Bela Kiss

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  1. MarklombZeta
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    Il serial killer ungherese Bela Kiss è una vera leggenda per i criminologi, non certo per la sua spietatezza ma per il modo in cui è riuscito a eludere le forze di polizia di ben due continenti, fino alla sua completa scomparsa avvenuta nel 1936.

    Partito con un duplice omicidio d’onore, Bela Kiss ha iniziato a prenderci gusto, passando da due a ventiquattro vittime in quasi quattro anni, dal 1912 al 1914.

    L’impunità di quello che è stato ribattezzato il mostro di Czinkota è stata soprattutto avvantaggiata dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale e da tutto ciò che ne è derivato.
    La Grande Guerra ha infatti distolto l’attenzione da ogni problema interno, spostando il focus delle attività poliziesche solamente sul conflitto.
    Venivano chiusi entrambi gli occhi non soltanto su i crimini minori, come il contrabbando e la borsa nera, ma anche su omicidi e altri fatti di sangue. La Grande Guerra ha fornito a Kiss la possibilità di imbastire una latitanza che s’è risolta con una clamorosa scomparsa nel nulla.

    Se è vero che esiste il crimine perfetto, Bela Kiss c’è arrivato molto vicino. Della vita privata di Bela Kiss si conosce molto poco. Nato nel 1877 in un paese poco distante da Budapest, Bela Kiss iniziò a industriarsi sin da subito svolgendo i lavori più svariati.

    Egli si dilettava anche nella lettura della mano, cosa abbastanza consueta in un paese dove la magia, specialmente fra gli zingari, era largamente diffusa.

    Nel 1900, a ventitre anni, Kiss si trasferì nel paese di Czinkota e qui subito iniziò a farsi ben volere da tutti, compreso il capo della polizia Charles Nagy, per la sua gentilezza e affabilità.
    Qui conobbe Marie, una bella ragazza molto più giovane di lui, con la quale si sposò dopo poco tempo.


    Bela Kiss: i primi due omicidi
    Approfittando delle frequenti assenze da casa del marito sia per motivi lavorativi che per semplice svago, Marie iniziò a intrecciare una relazione extraconiugale con un giovane del posto, un certo Paul Bikari. Scoperta la tresca, Kiss ordinò alla moglie di lasciare subito la sua casa. La sera stessa, mentre Marie era intenta a preparare i bagagli, il marito prima la stordì colpendola in testa e poi la strangolò con una garrota. La presa risultò così forte che il collo delle donna venne letteralmente scarnificato.

    Per occultare tutto Kiss gettò il cadavere in un fusto pieno d’alcol. Paul Bikari riceverà lo stesso trattamento. In seguito i due bidoni vennero portati nelle campagne e lì abbandonati. Per stornare l’attenzione dell’opinione pubblica, che era già al corrente da molto tempo della relazione adulterina di Marie con Paul, Bela mise in giro la falsa voce della fuga della moglie. Per non rimanere solo Bela Kiss pubblicò un annuncio matrimoniale su una rivista, firmandosi sotto lo pseudonimo di Herr Hoffmann. All’annuncio risposero molte donne, desiderose di trovare una sistemazione stabile. La prima a presentarsi all’appuntamento fu Katherine Varga, una giovane vedova. Subito Kiss cominciò a parlare molto seriamente e a avanzare proposte di matrimonio. La sera stessa la donna venne percossa con brutale violenza, strangolata e infine messa in un bidone pieno di spirito, che poi venne abbandonato in cantina. Prevedendo di commettere altri omicidi, Kiss pensò bene di acquistare parecchi fusti, facendo insospettire il suo amico Charles Nagy, che gli fece domande in merito. Kiss si giustificò con Nagy adducendo come scusa la paura della guerra. Chiunque, infatti, in previsione di un conflitto avrebbe fatto subito scorta dei generi di prima necessità, compresa la benzina per un’eventuale fuga. La quarta vittima del mostro fu una certa Schmeidak, una vedova che si trattenne a casa di Kiss per ben due giorni. Fatta sbattere di testa contro una parete, venne successivamente strangolata con una garrota. Nel 1906 all’ennesimo annuncio matrimoniale di Kiss, rispose Margaret Toth, la quale rimase subito colpita dalla distinta figura di quell’uomo così affascinante.
    Stabilitasi nella casa dell’assassino, una sera Margaret fu obbligata da Bela Kiss a redigere una strana lettera, indirizzata alla madre nella quale venne annotato che, essendo stata rifiutata dall’inserzionista, per la delusione se ne sarebbe andata in America. In questo modo Kiss si sarebbe assicurato un alibi di ferro, nel caso i sospetti fossero ricaduti su di lui.
    Margaret fu strangolata e messa in un bidone pieno d’alcol e subito dopo fu inviata la lettera alla famiglia.

