Votes taken by DarknessAwaits

  1. .
    Siamo rimasti solo in quattro, ora, accucciati in uno spazio di tre metri per 1,8 metri. Quest'area è tutto ciò che rimane del mondo di prima. Il resto è coperto dal cemento.

    Sally, Nadiya, Tom, ed io (anch'io di nome Tom) siamo le uniche persone rimaste in vita. Non lo saremo ancora per molto.

    Tre settimane fa era tutto normale. Poi qualcuno si è accorto che gli edifici e le strutture stavano 'crescendo'. Qualunque cosa fatta di cemento si stava lentamente espandendo. Reagiva alla presenza dei viventi. Se una persona era lì vicino, il cemento indurito si espandeva.

    Non ci volle molto prima che il mondo venisse sopraffatto. Il cemento si diffondeva rapidamente come una lava spenta e miserabile, che schiacciava e circondava ogni cosa vivente.

    Strisciò nei mari, solidificandosi.

    Attraversò gli oceani, cercando.

    Invase ogni spazio vuoto.

    Si arrampicò nel cielo quando sentì forme di vita in volo.

    Tentativi di distruggerlo si rivelarono inutili. Ce n'era un infinitá. Ci eravamo abituati troppo alla sua presenza. Immagino che ad un certo punto abbia acquisito vita propria. Un meccanismo evolutivo dei più strani.

    E quindi, ora, stiamo seduti ed aspettiamo, guardando il pallido, impietoso cemento strisciare a passo di lumaca verso di noi. Tom sta piangendo. Nadiya lo sta tenendo stretto. Siamo circondati, intrappolati in questa trincea. Le mura sono alte più di un miglio.

    Gradualmente veniamo spinti più vicini l'uno all'altro dai muri che avanzano. Sally si è tirata su il cappuccio della giacca, ritirandosi dall'inevitabile. Tom sta urlando verso il suo dio. Nadiya guarda in alto, e urla verso il proprio.

    E infine, ci ritroviamo ad occupare uno spazio non più largo di tre piedi da ogni lato. La gamba di Nadiya si incastra con quella di Sally e la sentiamo spezzarsi. L'urlo è orribile. Seguono presto altre fratture mentre il nostro spazio diminuisce.

    Iniziamo a soffocare, incollati l'uno all'altro. Il nostro piccolo spazio si riempie di sangue ed ossa fratturate. Gli occhi di Tom sono scoppiati. Sembra essere in pace ora. Penso sia stato il primo a lasciarci.

    Le teste di Nadiya e Sally si scontrano e la loro agonia si fa sentire. Le loro agonizzanti ultime parole non sono poetiche. E mentre si spalmano sui muri, sono geloso che siano andate in un aldilá migliore.

    E poi, c'è il buon vecchio me. Abbracciato dal cemento e dai resti martoriati dei miei compagni, il mio scheletro e le mie interiora sono schiacciate e distrutte in maniera indescrivibile. Il dolore, nella sua luciditá, è senza pietá.

    La visuale sopra di me viene chiusa e osservo gli ultimi rimasugli di quel bel cielo blu svanire. L'oscuritá è ora inviolata.

    Poi, il cemento smette di muoversi. Non sono altro che un mucchio di pezzi spezzati, paralizzato e perso in questa ridicola tomba.

    Ed è in momenti come questo che vorrei, anni e anni fa, non aver venduto la mia anima in cambio dell'immortalitá.



    Edited by & . - 15/3/2021, 08:51
  2. .
    Joy sollevò l’ascia di suo padre, tracciò un ampio arco sopra la propria spalla, e la seppellì nel ciocco d’acero. Le fibre cartose scricchiolarono, e l’ascia venne quasi completamente avvolta. Diede un colpetto alla testa dell’ascia con un martelletto a penna tonda, e il ciocco cadde a pezzi.

    “Su, dai,” disse suo padre. “Non dovresti aver bisogno di un aiutino. Devi far contare il primo colpo.”

    Joy si chinò a prendere un altro ciocco e suo padre le diede un buffetto sulla nuca. Si morse il labbro inferiore, con occhi lacrimanti, e mise il ciocco di legno sul troncone. Aveva perso sensazione nelle dita, dal freddo.

    “Devi far contare il primo colpo, diamine,” disse lui. “A meno che tu non voglia morire congelata questo inverno.”

    Joy avvolse le sue dita intorpidite attorno al manico dell’ascia, portandola dietro la propria spalla, e colpì.

    Suo padre fece un grido, e il ciocco cadde in pezzi.

    “Bene così!” disse. “Un bel colpo. Tieni le spalle ferme ma lascia muovere le braccia. Brava la mia bambina.”

    Suo padre prese uno straccio dalla sua tasca e se lo tenne sulla faccia. Il puzzo dell’antigelo fece pizzicare il naso di Joy. Suo padre fece due respiri profondi e mise via lo straccio.

    “Ok,” disse. “Un’altra centinaia di colpi come quello e sei a posto. Vuoi respirare dallo straccio?”

    Joy scosse la testa.

    “Qui sei al sicuro,” disse suo padre. “Sei troppo a nord perché loro ti vengano a rompere. E se anche qualcuno dei loro arriva fin qui, hai il Mossberg. Usa le razioni per arrivare a fine inverno, e poi fatti un giardino in primavera. Il lago è solo a qualche centinaio di iarde da qui, quindi non avrai mai il problema di trovare acqua. Sai pescare, e ti ho lasciato le mie trappole.”

    Joy sapeva che c’erano lacrime che scorrevano sulla sua faccia, ma non poteva sentirle sulle sue guance intorpidite.

    “Ehi, su, bisogna farlo. Mi hanno beccato quando siamo passati da Chicago. Posso già sentire i cambiamenti che arrivano. Facciamola finita prima che ti stanchi troppo. Hai ancora un sacco di roba da tagliare.”

    Il padre di Joy tirò di nuovo fuori lo straccio. Fece quattro o cinque respiri, si mise in ginocchio nel fango, e poggiò la sua testa sul tronchetto.

    “Ti voglio bene,” disse. “Per favore. Devi far contare il primo colpo.”

    Joy prese in mano l’ascia e mandò giù la dura palla di muco che si era accumulata nella sua gola. Portò l’ascia sopra alla propria spalla.

    “Brava la mia bambina,” disse suo padre.



    Edited by DarknessAwaits - 28/2/2021, 19:16
  3. .
    Una mansarda.
    Mentre i miei occhi si aprono, e inizio a vedere ciò che ho attorno, riconosco quella che è una mansarda, probabilmente vecchia e malandata. Mi ci vuole una manciata di secondi per capirlo, a dire il vero, ma lo deduco dall'odore di legno ammuffito, dalla poca luce che spira dalla finestra- luce da cui il mio corpo si ritrae, come se avesse paura di venire distrutto- dal pavimento in parquet, da qualche quadro mezzo ammuffito appeso alle pareti, e dalla botola sotto di cui si trova una scala che porta al piano di sotto.
    Tuttavia, la domanda sorge spontanea: perché mi trovo rinchiuso in questa mansarda, senza via d'uscita? No, in primo luogo, come faccio a sapere che non posso scappare?
    –Eppure, senza dubbio, non posso fuggire.
    La botola è chiusa, serrata in un modo che mi impedisce di aprirla nonostante quanto mi sforzi. Le finestre sono chiuse anch'esse. Provo ad avvicinarmi, ma prima di riuscire anche solo a guardare fuori, mi sento così debole da non riuscire a fare un altro passo.
    Dovrò rimanere qui, per ora. Dopotutto, anche se uscissi, non avrei che sostituito un problema con un altro.
    Non ricordo nulla.
    No, forse non è l'espressione giusta. “Non ricordare nulla” implica l'aver avuto dei ricordi, ma al momento non ho nemmeno questa certezza. Eppure devo avere avuto dei ricordi, un tempo. Delle conoscenze. Un'identità. Sono consapevole di questi concetti, ma non trovano riscontro nella mia mente.
    Provo a guardare il mio corpo- so che i miei occhi e la mia mente sono sorretti da un corpo- ma di nuovo quella debolezza mi assale. Una sensazione estremamente forte, che mi lascia con la vista sfocata, incapace di percepire qualunque cosa se non vaghe forme che ricordano due braccia, e la macchia marrone scuro del pavimento sotto di me.
    Il mio sguardo si torna a posare sulla stanza intorno a me.
    Sconvolto, noto un dettaglio che mi era sfuggito prima, un particolare che ora la mia mente percepisce.
    –Tre cadaveri, fatti a pezzi, nella stanza, con il sangue che macchia pavimento e pareti.
    Sento una voce che parla, ma non ne capisco le parole. Guardo di nuovo le mie mani, e sono ancora sfocate. Ma ora riconosco l'inconfondibile rosso del sangue.
    Perdo conoscenza.


