Serial Killer: fenomenologia delle devianze

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  1. Kalinicta
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    1.0


    "Un serial killer è un soggetto che uccide più persone, generalmente più di due, in tempi e luoghi diversi, senza che sia immediatamente chiaro il perché, anche se lo sfondo sessuale del delitto è quasi sempre riconoscibile". (1)
    Il termine serial killer venne coniato negli anni '80 negli Stati Uniti dall'F.B.I. e ciò non è da considerarsi casuale, in quanto gli USA sembrano avere tutt'oggi il primato per numero di omicidi seriali. Inizialmente, non vi era una distinzione netta tra omicida plurimo (multiple killer) e serial killer, in quanto precedentemente non c'era ancora alcuna particolare attenzione riguardo la fenomenologia e le caratteristiche di frequenza, modus e motivazione degli eventi delittuosi. Nonostante ciò, il primo a individuare e classificare la tendenza seriale a sfondo erotico fu Richard von Krafft-Ebing nel XX secolo, che nel suo trattato sulle patologie sessuali identifica il crimine sessuale come un approccio traviato nei confronti della libido, stimolandola. (2) Ciò troverà riscontro in seguito quando verranno riconosciuti i lust murderer, ossia quei criminali che trovano gratificazione sessuale con l'avvento o nell'atto dell'evento delittuoso.
    Nell'immaginario collettivo, molto del quale animato dalla megalomane pubblicità mediatica che negli ultimi decenni ha imperversato, il serial killer viene descritto come un soggetto altamente disturbato che agisce spinto dalla necessità di frotteurismo e di espletare sadismo pre e post mortem, più vari exempla di parafilie estreme quali antropofagia o cannibalismo, vampirismo, necrofilia. Generalmente, appunto, viene associata alla violenza un connotato sessuale: nonostante per molti versi sia così, nell'ambito della psicodinamicità seriale, ciò non è abbastanza per configurare la vastità di aspetti motivanti il comportamento di un omicida seriale.
    Questo fenomeno non è affatto recente, vi sono svariate cronache che risalgono perfino all'epoca romana in cui si parla di efferati omicidi perpetrati da una mano sola, e addirittura i sovrani Caligola e Nerone sono stati recentemente studiati sotto l'aspetto omicida.

    1.1


    Gli assassini sono divisi in tre categorie:

    a. Mass murderer (assassino di massa). Uccide quattro o più vittime nello stesso luogo e nello stesso evento, che solitamente non conosce e vengono scelte in modo casuale.
    b. Spree killer (assassino compulsivo). Uccide due o più vittime in luoghi diversi e in un lasso di tempo breve. I delitti di questo genere spesso sono motivati dalla stessa causa e sono concatenati, l'assassino non conosce le sue vittime ed è di facile cattura in quanto generalmente non si cura di lasciare prove.
    c. Serial killer. Uccide tre o più vittime, in luoghi diversi e con un periodo di stasi emotiva fra un delitto e l'altro. Può uccidere in modo casuale o con accuratezza, può uccidere più di una vittima in un solo evento delittuoso. Spesso sopravvaluta le proprie doti di scaltrezza e ingegno, si ritiene invincibile e incatturabile.
    A queste diciture estendiamo una definizione più calzante dell'assassino seriale.

    L'assassino seriale è un soggetto che mette in atto personalmente due o più azioni omicidiarie separate tra loro oppure esercita un qualche tipo di influenza psicologica affinché altre persone commettano azioni omicidiarie al suo posto. Per parlare di assassino seriale, è necessario che il soggetto mostri una chiara volontà di uccidere, anche se poi gli omicidi non si compiono e le vittime sopravvivono: l'elemento centrale è la "ripetitività dell'azione omicidiaria". L'intervallo che separa le azioni omicidiarie può andare da qualche ora a interi anni e le vittime coinvolte in ogni singolo episodio possono essere più di una. L'assassino seriale agisce preferibilmente da solo, ma può agire anche in coppia o come membro di un gruppo. Le motivazioni sono varie, ma c'è sempre una componente psicologica interna al soggetto che lo spinge al comportamento omicidiario ripetitivo. In alcuni casi, vanno considerati assassini seriali anche i soggetti che uccidono nell'ambito della criminalità organizzata, i terroristi, i soldati. (3)

