Posts written by ¬Snake™

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    Il Giuseppe Simone del Ventesimo secolo..
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    Salve :3
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    Ho sistemato le ultime cose, adesso si può leggere :3
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    P.S= La storia è di una mia amica, dovreste ascoltarla sentendo questa musichetta di sottofondo
    Ah, piccola nota
    se trovate che l'audio sia troppo corto rispetto alla storia, tasto destro sul video e cliccate su "loop" prima di cominciare a leggere!

    Enjoy ;)



    Ho sempre pensato che non sia così facile mantenere il controllo ed essere sempre felici e sorridenti, prima o poi qualcosa di spiacevole capiterà e voi non potrete fare nulla per impedirlo.
    Non sempre si può sfuggire alla collera, l'ira può prendere il sopravvento se non si è abbastanza forti per combatterla, ed è quello che è successo a me. E' questo il motivo per cui adesso mi stanno scortando dentro una cella di isolamento, in carcere.

    Mi chiamo John Carter, trentadue anni, sono finito qui perché ho ucciso la mia ragazza e l'amante con cui l'ho trovata, erano a letto insieme, a fare l'amore proprio come due animali.
    Non so esattamente cosa mi sia preso, so soltanto che ho perso il controllo e li ho uccisi, come se dovessi liberarmi del troppo dolore che si era accumulato nel petto, un macigno troppo pesante da digerire, e pensare che avrei voluto sposarla, Emily.

    Non so dove sto andando, questo corridoio sembra infinito e le guardie non sono il classico esempio di bellezza e gentilezza, mi guardano e mi spingono come se fossi un pazzo che non può essere lasciato solo, un criminale e un folle, ma loro non sanno niente.
    Ho avuto i miei motivi per farlo, non significa che io sia fuori di testa, non significa che io non fossi una persona normale nella mia vita abituale. Non capiranno mai nulla di me, e non mi aspetto di essere compreso da nessuno qui dentro, c'è gente ben peggiore.

    Ci fermiamo dinnanzi una grossa porta di metallo, la aprono grazie ad una chiave diversa nel mazzo e senza alcuna esitazione mi lanciano come se fossi un sacco di patate al suo interno.
    E' uno spazio piuttosto ampio, illuminato e con il tipico odore sgradevole che troveresti nelle fogne, perfetto, così imparo a farmi coinvolgere dalla gelosia, mi rimprovero.
    Noto che c'è qualcun altro oltre me, un uomo sulla quarantina vestito con un camice bianco, un paio di occhiali quadrati e pochi capelli sulla testa, se ne sta lì in silenzio a fissarmi, senza dire niente.
    Cerco di rimettermi in piedi e quest'ultimo sorride, prima di cominciare a parlare.

