Denise

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  1. Devinalh
         
     
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    Si svegliò di soprassalto, Denise, mandida di sudore, destata da un orribile incubo. “Non era niente”, pensò quasi subito, ma mentre si sdraiava qualcosa la bloccò: alcuni suoi sensi si erano ripresi dal torpore del sonno e le raccontarono una realtà strana; il suo naso, la sua pelle, le sue orecchie odorarono, toccarono e udirono qualcosa che non era la sua camera.
    “Ce ne sono altri...” Di cosa?
    “Queste non sono le mie coperte” Sicura?
    “E questo... Questo non è l'odore dei miei profumi...” No, non lo è. E quando anche i suoi occhi si abituarono al buio, si rivelò una realtà strana, diversa. No, quella non era casa sua. Denise deglutì a vuoto, allora anche la sua bocca assaporò qualcosa: ma cosa? Sangue? No... Forse. Si accorse di essere legata: a cosa? Ad un pilastro di pietra, al centro della sua buia, scura e ottusa stanza. O cella? La scoperta prigioniera non poté pensare, un fascio di luce esplose in quel tugurio, come un incendio in piena notte e, come tale, le bruciò gli occhi. Udì degli schiocchi, dei chiavistelli si mossero e della ceramica cozzò, strusciò contro ciò che doveva essere della pietra.
    “Ci arrivi da lì?”
    “Che cosa?” Mugugnò lei nella sua testa. Poi l'oscuro spense le fiamme e lei tornò a vedere. Annusò l'aria, cibo? Spostò gli arti per la prima volta, facevano male, molto, poté appoggiarli? Solo per poco tempo. Si trascinò verso il piatto, o quello che le sembrava tale
    “Si mangia?” Forse.
    “Cos'è?” No, non chiedere. Si ingozzò come se fosse il suo primo, vero pasto da anni, si sentiva una bestia vecchia, grinzosa e avvizzita, incapace di cacciare, e destinata a morire.
    “No, mangio e sono viva...” Si accasciò per terra. C'era puzza, era viscido. Non importa. No. È troppo caldo.
    Svenne.

    “Denise...”
    “Eh?”
    “Denise!”
    “Cosa?” No, non c'era nessuno con lei. Poi l'istinto di sopravvivenza si fece un po' da parte.
    “Va bene, non sono nuda, ho forse fame? No. Sete? Si, tanta sete” Si spostò per la cella ispezionando e cercando qualcosa da bere; trovò una branda in un angolo, tutto puzzava molto, i muri erano viscidi e bagnati, poi un buco a terra, no un secchio per i bisogni, di legno. Tastò le corde su collo, mani e piedi,
    “No, se tiro le stringo soltanto...” Non poteva scioglierle, sembravano inoltre fuse col materiale di quel pilastro. Si domandò dove, quando e perché fosse lì, ma le rispose solo il buio spesso della cella.
    “Nulla” Sedette sulla branda, alle orecchie le arrivarono parole, suoni, mugugni, lamenti indistinti, alla gola solo secchezza, agli occhi l'isolamento e al naso... Aspetta, cos'era? Un odore familiare. Le venne a mente il nonno. Perché il nonno? Un altro lampo la bloccò.
    “Lei deve stare bene, ecco, acqua” Al ritorno del buio bevve avidamente da quella bacinella ammaccata, fino a starne male. Si sistemò, schiena al muro e mente vuota. Sibili, squittii, grugniti, fruscii e scuotere di piume.
    “Cosa? Una voce? Oddio, è umana!” Tac, tac, tac, tac, schiocchi sul pavimento.
    “No! Lasciatemi!”
    Tutto si concluse con un chiasso scrosciante privo di anima e vita, erano solo pure emozioni che uscivano e si esprimevano. Una cella fu chiusa e serrata, ma nonostante quell'esilio le urla di quello spirito condannato permearono i muri, come se la pietra volesse far ricordare che quell'angoscia, quel terrore, erano reali ed avevano una forma. Un altro chiavistello, un'altra porta. Il nulla.

