Il perturbante

Sigmund Freud

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    I



    […] (Il perturbante) si riallaccia indubbiamente a ciò che è spaventoso, che suscita terrore e orrore […] la suscettibilità individuale di fronte a questo tipo di sentimento è quanto mai variabile. […] Il perturbante rientra in un genere di spavento che si riferisce a cose da lungo tempo conosciute e familiari. […] La parola tedesca unheimlich ovviamente è l'opposto di heimlich e di heimisch (casalingo, familiare, nativo), ossia l'opposto di ciò che è abituale, per cui tenderemo a dedurne che una cosa “perturbante” spaventa proprio per non essere nota e consueta. Però è ovvio che non tutto ciò che è nuovo e inconsueto è anche spaventoso. […] Perché un fatto inconsueto e nuovo diventi perturbante occorre che vi si aggiunga qualche altro elemento. […] Riveliamo che Schelling dice una cosa che illumina il concetto di unheimlich, in un modo inaspettato. Secondo lui è unheimlich tutto ciò che doveva rimanere segreto ma è venuto alla luce.

    II



    Allorché ci accingiamo alla disamina di cose, persone, impressioni, fatti e situazioni, atti a suscitare un senso di perturbamento in modo definito e intenso, bisogna innanzi tutto cominciare con un esempio adatto. Jentsch sceglie, quali esempi molto significativi, il dubbio “che un essere evidentemente animato sia veramente vivo; o, all'opposto, che un oggetto privo di vita non sia invece animato” e, a questo proposito, si richiama all'impressione data dalle figure di cera, dai pupazzi costruiti ingegnosamente e dagli automi. A questo aggiunge l'effetto perturbante provocato dagli attacchi epilettici e dalle manifestazioni di pazzia, perché inducono nello spettatore l'impressione di processi automatici, meccanici che agiscono dietro l'apparenza ordinaria dell'attività mentale. […] Scrive Jentsch: “Nel narrare una storia, uno degli accorgimenti più adatti a creare con facilità effetti di perturbamento consiste nel lasciare il lettore nell'incertezza se un dato personaggio del racconto sia un essere umano oppure un automa, e fare in modo che la sua attenzione non sia direttamente fissata su questa incertezza, di modo che egli non possa affrontare il problema risolvendolo immediatamente, ciò che, come si è detto, varrebbe a distruggere rapidamente il particolare effetto emotivo della cosa. E.T.A. Hoffmann è ricorso più volte a questo artificio psicologico nei suoi racconti fantastici, con molto successo”.
    Questa osservazione, indubbiamente corretta, si riferisce soprattutto al racconto “Il Mago Sabbiolino”. […] Però non posso risolvermi a credere, e spero che la maggior parte dei lettori del racconto saranno d'accordo con me, che il tema della bambola Olimpia, che ha tutto l'aspetto di un essere vivente, sia l'unico, o quanto meno il più importante elemento che genera l'incomparabile atmosfera di mistero che aleggia nel racconto. […] Al contrario, il tema principale della storia è differente, è quello che dà il titolo al racconto e sempre ritorna nei momenti critici: si tratta de tema del mago Sabbiolino che strappa gli occhi ai fanciulli.