    Di nuovo i miei occhi si aprono, e sono nella stessa mansarda. La scena è cambiata, ora. Nel centro della stanza non ci sono più tre corpi, e il sangue sembra essere stato pulito, anche se di fretta. Per qualche motivo, ciò non sembra turbarmi. Sondando meglio la mia memoria, ricordo che quelle macchie di sangue sono state rimosse da qualcuno, la stessa persona che aveva lasciato qui i tre corpi. La stanza è rimasta la stessa, ma questa volta la botola sembra essere socchiusa.
    Con rinnovata speranza di poter fuggire, mi avvicino ad essa, gustando già il mondo esterno, dove forse riuscirò a trovare l'identità che dovrebbe esistere. Se non esiste più nei miei ricordi, da qualche parte, deve esistere.
    –Eppure.
    Quando faccio per aprire la botola, la mia mano si ferma. Nonostante io cerchi di raggiungerla disperatamente, con tutte le mie forze. Come un viaggiatore nel deserto che tende le mani all'oasi in lontananza, tutti i miei sforzi sono vani e l'oasi- il miraggio del mondo sotto la botola- rimane irraggiungibile.
    Non capisco, e sono frustrato. Vedo la finestra, di nuovo, e mentre mi chiedo se stavolta si aprirà e mi svelerà i suoi segreti, sento la botola dietro di me aprirsi.
    Non posso essere visto.
    Il pensiero esplode come una sirena e mi ritiro repentino nelle tenebre della stanza.
    Filtra luce nella stanza dalla botola, e mentre una mano la apre e irradia la mansarda con un bagliore terribile, sento la mia conoscenza sfuggirmi nuovamente.
    L'ultima cosa che vedo, prima che le tenebre mi inghiottano di nuovo, è una forma umana che brilla di rosso, e che getta di fianco a me un altro cadavere.
    Perdo conoscenza.

    Rinvengo nuovamente.
    La stessa stanza, immersa nel solito chiaroscuro dettato dalla luce che entra dalla finestra. Una nuova sensazione. È freddo. La luce della finestra potrebbe scaldarmi, ma sento che con la stessa facilità con cui potrebbe, potrebbe anche bruciarmi e ridurmi in cenere. La finestra è sempre chiusa, ma più la guardo, più mi attira. E c'è qualcos'altro, qualcos'altro di nuovo, una sensazione, dei suoni, ma non già sfuocati e indistinti- sempre più nitidi, sempre più precisi. Come una vecchia radio che cerca la giusta frequenza, inizio a sentire delle voci. La loro cadenza, il loro timbro, la loro intonazione, non sento nulla di ciò. E tuttavia, le parole diventano sempre più nitide.

    “...sentito…”
    “Quella… pare che…”
    “... Non starai dicendo… “

    Frammenti di conversazioni, ma sempre più nitide.
    Non mi chiedo perché io possa sentirle, non mi chiedo perché mi raggiungono anche se la finestra rimane chiusa e so di essere in una mansarda. Non mi chiedo nemmeno perché solo ora, improvvisamente, posso sentirle. Semplicemente, istintivamente, quasi come se solo ora che ci sono mi accorga di quanto mi fossero prima mancate, mi concentro sulle voci e su ciò che dicono.

    “Ehi, ma quello non è l'appartamento maledetto?”
    “Ohi, è vero! La finestra è chiusa, come sempre, ma ho sentito che una volta era aperta e qualcuno ha visto dentro!”
    “Ma dai, e cosa c'era?”
    “Bho. Pare fosse tutto buio e non si vedesse nulla, ma secondo me sta dicendo cavolate quel tipo.”
    “Mah, sai, su quel posto si dice di tutto. Ah, a proposito…”

    Le voci svaniscono, ma subito altre due voci compaiono a sostituirle.

    “Appartamenti maledetti! Cos'è, un horror di serie B?”
    “Nel senso, sembra stupido, ma dicono che tutte le persone scomparse sian state visti intorno a quel posto...”
    “Un appartamento disabitato? E chi le avrebbe fatte sparire, il fantasma formaggino?”
    “Dicono ci sia un mostro rinchiuso lì dentro! Una bestia assetata di sangue, con artigli al posto delle mani e tre paia di denti come gli squali!"
    "Mah. Per me sei te che sei troppo credulone, invece."

    Si allontanano anche queste voci. Mi lasciano una domanda.
    Chi sono io?
    Guardo le mie mani.
    Vedo lame sporche di sangue.
    Chi sono io?
    Guardo la stanza.
    Sangue, odore di morte, macchie scure sui muri e sul pavimento, la finestra e la botola chiuse.
    Chi sono io?
    Le voci fuori continuano imperterrite. "Artigli", "denti aguzzi", "sete di sangue", "una bestia", "un demone", "la morte", "il diavolo", e ancora avanti continuano a parlare e ad aggiungere altri aggettivi ancora.
    Chi sono io?
    Chi sono io?
    Chi sono io?




    Non so nemmeno se sono svenuto, questa volta. Non so nemmeno se sono rinvenuto, o se semplicemente, travolto dalla verità che ho compreso, sono rimasto qui fermo senza poter reagire.
    È passato un po' di tempo, ma non ha importanza. In questa mansarda, in questo mondo in cui esisto- l'unico mondo in cui posso esistere- il tempo è scandito solo dalla botola che si apre e chiude.
    La botola mi porta sempre un'altra persona, e ogni volta, il mio corpo sa cosa deve fare. Le mie mani, no, i miei artigli, la tagliano a pezzi. La mia bocca, con denti come quelli di uno squalo, ne strappano la carne, la fanno a pezzi e la distruggono.
    La finestra non si apre ancora, ne si aprirà mai. La luce che talvolta entra è sempre mia nemica, ma so come evitarla. Sicuramente, i suoi raggi mi distruggerebbero, se mi toccassero. Ma non mi toccheranno. Non ho più motivo di avvicinarmi alla finestra, o di cercare di aprire la botola.
    La mia esistenza inizia e finisce in questa mansarda, in questo spazio chiuso in cui vengono mescolate tutte le voci di chi ne parla, in cui tutte le dicerie potrebbero essere realtà.
    E io dunque esisto.
    Io, il mostro dell'appartamento maledetto, con artigli al posto delle mani e denti da squalo. La bestia assetata di sangue che esiste in funzione del suo ruolo.
    Chissà, prima o poi forse la gente dimenticherà tutto questo, e io svanirò con quei ricordi.
    Ma fino ad allora, il sangue sui miei artigli sarà sempre fresco.


    Racconto scritto abbastanza di getto anche se in giorni separati. Titolo migliore cercasi, e probabilmente rivedrò le ultime due frasi, ma intanto potete dare un'occhiata al resto.


    Edited by DarknessAwaits - 15/2/2021, 16:24
  4. .
    CITAZIONE (Kal_The_Jokester @ 26/12/2020, 16:10) 
    Quindi IO non esisto. Oh no...

    WjoxRbd

    Sorry not sorry
  5. .
    Oggetto #: SCP-3144

    Classe dell’Oggetto: Euclid

    Procedure Speciali di Contenimento: Gli esploratori del web della Fondazione devono sorvegliare i forum dedicati alle discussioni di wrestling professionistico e cancellare qualsiasi discussione inerente alle discrepanze tra percezioni di un qualunque match o altre forme di media che hanno a che fare col wrestling professionistico. Gli agenti dovranno poi ritrovare l’autore originale della discussione e valutare la sua possibile inclusione nel dipartimento Memetico della Fondazione o in altri dipartimenti che necessitano un Indice di Resistenza Psichica alto; se l’individuo in questione risultasse non adatto o rifiutasse l’impiego, gli dovranno essere somministrati amnestici di classe C.

