Shades

Prologo-Ep.1-2

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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    Dovrei dirti benvenuto, ma forse non è il caso. Sai, in questi tempi è difficile parlare di cose buone…Io sono qui per raccontarti una storia, che potrebbe appassionarti come disgustarti. Un semplice racconto dei tempi in cui viviamo.

    Permettimi di introdurti…al mio mondo.

    Viviamo in una società da tempo decadente in ogni singolo aspetto. Ricchi che schiacciano i poveri, militari che approfittano del proprio potere e branchi di pesci grossi che divorano anguille. Nemmeno i mercati e le piazze sono sicuri, oramai.

    La nostra città e l’impero in generale sono oscurati in ogni parte dalle brame di potere, gli intrighi di corte e le esagerate ambizioni di nobili viziati. I complotti e gli assassinii sono all’ordine del giorno. Ma tu non hai mai visto nulla di tutto questo.

    Non solo le città, ma anche il cielo ormai è oscurato. Nubi nere che non lasciano mai spazio al sole sono presagi di imminenti sventure e violenti temporali turbano da tempo la quiete notturna degli abitanti.
    Ma c’è qualcosa di ancora peggiore della dilagante corruzione.

    L’epidemia. Dopo la fine della guerra si pensava le sofferenze fossero finite, ma nessuno sapeva che il peggio doveva ancora venire. Una nuova peste, diffusa secondo le credenze popolari dai corvi, sta falcidiando la popolazione infettando prima il cervello, causando la pazzia delle vittime, e poi i vasi sanguigni e i capillari, insidiandosi infine dentro le ossa. Gli appestati, privi di intelligenza ma consci del dolore, vagano per le strade piangendo e sfogando la propria disperazione contro le porte dei cittadini di basso borgo, graffiando gli stipiti implorando pietà, nella speranza di trovare aiuto. Così il contagio si diffonde a macchia d’olio.

    Si dice che la tecnologia abbia causato tutto questo. Dall’inizio gli esperimenti dell’Accademia Reale hanno portato più scompiglio che innovazioni. Certo, l’energia elettrica è stata una grande scoperta, ma utilizzarla per alimentare armi per le milizie non è stata una buona idea. Dopo la rivolta del popolo, che non vedeva riconosciuti i giusti diritti e doveri sociali, le invenzioni accademiche sono state destinate solamente ai ricchi e ai miliziani, che le usano per difendere le loro abitazioni dai contadini appestati che cercano di ottenere cibo strisciando verso le loro ville dorate, del tutto inutilmente.
    Il popolo e i ricchi si odiano, si sa da tempo, ma nessuno sa che i popolani, se uniti, potrebbero porre fine a questa tirannia piuttosto facilmente grazie alla forza del numero.

    Ora, non cominciare a giudicarmi. Non sono nulla di quello che credi.
    Non sono il classico eroe buono, venuto per salvare i poveretti dai bulli dei quartieri alti. Nessuno si salverà qui.

    Sono The Raven, assassino e vendicatore, e abbatterò questa società. Osserva le ombre sui palazzi.
    Non ci saranno più differenze fra ricchi e poveri, non ci saranno più ville d’avorio e case di paglia, non ci saranno più armi ad energia elettrica e forconi, né imperatori né duchesse, conti e baroni.

    Tutto questo sta per finire, perciò goditi lo spettacolo…e osserva la piramide cadere dalle fondamenta…

    Per mano mia.

    Dishonored-Dunwall





    Episodio 1:

    Tic Toc.

    Com’era quella canzone?

    Te la cantava da bambino la nonna, a cui eri molto affezionato.
    Ora lei è morta di peste, e tu sei qui a piangere nella tua torre d’avorio.

    A volte ci chiediamo perché la vita sia così crudele, vero?

    Primo Rintocco.