    Fu così per giorni. Si sentivano solo gli echi degli spiriti rinchiusi in quei cunicoli, la paura aveva reciso a tutti la lingua. Anche a Denise. Provò a contare i giorni passati attraverso la frequenza dei pasti, come se fosse sicura che ne consegnassero due ogni ventiquattro ore.
    “Forse? Forse...”
    “Basta questo?” No. Cercava di combattere quel tarlo carnivoro, quella scolopendra velenosa che le sussurrava viscida di morire, tirando la corda al collo.
    “No, voglio vivere”
    “Poco tempo”
    “Cosa?” Urlava da sola strappandosi i capelli e graffiandosi il petto.
    “Forse, altro cibo, fame” No.
    “Ho freddo...” No.
    “Sete, altra acqua...” Altro giorno.
    “Viva, sto male... Forse.” Si accucciò nella branda. Lentamente i gorgoglii e i tumulti che la rassicurarono i primi giorni tornarono, per renderla felice.
    “Felice? Io? No. Forse...” Distingueva ora qualche specie di animale, qualche odore nuovo, mentre quello ignoto ma familiare persisteva e la accompagnava, senza però trovare spiegazione alcuna.
    “Nonno, perché nonno?” Sei giorni, o dodici, non lo sapeva ma aveva sempre più dubbi sulla frequenza delle razioni, il corpo era troppo debole e dolorante per essere nutrita a sufficienza.
    “Buio, freddo, umido, puzza, bagnata, forse fame... Forse io... Forse...” Poi il rumore di un chiavistello e quel posto fu un cimitero. Altro chiavistello, no, il suo, una, due, tre mandate, troppe. Luce.
    “È normale, va bene, no Denise, troppa”
    “Salve, vieni con noi...” Le corde furono mozzate, i vestiti strappati, qualcosa di scivoloso e duro la afferrò appiccicandosi alla sua pelle, collo, caviglie, e polsi, infilando anche qualcos'altro in luoghi dove nessuno l'aveva mai toccata.
    “Silenzio stupida vergine!” Urlò e con lei urlarono tutte le altre creature, come quella volta.
    “No! Dove?” Non voleva. Si sentì trascinare via, impotente, dalla sua squallida casa, incapace di dibattersi. Tac, tac, tac, tac.
    “No, schiocchi!”La portarono dove quell'odore familiare era più forte, qualcosa di dolce e orribile che le contorceva le viscere. Il suo inconscio sapeva ma non lei. Una porta si chiuse in lontananza, il caos era ormai al culmine, ormai i rimbombi di quell'inferno facevano vibrare ogni anima all'identico rintocco del terrore, degli schiocchi di quei passi. Un chiavistello. Il silenzio uccise la parola.

    Scivolò via, si sentì scivolare via. Si vide grattare, graffiare su colei che ormai pareva ferro arrugginito, crucciata ritentava, ma il corpo cadendo liscio le sfuggiva tra le fini dita come l'acqua fra i ciottoli di un fiume.
    “No.” Le sue mani si sfaldarono.
    “No.” Le sue gambe si spezzarono.
    “No!” Si strappò l'addome, si distrusse il petto, il seno, si schiacciò la faccia, l'essenza, gli occhi. Ne rimase solo un guscio. Esalò l'ultimo respiro di coscienza, di vita come creatura senziente, e se ne andò lasciando un contenitore vuoto. Senza mente, senza spirito.
    “Il macellaio, nonno faceva il macellaio...”

    “Buongiorno esperimento 146!”




    Edited by Devinalh - 7/8/2015, 19:10
     
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  2. Kingor Melkor
         
     
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    Sono d'accordo con Saske, ben scritta. Anche per me è HS.
     
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  3. HeliocentricØ
         
     
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    Appena hai corretto smisto in HS.
     
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  4. Devinalh
         
     
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    Grazie della tempestiva risposta e per la segnalazione degli errori! Ho corretto e chiedo perdono, non scrivo qualcosa di così lungo dall'ultimo saggio breve all'esame di stato (sostanzialmente 2 anni fa).