    […]
    Qualcosa di perturbante si collega direttamente alla figura del mago Sabbiolino, ossia all'idea di essere derubato degli occhi, e l'incertezza intellettuale, sostenuta da Jentsch, qui non ha nulla a che fare con l'effetto. L'incertezza sul fatto che un oggetto sia vivo o inanimato, che ben si può applicare alla bambola Olimpia, non ha nessuna importanza, se paragonato con quest'altro elemento, avente un'azione ben altrimenti perturbante. […]
    Però, l'esperienza psicoanalitica ci insegna che la paura di danneggiarsi o perdere gli occhi è tremenda nei bambini. Molti adulti mantengono questa apprensione e non vi è lesione fisica che temano più di una lesione dell'occhio. Siamo anche soliti dire di tenere a una cosa più che alla luce degli occhi. Uno studio sui sogni, le fantasie, i miti chi ha insegnato che l'apprensione per gli occhi, la paura di rimanere ciechi, spesso è un sostituto della paura della castrazione. […] Quindi potremmo azzardarci a riportare l'effetto di perturbamento, dovuto al mago Sabbiolino, all'ansia pertinente al complesso di castrazione dell'infanzia e, una volta che siamo venuti nell'idea che un elemento infantile di questo genere può determinare sentimenti di inquietudine, ci sentiamo incoraggiati a vedere se lo si può applicare ad altri esempi di perturbamento. Nella storia del mago Sabbiolino si trova un altro tema, cui Jentsch dà importanza, quello della bambola che sembra viva. […] Ora le bambole sono naturalmente legate assai strettamente alla vita dell'infanzia . […] Dunque anche qui non è difficile scoprire il fattore infantile, ma, abbastanza stranamente, mentre il racconto del mago Sabbiolino tratta dell'insorgenza di una vecchia paura infantile, l'idea della bambola vivente non suscita alcuna paura; i bambini non temono che le bambole si animino, anzi possono addirittura desiderarlo. Quindi, in questo caso, l'origine del senso di perturbamento non si troverebbe in una paura infantile, ma piuttosto in un desiderio infantile, o semplicemente in una credenza infantile. Parrebbe che qui vi sia una contraddizione, ma forse si tratta soltanto di una complicazione che si potrebbe tornare utile più avanti.
    Hoffmann è il maestro senza rivali del perturbante nella letteratura. Il suo romanzo “Gli elisir del Diavolo” contiene una gran mole di temi che si è tentati di riferire all'effetto perturbante nella narrativa, ma si tratta di un racconto troppo complesso e oscuro perché ci sentiamo di darne un riassunto. […] Noi ci dobbiamo accontentare di scegliere quei temi di perturbamento che sono più salienti, per vedere se si possano riportare anch'essi con sicurezza a origini infantili. Tali temi si ricollegano tutti al fenomeno del “doppio”, che appare in ogni forma e stadio di sviluppo. […]
    Il tema del “doppio” è stato trattato esaurientemente da Otto Rank. Egli ha trattato dei rapporti che il “doppio” ha con il riflesso nello specchio, con le ombre, con gli spiriti custodi, con la credenza nell'anima e la paura della morte; inoltre illumina sorprendentemente l'evoluzione dell'idea. Infatti il “doppio” era, all'origine, un'assicurazione contro la distruzione dell'Io. […] Però tali idee sono nate dal terreno di un illimitato egoismo, dal narcisismo primario che domina la mente del fanciullo e del primitivo. Ma quando questo stadio sia superato, il “doppio” inverte il suo aspetto. Da assicurazione contro la morte diventa il perturbante annunciatore di morte.
    L'idea del “doppio” non scompare necessariamente con il cessare del narcisismo primario, in quanto può ricevere nuovi significati dai successivi stadi di sviluppo dell'Io. In esso si viene lentamente formando uno speciale ente, atto a sovrastare al resto dell'Io, la cui funzione consiste nell'osservare e criticare la personalità, esercitando una censura nell'ambito della mente, censura della quale noi siamo consapevoli e che chiamiamo “coscienza”. […] Il fatto che esiste un ente del genere, capace di trattare il resto dell'Io come un oggetto rende possibile l'attribuzione di un nuovo significato alla vecchia idea del “doppio”. […] Ma non è solo questo materiale, offensivo per la critica dell'Io, che può essere inglobato nell'idea di un “doppio”. Vi sono anche i futuri non adempiuti, ma possibili, cui ci piace ancora attaccarci nella nostra fantasia, tutti gli sforzi dell'Io che circostanze esteriori avverse hanno reso vani, tutte le azioni volitive soppresse che alimentano in noi l'illusione del Libero Arbitrio.
    Però dopo aver esaminato questi motivi manifesti della figura del “doppio”, non ci rimane che ammettere che nessuno di questi ci aiuta a comprendere quel senso di perturbamento, eccezionalmente intenso, che si accompagna all'idea del “doppio”. […] A conti fatti, l'aspetto perturbante del “doppio” non può derivare da altro se non dal fatto che esso è una creazione che risale a uno stadio mentale molto primitivo, da lungo tempo superato, durante il quale, sia detto tra parentesi, il “doppio” appariva sotto un aspetto più amichevole.
