Un sinistro Contraccolpo.

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    Era tutto buio in quella stanza d'albergo. Vi erano solo lui, il suo aggressore e nessun'altro. Lo aveva messo alle strette, catturato come un topo che aveva cercato di portarsi via l'amato formaggio e fosse rimasto incastrato in quella trappola per topi. Era stato scoperto in flagrante nel tentativo di mantenere informazioni segrete che dovevano rimanere ad ogni costo tali com'erano, ma ormai tutto era perduto.
    Erano soli, lui e il suo aggressore. Solo un lasso di tempo che - per un attimo non sembrò finire mai - bastò per dare all'uomo la sensazione di essere nel vuoto assoluto, poi continuarono a fissarsi l'un l'altro nell'oscurità che inghiottiva tutto.

    Lui non avrebbe mai potuto capire chi era il suo aggressore. Era un uomo furbo, scaltro oltre ogni immaginazione, questo doveva ammetterlo. Non avrebbe mai immaginato una tale solerzia da parte di una spia qualunque. Ammesso sempre che fosse "uno qualunque", questo è certo. Sentì la tensione crescegli in corpo, mentre capì che ormai era arrivata la sua ora e che l'uomo teneva ben saldo in pugno la sua pistola che luccicò per un momento, colpita da un raggio di luce che era filtrato dalle tende di seta. Erano in un Hotel a cinque stelle extra-lusso. Un luogo molto amato dalla clientela la quale vi trascorreva più notti, ignara del traffico di soldi sporco che ci aggirava all'interno. Un po' come la mela di Biancaneve: fuori brillante e dal bell'aspetto, dentro marcia e avvelenata.

    Lui sapeva che questa missione poteva essere alquanto rischiosa e che avrebbe potuto rimetterci la vita, ma chi se lo sarebbe mai immaginato che proprio uno come lui si facesse mettere nel sacco in quel modo. Girò lo sguardo, senza far notare al suo aggressore che stava cercando di appogliarsi anche al minimo spiraglio di salvezza. Se solo avesse potuto avvicinarsi, anche solo di qualche centimetro, alla finestra...
    Doveva guadagnare tempo, doveva provarci in qualche modo, altrimenti la rivelazione di quei codici criptati avrebbe portato conseguenze catastrofiche. Inghiottì a vuoto e si costrinse a parlare.

    «Non mi sarei mai immaginato una tale velocità di contraccolpo... Agente.»

    Cercò di mantenere il suo self control ancora per un po', aspettando il momento propizio. Una goccia di sudore sorse dalla fronte attraversandogli la tempia, per poi arrivare alla gota. In qualche modo sperò che gli rispondesse, il che sarebbe un grave danno per l'avversario, perché così avrebbe rivelato la sua identità. Tuttavia non si sarebbe mai aspettato che fosse proprio...

    «Ti è andata male agente JJ.»

    Era una voce che non si sarebbe mai aspettato di avere contro. L'aggressore piegò le labbra in un sorriso beffardo , mentre reggeva la sua pistola con noncuranza, come un artista che brandisce il suo amato pennello in mano.

    «Metti giù la valigetta e io non ti torcerò un capello.»

    Era una balla, questo lo sapeva. Nessuna spia, tantomeno contro-spia avrebbe risparmiato un suo avversario. Non obbedì, anzi, strinse ancor di più la valigetta in mano, scoprendosi così patetico da aspettarsi che qualcuno aprisse quella maledetta porta, tra l'altro chiusa a chiave dall'individuo.

    La spia abbassò il grilletto, facendone risuonate il tintinnio metallico, e stavolta ripetè con più decisione: «Metti giù la valigetta, altrimenti non ci penserò due volte a farti saltare il cervello.»

    Che cosa avrebbe dovuto fare? Lasciar perdere la valigetta e fuggire da vigliacco, ammesso che ce la faccia, oppure morire da eroe? In entrambi i casi sarebbe stato a vantaggio dell'individuo.

    "Cavolo JJ, ti sei ritrovato in situazioni più difficili! Pensa, pensa, pensa!" Pensò l'agente, in preda ad un'ansia latente.

    In quella camera c'erano un letto a baldacchino, di cui non riuscì a distinguerne i colori delle coperte a causa dell'uscurità, un minifrigo, un comò con una lampada ad appoggio, un tavolino in legno massello con uno specchio e una poltroncina adiacente. Fece un passo indietro e posò per terra la valigetta ma non osò avvicinargliela. Se la fortuna era dalla sua parte, forse...
    L'agente si avvicinò a passo guardingo, tenendo sempre la pistola ben puntata alla testa del suo succubo.

    «Molto bene agente, sapevo che alla fine avresti ragionato...»

    Abbassò il capo. Grande errore: mai distogliere l'attenzione dall'avversario. L'agente colse l'occasione al volo, spinse con un calcio la valigetta e prese il polso della mano dove il suo aggressore impugnava la pistola e lo girò... Ma non fu troppo veloce.
    Ci fu un colpo.

    Poi tutto nero.

    È il medesimo prologo, di una storia che sto scrivendo sul tema "Agenti segreti" :asd: Chiedo Venia.


    Edited by RoryJackson - 18/1/2013, 17:37
     
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    Uppo, per la gioia di tutti i bambini :titto:
     
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    Scrivi molto bene :sisi:
     
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    Scrivi molto bene :sisi:

    è piaciuta anche a me!
     
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    Grazie ragazzi
     
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4 replies since 29/12/2012, 22:08   142 views
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