Votes taken by AndySky21

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    CITAZIONE (Dusk TheHunter @ 27/12/2014, 05:05) 
    Il finale non danneggia il protagonista,nel punto clou la storia finisce subito e la verosimiglianza non è un vantaggio,comunque carina,+1

    Io trovo che la verosimiglianza sia un vantaggio eccome, dato che ti spinge a chiederti se certi orrori siano o meno "reali".
    Come d'altra parte accade sempre quando si ruota intorno ai misteri del DeepWeb.

    Oppure ho capito male cosa volessi intendere?
    P.S. il difetto principale di molti racconti è che il protagonista finisca maledetto/ferito/mutilato/ucciso/dannato per l'eternità eppure riesca sempre a farci pervenire il suo racconto, anche se dichiara esplicitamente di essere morto
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    Il problema in questi casi è quello della cosiddetta favola del gatto e dei topi, non so se l'avete presente. La soluzione è così essenziale e facile da fare quasi male. Il problema è, chi si prende la briga di farlo? Chi va lì a installare le telecamere, magari sapendo che: 1. la casa non è infestata, qualcuno sfida la superstizione locale (non immaginate quanto possa essere forte in certi posti) e l'alone di mistero che tanto giova al turismo viene meno -> il responsabile diventa un reietto. 2. la casa E' infestata, e quello che potreste scoprire potrebbe non essere particolarmente piacevole per i malati di cuore.
    Stavo pensando, con ogni probabilità la casa appartiene a qualcuno, non è molto difficile usare una serie di prestanomi e nascondere la vera identità del proprietario. Nondimeno, quest'ultimo potrebbe voler preservare il mistero, o magari potrebbe aver voluto fare una sorta di macabro memorial di quel disastro, chissà. Quel che conta è che questo "qualcuno" potrebbe avere i mezzi per contrastare una..."intrusione".
    P.S. sorry for necroposting.
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    Sì sono innocui. Anche quello del tizio che lecca il lavandino.
    Ma nelle FAQ l'autore/moderatore lascia chiaramente intendere che il sito conteneva altro, di cui non vuol parlare.
    E finirci sarebbe facilissimo, basta cliccare su un link, che potrebbe anche non essere presentato come ciò che è davvero (es. una mail che ti dice "Ho trovato _questo sito_ che ti farà riflettere"). Cosa impossibile per i contenuti del DW.
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    Aetherius, non mi sono spiegato, è evidente.
    Siamo d'accordo che il DW è pieno di cose che non dovrebbero nemmeno esistere, ma ha una scusante. E' deep. E' nascosto agli occhi dei più, non basta sapere che esiste per andarci a finire. Ci vogliono le conoscenze giuste, anche tecniche.
    Ciò che spaventa di NP4NP non è il materiale in sé, che non è molto più che "strano" (anche se la freddezza con cui Dr. V porta avanti il suo non ben specificato piano ha dell'inquietante), ma che questi contenuti - che non saranno nulla rispetto al DW ma sono sicuramente malati in qualche senso, siano alla portata di chiunque!
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    CITAZIONE (FACE IN THE SAND © @ 16/12/2014, 21:49) 
    MUAAHHAHAHAHAHAHAHAH SAREBBE QUESTO IL LATO OSCURO?!
    QUESTO È IL FOTTUTO LATO OSCURO:
    giphy

    Face, quella è solo un'ombra spaventa-bambini!
    Il lato oscuro è ciò che hai dentro quando hai di fronte solo tenebre che ti aspettano, e alle spalle solo tenebre che ha causato il tuo odio, e dentro solo le tenebre del tuo odio stesso.
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    CITAZIONE († Mrs Lovett † @ 16/12/2014, 21:07) 
    Ti do pienamente ragione. Tuttavia trovo interessante il tema della sete di vendetta così oscura e radicata in cui la brama è così forte da anteporsi a tutto il resto, perfino alla propria salvezza.