    Descrizione: SCP-3144 é un fenomeno di alterazione mentale che colpisce il wrestling professionale in ogni forma visibile (performances live, broadcast, e media registrati) oltre a qualunque documentazione mediatica delle vite dei wrestler professionisti al di fuori delle loro performances (come ad esempio biografie, account su social media, etc.). La popolazione suscettibile a SCP-3144 consiste di individui al di sopra dei 14 anni in media, con un Indice di Resistenza Psionica minore di ██; le persone naturalmente resistenti agli effetti di SCP-3144 consistono approssimativamente dello 0.█% della popolazione globale non allenata a resistere a fenomeni di alterazione mentale.

    SCP-3144 é principalmente osservabile nella discrepanza percepita nel wrestling e nei media adiacenti ad esso tra coloro nella popolazione suscettibile ai suoi effetti e coloro che sono immuni a SCP-3144. Le persone colpite da SCP-3144 percepiscono gli incontri di wrestling come considerevolmente meno violenti di come quelli non colpiti li percepiscono, pensando che la maggior parte delle ferite siano fittizie e che le ferite reali siano incidenti sfortunati e occasionali; è inoltre largamente creduto da coloro che sono affetti da SCP-3144 che il vincitore di un match sia predeterminato in modo da avanzare la trama di un determinato franchise. La narrativa fabbricata dagli effetti di SCP-3144 è consistente in tutte le persone affette dal suo effetto di alterazione mentale, e nessuna discrepanza tra memorie o descrizioni di incontri di wrestling e di trame è stata registrata tra coloro che ne sono colpiti.

    Gli effetti di SCP-3144 sui media legati al wrestling mostrano una discrepanza simile: coloro che sono affetti da SCP-3144 percepiscono i wrestler professionisti “uscire dal personaggio” e descrivere le relazioni coi loro compagni wrestler come se fossero attori, fino a citare rivali di lunga data durante una trama come cari amici quando fuori dal ring. Coloro che non sono affetti dall’anomalia invece non percepiscono alcuna differenza tra le relazioni, personalità, e motivazioni di un wrestler professionista viste durante uno show e nei media di o sui wrestlers.

    [Mostra il Log di Trascrizione 3144]
    Trascrizione di una collezione di media che ritraggono match professionali di wrestling, o che hanno a che fare col wrestling professionale. Tutti i media sono stati trascritti due volte: prima da personale di Classe D avente un Indice di Resistenza Psionica pari a ██, ██ punti sotto il limite d’immunitá a SCP-3144; la seconda volta da personale della Fondazione avente un Indice di Resistenza Psionica pari o superiore a ██.


    Trascritto 3144-1:
    File video MKV documentante l’evento principale del "███████ Frenzy 20██", registrato il 5 Aprile 19██.

    Trascrizione di D-402684



    00:00: Ó█████ G████████, nei panni del suo personaggio Cien Caras, entra in scena accompagnato dalle grida di incitamento del pubblico e una theme song originale. Dopo essere salito sul ring, salta su un tenditore dei cavi e alza le braccia, istigando grida più forti dal pubblico.

    02:12: Si sente il rumore di un potente motore di motocicletta. Le luci si affievoliscono, e Cien Caras si gira verso l’entrata. M███ C████████, nei panni del suo personaggio Doom Machine, entra in scena guidando una motocicletta pesantemente truccata che sputa fuoco dal tubo di scarico.

    04:01: Suona la campanella; Cien Caras e Doom Machine si guardano per approssimativamente dodici secondi prima che Doom Machine faccia la prima mossa, spingendo Cien Caras contro le corde.

    07:23: Doom Machine fa il primo tentativo di mettere Cien Caras a terra. Cien Caras riesce a liberarsi mentre viene contato il numero 2.

    12:11: Cien Caras esegue un ‘jumping splash’ dalla terza corda, poi cerca di bloccare a terra Doom Machine. Doom Machine si libera poco prima che venga contato il 3; la folla sussulta udibilmente.

    16:47: Cien Caras colpisce per sbaglio l’arbitro dopo aver mancato Doom Machine di poco, e viene poi colpito da Doom Machine, che esce dal ring e ottiene una sedia pieghevole di ferro.

    17:00: Doom Machine colpisce Cien Caras nella parte superiore della schiena con la sedia di ferro mentre l’arbitro si riprende.

    17:17: Cien Caras si riprende in tempo per tirare un calcio a Doom Machine prima di poter essere colpito di nuovo, facendogli cadere la sedia.

    18:03: Dopo aver fatto cadere Doom Machine, Cien Caras lo trascina sopra la sedia di ferro; dopodichè esegue nuovamente un “jumping splash”. Cien Caras mette a terra Doom Machine; l’arbitro si riprende appena in tempo per contare fino a 3.

    18:25: Cien Caras è annunciato il vincitore. La folla inneggia forte mentre Cien Caras celebra la vittoria. Si vede Doom Machine mentre cammina verso l’area del backstage.

    19:30: Fine del video.

    Trascrizione dell’Agente Lawler.



    00:00: Ó█████ G████████, nei panni del suo personaggio Cien Caras, entra in scena accompagnato dalle grida di incitamento del pubblico e una theme song originale. Dopo essere salito sul ring, salta su un tenditore dei cavi e alza le braccia, istigando grida più forti dal pubblico.

    02:12: Si sente il rumore di un potente motore di motocicletta. Le luci si affievoliscono, e Cien Caras si gira verso l’entrata. M███ C████████, nei panni del suo personaggio Doom Machine, entra in scena guidando una motocicletta pesantemente truccata che sputa fuoco dal tubo di scarico.

    04:01: Suona la campanella; Cien Caras e Doom Machine si guardano per approssimativamente dodici secondi prima che Doom machine faccia la prima mossa, mirando con le dita agli occhi di Cien Caras.

    07:23: Doom Machine fa il primo tentativo di mettere Cien Caras a terra. Cien Caras riesce a liberarsi mentre viene contato il numero 2.

    12:11: Cien Caras esegue un ‘jumping splash’ dalla terza corda, poi calpesta ripetutamente la faccia di Doom Machine. Doom Machine sanguina dal naso. Cien Caras mette a terra Doom Machine. Doom Machine si libera poco prima che venga contato il 3; la folla sussulta udibilmente.

    16:47: Cien Caras colpisce per sbaglio l’arbitro dopo aver mancato Doom Machine di poco, e viene poi colpito da Doom Machine, che esce dal ring e ottiene una sedia pieghevole di ferro.

    17:00: Doom Machine colpisce Cien Caras nella nuca mentre l’arbitro si riprende.

    17:17: Cien Caras si riprende in tempo per attaccare Doom Machine con un coltello a serramanico che sporge dal suo stivale, facendogli cadere la sedia.

    18:03: Dopo aver fatto cadere Doom Machine, Cien Caras incastra la sua gamba sulla sedia di ferro, poi salta sulla sedia dalla terza corda. Il ginocchio di Doom Machine si piega fino al punto di frattura. Cien Caras mette a terra Doom Machine; l’arbitro si riprende appena in tempo per contare fino a 3.

    18:25: Cien Caras è annunciato il vincitore. La folla inneggia forte mentre Cien Caras celebra la vittoria. Si vede Doom Machine mentre zoppica via senza venire assistito.

    19:30: Fine del video.



    Trascritto 3144-2: Disco DVD contenente un’intervista con il wrestler Giapponese T██████ N██████ dopo il suo pensionamento. Il video è datato Agosto 3, 201█.

    Trascrizione di D-690022.



    Intervistatore: S█████ come ha preso l’idea di toglierti la cintura a TotalMania?

    N██████: L’ha odiata. Odiata. Siamo stati amici per così tanto tempo, e non gli sembrava giusto che finalmente avevo avuto successo e mi sarebbe stato tolto così presto. Erano passati appena due mesi.

    Intervistatore: Lui-

    N██████: Lui era il mio mentore, sai.

    Intervistatore: Giá.

    N██████: E se l’è presa con la compagnia. È andato lì e gli ha detto “hey, lavora sodo, si merita la cintura” e si sono rifiutati. È straziante, quando lo riguardi, trasalisce un secondo quando la gente lo inneggia dopo avermi messo a terra.

    Intervistatore: Come l’ha presa quando hai lasciato la compagnia l’anno successivo?

    N██████: Se n’era giá andato in pensione a quel punto, penso. Si. Era troppo messo male per andare avanti, e mi ha semplicemente augurato buona fortuna e detto di andare dove dovevo. Mi manca molto.

