"il faut tender de vivre"

non moto, non azione o progresso

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  1. misterpoe
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    Quanto alle parole cancellate, ai gesti abortiti, alle voci mancate: mi sono sempre gettato alle spalle l'universo poetico di ciò che poteva essere, e non è stato . Di nuovo indigestione di sofismi: non si può scrivere a stomaco pieno, lo dice anche Artaud.
    Insormontabile difficoltà nel sollevarsi dallo scrittoio: da quanto tempo non esci, Jean?
    Due, tre giorni: questo darsi alla fuga ti ha già stancato; non puoi escluderti da ciò che odi senza agonizzare dopo qualche qualche ora: "il faut tender de vivre", tuo malgrado.
    Comunque, bisogna tornare a lavorare: (hai) in odio ogni letteratura di signori, massa intollerabile di scrittori nati con la penna in mani che non dovranno mai sporcarsi.
    Mai poi ci ripensi: (forse) è invidia. Non si nasce per lavorare, per produrre, per (ri)prodursi, per giocare ai cittadini; si nasce... e(b)basta!
    Intanto hai faticosamente raggiunto la porta: con una mano afferri una giacca (l'hai rubata a michelle?) e con l'altra apri la serratura nel verso sbagliato; murato dentro ancor prima di uscire, morto in partenza! Così esci dopo un altro tentativo e sei sigillato fuori, ; dietro lasci ad assemblare una tua (improbabile) biografia: la targhetta accanto alla porta dice "Jean Mondo-psicanalista ( l'avviso -non riceve-)", il quotidiano appena sotto "Parigi-1962". Quanto basta: il resto è immaginazione.
    Scendi le scale frettolosamente e a fatica per riabituarti al moto: "leidovrebbefumaremeno emuoversidipiù" liquidato in 40 scalini. All'ingresso apologia dei luoghi comuni del vivere: la portinaia, la vicina, il custode: impossibile parlarne senza trasformarli in personaggi "veristi" o peggio ancora "da romanzo". Più ci si avvicina alla realtà più si affonda nell'assurdo: -Credevamo fosse partito per qualche viaggio!
    Chi l'ha detto? Inutile domandarselo: unovalelaltro. Cianci una qualche risposta da condominio: "dio come mi diverto e sono fuori dalla gabbia da nemmeno".
    Sono dentro o sono fuori?
    Ti metti le giacca e ti muovi verso "Rue Danton", inseguendo il (tuo) personale mal-essere quotidiano. Anche sciabordato nella calca della domenica mattina( o è lunedì? cosa c'era scritto nel giornale?) non riesci a sentire nulla se non ciò che turba la tua carne, un vento gelido e senza forma che ti ricorda (ancora) uomo; in mancanza di materia ti lasci condurre dall'aria, ti insinui in un vicolo e poi un altro ancora in direzione di Pont Neuf e "al diavolo tutti!" fino a che sei troppo stanco e troppo uomo e allora ti blocchi di fronte a quella che sembra essere una bottega.
    L'insegna canta "il mercante d'itinerari": abbastanza insolito per non lasciarsi sfuggire l'occasione di una tremenda delusione- questa inguaribile accondiscendenza per qualunque cosa che ti faccia sentire meno qui e più altrove-.
    Bussi e insieme cerchi una scusa per: prego! voce ruvida e sicura, lo immagini chino a lavorare sotto una candela che balla( troppe letture hanno distrutto il tuo senso di reale: ricordati che realtà è l'inverosimile). Invece eccoli lì, in piedi con una scarpa in mano e molto lontano dal "personaggio" pre-detto: un giovane dalla carnagione cinerea, estremamente esile e insolitamente alto:
    -Viene per lo spettacolo? Chiede,e muove il volto affilato attraverso ripiani colmi di grumi e fino a una fila di sedie incollate alla parete.
    Così con la stesso atavico entusiasmo di quando sei penetrato serpi per la stanza senza dischiudere la porta, certo di essere capitato nel posto sbagliato e in un momento qualsiasi, e tanto vale restare: non c'e letteratura delle giustificazioni che valga quanto il gelo dell'esterno!
    -Gli altri arriveranno a breve! E senza volerlo eccoci scivolare ancora nei personaggi, nell'ordinario travestimento narrativo che prende il nome di descrizione...ma e' troppo tardi, la penna corre dietro la scrittura!
    Il ciabattino li presenta uno ad uno e involontariamente, con un cenno di saluto:
    -Madame Piaf, benvenuta! Avvolta da una pelliccia cenere incredibilmente simile alla carnagione del giovane e sepolta da un turbante, si muove con andatura incerta e non curante, con uno ripiego infimo delle energia e l'espressione di chi non ha bisogno di nessuno giustificazione, come ogni Salome abbonata al trucco dell'indifferenza e al lusso di poter finire da un momento all'altro in tragedia.
    -Buona serata, Jonathan! E questo vecchio saggio dalle mille e una notte nell'attesa non mancherà di raccontarti di come per quarant'anni abbia fatto l'attore, e sempre nello stesso ruolo: la sentinella dell'Amleto, e mai un gesto simile, una replica di se stesso, una rappresentazione che non sia stata completamente a "vuoto". Fieramente- affogato nella giacca sgualcita sostenuta a malapena da due spalle invisibili e con un ghigno amletico -si celebrerà alfine come "l'ultimo attore sulla terra", e alla faccia delle marionette da spettacolo"!
    Tace i saluti l'ultimo peregrino: ha inciso negli zigomi una favola muta- materia in-scrivibile di gioventù- e si trascina macinando sogni da studente straniero in libera uscita nell'immensa capitale-metafora, groviglio di strade percorse in direzione del tutto contrapposte, per itinerari turistici proposti da guide di carta macera urlanti giustizia divina, babele futurista consunta da poeti maudit nati per popolare caffè notturni e scossa da clamori e vagiti eterni, immenso ventre condannato a vomitarsi e fagocitarsi- senza sosta-.

