Votes taken by DamaXion

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    Misi in pausa il gioco e barcollai fino al bagno per fare pipì. Dopo mi sciacquai la faccia con dell'acqua fredda per tenermi sveglia e in allerta per continuare a giocare a quel gioco sempre più pieno di glitch.
    Tornai ad essere un'ameba. Guardai gli appunti che avevo preso e ne aggiunsi di nuovi a proposito della battaglia contro Kraid, per non dimenticarmene. Era tempo di mandare la mia cacciatrice di taglie nelle fiamme di Norfair. Era a questo punto del gioco che di solito iniziavo ad avere problemi da bambina. Tendevo a perdermi e finivo per morire un sacco di volte. Ma speravo che le mie mappe e i miei appunti mi permettessero di andare più avanti del solito.

    Tornai indietro attraverso il covo di Kraid senza perdermi e trovai la strada per Norfair. Per diversi minuti, il gioco sembrò comportarsi come se i glitch grafici se ne fossero andati, e mi sentii sollevata. Passai un po' di tempo a raccogliere potenziamenti a Brinstar prima di dirigermi giù verso le bolliciose caverne sotterranee. Riuscii ad ottenere la Termotuta nei miei viaggi e ciò mi diede più sicurezza, sapendo che avrei avuto bisogno di tutto l'aiuto necessario per arrivare a Norfair.

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    E andai giù nell'ascensore. Notai a questo punto che la grafica aveva ricominciato a dare di matto... Provai a prendere più appunti possibile sui glitch più strani mentre tentavo di non farmi fare il culo dai mostriciattoli spaziali e dai cosi a forma di drago con il mohawk seduti nella lava. Se avete mai giocato a Metroid sapete di cosa sto parlando. Però, stava diventando sempre più difficile concentrarmi sullo schermo, c'erano delle linee orizzontali che lampeggiavano e delle sagome tremolanti non ben definite.

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    Continuavo a cadere nella lava, ma riuscii a tenere alti i miei punti vita finché non ottenni l'Attacco a Vite che era una manna dal cielo. Però, dopo aver sparato alla sfera contenente l'upgrade dell'attacco a vite, l'immagine della "S" lampeggiava dalla giusta immagine e, sono sicura che fosse quello, la parte superiore del torso di Samus, la versione del Justin Bailey cheat, senza l'armatura. Quello, unito alla musica della stanza mi fece sentire di nuovo un po' innervosita. Giocare a Metroid da soli al buio è già inquietante quando gira bene.

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    Dietro le tende, il pigro sole autunnale se n'era andato con il solito anticipo e io stavo giocando al buio. Ma ero troppo intontita per alzarmi ed accendere le luci. In più, a questo punto ero preoccupata che se mi fossi alzata e avessi mosso il filo del controller, il NES avrebbe potuto bloccarsi. Quindi giocai raccogliendo potenziamenti a Norfair sulla strada per il covo di Ridley. Le cose sembravano essere più facili con l'attacco a vite e il raggio gelo, ma stavo ancora vagando molto, cercando di trovare i passaggi segreti che mi servivano per muovermi e trovare tutti i potenziamenti di cui avevo bisogno.

    I glitch grafici del gioco stavano diventando sempre più bizzarri, molti blocchi di bolle e uova (o "ovum") stavano diventando comuni dove non sarebbero dovuti essere e le palette dei colori stavano diventando sempre più... "organiche", somigliando a tessuti vivi più di quanto mi ricordassi. Era un viaggio lento attraverso il resto del paesaggio pieno di lava e la musica ronzante fece sembrare il mio percorso ancora più lungo.

    Finalmente mi feci strada verso l'ascensore che scendeva nel covo di Ridley. La stanza dell'ascensore era particolarmente glitchata, con colori e blocchi fuori posto. Quello che non mi aspettavo di vedere, e non ricordo di avere mai visto prima, era una grossa bolla contenente quella che sembrava una creatura simile ad girino violaceo. Il blocco era pure rudimentalmente animato, altra cosa che mi sembrava di non avere mai visto in questo gioco. In più, quando spinsi in giù sul palo dell'ascensore, Samus sembrò accucciarsi per qualche secondo prima che la piattaforma iniziasse a scendere. Mi fu detto più tardi che lo sprite di Samus accucciata era effettivamente usato nel gioco, ma non mentre azionava l'ascensore.

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    Parte 4 >



    Edited by & . - 24/6/2020, 15:34
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    Mi ricordo la tua prima volta, indossavi le mutandine con i cuoricini, come per dimostrare una purezza infantile che non c'era più, abbandonata sul pavimento assieme al resto dei tuoi vestiti. Io avevo solo la maglietta addosso.
    Osservavo le tue forme estasiato, anelavo il tuo profumo come droga mentre sudavamo affannati e mi leccavo le labbra, assaporando nella mia mente ciò che non si era mai posato sulla mia bocca, mentre sussurravo frasi sconce ad ogni respiro.

    La tua bocca che... le tue mani che...

    Quanto ti odiavo e amavo in quel momento, così bella, così sporca per un uomo, disposta a fare cose che non immaginavo potessi fare... la tua purezza era scomparsa lasciando solo malizia e lussuria, ti eri spogliata delle fattezze di bambina ed ora mostravi i seni al mondo per essere una donna. Così bella...

    Così sporca, sporca... oh sì, così sporca!

    Mentre una delle mie mani era impegnata, l'altra reggeva il cellulare, che cercavo di tenere fermo nonostante seguisse il movimento del mio corpo tremante. Una grossa goccia di sudore cadde sullo schermo, la levai con il pollice e mi resi conto che l'inquadratura era sbagliata.

    Doveva esserci tutto nel video, tutto quel ben di Dio non poteva rimanere dall'altra parte della finestra...

    Edited by RàpsøÐy - 26/1/2017, 15:10
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    Quando ero un bambino, io e i miei amici giocavamo a chiederci: se fossi un supereroe, che superpotere vorresti avere? Steve voleva la super velocità. Diceva che avrebbe voluto essere Flash, correre così veloce da rompere il tempo. Joey voleva la visione laser. Diceva che avrebbe sciolto la faccia alla maestra la prossima volta che gli avesse dato un brutto voto in una verifica. Tonya, che era un anno più grande di noi, voleva volare come Superman. Osservava il cielo e sognava di sfrecciare tra le nuvole, guardare giù e salutarci prima di lanciarsi verso luoghi dove non era mai stata.

    Ne abbiamo parlato alle elementari e fino alle medie. Poi un giorno ci eravamo coricati sull'erba e avevamo guardato le stelle una notte al campeggio. Una palla luminosa attraversò il cielo lasciando una scia di polvere di stelle. Tonya chiuse gli occhi e ci chiese di fare altrettanto. lo facemmo tutti, e lei ci disse di esprimere il desiderio di avere i poteri che volevamo. Non ho più parlato con nessuno di loro da allora.

    Steve morì in un incidente stradale alle superiori. Tonya e Joey erano al funerale ma io non sono riuscito a convincermi ad andarci. E' difficile perdere un amico quando si è così giovani.

    Tonya è andata bene dopo le superiori. Si è diplomata con la lode ed è andata ad un college della Ivy league. Però, mentre tornava a casa dal college, il suo aereo aveva perso potenza a mezz'aria e si era schiantato. Erano tutti morti nell'impatto. Non fece meno male questa volta.