    Ti alzi dal tuo trono, e con fare illuso ti avvicini alla finestra per vedere se qualcosa è migliorato, là fuori.
    Nulla. Ancora nero, corvi che volano ovunque. Riesci a vedere un gruppo di sopravvissuti al primo contagio arroccati su di un campanile ed armati di torce. Più sotto scorgi un carro distrutto aggredito dagli appestati in cerca di cibo, vicino a quella che era la vecchia bottega del venditore di tabacco a cui eri molto affezionato.
    Niente di ciò, ti importa, nonostante questo. Sei il primo ministro, il tuo compito dovrebbe essere quello di amministrare una città in rovina. La città ora non è in mano a nessuno…i corvi svolazzano e si cibano delle carcasse, gli appestati vagano in mezzo ai detriti delle bombe e i popolani si rinchiudono nelle proprie case, mentre le bande saccheggiano le botteghe ormai chiuse e l’esercito, o quello che ne rimane, scende in piazza per cercare di proteggere i territori ancora sani.

    Mentre gli altri cercano di guadagnare qualcosa in modi poco onesti, tu puoi stare tranquillo. Hai tutto quello che vuoi, e abiti in una delle poche zone sicure in questa putrida città. Puoi passeggiare la mattina e andare a guardare il mare, per lunghe ore che sembrano non finire mai.
    Nel tuo vestito purpureo scorgi una lacerazione e decidi di andare dal tuo sarto personale per fartene confezionare uno nuovo.

    Che era felice per i ricchi!

    Mentre il popolo brucia negli orrori della peste, tu ti crogioli nel calore della tua magione, la più grande di tutto l’impero e ti concedi ai piaceri della gola e della carne, inaugurando banchetti con i tuoi amici più cari e frequentando la mattina presto il bordello di Madame Barrows.
    Eppure c’è qualcosa che non va nella tua vita.

    Tic Toc.

    Secondo rintocco.

    Certo, per tutta la tua esistenza hai vissuto a corte, circondato da disgustose nobildonne e vomitevoli damerini, cresciuto da una delle famiglie più ricche e nobili dell’impero, la stessa che controlla il potere da decenni.
    Senti spari e urli fuori. Non sono urla di appestati, ma di umani.
    Poco te ne importa.

    Tic Toc.

    Oramai, dopo una vita passata nell’agiatezza, cominci a cercare qualcosa di nuovo. Dal buio del lussuoso salone che ospita i ritratti di famiglia, pensi a come sarebbe bello visitare le altre città, viaggiare attraverso le foreste e nuotare nei laghi. Non in quelle vesti inamidate, ma in semplici abiti da avventuriero.
    Cominci ad avvertire anche tu l’aria stantia che ormai è tipica dell’ambiente nobiliare.
    Cosa aspettate, voi? Che la peste svanisca, da sola, da un momento all’altro? E nel frattempo uccidete poveri contadini supplicanti e banchettate…

    Tic Toc.

    Ti torna in mente la filastrocca che ti cantava la nonna. Ti rimanda a tempi lontani, in cui il futuro era solo una splendida illusione. Ti giri e ti allontani con le spalle alla finestra.

    Passi. Altri spari. Una lama sfoderata.

    Terzo rintocco.

    Tic Toc.

    Il battere del pendolo diventa sempre più veloce.
    Urla.

    “ Mi dicono dormi!
    Sussurrano dormi!
    Mi cantano dormi!
    Dormi.
    Dormi per l’eternità”



    Vetri rotti dietro di te.

    antique-looking-clock-dial-pressure-picture-79449937


    Episodio 2:

    Edmund Campbell.
    Magnate dell’industria petrolifera in città, noto per il suo trattamento sprezzante verso gli operai e per la crudeltà degli impieghi da te assegnati. Probabilmente sarai la prossima vittima.

    The Raven.
    Così lo chiamano. Colui che dopo l’inizio dell’epidemia ha cominciato a farsi strada tra i quartieri alti, “sfoltendo” le file dei potenti. Entra dalle finestre, dicono. Colpisce il 3 di ogni mese, alle 3 di notte. La sua prima vittima è stata nientemeno che il primo ministro della città. Si dice indossi una maschera, sia vestito di nero e armato solamente di un coltello. Che si insanguinerà presto.