    "Ciao John, io sono il Dottor Frederik Thompson, che ne diresti di sederti e rispondere ad alcune delle domande che ti porrò?"
    Cos'è, una specie di scherzo? Sono finito in un manicomio pieno di dottori? Questo tizio ha l'aria di essere uno psicologo o qualcosa del genere, ha l'aria fin troppo tranquilla e rilassata.
    "Perché dovrei farlo?" gli rispondo con tono scontroso e interrogativo.
    "Dopo ti sentirai subito meglio, te l'assicuro."
    Un sorriso ancora più largo e inquietante si forma sul suo volto, mettendo in risalto le rughe ai lati e sulla fronte appena corrugata.
    "Non mi dica cosa posso o non posso fare."
    "Sei dentro una prigione di massima sicurezza, pensi davvero di poter fare qualcos'altro? Suvvia, vieni qui e calmati."
    Con un sospiro rassegnato faccio come dice, anche se controvoglia.
    "Perché è qui? Cosa vuole da me?"
    "Adesso ti sottoporrò un piccolo test, ti va?"
    "Col cazzo che mi va."
    "Lo prenderò come un sì.
    Dimmi, perché hai ucciso quelle persone? Cosa ti ha spinto a farlo?"
    "La rabbia." Rispondo secco, sono seduto davanti a lui su una sedia che è due volte più piccola di me, sembra quasi uno sgabello.
    "Rabbia, dici? Spiegami in che modo questa tua rabbia sia riuscita a farti perdere il controllo."
    "Anche lei perderebbe il controllo vedendo la propria donna godere grazie ad un altro sudicio verme di periferia che non sia lei stesso, non trova?
    Che domande sono, dottore?!"
    Esclamo, battendo i pugni sul tavolino che ci divide, non so nemmeno il motivo per cui sia lì.
    Frederick continua a guardarmi come se stessi sparando cazzate una dietro l'altra, con superiorità, si aggiusta gli occhiali con due dita e si limita ad annuire.
    "Certo che si, darebbe fastidio a chiunque John, ma uccidere delle persone non è giustificabile, lo sai vero?
    Andiamo avanti. Hai mai avuto problemi con gli attacchi d'ira?"
    "No."
    "Mai?"
    "E' difficile farmi perdere la calma, dottore."
    "Ah sì, lo vedo." Ironizza lui, ridendosela sotto i baffi come se fossi un idiota. Lo prenderei volentieri a pugni, odio la sua faccia saputella, perché è qui? Cosa vuole da me?
    "Sono qui perché ho appena scoperto una cosa alquanto interessante, e volevo provarla su un paziente che non fosse del tutto andato, tipo te. "
    "Che cosa?"
    Poco dopo mi indica con il mento una bambola di ceramica poco distante da noi, è vestita per sembrare un clown, il viso dipinto di bianco con tanto di naso rosso, ha uno strano sorriso disegnato sopra, m'inquieta solo vederla, la trovo raccapricciante e ridicola.
    "Vuole sul serio che mi metta a giocare con le bambole? Non sono mica un bambino, che diavolo è quella roba?"
    "Quello, amico mio, potrebbe essere la soluzione ai suoi problemi.
    E' Pierrot, una bambola clown francese inventata per controllare gli attacchi di panico e l'ira."
    "E il suo scopo quale dovrebbe essere?"
    "Al suo interno sono state registrate delle frasi rilassanti, in modo che chiunque possa parlargli e lui sia in grado di rispondere e confortare la persona con cui viene a contatto."
    Stavolta sono io a guardarlo come se fosse pazzo, una bambola che parla? Che ti conforta? Ti sostiene? E' ridicolo quanto assurdo, eppure una parte di me è curiosa di sapere come funzioni un affare del genere.
    "Che cosa aspetta? Provi ad interagire con lui."
    "Se non dovesse funzionare la prenderò in giro per tutto il tempo che starà qui."
    Lo minaccio, alzandomi poi in piedi per raggiungere Pierrot, il clown. Mi siedo per terra con le gambe incrociate e le mani poggiate su di esse, fissandolo attentamente.
    "Sono davvero arrabbiato, così tanto che ti lancerei dalla finestra."
    "Non serve a nulla usare la violenza! Prendi un bel respiro e pensa positivo con urgenza!"
    Mi risponde poco dopo, muovendo la bocca in modo meccanico, ma allo stesso tempo come se fosse una marionetta, muovendo persino i piedi con dei sonagli integrati al loro interno, in modo da far rumore.
    "Che le avevo detto? Funziona davvero."
    "Non mi aiuterà di certo a risolvere i miei problemi."
    "Io credo di sì. Il mio test consisterà nel lasciarle Pierrot una settimana, al suo termine verrò a vedere i suoi progressi. Buon divertimento."
    Decise dunque di alzarsi e dirigersi verso la porta, ma faceva sul serio? Voleva lasciarmi solo insieme a quella roba da poppanti?
    Assurdo, tutto per una questione d'amore.

    Non mi azzardai più a parlare con quella cosa, né tanto meno toccarla, mi faceva impressione, così quando scese la sera mi coricai nel mio letto avvolgendo il corpo con il lenzuolo bianco.
    Per qualche motivo non riuscivo a prendere sonno, incubi ripetuti di me che ammazzavo Emily e il suo amante mi attanagliarono la mente, uniti ai sensi di colpa. Inoltre uno strano senso di angoscia mi assalì, come se qualcuno mi stesse fissando o fosse lì, accanto a me.
    Aprii gli occhi, sudato e con la paura a mille, era la realtà quella, ero ancora nella stanza della prigione e avevo davvero ucciso quei due.
    La cosa che m'inquieto di più, tuttavia, fu ritrovare la bambola a pochi metri dal letto, quando in realtà l'avevo lasciata vicino al muro dove il dottore l'aveva posata, come cazzo era arrivata fino a lì? Che l'avessero spostata le guardie mentre dormivo? Di certo non si era mossa con le sue gambe, non poteva, era solo una bambola.
    Solo una bambola, e me ne convinsi. Eppure era lì, con ancora quel sorriso disegnato e gli occhi neri fissi, su di me, come se mi stesse davvero guardando. Impossibile, mi stavo lasciando fregare dalle paranoie, mi sentii patetico.