    […]
    La ripetizione di una stessa cosa non apparirà forse a nessuno come possibile origine di perturbamento, ma, in base alle mie osservazioni, sono certo che questo fenomeno, in determinate condizioni e con il concorso di talune circostanze, suscita un senso di perturbamento, che, per di più, richiama alla mente quel senso di impotenza che si prova in taluni sogni. […] Questo succede, per esempio, quando, colti dalla nebbia, ci si sperde n un bosco di montagna e, per quanti sforzi si facciano per trovare un sentieri riconoscibile o consueto, si finisce col tornare più e più volte sui propri passi […] Se prendiamo in considerazione un'altra classe di fatti, ci sarà facile rilevare che, anche in questi casi, è semplicemente l'elemento della reiterazione involontaria che conferisce un'atmosfera perturbante a ciò che, altrimenti, apparirebbe abbastanza naturale, e ci inculca l'idea di qualcosa di fatale e inevitabile, laddove si dovrebbe parlare soltanto di “caso”. […] (Per esempio) se cominciamo ad accorgerci che tutto ciò che è contrassegnato da un numero ha sempre lo stesso numero o, in ogni modo, un numero composto dalle stesse cifre. A meno di non essere estremamente corazzati contro la superstizione, sentiremo la tentazione di attribuire un significato riposto all'ostinata ricorrenza del numero. […] In queste pagine posso dare solo un fuggevole cenno alla questione di quale sia il grado di sicurezza con cui ci è dato di riferire alla psicologia infantile l'effetto inquietante di evenienze di questo genere. […] Infatti, nell'inconscio si può ravvisare il predominio di una “coazione a ripetere”, che deriva dagli impulsi istintivi e, probabilmente, è legata alla natura intrinseca degli istinti. […] Tutto ciò che ci rammenta detta “coazione a ripetere” viene sentito come fatto perturbante.
    […]
    Freud descrive il caso di un paziente soggetto da nevrosi: il paziente aveva formulato l'esclamazione “Possa cadere morto” riferita ad un anziano signore, il quale era morto una quindicina di giorni dopo. Il paziente aveva definito “perturbante” quell'esperienza.
    [...]
    Una delle forme più strane e diffuse di superstizione è il terrore del malocchio. Parrebbe che non ci siano mai stati dubbi sull'origine di questo terrore. Chiunque possieda un oggetto a un tempo fragile e prezioso, teme l'invidia degli altri, in quanto proietta su di loro l'invidia che proverebbe se fosse al loro posto. […] Dunque ciò di cui si ha paura è l'intenzione segreta di nuocere, e da certi segni si presume che tale intenzione sia investita della necessaria potenza.
    Questi ultimi esempi di “perturbante” vanno riportati al principio che ho chiamato “onnipotenza del pensiero”. […]
    Adesso farò due considerazioni che, a mio vedere, rappresentano il succo di questo breve studio. Innanzi tutto, se la teoria psicoanalitica è nel giusto quando sostiene che qualsiasi stato affettivo pertinente a un impulso emotivo, se rimosso, si trasforma, a prescindere dalla sua natura, in angoscia, si deve allora trovare, tra gli esempi di eventi paurosi, un gruppo per il quale si può dimostrare che l'elemento spaventoso è costituito da qualcosa di rimosso che si ripresenta. In tal caso, questa categoria di fatti paurosi verrebbe a costituire il perturbante. In secondo luogo, se è questa veramente la natura segreta del perturbante, possiamo capire perché la consuetudine linguistica ha dato all'espressione das Heimliche anche un significato opposto, corrispondente a quello di das Unheimliche. Infatti questo elemento perturbante non è in realtà nulla di nuovo o estraneo, ma un elemento ben noto e impiantato da lungo tempo nella psiche, che solo il processo di rimozione poteva rendere estraneo. Inoltre questo richiamo alla rimozione ci mette in grado di comprendere la definizione di Schelling, secondo il quale il perturbante è ciò che doveva rimanere nascosto ma è venuto alla luce.
    Non ci rimane che controllare la nuova ipotesi con altri due o tre esempi di perturbante.
