Le Maciare

La magia ad Albano

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  1. Shira™
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    L'importanza dell'esperienza di dominazione nella vita magica di Albano è senza dubbio notevole. Ecco alcune testimonianze di persone che giurano di aver visto creature tradizionalmente chiamate maciare nell'atto di effettuare il malocchio.

    La contadina Grazia Lorenzo narra come di notte sua nonna era sempre visitata dalle maciare, che le facevano molti dispetti, senza che potesse muoversi o parlare. Un'altra donna, Maria Giovanna Giura, si svegliò di soprassalto una volta di notte ed assistette, anch'essa senza potersi muovere né parlare, alla seguente scena: entrò una maciara, prese la bambina dalla culla e la depose sulla sedia, rovesciò la culla sul letto e infine rimise tutto a posto e se ne andò. Nell'opinione comune queste visite notturne, che nessuno confonde col sogno, sono espressamente collegate a tentativi di fatture: la maciara visita per legare con il malocchio.

    Racconta Teresa Festa:
    “Avevo sedici anni ed ero incinta di sette mesi, quando verso l'una di notte, io mi sentii tirare, tirare le coperte. Guardai e vidi una donna, che si chinò su di me e mi cominciò a pizzicare la pancia. “Tu dormi” mi disse “e tuo figlio muore”. Io non mi potevo muovere e restai così per un po' di tempo. Finalmente mi potei muovere e sentii un rumore di zoccoli. Il giorno dopo feci l'aborto. Tutti mi dissero che qualcuno m'aveva fatto la fattura: quello che è certo è che io vidi questa maciara. Anche altre volte le maciare mi hanno fatto questi dispetti: ma dopo che sono andata da zio Giuseppe* non sono più venute”

    Una delle indovine di Albano, conosciuta col nome di “Filomena moglie di Lorenzo il Tolvese” ha riferito che spesso i maciari la tormentano, tentando di farle la fattura, ma non vi riescono essendo nata di venerdì. Una notte ha sentito una mano gelida che le graffiava la gamba, e ha mostrato i segni ancora visibili.

    Concetta Gioffredo racconta:
    “Sì, è stato dentro a questo letto. Era verso mezzanotte e mi sentii tirare i capelli. Io dicevo: Madonna mia, lasciami, lasciami stanotte. Volevo acchiapparle i capelli, ma mi scappò dalle mani. Non vidi neanche se era femmina o maschio. Io non ero ubriaca, il fatto è vero”

    In questi agoni fra vittima e maciara, la vittima può difendersi se riesce ad afferrare i capelli della maciara e tenerli bene stretti fino all'alba, mormorando qualche formula appropriata per rendere salda la presa.

    Secondo l'ideologia diffusa in Albano, i maciari e le maciare hanno il loro luogo di convegno notturno dove si recano a cavallo di cani.

    Canio de Grazia, contadino, di 38 anni, fu rapito una notte dal letto da una maciara a cavallo di un cane bianco, e trasportato al luogo del convegno, una montagna nei pressi del bosco di S. Chirico. Alcune maciare volevano precipitarlo giù dal monte, ma altre lo sottrassero a questa violenza e lo riportarono a casa, lasciandolo sul pavimento, dove fu poi trovato al mattino.

    Le maciare che di notte cercano di affatturare, o che possono tendere le loro insidie anche di giorno, sono talora figure immaginarie, senza volto, ombre non identificabili: ma talvolta sono persone determinate che vivono nella comunità, e che si vendicano di qualche affronto ricevuto.

    “Sì, era una maciara. Si fanno chiamare così prima della nascita di Nostro Signore. Dicono che quando muoiono queste disgraziate chiamano con sé un bambino. Voi non mi credete, eh? Ma è vero. Chiamano sempre un bambino, e poi vogliono la mano per passare la virtù. Ma se si trova una persona con i sentimenti, nel momento in cui muore invece di darle la mano ci dà una mazza, una scopa, e poi la brucia”




    *Nota: Zio Giuseppe, a quanto ci informa Ernesto De Martino, è il contadino mago (maciaro) di Albano, nella sua trattazione figura anche un lato più oscuro della sua personalità. Presso di lui convive infatti una contadina poco più che ventenne. Il medico curante dello zio Giuseppe riferisce che circolano sul suo conto racconti piccanti: si dice tra l'altro che proponga alle contadine di farsi fare la “radiografia”, che consiste nel riflettere in uno specchio le loro parti più intime. Una giovane contadina ha reso il seguente aneddoto:
    “Per indovinare quanto tempo una donna deve vivere, zio Giuseppe le mette una carta in petto e poi se la riprende. Mi hanno detto che qualche volta mette pure la mano sotto. Un'altra volta una donna aveva la fattura, e zio Giuseppe la tenne novantanove giorni a casa sua, ma non so quello che faceva per curarla...”

    Fonte: "Sud e Magia" di Ernesto De Martino


    Edited by Shira™ - 27/11/2016, 20:54
     
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