    Tornai a dormire e il giorno dopo mi accorsi che la bambola era di nuovo a posto, nel punto in cui Frederick l'aveva lasciata, che fosse stata tutta un'allucinazione? Una parte di un sogno ad occhi aperti? Ma sì, perché preoccuparsene? Non importava più, ormai.
    Venni a conoscenza di una cosa abbastanza strana, a quanto pareva quella bambola era già stata utilizzata su altri pazienti, e questi ultimi erano finiti in manicomio o erano ancora lì, terrorizzati al punto da non volerne parlare
    Perché? La positività aveva dato di volta al cervello ad ognuno di loro? Chi lo sa.
    Spinto di nuovo dalla curiosità, una volta tornato nella stanza, mi sedetti vicino alla bambola e la presi con una mano sola, era piuttosto leggera e non pesava nulla, come se fosse vuota, ma era naturale essendo fatta di ceramica o porcellana.
    Le dissi: "Mi chiedo perché la gente abbia paura di una cosa così insulsa come te."
    "Ogni sorriso è condiviso, insultare non ti renderà migliore, sii felice per ore!"
    Inarcai un sopracciglio e mi passai la mano libera fra i capelli corvini, che diavoleria era mai quella?
    Perplesso, la posai stavolta nell'angolo della stanza, di spalle, cosicché quel viso non avrebbe potuto fissarmi quella notte, giusto per precauzione le sistemai davanti lo sgabello, in modo che non potesse muoversi o mi sarei svegliato grazie ai rumori emessi da esso. Non bastò affatto.

    Furono altri gli incubi che mi attanagliarono lo stomaco fino a rendermi nervoso, c'era l'immagine di questo pagliaccio che, con un sorriso, mi parlava con frasi in rima e positive, allegre, spensierate.
    Fin qui tutto normale, se non fosse che cercò di uccidermi.
    Non con le armi, non con la violenza fisica, ma con le parole.
    Dietro la sua gioia c'erano cattiverie ed insolenza, più cercavo di colpirlo più lui continuava a dirmi cose come se fosse impazzito, un fiume in piena o una radio senza un tasto per spegnerla.

    Mi svegliai ancora una volta di scatto, con la schiena che si alzò fino a farmi mettere seduto, presi un profondo respiro e mi asciugai il sudore con le dita, poggiandomi di nuovo contro il materasso e la testa poggiata sul cuscino.
    Chiusi gli occhi e provai a non pensarci, poi mi tornò in mente una cosa. Mi ricordai di aver messo quel coso lontano da me, ma era ancora lì?
    Voltai di poco il capo verso quella direzione, ma...Il clown non c'era più.
    Lo sgabello era stato ribaltato e quel coso era lì, accanto al mio letto, ora molto più vicino e con il corpo sempre girato di spalle, tranne la testa.
    Quella puntava dritta su di me, come se fosse stato posseduto e si fosse rotta, ma non si limitò solo a questo, fece un giro completo e girò il corpo verso di me, tornando dritta. Spaventato e confuso gridai e mi allontanai di poco sul materasso, come se avessi appena visto un cadavere.
    "Ma che diavolo sei, tu? Porco Dio. Guardie, guardie! Venite a prendere questo coso demoniaco e
    portatelo via dalla mia stanza! " gridai, ma nessuno mi rispose...Tutti, tranne uno.
    "Dormi dormi, fai tanti bei sogni!"
    Nonostante fosse in quella posizione mosse la bocca e i piedi per far suonare i campanelli, sbattendoli sul pavimento.


    Quella notte la passai insonne, avevo paura che mi avrebbe assalito nel sonno e riempito la testa con tutti quegli incubi allucinanti, peggio che dei trip mentali.
    Quanto finalmente arrivò la luce del giorno io ne approfittai per scendere dal letto e raggiungere la porta che fu aperta dalla guardia.
    "Grazie al cielo è qui, la prego porti via quell'affare!"
    "Uhm? Quale?"
    "La bambola che è vicino al mio letto!"
    "Carter, vicino al tuo letto non c'è proprio nulla."
    Disse dopo aver dato una rapida occhiata dove gli avevo indicato, mi voltai sconvolto e la bambola non era più lì! L'avevo tenuta d'occhio tutta la notte, ed ora era di nuovo contro il muro, esattamente doveva l'avevo lasciata e con lo sgabello contro di essa, identica posizione.
    "Le giuro che prima era lì, vicino a me, l'ho vista! Io l'ho vista!
    L'ho tenuta d'occhio tutta la notte, glielo giuro!"
    Gli afferrai i baveri della giacca e lo scossi ripetutamente con forza, gli occhi sgranati di un bambino che dice di aver visto l'alieno, e puntualmente nessuno gli crede.
    "Si si, dicono tutti così, e mia madre è la fata turchina.
    Stia calmo, è solo una bambola, non può farle del male."
    "Mi faccia parlare con il dottor Frederick! Adesso!"
    "Il dottore non verrà a farci visita prima della prossima settimana, dovrà aspettare."
    "NO! Io voglio parlargli adesso, la prego è importante!"
    Fu allora che mi spinse via con entrambe le mani per allontanarmi, era un gorilla panzuto e con i muscoli alle braccia, io in confronto ero solo un uomo nella media.


