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Le Creature Leggendarie Non-Creepy

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    Salve, signori e signore! Sicuramente vi starete chiedendo quale sia la funzione di questa discussione. E' presto detto!
    Come voi certo saprete, la letteratura è piena delle creature leggendarie più svariate, alcune spaventose... altre meno. Vi abbiamo dato (e continueremo a darvi) ampia documentazione sulle creature più raccapriccianti e paurose, ma anche quelle meno terrificanti hanno il loro fascino e meritano riconoscimento.
    Tali creature, quindi, troveranno in questa discussione uno spazio per essere ammirate!

    Ma veniamo adesso ai punti cruciali: se volete fornire materiale su una creatura leggendaria, non dovrete fare altro che scrivere la sua leggenda nello Smistamento Creepypasta, se tale Creatura sarà classificata come creepy, la discussione troverà il suo posto nella sezione Creepy Legends, se, invece, non sarà giudicata creepy, non faremo torto alla sua importanza cestinandola, ma riporteremo il testo in questa discussione (correlato ovviamente di credits all'autore) così che tutti possano sapere.

    Detto questo, gustatevi queste straordinarie creature, che forse non vi impediranno di dormire la notte, ma certo saranno capaci di affascinare la vostra mente e la vostra anima ;)

    Fenice
    Tsuchinoko
    Agnello Vegetale
    Sleipnir
    Ghillie Dhu
    Ovinnik
    Brownie
    Bonnacon
    Panozio
    Serpente arcobaleno
    Andvari
    Trolljegeren
    Kodama
    Squonk
    Mokele Mbembe
    Kelpie
    Il mostro di Crawfordsville
    La Huldra
    Leucrotta
    Le Janas
    Ziz
    E altre ancora...

    Edited by RullOmbra - 27/4/2014, 11:33
     
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    La Fenice (a cura di Rory)


    La fenice è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne la fenice. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. Contrariamente alle "fenici" di altre civiltà quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace, né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino, inoltre non risorgeva dalle fiamme ma dalle acque.

    Nei miti greci (ma non solo) era un uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa ed una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco —.

    L'araba fenice è divenuto il simbolo della morte e risurrezione, si dice infatti "come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri". Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.
    Il mito della Fenice è inerente alla qualità divina del genere umano, ossia alla sua innata capacità di sopravvivere a se stesso.
    Senza questa accortezza la Fenice rimane prigioniera di se stessa, ma ciò nulla toglie né cambia alla potenza evocativa dell’animale simbolo della rinascita e del rinnovamento.

    La Fenice è chiamata anche “custode della sfera terrestre”, perché segue il sole nel suo giro, e dispiegando le ali ghermisce i raggi infuocati del sole. Se infatti essa non li intercettasse, né l’uomo né alcun altro essere vivente sopravviverebbe. È stata anche identificata con l’uccello del Paradiso.

    Sulla sua ala destra sono incise, a caratteri cubitali, queste parole: “Non è stata la terra a generarmi, e nemmeno i cieli, ma solo le ali di fuoco”

    fenice

    La Fenice rappresenta spesso la fase finale del processo alchemico e gli alchimisti, in questo uccello, riposero il significato della spiritualizzazione completa, della rinascita della personalità risultato finale della Grande Opera.
    Nell’Opera l’iconografia dell’uccello viene dopo quella del Pellicano non solo nel rispetto della successione delle fasi alchemiche, ma anche nel significato rispetto a quello che lo precede. Infatti la sua capacità di ricrearsi acquisisce il significato divino nei confronti di quello umano del Pellicano. Il magnifico aspetto rosso dell’uccello evoca il fuoco creatore capace di dissolvere le tenebre della notte simboleggianti la condizione della morte, del peccato, dell’anima liberata dalla natura umana che l’opprime.

    Il simbolo alchimistico è molto diffuso e viene spesso impiegato per raffigurare la proprietà della Pietra Filosofale capace di moltiplicare e aumentare la quantità d’oro ottenibile dalla trattazione della vile materia prima. Nel lato sinistro della tavola la Fenice è riprodotta come simbolo maschile che protegge i due elementi fuoco e aria contenuti nelle due sfere sotto le sue ali.

    La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi).

    fenix


    Edited by Shira™ - 8/7/2013, 00:04
     
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    Tsuchinoko (postato da XoxoXa)



    Lo Tsuchinoko è un essere leggendario simile ad un serpente, originario del Giappone. Il nome tsuchinoko è utilizzato prevalentemente nell'Ovest del Giappone, incluse le province di Kansai e Shikoku; nel nord-est del Giappone è conosciuto come bachi hebi .

