Votes given by Gnana

  1. .
    Ci ho messo un bel po' a capirla.

    Carina ma come cavolo fai materialmente a lavorare la pelle umana per renderla carta da parati? Cioè carta da parati in pelle? Wtf? Cioè non ti accorgi che casa tua è fatta di prosciutto?
  2. .
    Mi ero trasferito in una piccola città del Nord Italia per motivi lavorativi. La città nonostante il disagio iniziale, dovuto al fatto di non conoscere strade e posti, si rivelò poi un luogo piacevole dove vivere ed i cittadini nel loro piccolo erano molto cordiali. Passata ormai una settimana dal mio trasferimento decisi quindi di informarmi un po’ più approfonditamente sulla città, scoprendo così d’un imponente castello situato all’estremo nord di quest’ultima. Essendo io un curioso di natura decisi di visitarlo il mattino seguente dopo aver terminato il turno di lavoro.

    La mattinata passò a fatica ma terminato il lavoro presi l’auto e mi diressi al castello. Il castello si ergeva in modo colossale sulla piccola pianura che costeggiava la città, le solide mura erano d’un colore tendente al nero e di colore più scuro erano le due piccole torri poste al di sopra della facciata del castello. Decisi quindi di passare oltre l’enorme entrata, che pareva la bocca d’un demone. Venni poi fermato da un gruppo di persone, fra queste fuoriuscì un vecchietto che mi si avvicinò e disse d’esser la guida per il giro turistico all’interno del castello. Salimmo quindi una rampa di scale che ci condusse ad un ampio salone, dove vi era un lungo tavolo circondato da sedie ed ornamenti assai sgargianti, «Questo,» disse la guida «era il grande salone per i banchetti allestiti dal conte Tlad Vepes e, come potete notare, egli non badava a spese, conducendo una vita molto agiata in questo splendido castello». Arrivammo poi in una magnifica stanza dove vi era un enorme letto dalle lenzuola dorate, posto di fronte a un camino affiancato da due poltrone. «Eccoci finalmente,» disse la guida entusiasta «nella stanza più importante, ovvero quella del conte Tlad. Come potete notare vi è solo una piccola finestra e le mura sono coperte in maggior parte da spade e scudi, infatti il conte era un incredibile condottiero e non vi era nemico che non lo temesse». Arrivammo infine nella stanza delle torture, vi era poca luce ed armi d'ogni tipo, «Questa è la stanza più affascinante secondo me, infatti il conte, al di sotto del suo scudo da condottiero, era un sanguinario, amante della morte e torture, inoltre si pensava fosse un vampiro…» disse sfregandosi le mani rugose «ora, se volete seguirmi, vi condurrò alla stanza dei souvenir». Nella stanza dei souvenir vi erano vari oggetti assai affascinanti, in particolare venni attirato da uno specchio che sembrava assai antico, decisi quindi di specchiarmici e mentre osservavo lo specchio si avvicinò da dietro la guida che disse: «Mi spiace, ma quello non è in vendita». Prese quindi lo specchio e se ne andò.

    Devo ammettere di aver passato una giornata gradevole al castello, anche se ancora non mi spiego perché la guida non è apparsa nello specchio quando mi si è avvicinata.

    Questa è la prima Creepypsta che ho scritto dopo un anno circa, chiedo scusa a tutti se sono un po' arrugginito.


    Edited by Murmuur - 8/6/2016, 15:08
  3. .

    Le ombre della notte sussurrarono fugacemente un empio nome.
    S'aghatoth ripeterono i demoni dei venti sotto l'occhio lunare




    "Per la città si era diffusa un’angoscia senza nome, le giornate si erano fatte più buie e vi era una forte inquietudine nell'aria, palpabile, pesante. Molti asserivano fosse dovuta alla terribile crisi del '29 ma nessuno ne era davvero convinto. La sera veniva continuamente scossa da terribili incubi, orrendi sogni mai apertamente raccontati ma solamente sussurrati da orecchio ad orecchio, e furono in tanti a cercare un conforto nelle attività notturne. In quanto a me, ricordo che in quei giorni oscuri ero tormentata da un sogno nebuloso, indefinito, che mi mostrava interminabili spazi di vuoto cosmico per i quali echeggiava una cantilena più profonda dei neri abissi."
    - Hannah Barnes, americana, 1932.


