Insuposo.exe

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    "Dal multiforme ingegno"

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    Questo non vuole essere il solito racconto dove c’è il mostro cattivo e il protagonista muore, qui è diverso. Sto parlando di Lei, senza preamboli o altre inani discussioni.
    Esatto, proprio Lei. Sciabolata morbida. ‘Cezionale.
    Certamente, immagino che voi non abbiate subìto quel che ho subìto io, che non possiate comprendere ciò che io ho compreso.
    Ma prima partiamo dall’inizio. Mi presento.
    Mi chiamo Giacovalda, e amo le galline. Le tengo tutte in cantina, le nutro, le accarezzo, le assisto durante il parto, le aiuto a scoprire il loro corpo. Posso assicurare che io sono come una seconda madre per tutte, indistintamente. E sono sicura che, come io amo loro, anche queste incantevoli creature apprezzano il mio benevolo operato.

    Facevo zapping in TV, prima che la mia vita cambiasse repentinamente. Amavo adocchiare, nel buio totale della mia casa, la luce fragorosa e grigia della televisione che svezzava la monotonia dell’oscurità.
    Pubblicità di shampoo, supermercati, cellulari, cuscini coccolati soavemente da donne, auto, profumi, mulini bianchi. Stavo cambiando ancora canale, ma qualcosa mi fermò: una voce, una rivelazione.
    Ciò che rovesciò la mia esistenza.
    ≪Rossitah...≫ un sibilo ispanico mi fece venire un brivido di piacere e di gelo in tutto il corpo: ≪Cazzo, di nuovo. Dillo di nuovo!≫ ma la pubblicità finì.
    Mi raccolsi le spalle ed elucubrai, con occhi fissi nei miei pensieri: ≪Cos’era quel brivido? Cosa significava? Perché ho detto quelle cose senza accorgermene?≫
    Mulino Bianco. Sorrisi caldamente al nulla e mi grattai il culo, sfregandomi le mani gelate come fa la mosca dinnanzi a un piatto di cacca. Avevo capito cosa fare, e non esitai. M’incamminai a piedi nudi verso la cantina. Le mie piccole stavano dormendo, e sentendomi passare si svegliarono emettendo versi preoccupati. Senza guardarle e provando violentemente ad annaspare le mie mani al buio alla ricerca del portatile, tentai di rassicurarle: ≪No, no, non abbiate... paura... ma dov’è? No, sono la mamma, non dovete preoccuparvi! ≫ sbottai alla fine, girandomi verso di loro, ma non accennavano a finirla. Sospirai ruotando gli occhi, e alla fine trovai il portatile nascosto tra numerose cartacce che usavo per pulire i loro deliziosi escrementi.
    Avevo qualcosa da sperimentare.
    Lo aprii, mi sedetti sull’enorme cassa di legno in cui era contenuto quell’impasto di pane e acqua che tanto piace alle mie piccole.
    Mi recai in direzione Creepypasta Forum. “Oessido” era il mio nome su internette, così contattai i miei amici ignari della mia vera identità.
    ≪Ciao Markrath. ≫
    ≪Ciao Oessido. ≫
    ≪Come stai. ≫
    ≪ Bene, tu? ≫
    ≪Sì. Ho bisogno di te. ≫
    ≪ Sono le quattro e mezza di notte. ≫
    ≪Ho bisogno di te. ≫
    ≪Sono qui. ≫
    ≪ Conosci questa parola: Rossitah? ≫
    ≪Certo che la conosco. Quando svuoto le palle, penso a quello. ≫
    ≪ Sì. ≫
    ≪ Bene. ≫
    ≪Abbiamo finito? ≫
    ≪Sì. ≫
    ≪Bello.≫
    La discussione si era rivelata molto.... ricca di spunti.
    Interrogai altri membri del forum, che avvertirono le mie stesse reazioni.
    Capii, alla fine che c’era qualcosa di... grosso.