    Gli Tsuchinoko sono descritti come degli animali lunghi tra 30 e gli 80 centimetri, simili in apparenza a dei serpenti, tranne per la parte centrale del loro corpo, che è più larga della parte finale e della testa, e aventi i denti e il veleno come quello di una vipera[1]. Alcune persone dicono che possegga la capacità di saltare oltre un metro di distanza.

    Stando alla leggenda, lo tsuchinoko ha l'abilità di parlare e un'attitudine alla menzogna, così come una propensione per l'alcol. Le leggende riportano altresì che possa ingoiare la propria coda, per poter rotolare come un cerchio.

    Esclusi Hokkaido e le Isole giapponesi del Sud, avvistamenti di tsuchinoko sono stati segnalati in tutto il Giappone. Benché un vero tsuchinoko non sia mai stato formalmente catalogato dalla comunità scientifica, esistono delle ipotesi che qualche altro animale sia stato confuso con questa creatura. Alcuni ritengono che la leggenda dello tsuchinoko si basi su avvistamenti di serpenti che abbiano appena ingoiato una preda. Anche la lucertola dalla lingua blu, il cui possesso divenne legale in Giappone negli anni settanta, sembra essere facilmente confondibile per uno tsuchinoko; l'unica grande differenza nell'aspetto sono le quattro zampe.
    Tsuchinoko

     
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    lìAgnello Vegetale (postato da XoxoXa)


    L'Agnello Vegetale della Tartaria (Latino: “Agnus scythicus” o “Planta Tartarica Barometz”) è una creatura leggendaria originaria dell’Asia Centrale che combina caratteristiche animali e vegetali. Questa pianta mitologica è ritenuta in grado di produrre pecore in luogo di frutti.Tali prodigiosi frutti ovini erano, secondo la leggenda, collegati alla pianta tramite un cordone ombelicale che permetteva alla pecora di brucare l’erba intorno entro un certo raggio dalle proprie radici: quando tutto il nutrimento della pecora si esauriva, sia la pianta che la pecora si seccavano, morendo. Nonostante il mito sia nato come modo per spiegare l’esistenza del cotone secondo il pensiero medioevale, la leggenda si basa su un pianta realmente esistente, la Cibotium barometz, o Polypodium borametz una felce del genere Cibotium, lanuginosa e con radici a fittone, solitamente in numero di quattro o cinque. L’agnello vegetale della Tartaria è noto con molti altri nomi, fra i quali Agnello della Scizia, Barometz, Borometz o Borametz, quest’ultimi essendo diverse traslitterazioni della parola tartara che indica l’agnello. Nell’antichità era d’uso produrre delle “prove” dell’esistenza della miracolosa pianta, rimuovendo le foglie dalla parte terminale del rizoma dall'apparenza lanuginosa della felce: capovolgendo il tutto, il rizoma filamentoso poteva facilmente rassomigliare ad un agnello con tanto di lana, con le gambe formate dalle basi recise dei piccioli. Il Tradescant Museum of Garden History conserva un esemplare di "Barometz" sotto vetro.

    Le versioni più antiche della leggenda descrivono l’agnello come un frutto che sorgeva da un seme simile ad un melone o una cucurbitacea, perfettamente formato, come se fosse nato in maniera naturale. Con il passare del tempo, questo concetto fu rimpiazzato dall’idea che l’agnello fosse sia un frutto che un animale. Gustav Schlegel, nel suo libro sulle varie leggende che riguardano l’agnello vegetale, riporta che l’agnello nasceva senza corna, ma con due ciuffi di bianchi, ricci capelli al posto di esse.

    220px-Vegetable_lamb_%28Lee%2C_1887%29


     
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  5. ZeldaSM
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    Sleipnir (a cura di Norad)

    Sleipnir è, nella mitologia norrena, il cavallo di Odino.
    Di color grigio, dotato di otto zampe, è il migliore cavallo che esista, il più veloce. È in grado di cavalcare il cielo e le acque, e anche lungo gli altri mondi. Il suo nome significa "colui che scivola rapidamente". Secondo alcune fonti Sleipnir porta delle rune incise sui denti.

    Il poeta Snorri Sturluson, basandosi su vaghi accenni contenuti nella Völuspá (primo e più famoso poema dell'Edda poetica che racconta la storia della creazione del mondo e della sua futura fine), racconta la nascita di Sleipnir.