    Molte persone provano questa sensazione con la massima intensità in rapporto alla morte e ai cadaveri, al ritorno dei morti, e agli spiriti e fantasmi. Potevamo benissimo cominciare la nostra ricerca con questo esempio di elemento perturbante, che forse è il più appariscente di tutti, ma ce ne siamo astenuti perché qui l'elemento perturbante è eccessivamente commisto a elementi semplicemente raccapriccianti, che in parte lo subissano. Però, in pratica, non esistono altre condizioni, nei confronti dei quali i nostri pensieri e sentimenti sono altrettanto poco mutati a partire dai tempi più remoti, quanto il nostro rapporto con la morte. Due elementi rendono ragione del nostro conservatorismo: l'intensità della nostra originaria reazione emotiva verso la morte e l'insufficienza delle nostre cognizioni scientifiche su di essa. La biologia non è ancora capace di stabilire se la morte sia l'inevitabile destino di tutti i viventi o se si tratta di un evento della vita, naturale ma forse evitabile. E' vero che l'affermazione “tutti gli uomini sono mortali” viene esibita nei manuali di logica quale esempio di proposizione generale, ma nessun uomo l'afferra veramente e l'idea della propria mortalità, oggi come sempre, non ha alcun senso per l'inconscio. […]
    Siccome quasi tutti noi su questo punto la pensiamo ancora come i selvaggi, non può stupirci il fatto che la primordiale paura della morte sia ancora talmente forte in noi e sempre pronta a venire a galla alla prima occasione. Con ogni probabilità la nostra paura è tuttora legata all'antica credenza che il morto divenga nemico del sopravvissuto e cerchi di trascinarlo a dividere con lui la sua nuova vita. Tenuto conto del nostro atteggiamento immutato nei confronti della morte, potremmo piuttosto considerare il problema di che ne sia stato della rimozione, che è la condizione necessaria perché un sentimento primordiale si riaffacci sotto l'aspetto di qualcosa di perturbante. Ma la rimozione è pur sempre presente. Tutte le persone che si suppongono istruite hanno cessato di credere ufficialmente che i morti possano manifestarsi come fantasmi. Inoltre il loro atteggiamento emotivo verso i loro morti, un tempo profondamente ambiguo e ambivalente, si è attenuato, negli strati più elevati della mente, in un non ambiguo sentimento di pietà. […]
    Anche di una persona vivente possiamo dire che è perturbante, come facciamo quando le attribuiamo intendimenti malvagi. Ma non è tutto: oltre a ciò noi dobbiamo avere la sensazione che la sua intenzione di nuocerci si realizza tramite speciali poteri. […]
    L'effetto perturbante dell'epilessia e della follia ha la medesima origine. Il profano ravvisa in esse il lavorio di forze presenti nei suoi simili, precedentemente insospettate, delle quali è, nel contempo, oscuramente consapevole in qualche angolo remoto del proprio essere. Il medioevo attribuiva, quasi universalmente, tutte queste malattie all'influenza dei demoni e la sua psicologia in ciò era quasi giusta. In realtà, non mi stupirei nel sentire che la psicanalisi, che si occupa di mettere a nudo queste forze occulte, fosse diventata perturbante per molti, proprio per questa ragione. […]
    Membra separate dal corpo, una testa tagliata, una mano staccata dal polso (come in un racconto di Hauff), piedi che danzano da doli, hanno tutti carattere estremamente perturbante, specialmente se, come nell'ultimo dei casi citati, si rivelano capaci per di più di attività autonoma. Come già ci è noto, questo genere di perturbamento proviene dalla loro assimilazione al complesso di castrazione. Per taluni è perturbante sopra ogni cosa l'idea di essere sepolti vivi per errore: eppure la psicoanalisi ci ha insegnato che questa terrificante fantasia non è che la trasposizione di un altro fantasma, che in origine non aveva in sé nulla di spaventoso, ma era caratterizzato da una certa lascivia: intendo il fantasma di un'esistenza intrauterina. […]
    Un effetto perturbante si viene a manifestare frequentemente e con facilità, quando viene meno la discriminazione tra immaginazione e realtà e quando ci si presenta nella realtà qualcosa che, fino ad ora, ritenevamo immaginaria, oppure quando un simbolo si appropria di tutte le funzioni dell'oggetto simboleggiato, e via dicendo. Questo fattore contribuisce in larga misura all'effetto perturbante legato alle pratiche magiche. In ciò l'elemento infantile consiste nella preponderanza data alla realtà psichica in confronto alla realtà materiale, elemento questo strettamente correlato alla fede nell'onnipotenza del pensiero.