    Trascrizione del Ricercatore Tirocinante Tanahashi.



    Intervistatore: S█████ come ha preso l’idea di toglierti la cintura a TotalMania?

    N██████: L’ha amata. Bastardo. Siamo stati amici per così tanto tempo, e finalmente avevo avuto successo, e me lo avrebbe tolto così presto. Erano passati appena due mesi.

    Intervistatore: Lui-

    N██████: Lui era il mio mentore, sai.

    Intervistatore: Giá.

    N██████: E si prendeva gioco di me ogni volta che poteva. “Oh, hai lavorato così tanto, e non avrai neanche la cintura”, diceva. Negli spogliatoi, nell’autobus durante i tour, ovunque. Mi rende felice, quando lo riguardo, e fa una smorfia dal dolore di quel taglio che gli ho lasciato sulla pancia.

    Intervistatore: Come l’ha presa quando hai lasciato la compagnia l’anno successivo?

    N██████: Non è mai tornato dopo le ferite che gli ho inferto. Era troppo messo male per continuare, e non ha mai risposto quando lo chiamavo. Volevo sbeffeggiarlo davanti a suoi occhi così tanto.



    Trascritto 3144-3: Post fatto dal wrestler Messicano Killer Psicótico la notte prima del suo incontro per il titolo con Tragafuegos il 17 Febbraio, 20██ sulla piattafoma di social media Twitter.

    Trascrizione di D-305487.



    “Ti farò il culo di nuovo come l’altra volta nell’Arena, frate’ tieni gli occhi spalancati che arrivo KP” (sic)

    [File allegato: Foto scansionata in bianco e nero di Killer Psicótico in piedi sopra Tragafuegos mentre tiene in mano la cintura; del sangue è visibile sulla tela sotto Tragafuegos.]

    Trascrizione del Ricercatore Tirocinante Huerta.



    “Ti farò il culo di nuovo come l’altra volta nell’Arena, frate’ tieni gli occhi spalancati che arrivo KP” (sic)

    [File allegato: Foto scansionata in bianco e nero di Killer Psicótico in piedi sopra Tragafuegos mentre tiene in mano la cintura. Tragafuegos ha svariati coltelli che sporgono dal dorso; del sangue è visibile sulla tela sotto di lui.]


    Resoconto dell’Incidente 3144-1: Il 21 Marzo 20██, il wrestler professionista S███ S██████ si è ferito dopo essere caduto dalla cima di una scala su uno dei tenditori del ring. L’agente della Fondazione U█████, che faceva parte del comitato della federazione di wrestling ████ come paramedico, ha provato a eseguire un’intervento improvvisato dopo aver riconosciuto segnali di una ferita letale, ma è stato fermato dal resto del team medico della ████. S███ è spirato nel corso della notte, con la causa del decesso ufficiale riportata come danni derivati dalla foratura interna causata da frammenti di costole. L’Agente U█████ è stato redarguito per l’aver rischiato una rottura di segretezza, e dovrá essere riassegnato ad un altro progetto. Il redarguimento e riassegnamento dell’Agente U█████ sta venendo attualmente revisionato dal Comitato Etico.



    Edited by DarknessAwaits - 11/1/2021, 19:17
  6. .
    Benvenuto!
    Bella l'immagine ma mi ricorda che mi hanno ucciso l'Elementsaber/Invoked che stavo montando
  7. .
    “Papi, perché non possiamo vedere il Sole?” Chiesi a mio Padre.

    “Perché nessuno ti capirebbe, mia cara.” Rispose.

    “Papi...” Sussurrai.

    “Si, mia cara.”

    “Perché sono diversa?” Chiesi, mentre mi si riempivano gli occhi di lacrime.

    “Non sei diversa, sei solo speciale. Ecco cosa sei, Aviary, tesoro.” Rispose, accarezzando gentilmente la mia guancia.

    Eravamo in tre- Savant, Cora, ed io, più nostro Padre e nostra Madre. I nostri genitori ci hanno protetto per molto tempo dai pericoli del mondo esterno e ci hanno tenuti al sicuro. Perché, ti domandi? Non l'ho mai saputo. Suppongo sia perché Savant, Cora ed io siamo diversi; non sappiamo in che modo ma è ciò che nostro Padre ci dice ogni volta. Ci dice sempre che siamo un bellissimo miracolo, nato da una stella frammentata – l'ho sempre trovato confortevole.

    Papà e Mamma ci tengono in una stanza speciale, molto sotto casa loro. Dicono che nessuno deve mai sapere che siamo qui, perché se lo sapessero, ci porterebbero molto lontano e ci farebbero del male. Spesso sento Papà parlare di uomini in camicie bianche. Non li ho mai visti e so che non voglio vederli quindi sto zitta; cerco di superare i miei desideri di vedere il mondo esterno – di vedere il Sole.

    Un giorno Savant, Cora, ed io stavamo dormendo; ed è stato allora che li abbiamo sentiti. Papà ha fatto irruzione nella stanza e ha trascinato via Savant dai capelli. Cora ha provato a fermarlo ma lui l'ha colpita così forte che le ha rotto una gamba, spezzata come se fosse niente di più di un ramoscello. Mentre provavo a mendicare l'osso fratturato, i muscoli e il tessuto nodoso – Ho implorato nostro Padre. Perché ci stava facendo del male? Cosa avevamo fatto?


    “Non posso lasciare che vi trovino”, ha sussurrato stringendo i denti.

    Cora ed io siamo rimaste da sole nell'oscurità e tutto ciò che potevo vedere erano gli occhi di Cora, pieni di terrore, brillanti e luccicanti nel mezzo della notte. Non riuscivamo a capire. Papà aveva sempre detto che ci voleva bene.
    Poi abbiamo sentito dei boati e in quel momento sono entrati quegli uomini – uomini coperti interamente di nero. Nelle loro mani tenevano macchine che hanno fatto sanguinare le nostre orecchie. Hanno ucciso Papà e Mamma, lasciato i loro corpi crivellati di buchi da cui usciva sangue a fiotti e goccioline. Prima che Papà morisse, ha parlato.

    “Ho cercato di proteggere il mondo da loro”

    Quando gli uomini hanno visto i nostri corpi carbonizzati e bulbosi, si sono ritratti dalla paura. Ci hanno portato lontano, poi, e ci hanno portato dagli uomini coi camici bianchi; che ci hanno toccato, punzecchiato e perforato.

    Ci avrebbero proprio dovuto lasciar stare, tuttavia. Quando abbiamo mutilato gli uomini in nero e gli uomini in bianco, siamo usciti fuori e abbiamo finalmente visto il Sole. Il Sole ha scaldato le nostre facce mentre gridavamo; si rifletteva nei nostri tanti denti e abbiamo sorriso, prima di inghiottirlo in un boccone.


    Edited by DarknessAwaits - 4/10/2020, 11:30
  8. .
    WT anche per me. Per come sta andando ora, potrebbe davvero finire il mondo, guarda...

