Il Professor Sullivan

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  1. BlackGuy
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    Dopo un'estate spesa nel divertimento più puro, era ora di tornare a scuola. Il clima estivo stava pian piano scomparendo, lasciando posto a temperature più fredde e nuvole grigie tipiche dell'autunno.
    Come ogni anno, io e i miei compagni ci ritrovammo tutti all'ingresso della scuola. Nonostante non fossimo ancora entrati nell'edificio, rimpiangevamo già le soleggiate vacanze in riva al mare, e come di consueto sfottevamo i nostri amici che erano rimasti a casa. Quando la campanella suonò, ci fu grande scalpore: alcuni sbuffavano, altri imprecavano e altri ancora stavano zitti e mogi. Ci dirigemmo tutti verso le nostre nuove classi; era il nostro terzo anno alle superiori, ed eravamo curiosi di sapere se avremmo conosciuto nuovi volti, tra professori e alunni. Mi misi accanto al mio vecchio amico Scott, ed iniziammo a raccontarci a vicenda le nostre giornate passate nell'ozio più totale, quando ad un tratto la nostra prof di scienze entrò per comunicarci un annuncio.
    "Bentornati" disse "Spero abbiate passato delle belle vacanze e spero che abbiate svolto i compiti che io e i miei colleghi vi abbiamo dato. Prima di iniziare, vorrei darvi alcuni avvisi: Il primo è che il vostro compagno Michael non è riuscito a passare l'anno e quindi non sarà più con voi..."
    Ci fu un mormorio di delusione fra un paio di alunni, che erano suoi amici l'anno scorso.
    "Il secondo" continuò la prof " E che avrete un nuovo insegnante di matematica. Miss Stacy ha deciso di andare ad insegnare in un'altra scuola, ma il resto dei vostri vecchi professori continuerà ad insegnarvi. Detto questo, potete iniziare a raccontarmi le vostre vacanze...avrete modo di conoscere il vostro nuovo istruttore l'ora successiva."
    Eravamo abbastanza felici quando udimmo questa notizia, Miss Stacy non era proprio l'insegnante modello, ed eravamo contenti che se ne fosse andata. Passammo tutta l'ora a parlare delle nostre ferie, e quando suonò la campanella ci preparammo ad incontrare il nuovo prof. Eravamo tutti agitati ed incrociavamo le dita pregando che fosse un buon insegnante.
    Improvvisamente, quando stavamo ancora discutendo sul nostro prossimo incontro, un uomo entrò nella classe. Era di statura alta, aveva la carnagione abbastanza scura e dei folti capelli neri. Guardò l'aula attorno a se, appoggiò il registro sulla cattedra e si presentò.
    "Buongiorno. Io sono il vostro nuovo professore di matematica, mi chiamo Mr. Sullivan. Spero di passare un buon anno con voi e spero di non dover alzare troppo la voce. Io sono un tipo amichevole, ma dovete fare ciò che dico, altrimenti non esiterò a punirvi. Potremmo iniziare a conoscerci facendo l'appello, che ne dite?" Chiamò uno alla volta, e ciascuno si presentò, fino a quando non toccò a me.
    "Patrick Brown" disse il prof., e io non esitai ad alzarmi e presentarmi come gli altri compagni.
    L'insegnante mi guardò per alcuni secondi, osservò il registro e puntò gli occhi nuovamente su di me, dopodichè accennò un piccolo sorriso. "Sei uscito con la media dell'8 in matematica l'anno scorso eh?" disse " Mi fa molto piacere, spero che te la caverai bene anche quest'anno."
    Avevo fatto una prima impressione ottima e, non avendo mai avuto problemi con la matematica, ero sicuro che sarei potuto diventare uno dei suoi alunni migliori.