    Perché devi alimentare la tua paura? Cosa c’è che non va? Ci sono molti altri ricchi e potenti come te, e forse anche di più. Perché angosciarsi inutilmente? La tua casa è barricata a dovere e protetta dalla tua milizia privata, in attività sin dall’inizio della guerra con il compito di proteggerti.

    Dal primo contatto con l’epidemia, i guadagni vanno a rilento, così come la produzione. Eppure le tue industrie continuano a sputare fumo, nero e denso, oscurando ancora di più il cielo già offuscato dai gas nocivi. Era un corvo quello?
    Impossibile. Non esistono più corvi.
    Corvo. “The Raven” . Dicevano che Raven fosse il suo cognome, e che fosse scappato da un manicomio, cominciando a sterminare proprietari industriali e nobildonne che si arricchivano alle spalle del popolo.

    A dire il vero, il popolo non esisteva quasi più. Così come i corvi, si era estinto. I ricchi si barricano nelle loro case in altura e i borghesi e gli operai vengono contagiati, diffondono il malanno… e muoiono. “Continua così da così tanto tempo che ormai avranno tutti cessato di vivere” pensi.
    Tuo fratello era un borghese, un barbiere. Ora la sua carcassa sicuramente si decompone, divorata dai topi.
    Tu invece hai avuto successo.
    Non puoi uscire da casa tua. Il senso di oppressione ti schiaccia.

    Un tempo era bello fuori. Quasi. Prima della nuova rivoluzione industriale, ogni giorno c’era un bel sole. Eri solo un bambino e non badava all’importanza…della luce.
    Stare al buio alimenta l’angoscia.

    “Basta” pensi. “E’ tardi” Ti dirigi verso il letto, congedando l’ufficiale a guardia della tua camera.
    “Finestre chiuse e barricate, signore” Niente può entrare o uscire.
    “Perfetto, William. Puoi andare”
    Controlli l’orologio. 2 e 57. Un brivido percorre la tua schiena.

    Ti giri.

    Nulla. Probabilmente i nervi ti giocano brutti scherzi. “Sono pieno di difese e ho la casa più sicura del quartiere! Devo smetterla di preoccuparmi! Non sono uno di quegli sporchi poveracci che vengono aggrediti nel sonno, indifesi! “
    Comunque sia, per precauzione, tiri fuori dalla cornice la tua pistola e la carichi con due colpi.
    2 e 59.
    Fai un paio di giri della stanza, controlli sotto al letto, ti dirigi poi in bagno. Dopo esserti lavato con l’acqua torbida che ancora scende dal rubinetto, quasi per miracolo, ritorni in camera da letto. La luce è assente, come al solito, ma riesci comunque a controllare l’orologio.

    3 e 03.

    Tiri un sospiro di sollievo.
    Nessun assassino dalla finestra, cominci a ridere. Che idiozia. Come puoi pensarci ancora?

    Edmund Campbell, magnate della nuova industria e sfruttatore di vecchi, donne e bambini.
    Ora puoi andare a dormire tranquillo.
    Ma prima, girati.








    Non posso essere sempre puntuale, non credi?







    dishonored-black-background-corvo-attano-t2

    Episodio 3:

    Corre.
    E' braccato. Ha il suo fiato sul collo.
    Comincia a inseguirlo dalla piazza dell'impiccagione. Entrambi così coraggiosi da rincorrersi all'aperto.


    Corre a perdifiato, non ce la farà ancora per molto.

    Un colpo di pistola gli fischia di fianco di fianco all'orecchio. Urla per il dolore al timpano.
    Una pattuglia di guardie comincia a seguirli correndo, svolta in un vicolo ma i due sembrano come scomparsi.
    Al loro posto, ratti e infetti. Si gettano sulle guardie malcapitate che vengono smembrate in un battito d'ali.