    Stavo scrollando le pagine del forum in attesa di capire cosa fare, quando si aprì una pubblicità anti-virus, che mi fece sobbalzare. C’era qualcosa di molto sbagliato in quel che c’era scritto:
    “Doppiatore, regista, attore, produttore cinematografico SPAGNOLO si aggira nei meandri del web per trovare delle possibili vittime, aiutato da users poco raccomandabili - sono già state registrate una decina di vittime. Per sopravvivere scaricate *** adesso per non farvi soggiogare dal suo fascino!”
    Sembrava serio, ma non ci feci molto caso. Passarono altri dieci minuti. Un altro fastidiosissimo ratto che correva lungo il soffitto, nuove pubblicità dovute ai virus dei pornazzi che mi sono sparata e poi...
    Una notifica!
    Era proprio Markrath, il mio persona preferito!

    “Oessido, ho trovato quel ch’è di tuo interesse.”
    “Grazie. Cos’è?”
    “Insuposo.exe . Divertiti, ho faticato molto per trovarlo!”
    "Insuposo... puntoecsé?"
    "Hai parlato di Rossitah, nevvero? So dove puoi trovare quel che cercavi. È tutto qua dentro: devi solo cliccare."

    Le porte dell’inferno si spalancarono in un crepitio colossale al sol sentire quelle parole, ma ero troppo sorda, in quegli attimi, per via di quella parola: “Rossitah”. Quel sibilo mi era entrato in testa e ovattava ogni suono, mi rinchiuse in una esperienza superiore. Riuscivo a ignorare le galline stramazzanti che si dimenavano accanto a me, i ratti, il tizio che ho rapito e che non smette mai di urlare (e voglio vedere il paradiso e quindi ho bisogno che raggiunga un buon stato di rassegnazione.)