    So che Joey è morto in un incendio, l'altro giorno. Anche questo fa male.

    So che avrei dovuto dire qualcosa o parlargli di nuovo in modo da non avere tutte queste emozioni represse ogni volta che è morto uno di loro. Ma io non ero un bambino che voleva essere un normale supereroe. Io volevo il potere di diventare invisibile.




    Edited by Oscurios - 17/1/2017, 15:27
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    < Parte 1

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    Dopo un po' di esplorazione e di raccolta di oggetti, decisi di andare nel nascondiglio del primo mini-boss, dove vive Kraid. Qualcosa che trovai bizzarro fu la stanza che conteneva l'ascensore per il covo di Kraid. Sul muro più lontano c'è la statua di un gargoyle minaccioso, però, quando arrivai nella stanza, aveva la mandibola al contrario, come rivolta nella direzione sbagliata. In più, sono sicura che la statua normalmente ha gli occhi colorati, ma questa aveva le orbite vuote. Era abbastanza snervante, soprattutto unito alla musica. È la stessa che suona nella stanza che contiene gli upgrade di Samus, praticamente alcuni beep dissonanti. Era... non lo so... inquietante.

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    Quindi vagai per il nascondiglio, provando a rintracciare quanti potenziamenti e power-up possibili senza accidentalmente andare a combattere Kraid prima di essere pronta, dato che non sapevo esattamente orientarmi. Riuscii ad ottenere un Serbatoio Energia... prima di trovare un tunnel nel muro di una stanza! Ricordo di essermi sentita stupidamente fiera a quel punto, dovevo essere una vera meraviglia, seduta al buio nei miei squallidi pantaloni di tuta grigi, il mio plaid di lana avvolto attorno alle spalle, a ghignare stupidamente ad un gioco del NES sempre più glitchato...

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    A questo punto il gioco stava seriamente dando di matto, in maniere che non avevo mai visto. Alcuni dei nemici stavano iniziando tipo ad allungarsi, e sembravano quasi... sciolti. Lo trovai più strano che inquietante, onestamente ero più preoccupata che i glitch culminassero in un blocco del gioco prima di riuscire ad ottenere una password o roba simile. Stavo stranamente giocando bene per qualcuno che neanche due ore prima era andata del tutto sotto anestesia. Non volevo davvero che il gioco o il Nintendo si sputtanassero mentre stavo andando così bene.

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    Con il fiato sospeso continuai nei corridoi prendendo dei missili mentre cercavo di non cadere nell'acido sotto di me. Caricando attraverso le porte rosse iniziai a farmi strada verso la stanza del boss. Alla fine trovai un punto dove ricaricare l'energia e i missili appena prima di provare a sfidare Kraid.

    Quando sentii che ero pompata abbastanza per affrontare il boss, entrai e iniziai a sparare i missili contro quella specie di sfortunata tartaruga/alligatore/drago... Bowser dei poveri... coso. Dopo aver piazzato alcuni colpi e preso un po' di danno, lo sprite di Kraid iniziò a pixellarsi e sfocarsi, mi stavo arrabbiando perché pensavo che il gioco stesse per bloccarsi ma invece continuò ad andare.

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    Colpii il boss ancora un po', e la sua faccia continuò ad andare sempre più in vacca, finché non lampeggiò un paio di volte e poi... il suo sprite divenne... rosso. Uhm... Come se si fosse bloccato ad una palette di colori alternativa. Era qualcosa che non avevo mai visto, intendo, ho visto dei nemici lampeggiare e cambiare colore, ma non avevo mai sentito che potesse succedere ai miniboss.

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    Nonostante questo, continuai a bersagliare di bombe e missili il mio nemico. All'improvviso, lo sprite cambiò, lo schermo si bloccò e il jingle “arma ottenuta” suonò. Temevo di nuovo che il gioco avrebbe smesso di funzionare, ma continuò. E le cose divennero ancora più strane. Il Kraid rosso non esplose come al solito, invece lo sprite sembrò essere bloccato sul posto, a reggersi la testa crudamente. Fu a questo punto che iniziai a chiedermi se i postumi dell'anestesia non mi stessero facendo avere le allucinazioni. Ero stata anestetizzata solo una volta, quando mi avevano tolto i denti del giudizio, e non ricordo di aver avuto allucinazioni visive dopo quello.

    Parte 3 >



    Edited by & . - 24/6/2020, 15:33
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    Murray era sfortunato.
    Non lo era nel senso che ogni tanto pestava una cacca di cane per strada o gli cadeva il cellulare.
    Era sfortunato nel senso che la sua vita era regolata da piccole tragedie quotidiane: prima di tutto, era nato a Natale, il che significava che per le feste lui riceveva un solo, striminzito regalo. Fin qui, direte: beh, non è certo l'unico!
    Vero, ma se ogni natale/compleanno questo suddetto regalo facesse una brutta fine, comincereste a pensare che qualcosa non quadra, no?
    E così la pensavano lui, la famiglia e i suoi amici, che cominciarono a chiamarlo Murphy. Come “Le leggi di”, esatto.
    Si svegliava la mattina e trovava la sveglia spenta, rotta o misteriosamente scomparsa, e doveva correre per prendere l'autobus, che perdeva in ogni caso. Fare colazione e lavarsi i denti erano lussi riservati al week end, giorni in cui numerosi spazzolini si erano tuffati per sempre nel tubo di scarico del lavandino. Soldati coraggiosi che non verranno mai dimenticati.
    Il lavoro era valido e pagava decentemente, ma il numero di stampanti rotte, computer esplosi e piante in vaso rovesciate o seccate al suo tocco riducevano le sue finanze drasticamente.
    Che vita deprimente, come fa qualcuno a vivere così?
    Solitamente il livello di sopportazione della gente è piuttosto basso, sopratutto se devi cambiare le scarpe ogni settimana o portare i vestiti in lavanderia per un improvviso attacco di oche selvatiche in mezzo al centro storico.
    Ma Murray invece era molto più filosofico: era vivo, e questo gli bastava. Sì è vero, viveva in una casetta piccola piccola e piena di problemi, ma aveva degli amici che nonostante tutto gli volevano bene, e lui ne voleva a loro. Tra lo scoppio di una lampadina e l'altro.
    Aveva avuto qualche relazione qua e là, ma in poche avevano sopportato le disgrazie più di un annetto o due, ma almeno non era rimasto vergine fino ai trent'anni come aveva previsto.