    Predatore e preda.
    Inseguitore e vittima.
    Lui, l'inseguitore, dedica la sua vita ad eliminare con crudeltà la gente simile a colui che sta rincorrendo.
    L'altro, invece, non ama scappare. Ma spesso è costretto a farlo.

    Si inseriscono nei vicoli fatiscenti, nella parte est della città. Gira voce che ci sia attività di bande criminali laggiù.
    Ne fanno presto conoscenza. Due briganti armati di mazza e pistola gli si gettano contro; vengono entrambi abbattuti dalle coltellate a bruciapelo dell'inseguitore, che taglia la gola ad entrambi.

    La preda si gira un attimo, con il fiato a mille e gli occhi spalancati.
    Giungono ad un bivio. Egli finge di svoltare a destra, ma con un rapido gioco di gambe imbocca la strada a sinistra e si arrampica su di un tetto sfondato.

    Il primo segue i suoi movimenti dal basso.
    Corre, corre ancora sui tetti di pietra sfondata. Ormai è giunto il crepuscolo.
    La preda salta su un altro tetto e prosegue a zig zag, evitando la miriade di mosche che cercano cadaveri per la zona. Sente il vento in faccia.

    Sono cinque metri di salto che separano la casa sopra la quale si trova ora dalla torretta di controllo bordata dal filo spinato della villa di un mercante. Salta senza pensarci due volte, viene ferito alla gamba dal filo spinato e cade rovinosamente a terra.

    Due guardie accorrono.
    Si rialza rapidamente, superando le due guardie corre attraverso il giardino. Il suo inseguitore non bada alle guardie venute per lui e gli corre dietro digrignando i denti.

    Spari.

    I passi del primo si fanno pesanti mentre il suo cuore batte forte come mai.
    Oltrepassa la seconda recinzione e ritorna nella zona infetta con un balzo...viene subito aggredito da un gruppo di appestati affamati di carne. Tira fuori il revolver, dodici colpi e sono tutti a terra in una pozza di sangue.

    Riprende a correre, è quasi allo sfinimento, ma il predatore non demorde. Viene attaccato da due rabbiosi cani infetti che lo buttano a terra. Un calcio nello stomaco ad uno e un colpo con il calcio del revolver sulla nuca all'altro gli permettono di rialzarsi e riprendere la sua corsa. Entra in una casa dalla finestra dai vetri rotti e calpestando i cadaveri morti di peste esce dall'entrata.

    Non vede più l'inseguitore e si ferma a riprendere fiato...
    Un ombra si allarga dall'alto.
    Rapidamente evita l'attacco scansandosi a destra e imbocca la prima via davanti a lui.
    Si infila in un vicolo cieco.

    L'inseguitore si appiattisce contro la parete, tira fuori il coltello e si prepara all'attacco.




    La preda, di spalle, sente i passi del suo nemico farsi sempre più vicini.

    "Idiota" mormora.



    Tira fuori il revolver e girandosi di scatto, colpisce ripetutamente l'inseguitore al petto, allo stomaco e al cranio, lasciandolo a terra sanguinante con occhi pieni di terrore.


    E fu così che morì anche Anthony P. Comstock, commissario della polizia cittadina.
    La terza vittima di Raven.

    Insegui i tuoi incubi,dicevano. Quelli di cui hai più paura, quelli che temi possano mettere fine alla tua vita. Inseguili. Raggiungili. Abbattili.

    Lui fece così. Il suo incubo. Quello che poteva, che voleva ucciderlo.
    Provò ad inseguirlo.


    Ma, si sa...


    A volte sono gli incubi a prevalere.


    Screen-Shot-2012-09-26-at-10.29.28-AM


    Episodio 4:

    Dallo in pasto ai ratti affamati per pranzo.

    La folla acclama, sbraita. I passi delle guardie si sentono fino in piazza.
    Egli si aggiusta il bavaglio, nero come la pece, sulla bocca. Il coltello nella cintola, il revolver al fianco.
    Sangue in subbuglio.

