volgere" significa ruotare.

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    più abbiamo tempo

    Anche, "più tempo abbiamo".

    CITAZIONE
    Di seguito

    Credo che sia più corretto "In seguito", o più semplicemente "Poi".

    CITAZIONE
    e mettendosi a sedere comodamente sulla sedia dietro al bancone si mise a leggere

    "e, sedendosi comodamente sulla sedia dietro al bancone, si mise a leggere" (virgole dell'inciso + ripetizione di "mettere").

    CITAZIONE
    mi si avvicino

    "mi si avvicinò"

    CITAZIONE
    per un attimo mi sentii a disagio: aveva dei pantaloni neri eleganti e una felpa bianca, sapevo non c'era nulla da temere

    Mi sfugge qualcosa. I due punti denotano una spiegazione, mentre le due frasi sono in antitesi. La conclusione, poi, non sembra logica: come mai il protagonista realizza che non c'è nulla da temere?

    CITAZIONE
    al quale mi sedetti accanto

    Un po' pesante come struttura. Prova "accanto al quale mi sedetti"

    CITAZIONE
    che presi sorridendo poi, mentre volgeva

    Prima di "poi" metterei una pausa. Virgola o punto, a seconda di come preferisci spezzare il periodo.

    CITAZIONE
    giaceva, ormai immobile, di fianco a me

    L'enfasi in questo caso ricade su "di fianco a me", ma l'unica cosa che sa il protagonista è che il vecchio gli sedeva accanto.
    "giaceva di fianco a me, ormai immobile"/"giaceva ormai immobile"

    CITAZIONE
    ne persone ne mare

    "né persone né mare"

    CITAZIONE
    di colore come candida porcellana

    Ti suggerisco due forme alternative:
    "di colore bianco come candida porcellana"
    "dal colore della candida porcellana"

    CITAZIONE
    una città d'arte anche se ormai

    "una città d'arte, anche se ormai" (virgola)


    Alcune delle correzioni credo ti siano già state segnalate, controlla tu.
    Ho letto tutti i commenti dei miei colleghi. Devo dire che mentre lo leggevo mi si alternavano varie opzioni in testa. Quasi quasi sarebbe stata persino da CP, ma dato il tono solenne e sospeso di tutta la narrazione, che si percepisce tesa verso una "fine universale", non andrebbe bene. Drammatico quasi ne sminuirebbe la portata.
    La sezione Fantastico potrebbe assolutamente accoglierla. Questo darebbe risalto al leitmotiv principale, lasciando a tutti gli altri (amore, dramma, morte, sorpresa) lo stesso rilievo.
    Le parti, come sono messe ora, sono equilibrate. Compresa la morte del vecchio, che secondo me è "un passo verso la fine" e che non mi piacerebbe se fosse resa in maniera meno esplicita, è abbastanza delicata così com'è. Ed è il treno che rimane immobile come il defunto la vera "sorpresa", ormai la fine è imminente.
    Un bel lavoro!
     
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    In tre pagine di commenti direi che si sia discusso ampiamente di ciò che questo racconto susciti nel lettore, oltre che dei suoi punti di forza e debolezza. Mi ritrovo parecchio nel parere molto esaustivo di Oessido, mentre per quanto riguarda la destinazione sono piuttosto dibattuto: la sezione scelta dovrebbe essere quella che possa rispecchiare maggiormente lo spirito e il fine ultimo del racconto.
    La sezione fantastico ci starebbe benissimo sul piano stilistico e tematico, dato che il racconto è surreale e si fonda proprio su un patto narrativo per il cui il lettore sospende la propria incredulità e accetta eventi inspiegabili e apparentemente messi a casaccio; tuttavia, l'ambito del fantastico è solo attraversato dal racconto, è un po' come il treno che porta il protagonista verso il luogo da lui designato per la propria morte, non la sua destinazione: non c'è nulla di fantastico nel messaggio finale che l'autore vuole trasmettere e si può tranquillamente sostituire la componente surreale con un'ambientazione e uno svolgersi degli eventi più realistico: sicuramente il racconto perderebbe la propria magia, ma l'esito sarebbe inalterato.
    Tra rosa e drammatico, invece, non saprei cosa scegliere (tenendo conto che sto scrivendo questo messaggio man mano che ci rifletto su), perché le emozioni che trasmette secondo me appartengono ad entrambi gli ambiti narrativi. Il racconto potrebbe essere considerato una onirica e sottintesa storia d'amore che si costruisce col progredire degli eventi, di luogo in luogo e di oggetto in oggetto, culminando nell'incontro finale in cui al lettore viene rivelato il fine ultimo del racconto stesso: un amore predestinato in un contesto apocalittico mai angosciante o oprrimente, il completamento reciproco di due persone che avviene solo al termine delle proprie vite, ma senza che ciò scalfisca la loro pace interiore e la loro serenità.
    Penso pertanto che la sezione ideale in cui smistarlo sia ROSA, perché romantico è il nucleo, il nocciolo stesso del racconto, mentre il contesto in cui è calato (la polpa, volendo proseguire nella metafora) è drammatico e la sua struttura, la "buccia" è fantastica.

    P.S.: nel caso di assoluta indecisione, se i voti per la sezione rosa dovessero non bastare a garantirne lo smistamento lì, opto per Drammatico
     
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    Ripulisco e smisto.
     
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    "Dal multiforme ingegno"

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    Storia dedicata a una persona speciale, vedo! <3
     
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