    -Ciao Murphy, come va?
    Betty la barista gli fece un sorriso, mentre toglieva velocemente tutti i bicchieri e le tazze sul bancone prima che lui si avvicinasse troppo. Era automatico, ormai.
    -Mah... tra poco è il mio “natalanno” e non ho nessuno con cui passarlo, sai com'è.
    -Mi spiace, bello.
    Un grosso bicchiere di metallo fu posato davanti a Murray, contenente un tiepido caffellatte, che lui si apprestò a bere lentamente con una cannuccia, la testa tristemente appoggiata al pugno.
    -È che è tanto che non sto con qualcuna, Mary era tanto simpatica ma ha ceduto dopo la terza volta che il letto si è sfondato mentre... beh hai capito. Credeva fosse colpa del suo peso, non ci credeva che invece era colpa mia.
    -Capisco. Beh, puoi- oh, scusa mi chiamano!
    -Sì...
    L'uomo guardò l'orologio svogliato, picchiettandolo per farlo ripartire e, distratto com'era, non si accorse della ragazza che si era seduta accanto a lui, sorseggiando un colorato succo di frutta.
    Era vestita di bianco, come se avesse firmato volontariamente un contratto “Voglio essere riempita di macchie entro cinque minuti”. Un elegante tailleur condannato a morte.
    E così fu: Murray batté, frustrato, il pugno sul bancone e lei trasalì, schizzando rosso ovunque come un film di Wes Craven. Era una scena davvero terribile, e più di uno stilista sarebbe svenuto per l'orrore.
    -Oh, cavoli! Mi dispiace!
    La ragazza sorrise meccanicamente, ma si vedeva la disperazione del suo sguardo. Era un sorriso da decorazione di Halloween.
    -No... no... non si preoccupi, non è colpa sua... io...
    -No! Devo assolutamente almeno pagarle la lavanderia!
    Gesticolando, successe l'inenarrabile e splash! Ora, oltre che in un bagno di sangue, la fanciulla sembrava si fosse anche rotolata nel fango. Gelo e silenzio totali, le labbra rosee di lei tremavano, mentre uno sguardo che avrebbe potuto bucare un muro si posava un po' sul disastro, un po' sul suo autore.
    -Ssssì... devo portarla in lavanderia.

    Camminando in corti passetti nervosi, coperta con il brutto cappotto di Murray, Angela, la ragazza vestita di splatter, non diceva una parola, mordendosi le labbra pensierosa. Sembrava molto preoccupata, e stava digitando sul cellulare, miracolosamente salvato dall'attacco dei liquidi, ad una velocità allarmante.
    -Signorina Angela, ehm mi dispiace molto per quello che è successo. Veramente.
    -Sigh... immagino... è che avrei un colloquio e non posso certo presentarmi così.
    A Murray si strinse il cuore vedendola così, con le lacrime agli occhi, e per la prima volta fu davvero scoraggiato: non era mai capitato che la sua sfortuna causasse danni seri a qualcuno. In più aveva un freddo cane.
    -È che è normale per me. Vede, io mi chiamo Murray, come le ho detto, ma gli amici mi chiamano Murphy... sa perché?
    -Murphy come “Le leggi di”?
    -Sì... vede, il primo assioma è “Se qualcosa può andar male, lo farà” e beh, è quello che mi succede quotidianamente. Una sorta di accanimento universale.
    -E cioè? Come è possibile?
    -Ah, quello non lo so, è sempre stato- ah! Stia attenta stava per pestare una cacca di... spero di cane!- Dicevo, ho sempre avuto queste piccole sfortune da quando ho dieci anni. Si figuri, il mio compleanno è a Natale!
    -Oh... e come fa a vivere così?
    -La parola importante qui è “vivere”: lo faccio, questo mi basta. E poi ho conosciuto lei, quindi ogni tanto la sfortuna mi porta fortuna no?
    Angela sorrise, come se avesse pensato qualcosa di buffo, e continuò a farlo finché non arrivarono alla lavanderia a gettoni, dove il suo stile stonava come una statua greca in un mercatino dell'usato.
    Il resto del tempo passato lì dentro chiacchierarono del più e del meno, superato l'imbarazzo dello stare in un luogo pubblico in accappatoio. Si promisero di rivedersi presto, e nonostante Murray avesse perso il suo numero di telefono cinque volte, riuscirono nell'intento.
    Il natalanno fu passato senza fidanzata, ma il suo cuore era molto più leggero: forse l'anno prossimo sarebbe andata meglio.

    Accarezzando la sua gatta nera fortunata, Sibilla, Murray osservava rapito le dolci curve di Angela, mentre si chinava per tirare fuori da uno scatolone le ultime decorazioni natalizie. I cocci delle palline di vetro, il mistero del perché del loro acquisto era rimasto irrisolto nell'ultimo libro di Dan Brown, erano già stati levati con largo anticipo. Questo succede quando la confezione che le contiene si fa tre rampe di scale con tanto di curve.
    -Ehi, guardone! Invece di goderti lo spettacolo, perché non mi aiuti qui? Non ci arrivo io a mettere la stella!
    -Ehm... sicura? Davvero vuoi che io metta la stella?
    -Certo!
    L'uomo guardò preoccupato il sorriso entusiasta della sua ragazza, prendendo tra le mani la leggera stella di plastica destinata a svettare in cima all'albero, nuovo di zecca. Non aveva ancora preso fuoco, cosa rara in casa di Murphy.
    -Ok...
    Lui si mise sulle punte, una scala sarebbe stata pericolosa, e stendendo il più possibile le braccia, posò con delicatezza la decorazione, stringendo i denti in attesa dell'impatto. Che non arrivò.
    -Fiuu... bene, è a posto-
    Forse era stato lo spostamento d'aria del suo sospiro, forse l'allineamento delle stelle, chi lo sa.
    A rallentatore, l'albero iniziò a dondolare e Murray fece per spostare Angela, che invece rimase ferma al suo posto.
    Coperti di aghetti di plastica, a terra, mentre Sibilla schizzava via, i due si guardarono e risero. Si abbracciarono e baciarono, pungendosi dappertutto. Erano felici lo stesso, nonostante la sfortuna che condividevano giornalmente.
    Un letto sfondato, una cacca di piccione su una spalla o un vaso rotto non avrebbero certo potuto raffreddare il loro amore.

    Edited by WDR - 22/1/2017, 18:42
  6. .
    In soffitta ho ancora una scatola, credo di un vecchio condizionatore, piena di console, controller, joystick, una Zapper, un polpo aggrovigliato di fili e adattatori, e numerose "cassette" Sega Genesis e Nintendo. Ho sempre odiato quando i ragazzini le chiamavano cassette. Non so perché le tengo, non ci gioco da un bel po', ma mi sembra brutto buttarle via. Forse le regalerò tutte ad un nipotino, o al figlio di un amico. Beh, forse non proprio tutte.

    L'ultima volta che ho giocato un gioco ad 8-bit su una console, di recente gioco sopratutto con l'emulatore, era qualche anno fa. Ho ventotto anni ora, e vivo con il mio fidanzato di quattro anni. Lui gioca molto con l'Xbox e la PlayStation, Call of Duty, GTA e roba simile, e mi prende sempre in giro perché non gioco a nulla di più nuovo del Nintendo 64. Lo fa anche perché sono una "fangirl" della Nintendo dato che conosco pochissimo i titoli di PlayStation, Dreamcast o Xbox. Non parliamo poi dell'Atari, che non ho mai posseduto. Non lo so, non riesco ad appassionarmi ai giochi recenti e sono cresciuta con il Nintendo. Forse sono solo nostalgica.