    Passarono diversi giorni, e Mr. Sullivan si dimostrò un ottimo insegnante: Era molto più gentile di Miss Stacy e spiegava meglio. Quando iniziò ad interrogare, io fui uno dei primi ad essere scelto, insieme ad una mia compagna. L'interrogazione andò a meraviglia e quando toccò alla mia compagna, l'insegnante la portò in un' altra stanza. Lei si chiamava Caroline, ed era affetta da mutismo selettivo. In pratica, non parlava praticamente con nessuno ad eccezione dei prof e durante gli intervalli se ne stava sempre in disparte. La sua interrogazione durò molto più della mia, per qualche ragione, e quando entrambi tornarono in classe, l'alunna mostrò una strana espressione sul volto. Non so come descriverla, sembrava terrorizzata ed era sbiancata in viso. L'insegnante, invece, mostrava un ampio sorriso stampato sul volto. Intuì che l'interrogazione non fosse andata molto bene, ma non mi spiegai il sorriso di Mr. Sullivan, sembrava che godesse delle disgrazie altrui. Ne parlai anche con Scott, ma lui non ci fece molto caso e pensò semplicemente che avesse preso un brutto voto.
    Finita l'ora, uscimmo in corridoio per fare l'intervallo, ma quando mi diressi verso i miei amici, una voce mi chiamò: "Signor Brown, ho bisogno di parlarti un momento". Mi girai e vidi il prof davanti alla porta della classe che mi fece cenno di entrare. Una volta arrivato lì, l'insegnante mi disse: "Desidererei molto parlarti in privato, hai fatto una splendida interrogazione, e ti assicuro che pochi alunni raggiungono questi risultati con me". Lo ringraziai, ma dissi che non potevo andare con lui ora, perchè ero stanco e volevo fare una pausa. "Sarà per un 'altra volta" mi disse lui, e se ne andò.
    Cercai allora di dirigermi nuovamente dai miei amici, ma qualcuno mi strattonò la maglietta. Mi girai, e vidi Caroline che mi osservava con uno sguardo vuoto. Rimase in silenzio per alcuni secondi, dopodichè mi disse sottovoce "Non fidarti di lui..." e si mise in disparte. Non sapevo cosa risponderle, quindi feci finta di ignorarla e tornai dai miei compagni, ma quelle parole mi tormentarono per tutta la giornata. Sapevo che era successo qualcosa tra lei e il prof, ma non avevo intenzione di scoprire cosa.
    Quando finalmente arrivò l'ora di tornare a casa, tutti ci incamminammo verso i bus che ci attendevano. Presi il posto vicino al finestrino e guardai tutti i ragazzi uscire dall'istituto, quando i miei occhi si posarono su qualcosa. Vidi Caroline in lontananza, lontana da tutti gli altri alunni, e con lei c'era Mr.Sullivan che la teneva sottobraccio, sembrava la stesse consolando e che si stesse scusando per ciò che era successo, qualunque cosa fosse stata. Il pullman infine partì e lasciò alle spalle la scuola e Caroline.

    Il giorno dopo incontrammo il prof di matematica già alla prima ora, doveva fare supplenza perchè la prof di storia era assente. Durante l'appello, ci accorgemmo che Caroline era assente. Non ci feci caso all'inizio, ma notai che l'insegnante aveva in volto ancora quel sorrisetto compiaciuto quando segnò l'assenza dell'alunna sul registro. È da lì che iniziai a preoccuparmi realmente, stavano succedendo troppe cose strane: prima il volto terrorizzato della ragazza, poi il suo incontro con Sullivan e infine la sua assenza. Era chiaro che stava succedendo qualcosa, e sapevo che il prof ne faceva parte, in un modo o nell'altro, ma avevo troppa paura e non volevo investigare su ciò che non mi riguardava, quindi provai a consolarmi pensando si trattasse solo di un caso.
    Durante la lezione, l'insegnante mi mandò alla lavagna per svolgere un esercizio e, quando lo completai, si complimentò ancora una volta per l'ottimo lavoro. Sapevo che ora mi teneva d'occhio e che probabilmente sarebbe successo qualcosa anche a me, se non fossi stato attento. Quando l'ora finì, il prof se ne andò lasciando il posto agli altri insegnanti.
    Arrivati all'ultima ora, la prof di scienze ci lasciò gli ultimi 5 minuti liberi, e io ne approfittai per andare in bagno. Durante il percorso, vidi in fondo al corridoio la sagoma di Mr.Sullivan che veniva verso di me. Provai ad ignorarlo e continuai la mia strada, ma qualcuno mi fermò da dietro. "Posso parlarti un momento in privato adesso?" disse l'inconfondibile voce del prof alle mie spalle. Avevo paura e facevo di tutto per non tremare, ma non avevo altra scelta che andare con lui, mi teneva ben saldo con la sua mano aggrappata alla mia spalla, come se sapesse che sarei potuto scappare. L'insegnante mi condusse fuori dall'edificio dall'ingresso secondario e iniziò a parlarmi:
    "Vedi Patrick, tu sei il mio alunno preferito, e voglio portarti in un bel posto"
    Non feci in tempo neanche a reagire che qualcosa mi colpì sulla testa da dietro, caddi a terra e svenni, dopodichè il buio totale.

