Il fiume dorato

Le Favole di KungFuTzo (Liberata da Faust RedRose)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    #andamovie

    Group
    Admin Veterani
    Posts
    1,660
    Creepy Score
    +294

    Status
    Offline
    mezzanotte il sole era alto e
    il ragazzo sordo sentì le urla del fratello cieco
    che aveva visto il velo della donna morta.
    Insieme camminarono lungo il fiume secco sul prato senza erba
    e schiena contro schiena si guardarono negli occhi.
    Il pipistrello senza ali volò contro di loro, il
    fratello cieco lo vide e gridò al sordo di abbassarsi.
    Una luce nera illuminò il sole e i due fratelli
    chiusero gli occhi vedendo la donna morta camminare
    che andando nella direzione opposta si avvicinò a loro
    e silenziosamente parlò.
    I due ne furono terrorizzati e presero i pali;
    spararono per colpire a morte la donna morta,
    ma andando a segno mancarono il bersaglio.
    Era mezzanotte e il sole era alto,
    il ragazzo cieco vide cadere il fratello sordo e
    da solo rimase nel bosco senza alberi, attendendo
    che la donna morta andasse via per tornare per lui.

    Questa filastrocca apparentemente senza senso è tutto quello che è rimasto della storia del mitico fiume dorato. I bambini la continuano a ripetere come canzone mentre giocano a campana senza avere alcuna comprensione delle parole che pronunciano, senza che alcuna memoria venga smossa. Ma quello che successe quella sera cambiò il mondo per sempre.
    Mettetevi comodi e permettetemi di raccontarvi questo triste capitolo che fece capire a due giovani quanto fosse sbagliato cercare scorciatoie; iniziamo andando indietro nel tempo, molto indietro, fino ad arrivare negli anni in cui la storia si mischia con la leggenda. Un periodo in cui semplici umani convivono con eroi e divinità, in cui gli esseri sono capaci di mutare la trama stessa della realtà con la loro semplice volontà.
    In questo tempo esisteva un meraviglioso regno d’una potenza e una prosperità inconcepibili. Le sue torri di cristallo potevano essere avvistate da una distanza inimmaginabile quando venivano colpite dalla luce del sole e i tetti azzurri delle case facevano impallidire il cielo stesso. La città veniva tagliata in due metà perfettamente speculari da un meraviglioso fiume in cui scorreva oro purissimo le cui proprietà erano infinite, chi vi si immergeva poteva guarire da ogni male, se aggiunto all’acqua d’irrigazione rendeva fertile qualsiasi campo, i veggenti potevano sfruttare le sue “acque” per scorgere brevi tratti del futuro e tanto altro. Si narra che chi vi morisse si trasformasse in un etereo essere celestiale d’incredibile grazia.



    Il problema, come sempre in questi casi, sorge quando qualcuno vuole mettere dei confini e appropriarsi dei miracoli per poter essere l’unico a goderne, per poter essere un dio in un mondo di mortali. Stranamente questa volta non fu la bramosia degli esseri umani, ma quella di una ninfa diversa dalle altre, che risalì il corso del dorato fiume alla ricerca della sua fonte. Il suo scopo era quello di fare in modo che il fiume smettesse di scorrere fino alla città e di nasconderne la fonte tenendosela per sempre solo per sé.
    Camminò a lungo, per interi giorni salendo di quota e attraversando la meravigliosa foresta degli inganni, il fiume si stringeva sempre di più e quando arrivò alla radura dei sussurri, ormai era un semplice e allegro ruscello. Continuò fino a quando non raggiunse la fine del sentiero e vide la sorgente che cercava: un’enorme pietra, nera come la notte e lucida come il ghiaccio, si ergeva in mezzo a due strani alberi, il liquido dorato zampillava fuori dal terreno alla base del monolite in maniera naturale mandando un suono cristallino che riempiva l’aria circostante. La ninfa dall’oscuro cuore rimase intere ore a fissare quello spettacolo e alla fine tornò sui suoi passi per costruire una diga che avrebbe allagato la radura trasformandola nel suo personale lago incantato; usò la sua magia per creare un guardiano, una sorta di mostro ematofago con artigli e zanne.