    Era perfetto così.
    Cliccai su Insuposo.exe, e lì lo vidi in tutto il suo splendore. Il file eseguibile m’aveva condotto nel luogo supremo, dove uomini creano biscotti pieni di metamfetamina per drogare poveri bambini (per stuprarli meglio!) e dove attori falliti comunicano con galline. UN SOGNO!
    Lì capii subito che c’era qualcosa che non andava, ma ignorai questo sentore.
    Fui trasportata in una dimensione parallela. Ero in un mondo buono.
    Davanti a me, nel campo in cui sono spawnata, si parava il Mulino Bianco in una dimensione fredda e secca. Il grano color cinerino si rispecchiava nelle nuvole cariche di pioggia e nelle assi bagnate dei capanni lontani. Il vento spingeva il grano come lunghi capelli e le ante lontane sbattevano con forza. Dalla finestra estrema del Mulino, vidi un uomo, un dio.
    Era Antonio Bandiere, con una piccola creatura che si trovava nella spalla dell’uomo che sembrava sussurrargli qualcosa. Era troppo lontana, non riuscivo bene a distinguerla. Mi avvicinai.
    ≪ Ciao, Giacovalda. Avrai sentito parlare di me dalla pubblicità! ≫ tuonò Antonio Bandiere.
    Mi fermai improvvisamente. Risposi, con i pugni stretti lungo i fianchi.
    ≪ Sì! tu sei... ≫
    ≪Esatto!≫
    ≪Ma non ho ancora detto niente!≫
    La piccola creatura sulla spalla dell’Uomo del mulino sussurrò qualcosa. Rispose prontamente Antonio:
    ≪ Io vedo e sento tutto. In questo mondo, io sono dio e tu sei il mio amato ospite. ≫
    ≪Antonio Bandiere, dicevo prima... ≫
    Lui annuì ampiamente. Proseguii:
    ≪Ma ti ho anche visto in quella pubblicità dell’anti-virus! Ti hanno dipinto come un... criminale!≫
    La creatura alle spalle dell’uomo gli suggerì qualcosa, stavolta credo con più apprensione, e Bandiere rispose, con voce tuonante:
    ≪ E tu hai paura di me, Giacovalda? ≫
    ≪No, ma... voglio dire, c’è da fidarsi di quella pubblicità dell’anti-virus? ≫
    ≪ Sono solo miserabili perdigiorno, quelli. Ma... ≫ mi guardò con sguardo di rimprovero, sorridendo mangiandosi il labbro inferiore e con gli occhi sgranati. Ah, pareva proprio un coglione! Continuò:
    ≪ Perché non ti avvicini, ragazza mia? ≫
    ≪ Non rimarrò qui ancora a lungo! Volevo solo vedere... cioè sentire... ≫ mi sistemai i capelli vorticosi a causa della tempesta, e alzai tremendamente la voce:
    ≪ Volevo solo sentire quella parola... quella... ≫
    ≪ Forse intendi... “ROSSITAH”? ≫ disse Antonio, facendo echeggiare la sua voce divina in ogni angolo di quel mondo digitale.
    Un brivido mi corse lungo tutto il corpo, piegandomi con la bocca spalancata. Quasi svenni dal piacere... e non resistetti:
    ≪ Ancora, signor Andonio, non smetta! ≫
    ≪ ROSSITAHHHHH≫
    La voce mi raccolse e mi fece volare, ricongiungendomi con Dio in persona.
    Venni condotta in volo, totalmente assuefatta, da Andonio. E lì riconobbi l’essere che si trovava nella sua spalla. Era la gallina. Era Rosita.
    Mi trovavo dentro il mulino. C’erano tanti marchingegni che non si muovevano, ma uno era ancora in funzione, e sembrava contenere un liquido che bolliva. Per il resto, il grande piano di lavoro del Mulino Bianco era totalmente cosparso dall’oscurità e dal freddo. Non si vedeva niente.
    Bandiere mi toccò la spalla, portandomi a guardare il campo di grano specchiato nel cereo orizzonte e sibilò:
    ≪Questo posto... Bo Welch, eh? Che te ne pare? ≫
    Gli dissi chiaramente che quel posto mi piaceva molto. Gli feci qualche domanda innocua, poi passai ad un'altra:
    ≪ E chi è quella graziosa gallina? ≫ chiesi, senza pensare, fissando l'animale come si fissa un cane down.
    Bandiere mi guardò stupefatto, e con occhi brillanti e leggermente dubbiosi indicò rapidamente la gallina che si trovava nella sua spalla, come per dirmi: "Lei?"
    Io annuì silenziosamente.
    Lui disse: ≪Be’, lei è... ≫ si trattenne per non pronunciare il suo nome, evitando altri spargimenti di liquidi... avete capito. Risposi io: ≪Rosita?≫ con un sorriso consapevole. Lui annuì accondiscendente e proseguì: ≪Brava, Giovanna, brava! Perché me lo hai chiesto, se lo sapevi già? ≫
    ≪Umh... io...≫ ci pensai un attimo, con un po’ di imbarazzo... poi feci no con la testa, allargando le braccia e sorridendo ampiamente:
    ≪Non ne ho la più pallida idea!≫ feci cadere le mie braccia sulle gambe. Mi squadrò dall’alto in basso, a braccia conserte, come se stesse studiando un’opera d’arte.
    ≪Vieni. ≫ sibilò.
    ≪Vieni?≫
    ≪Ti porto a fare il giro del Mulino. Vuoi? ≫
    ≪ Emh... perché no? ≫ dissi. Bandiere accese una torcia, e così ci addentrammo nelle parti oscure del Mulino.