    III



    Può essere vero che il perturbante sia un fatto che, nell'intimo, è familiare, e riemerge dopo essere stato sottoposto a rimozione, e può essere che ogni elemento perturbante soddisfi a questa condizione, ma una scelta di materiali, condotta su questa base, non ci consente di risolvere il problema del perturbante, in quanto evidentemente la proposizione non è invertibile. Non è perturbante tutto ciò che soddisfa questa condizione, cioè tutto ciò che rievoca desideri rimossi e modi di pensare superati, appartenenti alla preistoria dell'individuo e della razza.
    Nemmeno ci nasconderemo il fatto che praticamente a ogni esempio adotto a suffragio della nostra ipotesi se ne può opporre un altro che la confuta. […] Dobbiamo mettere in rilievo un punto, che ci può servire a risolvere questa incertezza: praticamente tutti i casi che contraddicono la nostra ipotesi sono tratti dal dominio della letteratura, della narrativa di fantasia, il che ci fa pensare che si debba fare distinzione tra il perturbante realmente vissuto e quello semplicemente immaginato o letto. Il perturbante vissuto si determina in modo assai più semplice, ma il suo verificarsi è molto più raro. […] Effettivamente, il perturbante, quale è rappresentato nella letteratura, merita di essere considerato a parte. Il suo dominio, soprattutto, è di gran lunga più ricco di quello del perturbante nella vita reale. […] Innanzi tutto, molto di ciò che non è perturbante nell'opera di fantasia, lo sarebbe se si attuasse nella vita e, in secondo luogo, la letteratura fantastica dispone di molti più mezzi, che non la vita, per creare effetti perturbanti. […] In tal modo constatiamo che le fiabe, che ci hanno fornito la maggior parte degli elementi contrastanti con la nostra ipotesi sul perturbante, confermano la prima parte delle nostre affermazioni, cioè che nel regno della fantasia non sono perturbanti molti fatti che risulterebbero tali nella vita. […] Noi conformiamo il nostro giudizio alla realtà fantastica impostaci dallo scrittore e consideriamo anime, spiriti e fantasmi come se la loro esistenza fosse altrettanto valida quanto la nostra propria esistenza materiale. Anche in questo caso ci sottraiamo a qualsiasi traccia di perturbamento.
    La situazione si trasforma non appena lo scrittore finge di trasferirsi nel mondo della realtà corrente. In questo caso egli accetta anche tutte quelle condizioni che contribuiscono al manifestarsi di sensazioni di perturbamento nella vita reale, e tutto quello che avrebbe un'efficacia perturbante nella realtà lo avrà anche nella narrazione. […] Noi reagiamo alle sue fantasie nello stesso modo in cui reagiremo ad esperienze reali. […] Il perturbante appartenente alla prima categoria, ossia quello che deriva da forme superate di pensiero, mantiene le proprie caratteristiche non solo nella realtà, ma anche nella finzione, finché l'ambiente è quello della realtà materiale. Ma quando l'ambiente del racconto è arbitrario e artificiale, esso può perdere tali caratteristiche. […] In genere, noi assumiamo un atteggiamento costantemente passivo nei confronti dell'esperienza reale e siamo sottoposti all'influenza dell'ambiente fisico che ci circonda. Il narratore, invece, esercita su di noi un'azione specificamente direttiva. Grazie agli stati d'animo che può creare in noi, egli riesce a guidare la corrente delle nostre emozioni. […] (Chiediamoci) perchè la mano mozza nella storia del tesoro di Rampsinito non ha lo stesso effetto perturbante posseduto dalla mano mozza nel racconto di Hauff. La risposta è facile. Nel racconto di Erodoto, il nostro pensiero si ferma molto più sulla superiore astuzia del capo dei ladri che non sui sentimenti della principessa. Questa può ben aver provato un senso di perturbamento ed è molto probabile che sia anche caduta in deliquio, ma noi non proviamo tali sensazioni, perché ci mettiamo al posto del ladro e non della principessa. […] Vediamo dunque come, nel mondo della fantasia, gli effetti emotivi possano essere totalmente indipendenti dal soggetto del racconto. […] Quanto al silenzio, alla solitudine e all'oscurità, possiamo dire solamente che si tratta di fattori che contribuiscono all'insorgere dell'angoscia infantile, della quale la maggior parte degli uomini non riesce a sbarazzarsi del tutto.
     
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