Votes taken by » S h i n † a k a ™

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    Dal titolo direi la 5 :asd:
    M'è venuto un colpo, comunque, quando ho letto che mi conoscessi lol
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    Quelle del 2014 viste così non mi fanno impazzire, però sono tutte nel mio <3
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    Non ho tempo di proseguire nella discussione, anche se mi piacerebbe; ti dico, tutta via, che c'è differenza tra il rifiutare qualcosa per partito preso, solo perché va contro il proprio sistema di conoscenze, e l'indagare un fenomeno cercando prove per smentirlo o confermarlo. E' questo secondo atteggiamento che io considero "scientifico e razionale" e che dovrebbe essere adottato. Quanto alla storia del mistico e di Lourdes, ci sono già tante e tante smentite riguardo certi fenomeni e nessuna conferma, per cui si può già partire con l'idea che l'ennesimo miracolo possa essere anch'esso fasullo; detto ciò, si procede con lo svelarne il mistero e col dimostrare che tutte le cosiddette "prove" in realtà non lo sono. Per esempio, come fai a sapere che una persona adesso guarita fosse davvero messa così male? O come fai sapere che sia davvero guarita, magari? O che non ci fosse alcuna possibilità che il problema si sistemasse, che la persona non sia ricorsa a cure mediche, e così via? Tra l'altro, concludere che una guarigione misteriosa o sospetta sia attribuibile a un miracolo vale quanto attribuirla all'essere andati al supermercato o all'aver mangiato un panino, per dire; questa è la fallacia logica del "post hoc sed hoc", cioè il dire che se l'avvenimento x precede quello y, x è la causa di y, e ce ne sono altre che potrei tirare in ballo per spiegare come si tratti solo di coincidenza.
    Poi, come diceva lo stesso Popper, l'uomo di scienza è quello che va costantemente alla ricerca di ciò che può smentire le proprie conoscenze e il proprio sistema di leggi, per renderli il più possibile precisi; tuttavia, se già è un errore prendere per inconfutabili leggi scientifiche ed esperienza empirica, figuriamoci se si possa credere a qualcosa che né porta a sostegno prove (e la testimonianza verbale non vale nulla), né precedenti a cui si può far riferimento (se non altri casi a loro volta confutati più e più volte).
    Detto ciò, onestamente io non credo nel paranormale, ma manco per il cazzo, per cui tutto ciò che non trova spiegazione scientifica può essere solo, SOLO qualcosa di perfettamente naturale, ma che ancora non può essere compreso con le nostre tecnologie attuali
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    Non ho letto le fonti, anche se mi sembra davvero antiscientifico tutto ciò che gira attorno a questo mistico. Ma non è che il buco ce l'ha (SE ce l'ha) perché è un cocainomane che pippava dalla mattina alla sera? lol
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    Abbiamo appena lanciato la sezione Filo diretto con lo Staff, per permettervi di esporre problematiche, critiche e suggerimenti in piena libertà e all'intero staff. Consideratela una via di mezzo tra le segnalazioni private tramite mp e l'apertura di topic in Help Us, dove anche gli altri utenti potranno leggere i vostri messaggi (se riterremo determinati topic di interesse pubblico, sotto vostra autorizzazione li sposteremo proprio in questa sezione, per aprire un dialogo collettivo).
    Per un breve periodo, affinchè abbia la giusta visibilità, questa sezione comparirà nella home sotto Hall of Fear e non come sua sottosezione.
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    E perché deve indottrinare? E perché poi dovrebbe far parte della nostra cultura?
    La religione deve rimanere nella sfera privata, non sfruttare la scuola per fare proseliti

    Anche la pena di morte faceva parte della nostra cultura, come la sottomissione della donna all'uomo e tante brutte cose
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    CITAZIONE (Lying Figure @ 21/4/2016, 17:34) 
    Oh Cristo...

