Votes taken by KungFuTzo

  1. .
    Questo topic sembra aperto da un allievo di Freud o Jung, poi ci dirai le interpretazioni che ne trarrai?
    Appena ho letto l'intestazione ho provato a ricordare, a scavare negli angoli più polverosi della mia memoria, ma sapete? Non ho trovato nulla degno di nota.
    Certo ho fatto incubi e anche frequentemente, persone che non potevo salvare, zombie e mostri che mi aggredivano (principalmente zombie :) ), ma non è nulla che mi sia mai dispiaciuto. Ho sempre trovato la paura divertente (e dato il forum in cui stiamo parlando anche voi la dovete trovare quantomeno vagamente piacevole). Pertanto gli incubi che fanno paura sono sempre stati solo i migliori film horror che potessi vedere: una rappresentazione vividissima in prima (o terza) persona di ciò che realmente mi spaventava. Nessuna bimba diafana caduta in un pozzo con i capelli fradici davanti agli occhi, nessun bimbo giapponese cigolante con la mamma che scricchiola, nessun universitario perso in un bosco che non riesce nemmeno a capire che per andare in linea retta basta guardare il tronco degli alberi (sembra che l'unica cosa horror sia l'accusa al sistema d'istruzione americano)...solo la consapevolezza della fine della speranza.
    Quindi i viaggi onirici popolati da mostri li ho sempre trovati molto divertenti e sono molto triste se alla mattina non li ricordo.
    Per quanto riguarda quelli angosciosi, quelli in cui assisti impotente alla morte di un caro, ad esempio, in cui puoi avvertire il dolore nella sua forma più pura... che dire? C'è forse bisogno di spiegare la sensazione di sollievo che si ha una volta svegliati e realizzato che era solo un incubo?
    Sono qualcosa che ti da l'occasione di migliorare gli aspetti della tua vita che ti fanno paura.
    Pertanto, se mi permettete l'ennesima frase da cioccolatino: non abbiate paura dei vostri incubi signore e signori, ascoltate il vostro subconscio e divertitevi, godetevi i vostri deliri e imparate a migliorare voi stessi.
  2. .
    Benvenuto, è un sempre più raro piacere incontrare persone impressionabili che comunque si fanno avanti nel mondo della paura...
  3. .

    gg56881867


    Gli insetti pungono non per cattiveria, bensì perché vogliono vivere anch'essi […]
    Friedrich Nietzsche, 1879/80



    Lo sapevate che il numero degli insetti e degli aracnidi insieme è di gran lunga maggiore a quello di tutti gli altri animali del mondo sommati insieme? Basti pensare che per ogni essere umano, all’apice della nostra gloria, c’erano circa un miliardo e mezzo di insetti. Quindi non deve sorprendere che, quando questi si sono stancati dei nostri soprusi e si sono ribellati, siano passate solo poche settimane prima che la nostra civiltà capitolasse. Non era difficile da prevedere, un miliardo e mezzo contro uno…
    Ormai noi umani siamo poche decine di migliaia e la nostra razza sembra destinata a estinguersi, ma ciò che ci ha sempre distinto è la speranza e non la perderemo certo ora, per tale motivo ho iniziato a scrivere questo breve racconto: per lasciare una testimonianza di come tutto iniziò.

    Questa è solo una delle migliaia di storie che ci sono giunte durante i primissimi tempi dell’attacco, ma quando lessi il resoconto scritto dalle forze dell’ordine locali e dal professor Melton, eminente entomologo, non riuscii a credere a quelle parole.

    Il seguente resoconto viene dai verbali delle forze locali che hanno preso le deposizioni dell’unico sopravvissuto alla tragedia.

    16 Aprile 2015.
    Colorado. Fattoria della famiglia Miller.
    Insetti e aracnidi interessati:
    Danaus plexippus, Aporia crataegi, Habronattus orbus, Loxosceles reclusa, Vespa mandarinia, Dorylus fabricius.
    (Tali Arachnida e Hexapoda non comunicano tra di loro, tantomeno collaborano in alcun modo data anche la distanza dei rispettivi habitat, ma questo caso rappresenta un’inquietante novità Cit. Melton D.)

    Notte tra il 15 e il 16 Aprile, la temperatura era mite e la velocità del vento, proveniente da sudest, era di sei chilometri orari; verso le tre del mattino la piccola Ruth Miller si è svegliata per andare a bere in cucina al piano di sotto e guardando dalla finestra ha visto centinaia di migliaia di farfalle monarca che stavano passando per la loro fattoria e avevano ricoperto il vetro della sua finestra appena aveva acceso la luce sul suo comodino.
    La bambina è andata a svegliare i genitori e tutta la famiglia, composta dai coniugi Miller (Martha, 40 e Edgar, 42), i tre figli della coppia (Mary-Rose, 17, Jack,14 e Ruth, 8) e dai genitori di Martha (Robert Perr, 63 e Agatha Perr, 64 ), si sono riuniti in salotto da dove potevano assistere allo strano fenomeno dalla grande finestra esposta a sud.

    Dopo circa dieci minuti gli insetti si sono dispersi e la famiglia è ritornata a dormire per le poche ore che erano rimaste prima dell’alba, momento in cui si sarebbero dovuti svegliare per andare a lavorare.