    Mi risvegliai dopo non so quanto tempo, ero stordito e mi faceva male la testa. Attorno a me non vedevo niente, era completamente buio, nell'aria c'era un odore nauseabondo, ma riuscivo a sentire qualcosa. Era un pianto, un pianto di una ragazza che mi parve familiare
    "C...Caroline? Sei tu?" dissi con un filo di voce.
    Il lamento smise appena iniziai a parlare, al suo posto sentì la voce di Mr.Sullivan che proveniva davanti a me
    "Ti sei svegliato finalmente eh? Alla buon ora, forse ti ho colpito troppo forte."
    Sentì un click e la luce mi accecò per qualche istante. Quando finalmente ripresi a vedere, rimasi sconvolto:
    Ero in un seminterrato, davanti a me c'era il prof e in un angolo della stanza c'era una figura femminile rannicchiata. Era Caroline, ma era completamente ricoperta di lividi e i suoi abiti erano logori e strappati.
    "Cosa le hai fatto? Dove siamo?" gli gridai a pieni polmoni "Lasciaci andare!"
    Sullivan scoppiò in una grassa risata che mi fece gelare il sangue nelle vene.
    "Patrick, Patrick, Patrick..." disse con un ghigno dipinto in volto "Che alunno modello! Mi sei sempre piaciuto...in tutti i sensi"
    Si avvicinò lentamente verso di me, mentre io mi misi contro la fredda parete di mattoni. Non riuscivo a muovermi, ero terrorizzato e non sapevo che fare.
    "Vieni qui, tesoro, ti mostrerò tanti bei giochini da fare insieme" disse mentre mi afferrava.
    In un modo o nell'altro mi feci coraggio e gli sferrai un calcio dove non batte il sole. L'ex prof si piegò in avanti lanciando un grido di dolore e io ne approfittai per sfuggirgli, andai verso Caroline, la presi per mano e insieme fuggimmo su per le scale. Ci trovammo in una casa avvolta nelle tenebre, fuori era notte e la nostra visuale era molto ridotta. Provammo ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave, quindi decidemmo di andare a nasconderci in qualche luogo. Trovammo rifugio dentro un armadio nella camera da letto, era l'unico posto sicuro che riuscimmo a trovare, dopodichè rimasi in ascolto. Sentii i passi di Sullivan salire le scale e toccare il parquet di legno
    "Oh, capisco, volete giocare a nascondino?" disse ridendo "Non erano questi i giochi che intendevo, ma va bene lo stesso, ma quando vi avrò trovati faremo i miei giochi!"
    Caroline era sul punto di piangere, quindi la consolai cercando di fare il meno rumore possibile. Sembrò funzionare e si calmò, quindi ricominciai ad ascoltare ciò che diceva quell'uomo
    "Vediamo un po'...in cucina non sono...però questo aggeggio mi potrà tornare utile..." disse, e sentimmo i suoi passi spostarsi in un'altra stanza "...Neanche in bagno...ma non saranno per caso..." Sullivan interruppe la frase e udimmo i suoi passi entrare nella nostra camera. Il cuore mi batteva all'impazzata, non osavo muovermi di un millimetro. Il parquet continuava a scricchiolare sotto i suoi piedi mentre cercava in ogni angolo della stanza. Potevo sentirlo passare davanti all'armadio più volte, e ci furono dei momenti in cui trattenni il respiro per non far rumore. Alla fine, quel mostro esclamò: "Bhe, siete proprio bravi! Non siete neanche qui, quindi sarà il caso che io...aspetta un attimo...non ho controllato un posto"
    Non passò neanche un secondo che le ante dell'armadio si spalancarono. Caroline urlò. Sullivan era davanti a noi, con un ampio sorriso che arrivava da un orecchio all'altro e un coltello da cucina in mano. La ragazza riuscì ad uscire dall'armadio e ciò attiro l'attenzione dell'uomo, che si gettò su di lei. Come per istinto, Mi buttai contro il mio ex prof e lo scaraventai contro il muro, dando tempo a me e a Caroline di scappare e rifugiarci in cucina. Bloccammo la porta con svariate sedie per impedirgli di entrare e accendemmo la luce per vedere meglio. Anche se l'uomo era dall'altra parte, noi eravamo bloccati dentro e non c'era via d'uscita. Sentimmo Sullivan imprecare dall'altro lato della porta e sbattere pugni e calci ripetutamente su di essa per sfondarla. Qualcuno mi strattonò da dietro, era Caroline che mi fece notare la presenza di una finestra che, durante la confusione generale, nessuno aveva visto. Provammo ad aprirla, ma anche essa era bloccata. Decidemmo quindi di sfondarla, lanciandogli contro un'altra sedia. Uscimmo entrambi più in fretta che potemmo, riuscendo però ad evitare i pezzi di vetro rotti, e in quel preciso istante udimmo la porta della cucina sfondarsi.
    Ci trovavamo in un giardino, circondato da un enorme siepe che sembrava invalicabile. Provammo a scavalcarla, ma era troppo alta, così decisi di far salire la ragazza sulle mie spalle e farla arrivare dall'altro lato. Riuscii nell'impresa e sentii la sua voce dall'altra parte della siepe che mi chiamava
    "Scappa!" gli gridai di risposta "Vai via da qui!"
    Non se lo fece ripetere due volte e udii i suoi passi allontanarsi. Volevo raggiungerla, cercai più volte di scavalcare nuovamente la siepe ma senza successo, quando udii un grido alle mie spalle.
    Sullivan stava uscendo dalla finestra, e nel fare ciò si era provocato un profondo taglio alla gamba destra a causa dei vetri rotti.
    "Tu..." mi disse zoppicando verso di me "...Lasciamo stare i giochini, ne ho abbastanza di te, passiamo subito alla seconda parte del divertimento"
    L'uomo tirò fuori il coltello e lo puntò verso di me. Scappai, corsi più veloce che potevo intorno alla casa, ma era tutta circondata da siepi, persino il cancello, e non c'era via di fuga. Notai che ora Sullivan era molto più lento a causa della ferita, e che non riusciva a correre. Feci più volte il giro della casa, con quel pazzo dietro di me, ma sapevo che non potevo continuare così all'infinito. Mi diressi di nuovo vicino alla finestra rotta e presi un pezzo di vetro bello grosso. Quando l'uomo sbucò da dietro l'angolo, lo minacciai con l'oggetto in mano.
    "Stai indietro!" Dissi con voce tremolante, cercando di intimidirlo "Non esiterò ad usarlo!"
    Lui mi guardò per alcuni secondi e infine mi mostrò il suo coltello "Sono armato anche io" disse "e la mia arma non può essere frantumata". Aveva ragione, non potevo sperare di ucciderlo con un pezzo di vetro. Indietreggiai lentamente, ma qualcosa mi fece inciampare e io caddi all'indietro. In un attimo mi fu addosso, alzò il coltello al cielo e si preparò a colpirmi. In quel momento fui colto da una scarica di adrenalina e, come d'istinto, conficcai il pezzo di vetro nel ventre dell'uomo, spinsi più forte che potevo fino a quando la mia arma non scomparve nella sua carne. Sullivan si alzò in piedi ed indietreggiò, dalla sua bocca uscivano solo gemiti soffocati e sangue. Mi guardò con uno sguardo misto tra stupore e ira, dopodichè un grande ghigno gli si dipinse in volto e con le labbra provocò un sonoro "Smack". Si accasciò infine a terra e spirò.
    Era fatta, avevo vinto, non riuscivo a crederci. Mi sdraiai a terra e le mie forze mi abbandonarono