    Oltre al capo della polizia, molti dubbi cominciarono a insinuarsi nella governante di casa Kiss, la signora Jakubec, la quale non riusciva a capacitarsi del gran numero di donne che entravano in quella casa, e che dopo due giorni ripartivano.

    Dopo Margaret, fu la volta di Julianne Paschak e Elizabeth Komeromi, le cui scomparse questa volta furono però regolarmente segnalate dai parenti. La polizia di Budapest si mise subito sulle tracce dell’ultima persona che aveva avuto contatti con le due donne scomparse e quindi non sarebbe stato difficile arrivare sino a Bela Kiss, che intanto verso la fine del 1914 era stato chiamato al fronte, per combattere nella Prima Guerra Mondiale. Data l’assenza dell’affittuario, il proprietario della casa vi si recò per ristrutturare le stanze, avendo intenzione di affittarle ad altre persone. Accortosi della presenza dei fusti per curiosità decise di aprirne uno. Fu sopraggiunto da un'acre fetore di materiale decomposto. Avendo compreso cos'era contenuto nei bidoni, decise di chiamare subito la polizia. Furono in tutto trenta i cadaveri rinvenuti nella casa degli orrori, compresi la moglie di Kiss e il suo amante. Oltre ai morti, il capo di polizia Nagy rinvenne nella casa tutte le lettere inviate all’assassino dalle sue ignare spasimanti. La notizia fece il giro di tutta l’Ungheria e ebbe l’onore della prima pagina su tutti i quotidiani nazionali. Il capo della polizia di Charles Nagy disse a proposito di Bela Kiss: "Mi ricordo quando arrivò a Cinkota, era un bravo ragazzo di ventitré anni di bell'aspetto, gentile con tutti. Non sembrava in grado di far male neanche ad un animale. Una volta un cane si ruppe la zampa e lui lo curò e se lo portò a casa per nutrirlo. Non posso credere che abbia ucciso tutte quelle donne". Avendo appreso la notizia, Bela Kiss con un colpo di grande astuzia si fece credere morto per poter sparire comodamente dalla circolazione. Il 4 ottobre del 1916 alle autorità di polizia di Budapest giunse la notizia che Kiss era morto in seguito ad una grave malattia, ma quando il corpo fu esaminato, gli inquirenti scoprirono che quel cadavere non apparteneva al serial killer. Il vero Bela Kiss aveva dunque scambiato i documenti. Del mostro non si seppe più nulla per quattro anni, sino alla primavera del 1920, quando giunse una comunicazione dalla Sùrete di Parigi. Un legionario aveva riferito alla polizia di essere entrato in contatto con un soldato, rispondente al nome di Herr Hoffmann (lo pseudonimo già usato da Kiss per gli annunci), il quale si era vantato in più di una occasione, della sua abilità nello strangolare con la garrota. Ma era ormai troppo tardi per muoversi. Bela Kiss era già scomparso nel nulla. Dodici anni dopo, nel 1932, Henry Oswald, un agente della squadra omicidi di New York, riconobbe nella metropolitana un individuo rispondente alla descrizione di Kiss, il quale, accortosi di essere pedinato si dileguò in mezzo alla calca. In seguito le notizie sul "mostro di Cinkota" si fecero sempre più rare e imprecise. Nel 1936 una soffiata rivelò che Kiss lavorava come portiere in uno stabile, ma quando gli inquirenti si recarono su suo posto di lavoro, stranamente il portiere se n’era andato da qualche giorno. Da allora Bela Kiss è letteralmente scomparso nel nulla.

    preso da: LaTelaNera.it
     
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