    In poche settimane l’oro magico smise di scorrere lungo l’originale corso del fiume, solo un piccolissimo flusso era rimasto, ma non era sufficiente per soddisfare i bisogni della grande città e nel regno iniziarono a circolare voci di terrore e i campi cominciarono a non riuscire a sfamare tutti. Fu così che il giusto e amato re decise di mandare i suoi due figli in missione per scoprire cosa fosse successo.
    Zumal, un ragazzo sognatore con la testa sempre tra le nuvole, era il fratello minore. Era biondo con gli occhi arancioni e aveva una grande abilità nel tirare di scherma. Il maggiore, Coise, un ragazzo sicuro di sé che raramente ascoltava i consigli degli altri, era moro con gli occhi verdi ed era molto bravo con l’ascia. I due ricevettero la benedizione del padre e andarono dal veggente reale per avere pronostici sulla loro missione. L’essere della torre, un ripugnante mostro malformato, disse loro che la causa dei mali della città era la bramosia di una nera ninfa che aveva rinchiuso il fiume e che lo avrebbe protetto da chiunque. L’oracolo recitò loro una parte della filastrocca che vi ho raccontato all’inizio, e aggiunse che per uccidere una ninfa avrebbero avuto bisogno di uno speciale pezzo di legno con cui pugnalarla al cuore. I due sarebbero dovuti andare nella foresta e cercare un rarissimo albero di Luna, un arbusto simile alla betulla con la corteccia bianca e un legno incredibilmente duro, e con quello avrebbero dovuto creare un’arma per infilzare la ninfa.

    Armati di tutto punto, i fratelli sellarono i cavalli e partirono in direzione della grande foresta a nord.
    Marciarono per meno di una giornata e quando il sole iniziò a scomparire dietro l’orizzonte, entrarono nel bosco a piedi tirando le briglie dei loro destrieri. Cominciarono subito a cercare un albero di Luna, ma le ombre sembravano vive e ogni movimento li allertava; Zumal pensava che la foresta fosse popolata da esseri fatati malefici e non volle separarsi dal fratello per velocizzare la ricerca. Il vento soffiava tra gli alberi e il freddo si fece sentire, i due ragazzi avrebbero voluto potersi accampare e accendere un fuoco, ma l’oracolo si era raccomandato di fare in fretta perché più tempo che il fiume passava rinchiuso, più perdeva i suoi poteri e presto la fonte sarebbe morta, così continuarono a vagare tra le gigantesche piante. Passarono altre ore e i nostri eroi sentirono i primi morsi della fame e del freddo, forse fu questa la ragione per cui, appena videro una betulla, decisero di far finta che fosse l’albero che stavano cercando e, continuando a illudersi a vicenda, tagliarono un ramo da cui ne ricavarono due pali appuntiti.

    La luna era piena e la luce li guidò lungo il loro cammino.
    Stavano camminando all’interno del vecchio letto del fiume ormai quasi secco e improvvisamente Zumal vide qualcosa aleggiare poco distante, era un velo viola della veste della ninfa. Chiamò il fratello dicendogli ciò che aveva visto e entrambi impugnarono le loro armi pronti ad affrontare la magica nemica; tutta la zona sembrava spettrale, il vento ululava forte e l’aria era molto pesante. Il bosco intorno stava soffrendo per la scomparsa del fiume e le ombre degli alberi che già iniziavano a seccare sembravano mostri pronti ad attaccarli. Coise strinse la sua ascia, la pelle con cui era rilegato il manico era ruvida e il ragazzo la accarezzò con il pollice senza nemmeno accorgersene. Si portò alle spalle del fratello per non essere colti di sorpresa e sentirono che qualcosa si stava muovendo lì vicino, era come se una bestia li stesse braccando e loro rimanevano in mezzo al letto del fiume con le armi sguainate aspettando che succedesse qualcosa.
    Zumal strinse gli occhi per mettere a fuoco e alla fine riuscì a vedere il mostruoso guardiano della ninfa.
    Urlò al fratello e si buttarono a terra per schivare il suo attacco, era un essere pallido molto alto con gli occhi rossi e dei lunghissimi artigli con cui cercava di afferrare i ragazzi. Coise roteò la sua ascia in aria facendo indietreggiare il mostro e Zumal ne approfittò per aggirarlo. Fece mulinare la spada costringendo l’essere a mantenere le distanze e insieme iniziarono a stringere il cerchio. Il mostro era caduto in trappola velocemente e provava ad allontanare i due principi allungando la mano artigliata e soffiando come un gatto. Alla fine Zumal lo infilzò nel ventre e l’urlo acuto del mostro fu mozzato dall’ascia di Coise che gli tagliò la testa di netto.