    1.2


    Una questione di dibattito è quella della difficile dimensione della categoria degli omicidi seriali, in quanto, se consideriamo unicamente il numero delle vittime, anche il killer (ovvero il sicario) potrebbe essere un seriale, mentre invece se si prendono in considerazioni solo le ragioni emotive si finisce per estendere il significato più del necessario.
    Innanzitutto, il killer agisce fondamentalmente per una questione di appartenenza ad un dato sottogruppo criminale, mentre l'assassino seriale agisce in vece della propria individualità in conflitto con la società. Anche i casi, più rari, di assassini seriali di gruppo agiscono ognuno per un desiderio di potere da esercitare e in questo ambito il gruppo consiste per lo più in un guscio nel quale proteggersi.
    Alcuni hanno approfondito la materia degli assassini seriali con ulteriori definizioni da implementare alla prima:

    Hickey considera assassino seriale chiunque uccida tre o più vittime nell'arco di giorni, mesi o anni in concorrenza di premeditazione. (4) Le categorie sono tre:
    a. Assassini seriali "itineranti", nomadi che coprono lunghissime distanze uccidendo in diversi Stati (come nel caso di Johann "Jack" Unterweger).
    b. Assassini seriali "locali", che cercando le proprie vittime nello stesso Stato.
    c. Assassini seriali "stazionari", soggetti che non lasciano mai il luogo in cui risiedono e che spesso adescano le vittime nello stesso posto.

    Una distinzione importante viene poi data per discernere tra assassino seriale organizzato e disorganizzato. (5)
    Il serial killer organizzato premedita, tramando con molta cura i dettagli dei propri omicidi, scegliendo una particolare vittima che soddisfi una serie di requisiti e che, in qualche misura, possa avere un significato simbolico più o meno conscio.
    Il serial killer disorganizzato, invece, agisce sull'impulso del momento che lo induce ad uccidere una vittima in modo casuale, senza curarsi di occultare le proprie tracce.

    Gli elementi salienti dell'omicidio seriale: (5)
    1. La ripetizione dell'evento omicidiario. L'assassino continua ad uccidere finché non viene arrestato, il periodo in cui opera può perpetrarsi in mesi o anni.
    2. L'omicidio seriale è un delitto solitario. Il serial killer uccide quando riesce a rimanere solo con la vittima, tranne sparuti casi.
    3. Fra l'assassino e la vittima non c'è alcuna connessione interpersonale, se c'è, è vaga o superficiale.
    4. L'assassino seriale è mosso dall'impulso ad uccidere. Non è crimine passionale né uno scaturito da una provocazione.
    5. Nell'omicidio seriale mancano motivi evidenti.

    Wilson e Seaman, ripresero le teorie sociologiche dello psicologo Albert Maslow, in particolare la Teoria dei bisogni progressivi, e facendo riferimento ai quattro livelli gerarchici di necessità di Maslow, hanno dedotto che dapprincipio le persone uccidevano per approvvigionarsi cibo, gradualmente, ottenuto il cibo, hanno iniziato ad uccidere per tutelare la propria serenità domestica. Una volta soddisfatte queste necessità hanno ucciso per soddisfare la propria libido, poi, una volta guadagnati cibo, domicilio e gratificazione emotiva, l'omicidio si svolge per ottenere una gratificazione a livello d'autostima. In questo ultimo caso va a collocarsi il fenomeno seriale nel quale il soggetto, privato d'identità (a livello personale, sociale) e insicuro, manifesta la propria necessità di affermare l'Ego in modo violento e recidivo.

