Redenzione

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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    Un punto di passaggio a metà di una strada da un centro all’altro; uno stop, niente di più. Uno stop e mai una meta. Incredibilmente, però, il traffico di persone e personaggi era (e sempre fu) a dir poco enorme per una cittadina del genere, e la cosa non mancava mai di stupirmi data la mancanza di attrazioni del posto.

    Una mancanza quasi totale.

    Avevo viaggiato fino a quel remoto, freddo, insopportabilmente ventoso pezzo di mondo per un motivo ben preciso, ed effettivamente non avrei potuto chiedere di meglio considerando le mie intenzioni.

    “Cosa vogliamo oggi?”
    L’entrata di un cercatore ad interrompere il libero corso dei miei pensieri.
    “C’è bisogno di chiederlo? Intendo dirigermi ad ovest in mattinata.”

    Eccone un altro a tentare la fortuna, un altro pronto a versare il proprio sangue in cerca di pepite “grandi quanto un cranio di bambino” nei pressi del fiume inaridito. Sì, certo, c’era un motivo per cui un’intera città era stata costruita in quella locazione; ma di certo ce n’era uno anche per l’incredibilmente breve lasso di tempo in cui il dato centro abitato di abitato avesse perso tutto.
    “Quando mai impareranno?” mi chiesi.

    Non so bene cosa mi spinse a rifare ciò che feci in passato; un tempo anch’io ero cercatore, certo, ma brevemente mi accorsi che avrei potuto guadagnare molto di più da dietro le quinte vendendo armi a questi poveracci. Sarà stata l’età, la noia, l’insostenibile voglia di rischiare qualcosa, non lo so né mai lo saprò.
    Ma in fondo ne valse la pena.

    Quel giorno arrivai al fiume, stranamente completamente libero di cercatori, ed iniziai a lavorare.
    Il primo giorno non trovai nulla.
    Il giorno dopo un paio di cercatori si unirono a me; “unirono” metaforicamente parlando, diciamocelo. Non uno sguardo, né una parola, nemmeno un cenno della mano. Uno, due, appena arrivati e già a setacciare la sabbia inaridita in cerca di pepite dimenticate dall’ultima caccia all’oro, quella che aveva prosciugato lo stesso fiume. E la città.
    E milioni di menti.

    Il secondo giorno non trovai nulla.
    Il terzo giorno non trovai nulla.

    Il decimo la truppa di cercatori si era ingigantita esponenzialmente: sotto un cielo plumbeo che minacciava acqua senza mai tener fede alla (tacita) parola data, cinquanta o più cercatori scavavano, imprecando, maledendo, con una luce negli occhi a metà tra il dolcemente infantile e qualcosa di fottutamente terrificante.

    Passarono i giorni e le settimane, eppure la gente non si arrendeva, ed ebbi ormai perso il conto delle lune passate così come delle facce sporche che lì vi si trovavano.
    Uno di quei giorni sentii un grido.

    “Trovato!”

    Ci credettero.
    Uno ad uno si mossero, contorcendosi, gli occhi fuori dalle orbite e la lingua penzolante. Gettarono gli attrezzi per terra, e a quel sinistro clangore metallico si accompagnò (con rapidità sorprendente) uno stridio di fauci neonate.
    Non erano più né rosei né pallidi né sporchi di terra quei volti, anzi neri; neri come il carbone che in tanti avevano aspettato diventare diamante, neri come la notte che ormai scongiurava di vedere qualche stella. E, con gli occhi sepolti in quella materia oscura che li permeava, gettarono i loro artigli prima contro quell’iniziale burlone che aveva gridato al fuoco, e poi l’uno contro l’altro.

    Il massacro non durò molto a dir la verità. Fu rumoroso, certo, e doloroso sicuramente, basti contare il numero (nullo) di sopravvissuti. Ma in un certo senso ebbe un suo perché: c’era dell’oro in quel luogo, in fondo.

    Come lo so io?
    Da quella giornata tornai con le tasche piene.

    Avevo appagato la mia sete di rischio così come la mia avidità. E, ancora una volta, trovai la mia redenzione.

    Edited by »VShade - 8/1/2017, 20:24
     
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    Tom, che piacere rivederti qui! :D

    Il racconto è - come sempre - ben scritto e ben strutturato, hai saputo usare un linguaggio aulico e delle metafore in modo oculato, senza risultare incoerente con lo stile da te scelto.
    L'atmosfera è molto cupa e l'ambientazione descritta sembra quasi tratta dall'Inferno dantesco, con i cercatori simili a delle anime in pena, inconsapevoli della triste sorte che spetta loro.
    Faccio questo esempio perché facendo una ricerca sull'immagine in allegato ho trovato informazioni su Mammona, personificazione demoniaca (nella mitologia cristiana) dell'avidità e dell'accumulo forsennato di ricchezze. Il finale, quindi, è una sorta di allegoria biblica? Ho come la sensazione di averlo capito, ma non riesco a mettere assieme i pezzi per darne un'interpretazione chiara. Illuminami un po' :3
    Comunque, devo ancora inquadrarlo bene, ma suppongo che mi darai una chiave di lettura comunque macabra e horror, per cui dico già HS.
     
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    Una spiegazione potrebbe rendere il tutto più efficace, tuttavia l'atmosfera ed il modo in cui il racconto è narrato direi che lo collocano senza dubbio in HS
     
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  4. Dogmeat
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    Racconto pregevole.
    Seppur il linguaggio usato non sia del tutto semplice, la storia scivola via in un attimo. Un piacere per gli occhi.
    Quasi si riesce a sentirne il sapore.

    Ugualmente per i contenuti. Amo quei racconti che comunicano qualcosa di profondo (non necessariamente "importante") con trame che potrebbero benissimo vivere più che degnamente anche senza il sopracitato elemento.

    Non hai assolutamente bisogno dei miei consigli, ma se posso permettermi: se fossi in te userei meno parentesi. Magari alcune sono superflue e interrompono la lettura.

    Estremamente indeciso in merito allo smistamento. Da una parte ci ho visto del drammatico, ma penso che molto sia dovuto alle diverse chiavi di lettura che si adottano. E visto che l'hai postato in Creepy Stuff propendo anche io per HS. Tuttavia sono anche io curioso di leggere la tua chiave di lettura.

    I miei complimenti.
     
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  5. Giudy il Cazzone
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    Beh, almeno lui si è fatto Doretta Doremì e l'oro l'aveva trovato davvero XD

    Comunque racconto molto interessante, l'ho apprezzato molto!
     
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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    Non mi aspettavo uno smistamento così rapido, i complimenti ve li faccio io :sisi:
    Il racconto va letto su più livelli, l'ultimo dei quali è un'allegoria dell'avidità così come dell'ossessione, ma se si vuole anche di quel desiderio insopportabile di raggiungere i propri obiettivi che condividiamo tutti; la stessa cosa capace di rendere personalità assolutamente innocue feroci e spietate, da qui la "mutazione" a metà testo.
    Ad ogni modo, non mi dispiace assolutamente ricomparire qui ogni tanto.
     
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    Un racconto davvero molto interessante. All' inizio pensavo che il narratore fosse un cercatore d'oro come gli altri, ma a metà storia si è rivelato essere molto di più: l'avidità e l'ingordigia personificata. I miei complimenti ;)
     
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    Ho impiegato molto più tempo di quanto vorrei ammettere nel capire il finale della storia e, soprattutto, chi fosse il protagonista.
    Detto questo, storia ottima, l'ho apprezzata molto, come tematica, come stile di scrittura, tutto.
     
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