    Il Sole era già tramontato e la Luna scrutava un cielo non ancora avvolto dal velo notturno quando lo incontrai, all'uscita del teatro. Ed egli mi stregò, quella sera di primavera. Quale fosse la sua identità lo ignoravo, ma ora non posso fare a meno di immaginarlo.

    Era giovane, capelli folti con sfumature cerulee, due occhi di un blu pavone innaturale, seducenti e freddi; una bocca sottile, più larga del normale, dava un’impronta serpentesca al suo viso, già espressa dai lineamenti delicati e singolarmente oblunghi. Si sarebbe potuto confondere con una donna molto facilmente, non solo a causa dei suoi tratti androgini, ma pure per il suo modo di muoversi, sensuale, elegante.
    Ebbi la certezza che sarebbe stato capace di sedurre chiunque, uomini o donne, a prescindere dall'altrui orientamento sessuale. Ed egli mi stregò, sotto gli astri della sera.
    Mi prese per mano e mi guidò attraverso giardini gentili e viali solitari fino alla mia camera da letto; e sebbene fosse stato lui a condurmi, non opposi alcuna resistenza, poiché era ciò che più desideravo.

    Dalla finestra entrava il pallido chiarore lunare e una leggera brezza alleviava la fiamma erotica che mi consumava. Mi sdraiai sul letto, fremente per l’attesa. Lui si spogliava lentamente.
    Qualcosa di indefinito si muoveva sotto i suoi vestiti.

    Si avvicinò a me, strisciando sotto le fresche lenzuola. Finalmente mi raggiunse, i miei sensi s’offuscarono e caddi presto in uno stato di ebrezza terribilmente piacevole. Egli si insinuò in me.
    Dentro di me sentivo la sua voce sussurrare, era calda e sibilante, ripeteva un nome sconosciuto.

    Non ricordo cosa accadde durante la consumazione, né il numero di volte che raggiunsi l’apice del piacere.
    Avrei desiderato restare su quel letto per giorni, alla luce della bianca Luna primaverile.

    Fu un urlo stridulo a svegliarmi, dopo tre notti e due giorni di ininterrotto piacere.
    Quando ripresi coscienza ogni cosa si trasformò in un incubo: subito avvertii il dolore delle necessità trascurate; la voluttà aveva steso un velo rosa sulla mia mente, inibito i miei sensi. La gola mi bruciava terribilmente, la testa mi doleva per la mancanza di riposo e non sentivo più le gambe, delle quali avevo perso sensibilità.
    Alle sensazioni immediate seguì la percezione dell'ambiente esterno: ciò che subito notai fu la presenza di fluidi scuri su tutto il mio corpo: erano vischiosi, tiepidi ed emanavano un forte odore di sangue. Tuttavia non ero ferita e non capivo da dove fossero giunti.
    Mentre tentavo di mettermi seduta e di liberare il mio corpo da quanto più di quella sostanza potevo, mi accorsi che il giovane era scomparso. Fu lì che avvertii che vi era qualcosa di anomalo nel mio addome; esso era curiosamente gonfio e pesava più del normale. Appena feci pressione con una mano su di esso udii nuovamente quel verso agghiacciante che mi aveva ridestato dal sonno, simile allo strido di una lucertola.
    Poi, improvvisamente, avvertii una tremenda sensazione al ventre e notai, con orrore, che qualcosa si stava muovendo all'interno del mio sesso.

    Tra le mie gambe fece capolino qualcosa di viscido e cinereo, cosparso di neri umori. Era assimilabile ad un serpente, ma sul capo presentava diversi filamenti cerulei ed era attraversato da un sistema circolatorio ben visibile; esso si dilatava e restringeva esageratamente ad ogni pulsazione, potevo avvertire la sua pressione sulla mia pelle.