    Un abile costruttore aveva stretto un patto con gli Dei: in diciotto mesi avrebbe eretto un muro possente in grado di difenderli dai giganti, loro nemici; in cambio avrebbe ricevuto in dono la dea Freyja, il Sole e la Luna. Gli dei, su consiglio di Loki, dio dell’astuzia e diabolico ingannatore, accettarono, ma a patto che il muro fosse terminato entro l'Estate. Quando però mancavano solo tre giorni all'Estate era ormai evidente che il costruttore sarebbe riuscito a finire in tempo la sua opera, anche grazie all'aiuto di Svaðilfœri, il suo possente e magico cavallo. Gli dèi decisero che si doveva fare qualcosa, se non volevano perdere Freyja. Si interrogarono su chi avesse spinto per accettare il patto, e quando si ricordarono che era stato Loki lo costrinsero a rimediare. Lui si trasformò in puledra, sedusse Svaðilfari facendosi inseguire per un giorno e una notte, interrompendo così i lavori. Ripeté il trucco per tutte le tre notti e i tre giorni seguenti. Quando fu evidente che il muro non sarebbe stato completato per tempo, il costruttore fu preso da un'ira bestiale, rivelando che in realtà era egli stesso un gigante. E allora Thor, che dei giganti è il maggior nemico, gli fracassò il cranio con un colpo di Mjöllnir, il suo martello.
    In seguito Loki partorì da Svaðilfari un puledro grigio con otto zampe, Sleipnir, che divenne il cavallo di Odino, dopo che questi glielo chiese in dono, poiché era il più veloce e possente di tutti i cavalli.

    sleipnir



    Edited by Shira™ - 15/9/2013, 14:32
     
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    Ghillie Dhu (a cura di Norad)

    Nella folclore scozzese, il Ghillie Dhu o Gille Dubh è lo spirito guardiano degli alberi.

    Indossa abiti composti da muschio, foglie e corteccia.
    Viene descritto come un elfo molto alto, con braccia lunghe, capelli neri e con la pelle color verde chiaro.

    Nonostante l’aspetto selvaggio, il Ghillie Dhu è uno spirito gentile, timido e docile.
    Conosciuto per la sua bontà e per l’amore verso la natura, aiuta volentieri a trovare la strada di casa dei bambini che si sono persi nei boschi.
    Gira spesso di notte, passeggiando tra gli alberi di betulle.
    Si nutre di frutti e crea comodi giacigli intrecciando erba e piante.
    Purtroppo gli uomini stanno disboscando pian piano il territorio in cui vive, rendendo gli avvistamenti di questa solitaria creatura sempre più rari.




    Edited by Indigo. - 18/11/2013, 23:07
     
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    Ovinnik (a cura di Norad)

    L’Ovinnik è un folletto della mitologia Slavica, che si presenta in genere sotto l'aspetto di un gatto nero, che però abbaia come un cane, o ride come un uomo. I suoi occhi brillano come braci; può anche mostrarsi sotto l'apparenza di un uomo ricoperto dai lunghi capelli. Il suo carattere è malefico, e non offre alcun aiuto o collaborazione agli abitanti della casa, come invece in genere fanno i folletti domestici.
    Lo si può trovare accovacciato in un angolo dei fienili o dei granai e sembra portare qualche tipo di rancore incomprensibile verso quest’ultimi.
    Bisogna fare particolarmente attenzione, poiché se si infuria, potrebbe far divampare un incendio, bruciando qualunque cosa.
    Non si conosce un modo esatto per allontanarlo. Per placare la sua ira è necessario offrirgli periodicamente del cibo, quali: Biscotti, frittelle o addirittura polli.

    Come gli altri spiritelli domestici, può prevedere il futuro. Infatti, ogni vigilia di capodanno, L’Ovinnik permette di farsi toccare al buio: Se quando lo si tasta è caldo, vuol dire che i mesi a venire saranno fortunati. Ma quando appare freddo al tatto, l’anno che verrà sarà pieno di infelicità e disgrazie.

    chernikov_vladimir_15_ovinnik



    Edited by Shira™ - 15/9/2013, 14:32
     
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    Brownie (a cura di Norad)

    Nel folklore inglese e scozzese, i brownie o broonie (detti anche ùruisg o brùnaidh in lingua gaelica scozzese) sono creature simili a folletti.

    La tradizione vuole che i brownie vivano nelle case degli esseri umani e, nottetempo e di nascosto, si occupino delle faccende domestiche in cambio di piccoli regali, di cibo, o in generale di un occhio di riguardo nei loro confronti. In molte dimore tradizionali inglesi al "brownie" o "ùruisg" di casa veniva riservata una sedia accanto al camino, talvolta addirittura un'intera stanza.

