Juliet Hulme e Pauline Parker.

Le due ragazze unite da un'affetto malato.

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  1. AnnagaiaLovesEDM
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    A Christchurch, Nuova Zelanda, sono gli anni Cinquanta.
    Pauline Parker e Juliet Hulme hanno molte cose a unirle: la salute cagionevole, la passione per la letteratura, i film e la loro cultura. Diventano inseparabili. Discutono, chiacchierano, sognano. Sognano di fuggire lontano e fare le dive del cinema. Sono molto intelligenti e acculturate, e per questo spesso faticano a trovare amiche che le capiscano. Ma ora finalmente è successo.
    Dapprima i genitori delle ragazze incoraggiano il loro legame: Pauline e Juliet sono spesso l’una a casa dell’altra. Leggono, sognano, vivono in un mondo tutto loro, parlano un linguaggio segreto. Una bella amicizia, un grandissimo affetto, coronato dalla loro intelligenza che hanno tanto faticato a trovare nelle loro coetanee.
    Ma dopo un po' il legame incomincia a diventare ossessivo. Oppressivo. Inquietante.
    Il medico che visita Pauline le diagnostica una malattia, che malattia non è, chiamata "omosessualità".
    Omosessualità: una diagnosi che all’epoca sa di devianza ed ha pure qualche risvolto penale. E di lì a poco è tutto un consultarsi di genitori preoccupati, che vogliono a tutti i costi separare le due ragazze.
    Per Pauline e Juliet bisogna pensare a una soluzione perché nessuno può e deve separarle.
    Intanto però, le cose precipitano: Juliet scopre sua madre a letto con il suo amante ed è la fine del matrimonio dei suoi genitori. Il padre, lo scienziato Henry Hulme, decide che spedirà Juliet in Sud Africa, da alcuni parenti. Il clima farà bene ai suoi delicati polmoni e sarà, per sempre, la fine della morbosa amicizia con Pauline. Ma il professor Hulme, medico e rettore dell’Università di Christchurch, non ha fatto i conti con l’amore testardo di Pauline che vuole trasferirsi in Africa meridionale per seguire l’amica del cuore. A questo disegno si oppone la madre di Pauline, la signora Honora: è una donna semplice ma ha capito che bisogna agire, la loro relazione deve finire per sempre e al più presto.
    Pauline e Juliet allora, fanno buon viso a cattivo gioco. Fingono di aver capito. Di aver accettato. Ma, in segreto, progettano di eliminare la persona che sembra opporsi con più decisione al loro legame, ovvero Honora Parker. La madre di Pauline. All'inizio una delle due non voleva, le pareva troppo folle, ma viene presto convinta dall'altra.
    Succede tutto in fretta, durante quella che doveva essere una piacevole mattinata di shopping. È il 22 giugno 1954. È il giorno che Pauline aspetta con ansia, quello che - come scrive nel suo diario - porterà all'"happy end".
    Le ragazzine sono uscite con Honora. Prima che l’autobus le riporti tutte a casa, la portano in un vialetto con la scusa di una passeggiata. Honora guarda l’orologio, ha fretta e cammina davanti, con passo deciso. Si china quando una delle due ragazze lancia a terra un sasso rosa. Quello è il momento, quella è l'occasione per spaccarle la testa con un mattone avvolto in una calza. Le due ragazze se lo passano e a turno, e finiscono la donna. Poi scappano, corrono via e chiamano aiuto, perchè "una donna è caduta e si è rotta la testa".
    Sono due ragazzine intelligenti ma trovano una scusa banale: dall'autopsia emerge subito che si tratta di morte violenta.
    Sono due ragazzine intelligenti, e lo dirà anche il giudice. Sono due ragazzine intelligenti e non sono pazze, no. Sono semplicemente crudeli e perciò vengono dichiarate colpevoli, senza attenuante alcuna, il 29 Agosto del 1954. La pena di morte viene esclusa perché hanno solo sedici e diciassette anni e dunque si decide di separarle e di tenerle in carcere a discrezione di Sua Maestà, essendo la Nuova Zelanda parte del Commonwealth britannico. La condizione del loro rilascio è che non abbiano contatti durante la detenzione e nemmeno in seguito. Pauline e Juliet non vengono solo condannate alla prigione ma anche a non vedersi mai più. E così avviene.
    Vengono liberate nel 1959. Pauline, semplicemente, si volatilizza. Juliet invece raggiunge la madre in Inghilterra e qui, con lo pseudonimo di Anne Perry, inizia a scrivere romanzi gialli e noir. Ottiene un grande successo di critica e di pubblico ma nessuno ancora sa della macchia nel suo passato, finché – nel 1994 non esce il film neozelandese Heavenly Creatures con Kate Winslet. Scoprire che fine hanno fatto le due amiche "di morte" diventa imperativo per i giornalisti e alla fine, a furia di scavare, viene fuori che la famosa scrittrice Anne Perry è Juliet Hulme mentre la pacifica e pia insegnante di equitazione, Hilary Nathan, non è altro che Pauline Parker sotto mentite spoglie. Neanche dopo queste rivelazioni le due donne hanno ripreso i contatti. Hanno due nuovi nomi, due nuove identità, due nuove vite. Ma è veramente possibile cancellare il passato?
    Creature_4
    Una bella foto di Juliet Hulme.
    jpg
    Una foto di Pauline Parker.
    pauline-parker-4
    Una foto di Honora Parker con una delle sue killer, sua figlia Pauline.
    pauline-parker-crime-scene-1
    pauline-parker-crime-scene-2
    pauline-parker-crime-scene-3
    Alcune foto del luogo dell'omicidio.
    pauline-parker-and-juliet-hulme-2
    Le due assassine, insieme.
    Perry
    Juliet Hulme (ora Anne Perry) recentemente.