    Ricordo che l'ultima cartuccia del NES a cui ho giocato era il primo Metroid. Mi è sempre piaciuto quel gioco, anche se non ero molto brava. Era un grande labirinto, e io o mi perdevo o mi facevo trascinare ad esplorare. Avevo visto mio fratello vincere prima, e ho finito Super Metroid, ma nell'originale preferivo sopratutto vagare nei corridoi labirintici. Ha una grafica interessante, seppure non stellare, e dei bei suoni per un gioco così vecchio. E se conosci soltanto i nuovi titoli in 3D di Metroid, dovresti darci un'occhiata.

    Comunque, come dicevo, Metroid è stata l'ultima cartuccia per NES a cui ho giocato prima di mettere via la console. Stavo giocando da sola, dato che il mio ragazzo doveva lavorare quel pomeriggio. Mi aveva lasciata nel nostro appartamento, dopo avermi portata e recuperata da un'operazione con anestesia generale. Aveva potuto farsi dare solo la mattina libera, ma andava bene dato che ero abbastanza imbambolata dal gas soporifero. Mi ero ripromessa di stare coricata ed essere un'ameba, in ogni caso.

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    Anche se ero stanchissima dopo essere tornata a casa dalla clinica, non avevo voglia di dormire per paura che sarei stata sveglia tutta la notte. Quindi sono scivolata giù dal divano, mi sono accucciata davanti alla TV, ho infilato il blocco di plastica grigia di forma strana nel mio Nintendo (un blocco di plastica grigia di forma strana considerevolmente più grande) e ho acceso la console. Il gioco è partito liscio come al solito. Mi premuro di tenere i giochi nella loro confezione di vinile e nelle scatole originali.

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    Premetti il tasto start e iniziai un nuovo gioco in fretta, prima che potesse sentirsi troppo della musica del menu principale. Quella musica mi aveva sempre messo i brividi, che immagino fosse il suo obiettivo, e anche da adulta non mi vergogno di ammettere che lo fa ancora. Guardai Samus materializzarsi mentre si sentiva la sua iconica fanfara, e iniziai la mia avventura sul pianeta Zebeth... o Zebes in base a che versione giochi... comunque.

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    Chiunque abbia mai giocato la versione fisica di Metroid probabilmente non sarà sorpreso di leggere che il gioco presentava alcuni glitch grafici. È molto facile che succeda, e probabilmente peggiora con l'invecchiamento dei circuiti. In ogni caso, a me non è sembrato strano che alcune palette di colori fossero sporadicamente anormali, gli sprite fossero un po' tremolanti o pixellati, o che i blocchi del pavimento e dei muri fossero sbagliati.

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    Mi feci strada attraverso la prima area del gioco chiamata Brinstar, che ha una musica molto tosta, facendo correre e saltare Samus e facendo sparare il suo cannone contro tutte le specie indigene del pianeta, molte delle quali non avevano fatto niente per meritarsi di essere fatte a pezzi. Ma ehi, è il nome del gioco! Mentre continuavo ad esplorare le stanze e le caverne collezionando oggetti, notai che il gioco sembrava glitchare più del solito, solo graficamente però, il suono era a posto e il gioco andava tranquillo.

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    C'era un blocco note vicino a me sul divano dove sedevo, e decisi che avrei provato a prendere appunti mentre giocavo. Ancora mezza sedata, volevo essere sicura di non perdermi troppo, o di non tornare sui miei passi involontariamente. Scarabocchiai delle mappe rudimentali mentre giocavo, segnandomi oggetti che trovavo. Presto iniziai a prendere nota anche dei glitch che continuavano ad apparire, dato che non avevo mai visto il gioco così tanto incasinato, e non ero sicura che l'avrei visto di nuovo. È dalle note e dagli schizzi che un mio amico ha ricreato gli screen che accompagnano questo testo.

    Parte 2 >



    Edited by & . - 24/6/2020, 15:33
  7. .
    Ripulisco e smisto
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    Ecco qui la targhetta per OceanInside!

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    HTML
    [IMG]http://upload.forumfree.net/i/fc7749172/statico.gif[/IMG]
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    Attenzione: le immagini poste sotto spoiler contengono gore. Se possono recarvi fastidio non apriteli.


    Introduzione
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    Nei primi anni '90, mentre frequentavo la Penn State University, conoscevo un ragazzo chiamato Sandman Archibald Bundeford. Sì, quello era, giuro su Dio, il nome sul suo certificato di nascita, sulla patente, ricamato sulle sue mutande, il suo nome di nascita. Pensavo che i nomi che le celebrità danno ai loro figli oggigiorno fossero terribili, ma questo qui aveva un nome stupido prima che i nomi stupidi fossero di moda. Ho sempre pensato che i suoi genitori fossero figli dei fiori e che gli avessero dato il nome mentre erano in un trip da acidi.

    In ogni caso, Sandman e io andavamo entrambi ad un corso di scrittura per matricole, e occasionalmente passavamo del tempo in biblioteca. Era un bravo ragazzo, aveva 17 anni se non ricordo male, mulatto, timido ma amichevole e si portava sempre dietro il laptop più grande che si sia mai visto. A quei tempi era piuttosto strano vedere qualcuno con quello che si considerava un computer portatile. A volte lo beccavo con il naso sullo schermo LCD ad analizzare dei codici o a scrutare i pixel di un'immagine che stava provando a modificare.
    Sandman frequentava alcuni studenti più vecchi che erano interessati a, o frequentavano, corsi di programmazione, film, progettazione grafica (la sua specializzazione) e fotografia, mentre io gravitavo attorno alle altre matricole dei corsi di letteratura mondiale che frequentavo. Ero, però, impantanato nel mezzo dello sviluppo di un progetto su cui Sandman e i suoi amici stavano lavorando. A volte mi parlava di questo gioco che stava aiutandoli a creare. Da quello che ho afferrato ai tempi era un mix tra un'avventura testuale horror e un dungeon crawler punta e clicca, che chiamavano Warlock con una "E".

    Era estremamente eccitato di partecipare al progetto, diventava quasi stordito mentre ne parlava, ghignando stupidamente mentre mi assicurava che Warlocke sarebbe stato un enorme successo nel mondo dei videogiochi. L'ho sempre assecondato, anche se in realtà pensavo che tutto quello fosse un sogno impossibile. Facevano progressi, però, ogni tanto lui mi mostrava dettagli di quello che il "team" aveva compiuto fin'ora. Sembrava a posto, ma non vedevo come potesse raggiungere la popolarità di cui lui era tanto sicuro.

    La premessa era semplice: entra nel dungeon, raccogli oggetti, sconfiggi i cattivi e salva la principessa, la solita solfa. Il punto di forza, tuttavia, era che il gioco sarebbe stato "Solo per Adulti", con fotografie digitalizzate che rappresentavano violenza grafica e nudità. Quei temi maturi erano il trucco che avrebbe aiutato a vendere, per fare in modo che gli adulti lo prendessero e i teenager lo desiderassero. Suppongo di non poter negare che sesso e violenza vendono.