    Edited by Rory - 24/7/2020, 17:38
  9. .
    Dopo una lunga avventura, finalmente entri nella CASA DEL VALOROSO. Hai 92/100 HP e 12.73 dollari. Al momento, sei equipaggiato con la SPADA DELL'EROE. Qual è la tua azione?
    >guarda attorno
    Ti guardi attorno. Sembra che tu sia sottoterra, in un qualche tipo di dungeon. Una PILA DI ROBA riposa in un angolo. Vicino a te c'è una scalinata che porta al piano di sopra, ma un RAGNO blocca la via.
    >guarda nella pila
    Non comprendo la tua azione.
    >pila di roba
    Guardi nella PILA DI ROBA. Trovi uno STRACCIO e 27 CENTESIMI.
    >Combatti ragno
    Non comprendo la tua azione.
    >ragno
    Ti avvicini al RAGNO. Ti sibila contro e si prepara a colpire! COMBATTI, ti DIFENDI, o FUGGI?
    >combatti
    Colpisci il ragno con la SPADA DELL'EROE e gli infliggi 96 danni. Il ragno è esausto! Guadagni 2 XP e 0 centesimi.
    >scale
    Ora che il RAGNO è sparito, decidi di andare su per le scale in cerca del VALOROSO. Inizi a pensare alla tua avventure finora, ma sai che il divertimento deve ancora cominciare. Finalmente, le scale terminano e ti trovi in un'altra stanza.
    >guarda
    Ti guardi attorno. Questa sembra essere un'area abbastanza vasta, divisa in svariate stanze diverse. Non ci sono nemici in vista, ma senti rumori provenire da DESTRA.
    >destra
    Ti giri verso destra. Eureka! Una porta che non è chiusa a chiave! La apri e ti trovi nella DIMORA DEL VALOROSO. Il VALOROSO è concentrato sullo SCHERMO DEL CONTROLLO, e non ti ha notato. ATTACCHI, o lo RISPARMI?
    >attacca
    Non appena il VALOROSO ha finito di scrivere sullo SCHERMO DEL CONTROLLO, lo colpisci con un attacco a sorpresa e come risultato infliggi 126 danni! Il VALOROSO è stordito, e del sangue schizza sullo SCHERMO DEL CONTROLLO.
    >q0
    Non comprendo la tua azione. Il VALOROSO si gira e ti guarda scioccato, mentre il sangue gli cola dalla bocca. Inizia ad urlare in un misto di orrore e dolore, e si sforza di finire di scrivere sullo SCHERMO DEL CONTROLLO.
    >aitto
    Non comprendo la tua azione. Il VALOROSO usa la sua energia rimanente per continuare a scrivere sullo SCHERMO DEL CONTROLLO. Fai qualcosa?
    >ayyyt
    Non comprendo la tua azione
    >aiautt
    Non comprendo la tua azione.
    >y
    Decidi di portare a termine l'opera e affondi la tua spada nella spalla del VALOROSO, infliggendo 173 danni in un colpo critico! Il VALOROSO è esausto! Guadagni 999 XP.


    Inattività rilevata. Salvataggio automatico in corso...





    Edited by DarknessAwaits - 26/6/2020, 17:11
  10. .
    Qualcuno conosce un buon idraulico? Ho scazzato uno di quegli stupidi rituali del cavolo che stan facendo tutti e ora la mia doccia perde e c'è un tizio senza faccia nella mia cucina. Il mio padrone di casa domani viene e mi ucciderà, soprattutto perché ho pure un gatto e non dovrei avere animali domestici.

    È cominciato tutto mentre ero ubriaco e stavo mandando messaggi a una ragazza su Tinder e mi ha detto che l'unico modo per incontrarci era se avessi fatto 'sto strano rituale dove evoco un fantasma o una stronzata simile. Penso che l’abbia chiamato Mea Culpa o qualcosa del genere.

    Per la precisione, il suo messaggio esatto era:

    la carne in decomposizione non riposerà io sono l’alpha e l’omega ho visto le città bruciare consumare la terra hhhhhhhhhhhhhhhhhh [LINK ALLE ISTRUZIONI PER IL RITUALE] le nostre anime si incontrano quando l’oscurità si riversa mea culpa mea culpa mea culpa kkkkkkkkkkkkkkggggggg

    Era una tipa strana.

    Almeno, penso fosse una tipa. Non si vedeva benissimo la sua faccia. La sua foto profilo era solo uno sfondo nero con due puntini brillanti che sembravano vagamente occhi. Potevi vedere anche qualche lineamento, ma sembrava che la sua faccia fosse grigia e non si vedeva benissimo la sua bocca. Ma aveva una gran bella pelle. Non avevo certo intenzione di arrendermi per una faccia da pizza.

    Comunque, stavo dicendo, ho valutato i pro e i contro di rituali paurosi contro un sedere da urlo al meglio delle mie possibilità avendo bevuto cinque shot di Patron.

    Ne valeva del tutto la pena.

    Ho impostato l’allarme del cell alle 3:26 della mattina, ma dato che il mio telefono è un Motorola Razor del 2005 che è caduto nel cesso più di una volta, la sveglia è partita alle 4 di mattina. CAZZO.

    Ho deciso di continuare il rituale comunque. Avrei dovuto anche avere un amico durante sta cosa, ma il mio migliore amico è stato incarcerato di recente per aver venduto eroina all’angolo di Patterson Park e Eastern Avenue. Bella per Roscoe, è un grande.

    Come dicevo, mi sono alzato e ho spento la sveglia, ma nel momento in cui l’ho spento sono svenuto di nuovo dall’ubriachezza. Mi son svegliato 20 minuti dopo e mi sono effettivamente alzato dal letto stavolta, inciampando per la stanza nel buio perché a quanto pare non devi accendere la luce, perché se lo fai ESCE FUORI UN FANTASMA OOOH.

    Avrei dovuto trovare una candela e accenderla, ma i postumi mi hanno solamente fatto inciampare su una delle molte candele che avevo messo per terra. Alla fine mi sono arreso e ho acceso le luci, prendendo una candela dal mio tavolo.

    Ho dato un’occhiata fuori dalla finestra per vedere che aspetto avesse il mio vicinato ghetto di Baltimore alle 4:20 della mattina. La strada era vuota tranne per un tizio a caso con una tonaca nero e un cappello gigante a punta. Non riuscivo a vedere bene la sua faccia. Devo dire, Baltimore è andata a puttane. Prima le guerre tra gang, e ora un KKK aggiornato. Per l’amor del cielo.

    Ho acceso le candele e guardato il telefono. Avrei dovuto bussare sulla mia porta 66 volte, la 66esima esattamente alle 4:06, ma dato che avevo già sfanculato tutto il resto ho fatto solo una bussatina alla buona e mi son diretto verso la sala. La mia camera da letto è dal lato opposto rispetto alle scale, e guardare le scale verso il piano di sotto era abbastanza spaventoso. Mi è parso di vedere qualcosa muoversi su uno dei gradini più sotto.

    Per lo step successivo, dovevo chiudere gli occhi e camminare in avanti mentre recitavo “mea culpa, mea culpa, mea culpa”, che in italiano significa “mia Culpa”, che probabilmente è una qualche macchina di merda italiana. Ho provato a chiudere gli occhi e camminare in avanti parlando di macchine italiane, ma il mio gatto, Fish Sticks, mi è corso sotto i piedi e ho finito per inciamparci sopra e son caduto dalle scale.

    A un certo punto quella stupida candela si è spenta mentre rotolavo giù dalle scale, ma avevo troppe contusioni perché me ne fregasse qualcosa. Mi sono rialzato, gemendo, e ho deciso che avrei provato a finire sto rituale come potevo, il che voleva dire nascondermi in uno stanzino e aspettare che il fantasma giocasse con me a nascondino. Ho scelto la dispensa in cucina perché avevo alcune patatine aperte lì dentro, quindi mi sono diretto lì.

    Mentre incespicavo, ho sentito molti lievi sussurri dietro di me. Mi son girato, sperando di aver ragione riguardo al fatto che Fish Sticks avesse imparato a parlare, ma non c’era nessuno lì.

    Tranne la figura in piedi nell’angolo.

    Mi son fermato, ho sbattuto le palpebre, e se n’era andata. Devo smetterla con la Patron.
    Mentre mi avvicinavo allo stanzino, l’alcol e le contusioni si sono fatti finalmente sentire e mi sono fermato incespicando, chinandomi a terra e vomitando Patron acquosa sul pavimento della cucina. MERDA. Il mio culo ormai aveva un bersaglio per i piedi del padrone di casa. La combinazione infernale di alcol, contusioni, post-vomito e un imminente avviso di sfratto hanno mandato in tilt le mie emozioni, e hanno rotto l’argine con un violento pianto, con lacrime e muco che scendevano dalla mia faccia come un fiume in piena.

    Ho sentito un rumore provenire da fuori dalla cucina.

    I miei occhi sono caduti sulla finestra della cucina, e ho visto di soppiatto quello stupido membro di una gang/del KKK nel giardino sul retro, che continuava a fissarmi. Devo essere sembrato un idiota, a piangere disperato di fronte alla dispensa della mia cucina. Troppo vergognato per confrontarlo, mi sono limitato a strisciare nella dispensa e chiudere la porta. Era così freddo lì dentro che per poco non congelava via le mie cavolo di tettine da uomo. Si era probabilmente rotta l’aria condizionata. C’era assolutamente bisogno di chiamare il padrone di casa, ma avrebbe significato sedare Fish Stricks e chiuderlo in una valigia sotto il mio letto.