    Girai il Mulino, e vidi l’orrore puro. Corpi insaccati come salumi appesi alle travi del soffitto, zucchero fatto con gli occhi dei bambini, impasti fatti di organi genitali asportati da giovani donne (così mi spiegava fieramente Antonio, come un bambino intento a mostrare agli amici piccoli ma importanti trofei). Da una finestra vidi che la ruota dell’edificio era completamente immobile, e il fiume rigoglioso che immaginavo era arido e denso di macchie fangose disgustose. Faceva un freddo cane nel Mulino, tutto era buio e ricco di ragnatele.
    E la tempesta non cessava, insomma, di bianco questo posto aveva un cazzo.
    Vidi quelle cose e quasi mi venne da vomitare, sentendomi così per tutto l’interminabile tragitto, trascorso in silenzio. Camminai a testa bassa, tentando di nascondere tutto il mio disgusto ad Antonio e a Rosita. "Non erano tipi a posto, quelli"... un sospetto che ad ogni angolo annidato del Mulino non faceva altro che germogliare.
    Ma avevo paura di dissentire di fronte a questa... questa follia!
    Spesso però vedevo il Signore del mulino titubante e incerto, come se stesse anche lui trattenendo l’orrore.
    ≪Signor Bandiere, si sente bene? ≫
    Rosita allora sussurrò con volto severo alcune parole al signor Bandiere, che mi rispose con aria non proprio autentica:
    ≪Certo, sto benissimo!≫ sorrise forzatamente come a una foto di rito.
    ≪ Io non credo, Antonio. Potrei aiutarla se solo mi dicesse cosa... ≫
    ≪ Sto benissimo, davvero! ≫
    Continuammo a visitare l’orribile posto, mentre Rosita talvolta lanciava, quando credeva che io non stessi guardando, occhiate tremende al signor Antonio. Io non resistetti, mi fermai di colpo, finendo alle loro spalle. Si girarono e mi chiesero:
    ≪Giacovalda, perché ti sei fermata? ≫ io deglutii, con lo stomaco su di giri, sistemando una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio:
    ≪ Perché a volte Rosita ti sussurra cose?... è sospetto tutto ciò! ≫
    Bandiere mi guardò con un misto di stupore e meraviglia, come se gli stessi dicendo cose insensate, ma subito venne interrotto da Rosita, che le sussurrò ancora qualcosa. Antonio Bandiere sembrò perdere immediatamente quello sguardo, e mi sorrise ancora, protendendo la sua mano in modo irresistibile.
    ≪Vieni, amica mia! Manca ancora l’ultima tappa.≫
    Ci incamminammo verso un puzzo deprimente e insopportabile, oltre a un rumore di liquido in fase di ebollizione. Notai che eravamo tornati esattamente di fronte alla finestra in cui Antonio con il suo “ROSSITAH” riuscì a trasportarmi, solo che questa volta il grande marchingegno sembrava muoversi più del solito. Io tossì mettendomi le mani alla bocca, urlando con voce imbottita e smorzata:
    ≪ Cos’è questa puzza? Perché siamo tornati all'inizio?≫
    Bandiere sembrò rispondere con certa insicurezza, e allora Rosita gli beccò il cranio, sussurrandogli violentemente all’orecchio cosa dirmi:
    ≪Ma io... io... ≫
    Rosita provò a mordergli l’occhio. Lui rispose con un sospiro atono, annuendo sconsolatamente.
    Si avvicinò a me con passo pesante. Io feci istintivamente un passo indietro e, una volta capito il suo intento, cominciai a correre, ma il mio tentativo fu del tutto inutile, mi bloccò.
    ≪Lasciami, lasciami! Cosa ti ha detto quella maledetta? ≫
    Prendendomi a forza, mi girò violentemente la spalla, dandomi un pugno forte sullo stomaco, facendomi piegare e sputare un rivolo di sangue e bile. Poi mi tirò dai capelli, trascinandomi tra le assi di legno umide e sudice.
    Mi sussurrò all'orecchio, mentre provavo a ingerire grandi quantità di aria incandescente - "Mi dispiace... io non voglio..."
    Urlare non servì a niente. Mi portò fino al marchingegno che si rivelò essere un grande calderone pieno di una sostanza chimica non ben riconosciuta. Io urlai dall’orrore, e vedendo Antonio col volto apatico e oramai vicino alla rassegnazione, provai a dirgli:
    ≪Sei meglio di così - squittii dal dolore, proseguii con foga febbrile - Antonio! Puoi resistere! ≫
    Nessun minimo cenno di risposta. Mancava poco oramai, prima di essere buttata nell'acido. Continuai con voce infranta e fragile:
    ≪Non devi farti soggiogare! Tu sei buono, lo so, lo sappiamo tutti! Tu puoi farcela! Non sporcarti ancora le mani, non commettere gli stessi errori, non macchiarti di altri crimini! ≫
    Bandiere a queste parole rallentò, con volto perduto nel basso e in sé, e io continuai sul momento, provando a sorridergli con il mio volto rigato dalla disperazione e dalla speranza:
    ≪Ritorna ai tempi felici. Puoi fermare ora tutto questo, devi solo volerlo, devi solo farlo! ≫
    Allora Rosita entrò in gioco, provando a sussurrare qualcosa ad Antonio. Ma questa volta sembrò lui a rispondere! Prese per il collo la gallina e la scaraventò via. Eravamo proprio all’orlo del calderone, e io tirai un sospiro di sollievo.
    In seguito, con voce finalmente più naturale, l’Uomo del mulino mi tese la mano, la stessa che aveva usato per tirarmi brutalmente i capelli:
    ≪Perdonami, piccola. Quell’essere abominevole mi aveva come... posseduto! ≫
    Fu allora che vidi qualcosa di mostruoso e atroce: la gallina, dall’oscurità del mulino, si precipitò da Bandiere, e il suo becco affondò nell’occhio del pover’uomo. Dalla cavità oculare fiottò un fiume di sangue interminabile, che bagnò le mie gambe ancora sul pavimento.
    Bandiere urlò dal dolore allucinante, provò a difendersi dalla gallina tentando di cacciarla via dal suo petto ma le sue mani vennero divorate vena dopo vena. Poi passò al collo, e dopo qualche rapida convulsione, Antonio morì gloglottando qualcosa dal collo in rovina.
    Rosita allora disse, con voce profonda e assassina, pulendosi il becco con una delle sue ali:
    ≪Com’è che dicevano quelli di lassù?... ≫
    Poi spostò il suo sguardo dal corpo di Antonio al mio:
    ≪...Un mondo buono!≫
    E s’avventò su di me. Io la colpì con un calcio provando a spingere via Rosita, riuscendoci. Pertanto provai a rialzarmi, ma il panico mi fece solo strisciare e inciampare goffamente, dando la pancia sul pavimento e la schiena sul soffitto.
    Sentii il peso di Rosita zampettare verso la mia testa e i suoi artigli ripugnanti provarono ad affondare nel mio cranio, io allora provai a difendermi tentando di afferrarla, ma lei proteggeva i suoi artigli con il becco. Provai dunque a rigirarmi, riuscendo a portarla fuori equilibrio. Mi alzai velocemente, facendo attenzione al suo balzo mortale.
    Difatti, una volta in piedi dopo la caduta, prese la rincorsa urlando:
    ≪GIACOVALDA! ≫
    Io però l’afferrai al volo con tutt’e due le mani. Si dimenava come una pazza, provando a mordermi le mani (che tenevo a distanza sicura dal viso) e mi spostai leggermente di qualche passo verso il calderone. L'avrei buttata giù.
    ≪ Addio Rosita..≫ dissi, lapidariamente. La gallina allora, capendo d’esser giunta ormai alla sua ultima ora, ultimò così la sua vita: ≪Quantunque tu riesca a ritrovare la via di casa, Giacovalda, cosa ti fa credere che questo sia un addio? Ci sarà un’altra pubblicità, un nuovo giorno, una nuova opportunità, un altro utente da ingannare. Non puoi fermare Insuposo.exe! Nessuno può! Io rinascerò... ≫
    E rise in modo agghiacciante, quasi alla cancellazione delle corde vocali, dimenandosi violentemente. La fissai con occhi misti di odio e suprema tranquillità ≪ Rosita, sai cosa vuole dire essere... inzupposi? ≫ lei interruppe la risata, e non rispose.
    ≪Solo ora, cara mia ≫ dissi alzando il mento e tenendo la sottile bocca un po’ aperta ≪ Solo ora mi rendo conto che il tuo nome fa proprio cagare! ADDIO! ≫
    E la gettai in pasto al calderone.
    Guardai giù, e vidi il volto disperato di una gallina inzupparsi fino a cancellare le piume, poi organi, poi le ossa.
    ≪Tsk... inzupposo... ≫