    Mentre il sole era ormai alto, poco prima dell’ora di pranzo, un nuovo gruppo di insetti è arrivato. Sempre farfalle, delle Farfalle del biancospino, a milioni.
    Anche durante questo episodio la famiglia è rimasta affascinata con gli occhi verso il cielo, inconsapevole di quello che stava accadendo.
    È stata la figlia maggiore dei Miller ad accorgersi di alcuni ragni che stavano entrando da sotto la zanzariera della porta principale lasciata aperta. La giovane ha urlato alla madre di stare attenta che la piccola Ruth non si avvicinasse e con il fratello ha iniziato a uccidere i pochi ragni violino che erano nell’ingresso.

    Cinque minuti dopo, come le monarca, le farfalle si sono disperse; a sentire le opinioni del professor Melton, i ragni erano già entrati in casa.

    La famiglia stava pranzando seduti in sala da pranzo quando la tragedia è iniziata.

    Deposizione di Jack Miller, anni quattordici.
    “Avevamo appena finito la preghiera quando alcuni schifosi ragni sono cascati dall’alto, forse erano sul lampadario sopra la tavola. Ruth ha iniziato a urlare presa dal panico mentre quei mostri saltavano per tutto il tavolo, papà provava a schiacciarli, ma erano troppo veloci e continuavano ad arrivare, ce ne saranno stati venti sulla tovaglia.
    Nonna ha preso Ruth per mano e ha detto anche a me e a Mary-Rose di spostarci in salotto, appena siamo entrati abbiamo trovato circa dieci ragni enormi e marroni che stavano venendo verso di noi. A Ruth è presa una crisi isterica, si è dimenata lasciando la mano di nonna ed è corsa al piano di sopra.
    Io e mia sorella ci siamo guardati senza riuscire a capire cosa stesse succedendo, non sapevamo da dove fossero arrivati tutte quelle maledette bestiacce.

    Nonna è salita per le scale cercando di raggiungere Ruth ma un ragno le è saltato sul viso dalla ringhiera e lei si è sbilanciata cadendo all’indietro.
    Credo che non dimenticherò mai più il suono sordo del suo collo che si spezzava.
    Sono rimasto qualche secondo fermo a guardare la scena e così anche mia sorella; approfittando della sua distrazione due ragni le si sono arrampicati sulla gamba destra e l’hanno morsa sulla coscia. Urlando li ha schiacciati e ha ripreso a ucciderne quanti più poteva.

    Improvvisamente un urlo acutissimo ci ha fatto guardare verso le scale, era Ruth e io, Mary-Rose e mamma ci siamo precipitati in suo aiuto.
    La scena che ci trovammo davanti era tremenda, mia sorella era… era completamente ricoperta di formiche. Cercava di urlare, ma dozzine di quelle schifose le entravano in bocca e gli unici suoni che si sentivano erano provocati dal tentativo di sputarle fuori.
    Era distesa sul pavimento della sua cameretta e tutta la stanza era piena di formiche, non ho mai visto una cosa del genere. Mamma è corsa verso Ruth ed ha iniziato a ripulirla come meglio poteva, quando fu un po’più libera l’ha presa in collo per portarla via da lì.

    Al piano di sotto nonno stava in ginocchio vicino al corpo di mia nonna, aveva gli occhi lucidi e sussurrava il suo nome.
    A quel punto papà ha detto che dovevamo scappare; le mie sorelle avevano bisogno di un dottore e anche mamma aveva diversi morsi.
    Appena ci siamo avviati alla porta abbiamo notato che i ragni e le formiche, che erano sulle scale, si erano fermati rimanendo a distanza, come se non volessero più attaccarci, ma solo respingerci.
    So che sembra impossibile, ma volevano costringerci a uscire.

    Fuori ci aspettavano loro.

    Il furgoncino era parcheggiato vicino al granaio a circa trenta metri dalla casa e credevamo di poterlo raggiungere facilmente, credevamo di essere al sicuro fuori dalla casa, ma subito dopo aver fatto dieci passi una nube nera oscurò il sole. All’inizio pensammo fossero di nuovo le farfalle, ma il suono che emanava lo sciame era inconfondibile.
    Erano dei calabroni giganti, non ne avevo mai visti di così grossi.
    Ci siamo divisi in due gruppi, io, mia sorella e mio nonno ci siamo voltati per tornare in casa, mentre i miei con Ruth hanno tentato di raggiungere il furgoncino.
    Nel correre ho notato che avevo un calabrone sul braccio, lo sentivo muoversi con le sue zampette schifose e ho provato a mandarlo via usando l’altra mano. Ovviamente mi ha punto ed è stato il dolore più forte che abbia mai provato.
    Subito il braccio ha iniziato a gonfiarsi, ma sono comunque riuscito ad entrare in casa.
    Mia sorella stava pestando a caso cercando di schiacciare ragni e formiche che tentavano di rispingerci fuori e mio nonno la stava aiutando.
    Mi sono voltato per chiudere la zanzariera e ho visto i corpi dei miei e della mia sorellina in terra.

    Ruth aveva smesso di gridare.