    Stordita, in preda a spasmi addominali e iperventilazione, rimasi paralizzata sul letto fino a che la bestia non fuoriuscì del tutto. Ho sempre cercato di cancellare ogni singolo momento di quella terribile esperienza, ma vi è una cosa impossibile da dimenticare, ed essa mi è rimasta impressa con orrenda chiarezza nella mente: poco prima di lasciare la stanza, passando per la finestra, il serpente mosse il capo nella mia direzione; quello che vidi mi fece perdere i sensi.

    Sul pallido corpo squamoso dell’ofide, trovava posto la testa, terribilmente allungata e rimpicciolita, così deformata in modo raccapricciante, dell’uomo - mai fui sicura del suo sesso - che aveva giaciuto con me. Un sorriso rivoltante si insinuò sul suo volto. Fui investita da una forte sensazione di nausea e caddi dal letto sul pavimento di legno. Egli sparì nella notte mentre i miei sensi venivano meno un'altra volta.

    Fui condotta in ospedale e circa due settimane dopo l’avvenimento, durante le ore notturne, incominciai ad udire un lieve sibilìo dentro me. Più volte controllai lo stato del mio addome e rinunciai a diverse ore di sonno pur di essere sicura che nulla vi fosse al suo interno. Pensai allora che la voce fosse solamente frutto della mia immaginazione, uno scherzo della mente ancora troppo suggestionata da ciò che era avvenuto. Dovetti però fare i conti con il manifestarsi della maledizione che mi aveva colpito: i medici, avendo notato un irregolarità nel ciclo mestruale, mi fecero un test di gravidanza. Quando mi fu comunicato che il risultato era positivo desiderai la morte, spesso da me invocata, sempre sognata ma, alla fine, mai raggiunta per mancanza di coraggio.

    Non oso ripetere ciò che la nera voce mi raccontò durante quelle fredde notti di primavera. Essa mi privò del sonno; sapevo che a parlare era quella disumana presenza che sviluppavo nel grembo e, per ogni secondo che passava, il mio odio cresceva sempre di più verso il mio stesso corpo, contaminato da una vita empia, demoniaca, mai desiderata. Il parassita mi mostrò in sogno le blasfeme dimensioni dello spazio: tra nebulose violacee e aurore di zaffiro opaco vidi una nera corte di anime vorticare malate nel mezzo di un cosmo putrescente; al suo centro un bianco ofide coronato da una moltitudine di occhi folli pulsava esageratamente al suono di una cantilena più profonda dei neri abissi.

    Abortii appena possibile e ringraziai cielo per essermi liberata dalla turpe presenza.
    Fu un periodo felice; anche se rimasi a casa per riprendermi, ricordo sprazzi di piacevole rilassatezza e benessere fisico oltre che mentale, nonostante la mia memoria fosse ancora debole in quel momento e lo sia tutt'ora.
    Ma la gioia durò poco. Un mese più tardi, dopo una notte agitata, ricominciai a sentire la voce; ero nuovamente incinta mi dissero i medici. Come era avvenuto? Com'era possibile che non me ne fossi resa conto? Cercai di ricordare cosa avessi fatto i giorni prima; scandagliai la mente ripetutamente, furiosamente fino a cadere esausta sul lettino medico. Scossa, nauseata, incapace di capire come fosse stato possibile tornare in gestazione chiesi nuovamente l'interruzione della gravidanza.

    Quella volta però pensai di prevenire il male e così, qualche giorno dopo, subii un'isterectomia. Una risata incontenibile scaturì dalla mia bocca, mentre maledicevo il demone che mi aveva lasciato marchiata col suo seme corrotto, poiché ero sicura che in quel modo non avrei mai più potuto concepire nel grembo oscure esistenze, né udire nuovamente sussurri notturni.

    Alcuni giorni dopo, al risveglio, sul comodino trovai un biglietto di teatro che risaliva ad un mese e tre settimane prima; si trattava dello spettacolo a cui avevo assistito il giorno in cui incontrai quell'uomo, l'abominio, il demone, con cui avevo giaciuto.

    Prendendolo tra le mani notai però che sotto di esso vi stava un altro biglietto.

