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    E il drago piombò sulla sua testa, inferocito, sparando fuoco dalle grosse fauci. il ragazzo prontamente, schivato il colpo, si preparò a contrattaccare, unendo le mani in modo da formare una sfera, e lanciando un enorme sfera blu contro il colosso, che stanco fu costretto ad atterrare. Il caso volle che atterrò sul giovane, che si svegliò di colpo.

    Non riusciva a scrivere, non ancora almeno; qualcosa lo bloccava. Ogni mattina, dopo essersi svegliato, restava fermo immobile in attesa di un flash che gli riportasse alla memoria qualche sua avventura notturna. Da tempo era riuscito nel suo intento, nel portare a compimento quell’unico obiettivo che una volta raggiunto gli avrebbe aperto la porta per mondi sconosciuti dove lui era l’unico capace di manipolarne gli eventi, l’unico in grado di viaggiare per città oscure che la propria mente fondava per lui, l’unico tra i suoi amici che avesse davvero compreso quello che sognare significasse realmente. Ebbene, lui era un esploratore, ma non il solito viaggiatore che si trova ai giorni d’oggi, lui era un onironauta. Come ogni capitano tiene con cura il diario della propria nave, anche lui era tenuto a trascrivere giorno per giorno ciò che sognava, e come suo compagno di viaggio aveva scelto uno di quei piccoli quaderni che si comprano in edicola con tanto di lucchetto. Di questo però aveva perduto la chiave chissà dove, meglio così, del resto a lui non serviva: era sempre stato uno scapestrato, e non gli veniva certo difficile muovere un po’ il suo coltellino svizzero per forzare la serratura.
    Dunque, qual era la sua abilità particolare? Cosa lo contraddistingueva dai suoi compagni di classe? Niente di che in realtà; si immergeva come tante altre persone nei sogni ben consapevole di star sognando, e come un commediografo scrive la sceneggiatura del suo dramma, lui poteva senza sforzarsi piegare il ciclo dei fatti, la sceneggiatura, i personaggi. In breve, lui sognava lucido. Non è un concetto facile da esprimere ma il suo Creatore lo aveva dotato proprio di un bell’optional, niente di sovrannaturale s’intenda, ma milioni di persone pagherebbero oro per essere come lui.

    Ad ogni modo quella mattina era inutile continuare a cercare di ricordare, avrebbe scritto le sue impressioni nel pomeriggio come ogni giorno. Erano le sei del mattino e doveva muoversi per andare a scuola. Frequentava un liceo classico a Cagliari; si chiamava Psiche, era un sedicenne, bocciato una volta per il numero di assenze ma straordinariamente intelligente e razionale, e non solo! Aveva un certo fascino che lo aiutava ad attirare un bel po' di ragazze, se non fosse per il suo nome per il suo nome tipicamente femminile avrebbe già perso la verginità, fattore importante oggigiorno per i ragazzi della sua età, e questo gli rodeva parecchio.
    Uscito di casa, si diresse alla fermata del pullman con la sua vicina di casa nonché migliore amica, di nome Apuleia, l'unica delle sue amiche più strette che non erano cadute nelle sue grinfie.
    Con lei poteva parlare di tutto, ci mancherebbe, e come al solito lo fecero anche quella mattina.
    -Sai che ho sognato stanotte? Non ti dico, una cosa avventurosissima! In pratica c'ero io che ho risvegliato non ricordo come un drago gigante che ha cercato di mangiarmi, e quindi io...
    -Si si, molto interessante, ma con Panfila?
    Mah, veramente non ho ancora finito di raccontarti il mio sogno.
    -E dai, sai che non mi interessa, parliamo di cose importanti!
    -Come preferisci. Comunque oggi ho intenzione di chiederle d'uscire.
    -E ti dirà di si, vedrai.
    -Come fai a esserne così sicura?
    -E' una sgualdrina. Entrambi sappiamo che te la vuoi solo fare.
    -Beh si l'obiettivo è quello, ma ho un po' di timore di venire rifiutato.
    -Maschi... tutti uguali. Quando agirai comunque?
    -Credo a ricreazione, dopo l'ora di geometria.