    Ero come rimasto inebetito, mi sono ripreso quando Mary-Rose mi ha strattonato richiamandomi alla realtà. Mi ha dato un cellulare e ho subito chiamato la polizia. All’inizio non mi avete creduto, ma alla fine avete deciso di mandare qualcuno.
    Secondo nonno dovevamo chiuderci in una stanza e ha cercato di farci strada verso uno dei bagni, mentre stavamo attraversando la casa alcuni calabroni sono riusciti a entrare e hanno attaccato mio nonno facendolo cadere in terra urlante. Subito le formiche si sono accanite su di lui entrandogli in bocca e nel naso, lo hanno ricoperto completamente e prima di girarmi per andare in bagno, ho visto solo un cumulo brulicante di insetti.

    Io e Mary-Rose ci siamo rinchiusi in bagno e abbiamo bagnato un asciugamano per metterlo sotto la porta ed impedire che quei maledetti entrassero, abbiamo anche messo della carta igienica nella serratura.

    Quando ci siamo seduti abbiamo sentito un ronzio nella stanza e alzando gli occhi abbiamo visto che un calabrone era entrato con noi, deve essersi posato sui vestiti e ha aspettato che fosse il momento migliore per colpire, ma gli insetti non possono essere tanto cattivi o furbi no?
    Comunque ci volava vicino e noi provavamo a difenderci con quello che avevamo. Ha pizzicato mia sorella dietro alla gamba e il suo grido ha saturato tutta la stanza, ho provato a scacciarlo con uno straccio, ma non sembrava intenzionato a lasciarci stare.
    Mary-Rose non si reggeva in piedi e si è seduta e io mi sono messo davanti a lei per impedire che il calabrone la pungesse ancora, ad un certo punto si è posato sul muro vicino a noi e mia sorella gli ha tirato una manata uccidendolo. Purtroppo quel maledetto l’ha punta un’altra volta e lei è caduta a terra presa da delle convulsioni, io stavo piangendo e ho cercato di tenerla ferma per impedire che sbattesse la testa.
    Dopo alcuni secondi ha smesso di muoversi…e non si è più svegliata.”

    Quando la nostra volante è arrivata sul luogo della chiamata gli insetti si erano completamente dileguati, a terra, all’esterno della casa, c’erano i cadaveri dei coniugi Miller e della piccola Ruth, i corpi presentavano diverse ferite e segni di ustione. All’interno sono stati ritrovati i cadaveri di Agatha e Robert Perr, il corpo dell’uomo era mezzo divorato, mentre quello della donna risultava stranamente intatto; in uno dei bagni del pianterreno sono stati rinvenuti l’unico superstite e il cadavere della figlia maggiore dei Miller.
    Il ragazzo era in stato confusionale, presenta una sola puntura ed è stato subito portato alla clinica e poi trasportato al Craig Hospital di Denver.
    Il sergente Logan ha contattato il professor Devon Melton per un sopralluogo.
    E l’entomologo ha detto che gli insetti colpevoli di questo massacro provengono da diverse zone della terra e vuole organizzare una commissione per studiare il fenomeno.


    Edited by KungFuTzo - 22/9/2015, 16:17
  4. .
    Benvenuto! Ricordati: non è l'età a determinare come ti vedono gli altri, nel mondo avrai sempre o troppi anni o troppo pochi, ma con le azioni (o le storie in questo forum) riuscirai tranquillamente a far capire a tutti chi sei veramente. Ti auguro una buona permanenza.
  5. .
    è stato divertente! Mi piacciono i contest e spero di poter partecipare ad altri, complimenti a tutti!
  6. .
    L'argomento è a me molto caro e quindi mi permetto di intromettermi sperando di non essere di troppo.
    Il ramo zen della filosofia buddista è improntato sul vivere qui e ora e i koan principalmente, ma anche altri brevi racconti, hanno lo scopo di far ragionare le persone in maniera differente per permettere loro di sottrarsi al Samsāra per raggiungere il Nirvana (Illuminazione). Tra i più famosi troviamo
    Qual era il tuo viso prima della nascita dei tuoi genitori?
    o anche
    Se un albero cade e non c'è nessuno a sentirlo, ha fatto rumore?
    .
    Scusate se sono prolisso, ora dico il perché di questa spiegazione: non esiste un'interpretazione giusta o sbagliata di Koan e similari perché se ci si sofferma sulla dicotomia giusto/errato, dimostriamo di aver iniziato una partita già persa.
    Questo topic mi piace molto: mi sembra creato da un praticante del buddismo Mahāyāna con l'intento di aiutare altre persone ad avvicinarsi all'illuminazione.
  7. .
    Benvenuta!
  8. .
    Le risate si sentivano dal corridoio.
    L’inverno stava iniziando e la stagione migliore per i pigiama party era finalmente arrivata.
    Le tre erano nella camera di Melody, Cecilia era seduta per terra mentre Melody e Armony le stavano acconciando i capelli i tantissime trecce fine.
    Le tazze piene di cioccolata erano sistemate vicino alla televisione con il fumo che creava delle meravigliose forme nell’aria e le tre ridevano pensando ai pettegolezzi sui loro compagni di scuola.

    «Cioè, vorrei capiste ragazze, sembra che non sappia che abbiamo dodici anni. L’avete vista come si veste? Ma la colpa è di sua madre.»
    «Hai proprio ragione Cecilia. Quella donna non capisce nulla e sua figlia non poteva essere da meno.»