    2.0



    I criteri di classificazione delle motivazioni per i quali l'assassino seriale agisce:
    a. Omicidio seriale con scopo di lucro.
    L'assassino commette delitti per appropriarsi di eredità e possedimenti altrui o per entrare in possesso di polizze assicurative sulla vita delle vittime, vivendo dei proventi che la sua attività seriale gli garantisce. In questo caso, l'assassino sceglie le vittime in base al guadagno che può ricavarne. Sotto il profilo psicologico, questa deviazione del serial killer denota una grande sociopatia ed un distacco emotivo nei confronti delle vittime che porta a considerarle dei meri oggetti al fine di raggiungere il proprio scopo, privilegiato rispetto alla materia di ordine morale. (6)
    b. Omicidio seriale situazionale.
    Gli omicidi di questo tipo non hanno alcuna premeditazione e spesso avvengono per compiere un altro reato o per sfuggire dalle conseguenze dell'altro reato. Sono motivati dal panico o dall'impulso, soprattutto se il criminale viene colto sul fatto. Questi omicidi non hanno alcuna motivazione logica nel contesto, in quanto le vittime non sono considerabili un pericolo per l'assassino o per lo svolgimento del reato subalterno, ed in questi casi l'impulso scatta ogni qualvolta l'omicida si trova in una situazione analoga.
    c. Omicido seriale da erotomania.
    L'omicida persegue una fissazione, ovvero l'erotomania (condizione psichica di perenne eccitazione sessuale) e una forte astrazione dell'amore, per la quale ritiene insoddisfacente ogni amante. Questo tipo d'omicidio è quasi prettamente femminile e assai raro, trainato da un'eccessivo lavoro di fantasia della sfera amorosa e spesso motivato a posteriori da una storia coniugale/affettiva turbolenta.
    d. Omicidio seriale provocato da un conflitto.
    Omicidio causato da una lite, nella quale uno dei due litiganti uccide l'altro e ciò si riscontra in altre circostanze analoghe. Spesso è motivato da rabbia incontrollata ed eccessive pulsioni violente, scatenate anche dalla minima provocazione.
    e. Omicidio seriale per vendetta simbolica.
    L'omicida sente di aver subito un torto e lo ingigantisce in modo completamente irrazionale, e ritenene lecito vendicarsi di chi ha avuto un comportamento scorretto nei suoi confronti. Il serial killer però uccide soggetti con cui non ha avuto contatti personalmente ma che ritiene punibili perché per lui rappresentano un'autorità da piegare. Generalmente l'assassino è una persona poco incline ad affrontare e superare fallimenti, frustrazioni e che manifesta spiccate paranoie, la vittima diviene solo un tramite simbolico per l'assassino col quale veicolare la propria rabbia repressa.
    f. Omicidio seriale motivato da estremismo.
    L'omicida agisce per fede in una serie di idee di matrice religiosa, sociale o politica.
    Sottogruppi.
    1. Politico: l'assassino uccide personaggi politici o persone con le quali non condivide le idee politiche.
    2. Religioso: l'assassino mostra una fede cieca e smisurata nei confronti di credenze e/o guru spirituali eccessivamente carismatici che lo inducono a compiere crimini. Quando agisce in solitudine, possono sopraggiungere delle psicosi di tipo allucinatorio e mistico, per cui è convinto di agire in nome di Dio.
    3. Socioeconomico: omicidi perpetrati ai danni di un certo gruppo etnico, sociale o religioso.
    4. Paramilitare: l'assassino dimostra una spiccata propensione a considerare le proprie vittime come dei "bersagli" da abbattere, equipaggiandosi di conseguenza.
    g. Omicidio seriale per eutanasia.
    L'assassino sceglie vittime che ritiene stiano soffrendo ingiustamente ed è fermamente convinto che sia suo compito alleviare le sofferenze della vittima, anche se è maggiormente prevalente la sensazione di controllo e di potere che scaturisce dall'atto delittuoso. E' un tipo di omicidio promiscuo, che vede sia donne che uomini nel compierlo, specialmente personale sanitario. La morte è indotta in modo che possa sembrare naturale, tramite iniezione di sostanze tossiche o per soffocamento. E' difficile da individuare, a causa della morte delle vittime compatibile per cause naturali e per le aziende ospedaliere, alle quali interessa tenere nascosto il tasso di mortalità tra i pazienti.
    In genere, solo con una confessione spontanea si riesce ad identificare la matrice dolosa del delitto.
    h. Omicidio seriale per il controllo del potere.
    L'assassino usa l'omicidio come mezzo per manifestare la sua necessità di onnipotenza. Spesso si tratta di omicidi particolarmente efferati. In questo caso i fattori individuali e ambientali vanno a coincidere, infatti l'omicida fanatico del controllo ha la necessità di sentirsi realizzato ed ha un bisogno di sentirsi importante o considerato, che non può mettere in atto in alcun ambito sociale. Perciò il delitto ha il fine di una rivincita sul sistema e sulla società, nella quale non riesce ad inserirsi.
    Sottocategorie.
    1. Centro dell'attenzione: l'assassino crea volontariamente situazioni di pericolo per le vittime tentando poi di salvarle inutilmente al fine di assumere un atteggiamento eroico.
    2. Sadico: l'assassino prova piacere nell'uccidere e termina l'atto delittuoso solo dopo averle torturate. In questa circostanza, la soddisfazione viene data proprio dalle sofferenze inflitte alla vittima, procurandole massimo dolore fisico e psicologico al fine di sentirsi onnipotente.
    3. Missionario: questo tipo di omicida sente il dovere di compiere una missione, ovvero eliminare un certo gruppo di persone perché non le ritiene abbastanza degne di vivere e questo gli procura intenso piacere. Pur non soffrendo di particolari psicosi, questo assassino è spesso condizionato da convinzioni personali avvallate da percezioni paranoidi.
    i. Omicidio seriale sessuale.
    L'elemento che sta alla base delle azioni dell'assassino è l'atto sessuale, il cui genere e significato varia a seconda delel attitudini del serial killer. Questi vengono identificati perché al momento dell'acting out delle proprie fantasie lasciano una firma sul corpo delle vittime o su elementi della scena del crimine.
    Si tratta spesso di soggetti cresciuti in ambienti traumatizzanti, con una storia di abusi, violenze o un'educazione repressiva. L'omicidio a sfondo sessuale permette all'assassino di ricevere una gratificazione in ambito erotico e la recidività dell'atto gli consente di rivivere l'esperienza della prima volta.
    Sottogruppi.
    1. Sadico: l'assassino ottiene la gratificazione tramite lo stupro, infliggendo gravi sofferenze tramite percosse e torture di vario tipo.
    2. Necrofilo: l'uccisione delle vittime avvienenel modo più celere e meno invasivo per non ledere i tessuti corporei, in quanto ha il solo scopo di fornire al serial killer un corpo inanimato e incorrotto sul quale praticare un abuso di tipo sessuale. L'assassino può conservare varie parti del cadavere per fini feticisti e disfarsi del resto.
    l. Omicidio seriale a movente misto.
    In alcuni casi il movente varia da un delitto all'altro e le vittime possono essere alternativamente appartenenti al nucleo familiare od essere completamente estranee; generalmente questi omicidi sono vagamente pianificati per via della variabilità della motivazione. Il fattore individuale è predominante in quanto il soggetto è spinto ad uccidere da un'impulsività a prescindere dal movente e che lo giusitifichi o meno. Di solito si tratta di individui che hanno già alle spalle una storia criminale, per cui l'omicidio rappresenta l'ultima tappa di un processo di traviazione.