    Appena il sangue nero toccò il terreno ci fu un’esplosione di luce e i fratelli caddero in terra. In mezzo a loro apparve la bellissima, ma terrificante, ninfa. Aveva i capelli corvini che le arrivavano fino al suolo, gli occhi rosa ed era vestita con dei veli viola semitrasparenti che lasciavano intravedere le sue meravigliose forme.
    La ragazza camminò verso di loro lentamente con un sorriso spaventoso, i suoi candidi piedi nudi si posavano sul terreno impeciato dal sangue del suo guardiano e lasciavano piccole impronte.
    «Siete solo degli stupidi mortali! Siete venuti qui per rubare il mio oro, ma morirete presto, e con voi, tutto il vostro patetico popolo.»
    I due fratelli presero i pali di legno che avevano preparato e urlando li lanciarono contro la ninfa infilzandola nel petto e nel ventre. La ragazza urlò di dolore e cadde, il suo grido aveva fatto scuotere la terra e appena toccò il suolo Zumal e Coise sorrisero sentendo il cuore molto più leggero. Si alzarono e rimasero qualche secondo ad osservare il corpo della ninfa.
    Improvvisamente la ragazza si mosse e, urlando nuovamente, si sfilò il palo che le aveva trapassato uno dei suoi perfetti seni.
    «Non ricordavo quanto fosse doloroso farsi trafiggere il cuore. Peccato per voi che sia il legno sbagliato.»
    Con quella frase scomparve in una nuvola di polvere e riapparve dietro a Coise, gli mise una mano sulla guancia e, spingendo, gli ruppe il collo; il suono dell’osso che si spezzava fu coperto dal grido del fratello che, con un dolore indicibile, si buttò in ginocchio piangendo come un infante.

    La ninfa camminò lentamente passando sulla schiena del povero Coise e raggiunse Zumal.
    «Non sareste mai dovuti venire qui ragazzo mio. Qui c’è solo la Morte!»
    Urlando l’ultima parola alzò una mano e strappò violentemente via la faccia del ragazzo con un colpo fulmineo, guardò il corpo cadere sul terreno alzando una piccola nuvola di sabbia e si leccò il sangue sulle dita.

    Così si concluse velocemente la missione dei due principi e la ninfa riuscì a tenere il fiume dorato rinchiuso nella sua diga, ma, come predetto dall’oscuro abitante della torre, la fonte morì ben presto e appena l’oro liquido smise di bagnare il terreno, la magia iniziò a scomparire dal mondo. La ninfa, insieme alle fate, ai folletti, i maghi, i draghi e tutte le creature che avevano popolato il mondo da tempi immemori, semplicemente cessarono di esistere. L’unica cosa che sopravvisse fu un giardino di Iris magici custodito nel castello del re degli elfi nel regno delle fate. Questi fiori di luce erano l’ultimo baluardo e l’ultima speranza del mondo magico poiché chiunque fosse riuscito a prenderne uno sarebbe stato in grado di esprimere un desiderio. Ma questa è un’altra storia…


    FINE.

    Edited by Annatar - 5/1/2019, 23:23
     
    .
  2.      
     
    .
    Avatar

    You cannot hide

    Group
    Admin Veterani
    Posts
    1,692
    Creepy Score
    +205
    Location
    Arda

    Status
    Offline
    Smisto ^_^
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    L'angelo caduto

    Group
    Member
    Posts
    286
    Creepy Score
    +62
    Location
    La Luna

    Status
    Anonymous
    E quando il fiume cessò di esistere finì la leggenda ed incominciò la storia.
    Molto bella :)
     
    .
2 replies since 22/11/2015, 14:19   179 views
  Share  
.