La passerella sul silenzio

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  1. Libertus1998
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    Il banditore era un uomo alto e slanciato, dalla pelle bianca, di una consistenza che appariva tra il candido e il molliccio.
    Sventolava un campanaccio tra le baracche e le giostre allestite per la fiera, facendo vibrare ogni centimetro dello smoking a strisce bianche e nere.
    Il continuo trillare dell'arnese attirava persone di ogni età.
    Dopo uno sguardo al braccio dell'uomo, tenuto forzosamente incastrato nel tronco, la gente ascoltava le sue parole.
    ''Venite sulla passerella! È completamente gratuito e potrà sicuramente darvi una nuova prospettiva delle cose!''
    Ammise l'uomo, continuando a sventolare la sua campana, facendo scorrere il suo sguardo su quella miriade di occhi bloccati a metà tra la sorpresa e il timore.
    Dietro di lui vi era una rampa, una passerella di legno che continuava a oltranza, superando il centro della città, fino a giungere chi sa dove.
    Io ero tra gli spettatori di quell'uomo, lì, pronto a salire su quella strana costruzione.
    La figura si fece da parte, togliendo il lungo cappello a cilindro, anch'esso a strisce, invitandoci a muovere i nostri primi passi.
    Il crepuscolo che avvolgeva la fiera riecheggiava sulle assi di legno, dipinte di un rosso penetrante.
    Il percorso cominciava dal lungomare, avvicinandosi sempre di più alla costa della città.
    Ero a metà del percorso quando le mie gambe si bloccarono di colpo.
    Un uomo guardò indietro, verso di me.
    Senza dire niente mi guardò nel modo più penetrante che io potessi immaginare.
    Salì sul parapetto e si lanciò nel vuoto. Senza dire una parola. Come se nulla fosse.
    Non sapevo se lì sotto ci fosse la terra o l'acqua del mare. Fu comunque terrificante. Il mio sguardo si bloccò sull'orizzonte rossastro, attraversato da nuvole frastagliate.
    Forse quell'uomo non era morto, forse laggiù c'era il mare. Il mare della nostra città era piuttosto profondo, forse, aveva solo voglia di farsi un bagno. Il bagno più strano che io avessi mai visto.
    Tutt'intorno, gli altri visitatori non sembravano curarsi dell'accaduto, forse avevano visto quell'uomo entrare in acqua, senza preoccuparsi.
    Mi incamminai, circondato dalla sinfonia di scricchiolii della passerella.
    Una catena di raggi giallastri si espandevano all'orizzonte, coperto da un sole morente.
    Mi avvicinai al parapetto, deciso a vedere se da lì si potesse vedere il mare. La verità era che non si poteva vedere la superficie dell'acqua.
    Lanciai un urlo, che non riuscii in alcun modo a trattenere, mentre il mio sguardo notava il motivo di quel mistero.
    L'azzurrastro del mare era interamente coperto da piccole carogne.
    Pesci, insetti, granchi e molluschi giacevano in quel sudario d'acqua, a migliaia, forse a milioni.
    Non vi era neanche uno specchio libero, da quante erano le carcasse, che ormai rendevano invisibili gli scogli sotto la superficie.
    Notai che vi erano anche altri animali, assolutamente non appartenenti all'acqua.
    Cani, uccelli marini e terricoli.
    Di colpo notai qualcosa galleggiare: era il corpo senza vita di un essere umano.
    Alla sua vista rifuggii quella visione orripilante, cercando conforto nella terra, nella fiera, che ora, aveva smesso di fare rumore.
    Niente più grida per le giostre o per le bancarelle, niente più rumore di freni e binari per le montagne russe.
    Solo un silenzio profondo, chiazzato da una continua nota aspra, quella di un campanaccio.
    ''Venite, venite gente! Venite alla rampa, venite a vedere, venite a vederli gente!''
    Disse l'uomo, attorniato ora da decine, centinaia di sguardi.
    Il suono del campanaccio si interruppe, venendo sostituito da un rumore ancora più orrendo: il continuo sbattere di nuovi corpi, che si gettavano in mare, ora ridotto a uno sconfinato cimitero.
    Il banditore rise fragorosamente, lasciando steso il braccio, rivelando uno strano bozzo poco sotto di esso.
    Si strappò la camicia, continuando a ridere.
    Lanciò via l'abito, che colò a terra, come catrame, mentre la cosa rivelava la sua forma, o meglio, la sua totale assenza di senso o coerenza.
    Un ammasso di aggregati ossei simili a denti e filamenti organici, coronati da un unico occhio che si dischiuse, mentre la figura tutta scivolava fuori dal corpo ospite, cominciando a emettere un verso, una sorta di respiro, ma in una sua versione più antica e perversa.
    L'occhio si aprì, il mio sguardo rifuggì da lui. Nel mentre, quella gente che il banditore aveva chiamato si mise in cammino verso la passerella.
    Suono di passi.
    Non seppi cosa fare, e allora puntai il mio volto ormai tremante verso l'acqua, cercando solo un attimo di sollievo, vedendo uno specchio d'acqua libera dalla carne in putrefazione.
    Lo cercai, lo trovai.
    Non avrei mai dovuto farlo.
    Avrei voluto dare un nome a ciò che vidi, ma, semplicemente non era possibile.
    Quello che notai fu al di là di qualsiasi cosa io avessi visto, in quel giorno e in tutta la mia vita. Un filamento di massa protoplasmatica strisciava sotto lo stuolo di cadaveri e carcasse, afferrando, nutrendosi.
    Loro sono qui.
     
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