    In pratica, l'essenza del lato oscuro!
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    Bella ma brutta. Scritta bene, traduzione ottima, ma mi ha lasciato un senso di... vuoto.
    Che poi oggi sto pescando tutte cose ispirate a qualche altra cosa. Prima pesco l'Holder 140 che sembra ispirato a SCP-033, poi questo racconto sembra ispirato alla struttura di The Holders (le prove da affrontare, i rischi, una realtà che prende forma, le domande rituali).
    Quanto a te, traduautore, bravo!
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    CITAZIONE (Air Screamer @ 13/12/2014, 22:19) 
    Sei esagerato quanto le macchine di James Bond :sese:

    Non ripeterlo. Sennò poi, come le macchine di Bond, scoppio!
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    Il necropost sotto la presentazione di un amico non ci sta male, credo.
    Non era così quando ti sei presentato, ma ora hai un profilo che è una vera bomba!
    Se un giorno avrai un gruppo con una scritta "di un certo rilievo", dovrà faticare per rivaleggiare con le immagini che già ci sono. Wow!
    Il profilo è forte e il proprietario non è da meno ;)
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    Per capirlo meglio ho letto la descrizione, che devo ammettere, è interessante e ve la consiglio, se masticate l'inglese. Altrimenti la posterò nella sezione "racconti" tradotta.
    Per farla breve, parte dal mito di Pigmalione, scultore abilissimo nel rendere le forme e le sottigliezze del corpo umano, che rimase disgustato dal vedere delle donne prostituirsi e gettare alle ortiche quella che lui considerava la perfezione della figura umana (anche a causa di una maledizione lanciata dalla dea Venere). Da qui egli si dedicò a ricercare un ideale di bellezza femminile perfetta, che nulla avesse a che vedere con i vizi umani.
    Se guardiamo il video da questo punto di vista, questo.... manichino, questa che noi vediamo come una copia malriuscita di un essere umano, per l'anonimo autore (probabilmente un ignoto regista neoastrattista o neosurrealista) potrebbe essere un ritratto di perfezione. Una versione "essenziale" di un essere umano e quindi "perfetta" a modo suo. Perfetto come può esserlo quel paesaggio brullo del minuto 1.47 ss. in cui si vede un paesaggio spoglio, ma come dice una battuta popolare "se una cosa è vuota vuol dire che non ha difetti, quindi è bella".
    La domanda piuttosto è: se quel manichino, quella creatura incompleta ma completa, potesse provare qualcosa, pur essendo "costretta" a sentirsi fantastica... come si percepirebbe?
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    Ecco perché così verosimile!
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    Ecco perché chiedevi tante cose, bellissimo modo di rielaborare le suggestioni tirate fuori questi giorni, bravo!
    Posso farti solo qualche correzione? Non odiarmi.
    Ci sono delle ripetizioni di parola un pochino strane, tipo
    CITAZIONE (FACE IN THE SAND © @ 7/12/2014, 22:16) 
    Appena uscito dall'acqua potevi poi arrampicarti facilmente sul muro e uscire.

    e quando descrivi il video, ripeti troppe volte la parola "inquadratura" e "inquadrare", prova con dei sinonimi ("ripresa", "filmato", etc.).

    Due piccole imprecisioni linguistiche:
    CITAZIONE
    Pensavamo che qualcuno si fosse fatto male, e di fatto fu così.

    "era così"
    CITAZIONE
    cucita con dell'ago

    "un ago e del filo"
    CITAZIONE
    bassa qualità della risoluzione

    "bassa qualità" o "bassa risoluzione"

