"La finestra del terzo piano"

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  1. il Gracchiante
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    LA FINESTRA DEL TERZO PIANO



    «Ma che diavolo vuole quello?» borbottò Francesca Piccione, mentre cercava il binocolo nell’armadio.

    Una settimana prima era uscita in balcone per fumarsi una sigaretta. Stava guardando distrattamente il palazzo di fronte, quando aveva notato la sagoma di una persona dietro alla finestra del terzo piano. Era perfettamente immobile, ma le aveva dato l’impressione che fosse protesa in avanti, come se stesse aguzzando la vista.
    Qualche ora dopo era uscita per andare a lavoro. Mentre il portone di casa si richiudeva alle spalle, aveva alzato gli occhi fino al terzo piano. L’ombra non si era spostata di un millimetro.
    Maledetti vecchiacci, aveva pensato, non hanno niente di meglio da fare che spiare la gente dalla finestra.
    Nei giorni successivi era stata molto impegnata e si era quasi dimenticata del vicino ficcanaso.

    Quella notte, Francesca si svegliò e respinse con odio le lenzuola. Era luglio inoltrato e una cappa di caldo soffocava la città.
    La ragazza andò ad aprire una finestra, sperando che entrasse un po’ d’aria a rinfrescare la stanza. Guardò involontariamente il palazzo di fronte. Poi si girò di scatto verso la radiosveglia che teneva sul comodino. Erano le 3:46.
    Un attimo dopo stava rovistando in un armadio alla ricerca del vecchio binocolo di suo padre.
    Magari soffre d’insonnia, pensò. Oppure è un pervertito.
    Uscì in balcone e alzò una mano in segno di saluto. Si affrettò a controllare se c’era qualche movimento, ma la figura non si mosse.
    Grazie al binocolo poteva vederlo con discreta chiarezza. Era certamente un vecchio, ingobbito e seduto su una seggiola. La testa era quasi priva di capelli, se si escludevano quei ciuffi che s’intravedevano sopra le orecchie. Dove aveva immaginato di vedere un sorriso compiaciuto, tipico dei guardoni, trovò una smorfia innaturale, come di uno che sta trattenendo un colpo di tosse.
    Invece, la parte superiore del suo viso era in penombra e non si riusciva a capire se gli occhi fossero aperti o meno. Però si intuiva che erano molto piccoli e tondi.

    La mattina dopo Francesca si diresse verso il palazzo di fronte.
    I raggi del sole riflettevano sulla finestra e gli impedivano di capire se il vecchio fosse al suo solito posto.
    Si avvicinò al campanello e individuò la targhetta del terzo piano.
    «Bambocci!» esclamò Francesca, soddisfatta. «Il cognome è azzeccato per un idiota del genere.»
    Stava per suonare quando un signore si affacciò dal portone.
    «Desidera qualcosa?»
    Francesca lo guardò interdetta. Ci mancava un altro impiccione.
    «L’ho vista sulla soglia e ho pensato che avesse bisogno di qualcosa,» si giustificò. «Sono il portinaio del palazzo.»
    «Mi chiedevo se al terzo piano…»
    «La signora del terzo piano non c’è. È a lavoro.»
    «E sa dove posso trovare il signor Bambocci?»
    «Lo trova sempre nello stesso posto da circa cinque anni.»
    Allora mi sbagliavo!, pensò Francesca. In realtà quel poveraccio è paralizzato e la moglie lo lascia parcheggiato tutto il giorno davanti alla finestra.
    «È inaccettabile!» esclamò la ragazza. «Dobbiamo chiamare un assistente sociale.»
    «Ora non esageriamo» ribatté il portinaio. «È stato un duro colpo per la signora Olga. Ma poi si è buttata nel lavoro ed è riuscita a superarlo. Ora sta molto meglio, non si preoccupi.»
    «Non capisco. Un duro colpo?»
    «Beh, perdere il marito dopo trent’anni di matrimonio non è una cosa facile da accettare. Non crede?»
    Francesca impallidì. Fu come se una locomotiva le stesse attraversando la testa a folle velocità.

    Cinque minuti dopo era tornata a casa. Le gambe le tremavano ancora.
    Si avvicinò al balcone premurandosi di tenere gli occhi incollati sulle punte delle sue scarpe; poi abbassò la serranda fino a ritrovarsi nell’oscurità.
    Quando ebbe ritrovato la calma, accese il portatile e digitò “Alfredo Bambocci” sul motore di ricerca.
    Come primo risultato trovò il sito “LE COMODITÀ - RIPARAZIONI MATERASSI E IMBOTTITURE”. Subito sotto c’era un link al sito del quotidiano locale, dove trovò un trafiletto risalente a cinque anni prima.