    Sul secondo era riportata una data che risaliva al mese precedente e, stando a quanto scritto, si trattava di una replica del primo spettacolo. Non riuscivo a capire perché avessi quel biglietto, non ricordavo di essere andata a teatro in quel periodo, anzi, a dir la verità, non avrei proprio desiderato andarci, stavo così bene a casa mia, tra le dolci coperte del mio letto...

    Mentre strani pensieri e ricordi latenti incominciavano a farsi strada nella mia mente, mi accorsi che sotto a quel secondo biglietto in realtà ce n'era addirittura un terzo. Quello che vidi mi fece mancare il fiato; i miei sensi si offuscarono sotto il martellante eco del battito cardiaco.

    Sul foglietto di carta stampata, sotto all'indicazione "replica", vi era la data del giorno precedente a quello corrente.

    La nera voce sogghignò dentro di me...

    Edited by Annatar - 8/8/2019, 13:44
  4. .
    Analizzando tutti gli elementi l'ipotesi piú logica è che il colpevole sia il tizio sbroccato al piano di sopra che indossa i tacchi, canta e si introduce in camera tua in tutú calciando i pentolini.

    Magari vi ruba anche le mutandine :sese:

    No scusate quella è una mia fantasia.

    Ma c'è qualcosa che non quadra direte voi.

    :ahse: E i tubi?

    Alternando la personalità da uomo e da donna il suo sè si è frammentato al punto da non riuscire piú ad essere contenuto in due personaggi.
    Ed è qui che subentra un nuovo alter ego: Jimmy l'idraulico. Travestendosi da idraulico vi ha anche svitato le manopole.
  5. .
    Ti diranno che non sono esseri umani.

    Si sbagliano.

    Ma tu gli crederai.

    I trapianti d'organi erano una faccenda seria. Solo i pazienti nelle condizioni più disperate potevano ricevere un trapianto e l'operazione poteva portare a seri effetti collaterali, e certamente avevano una parcella enorme. Nella seconda metà del Ventunesimo secolo, tuttavia, il miracolo del progresso medico e biotecnologico rese i trapianti d'organi più economici, sicuri e convenienti. Possono essere eseguiti alla clinica locale per poche centinaia di dollari.

    Ora non sono solo i pazienti gravemente malati a usufruirne. Non avete una vista perfetta di 20/20? Fate un salto alla clinica locale e scambiate i vostri occhi con un nuovo paio. Rimanete spesso senza fiato o sentite come se i vostri polmoni non sono più quelli di una volta? Potete prendere anche un paio di questi alla clinica. Alcune persone hanno annunciato la nuova era dei trapianti come una "fonte della giovinezza", offrendo la possibilità di riportare il corpo di un individuo a com'era da giovane. Non vorrei esagerare, ma è senza dubbio il progresso più importante in campo medico di questo secolo.

    Fu la Evertech Corporation a renderlo possibile. Idearono le tecniche che resero i trapianti chirurgici le procedure sicure e poco costose che sono oggi. La nanobionica fu la chiave. Ma si imbatterono in un nuovo problema: la mancanza di donatori. Semplicemente non possedevano le scorte di cui avevano bisogno e far crescere dei nuovi organi da zero si dimostrò un problema di ricerca irrisolvibile.

    Ma poterono far crescere da zero nuovi esseri umani.

    E così fecero. Usarono la nanotecnologia e la biologia molecolare per assemblare zigoti artificiali, creando l'ambiente perfetto e camere di incubazione per poterli dividere, farli crescere e sviluppare in infanti. Infanti che divennero bambini, bambini che divennero adulti. Ma queste persone non vengono riconosciute dalla legge come tali e sono propietà della Evertech. 3,3 milioni di essi in tutto, imprigionati in campi sparsi in tutta la contea, inviati regolarmente nei centri di raccolta per estrarre i loro tessuti, segmenti di fegato, polmoni, reni o occhi.

    La Evertech riduce i costi il più possibile. Gli elementi difettosi vengono distrutti. Non spendono neanche i soldi dell'anestesia. Possono usare al suo posto un paralizzante più economico. Perché preoccuparsi di creature non umane?

    Ti diranno che non sono esseri umani.

    Si sbagliano.

    Ma tu gli crederai.

    Perché è conveniente.