    E così fu. Presero il pullman e si divisero: Apuleia andò con le sue amiche al linguistico, Psiche attorniato dai suoi amici e qualche ragazza si diresse verso la sua scuola. Alla terza ora il professore si mise a spiegare geometria, e Psiche seguiva attento la lezione. Tutti quei teoremi, dovevano seguire una certa sequenza per essere dimostrati, e il ragazzo capiva tutto alla perfezione. Forse.
    -Due rette parallele si incontrano all'infinito!
    -Ma... professore, com'è possibile?
    -Psiche, zitto e impara!
    -Come pretende che io possa imparare se parte da un'idea base che non riesco a spiegarmi?
    -Tu non capisci perché sei troppo legato al principio causa-effetto.
    -Che ci trova di male? Non è forse giusto?
    -Certamente lo è, Psiche. Ma, vedi, a volte devi saperti staccare da ciò che credi sicuro per arrivare a una conclusione. Per esempio, prendi due rette perpendicolare.
    -Ma non parlavamo di rette parallele?
    -Non mi stai seguendo. Inclina una rette in modo tale da spostare il punto d'intersezione; non vedi che esso si sposta sempre più? Quando sono parallele esso si trova all'infinito.
    -Forse è il concetto di infinito a sballarmi un po' le idee.

    DRIIIIIIIN, la campanella. Era irritato e stanco, ma doveva ad ogni costo raggiungere Panfila. Usci dalla sua classe senza nemmeno salutare il professore, che per quanto oggi lo avesse un po' messo in difficoltà restava a prescindere il suo preferito. Attraversò il corridoio della sua sezione in fretta e furia, girò l'angolo, tagliò per l'aula professori, che era vuota, e si ritrovò in classe della ragazza.
    -Scusate, c'è Panfila?
    -E' scesa dal paninaro.
    E giù nuovamente di corsa per le scale, un'altro corridoio da attraversare, alcune persone da scansare, ma poi eccola là, in tutto il suo splendore. Le si avvicinò con aria spavalda, quasi superiore e lei adattò lo sguardo alla situazione.
    -Ehi Panfila, mi chiedevo se ti andasse di...
    Non avendo neanche finito di parlare, si avvicinò loro un ragazzo bello robusto che da dietro le mise un braccio attorno alla vita e spingendola indietro le fece fare un caschè e la baciò arditamente.
    Psiche rimase quasi esterrefatto da ciò che vedeva, prese le gambe in spalle e si mise a correre a più non posso nella sua classe, imprecando sotto voce.

    Finita la scuola tornò di filato a casa senza aspettare neanche Apuleia alla fermata com'era solito fare. I suoi non erano in casa, perciò si dovette preparare il pranzo da solo anche se non aveva fame. Ma com'era possibile? Erano giorni che provava a corteggiarla, e lei non se n'era neanche accorta. Cos'aveva quello in più di lui? Mangiò e bevette, e si sdraiò nel suo letto. Scrisse il sogno che si era ricordato di mattina, mise le cuffie e si addormentò ascoltando musica.
    Sogno lucido.

    Si trovava nel cortile della sua scuola, deserto. All'esterno il nulla, solo un enorme spazio nero dove non filtrava la luce, come se l'edificio fosse a cinquemila metri d'altezza e non si potesse guardare di sotto. Ad ogni modo, doveva essere il suo stato d'animo a fargli questo scherzo. Entrò all'interno della scuola e anche qui il deserto. Salì le scale, e si diresse verso la sua classe; tutto era fedele alla realtà. Quando si accorgeva di perdere lucidità sfregava le mani per stabilizzare il tutto. In aula si trovava una figura incappucciata. Il ragazzo le si avvicinò e le scoprì il volto: si trattava di Panfila, o almeno così gli sembrava.
    La prese per i capelli e la scaraventò a terra. A un suo cenno della testa banchi e sedie scomparvero. La spogliò e la colpì tutte le volte in cui fosse necessario farla tacere e star ferma.
    Si spogliò anch'esso e si sdraiò. Lei si dimenava mentre lui la baciava, le sfiorava il collo con la mano. E d'un tratto dopo averla schiaffeggiata la stuprò, la violentò, con tutto il vigore che aveva in corpo. Rischiava di svegliarsi, ma volle continuare ad abusare ancora un po' del suo subconscio. Il tutto durò per qualche minuto, finché la ragazza esangue in volto, lo respinse con l'uso della voce. Psiche fece un enorme salto e si trovò inspiegabilmente vestito fuori dalla classe.