    Il contributo di Sandman era aiutare a digitalizzare le foto da usare nel gioco. Roba cruenta e sanguinolenta che si vedeva sul Fangoria Magazine, di cui Sandman aveva spesso una copia. Una volta mi lasciò, o più precisamente mi costrinse a farmi prestare una cassetta su cui aveva registrato i suoi momenti preferiti da film come Mondo Cane, Le facce della morte e vari “Film italiani sui cannibali”... che apparentemente è un genere. Roba da malati, non è di mio gusto, ma niente di così strano.
    Per qualche settimana sentii molto parlare di Warlocke e di come il gaming di nicchia sarebbe esploso nel mainstream, ma gradualmente l'eccitazione di Sandman sembrò svanire. Alla fine gli chiesi io stesso dei progressi del gioco e lui mi disse che tutto quello che sapeva era che era "In fase di sviluppo". Qualche giorno dopo lo vidi di nuovo lavorare con fervore sul suo laptop monolitico. Quando chiesi spiegazioni, mi disse che il gioco stava subendo un miglioramento grafico e che stava digitalizzando e sistemando alcune nuove foto cruente. Ridacchiai e gli augurai buona fortuna.

    Fu più avanti nello stesso mese, dopo la pausa primaverile, che incontrai Sandman in biblioteca, dopo la lezione di statistica. Quando mi vide avvicinarmi, sfoderò il più grande sorriso che gli ho mai visto fare e sollevò in aria un Floppy disk da 3,5 pollici. Mi ricordò la Statua della Libertà, torreggiante con la torcia in mano. Mi sedetti accanto a lui, che procedette a dirmi che la versione beta era giocabile ed era quasi pronta per essere venduta ai distributori. Aprì la valigetta del suo laptop e mi diede uno di almeno una dozzina di floppy. "Ecco" disse "Portalo a casa e fammi sapere cosa ne pensi!"
    "Sicuro" Accettai con una risata, aggiungendo "Spero che il mio computer sia abbastanza potente per farlo girare".



    Il Gioco

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    WARLOCKE29
    WARLOCKE16_2E allora appare uno scheletro
    Dopo alcuni giorni di "L'hai provato?" da Sandman, finalmente mi decisi a dare un'occhiata a quello che mi era stato detto sarebbe stato il best seller del 1992, l'anno in cui erano sicuri avrebbero raggiunto la distribuzione di massa. Un giovedì sera a casa, infilai il floppy nel mio Packard Bell, e lo caricai su DOS.

    Il setup andò liscio, terminò e si configurò in circa dieci minuti. Dopo aver avviato il programma del gioco, notai che la schermata del titolo sembrava abbastanza professionale, forse avevo sottovalutato la banda scalcinata di artisti e programmatori che, secondo la schermata d'inizio, si faceva chiamare Tesserakt Solutions. Errori d'ortografia molto "fighi" per distinguersi come novellini provocatori e innovatori. Sorrisi tra me e me quando lessi il messaggio TUTTO MAIUSCOLO che spiegava come il gioco fosse inteso per un pubblico sopra i 18 anni, nonostante fosse stato creato da ragazzi a malapena maggiorenni.

    Selezionai nuovo gioco e cliccai invio. Una finestra di dialogo si aprì e mi spiegò che dovevo salvare le damigelle della Regina da un dungeon prima che fosse compiuto un rituale chiamato "The Bloodening". Oh wow, "il bagno di sangue"? Davvero? Prometteva bene. Cliccai di nuovo invio e iniziai il gioco.

    L'interfaccia sembrava piuttosto moderna e user friendly, il che era positivo, la grafica non era niente di trascendentale. Notai che il cursore era una freccia insanguinata e che sembravo avere degli oggetti nell'inventario. Cliccai sulla freccia e mi mossi in avanti, fino ad incontrare una figura ammantata di scuro. Era piacevole avere l'opzione di usare sia i comandi testuali che cliccare con il mouse. La figura incappucciata mi diede un pugnale, che era ovviamente macchiato di sangue, e continuai oltre.

    Il non avere una lista di comandi non sembrò influenzare il mio gameplay, dato che quasi ogni comando che digitavo sembrava funzionare. Immaginai che avessero compreso un sacco di variabili nella sezione dei comandi, il che era un bel tocco per chi di noi non aveva mai giocato a molte avventure testuali. Dopo essere arrivato ad un baule di legno e aver ottenuto un libro di incantesimi, imparai un incantesimo del fulmine. Stavo iniziando a chiedermi quando sarebbero apparse le foto digitalizzate su cui stava lavorando Sandman.
    Alla fine un nemico apparve e lo combattei. La schermaglia fu poco interessante, presi del danno e sconfissi l'avversario. Quando lo uccisi, la schermata passò dal mostrare la strada davanti a me a visualizzare la foto rudimentalmente digitalizzata di una faccia rossa che immaginai fosse il mio nemico sconfitto. Era un'immagine strana e sgradevole. "Immagino che sia così che si guadagneranno il loro rating 18+" Pensai.

    Premere un tasto qualsiasi o cliccare sembrava rimuovere la foto e far tornare il dungeon. Esplorai ancora un po' e incontrai un tizio con mantello e cappello da mago. Mi chiese se ero "amico o nemico". Digitai "amico" e lui procedette a darmi del bugiardo e attaccarmi. Mi ero accorto che questo gioco non aveva intenzioni particolarmente intellettuali.

    Lo attaccai un paio di volte e lo finii con il pugnale. Fui "premiato" di nuovo con un'altra foto di un viso insanguinato. La palette dei colori usata dai designer non si prestava molto a questo tipo di foto digitali. Nell'ammasso di pixel rossi, neri e grigi potei notare che la faccia mostrata non somigliava assolutamente al mago che avevo affrontato. Era una questione di contenuti sulla forma, e il contenuto era semplicemente lì per scioccare.

    Dopo aver ricevuto dal mago un altro incantesimo e una chiave, continuai la mia ricerca nei corridoi del labirinto. Onestamente, non c'erano nemmeno molte svolte pericolose o trappole. Immagino fosse per mantenere il ritmo pieno di azione. Alla fine arrivai a delle sbarre e usai la chiave del mago su di esse. Quello che vidi dopo mi prese alla sprovvista.

    L'immagine pixelata di una donna in topless legata con una corda apparve sullo schermo, accompagnata da testo che mi offriva come ringraziamento un incantesimo o il suo "corpo". Lo ammetto, ero più che incuriosito di vedere cosa sarebbe successo se avessi accettato l'offerta del suo corpo. Ero uno studente universitario senza la ragazza, datemi tregua! Quindi, digitai "corpo" e mi fu mostrata un'altra foto della donna in topless, stavolta slegata. Mi guardava in modo seducente, quanto una donna in quattro colori può fare. Lo ammetto, era piuttosto divertente e ehi, magari avrebbe funzionato come motivo per comprarlo! Forse c'è un mercato per pornografia che sembra un gioco Nintendo pieno di glitch, nel mio caso, preferisco guardare una rivista di Penthouse attraverso un caleidoscopio.

    Dopo aver visto le parti appetitose della damigella, potevi digitare "incantesimo" e ottenere comunque il nuovo attacco. E così, il mio viaggio attraverso il gioco continuò, sconfiggendo cattivi, ottenendo oggetti e salvando damigelle. Per ogni battaglia vinta venni premiato con una nuovo foto cruenta "Le spoglie della vittoria!".

    Alcune di esse sembravano prese da riviste horror o da film slasher. Altre erano più difficili da distinguere, ma erano più impressionanti. Notai che non c'entravano nemmeno con il tema di dungeon crawl del gioco, sembravano più scene del crimine o foto di pronto soccorso.
    Come ho già detto, era difficile vedere cosa stesse succedendo. Immagino che Sandman avesse fatto il meglio che poteva con la risoluzione e la minuscola palette di colori a disposizione.