    Le ore passavano e le tre iniziarono ad annoiarsi, per cui decisero di prendere il quadrante degli spiriti di Melody per divertirsi un po’.
    Lo posizionarono in mezzo al letto e si sedettero intorno con le gambe incrociate, spensero le luci e accesero una dozzina di candele che misero in giro per la stanza.
    «Chi proviamo a chiamare questa volta?» chiese Armony sorridendo.
    «Che ne dite di tentare con un demone?»
    Le altre due guardarono Cecilia e rimasero in silenzio.
    «Cosa c’è? Magari è divertente. Tanto finirà come le altre volte.»
    «Ok, io ci sto.»
    «Anche io.»
    «Perfetto. Chi proviamo a evocare?»
    «Che ne dite di Abaddon?» suggerì Melody.
    «No, chiamiamo Astaroth.» disse Armony.
    «Ragazze, non è una questione di chi no e chi sì, ma si tratta di prima e dopo. Andiamo in ordine alfabetico ok? Quindi partiamo con Abaddon.»

    Le tre ragazzine si presero per mano e chiusero gli occhi concentrandosi sulla loro respirazione, svuotarono la mente e si rilassarono fino ad arrivare a concepire solo quella stanza in tutto l’universo. Divennero come una persona sola e si lasciarono per mettere un dito sul cursore della tavola.
    «Abaddon, ascolta le mie parole e vieni al nostro cospetto.» disse Cecilia.
    Armony sorrise mantenendo gli occhi chiusi, poi iniziò «Abaddon. Con questa seduta ti preghiamo di venire qui da noi, lascia la tua dimora e compari in questa camera.»
    Poi fu il turno di Melody.
    «Abaddon, ascolta la nostra invocazione. Noi ti stiamo chiamando.»

    Improvvisamente la temperatura scese di colpo e molte candele si spensero. Le tre rimasero completamente immobili.
    L’aria sprizzava energia, le lampadine esplosero facendo una scintilla blu e Armony si lasciò sfuggire un gridolino acuto.
    Una ad una si spensero tutte le candele lasciando le ragazzine nel buio più completo.
    I secondi erano diventate ore e lentamente una candela si riaccese illuminando un angolo della camera.
    Un’oscura figura si ergeva nella penombra, era molto alta e le tre riuscirono a vedere solo la cappa nera che indossava.

    «Molto imprudente per delle ragazzine evocare un demone. Ma prima di fare qualsiasi cosa, fatemi chiedere: perché lo avete fatto?» la voce del demone era uno dei suoni più cacofonici che il mondo avesse mai sentito, sembrava il grattare delle unghie su una lavagna.
    «Ci stavamo annoiando.»
    Una risata squarciò la notte.
    «Che bambinette ignoranti e arroganti. Cosa credete che accadrà adesso?»

    Il demone iniziò ad avvicinarsi e le tre ragazzine scesero dal letto, Armony era sul lato destro, Melody su quello sinistro e Cecilia rimase nel mezzo vicino alla scarpiera che c’era in fondo.
    Abaddon le andò davanti e si tolse il cappuccio rivelando un viso orrendamente sfigurato con gli occhi completamente rossi. Armony e Melody si avvicinarono e il demone rimase all’interno del cerchio composto dalle tre.

    Improvvisamente l’aria cambiò radicalmente e le labbra scarlatte di Cecilia furono increspate da un inquietantissimo sorriso.
    «Tu cosa credi che accadrà stupido demone?»
    Le due ragazzine ai lati afferrarono i polsi di Abaddon e il demone le guardò senza capire cosa stesse succedendo. Provò a liberarsi, ma le bambine avevano una forza incredibile.
    «Chi siete?» chiese con una voce che tradiva un filo di timore, una sensazione che il demone non aveva mai provato.
    «Siamo solo delle bambinette ignoranti e arroganti.» disse Cecilia avvicinandosi e posandogli una mano sul petto.
    Melody e Armony tirano verso il basso costringendo il mastodontico mostro a mettersi in ginocchio, fecero in modo che la loro amica potesse essere faccia a faccia con il suo interlocutore.

    «Questo è un pigiama party e, come ho detto prima, il motivo principale per cui ti abbiamo chiamato è per divertirci, ma se devo essere sincera, devo ammettere che l’abbiamo fatto anche perché ormai abbiamo un certo languorino.»
    Abaddon si agitò, ma le mani delle sue carceriere erano inamovibili.

    Con una flemma snervante Cecilia mosse l’indice sul petto del demone e si fermò all’altezza del cuore.
    «È decisamente troppo tempo che non mangio il cuore di un demone. Sai che con quello posso mangiare anche la tua anima corrotta? Mi viene l’acquolina solo al pensiero.»
    Lentamente spinse fino a entrare con la mano nello sterno di Abaddon che iniziò a gridare scompostamente. Sembrava il suono di un maiale selvatico.
    Il sangue nero schizzava ovunque e colava copioso sulla moquette rosa della cameretta di Melody, il viso di Cecilia ne fu completamente imbrattato e appena tirò fuori lo scuro cuore, lo mostrò al demone prima di infilarci la faccia come una bimba con una torta di compleanno.

    Le amiche cominciarono a ridere e a tirare nelle opposte direzioni.
    Il suono delle ossa che si spezzavano saturò la stanza e Abaddon, che era ancora vivo, continuò a gridare finché le due gli strapparono gli arti. Cadde a terra esanime mentre le tre banchettavano con la sua carne.
    «Sei proprio delizioso Abaddon.» disse Melody.
    «Sì.» iniziò Armony «Sei quasi meglio dell’arcangelo del mese scorso.»