    Il colpo lo avrebbe dovuto svegliare, ma così non accadde. Si alzò molto confuso, cosa diamine era successo? Non gli era mai capitato di non riuscire a tenere a bada i propri personaggi onirici, ma soprattutto lo stupiva il fatto che ancora non si era svegliato. Quanto doveva durare ancora quel sogno?
    La porta della sua classe era chiusa a chiave, così la sfondò. Dentro la scena precedente, la solita ragazza incappucciata, stavolta piangente. Stessa storia, le si avvicinò, le tolse il cappuccio, Panfila. No, non era Panfila, era Apuleia. Seppur non fosse vero, rimase convinto di aver stuprato Apuleia in precedenza e non Panfila. Chiuse gli occhi dopo un brivido di paura, tecnica che usava per svegliarsi, ma non ebbe successo. Anzi, quando li riaprì si accorse che la stanza era piena di tante Panfila e Apuleia incappucciate.
    Psiche fece qualche passo indietro e uscì dalla classe, inseguito dalle ragazze. Nel corridoio si accorse che anche dalle altre aule uscivano ragazze impazzite, così si fermò e ripeté la procedura che aveva usato la notte prima con il drago. La sfera d'energia non era servita a niente, anche dal piano superiore e inferiore arrivava un'orda di persone che di certo non aveva le migliori intenzioni. L'ansia gli impediva di librarsi in volo, e le finestre non si aprivano, per giunta anche se si fossero aperte non avrebbe avuto via di scampo dato che fuori era tutto nero. Nel riflesso del vetro della finestra però, apparve un uomo: devi saperti staccare da ciò che credi sicuro per arrivare a una conclusione.

    Il suo professore di geometria, ecco chi era. Si ricordò della sua discussione, della sua idea di infinito e di tutto il resto. Il suo subconscio stava abusando del suo rigore, della sua logica, per impedirgli di svegliarsi, del resto, sognare lucido non è forse una delle cose più logiche e illogiche al tempo stesso che esistano? Gli venne una brillante idea in mente Si fece largo tra la folla con la solita mossa e con molta fatica raggiunse il portone d'ingresso, dove vide confluire tutte le sue nemiche da ogni dove della scuola. Fece così apparire due enormi specchi che si riflettevano, per l'appunto, all'infinito, varcò quello alla sua sinistra e si ritrovò sul suo letto.
    Aprì istantaneamente gli occhi, aveva anche il fiatone, e subito una tremenda visione. Su di lui Panfila e Apuleia cercavano di strangolarlo. Psiche si dimenava e si dimenava e si dimenava, poi allungò il braccio e prese il coltellino sul comodino, così per difendersi le accoltellò. Riusciva a sentire i colpi che dava loro, dieci, venti, forse trenta, ma le uccise. Si era svegliato, ed era finalmente libero. Libero da un incubo, ma con trenta coltellate nel ventre, che lo fecero sprofondare di nuovo nel sonno, eterno.



    Edited by Pisy - 13/6/2012, 15:30
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    CITAZIONE (Mario•Rossi @ 12/6/2012, 20:49) 
    CITAZIONE (andreazanfre @ 12/6/2012, 20:36) 
    ma questo è facile xD anche se devo ammettere che è stato pisy con il suo commento in sardo a farmelo notare xD

    Quale commento? :ahse:

    Edit: credo di averlo trovato. Cancellato.

    ma guarda che non c'era scritto assolutamente niente e thepisdrul non ha neanche lontanamente trovato la password, avevo scritto facendo un giro di parole di tornare a un vecchio commento non specificato e di continuare da lì.
    e andrea ha ricevuto un mio PICCOLISSIMO suggerimento per mp dato che la password l'aveva trovata già benissimo da solo e non si riferiva a quello in sardo. ma dimmi te se mi devo beccare un'ammonizione per questa storia :P
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    Io la trovo carina come pasta. Dio mio, certo, gli spazi prima della punteggiatura sono proprio da togliere, appena puoi ti consiglio di modificarla e toglierli tutti dove sono presenti, una revisione dei tempi verbali, un po' di ricercatezza qua e là (che comunque c'è in alcune espressioni, non tutti usano i connettivi come li usi tu), un finale un po' più sensato e potrebbe andare. D'altronde è la tua prima pasta no? Secondo me l'idea di base ci sta e non mi sembra banale, però ci dovresti lavorare un pochino di più. Del resto, finale a parte, le regole della punteggiatura su internet si imparano in fretta, e ti consiglio anche di rileggere ciò che scrivi prima di postare. Per il resto, esercizio.