    "E che lo spettacolo abbia inizio"

    E il giovane ciabattino siede e lavora in maniere talmente ordinarie da risultare straordinarie in tempi d'industria: ti sussurrano che lo osservano produrre itinerari, spiarlo mentre si costruisce viaggi attraverso il globo, ti spiegano rapiti e allucinati come esso sia l'unico al mondo a produrre scarpe per una clientela unica di Odisseei moderni e peregrini attraverso terre remote e fantastiche di trofei - ma alla fine tornano sempre a riconsegnare la scarpa consunta, e così Lui puoi dire di aver toccato ogni terra anche ancorato in una bottega !- sorride estatica madame Piaf nascosta sotto il turbante.

    -Ho finito il lucido , dovrei usare la scala per riprenderlo nel magazzino ai piani superiori!
    Prodigo di dettagli inutili eppure magnificenti.

    -E così sia! L'ultima attore sulla terra scivola fuori dalla bottega al seguito di una processione omogenea e rapita, e ti chiedi dove siano le scale per accedere al "piano superiore". E ancora una volta i nomi dominano sull'uomo, e così con tuo unico stupore il vecchio torna trascinando barcollante e a fatica una scala enorme, che viene issata con l'aiuto di tutti sul muro dell'edificio in direzione di una finestra remota e invisibile.
    Il giovane color cenere si arrampica goffamente reggendosi di volta in volta in maniere sempre più precarie, mentre una platea insaziabile ride ossessa e convulsa:

    -Dovrebbe sporgersi più a sinistra con una gamba in modo da bilanciare il peso! Parole urlate e immediatamente trangugiate dal vento, comunque troppo lontane per giungere a simili altezze-la finestra-. Lo guardano penetrare.
    Madame Piaf sonnecchia momentaneamente indifferente e mendica sigarette al giovane straniero, che muto porge tabacco e sorrisi; il vecchio si esibisce in scorribande da un angolo all'altro del vicolo finche il ciabattino esce barcollante e altissimo con il lucido in mano cantando un canto di vittoria che riconosci essere la Marsigliese; il coro segue e macina note che saturano l'aria, un canto stonato, asincrono eppure fulgido. La scala batte contro la parete instabile e insicura, scivola cullata dal vento e sotto lo sguardo di sudditi indifferenti al fato come il loro sultano -che quasi tocca nuovamente terra- . Risa e note si sovrappongo e si snobbano, il vecchio come in-provvisa estasi torna a recitare l'unica battuta concessagli nella sua vita, e tu guardi la scala scivolare definitivamente gettando a terra il giovane sotto lo sguardo divino e divinamente divertito di madame piaf, che fuma scialbante e non curante ma consapevole di avere tra le mani l'oggetto estetico perfetto; E lo straniero continua a tacere con occhi prodighi di sentenze. E solo allora comprendi di essere l'unico ancora ancorato a una personale concezione del senso, incapace a divertere oltre: non ti resta che fuggire ancora, dimenticando tutto o esorcizzandolo scrivendoci sopra, gettando un velo indelebile di inchiostro.