    Sebbene siano principalmente folletti domestici, i brownie si spingono anche nei luoghi aperti, in particolare allo scopo di tenere grandi assemblee, in cui parlano concitatamente, ad alta voce, spesso presso cascate e torrenti; cosicché le loro voci si sovrappongono e si confondono con il frastuono dell'acqua

    Come molti altri folletti, i brownie sono rappresentati come esseri dal carattere difficile, suscettibili, e propensi, se contrariati, a diventare vendicativi. In particolare, non apprezzano che si alluda a un "pagamento" per i loro servigi; il rapporto con i padroni di casa deve rimanere su un piano di disinteressata, reciproca cortesia. Secondo alcune fonti, detestano anche ricevere cose costose tipo abiti di lino; amano invece formaggi e latticini. L'aspetto esteriore dei brownie non è ben definito come per altre creature del folklore inglese e irlandese. Sono talvolta descritti come ometti gioviali, senza capelli, che indossano vestiti trasandati e hanno lunghi bastoni da passeggio. Altre rappresentazioni li ritraggono piccoli (circa 1m) e con orecchie a punta, e vestiti di marrone, come la loro pelle. l'aspetto dei brownie cambia da città a campagna: i brownie di città non hanno le dita e i brownie di campagna non hanno il naso. In ogni caso, non tutte le persone sono in grado di vederli, ed è estremamente raro che un brownie interloquisca con un essere umano.

    43 brownies+



    Edited by Shira™ - 15/9/2013, 14:33
     
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  9. ZeldaSM
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    Bonnacon (a cura di Norad)

    Il Bonnacon è un animale leggendario simile al toro, menzionato nella Fisica di Aristotele (col nome di Bonasus), nella Naturalis historia di Plinio (per il quale è originario della Peonia) e nei bestiari medievali, tra cui quello di Aberdeen.

    Sul collo ha una criniera di cavallo, mentre il resto del corpo è simile al toro. Le sue corna sono rivolte all'indietro, così che anche se volesse cozzare non farebbe male a nessuno. Per difendersi questo animale scappa, ma durante la fuga si lascia dietro una scia di escrementi corrosivi, che bruciano tutto ciò che toccano, lunga oltre 600 metri.
    In alcune illustrazioni è rappresentato di colore blu, in altre di colore rosso o marrone.

    Il bonnacon è spesso raffigurato nei bestiari mentre uno, due o tre cacciatori lo infilzano con la lancia, proteggendosi dietro lo scudo, oppure lo trafiggono con una freccia, protetti da una cotta di maglia. L'animale, infatti, volge loro le spalle e tenta di difendersi spruzzando addosso agli uomini (o all'uomo) i suoi corrosivi escrementi.

    bonn_det



    Edited by Shira™ - 15/9/2013, 14:33
     
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    Panozio (a cura di XoxoXa)


    Il panozio (dal greco pan e othi, significa tutto orecchi) è un mostro antropomorfo del folklore medioevale, chiamato anche panozo (al plurale panozi, dal latino panotii). In tempi antichi si riteneva vivessero nelle isole all'estremo nord del continente europeo, come scrive Plinio (libro IV, capitolo 95)[1]. Avrebbero orecchie talmente grandi da toccare terra, e le userebbero come giaciglio e coperta, al momento di dormire. Essendo molto timidi, alcune fonti dicono che all'avvicinarsi di qualcuno le spiegano come ali e volano lontano dal pericolo.
    Il termine viene utilizzato per la prima volta da Pomponio Mela, ma già Scilace di Caiandra e Megastene riferivano di popolazioni con le medesime caratteristiche. Non sono però inseriti da Sant'Agostino nel suo De civitate dei, catalogo fondamentale dei mostri medievali, fatto questo che limita la loro diffusione: come pure la mancanza di auctoritas e la mancanza di una vera e reale mostruosità nei loro caratteri e nelle loro personalità, sia fisiche che spirituali. Anche in Malesia si trova una figura che si distingue per le dimensioni dei padiglioni auricolari: uno dei guardiani degli inferi li avrebbe talmente grandi da permettere alle anime dei morti di trovarvi rifugio. In Giappone, invece, possiamo incontrare i choji e in Melanesia degli esseri pelosi e con orecchie talmente spropositate da poterle usare come arpioni da pesca. Anche Pigafetta, cronista a seguito di Magellano nel suo viaggio, scrive di aver sentito dire che
    « In queste isole si trovano uomini con le orecchie tanto grandi che si coprono le braccia con quelle. Questi uomini sono Cafri. »
    La caratteristica principale di questo essere sono le enormi orecchie, usate dalle femmine dei panozi per coprire i propri seni. Per il resto i panozi sono molto simili agli umani. Come molte altre creature mostruose, vedono la loro nascita da altre razze con caratteri insoliti o mostruosi, che, per la sovrabbondanza di tali caratteri atti già da soli a renderli sufficientemente alieni, vengono suddivisi dando origine ad altri miti. In questo caso, Ctesia parla di pandae o macrobi, le cui donne hanno un solo figlio nella vita, neonato che presenta i capelli già bianchi, otto dita per ogni arto, e orecchie gigantesche, fino ai gomiti. Essendo l'insieme abbastanza spaventoso, il tratto delle orecchie ipersviluppate viene separato, dando origine a una nuova specie, i panotii, appunto.
    Una rappresentazione di questa razza mitologica si ha in Francia, sul timpano del portale centrale della chiesa di Sainte-Madeleine a Vézelay (dell'XI secolo), sul percorso del pellegrinaggio verso Gerusalemme. Centro del portale sono gli apostoli, separati per mezzo dell'oceano dal mondo del caos, esemplificato per mezzo dei panotii e dei pigmei: a lato del Cristo, troviamo invece una coppia di uomini senza naso e una di cinocefali. Il tutto li fa rientrare in una prospettiva cristiana e li rende parte del piano della creazione divina, in un contesto familiare e intimo; vi si vede infatti un'intera famiglia di questi cosiddetti mostri.

