Shadows.

Le ombre delle strade ingannano.

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    New York. Settembre 2003. Appartamento n° 760.

    Un volto barbuto, occhi stanchi, borse sotto gli occhi ben evidenti, labbra screpolate, capelli rovinati e sporchi. Il riflesso di un uomo vittima di ricordi e soprusi, violenze fisiche, insulti e discriminazione. Un lavandino gocciolante, un pavimento sporco di sangue, un letto non fatto, unto e consumato dal tempo. Muffa sulle pareti, cibo sulla tavola vecchio di settimane, brulicante di mosche e larve, la stanza umida e polverosa con la tappezzeria strappata, pezzi di muro mancanti, un divano completamente distrutto e anche esso ricoperto di insetti, come il resto di quel lugubre appartamento dimenticato da tempo.

    ‘’Cosa sono io?’’ disse quel vecchio uomo appoggiando le mani al muro. Le rughe sulla fronte e sulle guance ben marcate, nonostante una barba folta, non curata, ruvida al contatto e con sfumature di grigio sparse.

    La televisione nel salotto accesa, sintonizzata sulla CNN: ‘’Ancora un omicidio nella Grande Mela. Karen Lithersen, 34 anni è stata trovata morta in un vicolo tra Broadway e 77esima, tra le 9:00 e le 11:00 del mattino. Era disoccupata e si prostituiva per racimolare soldi. Nella borsa sono stati trovati i documenti, 230 dollari e un biglietto con una chiazza di inchiostro. ‘’
    Pile di vecchi giornali ammassati come cadaveri l’uno sull’altro, sulla pagina iniziale si potevano leggere due notizie importanti:

    ‘’Pedofilo di 51 anni ancora a piede libero. Le vittime accertate sono 3 bambine tra i 7 e gli 11 anni.’’

    ‘’Un ex-dipendente del Walmart, Germain Tor, 23 anni, indagato per traffico di eroina.’’

    Il suo riflesso nello specchio, i suoi occhi spenti, privi di vita.

    ‘’Si, so cosa devo fare.’’

    Si alzò, prese le chiavi e uscì di corsa dall’appartamento.

    Le ombre dei vicoli ingannano, state attenti.

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    Shadows.

    Episodio 1: Connection.



    New York. Settembre 2003. Ore 12:53. Dipartimento di Polizia.

    Mancavano sette minuti all’ora di pranzo e il detective Aidan Tesla era nel suo ufficio, buio, con una finestra coperta da persiane in plastica verde. Osservava, oltre quelle strisce impolverate, il frenetico via vai di auto della polizia, dei taxi, delle limousine, uomini d’affari con giacche di seta da 1000 dollari, corrieri, venditori ambulanti, un vero e proprio caos cittadino, dove le strade sono sempre affollate e rumorose. I suoi occhi fissi su quella foto sbiadita, datata 6/11/1988, di sua moglie Nora.

    ‘’I ricordi ti affliggono, vero Aidan?’’

    ‘’Ah, sei tu Conrad. Si, io l’amavo molto e l’unica cosa che mi è rimasta è questa foto del suo sorriso.’’

    Rispose Aidan con un sorriso misto a malinconia e tristezza; posò la foto sulla sua scrivania in cedro nero, si sedette sulla sedia in pelle grigio fumo, incrociò le mani sul ventre, guardò il suo collega negli occhi e disse:

    ‘’Allora? Perché sei qui? I Federali vogliono qualcosa da me?’’

    ‘’No mio caro. Il caso ‘’Killer dell’ombra’’ ti aspetta all’obitorio.’’- disse Conrad lanciandogli il fascicolo con il nome della vittima e le foto della scena.

    ‘’Perché avete affidato il caso a me?’’

    ‘’Il procuratore ha voluto questo e ti sconsiglio di contestare la sua scelta. Andrew lo fece un mese fa ed è stato sospeso per 2 settimane e mezzo.’’

    Aidan non replicò, sospirò profondamente, tenendo il referto tra le mani.

    ‘’Va bene, vado.’’ Disse alzandosi e dirigendosi all’obitorio accompagnato da Conrad.