    Passarono i minuti e Abaddon, finalmente, morì.

    «Ragazze.» iniziò Cecilia «Che facciamo? Chiamiamo anche Astaroth o aspettiamo la prossima volta?»
    «Io avrei voglia di un dolce, ma credo che a questo punto possa andar bene anche una cioccolata.» rispose Melody.
    «Sì, lasciamocelo per la prossima settimana.» disse Armony.

    Le tre si risedettero sulle coperte, misero la tavola sotto il letto e ricominciarono a spettegolare come se non fosse successo nulla.
    «Comunque, secondo me, Andrew ti chiederà di andare al ballo.»
  9. .
    16 Agosto 1983.
    Cario Diario.
    Oggi la mamma mi ha regalato una stupenda macchina polaroid, ha detto di averla trovata in soffitta; riesci a credere che qualcuno l’abbia lasciata lì ad ammuffire? È bellissima, scatti e non hai bisogno di portare il rullino da qualcuno, aspetti qualche secondo, prendi il foglio che esce, agiti ed ecco la magia.

    17 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Mi sto divertendo un sacco con la mia nuova macchina. Ieri ho fatto le foto alla casa nuova, voglio mandarle ai miei amici, così sapranno dove venire a trovarmi e potremo giocare di nuovo insieme… Non ho ancora nessuno con cui giocare e la mamma è sempre troppo impegnata, meno male che ho la mia nuova polaroid.

    18 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Oggi ho incontrato un nuovo bambino con cui giocare, si chiama Seymour e ha più o meno la mia età, anche lui abitava qui prima e mi ha fatto vedere un sacco di cose fortissime che non sapevo nemmeno esistessero. Mi ha perfino portato nel suo rifugio segreto, ma ancora non posso andare nel suo posto speciale, ha detto che dobbiamo prima diventare amici per la pelle.

    19 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Mamma mi prende in giro ogni volta che le parlo di Seymour, ride e mi dice «Ah sì, Seymour. Che bella fantasia hanno i bambini.»
    Ma Seymour è reale, il fatto che lei non possa vederlo non vuol dire che non c’è. Se solo non mi avesse chiesto di non far vedere a mia mamma le nostre foto.

    20 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Mi diverto sempre un mondo con Seymour, oggi abbiamo passato ore a giocare con le costruzioni. Era una bellissima giornata e mi sarebbe piaciuto andare fuori a giocare a nascondino o acchiapparello, ma non sarebbe leale perché riesco a vedere Seymour solo se scatto una fotografia. Mi ha detto che ha organizzato una caccia al tesoro…non vedo l’ora.

    21 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Questo pomeriggio sono stato all’ospedale. Durante la caccia al tesoro sono scivolato e sono cascato dall’albero. Mi sono fratturato il polso sinistro e ora ho un gesso fichissimo.
    Quando ho detto alla mamma che ero salito perché stavo giocando con Seymour, lei mi ha risposto che lui non esiste. Ma non è vero. Lui esiste!

    22 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Non è giusto, mamma mi ha messo in castigo perché le ho detto che Seymour l’ha chiamata imbecille. Io non ho fatto nulla di male; per fortuna Seymour è venuto nella stanza con me e abbiamo giocato tutto il tempo insieme a fare disegni. È proprio divertente, durante la notte mi ha anche autografato il gesso.

    23 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Oggi mamma si è comportata in modo molto strano. Dopo che ha visto la firma di Seymour ha iniziato a chiedermi se l’avessi scritta io e diceva che non si sarebbe arrabbiata, ma quando le ho risposto di no, alla fine si è arrabbiata e mi ha mandato in camera dicendo che non si dicono le bugie. Domani mi porterà da un dottore diverso da quello che ho avuto per il braccio.

    24 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Sono arrivato alla conclusione che tutti gli adulti sono strani.
    Il dottore da cui mi ha portato mamma era un dottore dei pazzi, come quello da cui è andata zia Ermengarda dopo che è morto lo zio. Ma io non sono pazzo. Mi ha fatto disegnare un albero, poi la mia famiglia e alla fine mi ha chiesto di parlargli di Seymour.

    25 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Sono molto emozionato. Domani Seymour mi porterà nel suo posto speciale…siamo diventati amici per la pelle.

    26 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Non sono riuscito ad andare con il mio amico perché la mamma ha trovato le foto di Seymour e si è spaventata moltissimo, ha iniziato a urlare e piangere tenendomi stretto a sé. Ha chiamato un prete dicendo che avrebbe mandato via Seymour e di non preoccuparmi, ma io non voglio che vada via, è mio amico.

    27 Agosto 1983.
    Caro Diario.
    Oggi Seymour era in camera mia. Ero sicuro che fosse arrabbiato con me, ma invece mi ha detto che sa che non era colpa mia; dovevamo stare più attenti. Comunque ha detto che questa notte usciremo dalla finestra e andremo nel suo posto. Sono così curioso, sono sicuro che è un posto fortissimo.

