L'erede della morte

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    La morte... ci pensate mai? Nessuno vive per sempre e nessuno vorrebbe farlo... Nemmeno la morte...
    Soprattutto la morte...
    E' successo tutto molto tempo fa, ma me lo ricordo come fosse ieri, era un lunedì come tanti altri: mia moglie era già andata a portare Jeremy a scuola, Jeremy era mio figlio, aveva solo 4 anni... Ora sarà morto; mi mancano così tanto...
    In strada c'era il solito via vai di gente noncurante di ciò che succedeva, c'ero abituato, abitavo lì da 20 anni.

    Facciamo un passo indietro; il mio nome è Richard Lee, sono il tristo mietitore e vi voglio raccontare la mia storia, per salvarvi, nel caso che foste anche voi Eredi della morte, è giusto che io porti questo fardello il più a lungo possibile, non voglio avere un'anima innocente sulla coscienza, non voglio che soffrà come ho sofferto io.

    Stavo dicendo: Era un lunedì come tanti altri, più precisamente era il terzo lunedì di marzo, come al solito c'era un gran via vai di gente, tutti avevano fretta, come se qualcuno gli corresse dietro, io ero come loro, un uomo comune, dalla vita frenetica, con una famiglia, un gruppo di amici con cui bevevo al bar e un lavoro che amavo, ero un professore universitario, paradossalmente non avevo tempo di pensare, vivevo nella totale noncuranza; ora ne ho quanto voglio.

    Ero appena sceso in strada, aspettavo il bus che mi avrebbe dovuto portare vicino all'università; ricordo che prima di salire su quel bus avevo un'impressione strana, avete presente come quando sapete di star sbagliando qualcosa, ma non sapete cosa? Inoltre non riuscivo a distogliere lo sguardo da un uomo in grigio che aspettava l'autobus accanto a me, era completamente coperto da un mantello, non trapelava nulla del suo aspetto e purtroppo non l'ho visto in faccia,la cosa strana era che aveva un'aria vagamente familiare, come se l'avessi già visto prima, appena arrivò il bus mi fece un cenno con la mano, lasciandomi come una sensazione di inquietudine addosso, lui non salì con noi... Speravo che mi avesse scambiato per qualcun'altro ma in cuor mio sapevo che non era vero.

    Era passata mezz'ora, ero appena arrivato a destinazione, ricordo che ero in ritardo di 5 minuti, prima di entrare nell'aula sentii un rumore agghiacciante, sembrava quasi un urlo lancinante, ma la cosa che più mi faceva accapponare la pelle era che la voce era simile alla mia. Entrai nella classe, mi ci volle qualche minuto per riprendermi, mi aveva iniziato a girare la testa mi sembrava quasi di vedere tutto in bianco e nero, un'alunna mi chiese se stavo bene, ma non la degnai di una risposta.

    Continuavo a sentire quel urlo, ma sempre più forte, a intervalli irregolari, io ero zitto lì, davanti a circa 100 studenti universitari, ma stranamente non m'importava, ero concentrato solo su quell'agghiacciante suono, non erano passati nemmeno 10 minuti da quando ero arrivato, ma non potevo continuare a stare lì senza dir niente a nessuno, così decisi di mandare a casa i ragazzi; quei poveri studenti non erano tenuti a essere partecipi delle mie paranoie, le urla non si fermavano, la voce sembrava sempre più nitida e al contempo sempre più dolente, era come se qualcuno mi stesse chiamando, la cosa mi turbava. Andai da un'inserviente incaricato di pulire la struttura a chiedere se qualcuno sapeva la causa di quell'orribile rumore, ma lui non lo sentiva nemmeno...Era possibile? Ero forse diventato pazzo?

    Andai avanti senza una destinazione precisa lungo i corridoi, sentivo come un richiamo provenire da davanti a me, non mi accorsi nemmeno che l'urlo proveniva dalla stessa direzione...
    Il corridoio era sempre stato così lungo? E perché era tutto così grigio?
    Ebbi la sensazione di essere già stato in quel posto; fu l'attimo più lungo della mia vita e iniziai a capire qualcosa di quello che sentivo, avevo ragione, qualcuno mi chiamava, la voce sembrava sollevata e contemporaneamente dispiaciuta , il suono era sempre più angosciante, mi misi a urlare come se qualcuno avesse potuto salvarmi da quel suono, era orribile, era sempre più forte, non riuscivo a pensare... Nessuno accorse dopo aver sentito le mie grida; era ovvio, nessuno mi aveva sentito. Tornai dove prima avevo visto l'inserviente, ma non c'era nessuno ero solo, mi girai a guardare nella direzione dov'ero stato precedentemente, rimasi completamente sconvolto alla vista dell'uomo in grigio, urlai di andare via; la cosa inquietante era che sembrava addolorato; mi misi a correre cercando disperatamente qualcosa o qualcuno, ma non c'era nulla, solo un lungo corridoio.
    Ormai era tutto grigio.