    Edited by o.O.o - 26/5/2016, 15:11
  6. .
    Ti svegli e ti ritrovi disteso sul pavimento di una stanza sudicia e sconosciuta. Come ti metti seduto, la tua testa comincia a pulsare e perlustri con lo sguardo ciò che ti circonda.

    "Ahhuuuu... Che cosa mi ha colpito?"

    Ti accorgi che la stanza è lievemente illuminata da una lampadina sul soffitto che minaccia di spegnersi da momento all'altro. Nella stanzetta sono sparsi ovunque dei grandi cumuli di detriti e non ci sono finestre.

    "Ehi, chi ha parlato? Dove mi trovo?"

    Alla tua sinistra, alla tua destra e dritto davanti a te ci sono delle porte dall'aspetto sinistro. Non hai compreso la situazione in cui ti trovi ma devi sceglierne una. Una porta-

    "Ehi! mi stai ignorando?"

    -conduce alla salvezza. Un'altra ti condurrà in un labirinto senza fine di stanze e corridoi in cui rimarrai intrappolato per sempre e la terza ti porterà alla dannazione eterna. Devi-

    "Aspetta, cosa? Ma fai sul serio?"

    DEVI SCEGLIERE UNA PORTA.

    "Perché? L'uscita è proprio qui davanti."

    Nel profondo del tuo cuore freddo e spaventato, sai che non c'è via di fuga dalla situazione desolante in cui ti trovi.

    "Amico, le porte sono proprio qui. C'è anche scritto. Vedi? 'Uscita', su quella davanti. E anche a grandi lettere."

    Dopo essere stato combattuto per qualche istante, realizzi la futilità del provare a resistere e ritorni davanti al crocevia delle porte. Non c'è via di scampo.

    "Solo perché qualche bastardo ha chiuso a chiave l'uscita-"

    Ti lamenti mentre contempli-

    "Sei stato tu, non è vero? Stronzo."

    CONTEMPLI IL TUO DESTINO.

    "Va bene, va bene. Am, baraba, cici... Questa."

    -Dici a te stesso mentre scegli la porta alla tua sinistra. Ciò che ignori è che quella particolare porta conduce alla miseria, alla morte e alla distruzione della tua stessa anima.

    "Cosa? Oh DIAVOLO no!"

    Uno sprazzo improvviso di lucidità intuitiva ti fa tornare indietro sui tuoi passi prima che la porta si chiudesse dietro di te, segnando il tuo destino.

    "Non è stata intuizione, sei tu che hai detto che-"

    Devi scegliere tra le due porte rimaste.

    Con un sospiro, scegli quella al centro.

    "So quello che sto facendo-"

    Mormori-

    "Non c'è bisogno che tu me lo dica. Bastardo"

    Ignaro di ciò che ti riserva il fato, appoggi la mano sul pomello della porta che ti condurrà a vagare nel labirinto per l'eternità. Immortale, senza più mente né speranza, il tuo corpo in putrefazione vagherà ancora a lungo dopo che-

    "Cazzo!"

    Gridi, mentre ancora una volta ritorni sui tuoi passi.

    "Non essere sprezzante con me. Quindi, rimane solo una porta? Salvezza, troietta."

    -Dici mentre vai verso l'ultima porta e afferri la maniglia. La via che hai scelto sarà lunga e irta di pericoli. Ti imbatterai in nemici insormontabili assetati di sangue e viaggerai oltre i semplici reami che tu chiami "vita" o "morte". Se dovessi fallire, la tua anima lacerata verrà torturata dai servi spettrali del signore dell'aldilà, Gwyn ap Nudd. Se invece dovessi-

    "Aspetta un momento..."

    -Avere successo, proverai tutti i piaceri immaginabili di questo mondo e oltre, anche se sarai condannato a restare nell'aldilà come braccio destro di Gwyn-

    "PIANTALA, ONNISCENTE SACCO DI MERDA BUGIARDO! Avevi detto che una di queste porte mi avrebbe fatto uscire di qui! Salvezza, ricordi? Come può l'andare nell'aldilà essere la salvezza? Fammi uscire!"