    Edited by AnnagaiaLovesEDM - 14/7/2015, 15:43
     
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  2. UsermaatreSetepenra
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    L'amore certe volte porta scelte estreme, magari se le avessero lasciate in pace non avrebbero comesso tale nefandezza, nessuno è giustificato, anche coloro che si sono opposti al loro amore hanno una parte di colpa, gli esseri umani spesso hanno il vizio di sindacare e imporre regole anche a chi la pensa in maniera diversa, certe volte mi vergogno del mio corredo genetico...
     
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    Hey you, you think you can throw water on this fire, Liar

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    CITAZIONE (UsermaatreSetepenra @ 14/7/2015, 00:10) 
    L'amore certe volte porta scelte estreme, magari se le avessero lasciate in pace non avrebbero comesso tale nefandezza, nessuno è giustificato, anche coloro che si sono opposti al loro amore hanno una parte di colpa, gli esseri umani spesso hanno il vizio di sindacare e imporre regole anche a chi la pensa in maniera diversa, certe volte mi vergogno del mio corredo genetico...

    Hai perfettamente ragione, concordo.
     
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  4. AnnagaiaLovesEDM
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    Concordo anche io.
    Io però la vedo un po' diversamente: le ragazze avevano un rapporto così asfittico e soffocante e vivevano così tanto in simbiosi che avevano bisogno di aiuto. Non perchè erano lesbiche, ci mancherebbe, ma perché era un rapporto troppo esclusivo ed insano.
    Secondo me, le ragazze avrebbero dovuto seguire una terapia da uno psicologo non omofobo, che non considerasse gli orientamenti sessuali - all'infuori di quello etero - come delle malattie (cosa purtroppo difficilissima se non impossibile) che le aiutasse a vivere il loro rapporto in maniera più sana.
    Poi, purtroppo, non ci sono nemmeno delle fonti certe che dicano seriamente e con certezza se le due ragazze stessero insieme. Può anche essere stato un rapporto così ossessivo da sembrare una relazione.
     
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  5. UsermaatreSetepenra
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    CITAZIONE (AnnagaiaLovesEDM @ 14/7/2015, 15:08) 
    Concordo anche io.
    Io però la vedo un po' diversamente: le ragazze avevano un rapporto così asfittico e soffocante e vivevano così tanto in simbiosi che avevano bisogno di aiuto. Non perchè erano lesbiche, ci mancherebbe, ma perché era un rapporto troppo esclusivo ed insano.
    Secondo me, le ragazze avrebbero dovuto seguire una terapia da uno psicologo non omofobo, che non considerasse gli orientamenti sessuali - all'infuori di quello etero - come delle malattie (cosa purtroppo difficilissima se non impossibile) che le aiutasse a vivere il loro rapporto in maniera più sana.
    Poi, purtroppo, non ci sono nemmeno delle fonti certe che dicano seriamente e con certezza se le due ragazze stessero insieme. Può anche essere stato un rapporto così ossessivo da sembrare una relazione.

    come hai giustamente osservato
    purtroppo negli anni Cinquanta sarebbe stato difficile un trovare uno psicologo del genere(che appunto non considera l'omosessualità una malattia mentale),sicuramente avevano bisogno di aiuto, ma non di una separazione
    a prescindere dal tipo di affetto che provavano l'una dell'altra ( non bisogna scordare chè seppur amore morboso e ossessivo, è pur sempre amore e chè se per noi una separazione dalla persona amata ci fa soffrìre enormemente(esperienza personale) quanto più sarebbe stato doloroso per il loro tipo di rapporto) penso come te chè avessero bisogno di aiuto,ma separarle non fu una soluzione giusta, ne corretta,di conseguenza era meglio farle vivere come volevano chè cercare di aiutarle perchè in quell' epoca aiutarle significava separarle,sarebbe stato logico in un epoca più recente.
     
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  6. AnnagaiaLovesEDM
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    Già...
     
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    Ripropongo.
     
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