    MUORE FAMOSO ARTIGIANO LOCALE.
    VENARIA. Alfredo Bambocci, di anni 66, è morto questa notte in seguito a un attacco di cuore che gli è stato fatale. L’uomo era conosciuto in tutta la città in quanto proprietario di una bottega di artigianato che gestiva con la moglie sin dal 1973.
    Secondo la polizia il corpo del signor Bambocci era accasciato nel retrobottega, dove l’uomo svolgeva i delicati lavori di restauro su sedie antiche e materassi. Il medico di famiglia, M. P., ha dichiarato: «Non c’era nessun indizio clinico che facesse presagire un infarto. Credo che il malore sia stato causato dal troppo lavoro, non vedo altre spiegazioni.»
    L’amato concittadino sarà tumulato domani nella tomba di famiglia al Cimitero Comunale di Venaria.

    A metà dell’articolo c’era una piccola foto del signor Bambocci che lo ritraeva davanti alla vetrina del suo negozio. Era lo stesso uomo che aveva visto con il binocolo.
    Francesca si avvicinò alla serranda e aprì un piccolo spiraglio. Tanto bastò per scorgere una sagoma ingobbita al terzo piano.
    «È assurdo!» sbottò. Spense il portatile e uscì sbattendo la porta.
    Non si sarebbe data pace finché non fosse andata in fondo a quella storia.

    Il portone del palazzo di fronte era socchiuso. Francesca entrò e vide che la gabbietta del portinaio era vuota. “A PRANZO”, diceva un foglietto scarabocchiato sul bancone.
    Dopo essersi assicurata che l’androne fosse deserto, scavalcò il tavolo e si mise a frugare nei cassetti. In uno sportello trovò quello che cercava: le chiavi di scorta del condominio.
    Salì le scale in punta di piedi fino al pianerottolo del terzo piano. Sullo zerbino c’era la scritta “Al & Ol” e sotto “Benvenuti”, entrambe in un amabile corsivo.
    Accostò l’orecchio alla porta. Nell’appartamento regnava il silenzio.
    La chiave fece tre giri e la serratura si aprì. Si ritrovò in un breve corridoio che terminava con tre porte chiuse. L’aria sapeva di resina fresca.
    «C’è nessuno?» chiese con voce tremante.
    Attese un attimo e non sentendo alcuna risposta si diresse verso la porta sulla destra.
    Trattenne il respiro, ma si tranquillizzò quando vide il bagno piastrellato con un motivo greco che correva attorno a tutta la stanza.
    Tornò a osservare il corridoio. Secondo il suo senso dell’orientamento la porta a sinistra avrebbe dovuto condurre alla stanza in cui il signor Bambocci era segregato. Questa volta non avrebbe sbagliato.
    Quella certezza durò solo un secondo: la stanza era completamente buia. Non poteva essere quella giusta. Tuttavia cerco l’interruttore sulla parete e accese la luce.
    A Francesca ci volle qualche secondo per registrare la moltitudine di cose che si trovò davanti. Al centro della stanza c’era un tavolo da lavoro ingombro di utensili di ferro e scatole con bottoni di ricambio. In un angolo c’erano alcuni sacchi pieni di lana e materiale per imbottiture, appoggiati a un ingombrante macchinario che emetteva un borbottio regolare.
    Ma a confonderla erano soprattutto le pareti: erano completamente tappezzate da foto e ritagli di giornale raffiguranti sedie, cuscini e materassi che facevano apparire la stanza come un enorme mosaico di tasselli multicolore. Le finestre erano state sbarrate in modo da non par filtrare neanche uno spiraglio di luce.
    In un riquadro sopra al tavolo era incastonata una foto che spiccava tra le altre per le sue dimensioni. Francesca non riusciva a capire bene cosa vi fosse ritratto, ma le sembrava qualcosa che aveva già visto.
    Si avvicinò per mettere meglio a fuoco l’immagine. Era una grossa bambola o forse…
    Un rumore. Francesca si girò e vide una vecchia immobile sulla soglia.
    «Lei è la signorina del palazzo di fronte non è vero?» sibilò. «Cosa ci fa qui?»
    Francesca non riuscì a rispondere, la lingua le si era incollata al palato.
    «L’ho vista che spiava in casa mia, col binocolo.» disse con tono accusatorio. «Non so proprio cosa stia cercando qui.»
    «L-lei… dove nasconde suo marito?»
    «Ah dunque l’ha visto» rispose tranquillamente. «Gli piaceva tanto guardare fuori dalla finestra, quando non lavorava.» Si voltò e chiuse la porta a chiave.
    Francesca indietreggiò fino a urtare il tavolo da lavoro. Una cinghia di cuoio scivolò e si mise a penzolare nel vuoto.
    «Non si avvicini. Ho allertato la polizia, sarà qui a momenti» mentì Francesca, pensando di spaventarla.
    Ma la vecchia stava guardando le foto sulle pareti con aria trasognata. «Lavoro, sempre lavoro. Anche se stavamo tutto il giorno insieme, al negozio, lui aveva occhi solo per le sedie antiche e i cuscini.»
    La vecchia fece il giro del tavolo e le diede le spalle. Francesca scattò verso la porta e scosse inutilmente la maniglia.
    «Qualcuno mi aiuti!» urlò. «Sono qui!»
    «Non temere» disse la vecchia mentre sbrogliava le cinghie fissate al tavolo. «Troverò un posticino per la tua foto.»