    Poi questo è come la penso io, qualcun altro potrebbe trovarla bellissima qualcun altro pessima, l'importante è accettare le critiche e andare avanti =P
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    ad esempio eccezzioni ----> eccezioni

    I AM A GRAMMARNAZI!!!1111!1!!1!
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    tutta la "saga" dovrebbe avere al minimo 500 mi piace
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    "Non ti preoccupare. Pochi sono impazziti dopo aver ascoltato queste informazioni."

    oh... questo si che è rassicurante! Insomma, che vuoi che sia, se sbagli casa di cura o orfanotrofio muori, se entri poco prima o dopo tre secondi muori, se sbagli a puntare muori (o in alternativa rimarrai eternamente sbigottito?, e se al Possessore quel giorno non andavi a genio e aveva voglia di fumarsi un sigaro rimarrai bloccato nel vuoto per l'eternità. Beh, però non bisogna preoccuparsi di impazzire per il racconto =)
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    Sicuramente molti di voi già lo conoscono. QUI si trovano degli enigmi simili, anche se quelli di kun a me paiono più difficili. ci sono anche dei trailer per esercitarsi e inoltre non ci sono suggerimenti se non su internet. Per chi come me aspetta blue light, a chi va di farne un po' insieme?
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    non è difficilissima, quasi quasi la farei
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    CITAZIONE (Master_5t4r4pt0r @ 18/5/2012, 21:49) 
    Mi rifiutavo di crederlo, perchè così vuol dire eliminare tutto l'alone di mistero attorno a slenderman

    in realtà non avevi capito, non cercare scuse hahahahahahahhaha
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    - Ma papà...
    - Lucia, quante volte te lo devo dire? Hai appena 14 anni, per la miseria!
    - Ma tutte le mie amiche già escono la sera!
    - E sentiamo, a che ora avrebbero il coprifuoco?
    - All'una, a volte all'una e mez...
    - Tu scherzi! Figlia mia, ma tu sei matta! Non se ne parla assolutamente, non oggi almeno. Stanotte io e tua madre torneremo tardi da lavoro e tu starai con la nonna. Lei andrà presto a dormire, è anziana, lo sai, perciò non farla dannare. So che sai badare a te stessa, ma non essendo in casa, se ti succedesse qualcosa non so che farei. Sai com'è, di notte, in questo paese, con tutti i malintenzionati che ci sono in giro... Su, saluta tua madre, fra poco partiamo, o faremo tardi.

    - Notte mamma...
    - Notte piccola stella, vai a dormire presto, non mi deludere.