    Non c'è via d'uscita-

    "Non dire così! C'è sempre una via d'uscita!"

    Non c'è nessun- Cosa stai facendo? Dove hai preso quel tubo?

    "Era in una di quelle pile d'immondizia. Cosa ti sembra che stia per fare? Sto per buttare giù la porta dell'uscita!"

    Non puoi farlo! È contro le regole!

    "Oh, adesso ci sono delle regole, eh? Che fine ha fatto la tua profonda e spaventosa voce da narratore?

    Non c'è via d'uscita!

    "Ci sarà, dammi solo un minuto! Solo un altro po'... Ecco! Ah, ce l'ho fatta!"

    Non puoi-

    "L'ho già fatto. Addio e buona fortuna, Mister Voce paurosa. Io me ne vado a casa, trovati un altro idiota."

    Io, ah-oh, fanculo. Me ne vado anch'io! Questo posto mi dà i brividi.

    Pesce d'Aprile :v:




    Edited by o.O.o - 29/3/2016, 11:41
  7. .




    "Quello sì che poteva essere definito un giorno perfetto, senza alcun dubbio. Il sole che splendeva sulle strade della città rendeva la giornata più gradevole, e l'armonia che regnava quella mattina trasformava anche il peggiore dei pensieri in un dolce e amorevole desiderio. Era come se tutto il male del mondo fosse sparito, in un singolo giorno di sole.
    Un ragazzo dall'ottimo aspetto, col sole in viso, se ne stava a passeggiare spensieratamente per le vie della città, senza una meta ben precisa. Attraversava le strade col sorriso stampato in faccia, come un turista dedito a visitare la città dei suoi sogni, nonostante egli abitasse in quel luogo dalla nascita.
    Camminava, forse rifletteva, ma una cosa era certa: quel ragazzo amava tutto ciò che c'era attorno a lui.
    Nulla poteva rovinare l'armonia che trasmetteva quella calda mattinata. Nulla.
    Mentre se ne stava indifferente e continuava il suo cammino, l'attenzione del ragazzo cadde involontariamente su una giovane studentessa, bella come il sole, come quel sole che spaccava le pietre in quel giorno, oserei dire, sinfonico.
    «Le porgo i miei più sinceri complimenti, signorina, lei ha una bellezza fuori dal comune.» disse il giovane, attratto da cotanto fascino.
    «Grazie mille! Io sono Mila, piacere.» replicò la donzella, lusingata.
    «Io sono Joe.»
    «Ciao, Joe! Passeggiamo insieme?» propose di colpo Mila, lasciando di stucco il ragazzo.
    «C-certo, sarebbe ottimo!» rispose con piacere il giovane Joe.
    Entrambi intrapresero una piacevole camminata, conseguita da un'altrettanta gradevole chiacchierata. Fu come un colpo di fulmine, tra i due subito ci fu affinità.
    Passarono qualche ora insieme, fin quando il sole non stava quasi per calare, dando spazio alla splendente luna, pronta a sorgere per offrire nuove sfumature di luce a quella giornata.
    «Oh, ci siamo lasciati prendere troppo la mano. Che ne dici di accompagnarmi a casa, Joe?»
    «Certamente, Mila.»