    Quando mi risvegliai, non capivo dove mi trovavo. Ero avvolto da una luce accecante e sentivo delle voci attorno a me.
    "Dottore, il paziente si è svegliato" disse una voce femminile
    Capii di essere in un ospedale, sdraiato su un lettino. Un uomo si avvicinò a me e disse "Bentornato tra noi, sei stato fortunato, non hai subito nessuna ferita grave". Ero ancora molto confuso
    "Come ci sono finito qui?" chiesi con un filo di voce.
    La tua amica ha chiamato i soccorsi disse il medico "è arrivata in una stazione di polizia ed ha raccontato la storia. Quando la polizia è arrivata, ti ha trovato svenuto ed ha chiamato un'ambulanza, ed eccoti qua"
    Rimasi stupito da questa storia, non avrei mai creduto che Caroline sarebbe stata in grado di fare una cosa del genere. "Dov'è adesso?" chiesi al dottore
    "E lì nella sala di attesa, abbiamo anche chiamato i tuoi genitori, saranno qui tra poco. Sei vuoi puoi andare da lei"
    Non me lo feci ripetere due volte, mi alzai dal letto e andai ad incontrarla. Quando mi vide arrivare mi sorrise, ma non disse una parola.
    "G...Grazie per aver chiamato i soccorsi" le dissi. Lei arrossì e il suo sorriso divenne ancora più ampio
    "Sai una cosa?" Mi disse infine "Credo proprio che avremo bisogno di un nuovo prof. di matematica"

    Edited by BlackGuy - 1/10/2014, 14:51
     
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    Sì, è piaciuta anche a me! Non sbagli un colpo, signor Blackguy, i miei complimenti!

    Piccoli errori di distrazione:

    "[...] sembrava la stesse consolano e che si stesse" <--- consolando.
    "[...] doveva fare supplenza perchè la prof di storia era assente." <--- perché.
    "è da li che iniziai a preoccuparmi realmente, " <--- È da lì (basta che pigi Alt 2 1 2 altrimenti puoi ricorrere al solito metodo della E' apostrofata lol)
    "era l'unico posto sicuro che riuscimmo a trovare, dopodichè rimasi in ascolto" <--- dopodiché.
    ""G...Grazie per aver chiamato i soccorsi" gli dissi." <--- le dissi (a Caroline)
     
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  5. Yunoo
         
     
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    Finale troppp scontanto... non mi è piaciuto :/
     
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