    Reperto 13:
    Questo è il diario di Wilbur Griffith, anni otto. La madre ha chiamato le forze dell’ordine la mattina del 28 Agosto 1983 perché il bambino risultava scomparso. Il dipartimento di polizia di Cleveland si è subito mobilitato, ma fino ad oggi il caso rimane irrisolto. Il Seymour di cui il bambino parla sembra essere Seymour Kalligan, anni nove: un altro bambino che abitava in quella stessa casa, scomparso nel 1946. Caso ancora irrisolto.


    Edited by KungFuTzo - 26/10/2015, 15:50
  10. .
    Follia

    Villaggio di Salem, Massachusetts. Diario di Roger Conant.
    20 Aprile 1675.
    Oggi la mia bellissima moglie ha dato alla luce la nostra primogenita. Le abbiamo dato nome Sarah, come sua madre e come la moglie di Abramo. La levatrice ha detto che è in perfetta salute.
    Sono molto felice, ma comincio a temere che il mio cognome finirà con me, quanto vorrei un maschio che possa un giorno prendere il mio posto; ho paura che dovrò penarmi per riuscire a trovare il genero perfetto che sia in grado di guidare questo villaggio di brava gente.

    20 Aprile 1676.
    Il mio angelo compie un anno, è così meraviglioso stare a guardarla che mi stupisco sia passato già un intero anno. Ieri il reverendo Parris ha parlato della piccola Sarah nel suo sermone domenicale, ha detto che bambini come lei fanno crescere la speranza per un futuro migliore, privo di peccato e di dolori.
    Prima di venire a scrivere queste righe, Sarah mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto perché il cielo è azzurro, mi ha letteralmente sorpreso sentirle fare domande tanto intelligenti e io le ho detto che è di quel colore perché il Signore l’ha voluto così.

    20 Aprile 1677.
    Sarah ha due anni, ma parla come se ne avesse sei, è proprio un prodigio. Sono così orgoglioso di mia figlia.
    Quando mi guarda con i suoi meravigliosi occhi verdi mi sento sciogliere dentro.
    Anna ha iniziato a insegnarle a leggere, non capisco perché, ma sono curioso di vedere cosa ne verrà fuori.

    […]

    20 Aprile 1680.
    Sarah oggi compie cinque anni.
    Sembra che abbia qualcosa che non va, non so bene come spiegarlo, ma pare sempre assente: canticchia tra di sè, disegna in continuazione ed è sempre distratta.
    Tre giorni fa l’ho portata dal reverendo; mi ha detto che è solo una ragazza particolarmente intelligente e curiosa, niente di cui preoccuparsi. Mi ha consigliato di farla stare con le bambine della sua età e ho organizzato una festa per il suo compleanno.

    12 Agosto 1680.
    Oggi è nato colui che porterà avanti il mio nome. Lo abbiamo chiamato Caleb figlio di Chesron.
    Sarah è subito rimasta rapita da questo nuovo arrivo nella famiglia, ha chiesto di poterlo tenere in braccio e si è addormentata vicino al camino mentre la madre cullava il piccolo.

    […]

    20 Aprile 1685.
    Tre giorni fa Caleb è morto di malattia.
    Ho sentito Sarah piangere e pregare il Signore affinché lo facesse tornare dalla valle delle lacrime.
    Possa Dio avere in gloria l’anima del nostro angelo.

    20 Aprile 1686.
    Sarah è diventata molto amica con la figlia e la nipote del pastore. Insieme ad altre bambine vanno spesso al parco dei salici e giocano per interi pomeriggi. Non sono del tutto convinto del consiglio del pastore: ancora continua a cantare strane litanie e per molte sere è rientrata portando con sé fiori e piante.
    Sono preoccupato. Non è normale.

    […]

    20 Aprile 1690.
    Ormai Sarah ha quindici anni, dovrebbe smettere di andare con le sue amiche vicino ai torrenti o in mezzo alle foreste. Le ragazze della sua età dovrebbero pensare al matrimonio e alla famiglia.
    Ieri ho cacciato la sua vecchia nutrice Anna perché l’ho colta mentre stava raccontando a Sarah storie blasfeme di demoni celtici e stregoneria. Chissà da quanto tempo quella vecchia pazza avvelenava la sua mente.

    20 Aprile 1691.
    Strane cose accadono alle ragazze del villaggio e sembra che tutto sia iniziato con il gruppo di Sarah.
    Quelle strambe si riuniscono per fare divinazioni e qualcuno dice che hanno evocato uno spirito maligno.
    Domani vado a parlare con il pastore per vedere cosa fare, ma ho paura che un’ombra oscura sia calata sulla nostra bella comunità timorata di Dio.

    20 Aprile 1692.
    Le figlie del Demonio sono in mezzo a noi, ho allontanato Sarah dalle altre, ma credo che ormai sia corrotta. La settimana scorsa abbiamo arrestato il vecchio pastore Cory: la testimonianza di Abigail Williams lo condanna come artefice di questo satanico complotto.
    Devo fare di tutto per salvare l’anima di mia figlia.

    20 Aprile 1693.
    La prigioniera Sarah Conant ha confessato.
    Dopo quattro giorni di interrogatorio in cui la sua fede e il suo candore sono stati messi ripetutamente alla prova con il fuoco e con gli altri strumenti della santa inquisizione, la prigioniera ha ammesso di aver partecipato ai Sabba con Lucifero, di aver avuto rapporti con lo stesso Demonio e di aver compiuto atti di stregoneria ai danni di gente innocente.
    Dove ho sbagliato?
    Ancora ricordo il momento in cui l’ho stretta tra le braccia la prima volta; ho dovuto fare uno sforzo immane per non cedere quando la sentivo urlare e invocare il mio aiuto.
    …il Demonio è veramente furbo.