    Le guardie accorrono e si sistemano ai lati della grande piazza, sotto ai portici, osservando caute. Sono pronte a mettere le mani alle armi.
    Uno dei popolani, probabilmente il leader, sale sul palco dell'impiccagione.

    "Eccole, sono arrivate, amici miei! Sono qui, per assistere alla nostra rivincita.
    State ad ascoltare, voi.
    Da anni vi approfittate di questa crisi per maltrattarci, malmenarci e sfruttarci" Parla in tono sibilante, pieno di odio. E di falsità.
    "Da anni pretendete che sia il Popolo a risollevarvi dalla melma in cui vi siete cacciati da soli!
    Da anni noi non otteniamo nulla di ciò che voi sprecate ogni giorno! Per questo, oggi, dichiaro ufficialmente, grazie al potere concessomi da Nostro Signore, la fine della nobiltà e l'inizio della nuova borghesia!
    Se non l'avete capito, perirete tutti qui, oggi.
    " Il tono è un crescendo fino alla frase finale. La gente comune alza i forconi, coltellacci da cucina si agitano nell'aria.

    Mettilo in un sacco e lancialo via.

    La folla, eccitata fino all'estremo, segue le parole del leader con orgoglio e profondo entusiasmo. Probabilmente nemmeno capiscono cosa sta dicendo.
    Egli sorride.
    Canti di rivolta si levano dal centro. Uno dei popolani inizia ad intonare "Il baleniere ubriaco", mentre una guardia sale sul palco per parlare con il leader.
    Non si riescono a sentire le parole, parlano sommessamente. Ad un certo punto un lampo passa attraverso gli occhi del miserabile oratore.
    Estrae un grande coltello rugginoso e lo conficca nel collo della guardia. La lama va giù, attraverso la gola, trapassando il pomo d'Adamo.
    Un gorgoglio di soffocamento provocato dal sangue esce dalla bocca dell'uomo, cadendo a terra e riversando liquido color porpora che viene immediatamente assorbito dal legno marcio del palco.
    Urla sgraziate si levano dalla piazza.

    Le guardie alzano le armi.
    "Fermatevi, o saremo costretti a sparare!"

    Contadini furiosi si lanciano su di loro, senza pietà, senza rimorso. Animali e bestie.
    Il gatto che si rivolta al cane.

    In un attimo sono su di loro. Una delle guardie carica con la baionetta il contadino armato di forcone, il quale viene infilzato in pieno occhio.
    L'arma gli cade, ma non demorde. Riprende il forcone e, con violenza inaudita, lo pianta dritto nello stomaco della guardia, noncurante del dolore.
    Ride a squarciagola, mentre osserva l'uomo contorcersi mentre fiotti di sangue grumoso gli escono dalla bocca.
    Un altra guardia spara nel mucchio, uccidendo un bracciante e sua moglie. Un coltello parte dal lato, andando a conficcarsi nel suo petto. La lama si spezza.
    Intento a rimuovere le schegge, non riesce a badare a cosa gli sta intorno. Uno di quelli gli salta addosso, colpendolo in testa con una mazza.
    Ancora...e ancora. La guardia implora pietà, mentre la sua faccia si deforma sotto i colpi violenti dell'arma. Esala l'ultimo respiro al rompersi del suo cranio.

    Sparalo nel cuore con una pistola carica.

    Il caporale che guida la prima truppa di guardie ritorna con i rinforzi.
    Uno dei suoi estrae la pistola, mentre i cani randagi si gettano con un balzo sui contadini.
    La folla è delirante, eccitata dal sangue a fiumi.

    "Fuoco!"

    Dieci guardie sparano nel mucchio, altrettanti i corpi esanimi che cadono perforati. Due donne armate di mattarello tentano di vendicarsi della morte dei probabili mariti avvicinandosi alle guardie, urlando con voce stridula.
    Baionette nella gola, fucilate nel cranio.