    Aidan Tesla è un detective di 31 anni, capelli corti e neri, occhi verdi, un fisico snello e atletico, 3 anni nella marina militare inglese e successivamente detective di New York. Ha studiato a Yale quando aveva 19 anni, ma ha abbandonato dopo poco tempo per motivi economici e anche dovuti all’alcolismo della madre e alla disoccupazione del padre.

    Giunto all’obitorio, lo attendevano il cadavere della vittima sul tavolo operatorio, coperto fino al petto da un lenzuolo azzurro opaco, mentre appoggiato ad una scrivania c’era un uomo di età compresa tra i 48 e 52 anni, occhiali a lenti quadrate, calvo e di corporatura snella. Il suo nome era Georgos Elikonis, era di origine greca, ma a causa della crisi in Grecia, si trasferì nel ’99 nella Grande Mela.

    ‘’Allora George, cosa abbiamo qui?’’-disse Aidan osservando la vittima da cima a fondo.

    ‘’La nostra ‘’amica’’ aveva una sorpresa con se e non chiamarmi George, odio quel nome.’’

    ‘’Che intendi?’’

    ‘’Guarda sotto il lenzuolo.’’

    Aidan, con uno sguardo perplesso alzò leggermente il lenzuolo e ne rimase stupito, così tanto che rimase con le mani alzate a mezz’aria. Si allontanò leggermente dalla posizione iniziale e disse:

    ‘’Era un transgender?’’

    ‘’Esatto, nel ’97, Maverick Lithersen, si fece cambiare sesso al S. Mary's Hospital di Rochester. L’operazione durò 9 ore, eseguita da Landon J. Preston, 41 anni e pluripremiato, ma adesso è in carcere per omicidio colposo.’’

    ‘’Cause della morte?’’

    ‘’Pneumotorace causato da un duro colpo inferto al lato sinistro della cassa toracica e lacerazione della carotide dovuta ad una lama lunga 7 centimetri, suppongo un coltello a serramanico o un bisturi. Non è finita qui, ho esaminato il contenuto dello stomaco e ho trovato due sostanze stupefacenti: eroina e barbiturici, inoltre le pareti esofagee erano lacerate.’’

    ‘’Bulimia? Oltre a drogarsi era bulimico?’’

    ‘’Esatto, ho trovato nel database che nel ‘94 era un modello di abiti taglia 25-30 ed è rimasto così per molto tempo.’’

    Aidan incrociò le braccia e, aggrottando le sopracciglia, pensò a vari motivi perché volevano ucciderlo.

    ‘’Sai dove abitava la vittima?’’

    ‘’Christopher Street, Greenwich Village, appartamento 301.’’

    ‘’Grazie mille George, ci vediamo dopo.’’

    ‘’Quante volte devo ripeterti che…’’ Georgos non riuscì a finire la sua frase che Aidan già era uscito dalla sala, lasciandosi alle spalle le porte che si muovevano avanti e indietro, come se fossero animate da qualcosa.

    Christopher Street, Greenwich Village. Ore: 13:27.

    La pattuglia numero 145 giunse a destinazione, facendo stridere le ruote sull’asfalto e lasciando i segni degli pneumatici; Aidan e il collega Conrad scesero dalla volante ed entrarono in un edificio di 4 piani, decadente, umido e ammuffito, la vernice verde scolorita dal sole, pezzi di intonaco sul marciapiede, urne con vasi appassiti; la reception non era da meno, l’insegna era fulminata e alcune lettere erano penzolanti, il bancone, invece, era infestato dalle tarme, formiche e avanzi di cibo sparsi un po’ ovunque, con dell’acqua che gocciolava dal soffitto.

    ‘’Che schifo di edificio.’’- pensò Aidan, ispezionando il luogo con la torcia, mancava persino la corrente elettrica e dietro quel legno marcio, c’era un vecchio che dormiva, con la saliva che gli penzolava da un lato della bocca.

    ‘’Hey, lei. Polizia di New York, dobbiamo farle alcune domande.’’- disse Conrad, mettendosi le mani sui fianchi e spostando un lato della giacca per mostrare il distintivo, ma nessuna risposta da parte dell’impiegato.