    Fine (fermatemi. So che volete farlo).
    Inquietante, comunque.
    P.S. il titolo...? "murding" è un termine del gergo informatico, la parola corretta dovrebbe essere "murdering" (assassino). E' una cosa voluta?
    Perdonami e complimenti per il racconto.
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    Ecco, appunto.
    :piango:
    No dai seriamente. Stiamo rovinando l'impatto di un racconto che vale la pena. Questa roba è rivoltante!
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    Air, mi hai appena fatto capire che si può vedere CHI ha apprezzato. Sono più niubbo di te, visto?
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    Ho lavorato in case di cura e istituti mentali in tutto il Paese, in innumerevoli città e cittadine. Il lavoro non è male e paga un po' di più della gran parte degli impieghi più umili che ho svolto. Provo ad essere una brava ragazza, ad essere gentile ed educata con gli altri, ma il mio lavoro mi ha influenzata. Per aiutare i malati e le persone "interrotte", è necessario indurire il tuo cuore e accettare verità spiacevoli riguardo le persone. Accettare che alcuni affetti da dipendenze non vogliono disintossicarsi. Che quella che può sembrare compassione, a volte può incoraggiare i deliri dei pazzi, e che alcune persone hanno davvero bisogno di essere tenute sotto controllo per il loro bene.

    Non dirò il nome o la località del posto in cui lavoro ora, solo che sono stata qui per molto tempo. Quando sono stata ingaggiata, all'inizio, la paga era bassa e le ore di lavoro poche, e non ero nella posizione di lamentarmi. Lavoravo all'accettazione da una settimana o due quando un uomo entrò, camminò con decisione verso il mio sportello e chiese di vedere Il Possessore del Rifiuto. Deve essere comparsa un'espressione confusa sul mio volto, perché quello divenne improvvisamente impaziente. Mi urlò contro e io indietreggiai, lui sbattè il pugno sul banco e insistette sul fatto che doveva vedere Il Possessore del Rifiuto. Stavo ancora cercando di farlo calmare, quando venne fuori il mio supervisore. Il signor Musil diede un'occhiata verso l'uomo e quegli rimase in silenzio. Il signor Musil annuì verso di me, disse "Va tutto bene" e condusse l'uomo lungo un corridoio che devo aver oltrepassato un centinaio di volte senza nemmeno accorgermene. L'uomo si voltò a guardarmi con un sorriso ghignante sulla faccia. Gli restituii uno sguardo feroce, non c'erano scusanti per una simile maleducazione ed ero anche irritata del fatto che si fosse calmato così rapidamente davanti al mio supervisore. Mi aveva fatta sembrare un'incompetente.

    Altri vennero dopo di lui, domandando tutti di vedere il Possessore del Rifiuto, tutti urlando e facendo scenate, per poi calmarsi solo quando il signor Musil veniva a portarli via. Li seguii una o due volte, solo per curiosità, per vedere cosa facessero. Ogni volta, il signor Musil li conduceva oltre una porta, li chiudeva dentro a chiave e se ne andava. Mi sorrideva quando ci incrociavamo. Una volta egli lasciò la chiave nella serratura dietro di lui e io ero quasi sul punto di usarla per aprire la porta. Ma quando la mia mano toccò la chiave provai un senso di colpa anomalo, la sensazione di una stretta allo stomaco che avevo già sentito in precedenza, quando sapevo che sarei stata punita per qualcosa che era un mio sbaglio, e mio soltanto. Estrassi la chiave e la riportai alla scrivania del signor Musil. Era andato via presto, quella sera.

    Fu solo il giorno successivo che sentii ciò che gli era successo. Di come aveva guidato l'auto lanciandosi dal ponte, insieme alla moglie e al figlio. Di come i finestrini erano stati abbassati e le cinture di sicurezza erano allacciate, e di come sembrasse che nessuno di loro aveva cercato di uscire dalla macchina. Erano rimasti tutti seduti, mentre l'acqua sporca del fiume era entrata con impeto, affogandoli.

    La volta successiva in cui qualcuno venne a chiedere del Possessore, io mi nascosi. Non posso sopportare che mi si urli contro, così corsi nella stanza sul retro e sperai che la donna incinta e con gli occhi rossi, allo sportello, andasse via e cercasse il suo "Possessore del Rifiuto" altrove. Aveva gridato per otto interi minuti quando io mi avvicinai alla scrivania del signor Musil e trovai la chiave che avevo lasciato lì. Condussi la donna alla porta alla fine del corridoio senza la minima sensazione di disagio. Tuttavia mi chiedevo se il signor Musil avesse l'abitudine di tornare a farli uscire, nel corso della giornata. Li chiudeva sempre dentro a chiave, per cui non sarebbero sicuramente riusciti a venirne fuori da soli. Ci doveva essere qualche altra uscita di cui si servivano. Sembrava possibile.