    Joe prese la mano di Mila, e insieme stavano per dirigersi verso l'abitazione della ragazza, non lontana dal punto in cui si erano fermati.
    Da lontano Joe intravide il viale in cui viveva la sua nuova amica, e un brivido percorse la sua schiena. Era come se avesse paura di entrarci.
    «A-abiti lì?» con voce tremante domandò.
    «Sì, perché?» chiese Mila, curiosa.
    «N-nulla, proseguiamo.»
    Non appena essi varcarono quella strada, ciò che stava attorno a loro iniziò lentamente a perdere colore. I fiori appassirono e si udivano urla strazianti in vicinanza. Ombre, bambini demoniaci e mostri di ogni genere stavano per raggiungere i due ragazzi.
    «Tranquillo, qui è normale. Porgimi la mano e non aver paura.» rassicurò Mila.
    «COSA CAZZO SUCCEDE?! Cosa sono questi mostri?!» urlò Joe, terrorizzato.
    «Silenzio. Più urli, più loro si avvicinano a te. Continua a camminare tenendomi la mano, vedrai che tutto filerà liscio.»
    Quei mostri tentavano di raggiungere Joe, ma in qualche modo venivano deviati, come se Mila emanasse un'aura di bene in mezzo a tutto quel male.
    Il buio calò su quel viale dove la ragazza diceva di abitare, e il terrore prese il sopravvento tra le emozioni del povero Joe.
    Dalle mura dei palazzi malandati fuoriusciva del sangue, e alcuni cadaveri di bambini erano ammassati di qua e di là.
    In quei pochi metri, Joe conobbe l'inferno.
    Arrivarono all'abitazione di Mila, mentre dietro di loro quei “mostri” continuavano ad urlare, straziati.
    «Bene, siamo arrivati,» esclamò Mila, «Finalmente.»
    «Ti prego, non farmi del male.»
    «Non ti farò del male. Finché mi terrai la mano, quei mostri non potranno sfiorarti. Se, per caso, mi lasciassi andare, ogni tua speranza andrebbe persa, e loro ti divorerebbero subito.»
    «Allora ti terrò la mano per sempre.»
    «Ma... io devo andare.»
    «Fammi entrare in casa, ti prego...»
    «Casa? Quale casa?»
    «La tua, questa!» disse con toni alti, indicando la porta che si trovava dinnanzi a loro.
    «Ah, ma questa non è la mia casa.» rispose Mila, aprendo la porta. Una bambina dal viso pallido e sanguinante si presentò oltre la soglia della casa, mentre dietro di lei non v'era altro che buio.
    Joe cominciò a piangere.
    «Sono terrorizzato, ti prego... dimmi che succede, dimmi di chi è questa casa!»
    La bambina iniziò ad urlare. Urla che straziavano le orecchie di Joe, che si accasciò in ginocchio.
    «AAAH! Falla smettere!» urlò, piangente e straziato. «DOVE SONO?! CHI SEIII?!»
    Del sangue fuoriuscì dagli occhi di Mila. Una ferita sulla sua pancia apparve all'improvviso, permettendo agli organi interni di venire fuori.
    Joe prese a vomitare.
    «Non ricordi?» domandò Mila, lasciando lentamente la mano del povero ragazzo. «Qui è dove hai ucciso tutte le tue vittime, me compresa.»
    I mostri divorarono Joe, facendogli patire atroci sofferenze, come meritava."