    Eccolo
    dogma_buddy_christ

    A cosa si deve il tuo sdegno, comunque?
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    Questo racconto meriterebbe molta, molta più fama. E' una delle opere migliori che abbia letto qui in cinque anni
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    "Non sono razzista, MA..."
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    CITAZIONE (WDR-F.C. Account @ 12/4/2016, 16:01) 
    "Il forum ora fa schifo, meglio com'era *INSERIRE ANNI* fa!
    E gli utenti di ora sono tutti degli ignoranti stupidi!"

    Inviato tramite ForumFree App


    E' quello che dico spesso, è vero u.u
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    BUONISMO
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    Perché ci sono 466 messaggi e 461 numeri? Avete contato male :titto:
    467
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    CITAZIONE (Shark Peddis @ 10/4/2016, 21:36) 
    I torni contano!

    Inviato tramite ForumFree App


    I tonni, vorresti dire :3
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    Henri_Maillardet_automaton,_London,_England,_c._1810_-_Franklin_Institute_-_DSC06656


    Una mattina di novembre del 1928, un camion si fermò di fronte al prestigioso museo scientifico della città di Philadelphia, il Franklin Institute; la cassa che i fattorini fecero scendere dall’autocarro conteneva un complesso rompicapo.

    La facoltosa famiglia Brock, infatti, aveva deciso di donare alla collezione del museo una serie di parti meccaniche che originariamente componevano una macchina in ottone. Si trattava di un vecchio automa ereditato dal loro antenato John Penn Brock o, meglio, di quello che ne rimaneva: il burattino meccanico era sopravvissuto a un incendio, riportando però gravi danni.


    Il lavoro di restauro si preannunciava laborioso e complicato, anche perché non c’era nessuno schema o progetto originale su cui basarsi per comprendere come assemblare i pezzi; mentre Charles Roberts, talentuoso tecnico del Franklin Institute, si metteva pazientemente all’opera, in parallelo si cominciò a investigare la storia dell’automa. A quanto si sapeva, il burattino era stato costruito da Johann Maelzel, inventore tedesco vissuto a cavallo fra ‘700 e ‘800. Quest’uomo, seppur sprovvisto di una formale educazione, possedeva una geniale mente ingegneristica: certo, spesso prendeva “ispirazione” da idee altrui in maniera un po’ troppo disinvolta, ma sapeva perfezionarle talmente bene da sorpassare sempre l’originale. Realizzò strumenti musicali che imitavano il suono di intere bande militari, cronometri, metronomi, burattini automatici, e tutta una serie di stupefacenti meccanismi. La sua amicizia turbolenta con Ludwig van Beethoven gli aprì le porte del successo, e per molti anni Maelzel girò il mondo, esibendo i suoi automi (fra cui anche una ricostruzione del famigerato “Turco” di cui abbiamo parlato in questo articolo) dall’Europa alla Russia, dalle Americhe alle Indie.

    John Penn Brock, a quanto dicevano gli eredi, aveva acquistato questo meccanismo da Maelzel in persona, durante un viaggio in Francia. In effetti quando arrivò al Franklin Institute il burattino indossava un’uniforme, ormai a brandelli, che lo faceva assomigliare vagamente a un soldato francese.


    Durante il restauro, i tecnici del museo cominciarono pian piano a comprendere quale incredibile tesoro avessero ricevuto in dono. Rispetto agli altri automi, notarono infatti una grossa differenza: se normalmente gli ingranaggi contenenti la memoria di movimento si trovavano all’interno del corpo del manichino stesso, in questo caso essi erano talmente voluminosi che era stato necessario nasconderli nella base dell’automa. Era la più grande memoria meccanica di questo tipo mai vista, perlomeno in un pezzo d’epoca. Questo significava che la macchina doveva essere in grado di compiere delle azioni di una complessità senza precedenti.