    In questo momento, ho realizzato che dovevo rivalutare la mia vita. Forse non dovrei bere così tanto. Forse dovrei dare Fish Sticks a una famiglia migliore. Forse dovrei cercare donne con intelletto e portamento. Forse dovrei andarmene dal mio vicinato del cazzo dove la gente del KKK se ne va in giro alle 4 di mattina.

    Dopo aver attraversato un’intera crisi esistenziale nella mia dispensa, ho deciso che mi ero rotto il cazzo e dovevo finire quello stupido rituale. Quella ragazza su Tinder non era neanche così tanto bona. E comunque, avrei avuto tipo altre settanta stupidaggini rituali da completare, che includevano accendere altre otto candele, pugnalare una bambola giapponese, e correre in cerchio urlando “CE L’HAI, CE L’HAI!”

    Il tutto sarebbe dovuto culminare con io che andavo nello scantinato, mi siedevo davanti ad uno specchio, e guardavo nello specchio senza veramente guardarci dentro, il che non aveva un cazzo di senso.

    Mentre mi alzavo per aprire la porta della dispensa, ho sentito un debole gemito provenire da dietro la porta. Mi sono fermato di colpo. Ho pregato Dio che non fosse il mio padrone di casa.

    Ho aperto la porta e ho visto il membro della gang/del KKK in piedi in cucina, che mi guardava. Gli ho finalmente dato un’occhiata decente. Non aveva decisamente la faccia. Immagino che farti tirare via la faccia sia parte di un rituale di gang ora.

    Non ha reagito alla mia presenza – mi ha semplicemente fissato. Non sapevo come diavolo gestire membri di gang o membri senza faccia del KKK, quindi l’ho solo fissato a mia volta. Siamo andati avanti così per qualcosa come cinque minuti, prima che lentamente uscissi dalla cucina e tornassi di sopra. Si è girato a guardarmi mentre me ne andavo, ma non si è mosso.

    E quindi dopo essere salito sono andato in bagno a farmi una doccia e ora la mia doccia perde, e do la colpa di ciò a quello stupido rituale. Quindi se qualcuno di voi conosce un buon idraulico nell’area di Baltimore, lo apprezzerei moltissimo.



    Edited by DarknessAwaits - 20/5/2020, 21:21
  11. .
    Smisto in RC.

    Sono io, o di recente abbiamo abbiamo un particolare interesse verso la carne umana...?
  12. .
    Stavano avanzando nella foresta. Henry Shears, un contabile pelato e con un bel pancione, e Dylan che gli puntava un fucile alla schiena.

    "Perché lo stai facendo?" Chiese Shears.

    "Soldi" Replicò Dylan.

    "È il tuo lavoro?".

    "Qualche volta".

    "Non sei costretto a farlo" Disse Shears, la voce che si incrinava.

    "Lo so", rispose Dylan. "Voglio i soldi".

    "Lasciami andare. Ti darò qualunque cosa tu voglia".

    "Non funzionerebbe". Disse Dylan. "Il tizio che mi ha ingaggiato potrebbe incazzarsi. Potrebbe anche provare a farmi fuori. Anche se non lo facesse, la prossima volta che avrò bisogno di soldi col cazzo che mi ingaggerebbe".

    "Chi è che ti ha ingaggiato?" Shears domandò.

    "Un tizio che conosco".

    "Perché mi vuole morto?".

    "Perché un altro tizio l'ha pagato perché succedesse.", disse Dylan. "O una tizia. Non lo so. Non importa".

    La boscaglia si infittiva, la luce scemava. Mentre continuavano a camminare, il passo di Shears rallentava. Anche quello di Dylan.

    "Ho una moglie!" Shears esclamò. "Due bambini! Mia madre ha l'Alzheimer... Hanno bisogno di me...".

    "Sapevo che avevi moglie e figli", Dylan rispose. "Non di tua mamma, però... Mi dispiace stia male, ma non cambia 'na ceppa".

    "C'è qualcosa che ti può far cambiare idea?" Implorò Shears. "Dio Santo, ti prego! Qualunque cosa!".

    "Già deciso.", Dylan rispose. "L'unico motivo per cui non sei ancora crepato è che non c'avevo voglia di trascinarti alla tomba che ho scavato".

    "Ti scongiuro!".

    Dylan sospirò. "Ascolta... Tutti pensano che cambierò idea o che sbaglierò, o che qualcuno verrà a salvarli. Come in un film del cavolo. Non capiterà. Ho già fatto 'sta roba. Andata ogni volta perfettamente. 'Sti film non hanno colpi di scena. Solo finali.".

    "Sei un pezzo di merda!".

    "Lo so".

    "Che Dio ti maledica!" Urlò Shears, e poi si fermò di colpo. Erano arrivati ad un buco, una montagnetta di terra di fianco. E una pala.

    "Ci ha maledetti tutti.", disse Dylan. "In ginocchio".

    Shears si girò a guardarlo. "Vai. A. Fanculo."

    Dylan sorrise calorosamente ed annuì, poi puntò il fucile. Shears si rannicchiò, chiuse i suoi occhi lacrimanti, e poi gridò quando dalla tasca di Dylan iniziò a suonare la musichetta di Mission Impossible.
    Dylan tirò fuori il cellulare.
    "Si?", rispose. "No... Certo che sono sicuro. Va bene, ok." Dylan terminò la chiamata. "Beh, che io sia maledetto...".

    "Cosa?".

    "È il tuo giorno fortunato.", disse Dylan. "Un tizio o tizia non ti vuole più morto."

    "Mi stai... lasciando andare?".

    "Non ancora", disse Dylan. "Prima metti il culo per terra e conti fino a mille mentre io me ne vado. Poi puoi andartene tu. Capito?".

    "Si!", Shears rispose. "Grazie!".

    "Basta che non ti becchi a guardarmi mentre me ne vado".

    Shears si sedette rivolto verso il buco, lacrime ancora fresche sulle sue guance ov'era disegnato un sorriso. "Uno... due... tre... quattro... cinque...", cominciò, contando i passi di Dylan che si allontanavano. "Sei... sette... otto... nove... dieci... und-".

    Un sparo echeggiò.

    Dylan si avvicinò alla tomba. Il corpo di Shears era, molto convenientemente, cascato dentro. Anche la maggior parte della sua testa. "Mi dispiace per la messinscena", disse Dylan afferando la pala.

    "Non volevo che te l'aspettassi.".

    Preso da qui.


    Edited by KingRyuX - 11/1/2018, 22:34
  13. .
    そして, 時は動きです

    Posizione scelta

    Traduttore, ma se si presentasse la necessità, potrei provare ad essere un Redattore.

    Informazioni personali

    Nome: DarknessAwaits
    Età: Nel fiore degli anni.
    Provenienza: Italia
    Contatti: Alcuni membri dello staff già dovrebbero avere lo mio Facebook, e se non fosse così per qualche motivo, sarò felice di ridare le debite informazioni tramite apposito MP.
    Tempo da dedicare al forum: Tutti i giorni almeno mezz'ora alla sera e un oretta nel primo pomeriggio. Durante il Weekend sicuramente molto più tempo.

    Competenze personali

    Lingue conosciute: Italiano (madrelingua), Inglese (C1 certificato [passato esame FCE con 189/190]; studiando per ottenere C2), Francese (B1 certificato), studiando nel tempo libero la lingua Giapponese.
    Competenze grafiche: Ben poche, temo.
    Competenze informatiche: Anche qua, non troppo.
    Competenze digitali: Non dispongo dei programmi necessari, a meno che Blender non conti.
    Conoscenza dei Social Network: Bazzico su internet da tempo. So gestirne la maggior parte. E sono sempre disposto ad imparare.

    Competenze nell'ambito dei contenuti

    Scrittura e Traduzione: Ho già scritto e tradotto svariate storie. Lascerò siano esse a parlare.
    Esperienza con CAT-Tool: Poiché venne introdotto non molto prima che dallo staff me ne andassi, non lo conosco bene. Ma sono, come già detto, disposto ad imparare.
    Conoscenza Creepy Stuff: Faccio parte di questo Forum da più di quattro anni, penso.
    Conoscenza Creepy Series: Come sopra.