    2.1



    In letteratura, quando si parla di serial killer, in genere, si pensa ad una specie di "lupo solitario", cioè ad una persona che vive e commette i suoi crimini in completa solitudine. Nella realtà, però, questo quadro non è sempre veritiero, perché quasi un terzo degli assassini seriali nel mondo uccide in coppia o in gruppo.

    In relazione al numero di persone coinvolte nell'azione omicidiaria si possono distinguere quattro categorie:

    1. omicidio seriale individuale. È l'omicidio seriale classico, quello più pubblicizzato e meglio studiato, anche perché è la categoria in cui rientrano tutti i casi più famosi. Questo assassino è il "predatore solitario" che tende la trappola alle sue vittime, colpisce e sparisce nel nulla; è inafferrabile proprio perché non lascia tracce dietro di sé e, di solito, non ha alcun legame con le vittime che permetta di risalire alla sua identità: spesso vive da solo ed uccide da solo e, se non commette qualche errore, è molto difficile che venga catturato.
    La caratteristica principale di questi assassini è quella di avere una vita immaginativa molto ricca, che va a compensare la carenza di stimoli ricevuti dal mondo esterno. Sono soggetti che provengono quasi sempre da "famiglie multiproblematiche" e, durante l'infanzia, sono stati prevalentemente dei bambini introversi e con gravi problemi ad instaurare dei legami con gli altri coetanei. La loro solitudine li porta a sviluppare maggiormente un mondo di fantasia che, col passare degli anni, diventa quello nel quale preferiscono vivere.