    220px-Homo_Fanesius_Auritus



    Serpente Arcobaleno (a cura di XoxoXa)


    Il Serpente arcobaleno è una creatura leggendaria di grande importanza per gli Aborigeni australiani, probabilmente di origine nord-australiana.
    È un abitante delle pozze d'acqua del deserto australiano, fonti permanenti d'acqua importanti per il sostentamento degli aborigeni. È il Serpente, a volte imprevedibile, che nasce assieme al sole riempiendo i depositi e dando vita ai profondi burroni che attraversano il deserto, distribuendo così l'acqua.
    Le storie del Dreamtime ("Tempo dei sogni") narrano di grandi Spiriti che, assumendo forme animali e umane, modellarono la terra allora sterile. Il Serpente Arcobaleno venne dal sottosuolo e creò rilievi montuosi e canyon profondi mentre risaliva in superficie. È conosciuto anche con il nome di Ngalyod dai Gunwinggu e Borlung dai Miali.
    I racconti variano di zona in zona: le tribù dell'area monsonica raccontano delle interazioni epiche, a volte violente, tra il Sole, il Serpente e il vento nel loro Dreamtime, mentre le storie delle tribù del deserto centrale, che subiscono minori sbalzi climatici, riflettono una maggiore tranquillità.
    È conosciuto come un protettore benevolo delle proprie genti e come un feroce giudice di chi vìola le leggi. Il Serpente è strettamente legato alla Terra, all'Acqua, alla Vita, alle relazioni sociali e alla fertilità.




    Edited by Shira™ - 15/9/2013, 14:35
     
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    Andvari (a cura di Norad)


    Andvari ("vigilante", "protettore"), nella mitologia norrena, è uno dei nani creati all'inizio del tempo, e apparteneva alla schiera di nani che dimoravano nel sottosuolo.
    Così se ne parla nel Gylfaginning, la prima parte dell'Edda in prosa dello storico islandese Snorri Sturluson:

    (NON)
    « En þessir eru ok dvergar ok búa í steinum, en inir fyrri í moldu:
    Draupnir, Dolgþvari,
    Haur, Hugstari,
    Hleðiolfr, Glóinn,
    Dóri, Óri,
    Dúfr, Andvari,
    Heftifili,
    Hár, Svíarr
    . »

    (IT)
    « Anche questi erano nani e abitavano nelle rocce; quelli nominati per primi, invece, nel fango:
    Draupnir, Dolgþvari,
    Haur, Hugstari,
    Hleðiolfr, Glóinn,
    Dóri, Óri,
    Dúfr, Andvari,
    Heftifili,
    Hár, Svíarr.
    »