    La memoria dell’automa era contenuta in grandi dischi in ottone (camme), dentellati in maniera irregolare. Il motore li faceva girare, e tre lunghe dita d’acciaio ne seguivano i contorni, “traducendo” la forma dei bordi nelle tre dimensioni spaziali e veicolando, tramite un intricato sistema di leve e ingranaggi, il movimento alla mano del burattino.


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    Quando i lavori furono ultimati, l’automa aveva ripreso quasi del tutto la sua forma originaria. Gli mancavano ancora le gambe, distrutte nell’incendio, e probabilmente alcuni ingranaggi che avrebbero permesso un movimento più fluido e “umano” della sua testa. Anche la penna che aveva in mano era andata perduta, e venne sostituita da una stilografica. Ma l’essenziale era stato ricostruito.


    Non appena fu data carica ai motori, l’automa tornò in vita dopo decenni di inattività. Abbassò la testa, appoggiò delicatamente la punta della penna sul foglio. Quello che stava per succedere andava oltre ogni aspettativa.


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    Il burattino cominciò a delineare alcuni fra i più elaborati disegni mai riprodotti da un automa. Dopo aver creato quattro diverse illustrazioni, venne il momento delle poesie: l’automa scriveva i suoi versi con un’arzigogolata e leziosa calligrafia, dimostrando di non aver perso per nulla la “mano”. Ma la sorpresa più grande doveva ancora venire.


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    Dopo aver scritto il terzo e ultimo poema, l’automa sembrò fermarsi per un attimo, quasi fosse indeciso se svelare o meno il suo segreto; infine aggiunse, sul bordo, una frase. Ecrit par l’Automate de Maillardet, “scritto dall’Automa di Maillardet”.

    L’inventore della macchina non era quindi Maelzel!


    Maillardet's_automaton_drawing_1


    Dalla profondità degli ingranaggi dell’automa stesso era emersa la sua vera storia, e l’identità del suo creatore.

    Henri Maillardet (1745-1830) era un orologiaio svizzero che aveva lavorato a Londra, prima di morire in Belgio. Egli aveva costruito diversi automi, fra cui uno in grado di scrivere in cinese che fu regalato da Re Giorgio III all’Imperatore della Cina. Ma il suo lavoro più ambizioso e straordinario aveva rischiato di rimanere attribuito all’inventore sbagliato, se Maillardet non avesse deciso di lasciare nella memoria di quel burattino meccanico la traccia del suo nome.


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    L’automa di Maillardet, sulla destra, a Londra nel 1826.


    L’automa di Maillardet, costruito probabilmente nella prima decade del XIX secolo, aveva viaggiato da Londra in tutta l’Europa, spingendosi fino a San Pietroburgo. Dal 1821 al 1833 era stato in possesso di un certo signor Schmidt, che l’aveva esibito nuovamente a Londra. Nel 1835 l’automa faceva effettivamente parte della collezione di Maelzel, che lo portò con sé nel suo tour degli Stati Uniti nel 1835 e lo mise in mostra insieme alle sue creazioni a Boston, Philadelphia, Washington D.C. e New York. Dopodiché l’automa scomparve, anche se alcuni ritengono possibile che P. T. Barnum, che conosceva Maelzel, l’avesse acquistato per esporlo in uno dei suoi due musei (situati a Philadelphia e New York). L’ipotesi è plausibile anche perché sappiamo che l’automa aveva subìto i danni di un incendio, e in effetti entrambi i musei di Barnum finirono distrutti dal fuoco.


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    Gli ingranaggi di Maillardet sono considerati precursori storici, in epoca pre-elettronica, della cosiddetta memoria ROM (Read-Only-Memory), cioè di un sistema per immagazzinare dati recuperabili in seguito. L’automa ha inoltre ispirato il pupazzo meccanico che compare in Hugo Cabret (2011) di Martin Scorsese e nel romanzo di Brian Selznick da cui è stato tratto il film.


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    Per un approfondimento sugli automi, ecco un nostro vecchio post.





    Fonte: Bizzarro Bazar
305 replies since 15/11/2007
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