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Doveva essere una shitpasta. Mi sa che manca la parte della pasta. Di shit ce n'è in abbondanza in compenso.
Era stata una giornata difficile, aveva dormito 15 minuti più del dovuto la mattina e aveva iniziato a studiare in ritardo. La domenica pomeriggio era passata troppo in fretta, ad un certo punto si era pure addormentata sulla sedia, per un’ora buona. Aveva sospirato rassegnata e aveva deciso di uscire nella fredda aria invernale, nella speranza che il freddo le avrebbe dato una svegliata, una piccola botta sulla fronte, per svegliarla, un principio di congelamento alla punta del naso giusto per aumentare gli introiti della Tempo.
E camminava e camminava per le strade illuminate solo dai lampioni e finisce sempre lì, alla stazione. Sorpassa i distributori di giornali gratuiti e le macchine per i biglietti ed entra nel piccolo magico mondo della Coop della stazione. Quella piena di svizzeri che stanno in mezzo alle balle e che non si sanno muovere, perché l’organizzazione svizzera è più che altro una leggenda, se ne è resa conto mesi fa.
La coop alle cinque e mezza di domenica è un piccolo brodo primordiale caotico. È l’unico supermercato aperto in tutta la città la gente, lei compresa, ci si lancia dentro, per poi pentirsene subito. Prende un cestino e si aggira tra le corsie, supera il muro di caffelatte in brik da viaggio, considera di comprare dell’insalata e si ferma a guardare il frighetto dei dolci.
Osserva il contenuto, con tante belle monoporzioni di torte. Pare che il Monte Bianco sia passato di stagione, lasciando spazio a tante belle millefoglie, organizzate in confezioni da due o quattro tronchetti. Ritira tutto quello che ha detto sull’organizzazione svizzera, chissenefrega se l’orario delle lezioni è un casino, l’organizzazione è proprio lì, nella millefoglie monoporzione disponibile in pacchetti da due o quattro tronchetti. Che paese civile la Confederazione Elvetica.
Non dovrebbe mangiare troppi dolci però, quindi passa oltre. Si volta appena. La millefoglie la fissa. È certa di vedere un brillio intelligente nella glassa. Si volta, e prosegue verso il pesce, sentendo lo sguardo glassato che le penetra la schiena. Prosegue tra le corsie e torna all’inizio, finisce di nuovo davanti al frighetto dei dolci.
Ed eccolo lì! Il commesso etichettatore! Dio benedica la Confederazione Elvetica! Quella figura mitica che verso sera piglia la magnifica macchina delle etichettine ed appicca sconti del 50% su tutti i prodotti in scadenza. Ed è proprio lì, che appiccica le etichette scarlatte, sulle torte. Sulla millefoglie. E ora la millefoglie la guarda come un cucciolo in un canile, con i suoi occhietti e l’espressione contrita. E niente, un cane lo lascerebbe lì, che un cane non lo puoi mangiare.
E fu così che la millefoglie tornò a casa con lei.
Si preparò una cena un po’ troppo abbondante e si accasciò sul divano, sfinita dallo sforzo gastrico. Di nuovo sì sentì addosso quello sguardo. Quello sguardo, quel concentrato di saccarosio e carboidrati complessi che dal tavolo fa fissava. La millefoglie la fissava con i suoi occhietti edulcorati e lei non poté che restituire lo sguardo. Non avrebbe dovuto farlo.
Perché quando guardi la millefoglie, la millefoglie guarda dentro di te.
Lei sa, lei vede tutto. Vede il suo futuro, dentro di te. Vede come la sua crema giallina diventerà colesterolo, che si aggrapperà alle pareti del tuo muscolo cardiaco come una capra di montagna che si inerpica sulle pareti di una diga alpina. Vede come i suoi zuccheri corroderanno le tue cosce, scavando nella pelle e nei muscoli per creare gli inestetismi della cellulite che è una malattia e i medicinali possono curarla, ma mannaggia a Big Pharma, manco con il Somatoline passa.
Dicono che se fissi l’abisso, l’abisso diventa parte di te.
Solo che l'abisso non lo puoi mangiare.
Non so se valga per l’abisso, ma la millefoglie è diventata di sicuro parte di me.
Edited by InKubus - 15/11/2016, 16:38
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