    22 Aprile 1693.
    Oggi ho ricevuto questa lettera dalla strega. Che sia maledetta, che siano tutte maledette.

    Padre, vi imploro di fermare questa follia.
    Sono vostra figlia devota e non ho mai fatto male a nessuno.
    Ho appena compiuto diciotto anni e non conosco il mondo, non voglio morire.
    Ho confessato per far smettere il dolore, ma non ho mai praticato la stregoneria, né sono mai stata al cospetto del Diavolo.
    La mia fede è ben riposta in Dio e nei miei genitori, la mia amata famiglia che rispetto.
    Vi prego di perdonarmi per qualsiasi cosa abbia fatto di male, ma venite a salvarmi.
    Non fatemi bruciare viva.

    23 Aprile 1693.
    Questa mattina i devoti cittadini di Salem saranno finalmente liberati dal peso delle spose del Demonio e l’anima della mia Sarah sarà purificata per poter accedere al paradiso che si merita.
    Ho proibito a mia moglie di andare a trovarla. Lei non è forte come me, non può riconoscere le menzogne della strega, lei vedrebbe solo sua figlia; solo una ragazza di diciotto anni spaventata e distrutta da giorni di torture.

    24 Aprile 1693.
    La strega è morta.

    […]

    Edited by KungFuTzo - 6/9/2015, 12:31
  11. .
    Lì fuori era proprio buio e freddo, l’umidità gli era entrata nelle ossa facendogli dolere tutto il corpo, ormai si sentiva un rottame.
    Edgar non era mai stato un uomo paziente, ma dover attendere alla fermata dell’autobus per tornare a casa con quel gelo era veramente inaccettabile, soprattutto quando disponeva di una bella macchina con autista. Qualcuno doveva pagarla cara, appena arrivato a casa avrebbe dovuto ricordarsi di fare una chiamata a David per licenziarlo in tronco.
    Non sapeva nemmeno con precisione a che ora sarebbe arrivato il bus, sia perché in generale non usava i mezzi pubblici, sia perché stava andando verso la sua nuova casa.
    Nuova casa, non ricordava nemmeno perché aveva lasciato quella vecchia, ma sapeva che non era stata una sua decisione.
    Bah, sarà stata una delle mie ex-mogli. Al Diavolo gli avvocati. Pensò soffiandosi nelle mani per cercare un po’di calore.

    Dopo un tempo che a lui parve infinito finalmente l’autobus arrivò. Un’altra chiamata che doveva fare era all’azienda dei trasporti per far passare un brutto quarto d’ora a qualcuno.
    Sorridendo salì i gradini e timbrò il biglietto che aveva in tasca.
    L’autista era seduto al posto di guida senza alcun tipo di illuminazione. Era così tanto buio che Ed non riuscì a vederlo assolutamente, ne avvertiva la presenza e poteva distinguerne la sagoma, ma basta.
    Sbuffando si voltò e cercò un posto libero che non fosse vicino a uno di quei pezzenti che erano sull’autobus insieme a lui. Le facce delle persone lì erano tutte sconsolate, sembravano tutti appena tornati da un funerale e a Edgar facevano solo pena e ribrezzo.
    Iniziò a camminare verso il fondo dove aveva visto un sedile isolato e, appena si fu messo a sedere, il mezzo partì.

    La strada scorreva veloce fuori dal finestrino e Edgar si mise a fissare il vuoto.
    Passarono davanti al vialetto della casa in cui viveva da bambino e ripensò alla sera del ballo di fine anno del liceo. Sorrise richiamando alla mente il momento in cui era riuscito a far licenziare e arrestare il bidello addossandogli la colpa dell’aggressione a Marcy Grayson. Era stato così semplice: era bastato far bere la ragazza fino a renderla inerme per poi portarla nel locale caldaie insieme ad alcuni amici a volto coperto passandosi la tuta del bidello in modo che le rimanesse in mente. Che bella serata.

    La via successiva gli era familiare, ma non riuscì a riconoscerla subito, gli ci vollero alcuni minuti, ma alla fine ci riuscì: non aveva capito immediatamente perché ormai quella strada era un po’diversa. Era strano, ma vista di sera sembrava ancora lo schifoso quartiere pieno di immigrati con quel patetico orfanotrofio e il centro per i giovani.
    Gli ci erano volute molte settimane per ungere le persone giuste e avere i documenti necessari per avere il permesso di buttare giù quelle gabbie di pulciosi e costruire dei bellissimi condomini di lusso per le persone giuste.
    La faccia delle suore dell’orfanotrofio quando aveva portato loro l’avviso di sfratto era stata veramente impagabile.