    Attraverso l'omicidio, il soggetto vuole trasferire le sue fantasie nella realtà, operazione che gli procura una soddisfazione solo transitoria, perché, dopo un certo periodo di tempo (il periodo di intervallo emotivo), si accorge di non essere riuscito a cambiare sostanzialmente la realtà in cui vive e, così, deve compiere un nuovo omicidio ed un altro ancora per provare almeno una soddisfazione transitoria, in un processo che diventa senza fine.
    Andando avanti con gli omicidi, il periodo di soddisfazione diventa sempre più breve ed il soggetto ha bisogno di intensificare la frequenza degli omicidi; si nota anche, una progressiva brutalizzazione della vittima, in quanto l'assassino, che dopo ogni omicidio diventa sempre più sicuro di sé, cerca degli stimoli nuovi in quella che possiamo chiamare "sindrome di assuefazione omicidiaria".

    In questi casi lo stato mentale particolare in cui si viene a trovare il soggetto (erotomania, psicosi, ecc.) lo spinge a mettere in atto il comportamento omicidiario seriale alla ricerca della soddisfazione del suo mondo immaginario.

    Il "mondo perfetto" vagheggiato dall'assassino seriale non può essere condiviso con altri, perché il soggetto non sopporterebbe il rischio che questo venisse sminuito da altre persone, per cui difende gelosamente il suo mondo interno dagli sguardi estranei;


    2. omicidio seriale in coppia. In questo caso, abbiamo due individui che compiono insieme l'omicidio seriale. Si parla di coppia assassina anche quando, in realtà, è uno solo dei soggetti a commettere concretamente l'omicidio, mentre l'altro assiste al fatto e aiuta poi a disporre il cadavere, nel caso in cui vogliano lanciare qualche messaggio particolare agli inquirenti.
    Le coppie sono sempre formate da un soggetto con personalità dominante e da uno con personalità sottomessa. Il soggetto dominante, che nelle coppie uomo/donna è quasi sempre l'uomo, pianifica l'azione omicidiaria e la metterebbe in atto anche senza la presenza dell'altro. Spesso si tratta di un individuo fortemente manipolatorio e con un disturbo antisociale della personalità, che lo porta ad utilizzare il prossimo per ottenere i suoi scopi; frequentemente, ha già dei precedenti penali. L'altro membro della coppia è un soggetto passivo, che non è in grado di opporre resistenza alla volontà del dominante. Si tratta di persona che, probabilmente, non sarebbe mai diventata un serial killer senza l'incontro con il partner.

    Praticamente, si verifica quello che Wilson e Seaman hanno chiamato "follia a due": due individui si incontrano, scoprono d avere molti punti in comune e nasce un'empatia immediata; da questo momento, si sviluppa una miscela esplosiva il cui risultato finale è l'omicidio seriale;

    3. omicidio seriale di gruppo. Il fenomeno degli omicidi seriali commessi da gruppi organizzati richiama, invece, uno dei temi più inquietanti di questo fine secolo: il bisogno patologico di fedi e verità assolute, capaci di arginare quel grande male che è la solitudine.
    In questa categoria compendiamo tutti gli omicidi seriali commessi da gruppi di tre o più persone, in cui abbiamo forme patologiche di associazionismo, di dedizione assoluta a credi religiosi, culture esoteriche o movimenti politici, ispirati spesso ad una visione del mondo dominata dal male e dall'ingiustizia. Gli omicidi di questo tipo possono essere compiuti effettivamente da tutti i membri del gruppo, oppure ci può essere un soggetto deputato a portare a termine l'azione omicidiaria, mentre gli altri si rendono complici, non facendo nulla, di fatto, per impedire le uccisioni.