    Costui viveva sotto le sembianze di un luccio nella cascata detta "Andvarafors" ("cascata di Andvari", per l'appunto) e possedeva molto oro, che era generato continuamente dal magico anello che possedeva: Andvaranautr, che ha dato via alla vicenda inerente ai Nibelunghi. Per questo motivo l'oro e l'anello furono maledetti da questo nano.
    La vicenda inerente al suo oro e all'anello comincia con l'uccisione involontaria del nano Ótr, da parte di Loki Quest'ultimo poteva mutare il proprio aspetto in qualsiasi forma, e durante la morte, era temporaneamente trasformato in una lontra. Non appena il padre di Ótr, Hreiðmarr, venne a sapere della morte di quest'ultimo, imprigionò gli dèi, che per riottenere la libertà dovettero pagare un guidrigildo (ovvero una somma in denaro che stabiliva il valore teorico di un uomo o di una donna): riempire la pelle di lontra con dell'oro. Per pagare il riscatto, Loki prese in prestito la grande rete di Rán, divinità del mare, e si recò nella cascata "Andvarafors", catturando il luccio, che era Andvari, trasformatosi. Così il nano fu obbligato a consegnare al dio tutte le sue ricchezze, compreso il magico anello, infatti da quel momento in poi Loki decise che egli non avrebbe più dovuto possedere neppure un soldo. Per questo motivo Andvari maledisse l'oro e proclamò che l'anello sarebbe stato una disgrazia per ogni suo successivo portatore, e Loki dichiarò che avrebbe riferito la maledizione al suo futuro possessore.

    loki-andvari.jpg?w=365


     
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  12. OmegaDriver
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    Trolljegeren (a cura di tita95)

    I “troll” (conosciuti anche con il nome di “trold”) sono degli esseri nati dalle leggende scandinave; di essi si hanno molti dati che variano da regione a regione, per cui, ciò che si sa su di essi, è molto vago.

    Caratterizzazione fisica: Anche se in ogni regione essi sono molto simili (grazie alle leggende in nostro possesso), è stato sviluppato per ogni leggenda un diverso aspetto: in molte leggende sono raffigurati come esseri molto grossi, alti come alberi ( grazie a questa loro capacità possono mimetizzarsi nella boscaglia),dal naso grosso e rosso, dal pelo unto e sporco di sangue (di bambini e cristiani) e dall’odore nauseabondo.

    Tuttavia, come detto prima, ci sono molte discordanze, infatti essi possono essere bassi e senza peli, di forma gnomica, altri ancora indossano vestiti di pelle (di cui non si sa esattamente a che animale apparteneva), possono essere mostri sanguinari o esserini portafortuna che vivono nella cantina delle nostre case; tutto a seconda della regione in cui si trovano.

    L’odore dei Troll è caratterizzato non solo dal sudore, ma dal sangue. Nelle leggende infatti, i Troll uccidono senza scrupoli i cristiani (dei quali sentono l’odore anche a miglia di distanza) ed i bambini, i quali, adescati da sotto un ponte o nelle foreste, a differenza dei cristiani, se li mangiano. Di conseguenza a ciò, il pelo di questi esseri è sempre impregnato del sangue del bambino sventurato o del cristiano ignaro delle leggende. Possono avere più di una testa, a seconda della loro provenienza (soprattutto quelli della Scandinavia) anche se via via col tempo si sono estinti questi ultimi.

    Comportamento: I troll vivono nelle foreste nascoste nel cuore delle foreste più cupe ed ombrose, poiché la luce causerebbe loro la morte: alcuni, quelli più giovani, esplodono se esposti anche per un solo secondo alla luce del sole, quelli più anziani invece si calcificano, rimanendo per millenni nello stesso punto.


    Condividono le grotte con altri Troll che appartengono al loro clan, con cui la sera cacciano; alcuni lavorano in solitario, per esempio, gli esemplari di sesso femminile, mutano la loro forma divenendo simili a bellissime fanciulle, ammaliando i contadini che, in seguito, mangeranno (anche se mangiano soprattutto i bambini). Altre leggende dicono che i troll, nel cuore della notte, scambiano i propri figli con quelli di alcune famiglie; a seguito di questo, si mangeranno i bambini e poi riprenderanno i propri figli i quali o avranno mangiato la famiglia che li “ospitava”, oppure saranno scappati nella notte.
    Tra di essi capita che scoppino delle “liti”, le quali portano ad uno scontro sanguinario; finiscono quando uno dei due muore; è capitato che lo scontro proseguisse in un villaggio, con conseguenze devastanti.



    Come salvarsi da un Troll: Non ci sono molti modi per salvarsi; basta essere di religione cristiana e le possibilità di salvezza calano a 0; se invece non si crede in Dio, ci sono 2 modi: 1)stare in acqua il più possibile mentre sono nelle vicinanze, essa infatti isola gli odori.
    2) continuare a correre e trovare un nascondiglio che possa ripararvi fino allo spuntare del sole.
    Quindi, quando sarete in un bosco la sera e sentirete un rumore, non guardate davanti a voi, ma sopra di voi.