    Tornai in cantina, nel mio mondo, e fu come respirare per la prima volta.
    Le galline s’erano riappacificate. Il mio prigioniero non si dimenava più. Svegliai le galline, le condussi di sopra, dove c’era il mio appendiabiti. Indossai dei guanti, una cappotto nero e un cappello. Tirai su col naso e aprii la porta di ingresso: era mattina. L’alba dorava la neve che circondava il mio giardino, e i pochi fili d’erba che sopravvivevano a quel manto parevano code di lucertole. Decisi di portare le galline fuori da casa mia, e di abbandonarle al mondo. Una lacrima mi rigò il viso, e i loro versi mi gettavano nella malinconia.
    ≪Co-co-co-coott! ≫
    ≪Lo so, ragazze mie, lo so, è troppo anche per me! ≫
    Mi morsi le labbra dal dolore per quella scelta (troppo scagazzo dopo Rosita, capite) e mi voltai indietro, verso la porta di casa, correndo in un struggente crescendo di un cazzo.
    Fu così che presi il mio portatile e lo portai in cucina, e una volta poggiato sul tavolo e cominciai a pensare e a riportare quanto di scritto vedete qui.
    Ora sono una persona... maturata. Posso dire di aver vissuto una terribile esperienza, e che voi possiate crederci o meno, io adesso mi sento come nuova. Ecco perché... urgh, maledizione, tutto tace e solo quei maledetti ratti continuano a fare rumore, questa volta un po’ più del solito.
    Dalle casse del mio portatile fuoriesce una melodia per niente nuova.
    Invero, è una notifica di Markrath.