    Non me ne preoccupavo.

    Dopo la donna incinta, la persona che venne successivamente a chiedere del Possessore era un giovane uomo che aveva solamente iniziato a gridare quando lo interruppi, dicendogli "La condurrò soltanto se lei si calma e me lo chiede educatamente". Si guardò intorno incerto e ripeté la richiesta in un tono più civile. Tremava mentre lo conducevo verso la porta, così come facevano i pochi altri che vennero a visitare il Possessore. Tutti sembravano sconfitti, di fronte alle poche parole che essi non si aspettavano.

    Da allora in poi, mi presi cura io dei tizi determinati, dallo sguardo triste, che chiedevano di visitare il Possessore. Erano per la maggior parte uomini, ma c'erano anche tante donne. Quasi tutti avevano uno sguardo asciutto e tormentato, e i pochi che non l'avevano ostentavano un sorriso così smagliante da spaventarmi. Condussi quelli che indossavano cumuli di cenci e quelli che vestivano abiti sartoriali. Condussi gente con cicatrici e con tatuaggi, con barbe lunghe e sorrisi forzati, con la pelle pallida e con la pelle scura e con le vene in rilievo appena sotto la superficie. Nessuno di loro tornò indietro. Provavo una tale tenerezza, nei confronti di quelli silenziosi che parevano a pezzi. Con loro mi sentivo come una madre che mette a letto un figlio malato. Quelli arroganti e dallo sguardo crudele, li conducevo oltre la porta ridendo interiormente, provando un inspiegabile, sadico compiacimento. In nome della mia vita, non saprei dirvi perché; dopo tutto, avevano chiesto loro di andare oltre quella porta, no?

    Devo averlo fatto sembrare come se persone così arrivassero ogni giorno, ma è solo perché per me si sono confusi l'uno con l'altro nel corso degli anni. In realtà, essi arrivano occasionalmente e in modo casuale. Alcune volte passano mesi senza che ne arrivi uno, e poi ne entrano due lo stesso giorno, appena a qualche ora di distanza. Ne ho visti tanti solo perché sono stata qui a lungo. Le cattive abitudini che di solito mi impedivano di conservare a lungo un impiego - ritardi, distrazione, la tendenza a svicolare dal retro e ad intrufolarmi in passaggi nascosti, che hanno portato alla distrazione... Niente di tutto questo dava fastidio ad alcuno, fintanto che continuavo a condurre i Cercatori alla porta. Mi feci assegnare orari più lunghi. Le persone coprivano i miei sbagli e iniziarono a guardarmi in modo strano, lo stesso modo in cui io guardavo il signor Musil.

    Con il tempo un dubbio iniziò a tormentarmi. Mi chiedevo: "E se non ci fosse una seconda porta? Se non ci fosse uscita da quella stanza?" Non avevo visto altro che oscurità all'interno, non avendo mai guardato per più di un secondo accidentalmente. Quanto poteva essere grande? Tutte quelle persone che entravano per non uscirne mai, doveva cominciare ad essere affollato lì dentro. Sarebbe stato meglio se fossero entrate meno persone da quella porta, da allora in poi. Più o meno quando iniziai a rimuginare questi pensieri, cominciai anche a notare un pulsante sotto il banco informazioni. Non so se ci fosse sempre stato, duro e gemmato e color ambra, ma se lo avessi premuto quando fosse arrivato un Cercatore, l'illuminazione della stanza avrebbe oscillato, per poi diventare più intensa. E mentre ero accecata, avrei sentito qualcosa di morbido passarmi accanto e avrei sentito un odore come di sporco, e quando le luci fossero tornate normali il Cercatore sarebbe sempre sparito. Alcune volte avrebbe lasciato uno strappo nella moquette o una macchia scura che poi mi sarebbe toccato pulire, ma almeno non dovevo farli passare tutti per quel corridoio.