    Anche le immagini delle damigelle mi sembravano strane. Non sono un bigotto o altro, lo so che a certe ragazze piace il bondage, ma le donne nelle foto sembravano quasi spaventate, o preoccupate. Non sembravano contente di essere salvate dal Warlocke, nonostante le loro costanti offerte di soddisfare ridicolmente i suoi bisogni fisici. Fa niente, magari sono io che non apprezzo le ragazze legate.

    Infine, salvai la terza e ultima damigella, e quando mi voltai ero faccia a faccia con un nuovo nemico conosciuto come "The Blood Demon". Beh, chi ti aspetteresti altrimenti a tenere un rituale chiamato The Bloodening? Quello era l'avversario più forte mai affrontato, tutti gli altri fino ad adesso erano quasi ridicolmente facili. Avevo la pozione di cura, però, e gli oggetti non sembravano sparire dopo l'uso, quindi l'unica cosa che rese il Blood Demon più forte era che ci mise di più a morire. Più tardi mi chiesi se fosse possibile morire nel gioco.

    Quindi, sconfissi facilmente quello che risultò essere il boss finale di questo breve gioco. Il gioco mi mostrò la foto del mio nemico sconfitto, che sembrava più un procione morto o una tartaruga, ma ero sorpreso che avessero usato un'immagine che non fosse un'altra vittima umana di un film slasher.
    Mi fu detto che avrei ricevuto un bel premio. Premetti invio e fui premiato per i miei sforzi nel labirinto da un'altra donna nuda, che immaginai fosse la Regina, che mi disse "Vieni avanti e raccogli la tua ricompensa".

    Un altro cliccare del tasto invio fece apparire un "Grazie per aver giocato" e la lista delle persone che avevano fatto assieme il gioco. Vidi il nome di Sandman nei ringraziamenti speciali e immaginai quanto stupidamente fiero ne fosse. C'erano altri due o tre nomi che credo di aver riconosciuto, solo come amici di Sandman però.

    Tesserakt Solutions

    Dato che avevo finito il gioco in una serata, potei parlarne a Sandman il giorno seguente in biblioteca. Mi chiese di nuovo "L'hai provato?" E questa volta potei finalmente dargli la risposta che voleva. Ovviamente lui voleva sapere cosa ne pensassi, di quanto mi avesse sbalordito. Non avevo il coraggio di dirgli che la storia del gioco aveva lo spessore di un wafer, i personaggi erano inesistenti, il gameplay era inane e ripetitivo, i dialoghi erano ridicoli, giochi simili avevano suoni e a volte musica, il sesso e la violenza avrebbero impedito qualsiasi rilascio al grande pubblico o che la grafica era a malapena al pari di altri giochi per computer, totalmente eclissata dal Nintendo o dal Genesis... Quindi invece gli dissi che era fantastico e molto divertente.

    Non volevo rovinare il suo divertimento e ehi, magari il gioco sarebbe stato notato e sarebbe potuto diventare famoso in un modo o nell'altro. Rimaneva il fatto che questo gruppo di ragazzi del college avevano effettivamente messo insieme un videogioco per computer che funzionava e che avrebbe potuto guadagnare un po' di attenzione. È più di quello che molti altri giovani programmatori potrebbero dire.

    Quando mi chiese delle foto digitalizzate, gli dissi che erano venute molto bene, e che sarebbero venute ancora meglio con il migliorare dell'informatica. Era d'accordo e continuò a stordirmi parlandomi di tutto il lavoro che lui e gli altri della Tesserakt avevano fatto, di come per loro era solo l'inizio.

    Finalmente, dovetti andare in classe e fui risparmiato di sentire per la terza volta sull'adattamento della risoluzione delle foto per il gioco. Da quel giorno, la sua mania sembrò diminuire, e tornammo a parlare di altre cose oltre a Warlocke. Dopo qualche mese però, fui io a reintrodurre l'argomento. Gli chiesi come andava con il videogioco, lui mi disse che Aaron e Robert, due dei programmatori, stavano lavorando su alcuni bug minori. Appena prima della fine del semestre gli chiesi di nuovo e lui mi disse che non era riuscito a contattare né Aaron né Robert, e altri che lavoravano al progetto o non ne sapevano nulla, o non volevano dirgli cosa stesse succedendo. Dissi a Sandman che probabilmente si sarebbe tutto risolto in qualche giorno. Personalmente, immaginai che le cose non stessero andando da nessuna parte con il gioco, o che conteneva troppo contenuto per adulti per essere comprato.

    Durante la pausa estiva, vivevo ancora in casa dei miei. Un giorno di luglio, mio padre mi disse di leggere un articolo che aveva visto sul giornale a proposito di alcuni studenti della Penn University che erano stati arrestati o interrogati dalla polizia. Lo lessi e riconobbi alcuni nomi. Li conoscevo sia attraverso i crediti di Warlocke che attraverso Sandman, che non era menzionato, ma era ancora minorenne. Dissi a mio padre che conoscevo qualcuno dei ragazzi per nome ma non di persona.
    La notizia diceva che Jeffrey Maxwell, Robert Porter, Aaron Alvers, Peter Bodine, Daniel Scannel e un minorenne non identificato erano stati arrestati perché sospettati di rapimento, stupro e rapina nella contea di Philadelphia. Ero molto sorpreso di questo e mi chiesi cosa fosse successo, dato che l'articolo non scendeva nel dettaglio.

    Non ne sentii parlare più per circa una settimana, finché non arrivò una notizia sulla radio locale. Elaborava e forniva nuovi sviluppi sugli eventi degli studenti alla PSU. Apparentemente, Jeffrey Maxwell e Daniel Scannel erano stati interrogati e rilasciati, mentre Robert Port, Aaron Alvers e Peter Bodine erano stati arrestati con accuse che ora includevano omicidio e tentato omicidio, assieme ad un altro uomo di nome Jerome Watts. Ovviamente questo catturò la mia attenzione.

    Porter, Alvers e Bodine presumibilmente avevano percorso la strada tra lo State College PA e Philadelphia e i dintorni di Bucks almeno tre volte tra febbraio e maggio del 1991 pagando delle prostitute. I tre erano accusati di aver portato le prostitute in una casa abbandonata e di averle stuprate, causando lividi, costole rotte e nel caso di una delle ragazze, una concussione. Questa casa, la vecchia residenza di Jerome Watts, si pensava fosse anche il luogo di almeno altri due delitti compiuti da Porter e Alvers. Watts, un lavoratore sanitario di trentaquattro anni aveva patteggiato con la polizia per fornire ulteriori prove su Porter e Alvers, Bodine era dentro per associazione a delinquere.

    Dopo aver preso prove fisiche e circostanziali da Porter, la polizia aveva ottenuto un mandato, e a quanto pare aveva trovato il fucile che forse era stato usato per gli omicidi, assieme a prove fotografiche che collegavano lui, Alvers e Bodine alla scena del crimine. C'erano anche molti file incriminanti sul suo computer, e alcune "parti del corpo che sembravano di piccoli animali" nascosti nei muri di camera sua.