    Edited by OmegaDriver - 18/9/2013, 19:14
     
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    Kodama (a cura di CreepypastaSeeker)



    Cos'è un Kodama
    Un kodama ( 木魂?), nella tradizione giapponese, è uno spirito che risiede in alcuni alberi, paragonabile alle driadi (ninfe greche degli alberi).

    Ruoli dei kodama nella mitologia
    Il significato di kodama s'è modificato nei secoli: inizialmente era un kami (divinità della natura) legato agli alberi,[1] capace secondo alcuni di spostarsi da un albero all'altro, ma anche un suono, visto che si pensava che si divertissero ad imitare le voci umane nelle foreste, creando echi (infatti, questo è uno dei significati attribuiti alla parola Kodama, 谺);[2] poiché il kodama possiede poteri sovrannaturali, abbattere un albero ritenuto dimora di un kodama è considerato fonte di sventura, pertanto i giapponesi usano marcare i tronchi di quegli alberi con una corda sacra detta Shimenawa, mentre vedere un kodama è reputato un buon auspicio perché significa che il luogo è vitale e pieno di energia positiva.

    Intorno al periodo Edo, i kodama persero il loro rango di dei della foresta e sono stati inclusi tra gli yokai, spiriti onnipresenti nella tradizione giapponese; il kodama venne umanizzato, tant'è vero che ci sono storie riguardanti kodama che prendono forma umana per sposare la loro amata.

    Aspetto
    Nessuno è d'accordo sull'aspetto dei kodama. Nelle antiche leggende o sono invisibili o sono indistinguibili dagli alberi normali. Toriyama Sekian, che ha studiato molte creature del folclore giapponese, ha identificato il kodama come un uomo o una donna in piedi vicino a un albero nel suo famoso libro Gazu Hyakki Yagyō (画 図 百 鬼 夜行). Hayao Miyazaki ha usato kodama ampiamente nel suo film Princess Mononoke raffigurandoli come piccoli omini bianchi. Altre interpretazioni moderne mostrano i kodama come uomini, giovani o vecchi, o come folletti, presi a prestito dalle tradizioni pagane europee.

    jpg


    Edited by » S h i n † a k a ™ - 28/9/2013, 22:18
     
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  14. Ph¥rex
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    Squonk (a cura di Alienoid)



    Nel folklore statunitense, lo Squonk è una misteriosa creatura che abita nelle foreste di conifere della Pennsylvania settentrionale. Gli Squonk sono esseri di brutto aspetto e tristi, che piangono in continuazione, lasciando alle proprie spalle una scia di lacrime.

    Lo Squonk è un membro della vasta famiglia delle "creature paurose" (fearsome critters) che, nel folklore americano, abitano le foreste da legname. Queste leggende si sono sviluppate soprattutto nel XIX secolo, probabilmente come mitizzazione dei pericoli reali con cui i boscaioli avevano a che fare nelle regioni isolate e ancora selvagge in cui si trovavano a svolgere il proprio lavoro.

    Il primo resoconto scritto sullo Squonk si trova nel libro di William T. Cox Fearsome Creatures of the Lumberwoods, with a Few Desert and Mountain Beasts (1910). Secondo Cox, lo Squonk è di colore scuro e ha una pelle cadente, coperta di verruche e di nèi, che lo rendono estremamente brutto a vedersi. Lo si incontra soprattutto al crepuscolo; il suo pianto ininterrotto proviene spesso dall'ombra degli alberi di tsuga. Se viene catturato, o spaventato, si dissolve in lacrime; per questo motivo ha meritato il "nome scientifico" di Lacrimacorpus dissolvens.

    450px-Squonk


    Edited by Pisy - 17/11/2013, 18:46
     
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  15. Indigo.
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    Mokele Mbembe (a cura di Imperatore Demone)


    Il Mokele Mbembe (in lingua lingala "colui che ostacola il corso dei fiumi", anche detto N'Yamala) è una creatura la cui esistenza non è stata finora dimostrata e che, secondo quanto affermano alcuni indigeni della Repubblica del Congo, vivrebbe a 800 chilometri a nord di Brazzaville, nella regione di Likouala, in una vasta palude di 130.000 chilometri quadrati.

    La sua prima descrizione fu data da un missionario francese, l'abate Proyar, che lo descrisse come un ibrido tra un elefante, un ippopotamo e un leone, con un collo di giraffa e una lunghissima coda da serpente.
    Questo animale avrebbe avuto quindi la pelle liscia di colore grigio/bruno, con una mole da elefante, una testa piccola e un collo elastico lungo dai due ai tre metri.
    Questa ed altre descrizioni farebbero pensare ad un dinosauro tipo Apatosaurus. I pigmei dicono che avrebbe quattro zampe possenti che producono impronte facilmente visibili.