    Edited by Oessido - 14/3/2018, 20:57
     
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    Questa storia non dovrebbe farti diventare creepy top, no, dovrebbe farti diventare founder porca puttana!
    Non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine a pieno. Grazie, grazie di aver composto quest'opera d'arte.
     
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    M-m-m-m-m-m-a ma m-a ma questo è un vero racconto dell'orrore! non quelle robette di lì di come si chiama ching e lovesottilettecraft. Chiudete le chiese: da oggi questa è l'unica, vera religione. Non mi soffermo neanche su quei due, tre errori che ho visto, guarda; è perfetta così com'è e nessuno si deve azzardare a toccarla.
    Tu e Marcoratto formate un duo niente male~
     
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    Nuu :c perché fl00d e non Unscary Tales? Comunque secondo me dovrebbero almeno importantizzare! È epicissimamente epica!
     
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    CITAZIONE (Shark Peddis @ 6/1/2017, 22:06) 
    Nuu :c perché fl00d e non Unscary Tales? Comunque secondo me dovrebbero almeno importantizzare! È epicissimamente epica!

    Chissà... potrebbe essere smistata in AR. Forse.
     
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    CITAZIONE (Oessido @ 6/1/2017, 22:09) 
    Chissà... potrebbe essere smistata in AR. Forse.

    Ma infatti... Almeno provaci! Tanto nel remoto caso in cui non dovessero accettarla può sempre rimanere qui, anche se sinceramente la vedo sprecata!
     
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    Ci sarà Insuposo2.exe?
     
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    E comunque la sposto in AR, anche se per me questo topic andrebbe super importantizzato, yo.
     
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    L'epicità fatta testo, leggendaria! Invero tale grande magnificenza dovrà essere nascosta a occhi umani, poiché ancora troppo poco evoluti, e sepolta in una cripta a Gerusalemme ove un giorno lontanissimo nel tempo un nuovo esponente della razza umana del futuro, ultra intelligente, potrà riscovarla e capire il segreto di cotanta grandiosità, e quell'uomo sarà chiamato l'Andonio e sarà conosciuto da tutti come il profeta dell'unico Dio fonte di verità e proclamerà con fermezza ideali di pace e bontà (senza olio di palma e grassi aggiunti) nel nome di Rosita, Bandelas e inzupposità.
     
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    CITAZIONE (Barachiel @ 7/1/2017, 14:43) 
    L'epicità fatta testo, leggendaria! Invero tale grande magnificenza dovrà essere nascosta a occhi umani, poiché ancora troppo poco evoluti, e sepolta in una cripta a Gerusalemme ove un giorno lontanissimo nel tempo un nuovo esponente della razza umana del futuro, ultra intelligente, potrà riscovarla e capire il segreto di cotanta grandiosità, e quell'uomo sarà chiamato l'Andonio e sarà conosciuto da tutti come il profeta dell'unico Dio fonte di verità e proclamerà con fermezza ideali di pace e bontà (senza olio di palma e grassi aggiunti) nel nome di Rosita, Bandelas e inzupposità.

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  12. ReaperBrown
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    Tanto ammmore! Epica.
     
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  13. thejollytiger
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    Caspio...ora ho paura di bandiera xD non guarderò più pubblicità del mulino bianco...
     
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  14. Cavaliere Nero 94
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    Bellissima! Voglio altre Bandierepasta

    Dovrebbe stare in AR!
     
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