    Premevo il pulsante con quei Cercatori che non avevano capito che io dessi importanza all'educazione, e con quelli che non chiedevano abbastanza gentilmente. Quando vedevo un'espressione sogghignante e arrogante negli occhi del Cercatore, premevo il pulsante con forza sufficiente a ferirmi il palmo della mano. Cominciai a trovare conforto nella pulizia di quella luce e nei singhiozzi smorzati che suonavano come musica. Usavo qualunque scusa mi permettesse di premere il pulsante e di non portare un Cercatore lungo quel corridoio. E quelli che mandai continuavano a non tornare.

    Fino a quel giorno, quando un uomo ritornò. Non mi piaceva dal momento in cui entrò, con il vestito affilato e il sorriso affilato e quegli occhi vuoti, del tutto vuoti. Mi allungai verso il pulsante prima ancora che raggiungesse lo sportello, ma qualcosa fermò la mia mano. Egli annuì e mi chiese, molto educatamente, di vedere il Possessore del Rifiuto. Alcune persone che conduco verso il Possessore tremano di una paura evidente, e un numero davvero ristretto sembra capace di sopprimerla. Ma a quest'uomo semplicemente mancava, nel modo in cui ad una storia può mancare un finale adeguato. Mi diede i brividi. Ero sollevata di mandarlo oltre la porta. Mi restituì un sorriso troppo largo e una strizzata d'occhio, e sparì nel buio. Lo chiusi dentro, mi precipitai all'esterno e fumai fin quando mi tornò una flebile parvenza di calma, poi tornai alla mia scrivania e feci finta di tenermi impegnata con il lavoro d'ufficio. Sentii rumore di passi lungo il corridoio che devo aver percorso io un centinaio di volte senza esitazione, e l'uomo dagli occhi vuoti ne venne fuori. Portava qualcosa tra le mani. Qualcosa coperto di pelo, o forse fatto di pelo, lunghe ciocche bagnate di pelo che sfuggivano tra le sue dita. Provai a premere il bottone che avrebbe portato la luce bianca e pulita, la luce che era pura e che avrebbe coperto quella bruttura. Mi fermò. Si muoveva più veloce di quanto i miei occhi potessero seguirlo e mi fermò, tenendo la mia mano stretta nella sua, sogghignando di un sorriso diabolico e schioccando la lingua. Il suo sorriso era troppo ampio. Ero sicura che mi avrebbe ingoiata.

    Terrorizzata, gli posi solo una domanda: "Cosa mi farai?"

    Pensavo che mi avrebbe uccisa. Ciò che fece fu molto peggio, mi spiegò delle cose. Mi raccontò cosa era accaduto a ciascuna persona che avevo accompagnato lungo il corridoio. Mi raccontò nei minimi dettagli delle prove che avevano fallito e delle torture che avevano sofferto. Mi raccontò cosa accadeva ai Cercatori sotto la luce accecante che mi impediva di vedere le cose che andavano loro incontro, che li facevano a pezzi e li trascinavano dentro i filamenti incandescenti e bianchi di ciascuna lampadina. Mi raccontò della cosa che avevo aiutato a proteggere, e della cosa che aveva aiutato me a proteggerla. Mi fece vedere ciò che avevo fatto.

    Egli se ne andò. Io no.

    I Cercatori vengono ancora a chiedere del Possessore del Rifiuto. Alcuni li accompagno lungo il corridoio, con alcuni premo il pulsante. Non so se per loro c'è ancora qualcosa da cercare, lì. Nessun altro è mai tornato. Provo ad essere una brava ragazza, ad essere gentile ed educata con gli altri, ma il mio lavoro mi ha influenzata. Per restare integra e sana di mente, è necessario indurire il tuo cuore e accettare verità spiacevoli riguardo te stessa. Tenere a freno i tuoi pensieri, per il tuo bene.

    Il tricobezoario che l'uomo portò fuori è l'Oggetto numero 138 di 538. E io sono la minore delle prove che dovrai affrontare per trovarlo.

    Edited by AndySky21 - 14/12/2014, 02:33
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