    2.2



    Ci possono essere diversi tipi di gruppo coinvolti negli omicidi seriali. Vediamoli in dettaglio:

    1. gruppo criminale semplice: è un gruppo prevalentemente di piccole dimensioni. Si tratta di soggetti soprattutto di sesso maschile, che stanno insieme al solo scopo di compiere azioni criminali, senza essere spinti da alcuna ideologia comune. In questa categoria rientrano le bande giovanili, formate da ragazzi minorenni o poco più che maggiorenni che uccidono in modo seriale per il solo gusto di farlo. Sono, invece, estremamente rari i gruppi criminali semplici composti da sole donne.
    La definizione di gruppo criminale semplice serve appunto per distinguere queste formazioni dalla criminalità organizzata e dai gruppi terroristici, all'interno dei quali, comunque, possono esserci degli assassini seriali;

    2. gruppo razzista: è un gruppo generalmente di media numerosità, di solito organizzato su basi paramilitari; la gerarchia del gruppo è molto rigida e gli omicidi sono motivati da un odio profondo nei confronti di particolari gruppi etnici; l'esempio classico è quello del Ku Klux Klan, un gruppo composto da fanatici bianchi operante negli Stati Uniti meridionali;

    3. setta religiosa. La pericolosità delle sette religiose sta nel fatto che, oltre agli omicidi seriali commettono omicidi di massa, a volte mascherati da suicidi collettivi. In essa spesso si verifica l'omicidio seriale "per induzione": il capo carismatico della setta non compie personalmente gli omicidi, ma istiga i seguaci a farli, creando delle vere e proprie "squadre della morte". Spesso, i leader di questi culti possono manifestare tratti di personalità borderline, specialmente nel momento della crisi. Gli elementi di questa sono:
    ■ la tendenza a dividere il mondo in buoni e cattivi
    ■ un quadro di relazioni interpersonali instabili ma intense
    ■ rapidi cambiamenti d'umore
    ■ rabbia intensa e mal controllata
    ■ in situazioni di stress, rottura temporanea del contatto con la realtà o ideazione paranoide transitoria;

    omicidio seriale in numero variabile. A volte, gli assassini seriali commettono alcuni omicidi individualmente, altri in coppia e altri ancora in gruppo.

    Il caso più importante di omicidio seriale di questo tipo è quello che vede coinvolto il dottor Morris Bolber; negli Stati Uniti, durante gli anni della Depressione, ideò un piano criminoso particolarmente efficace: aiutato da due cugini, che avevano il compito di sedurre alcune donne suggerendo loro di stipulare una polizza di assicurazione sulla vita dei mariti, uccideva con vari metodi i suoi pazienti, intascando i premi; ad essi si unì, poi, Carina Favato, una donna d'origine italiana, che aveva già ucciso tre dei suoi mariti e si era messa a tempo pieno a fare la "consulente matrimoniale", avvelenando i mariti scomodi dietro pingue compenso.


    Note
    _____________________
    (1) J. Douglas, et. al., Crime Classification Manual, Lexington Books, New York 1992.
    (2) R. von Krafft-Ebing, Psychopathia Sexualis, 1886.
    (3) R. De Luca, Anatomia del Serial Killer 2000, Giuffrè, Milano 2001.
    (4) E.W. Hickey, Serial Murder: An Elusive Phenomenon, Praeger, New York 1990.
    (5) R., Ressler, A. Burgess, J. Douglas, Sexual Homicide Patterns and Motives, Simon & Schuster, Londra 1988.
    (6) vedi casi di Henri Landru, Mary Ann Cotton, Belle Gunness, Johann Otto Hoch, Marcel Petiot.
    Ripreso da "Fenomenologia del Serial Killer tra diritto e criminologia".


    Edited by Nile - 21/7/2013, 02:28
     
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  2. Mary13
         
     
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    Sapreste darmi qualche idea riguardo al perchè un omicida dopo aver commesso un delitto trova piacere nel guardarsi allo specchio insanguinato e prima ancora è dispiaciuto per non aver avuto modo di fotografarsi mentre uccideva ?
     
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1 replies since 3/12/2012, 07:15   1744 views
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