    Decisi di fermarmi per sapere cosa voleva quell'uomo da me, apparentemente non c'era nulla davanti a me se non il corridoio che sembrava dilungarsi al infinito, lui mi chiamava, ripeteva il mio nome continuamente.
    ...Quel richiamo incessante... Era orribile, ma non potevo tirarmi indietro.

    pensai che fosse tutto un terribile incubo. Se così fosse stato, non avrei dovuto avere alcuna paura, si dice che nei sogni non si possa morire, il trauma sarebbe talmente forte da svegliarti un'istante prima di spirare.
    Decisi di andare nella direzione della voce, vidi l'uomo in grigio ma non era un uomo, Bensì un'essere scheletrico evidentemente deteriorato dal tempo.

    Mi disse che ero l'erede della morte e mi chiese se volevo morire, io risposi di no, lo implorai di lasciarmi in pace, avevo una famiglia, non potevo morire... mi guardò dritto negli occhi e me lo richiese, i suoi occhi erano lucidi, come se nel fare quella domanda avesse pianto, io ripetei di no, non volevo perdere tutto ciò che avevo, la mia casa, il mio lavoro o la mia famiglia... Dio, quanto vorrei aver detto di si a quella domanda.
    ma purtroppo Io ripetei di no.

    Lo chiese un'ultima volta, e ancora una volta io ripetei di no... Si scusò, con un tono angosciato, ma al contempo sollevato poi mi ringraziò, si voltò e si incamminò da un lato del corridoio, più si allontanava più la sua immagine diventava trasparente, persi i sensi.
    Mi svegliai, e mi resi conto che era passato moltissimo tempo, il mio corpo si era totalmente decomposto e rimaneva solo un corpo scheletrico, com'era possibile che io riuscissi a muovermi? Questo è uno di quei quesiti a cui non ho ancora trovato la risposta.

    Avevo come una voce in testa che mi diceva a chi dovevo prendere l'anima, all'inizio pensai di essere semplicemente impazzito, ma visto il mio corpo era improbabile, pensai di essere un demone, ma nessun demone aiuta le persone a spirare, senza lasciare la minima traccia di se stesso, dovevo essere qualcos'altro, ad un certo punto lo realizzai:
    Ero diventato un mietitore di anime.

    La cosa più orribile fu il trovare il mio corpo, ci fu un certo trambusto, un morto trovato in un università in fin dei conti lascia spazio a molte domande, la cosa veramente più strana era che non riuscivano a individuare la causa della morte... Vidi mia moglie in lacrime a guardare il mio corpo, mi si spezzò il cuore, ma la scena che più mi angosciò fu vedere Jeremy chiedere dov'ero, piango ancora quando ci penso... Dio, quanto mi mancano.

    In un primo momento non riuscivo ad accettare l'idea di essere la morte, dovevo andare nei posti più svariati a portare via le anime dal mondo, poi mi sono rassegnato. Sono legato a tutto questo per sempre.
    La cosa più orribile è quando le persone mi chiedono qualche giorno per salutare la loro famiglia o per finire il progetto di una vita... Mi piacerebbe poterli aiutare.

    Sono passati ormai vari secoli dalla mia tragica storia, se potessi tornare indietro lo farei per rispondere "si", invece sono condannato a stare qui, come un povero tristo mietitore, nella solitudine totale, giorno e notte,. l'unico mio desiderio è che tutto questo finisca, dovrei cercare un'erede della morte condannandolo a un'eternità di dolore, spero solo che questo che possa finalmente darmi la pace.
    morte2

    Edited by Back'n black - 1/8/2014, 02:56
     
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    Mi sembra migliorata. Sono indecisa sulla sezione ma propendo leggermente più per Drammatico.
     
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