Passeggiata

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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    Avevi un'abitazione vicino alla piazza a quel tempo, al centro dei lastricati macchiati dalle pozzanghere d'acqua piovana scesa dalle grondaie. E quella era una serata speciale.

    Ogni tanto, ti concedevi il piacere di uscire oltre il dodicesimo rintocco; in quel delizioso impermeabile di pelle rispolverato per l'occasione ti allontanavi dal focolare, che pian piano diventava sempre più freddo. Stringevi i pugni come per non sentirli più, quella notte.
    Una volta per l'altra, ancora e ancora meglio di prima. La sensazione che tutto fosse a posto, che ogni pozzanghera di fango viscido per terra fosse lì per una ragione persisteva; sentivi la saliva zuccherina (tipica dei dolci risvegli) inumidirti lentamente la bocca. E nuovamente, quello stupendo sottofondo di Sax contralto che ormai non era più una sorpresa.

    Camminando i tuoi passi scivolavano, e in breve tempo arrivasti al primo bivio: ovviamente cosa, cos'altro oltre all'unico elemento "d'ambiente" di quell'oscura scena notturna poteva guidare la scelta della tua direzione?

    Niente di più, niente di meno. Tutto perfettamente soppesato.

    Piano piano, al sentimento di diffidenza si era sovrapposto il lieve principio di un'euforia priva di limite. E sotto quelle note dorate ti muovevi, ignaro di chi, urtato nella notte, avrebbe desiderato spezzarti le ossa per impedirti di correre ancora. Qualcuno digrignava i denti al tuo passaggio.

    La porta di quello splendido e ben curato edificio era aperta per te: d'un gusto visibilmente eccessivo, i colori vividi delle seppur soffuse luci ti facevano male agli occhi. Ma era piacevole.

    Ansioso di conoscere il suonatore ti fiondasti alla sua ricerca, disperatamente alimentato da quel desiderio di perfezione che ti aveva spinto in avanti da quando avevi chiuso la prima porta.
    Sospirando, ne apristi un'altra.

    Un vaporoso tappeto rosso chiaro era posto nel mezzo di un corridoio che a prima vista avrebbe potuto dirsi offuscato dal fumo; il provare ad indovinare cosa si nascondeva dietro l'arcata buia in fondo ad esso era però irresistibile. Sì, era da lì che proveniva il suono. Nonostante il suono fosse infinitamente piacevole, cominciavano a dolerti le orecchie quasi che il lobo si stesse improvvisamente staccando.

    Una stanza cubica, completamente foderata di una ruvida moquette color vino. Al centro uno specchio che ti rendeva consapevole delle tue condizioni.

    Magnifico.

    -

    Quella notte pioveva. E, come eri abituato a fare, uscisti per una breve passeggiata. Qualcosa però attirava il tuo udito fin da quando varcasti la porta:
    un bellissimo, ovattato rumore di sassofono in lontananza.

    Inizialmente eri sospettoso; perché, effettivamente, qualcosa di stupendamente oscuro si nascondeva dietro a quell'atmosfera cupa nella notte. Ma presto sopraggiunse un desiderio che definirei quasi folle, e così ti lanciasti verso l'origine del suono.

    Qualcuno era ancora in giro a quell'ora.
    Per dio, come potevano non sentire anche loro? Come osavano rimanere fermi mentre quelle splendide crome e bicrome venivano emesse con tanta facilità?

    E così, provavi a farglielo sentire a modo tuo. Uno addirittura cercava di allontanarsi da te in fretta, quasi stesse guardando un folle. Idiota.

    Andasti avanti ancora per qualche minuto. Forse ora? Indifferente; in ogni caso raggiungesti la tua meta. Quel baretto di periferia dalle luci maligne era invitante.

    Cinque passi, e fosti accolto da un bellissimo tappeto color rosso scuro, sdruccevole al tocco dei piedi.
    Stranamente ti ricordavi di una porta dietro di te.


    Adesso però il tappeto rosso sembrava non aver fine. E man mano che avanzavi pareva addirittura restringersi.
    Chissà.

    Ad un certo punto però l'intera situazione ti divenne insopportabile: le tue spalle cominciavano a scricchiolare, i lobi delle tue orecchie erano poggiati contro il muro e tu stesso, disincantato...stavi piangendo.
    E quella faccia triste rimase dov'era fino a quando le due pareti diventarono una.


    -


    Passavi di lì per caso, attirato dal suono di un qualche strumento musicale sconosciuto. Era piacevole, sì, ma non avevi mai coltivato le tue velleità musicali. Decidesti comunque di entrare per assistere allo spettacolo, sempre che ce ne fosse uno.

    Quel locale aveva un'aria stantia, opprimente, e un odore pungente ne permeava l'atmosfera. Qualche luce era fulminata e all'interno non c'era anima viva; trovasti tutto ciò onestamente terrificante. Eppure, qualcuno nella stanza affianco stava suonando.

    Avanzasti lungo il corridoio di color nero con vaghe sfumature di un rosso vinaceo più scuro del solito.
    Una bellissima donna in abito da sera ti si avvicinò. Attratto più dalle sue forme che dal suo sguardo voluttuoso la seguisti, senza dire una parola, accostandoti gli occhiali alla punta del naso in un tentativo di sembrare meno goffo di quanto fossi. Perché sudavi freddo?

    Aprendo una porticina, ti spinse contro un ampio letto.
    Urlaste parecchio, entrambi.




    Una mattina dopo un temporale, qualcuno scavò tra le assi marce di un vecchio locale. A detta del quartiere, per qualche tempo si era chiaramente sentita musica di sassofono e "altri rumori" provenire dal luogo; probabilmente i corpi sepolti lì sotto, allineati in un corridoio insieme alle loro viscere e a quelle dei precedenti visitatori.
    E ancora, qualcuno si domandava: Chi suonava il Sax quella sera?


    E io ero lì. Ah, Ulisse. I tempi cambiano.






    Edited by »VShade - 12/5/2015, 20:10
     
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    È davvero una HS interessante e scorrevole. Trovo che l'aggiunta della traccia musicale sia stata una scelta ottima in questo caso ^_^
     
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    Veramente terribile, cestino. Scherzo :v: HS, ovviamente. Smisto.
     
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    Ma è bellissima.

    Imho è geniale l'idea della riproposizione del mito delle sirene in tempi moderni.
    Inchino.
     
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    Up. Ricordo con piacere il momento di illuminazione nel quale misi nero su bianco questo testo.
     
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