    I raggi obliqui del tramonto infuocavano d’arancione la stanza da letto al terzo piano, mentre il sole veniva inghiottito dalla creste delle montagne in lontananza.
    Alfredo Bambocci sedeva sulla sua seggiola e si godeva lo spettacolo, sebbene al posto degli occhi avesse due semplici bottoni neri.


    Edited by il Gracchiante - 30/5/2012, 18:06
     
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  2. Kalinicta
         
     
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    Per me è Horror Stories.
    Mi è piaciuta moltissimo. Tra l'altro, adoro Venaria. :asd:
     
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  3. il Gracchiante
         
     
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    CITAZIONE (Kalinicta @ 25/5/2012, 14:46) 
    Per me è Horror Stories.
    Mi è piaciuta moltissimo. Tra l'altro, adoro Venaria. :asd:

    Grazie mille!! :killer:

    Conosci Venaria? :omfg:
     
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  4. Kalinicta
         
     
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    CITAZIONE (il Gracchiante @ 25/5/2012, 14:48) 
    CITAZIONE (Kalinicta @ 25/5/2012, 14:46) 
    Per me è Horror Stories.
    Mi è piaciuta moltissimo. Tra l'altro, adoro Venaria. :asd:

    Grazie mille!! :killer:

    Conosci Venaria? :omfg:

    Certo che conosco Venaria, è una delle mie città preferite. La reggia è stupenda. :peoflow:
    Stiamo rischiando di andare OT, comunque. :asd:
     
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  5. TTFlusion
         
     
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    Molto buona.
     
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  6. il Gracchiante
         
     
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    CITAZIONE (TTFlusion @ 25/5/2012, 16:42) 
    Molto buona.

    Thank u :rock:
     
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  7. Giudicazione
         
     
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    Good story bro!
     
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    情熱は罪じゃないでしょう?

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    Mi è piaciuta molto, complimenti *^*
     
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  9. ~ NASTA ~
         
     
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    Si vede la mano di uno scrittore,soprattutto dai particolari e dalle similitudini ^^

    Complimenti :peoflow:
     
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  10. il Gracchiante
         
     
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    CITAZIONE (~ NASTA ~ @ 25/5/2012, 19:58) 
    Si vede la mano di uno scrittore,soprattutto dai particolari e dalle similitudini ^^

    Complimenti :peoflow:

    Felice che vi sia piaciuto! grazie a tutti per i complimenti :ehno:

    prossimamente ne posterò altri :D
     
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  11. Stalker XIX
         
     
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    Bellissimaaaaa! :la:
     
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  12. Andrea10312
         
     
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    beellaaa!
     
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  13. il Gracchiante
         
     
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    CITAZIONE (Stalker XIX @ 25/5/2012, 22:00)
    Bellissimaaaaa! :la:

    CITAZIONE (Andrea10312 @ 26/5/2012, 23:14)
    beellaaa!

    Grazie!! :mke:
     
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    "Il solo immaginare che ti sto uccidendo mi ha fatto venire un sorriso in volto "

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