    Dopo ancora vide la sua vecchia casa, quella in cui aveva vissuto con la sua prima moglie. Meredith. Che donna insulsa era diventata. All’inizio la rispettava anche, l’aveva sposata più che altro per i soldi della sua famiglia, ma almeno per i primi anni era stata una donna vagamente forte e di classe. Purtroppo dopo poco aveva rivelato la sua vera natura di perdente. Gli faceva ribrezzo il solo pensiero, se poi pensava che uno dei suoi figli aveva nel suo sangue i geni di quella donna, che vergogna.
    Ancora una volta l’alcool gli era stato un amico essenziale.
    Dopo averla fatta ubriacare aveva pagato quello che puliva la piscina, per cui sapeva che la moglie aveva un debole, per andarci a letto. Aveva programmato tutto alla perfezione facendolo accadere nel salotto dove avevano istallato una telecamera per controllare la tata. Tanti cari saluti all’accordo prematrimoniale e benvenuti tre milioni di dollari accompagnati dalla libertà.

    Ad un certo punto l’autobus fece la prima fermata e solo tre persone andarono verso l’uscita, avevano il volto contratto, come se avessero la nausea e stessero tentando di trattenersi, ma sembravano sollevati di scendere.
    A quella fermata c’erano almeno cinque persone che aspettavano, ma non salirono sul loro autobus; avevano il volto felice, in pace e rimasero praticamente immobili senza nemmeno guardare il mezzo che era lì fermo. Mentre erano in sosta, un altro pullman si fermò davanti al loro proveniente dalle direzione opposta e le persone in attesa salirono. Il mezzo era diverso da quello su cui era Edgar: alla guida c’era un vecchio ben illuminato, in effetti c’era luce per tutto l’abitacolo, i sedili sembravano comode poltrone e la gente aveva un volto molto rilassato e allegro.
    Doveva proprio fare una telefonata di reclamo, non potevano trattarlo così, anche lui voleva e pretendeva un autobus di prima classe, o qualunque cosa fosse l’altro pullman.

    La corsa riprese e Edgar sperò di arrivare presto alla sua nuova casa.
    Guardando fuori dal finestrino vide ancora una volta qualcosa di familiare: la strada in cui aveva posseduto l’appartamento per i suoi incontri con le prostitute. L’aveva dovuto vendere dopo il fatto di Amber.
    Come era bella Amber, pensò Avrà avuto appena diciotto anni.
    La giovane era stata la sua preferita per un periodo, finché Edgar non l’aveva strangolata a mani nude una sera mentre stavano facendo del sesso violento. Spesso si eccitava ancora ripensando a quando aveva visto la vita scivolarle via dagli occhi mentre con le mani le stringeva la pallida e delicata gola.
    Prima di chiamare i suoi ragazzi per ripulire il tutto si era acceso una sigaretta ed era rimasto per quasi un’ora a guardare il cadavere.

    Tutti i posti che stavano passando avevano dei richiami per ricordi che Edgar considerava cari.
    Passarono la banca dove aveva firmato l’assegno per comprare le casi popolari che aveva poi fatto demolire, il palazzo dove aveva corrotto il comitato per la sicurezza ambientale per falsare dei dati e permettergli di costruire un centro commerciale su un terreno contaminato da metalli pesanti, il manicomio in cui aveva fatto ricoverare la sua terza moglie per sbarazzarsene, la casa di cura scadente dove aveva mandato i suoi genitori per poter vendere la casa di famiglia, l’agenzia che aveva contattato per far adottare uno dei sui figli appena aveva scoperto che era ritardato…
    Una vita vissuta pienamente. Pensò l’uomo.

    Il percorso durò abbastanza a lungo e i ricordi erano sempre più recenti finché non arrivarono davanti alla sede della sua società, dove aveva il suo bell’ufficio con i mobili in mogano e gli tornò alla mente quello che era successo.
    Quella mattina era andato a lavoro e tutto era come sempre, ma dopo pranzo era arrivato un ragazzo che aveva superato la sua segretaria e aveva fatto irruzione nella sua stanza mentre lui si stava rilassando giocando a golf per interni, uno stereotipo che Edgar amava perpetrare.
    Aveva immediatamente chiesto al ragazzo chi fosse, e lui, come risposta, aveva tirato fuori una pistola e gli aveva sparato tre colpi al petto.
    Sudando freddo e aumentando la respirazione si portò una mano al torace e sentì la maglietta umida, guardò le dita tentando di mettere a fuoco usando la scarsa luce dei lampioni e vide il suo sangue che in quella situazione sembrava nero. Il terrore lo colse. Cosa stava accadendo?

    L’autobus si fermò e l’autista accese le luci al neon, scese dal suo sedile e si mostrò ai passeggeri in tutto il suo orrendo aspetto.
    Il suo viso era come se non avesse pelle, un ammasso di tendini e muscoli marroni, gli occhi senza palpebre, due fori per le narici e un ammasso di zanne aguzze senza labbra. Non indossava vestiti, ma la parte inferiore del suo corpo aveva le sembianze di un animale, ricordava un satiro dal manto rosso.
    Lentamente la sua mano andò fino al microfono che era vicino al volante e lo portò alla bocca sogghignante muovendo velocemente lo sguardo tra i passeggeri.
    La sua voce era stranamente calda e suadente, ma il solo sentirla rendeva tristi e malinconici.
    «Buona sera. Grazie per aver viaggiato con me sulla linea 666. Mi auguro che abbiate apprezzato il giro e mi scuso se la fermata in via del Purgatorio è durata più del previsto.
    Questa è l’ultima fermata, vi auguro un felice ed eterno soggiorno all’inferno.»

    Edited by KungFuTzo - 24/7/2015, 19:26
86 replies since 5/7/2014
.