    Esperienze professionali

    Conoscenza Deep Web: Decente, mi interessai al fenomeno. Seppur incapace di accedervi, so come teoricamente fare e cosa il Deep Web è.
    Gestione e moderazione di forum e siti: Lavorai anche per questo stesso forum, seppur il mio più grande nemico fu la mia presenza scarseggiante. Ma dovrei essere cresciuto abbastanza da aver appreso l'arte dell'organizzazione.

    Edited by DarknessAwaits - 2/11/2017, 08:44
  14. .
    Un ragazzo, con corti capelli neri e occhi azzurri, vestito con una maglietta dalle maniche corte e jeans anch'essi corti- dopotutto era estate, e faceva davvero caldo- stava camminando per la strada. Il suo nome era Mark. Si stava dirigendo verso il parco dietro casa, per incontrarsi con una sua amica; dopotutto, non aveva nulla di meglio da fare. Era il 15 Agosto, alle ore 9:00 del mattino.
    Arrivò al parco. Lei, ovviamente, era già là, seduta su una panca. Accarezzava un gatto- il suo gatto, lo stesso a cui era tanto affezionata, da cui faceva fatica a separarsi anche solo per andare a scuola- ma non appena vide Mark, lo salutò.
    Lei, che di nome faceva Jane, era un po' più bassa di Mark, e aveva capelli biondi che arrivavano circa fino alle sue spalle. I suoi occhi erano azzurri, un azzurro leggero, quasi come il colore del cielo sopra di loro, scoperto e del tutto esente da nuvole, in quella afosa estate.
    Mark si sedette di fianco a lei, e i due iniziarono a parlare del più e del meno- di quanto caldo facesse, di cosa avrebbero fatto e avevano fatto durante le vacanze estive, di come Jane preferisse l'inverno, che almeno era fresco- ed andarono avanti a parlare per un bel po'.

    Ma, improvvisamente- forse attirato da qualcosa visto in lontananza, forse spaventato dal rumore di un'auto appena passata- il gatto di Jane sfuggì dalle sue mani e corse verso la strada. D'istinto, senza nemmeno pensarci, la ragazza si alzò per rincorrerlo, senza nemmeno prestare attenzione a ciò che c'era intorno a lei. Dopotutto, cosa mai sarebbe potuto accadere?
    La risposta arrivò, molto semplicemente, sotto forma di un camion- uno apparentemente guidato da un camionista distratto- che non riuscì a vedere la ragazza in tempo, e dunque a frenare.
    Mark era rimasto lì, inerte. Avrebbe voluto muoversi, vedendo il camion, ma il suo corpo non aveva risposto in tempo.
    Avrebbe voluto urlare vedendo il sangue volare per aria, vendendolo spargersi per la strada, formare una pozza sotto il corpo della ragazza, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un rantolo.
    Tutto stava divenendo sfocato. Non riusciva più nemmeno a respirare. Cadde per terra- o meglio, si sentì cadere- e perse conoscenza.

    Quando aprì gli occhi, si ritrovò in un letto- il suo letto nella sua camera- madido di sudore. Si guardò intorno lentamente: era notte fonda, e guardando il suo telefono, lasciato in carica di fianco al suo letto, scoprì fossero le 3:00 del mattino del 15 Agosto. Tra sé e sé, tirò un sospiro di sollievo. Non era stato altro che un incubo. Ma che incubo realistico! Scosse le spalle, e tornò a dormire. Aveva, dopotutto, appuntamento con la sua amica Jane il mattino dopo.
    Il sonno passò senza altri incubi o sogni degni di nota, e arrivò il momento in cui i due dovevano incontrarsi.
    Jane propose di andare al parco dietro casa; Mark, che seppur non fosse molto superstizioso preferiva non rischiare, obiettò, e propose invece di dirigersi verso il laghetto, di fianco al cantiere dove si stava lavorando per costruire il nuovo centro commerciale.
    Camminarono per un po', parlando del più e del meno. Ma ad un tratto, a causa probabilmente di un operaio sbadato che non vedeva l'ora di andare in pausa pranzo e riposarsi- giustamente, tra l'altro, dato il caldo atroce che faceva- una trave di acciaio cadde dalla gru che la stava sollevando per portarla a svolgere il suo ruolo di sostegno del tetto.

    Sotto di essa, ovviamente, c'era la povera Jane, che ebbe appena il tempo di guardare in su, prima di essere trafitta da parte a parte dal pesante acciaio. Non fece in tempo nemmeno ad urlare.
    Mark avrebbe voluto gridare un avvertimento, ma non ne aveva avuto il tempo.
    Avrebbe voluto correre e spingerla via dalla traiettoria del palo di ferro, ma non riuscì a muoversi abbastanza in fretta.
    Il sangue di Jane, insieme a frammenti delle sue cervella e dei suoi organi, era volato dappertutto, e tutto sembrava essersi fermato, in un attonito silenzio.
    Mark urlò. Si sentiva male, si sentiva salire il vomito, e le sue gambe, le sentiva deboli, incapaci di sorreggerlo- e difatti cadde a terra, perdendo i sensi.

    Quando aprì gli occhi, si ritrovò in un letto- il suo letto nella sua camera- madido di sudore. Guardò il telefono. Le 23:15 del 14 Agosto.
    Un altro incubo? Era possibile? Aveva quindi sognato di svegliarsi? Scosse le spalle. Era l'unica spiegazione logica. Dopotutto, il tempo non funzionava in quel modo. Il tempo andava avanti. Non poteva saltare in qua e in la. Era la fisica a dirlo, no?
    Rincuorato dunque da questi pensieri, tornò a dormire. La mattina dopo voleva chiamare la sua amica Jane, era da tanto che non si vedevano. Chissà se avrebbe portato con sé il suo gatto?
    Come scoprì il giorno dopo, si. Lo aveva portato con sé. Quella volta, andarono, sempre su suggerimento di Mark, a fare una gita in barca sul laghetto. Lontano dalle strade, e lontano da cantieri. Cosa poteva succedere?

    Era molto rilassante, stare in barca così. Mark e Jane, sdraiati, su una barchetta a remi che il gestore del parco contenente il lago noleggiava, lasciandosi trasportare dalle onde, con il gatto che zampettava in giro, cercando di sfuggire all’acqua attorno a quel legno che docilmente vagava.
    Ad un tratto però, mentre passavano sotto ad una zona alberata, che avrebbe avuto la funzione di ripararli dal sole, si sentì un rumore forte, come un qualcosa che si spezzava bruscamente, seguito dallo staccarsi dall’albero di un ramo, che cadde nell’acqua.
    Spaventati, i due remarono via in fretta, ma il gatto di Jane, spaventato dall’acqua, le balzò addosso, facendola sbilanciare e cadere in acqua.
    Ciò non sarebbe stato un problema- le bastava risalire a bordo, no?
    Ma mentre lo faceva, si sentì di nuovo quel rumore.
    Di nuovo, un ramo cadde.
    L’acqua formò delle onde, colpita da un oggetto avente una certa velocità.
    Ma questa volta, le onde non avevano più quel colore blu cristallino che di solito si associa con esse, ma rosse; e Jane, ancora con le mani e metà del busto issato sulla barca su cui stava risalendo, era ferma il volto contratto in una smorfia di sforzo, con, nella schiena, il ramo che l’aveva colpita, che l'aveva trafitta, impalandola e uccidendola sul colpo.
    Mark urlò. Come già due volte prima di questa perse i sensi.

    E come già due volte prima di questa, quando aprì gli occhi, si ritrovò in un letto- il suo letto nella sua camera- madido di sudore.
    Guardò il telefono. Era l’una e 35 di notte del 15 Agosto. Questo non era un incubo. Ne era certo. C'era qualcosa di più sinistro sotto. Cosa, non lo sapeva né tantomeno voleva saperlo. Ma a quanto pareva, c'entrava il vedersi con Jane. Bene, avrebbe posto rimedio anche a quello.
    Prese il telefono, e mandò un messaggio alla ragazza, dicendo che si era sentito male durante la notte e dunque il giorno dopo non sarebbe potuto uscire.
    Dunque, si rimise a dormire.