    Egli osserva divertito e amareggiato allo stesso tempo. Tempo di entrare nel gioco.
    Salta fuori dal vicolo e con destrezza si fa strada fra i braccianti esaltati con il coltello in mano.
    Con un balzo supera il palco senza toccarne le assi. Il plotone è davanti a lui.

    Un colpo di revolver. Una delle guardie cade a terra.
    Evita l'assalto a baionetta di un nuovo aggressore, gira sul lato, gli taglia la gola con un movimento unico. Nello stesso istante porta il revolver a puntare contro un'altro degli uomini del caporale. Anche lui cade sul colpo.

    Salta addosso ad un ufficiale durante la ricarica. Il coltello gli trapassa il cuore.
    Con un calcio negli stinchi, fa cadere un altro uomo. La folla se ne occupa, malmenandolo a sangue per poi scuoiarlo.
    Un'altro sparo, e la testa di due soldati viene trapassata. Il coltello appena lanciato colpisce l'uomo alla sinistra dell'ufficiale, sulla quale si getta immediatamente.
    Ed è silenzio.

    Lo prende per il bavero, mentre gli butta per terra il fucile con un calcio.
    Si gira un istante verso la folla, poi torna a fissare l'uomo negli occhi.
    Implorante, chiede di essere risparmiato dalla massa che tanto disprezzava. Subito viene gettato nel mezzo. La folla lo trascina verso il palo dell'impiccagione.
    Il leader dei rivoltosi lo innalza, legandogli la corda al collo.

    "Ebbene, ora è finita. Abbiamo ottenuto la prima delle nostre vittorie, presto avremo la città!" dice l'uomo con il solito tono falso e sibilante.
    "Ora, quanto a te..."
    Un solo rumore.
    Egli ha tirato la leva. Raven.
    L'uomo cade mentre la botola si apre. Il collo si spezza all'istante.
    "Ecco qui, un nuovo eroe del popolo! Egli ci ha sostenuto in questa schermaglia, egli ci guiderà attraverso le ville dei ricchi! Vero, amico mio?" Dice, rivolgendosi a lui.

    Un minuto di silenzio.

    "Tagliagli la gola con una lama rugginosa." sussurra l'assassino, gli occhi coperti dal cappuccio.
    Il suo coltello si apre in un istante, con un ventaglio sulla gola del leader dei rivoltosi. Soffoca in mezzo al suo stesso sangue.


    E così finì la rivolta, mentre egli se ne andava attraverso il varco creato dalla folla spaventata.

    Gli uomini giudicano gli altri. Mai se stessi...


    cappio


    Episodio 5:

    Cosa fare?

    Pensieri che si ammassano, sussuri nella testa, freddo, sibili, oscurità. La calma alle volte non aiuta.
    E rimane lì. Riflettendo sul prossimo tiro d'arco, scegliendo il bersaglio. A volto scoperto, finalmente.
    I rivoltosi attaccheranno ancora, probabilmente si faranno trucidare come l'ultima volta, ma questo non gli importa. La gente che cerca una liberazione è persino più stupida di coloro che credono nella libertà. Invenzione dell'uomo, gabbia immaginaria, traguardo irraggiungibile ed inesistente.

    Sorride.
    La pioggia batte più insistente del solito, mentre da fuori la porta si ode un rumore. La mano passa sul coltello, la porta si apre cigolando.

    "Edward Voltraine, leader del Circolo."
    Asso di spade.

    Il coltello si muove nell'aria. Il bavero, alzato. La pioggia martella incessante.

    "Sono qui per una proposta di lavoro, assassino."
    Un movimento di labbra impercettibile. Il coltello si abbassa.

    Il tintinnare delle monete, disgustoso. Il suono della corruzione.
    Spazzato via con un calcio.

    Il sacchetto di monete cade a terra. Voltraine, preso per il bavero, non stacca gli occhi.
    Parla.
    "Non mi servono soldi, come non mi sono mai serviti. Non sono nemmeno un mercenario al servizio di voi disgustosi nobili ribelli."