    Mi passai entrambe le mani sul viso come se volessi svegliarmi, come se volevo solo che tutto finisse.
    In mensa riuscii ad ottenere il numero di cellulare del dottore, mi diressi senza farmi vedere al punto in cui tramite il telefono fisso era possibile fare delle telefonate sorvegliate da una guardia anziana, chiamai subito Fred e mi appoggiai con la schiena al muro.
    "Pronto? Dottore?"
    "Sì? Con chi parlo?"
    "Sono John Carter, l'uomo della stanza 308."
    "Che sorpresa, signor John, come posso esserle utile?"
    "Deve venire a riprendersi quell'aborto di bambola, subito."
    "Oh, vedo che ha avuto a che fare con Pierrot.
    Mi dica, sta avendo un effetto positivo su di lei?"
    "Positivo?! Mi prende in giro? Per due notti di fila mi ha perseguitato e ogni volta tornava nell'esatto punto in cui la lasciavo! Le sembra normale?!"
    Il mio tono di voce fu quasi disperato, confuso ed irritato, lui invece rise di gusto, prendendosi gioco di me.
    "Questo è assolutamente impossibile, le bambole non si muovono da sole, lei deve aver avuto forti allucinazioni, signor Carter."
    "Sì, sua madre in carriola.
    Le ripeto che quella cosa è viva e vegeta, si sta prendendo gioco di me, ed io non posso combatterla!"
    "Adesso basta, mi sta facendo perdere tempo.
    Tra cinque giorni verrò a farle visita come promesso, prima di allora, veda di non disturbarmi inutilmente."


    Detto questo riattaccò la cornetta senza darmi il tempo di rispondere, io feci lo stesso e me ne tornai indietro, frustrato.
    L'unico modo che avevo, era di sbarazzarmene senza il suo aiuto.
    Non avrei dormito di nuovo con quella cosa nella stanza.
    La presi fra le mani e la portai dritta dritta nei bagni, lasciandola incustodita nel grosso cestino che abitualmente svuotavano gli addetti alle pulizie. Ecco, problema risolto pensai, quella notte non avrei avuto incubi di nessun genere.
    Mi sbagliavo.

    La sera, quando mi addormentai, sognai molte cose strane, uno strano senso di umido e bagnato sotto i piedi, come se mi trovassi in mare, ma no. Quando aprii gli occhi, lui era li, sopra di me, Pierrot era di nuovo nella mia stanza e se ne stava lì, a fissarmi, chi diavolo l'aveva riportato indietro?
    Perché l'avevano messo sopra di me? Non potevo muovermi, mi sentivo incredibilmente pesante, eppure quell'affare era sempre stato leggero, non pesava nulla, no?
    Mi mancò il respiro, non riuscivo a parlare o distogliere lo sguardo da lui, tanto che ad un certo punto mi venne da svenire, e persi i sensi.
    Ciò che accadde dopo, non lo ricordo nemmeno.
    So solo che il giorno successivo qualcuno mi aveva disegnato con un pennarello rosso un sorriso lungo i lati della bocca e colorato il naso proprio come quello che aveva lui.

    Sul pavimento c'era una scritta in inglese, ma quello non parve essere pennarello, solo sangue ancora fresco, ed accanto ad esso c'era Pierrot.

    "Play with me John, and Enjoy.
    Sweet dreams in the night, or run away is the choice."




    Edited by ¬Snake™ - 16/4/2016, 20:19
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    Sarebbe bello riprendere in mano il progetto..
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    I big money insomma
    Comunque non sarà mai una persona peggiore di Nerone </3
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    CITAZIONE (Giack "TheDoctor" @ 17/1/2016, 21:26) 
    CITAZIONE (¬Snake™ @ 17/1/2016, 21:17) 
    Piacere Giack!
    Benvenuto nel forum, spero che ti troverai bene qui :)
    (Noto con piacere che sei di Nocera Inferiore, vicino a me insomma xD )

    Oh, che coincidenza xD

    Sono qui da qualche minuto e già trovo gente vicina lol

    Coincidenze? Io non credo xD
    Sto in provincia di Napoli, quindi siamo vicinissimi (?)
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    Benvenuto!
    Ti auguro una buona permanenza sul forum :3
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    Piacere Giack!
    Benvenuto nel forum, spero che ti troverai bene qui :)
    (Noto con piacere che sei di Nocera Inferiore, vicino a me insomma xD )
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    Stima solo per l'avatar.
    Benvenuto!
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    Benvenuta!
    Spero che ti troverai bene qui
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    Avevo capito subito di quale gioco si parlava :asd:
    Bella la Gamepasta, incredibile che ti sia uscita una storia così da quel gioco di merda lol
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    Benvenuta!
    Spero che ti troverai bene
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    Solo a me non succede mai niente del genere..
    Però ammetto che shitterei mattoni
    Interessante, speroe non ti succeda niente nei prossimi giorni lol
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    Benvenuto nel forum
    Ti auguro una buona permanenza
123 replies since 26/2/2011
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