    Queste sono le pene che un assassino sconta ogni giorno della sua vita, quando i fantasmi escono dalla sua testa e iniziano a manifestarsi.
    Un dolore così forte da distruggere qualsiasi mente, facendo impazzire chiunque.




    Non ne posso davvero più di tutto questo.
    Che quei fantasmi divorino la mia anima, ponendo fine alle mie sofferenze.

    jpg


    Edited by Devilz - 21/10/2015, 03:09
  8. .
    CITAZIONE (Mordekai The Summoner @ 27/8/2015, 17:59) 
    CITAZIONE (Devilz @ 27/8/2015, 17:58) 
    Ma fai la stessa domanda a tutti?

    Ci sono problemi?

    Potrebbe essere un buon inizio per un flame, ma visto che è vietato dal regolamento mi limito a darti la risposta che uno come te merita: non ne vale la pena.
    Ah, l'essere meno furbo del mondo se barasse non lo verrebbe di certo a dire.
    Pace.
  9. .
    O sono stati risucchiati in qualche abisso infernale, oppure era tutta una burla, oppure se ne sono dimenticati/ne hanno parlato coi genitori del proprietario che gli hanno proibito di aprirlo.

    Secondo me la più probabile è la prima :asd:
  10. .
    una volta ho aperto un armadio sigillato vecchio di 150 anni e dentro ci ho trovato........... un bel niente. Secondo me è morto di delusione
  11. .
    Potrebbe anche essere un tulpa.
    Pochi anni fa i tulpa potevano essere creati tramite una tecnica che veniva chiamata "demonismo", ma potrei non ricordare bene...
    Comunque, i tulpae sono un entità all'interno di un altra entità ( nel sito ufficiale è scritto così, credo, ma per me i Tulpae sono come seconde personalità artificiali ). Possono essere creati parlando da solo per un periodo, ma alcuni li sviluppano così a caso.. Se cercate su google Tulpae o Tulpa dovrebbe spuntarvi il sito ufficiale.
  12. .
    Ha esaurito la fantasia.
  13. .
    Dai aspetta ora faccio un post su io che vedo Cthulhu e vedo quanti utenti abboccano. Dai, a voi piace tanto credere a queste cose, no?
  14. .
    Eeeeeehhhhh...
    mi spiace ma per quanto la storia sia bella la cosa dei fotoni mi sembra una cagata.
  15. .
    Nel famoso sito Reddit, nella sezione AskReddit, vengono spesso sollevate alcune questioni strane quanto fantastiche, con risposte altrettanto interessanti.

    Questa settimana è stato chiesto “Qual è la cosa più inquietante che i vostri figli vi abbiano mai detto?“. Ovviamente ci sono state risposte davvero terrificanti, ed eccone di seguito 10 delle migliori.



    10. Consiglio per appuntamenti
    - Ho chiesto, scherzando: “Qual è il modo migliore per avere una fidanzata?” e mio figlio di 7 anni ha risposto: “Dirle di essere la mia fidanzata se no non rivedrà mai più i suoi genitori“.

    9. Rivalità fraterna
    - Mia figlia di 3 anni era vicina al fratellino appena nato e l’ha guardato per un po’, poi si è girata verso di me dicendomi: “Papà, è un mostro… dovremmo seppellirlo“.

    8. Attenzione, nonna
    - Non l’ha detto a me, ma alla nonna. Si stavano facendo le coccole molto dolcemente (aveva 3 anni al tempo). Prende il suo viso tra le mani e lo porta vicino al suo dicendole che è molto vecchia e che morirà presto. Poi le ha detto di guardare l’orologio.

    7. Addio papà
    - Stavo rimboccando le coperte a mio figlio di due anni. Mi ha detto: “Addio papà”. Gli ho risposto: “No, si dice buonanotte”, e ha detto: “Lo so. Ma stavolta è un addio“. Sono andato a controllarlo un po’ di volte per assicurarmi fosse ancora lì.

    6. Attenzione ai mostri
    - Non si tratta di mio figlio ma del mio cugino più piccolo (che aveva circa 5 anni), una volta ha fatto un disegno di un mostro nero, mi ha guardato e mi ha detto: “Mi ha detto lui di disegnarlo. Sta venendo per te. Faresti meglio a nasconderti“.

    5. Spellare
    - Stavo dormendo profondamente quando verso le sei del mattino sono stato svegliato da mia figlia di 4 anni, a pochi centimetri da me. Mi ha guardato dritto negli occhi e ha sussurrato: “Voglio toglierti tutta la pelle“. Il fatto è che la settimana prima ho preso il sole e stavo cominciando a spellarmi. Nonostante fossi mezzo addormentato è stato terrificante per qualche secondo. Non so se magari fosse un sogno o cos’altro stesse succedendo”.

    4. Rivalità fraterna – seconda parte
    - “Quindi non dovrei buttarlo nel fuoco?“, mia figlia di 3 anni mentre teneva in braccio il fratellino per la prima volta.

    3. Crocifissione del gatto
    - Avevo circa 3 anni e la nostra gatta partorì i gattini già morti. Chiesi a mio padre se potevamo far loro delle croci e mi accontentò. Mentre le stava facendo gli chiesi: “Non sono troppo piccole?”. Papà: “Che vuoi dire?”. Io: “Non li inchioderemo sulle croci?“. Dopo un po’ di silenzio, mio padre rispose: “No, non lo faremo”, e io dissi: “Oh”.

    2. Vite precedenti
    - “Papà, ti ricordi quando siamo morti?“.

    1. ?!
    - Il figlio di un amico gli ha detto: “Papà, ti voglio così tanto bene che vorrei staccarti la testa e portarla in giro con me così potrei vedere il tuo viso quando voglio“.

    Fonte: X
17 replies since 27/7/2014
.