    Spero vi sia piaciuta :3 il mio ragazzo ha detto che è troppo "vaga" e "soggettiva". A me invece torna tutto, mi sembra palese il mio tentativo di comunicare con lo scritto cosa esattamente lei conosce, non volevo far la parte del narratore onnisciente. Fatemi sapere se ho fatto notare anche a voi questa sensazione.
     
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    Scusa il ritardo.
    Allora, solo una piccola cosa:
    CITAZIONE
    E questo... questo non è l'odore dei miei profumi...

    Maiuscola dopo i primi puntini.

    Comunque a me personalmente la storia è piaciuta molto anche perché facevi capire dettagliatamente tutto quello che Denise pensava e sentiva e ho apprezzato questo modo di scrivere. Non so gli altri, ma secondo me va bene così e trovo che di "vago" non ci sia molto, semplicemente è quello che percepisce Denise.
     
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  6. Devinalh
         
     
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    CITAZIONE
    Comunque a me personalmente la storia è piaciuta molto anche perché facevi capire dettagliatamente tutto quello che Denise pensava e sentiva e ho apprezzato questo modo di scrivere. Non so gli altri, ma secondo me va bene così e trovo che di "vago" non ci sia molto, semplicemente è quello che percepisce Denise.

    Sono molto felice di questo parere. :love: Correggo immediatamente... almeno smistate subito
     
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    Ripulisco e smisto in HS.
     
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  8. Devinalh
         
     
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    Gazzie^^

    Ohhhh! Ho 5 creepy score! Come funzionano?
     
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    In Questo Topic troverai tutte le informazioni a riguardo :saskesi:
     
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  10. Devinalh
         
     
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    Grazzissime!

    Sono dannatamente impaziente di sapere cosa ne pensano gli altri utenti! E' la prima volta che pubblico qualcosa scritto di mio pugno (le mie poesie e altri racconti sono sotto chiave). I bei voti che ricevo sui temi e saggi che eseguo dalle medie sono buoni ma non soddisfacenti (sai com'è, è la scuola).

    Una domanda idiota, se qualcosa è scritto qui, è sotto copyright o qualcosa di simile?

    (Poi nel topic che mi hai linkato c'è scritto che per lo smistamento di un racconto horror o una creepy di punti ne prendo 6 u.u)
     
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    Beh, se tu volessi diffondere cose scritte qui dovresti citare il forum e l'autore, se il racconto è tuo invece puoi diffonderlo come ti pare.
    Riguardo allo score, perdona, errore mio, ho già rimediato.
     
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  12. Devinalh
         
     
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    Grazie per la correzione dei punti! :love:
    Per il racconto il discorso che volevo fare io non è quello della diffusione; per esempio, se arriva un tizio, prende la mia storia e la spaccia per sua, può farlo o incorre in qualche "ammonimento" perché l'ho pubblicata prima io qui o simili?
     
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  13. ÜšërmãätrêŠëtøpëñræ
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    Devinalh sei Divina +1
    :peoflow:
     
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  14. Devinalh
         
     
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    CITAZIONE (ÜšërmãätrêŠëtøpëñræ @ 7/8/2015, 18:35) 
    Devinalh sei Divina +1
    :peoflow:

    Grazzzie milleeeee
     
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    Oh, scusa, avevo frainteso la domanda.
    Allora, sì, se un utente dovesse postare una tua storia spacciandola per sua verrebbe ammonito nel caso non ti citasse nemmeno.
    Cito la parte di Regolamento che risponde alla questione:
    CITAZIONE
    ■Nell'eventualità che un utente pubblichi un racconto non suo, egli è tenuto a citare l'autore o almeno a dichiarare esplicitamente che il testo in questione non è di sua appartenenza.
    La conseguenza di questa mancanza è il ban temporaneo la cui durata dipende dalla gravità e dalla recidività del gesto.

    Se la storia la pubblichi prima tu, ovviamente non la teniamo, la cancelliamo direttamente la seconda.
     
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30 replies since 31/7/2015, 18:25   543 views
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