    Il giorno dopo ricevetti una telefonata da Sandman, a cui non ricordo di aver mai dato il mio numero, ma la mia famiglia è sull'elenco telefonico. Sembrava nervoso e quasi fuori di sé. Mi disse che dovevo "Cancellare quel gioco" dal mio hard drive e rompere o bruciare il dischetto che mi aveva dato. Gli dissi che avevo visto il telegiornale e gli chiesi cosa diavolo fosse successo. Ancora scosso, mi disse che non aveva idea da dove fossero state prese le foto che aveva digitalizzato. "Lo giuro, pensavo fossero di Fangoria e qualche rivista di tette!" Disse in modo strozzato. "E alcune le erano! Lo giuro su Dio alcune di quelle persone morte erano solo effetti speciali dai film, lo so, li ho visti!"

    Gli dissi di calmarsi e che non aveva niente da temere. Che non poteva sapere cosa stava facendo e che la polizia lo aveva capito quando lo aveva interrogato. Sembrò calmarsi un po', ma disse che aveva altre chiamate da fare. Gli dissi che a questo punto era una buona idea. Mi rispose solo "Sì..." e buttò giù.

    Quella fu a proposito l'ultima volta che parlai con Sandman. Avevo sentito che si era trasferito alla Penn Tech per finire gli studi. Non posso biasimarlo, il campus principale della PSU è molto grande, e sono sicuro che quasi tutti lo avrebbero tenuto d'occhio, così come altri membri della Tesserakt Solutions. E non gli chiesi mai, né a nessun altro quali delle foto di Warlocke fossero da film e dalle riviste porno e quali... beh no. Non volevo saperlo, e continuo a non volerlo sapere. Cancellai il gioco, ma non ricordavo dove avessi messo il dischetto.

    L'ho ritrovato poco tempo fa e non ho potuto resistere alla tentazione di rigiocarci. Incidentalmente, non raggiunse mai la grande distribuzione se potete crederci. Ma devono esserci ancora delle copie in giro. Mi ricordo di quanto buffo mi era sembrato quando andavo a scuola. Non mi sembrò buffo questa volta e quasi desidero non averlo rigiocato.

    Mi chiedo cosa sia successo a quei tizi, so che Jeffrey Maxwell e Dan Scannel se la sono cavata con un periodo di sospensione condizionale, e Aaron Alvers e Pete Bodine hanno scontato sei e quattro anni rispettivamente.
    Bobby Porter è ancora nel penitenziario, credo. Immagino che in quest'epoca sarebbe piuttosto facile cercarli e vedere che stanno facendo. Sembra un po' morboso però. A volte però penso ancora a quell'eccentrico ragazzo mulatto del corso di scrittura, quanto può essere difficile rintracciare qualcuno chiamato Sandman Archibald Bundeford?



    Edited by Medea MacLeod - 21/1/2017, 20:42
  10. .
    L'arena era immersa nel silenzio, nella penombra del crepuscolo: il pubblico era assolutamente muto, nell'attesa dell'azione.
    Mentre l'ologramma modificava la stanza per farla apparire più adatta all'occasione, la signora si guardò attorno ansiosa, notando nel resto dei partecipanti la stessa espressione piena di aspettativa dipinta sul volto di suo marito. Era un evento privato, saranno stati al massimo un centinaio ad assistere.
    Finalmente, ronzando, tutte le lampade si accesero all'unisono, e il pubblicò poté acclamare il presentatore, sceso nel cerchio di terra accompagnato da un personaggio bellissimo in pittoreschi abiti attillati, il Lottatore.
    Annunciò l'evento di quella sera: una lotta senza pietà tra civiltà e natura e il pubblico emise un “ooh” di stupore, esplodendo in un sonoro applauso.
    Il Lottatore si inchinò con uno splendido sorriso, estraendo la spada a calore ed agitandola in aria come se fosse stata leggera come un giocattolo, mentre veniva liberato il terreno attorno a lui.
    Dopo pochi attimi, entrò la bestia: barcollava come drogata, sbuffando ed emettendo versi gutturali, trascinata per il collo da una catena, già ferita dai taser.
    Poi iniziò la lotta.

    Il Lottatore balzò leggiadro davanti alla bestia, invitandola ad attaccarlo con un sorriso sornione, e questa non se lo fece dire due volte: correndo con la testa piegata, andò incontro al guerriero, che si scostò con facilità, punzecchiando il fondoschiena dell'assalitore con la lama incandescente.
    L'urlo gutturale fece trasalire il pubblico, inorridito dall'aspetto sgraziato della creatura, che intanto era caduta a terra e strisciava già esausta.
    Il Lottatore gridò e intimò di alzarsi, godendosi intanto gli applausi e le grida del pubblico ed ammirandosi nel grosso schermo televisivo: era orgoglioso che quell'antica pratica lo facesse apparire così eroico e grandioso.
    Continuando la sua danza, il combattente diede un calcio alla bestia a terra, che si rialzò a fatica e di nuovo caricò senza pietà, stavolta schivando un colpo gettandosi di lato ma mancando di nuovo il bersaglio, che di tutta risposta agitò la spada: la lama a calore a contatto con la carne emise un terribile sfrigolio, per poi tagliare uno degli arti anteriori come burro, cauterizzando all'istante.
    Stavolta il grido fu così forte e terrificante che nessuno nel pubblico osò emettere un suono, facendo piombare l'arena nel silenzio più assoluto, interrotto solo da gemiti incomprensibili.

    La fase finale del combattimento fu in assoluto la più emozionante: all'improvviso, la bestia si era rialzata ed aveva caricato il Lottatore in un momento di distrazione, gettandolo a terra.
    Due addetti volevano intervenire, ma il presentatore li fermò con una mano: quel combattimento poteva essere davvero fenomenale, il migliore di sempre, e voleva che nessuno interferisse.
    La creatura cominciò a prendere a testate il Lottatore, pestandolo violentemente e tenendolo a terra con il proprio peso e lo spadaccino, sanguinante e confuso, cercò a tentoni nella terra artificiale attorno a lui: quando sentì sotto le dita il metallo liscio del manico della spada, lo puntò nel suo fianco e l'accese improvvisamente.
    L'avversario lo guardò un attimo negli occhi, muovendo le labbra come per parlare, per poi cadere su un fianco, abbattuto. Poco dopo, la sua testa pendeva dalle mani del vincitore, che la sollevò per mostrarla al pubblico, tenendola per i capelli.

    Duecento paia di mani batterono all'unisono.

    Edited by DamaXion - 24/11/2016, 16:11
  11. .
    Elise non ha mai parlato molto, ma mia moglie la adorava: la vestiva come una principessa, la portava in giro sul passeggino anche se era già grandicella e stava con lei per ore e ore in giardino, controllandola con la coda dell'occhio mentre dipingeva. Madre e figlia assieme, deliziose.
    Ogni tanto la sua voce acuta rompeva il silenzio "Mamma, giochiamo?". Non mi ha mai chiamato papà, mia moglie diceva che era perché sapeva che non le volevo bene. Io sapevo il perché ma non avevo cuore di ammetterlo.
    E io? Io amavo mia moglie, questo è certo... ma Elise?
    Non lo so: da una parte, rendeva felice l'amore della mia vita, e questo per me era molto importante, ma dall'altra l'aveva distrutta, fisicamente e psicologicamente. Non le faceva bene, le sue nevrosi erano già gravi senza la bambina, ora non passava giorno che non scoppiasse a piangere, per un motivo o per l'altro, stracciando i suoi quadri e ferendosi con le unghie.
    Non poteva fare a meno di Elise, mangiava, dormiva e viveva con lei, esisteva per lei. E non più per me.
    Gli occhi azzurri di Elise sembravano guardarmi con scherno, come consapevoli, mentre mia moglie la stringeva a sé e baciava la sua pelle perfetta. Erano mesi che non baciava me, diceva che la infastidiva la barba.