    "Kate Phillips. Figlia del defunto Primo Ministro, con cui immagino tu abbia avuto a che fare. Si. Una bambina."
    La tensione è palpabile, l'aria appesantita dalle ultime parole dell'aristocratico.
    "E per quale motivo?" Il tono è freddo, come sempre. L'interlocutore avverte un sintomo di ferocia, spietata.

    "Posso fornirti solo le informazioni non confidenziali.
    E' in corso l'organizzazione di un colpo di stato. La folla della piazza del mese scorso è stata fomentata da noi del club, e perfino tu sei stato usato. Abbiamo pianificato perfettamente tutto, in modo che i bersagli ora eseguiti morissero al tempo esatto. Eppure, non avevamo calcolato la bambina. Un'erede, ma comunque al corrente degli avvenimenti. Nipote dell'ex membro del club Thorne, che ora probabilmente vaga per le strade sputando sangue in mezzo agli Appestati. Ecco, questo traditore ha avuto la brillante idea di informarla sugli scopi dei borghesi, ed ora lei sa cosa accadrà, ma per nostra fortuna è troppo piccola per poter fare qualcosa. Il tuo compito è ucciderla, come hai sempre fatto. O avrai limitazioni dettate dalla tua morale di assassino?"

    "Per quale motivo dovrei fare da tirapiedi ai vostri inutili giochi di potere?"
    Una risata.
    "Sai benissimo che è quello che vuoi. L'erede più vicina al trono è il bersaglio più importante di una possibile vendetta, o sbaglio? Non è vendetta ciò che cerchi? Non vuoi un risarcimento per ciò che ti è stato fatto?"

    Per la prima volta, un assassino trasale. Strano?
    "Non sapete nulla"

    "Certo, sappiamo tutto invece."

    "La verità è morta con me."
    Una lama va a conficcarsi sul muro, a fianco a Voltraine.

    "Vattene."

    Cade a terra, mentre l'assassino si gira.
    Sorride beffardo.

    Un tuono interrompe il silenzio, come fracassando il clima creatosi. Voltraine sorride.
    "Il suo anticipo è per terra, dove l'ha lasciato. A presto, Anthon.
    A presto.

    A quando la città morirà.

    FCZIy85XVcQ

    Edited by »RavenShaÐe - 16/9/2013, 15:32
     
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    Dove la si smista?
     
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    Non mi pare creepy, per me può stare in INR. Il tema voltati/non voltarti non fa più tanta paura, troppo abusato.
     
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    CITAZIONE (Mask888 @ 16/6/2013, 23:11) 
    Non mi pare creepy, per me può stare in INR. Il tema voltati/non voltarti non fa più tanta paura, troppo abusato.

    Non è quello il tema che intendo proporre, più che altro la tensione fino all'evento critico.
     
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    E' un racconto ispirato a Dishonored vero?
     
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    CITAZIONE (Mørdekai The Summøner~ @ 16/6/2013, 23:18) 
    E' un racconto ispirato a Dishonored vero?

    Si Kai. Adoro quel videogioco e i temi che affronta.
     
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    Lo avevo notato dalla prima immagine.
     
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    CITAZIONE (VampyrQueen @ 15/6/2013, 22:20) 
    Dove la si smista?

    Sono stata indecisa tra INR e HS, alla fine dico che può andare in HS, secondo me
     
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    È scritto molto bene, mi piace lo stile. Uno stile, però, che non è Horror. Confermo, ordunque, NR. Non per forza il tema "Assassino" e "Creepy" combaciano. :ahse:

    Edited by RoryJackson - 16/6/2013, 23:29
     
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    Io direi INR.
     
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    Direi INR anche io.
     
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    Bon, è deciso. Smisto.
     
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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    UP, nuovo capitolo aggiunto.
     
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    Cool Story Bro.
     
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    Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille. Mentre il contrario è del tutto impossibile.

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    Mio Dio, quanto mi piace.
     
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