    Esiste una fotografia ritraente un'orma a tre dita tipica dei dinosauri (ma non dei sauropodi, dotati di arti a 5 dita) profonda alcuni centimetri. L'attribuzione è disputata, e potrebbe trattarsi di una semplice impronta di un ippopotamo, che il vento ha modificata nel corso del tempo.

    Nel 1913, la Germania inviò alcuni uomini per tracciare una mappa dettagliata del Camerun, allora colonia tedesca, e del bacino del fiume Congo.
    Il capo della spedizione era il barone Von Stein zu Lausnitz, il suo dettagliato rapporto sulle zone inesplorate delle due colonie non fu mai pubblicato, perché la Germania perse il dominio sulle sue colonie dopo la Prima guerra mondiale.
    Lo zoologo Willy Ley stava per pubblicare sui giornali alcune parti del rapporto di Von Stein, in cui si parlava di una bestia locale temuta dai pigmei:

    Le descrizioni generali dei nativi convergono tutte su di un unico modello: l’animale è di colore bruno-grigiastro e possiede una pelle liscia, le sue dimensioni sono quelle di un elefante o perlomeno di un ippopotamo. Si dice che abbia un collo lungo e flessibile ed un solo dente, ma molto grande, alcuni dicono che si tratta di un corno. Alcuni parlano di una lunga coda muscolosa simile a quella dei coccodrilli. Le canoe che attraversano il suo territorio sono destinate ad affondare, l’animale attacca le imbarcazioni e ne uccide l’equipaggio, ma senza divorarne i corpi. Si dice che vive nelle grotte e che sale sulla riva in cerca di cibo, la sua dieta è completamente vegetale. Il suo cibo preferito mi fu mostrato, era una sorta di liana dotata di grandi fiori bianchi, una linfa lattiginosa ed un frutto simile per forma ad una mela.

    Nel 1938 il dottor Leo Von Boxberger disse che aveva perso molti dei suoi dati sull'animale, dopo che la sua flotta fu attaccata nella Guinea Spagnola da un gruppo di Pangwe.
    Nel 1976, James H. Powell, un erpetologo americano, sarebbe andato nell'interno della regione a studiare gli animali del posto, e visitando uno stregone di un piccolo villaggio, gli avrebbe mostrato delle immagini di vari animali; nel vedere quella di un Diplodocus, lo sciamano vi avrebbe riconosciuto "Mokele Mbembe" chiamandolo "N'Yamala" ed avrebbe aggiunto che esso si cibava del "cioccolato della giungla", una pianta che dà grossi frutti simili alle noci.

    Dopo le affermazioni del barone e degli ultimi due scienziati giunti sul posto, altre spedizioni sono state effettuate per verificare l'esistenza o meno dell'animale, ma nessuna ha dato risultati positivi, anche se Ivan Sanderson e Gerard Russel avrebbero trovato, nel Camerun occidentale, delle grosse impronte attribuibili alla creatura, poiché in quell'arco di foresta non vivevano pachidermi.

    Nel 1981, un gruppo di scienziati avrebbe fotografato una strana pista di rami spezzati e di grosse orme che si dirigeva verso un fiume: questa sarebbe ritenuta un delle prove più convincenti circa l'esistenza in quel luogo di un animale di grossa mole.
    Due anni più tardi, Marcellin Agnagna si recò nel lago Tele per cercare la creatura; con la sua cinepresa avrebbe filmato da circa 270 metri di distanza una strana creatura dal collo sottile e occhi ovali, il collo lungo circa un metro e la lunghezza totale del corpo forse di 5 metri. Stando ai testimoni la creatura sarebbe stata visibile per circa venti minuti per poi scomparire nelle acque torbide della palude. I video e le fotografie mostrano però soltanto una macchia nera nell'acqua e non confermano le dichiarazioni di Agnagna.

    Tra gli altri avvistamenti e testimonianze, possiamo citare quelle dei coniugi Regusters, che dissero di avere visto l'animale muoversi tra i cespugli e poi immergersi in un fiume, e di Rory Nugent che nel 1992 avrebbe scattato delle fotografie alla bestia presso il lago Tele.

    Mokele


    Edited by OmegaDriver - 6/12/2013, 19:11
     
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20 replies since 7/7/2013, 22:50   4804 views
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