Paure e insicurezze

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  1. itsosalbesteiner
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    Era una fredda sera di novembre, una di quelle sere in cui si inizia a percepire l’inverno che avanza. Faceva così freddo che sentivo il gelo penetrarmi nelle ossa. Sola. Ero circondata da alberi e tappeti di foglie gialle e bagnate che accarezzavano i miei anfibi neri. Le strade erano vuote, il silenzio regnava. L’unico piacevole rumore era quello delle onde del mare. Camminavo. Un vento gelido mi sfiorava i lunghi capelli neri e lisci, che fino a poco prima erano immobili sulle spalle e riscaldavano il mio piccolo viso ovale. Le foglie danzavano velocemente davanti ai miei occhi scuri. I lunghi rami continuavano a frustare l’aria. Nonostante le mani ghiacciate, la faccia intorpidita e la mente stanca, rimanevo lì in silenzio, a fronteggiare il vento. La tempesta aumentava la violenza. I tuoni e fulmini squarciavano il cielo nero come la pece. Quando sollevai lo sguardo, tutto attorno sembrava ancora più silenzioso. In lontananza una figura cominciava a prendere forma. Si fece più nitido quando ormai mi aveva quasi raggiunta. Aveva folti capelli neri che per via del vento davano l’idea di un mare agitato. Il volto era poco visibile, poiché l’unica fonte di luce era quella fioca proveniente da metri di distanza dall’alto lampione. Non avevo idea di chi fosse.
    Paura.
    In quell'attimo nelle mie vene il sangue scorreva diluito a paure e insicurezze. Insicurezze che mi facevano rabbrividire. Iniziai a correre senza meta. I pensieri si erano offuscati. Avevo bisogno di sentirmi al sicuro. Correvo più forte, avvertendo altri passi sovrastare i miei. Decisi di non voltarmi. Cercavo di evitare i rami caduti a causa del vento. Scappavo. Non capivo più nulla, sentivo solo i passi che si facevano sempre più rapidi e vicini. Attraversai la strada correndo.
    Basta.
    Riaprii gli occhi e mi ritrovai a terra sul marciapiede. Non c'era nessuno, neppure quella figura che temevo tanto. Non sentivo più nessun passo. Forse la mia mente annebbiata da angoscia e incertezze aveva concepito queste assurde impressioni. Miraggi paurosi. Guardavo il cielo. Era di un colore grigio, scuro come la cenere. In silenzio riflettevo su tutto quello che mi era capitato. Non me ne capacitavo. C'era qualcosa di strano in me. Correvo e sentivo dei passi e invece non c'era nessuno. Vedevo strade vuote ma erano piene di auto in corsa.
    No, non ero sola in quel marciapiede.
    A farmi compagnia c'erano i miei pensieri.
    I pensieri di una sedicenne ferita sul ciglio di una strada.

    Edited by itsosalbesteiner - 26/2/2015, 09:50
     
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    Anche secondo me potrebbe andare in Drammatico, non mi convince molto come AC.
     
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    Drammatico anche per me.
     
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    Pulisco e smisto.
     
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3 replies since 25/2/2015, 11:05   116 views
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