    Deluderla. Queste erano le uniche parole che in un certo senso ti frenavano, eri sempre stata una ragazza ligia al dovere e obbediente; ma ormai avevi già preparato un piano per sfuggire al debole controllo della vecchia. Sarebbe andata a dormire come suo solito verso le 21, ma prima sarebbe passata in camera tua a controllare se tu stessi dormendo o parlando al cellulare con qualche compagna di scuola, magari mentre fingevi di star finendo un compito per il quale ci fosse il bisogno di un lavoro di coppia. A quel punto avresti aspettato silenziosa nel tuo letto una manciata di minuti e saresti sgattaiolata fuori dalla finestra del terrazzo nella stanza opposta alla tua, cercando di fare in modo che le porte non cigolassero e le maniglie non stridessero.
    Sapevi di aver mentito ai tuoi, in realtà le tue amiche, Agnese e Perpetua in particolare, non sono mai tornate a casa così tardi, ma quel giorno era un giorno speciale,quel giornoi loro due lo avrebbero fatto, ti avrebbero seguito ovunque. 14 anni, l'adolescenza si sa, gioca brutti scherzi, e voi avevate un buon motivo quel giorno per trovarvi fuori dai vostri letti a mezzanotte inoltrata per le vie della periferia del paese.I ragazzi più grandi, 16 anni, per provocare il vostro gruppo di "bambine", come amavano chiamarvi, vi aveva proposto una sfida di coraggio per dimostrare che eravate "mature" per questo genere di cose. Più che una proposta era una mera provocazione. Avreste potuto rifiutare, sarebbe stata la scelta migliore probabilmente, ma anche la meno vantaggiosa, voi amavate quei ragazzi. Così grandi, così belli, avevate gli ormoni a mille ogni volta che li vedevate.
    Renzo in particolare vi aveva lanciato la sfida. Quanto ti piaceva, lo sapevano tutti, d'altronde non riuscivi a celare il rossore che ti veniva in volto quando lui ti parlava. Renzo si era basato su una di quelle leggende popolari che circolano ancora per i paesi dell'entroterra lombardo, nel vostro caso, di alcuni avvenimenti strani che da sempre si tramanda che accadano nel vostro centro abitato. Secondo la storia che vi aveva raccontato, oltre la campagna si trovava un antico convento secentesco con un ampio giardino ormai pieno di sterpaglie. Esso era abbandonato da oltre due secoli, tuttavia per qualche strana ragione aveva sempre destato un certo mistero per i paesani, tanto che i vecchietti cercavano sempre di cambiare argomento quando se ne parlava. Secondo la leggenda una volta varcatane la soglia si sarebbero potute sentire le voce delle anime purganti dei frati cappuccini che pregavano il rosario, le quali dopo essersi inoltrati all'interno della struttura aumentavano d'intensità sino a diventare agghiaccianti e strillanti litanie funerarie; pare infatti che i frati avessero compiuto un suicidio di massa impiccandosi, e che nella stanza centrale ci fossero ancora i cappi. Inoltre sembra che questi in determinate ore del giorno e della notte si appesantissero come se i corpi delle loro vittime fossero ancora appesi. Ora quel luogo si dice venisse utilizzato per riti di qualche setta satanica, o dai giovani per i loro giochi erotici.
    Che dire, il vostro compito era di inoltrarvi di notte là dentro e recuperare una corda ciascuna. Potevate anche non fare una cosa simile, certamente vi avrebbero circuito per un paio di giorni, ma in seguito l'avrebbero smessa e tutto sarebbe tornato alla normalità, e inizialmente questa era anche la tua opinione, Lucia. Ma per Agnese questo non era accettabile. Se aveste portato a termine questo obiettivo, i ragazzi vi avrebbero visto sotto un'altra luce. Perpetua fu subito d'accordo, tu tentennasti un po' ma poi ti facesti convincere. E così dopo aver raggiunto la campagna saliste sulla collina dove è situato il convento, con le pile accese cercando di illuminare la strada. C'era qualcosa in lontananza, delle fiammelle... iniziasti a preoccuparti.

    - Non è possibile, ci sono delle luci là infondo.
    - Hai ragione, sembrerebbe proprio che sia il fuoco di qualche torcia.
    - Perpetua, Lucia, guardate, delle figure incappucciate stanno tenendo in mano quelle torce!
    - Ah bene, i ragazzi ci vogliono tirare uno scherzo. Li coglieremo di sorpresa, andiamo.


    Affrettaste il passo, la bassa vegetazione era abbastanza fitta e vi fece perdere molto tempo prezioso, non sareste potute più arrivare in anticipo su Renzo. Superaste il giardino ed entraste da una delle tante porte laterali che facevano parte della struttura. Un brivido percosse la vostra schiena, si sentiva un vociare continuo e sommesso. Decideste di continuare comunque, pensando che fosse niente di che preoccuparsi, pensaste fosse il verso di qualche animale là fuori. Poi vi doveste ricredervi, come vi dovevate aspettare il vocio iniziò a diventare passo dopo passo più chiaro, tante Ave o Maria di seguito, tristi, malinconiche, struggenti. Si aggiunsero dei lamenti, poi dei pianti, poi ancora delle urla di dolore e disperazione, tutte maschili. "dev'essere una registrazione fatta dai ragazzi" pensaste. Vi perdeste. Ad ogni corridoio che attraversavate notavate preservativi usati per terra, del liquido cremisi secco sul pavimento, che sulle pareti si fondeva alla muffa. Prendeste una strada sul sottoscala, percorreste una straducola ancora più stretta facendovi luce con la pila quando all'improvviso le preghiere dei frati si fecero ulteriormente più assordanti, vi dovevate tappare le orecchie con le mani per via dell'eccessivo rumore che era diventato insopportabile. Raggiungeste una porta sbarrata, la forzaste un po' e vi trovaste davanti un spettacolo tremendamente lugubre.

    - AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
    - Perpetua, Perpetua! Che ti succede? O mio Dio! O mio Dio! Lucia vieni qui immediatamente!


    Improvvisamente i frati tacquero.

    - Che c'è Agnese che succed... Ma che diamine! O mio Dio dobbiamo andarcene subito di qui! Perpetua, ehi, ehi! Agnese dammi una mano, Perpetua sta svenendo!

    Perpetua aveva tutte le ragioni per svenire, aperta la porta vide un cumulo di corpi morti in decomposizione. Non erano cadaveri normali, erano stati svuotati e le loro interiora erano là buttate con una nuvola di mosche che ronzava sopra di loro. Inoltre erano divisi a metà, una gamba e un braccio, altri dalla vita in giù... ma la cosa che più colpiva era l'odore fortissimo che la normale reazione chimica in corso stava determinando, la stessa che fu d'ausilio alla tremenda visione per far perdere i sensi alla tua amica Perpetua.

    - Vieni, ecco, prendile le gambe, dobbiamo tenerle sollevate. O mio Dio, Agnese ho tanta paura! Non dovevamo venire qui, non dovevamo venire qui!
    - Lucia, perdonami, non avrei dovuto insistere per spingervi a venire qui contro la vostra volontà, dovevo ascoltarti, accidenti Lucia scusami!
    - Basta parlare, cosa ci fanno dei cadaveri qui? Dobbiamo chiamare aiuto, non possiamo starcene lì impal... AGNESE ATTENTA SPOSTATI, NOOOO, LASCIATELA, NON FATELE DEL MALE, NOOO! LASCIATEMI, LASCIATEMI!


    Ti agitavi troppo, ti avevano dovuto dare una bella botta alla testa come fecero con Agnese. Dormisti poco più di mezz'ora, quando venisti svegliata da un dolore lancinante. Ti trovasti in una stanza buia, illuminata solo dalle stelle e dalla luna. Eri stata legata agli arti con una fune a un tavolo di marmo, sdraiata, avevi appena la libertà di muovere un po' la testa ma non di gridare per chiedere aiuto, eri stata bendata alla bocca. Provavi un dolore incredibile a piedi e mani, tentasti anche a muoverli, ma senza successo. Ti erano stati amputati. Era inutile urlare di dolore, piangere, non ci riuscivi, nessuno ti avrebbe sentito. Cercasti di scorgere qualche dettaglio in più in quella stanza, senza successo perché non c'era abbastanza illuminazione.
    Detto fatto, entrarono le persone incappucciate che portavano le torce illuminando così l'intero salone cerimoniale, perché di questo si trattava. Undici cappi erano appesi al soffitto, undici gli incappucciati che si fermarono attorno a te in semicerchio. La luce delle torce illuminò il muro davanti a te, e ti prese una crisi di pianto. Agnese e Perpetua, una alla tua sinistra, una alla tua destra, tagliate in due dal perineo sino al collo. Anche loro erano state private di piedi e mani, e lungo quell'abnorme taglio che era stato loro procurato, era stata infilata una croce in modo tale che tenesse da dentro il cadavere svuotato, tenere le ragazze inchiodate al muro nella posizione tipica delle crocifissioni antiche.
    Dal gruppo degli undici, dalla tua destra, uscì uno di loro, si avvicinò e ti sussurrò:

    Piccola stella, talvolta il mondo può sorprenderti. Non puoi conoscere tutte le realtà che sono nascoste al suo interno, come non puoi conoscere tutte quelle che sono al suo esterno. Crediamo che certe cose siano possibili solo nei film, in realtà non è così, nel tuo paese, nella tua città, nella tua famiglia potrebbero esserci dei segreti che non andrebbero svelati, perché così deve essere. Tutto ciò che ci circonda, è una mera illusione. Non puoi fidarti di niente e di nessuno. Ma omnia munda mundis, tesoro mio, sei troppo piccola per capire. Non mi hai deluso, se è questa la tua preoccupazione. Non ti avrei dovuto lasciare sola. Andiamo su, è l'ora di lasciare questo mondo, è l'ora di andare a dormire.

    Edited by Pisy - 16/5/2012, 15:36
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    La cosa che fa innervosire è che c'è un'alta probabilità che tu muoia non per colpa tua!
236 replies since 9/5/2012
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