    Mia moglie era un fantasma, fragile come vetro, occhiaie e rughe avevano sostituito i suoi sorrisi. Nel suo volto restava solo un'ombra della donna che mi amava prima dell'arrivo di Elise.
    Non era neanche figlia nostra, era stata presa sotto l'ala della mia adorata, adottata da lei e mai da me. Non la volevo, non l'avevo mai voluta, ma pensavo che almeno l'avrebbe resa felice dove io non riuscivo, un raggio di sole tra le ombre della sua depressione.
    E invece Elise era stata come un picchio, che beccava e beccava lo specchio incrinato che era la mente di mia moglie, facendo dipanare mille crepe sottili come ragnatele.
    E poi, un giorno, si era rotta.

    Trovai la casa silenziosa, di ritorno da lavoro, buia e fredda, tranne per uno spicchio di luce che filtrava sotto la porta del bagno.
    Immaginavo cosa mi aspettava, ma non ero comunque pronto: mia moglie era sul pavimento, stringeva forte Elise tra le braccia e piangeva, tremando, fradicia. Fiumi di sangue.
    Il sangue su di lei era davvero tanto, sulle piastrelle, nella vasca e sul coltello.
    -Amore! Cosa...?
    -È il suo sangue? Il suo sangue... dimmi che non l'ho fatto, dimmi che non è il suo sangue! Non è il suo sangue!
    -Non è il suo sangue! È il tuo!
    Le strinsi la mano, cercando di tamponare il suo polso squarciato, mentre l'ambulanza arrivava, Elise muta in un angolo, intonsa.

    Rimase muta in ospedale.
    Rimase muta al funerale di mia moglie.
    Mi guardò, muta, mentre appendevo la giacca nera, seduta su una sedia e la presi in braccio.
    Sentii qualcosa sulla sua schiena e tirai.
    -Mamma, giochiamo?

    Edited by WDR - 14/11/2016, 09:37
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    Old but gold, senza dubbio CP
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    Non c'era un titolo vero e proprio, era solo un placeholder che avevamo scambiato per un titolo messo apposta
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    Ciao anonima! Ti consiglierei di postare la tua esperienza qui dove verrà valutata da noi collaboratori. Prima di poterlo fare però devi presentarti qui ^^
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    Mi ricordo che anni fa, avrò avuto sì e no dodici anni, mi era successa una cosa stranissima con una VHS.
    All'epoca la mia famiglia non se la passava troppo bene: mia madre era stata licenziata, e vivere in cinque con un solo stipendio era difficile. Per questo avevamo, sì, una vecchia televisione, ma non il lettore di videocassette, che quindi dovevo vedere a casa di un amico.
    Passavamo ore a guardare e riguardare film Disney, programmi registrati... e filmini "speciali" di suo fratello maggiore. Avevamo imparato come funzionava l'apparecchio, a volte ci divertivamo a smontarlo e vedere chi riusciva a sistemarlo più in fretta. Eravamo portati a quel genere di lavori.
    Ero diventato talmente bravo che una volta decisi di visitare la discarica per trovare un lettore rotto da riparare e tenermi, dato che i miei non sembravano intenzionati a comprarmene uno.
    Il netturbino fu molto gentile e mi diede l'apparecchio messo meno peggio, che portai a casa di corsa: lo misi sul tavolo, tirai fuori una vecchia cassetta che si era incastrata dentro e mi misi al lavoro.
    Mamma mia se fu difficile! Passai ore a smanettarci, il mio orgoglio di dodicenne non mi faceva ragionare sul fatto che rimontare un lettore sano e ripararne uno rotto erano due cose completamente diverse.
    Anche se era estate, rimasi chiuso in casa con un piccolo ventilatore, a lavorare nelle pause tra un compito delle vacanze e l'altro.
    E finalmente dopo due settimane la fatica diede i suoi frutti e quando infilai dentro la videocassetta di Pinocchio, funzionava tutto, anche se ogni tanto il video si bloccava.
    Bene, a lettore sistemato l'entusiasmo scemò: il mio amico era partito per le vacanze e Pinocchio l'avevo visto fin troppe volte... non sapevo cosa fare, ero davvero sconfortato.
    Mi ricordai di colpo della videocassetta trovata, e dopo aver portato la televisione in camera mia approfittando dell'assenza dei miei, iniziai a guardarla: era un vecchio film in bianco e nero, non ricordo cosa, so solo che era terribilmente noioso.
    Lo stavo seguendo talmente poco che distolsi lo sguardo distratto da un rumore, e in quel momento qualcosa mi attirò con la coda dell'occhio: per un attimo un'immagine si era sovrapposta al video, come se qualcuno avesse registrato sopra all'originale.
    All'inizio lo avevo ignorato, ma ad un certo punto la registrazione si era bloccata durante uno di questi stacchi e avevo potuto vedere di cosa si trattava: era una foto a colori di una strada di asfalto, dove era cerchiata con il gesso una macchia di sangue. Sembrava la scena di un crimine.
    Intrigato, presi il telecomando ed iniziai con cura a cercare altre di quelle immagini, e le trovai: un'altra macchia, poi una borsetta rovesciata, ed ancora un coltello macchiato.
    Iniziavo a sentirmi a disagio, ma la curiosità era tanta e quindi continuai rapidamente finché non vidi il cadavere: le foto venivano chiaramente da un obitorio e mostravano un corpo di donna steso su un lettino di metallo, coperto di ferite, inquadrate in ogni minimo dettaglio.
    La visione di una persona morta spense per un attimo qualcosa nella mia testa, perché non mi fermai a quello e continuai a scorrere le immagini, un una sorta di orrore affascinato: c'erano foto di un corpo decapitato, uno squartato, una mano tagliata a livello del polso e per ultima una ragazza sgozzata. Tutti puliti e composti, ma ciò non li rendeva meno orribili.
    Vomitai, molto probabilmente, poi bruciai il nastro e non ne feci parola con nessuno. Nei giorni successivi persi il sonno e l'appetito: ogni istante pensavo a quello che avevo visto, avevo bisogno di parlarne ma avevo paura delle conseguenze.
    Mi ci vollero mesi per riprendermi, l'unico modo per superare la cosa fu auto-convincermi che quelle immagini erano foto dal set di un film poliziesco molto cruento.
    Ma so bene che non è così.
    A distanza di anni, quelle immagini non le ho dimenticate, non le dimenticherò mai. C'è una cosa che non ho ancora capito però...

    Come ha fatto una videocassetta di dieci anni fa a prevedere i miei omicidi?
226 replies since 9/11/2011
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