    - Si ricordi cosa diceva Ionesco a proposito della Cantatrice calva! Fa il vecchio.

    E la risposta, lanciata in coro ad inseguirti tra vicoli come impossibili labirinti urbani, ti giunge estrema e liberatoria, finalmente anche per te privata di qualsiasi senso possibile:

    -Si pettina come sempre!


    Nient'altro che suono.
     
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    A molti non piacerà, misterpoe, sappilo. Ma io non sono "molti", io sono solo un ragazzo che ha adorato questo racconto dall'inizio alla fine. tutti i riferimenti nascosti, l'intenzione di rompere gli schemi che forse si rifà un po' a un certo signor Joyce? Voglio conferma. Scrivi in modo un po' arzigogolato, a volte risulta fastidioso, a volte risulta eccelso. Meriti il mio +1 senza alcuna riserva.
     
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  3. IlCavaliereNero
         
     
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    Hai la mia spada e il mio +1 messere. Caro misterpoe non deludi mai. :peoflow:
     
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  4. misterpoe
         
     
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    CITAZIONE (Pisy @ 19/9/2013, 23:30) 
    A molti non piacerà, misterpoe, sappilo. Ma io non sono "molti", io sono solo un ragazzo che ha adorato questo racconto dall'inizio alla fine. tutti i riferimenti nascosti, l'intenzione di rompere gli schemi che forse si rifà un po' a un certo signor Joyce? Voglio conferma. Scrivi in modo un po' arzigogolato, a volte risulta fastidioso, a volte risulta eccelso. Meriti il mio +1 senza alcuna riserva.

    Immaginavo che a molti non sarebbe piaciuto, ma non ho mai scritto per molti. Solitamente mi basta qualcuno che, come te, sappia osservare oltre la su superficie della pagina scritta: il mio (non) racconto e' proprio un voler indagare i meccanismi della narrativa (e il travestimento letterario) anche riferendomi ai grandi del novecento(Joyce, Cortazar, Celine: in confronto ai quali quest'opera non e' nulla).
    Mi piace sperimentare con la lingua: a volte cadendo nell'esercio di stile, a volte urtando, a volte sorprendendo(mi). L'importante e' che non lasci indifferenti.

    Grazie di cuore Pisy, per la grande sensibilità.

    CITAZIONE (IlCavaliereNero @ 20/9/2013, 02:06) 
    Hai la mia spada e il mio +1 messere. Caro misterpoe non deludi mai. :peoflow:

    Grazie assai compare - si esibisce in un inchino-.
     
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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    In seguito ad una spiegazione sono riuscito a comprenderne appieno il significato, dopo la mia precedente constatazione di grande espressività stilistica che si evince dal racconto stesso. Che dire, un racconto, come già detto, per pochi. Difficilmente apprezzabile senza cogliere i numerosi riferimenti, ma quasi "rivelatorio" dopo la scoperta di tutto ciò di cui è rappresentante. I miei complimenti.
     
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    il mio (non) racconto e' proprio un voler indagare i meccanismi della narrativa (e il travestimento letterario) anche riferendomi ai grandi del novecento(Joyce, Cortazar, Celine: in confronto ai quali quest'opera non e' nulla).

    Boh sì, entri proprio sfondando il portone nella hall of fame degli scrittori che più mi piacciono nel Forum. Già non ne avevo dubbi in precedenza visto i tuoi scritti, ma ora sono ancora più certo che sei davvero eccezionale.
     
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    Purtroppo io amo il modo in cui scrivi, Poe. Sei ammirevole, il tuo stile è inconfondibile. I miei più sinceri complimenti :)
     
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