    Quando si svegliò, alle 7:43 del 15 Agosto, si sentiva tranquillo. Non sarebbe successo nulla, quella volta, no? Con un sorriso, guardò il suo smartphone.
    E come un fulmine a ciel sereno, squarciando la quiete e significando una imminente disgrazia, vide un messaggio di Jane, in cui la ragazza gli diceva di non preoccuparsi, ma che dato che comunque aveva saputo di dover andare a fare dei giri, sarebbe passata di lì.
    Normalmente, un messaggio come quello avrebbe fatto piacere a Mark, ma in quel momento, tutto ciò a cui poteva pensare era la catastrofe imminente, catastrofe di cui non aveva alcuna prova, ma che si sentiva era imminente e impossibile da evitare. Il messaggio era di pochi minuti prima che si svegliasse, e una rapida occhiata al suo telefonino gli rivelò fossero passati già dieci minuti.
    Prese il telefono di fretta, e già stava per comporre il numero, quando lo sguardo si soffermò sulla finestra nella sua camera, quella dall'altra parte rispetto al letto, e su ciò che vedeva al di fuori di questa.

    E ciò che vedeva era la strada di fronte a casa sua, un vialetto alberato, dove ovviamente c'era anche la ragazza. Se non altro, non vedeva macchine o altre possibili fonti di incidenti. Ma non riusciva ancora a tranquillizzarsi. Qualcosa, non sapeva cosa, qualcosa continuava a minacciarlo, lo sapeva, lo sentiva. Un imprevisto improvviso e terribile.
    Ma la ragazza camminava tranquilla, avanzando tranquillamente tra gli alberi. Sembrava in pace, sotto il sole, nell’afoso caldo d'agosto che faceva sudare il ragazzo che osservava dalla finestra.
    Eppure la ragazza era ancora del tutto incolume, uscendo dall'alberato vialetto. Ormai era sotto casa sua, sotto al condominio in cui viveva.
    Nel cuore di Mark stava quasi nascendo una tenue speranza, che tutto fosse andato bene, che non fosse successo nulla, che quell’incubo fosse finalmente finito.

    Avrebbe dovuto sapere che non era possibile.
    Improvvisamente, si sentì da un piano sopra Mark un rumore sordo, come un urto, seguito da una imprecazione esclamata a volumi decisamente alti.
    E l'istante dopo, Jane era stesa a terra, un vaso contenente una pianta attorno a lei, il terriccio marroncino iniziando già ad assorbire il sangue che usciva copiosamente dalla sua testa, della ragazza che, senza dubbio, non aveva avuto alcuna possibilità di sopravvivere.
    Mark si sentì venire su un conato di vomito. Le sue gambe, come aveva previso, si stavano indebolendo. Cercò di mantenere la presa sulla sua coscienza che stava lentamente fuggendo, ma come una bestia che cerchi di agguantare, ma si dimena fino a scappare, essa fuggì e Mark svenne.

    Quando aprì gli occhi, si ritrovò in un letto- il suo letto nella sua camera- madido di sudore, per ormai la quarta volta. Guardò il telefono. Le 5:12, 15 Agosto.
    Anche quella volta aveva fallito.
    Ma non aveva intenzione di lasciare che tutto ciò continuasse.
    Basta.
    Se doveva essere condannato ad un’eternità di tutto ciò, allora…! Allora, ciò che andava fatto era nella sua mente chiaro, chiaro come la luce del giorno, come la luce che il sole, alto nel cielo, mandava, che illuminava quella calda giornata.
    Anche quel giorno- “anche” per modo di dire, era alla fine sempre lo stesso giorno- si sarebbe visto con la sua amica Jane.
    Si preparò, con calma- non sarebbe arrivata se non fra un paio d’ore, e aspettò, ingannando il tempo con qualche giochino per cellulare.
    L’appuntamento era al parco, ed egli vi si recò, trovando Jane già seduta su una panca da qualche minuto. Le sorrise, salutandola. Lei ricambiò il saluto, accarezzando il gatto che teneva in grembo.
    Si sedette di fianco a lei, e per qualche minuto parlarono. Eppure, c’era qualcosa di strano. Mark sembrava stare aspettando qualcosa. Jane ignorò quel pensiero. Era probabilmente la sua immaginazione.
    E d’improvviso, il suo gatto saltò via dal suo grembo, allertato da chissà quale stimolo, e corse verso la strada trafficata, dove le macchine sfrecciavano senza sosta.
    Jane non fece nemmeno in tempo ad alzarsi che Mark era già in piedi- e dopo un gesto che voleva significare “Non preoccuparti, ci penso io”, stava già correndo alla rincorsa del gatto.

    Tutto ciò che seguì, Jane lo vide come al rallentatore. Mark che camminava, stando attento alle auto attorno a lui. Il gatto che ancora correva, per motivi che solo egli conosceva. Il camionista distratto, che non vide Mark.
    E la testa di Mark che di netto si staccò dal suo corpo che cadde a terra quasi senza rumore, testa che vomitava sangue, testa sulla quale si era disegnata una smorfia che sembrava un sorriso, un sorriso sporco di sangue, un sorriso di libertà.
    Jane non resse quello spettacolo. Le sue gambe si indebolirono, e svenne.



    Quando aprì gli occhi, si ritrovò nella sua camera, madida di sudore. Il suo gatto le era in grembo, tranquillo come sempre. Guardò il suo telefono. Erano le 4:45 del 15 Agosto.
    Mentre accarezzava il suo gatto, Jane mormorò un’imprecazione.
    Anche quella volta, aveva fallito.

    Ispirato da: X


    Edited by DamaXion - 20/10/2017, 15:58
  15. .
    Cose da Fare

    • Presta molta attenzione a tutti i cartelli e insegne nella città.

    • Ringrazia Madame Labinak ogni volta che ti prepara una torta, dato che lavora sodo per farle.

    • Parla con Pietro a proposito del suo lavoro tutte le volte che desidera parlarne, è molto bravo in ciò che fa.

    • Sorridi mentre lo fai.

    • Sii educato con le figlie della Madame quando le incroci per strada.

    • Trova un modo per scappare.

    • Presta aiuto ogni qualvolta puoi.

    • Trova qualcosa di tagliente.

    • Torna sempre prima dell'alba.

    • Fai finta di non sentire i suoni che vengono dalla villa della Madame di notte.

    • Tieni questa lista in un posto sicuro.

    Se vedi una delle figlie della Madame con un fiocco rosso nei capelli, conducila in questa casa e portala con te quando te ne vai Mi dispiace, Julia. Mi dispiace.


    Cose da Non Fare

    • Non fare mai ciò che le insegne e i cartelli in città dicono.

    • Fai in modo che Madame Labinak non scopra che non mangi le sue torte, si arrabbierebbe.

    • Non uscire quando è buio. La maggior parte degli abitanti della città saranno già tornati nelle loro case, ma è in quel momento che i Sacerdoti compiono il rituale. Se ti trovano fuori, ti consegneranno alla Madame se sei fortunato; se non lo sei ti consegneranno a Pietro

    • Non pensare che tutte le figlie della Madame siano uguali. Quelle che hanno la bocca cucita in una smorfia ti aiuteranno, ma quelle con la bocca cucita in un sorriso lo desideravano.

    • Non accettare mai l'offerta di Pietro di aiutarlo a ricatturare le sue marionette scappate. Può recuperarle benissimo da solo. Vuole semplicemente farti guardare mentre risistema ad esse i fili.

    • Non prendere la strada principale per uscire dalla città, è una trappola.

    • Non provare a ucciderti. Non morirai, e i Sacerdoti lo sapranno.

    • Non parlare con nessuno che dice di essere me, nemmeno se menzionano questa lista. Se la stai leggendo, significa che sono riuscito ad allontanarmi abbastanza dalla città, o che la Madame mi ha catturato.

    • Non provare a raggiungere un luogo sicuro quando scapperai. Nel momento in cui troverai un modo per fuggire, la Madame manderà le sue figlie sorridenti a inseguirti, e prima o poi ti prenderanno. Ma se riuscirai ad allontanarti abbastanza dalla città, allora i rituali dei Sacerdoti non avranno più effetto su di te, e potrai finalmente morire. Dovresti portare/avere qualcosa di affilato con te. Usalo.

    • Non aspettare troppo per fuggire. Anche se Pietro ha più che abbastanza marionette, la Madame è sempre a corto di ingredienti per le sue torte.

    Da qui

    Nota:Non ero sicuro di come tradurre "Dos and Don'ts", o se lasciarlo in inglese. Ho adottato questa soluzione, ma non suona molto bene.


    Edited by DamaXion - 28/1/2018, 11:24
98 replies since 8/12/2011
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