    L’addetto alle pulizie, notando il distintivo e il nervosismo degli agenti, si avvicinò a loro e disse:
    ‘’Bob non vi dirà nulla, sono le 13:30 e il medico gli ha detto di prendere le pillole per il sonno dopo pranzo, quindi mezz’ora fa. Sarà sveglio per le 14:10. Io sono Thomas, per gli amici Tommy. ‘’

    Thomas ‘’Tommy’’ Neblouf, era un giovane addetto alle pulizie dell’edificio di 21 anni, razza caucasica, occhi azzurri e capelli biondo scuro, alto e robusto. Indossava una tuta blu sbiadita, con il suo nome ricamato sulla manica destra, un cappellino della società ‘’Clean & Beauty.’’, scarponi neri taglia 41 e guanti marroni con le iniziali dell’azienda ricamate in rosso.

    ‘’Conosceva Maverick Lithersen?’’-domandò Aidan porgendogli le foto della vittima.

    ‘’Oh si, conoscevo il segreto della sua operazione e, ora che è morto, mi dispiace. Era una brava persona.’’

    ‘’Dovremmo vedere la sua stanza per trovare qualche prova relativa al suo omicidio, può portarci li?’’

    ‘’Alle 13:05 è arrivato un vostro collega a prelevare tutto.’’

    Aidan e Conrad si guardarono negli occhi perplessi e corsero subito alla porta dell’appartamento della vittima e, entrando, la frustrazione salì notevolmente.

    ‘’Maledizione. Sa che io adesso potrei anche arrestarla vero?’’

    ‘’E con quale accusa?’’

    ‘’Complice di un furto e omicidio.’’- rispose Aidan, folgorandolo con lo sguardo.

    Entrando nell’appartamento, Aidan si accorse che il presunto collega aveva lasciato una busta con delle pasticche color blu: ‘’So chi vende queste pasticche e so dove trovarlo.’’

    Il giovane detective consegnò la busta al suo collega e si diresse dal ‘’fornitore’’ di eroina, Gregorio Florencio, già arrestato 3 volte per rapina a mano armata, stupro e spaccio di sostanze stupefacenti.


    Civic Street. Los Angeles. 7 ore più tardi.

    Erano le 20:30 e Los Angeles brulicava di taxi, auto e limousine, furgoni che trasportavano contenitori d’acqua o corrieri su bici che sfrecciavano come saette tra i labirinto di ferro e gomma, i semafori che alternavano la circolazione del traffico tra quelle vene d’asfalto.

    Aidan arrivò con la sua Pontiac del ’75 all’incrocio della strada principale e parcheggiò in una zona a lunga sosta, in attesa che Gregorio si facesse vivo, così da poterlo interrogare e forse arrestare nuovamente.
    Le ore passavano e nessuna traccia di Gregorio, finché, verso mezzanotte, un rumore di passi da un vicolo buio risvegliarono Aidan dal suo sonno; era Gregorio, coperto di ferite sanguinanti e un lungo taglio sul volto; il principale sospettato è diventato una vittima.

    ‘’Centrale, qui Aidan Tesla, ho bisogno di paramedici a Civic Street, Los Angeles e subito.’’

    Il Killer dell’ombra ha ucciso un’altra persona, una nuova vittima si è aggiunta alla sua lista.

    C’è una connessione con Maverick Lithersen?



    Lo scoprirete prossimamente…

    Episodio 2: Test.



    Civic Street. Los Angeles. 01:20 del mattino.
    Gregorio Florencio, principale sospettato per la morte di Maverick Lithersen è diventato la vittima del Killer dell’Ombra, stessa dinamica del precedente omicidio ma i c'erano alcuni particolari; occhi gonfi e viola, setto nasale spaccato, escoriazioni sul volto e sulle braccia, ferite da lama lunga 7 centimetri sulle braccia, petto, addome e gambe, taglio dalla fronte alla guancia destra e lacerazione della carotide. I paramedici lo misero sull’ambulanza e partirono verso l’obitorio a New York:

    ‘’Aidan, che diavolo è successo qui?’’

    ‘’Gregorio Florencio, il nostro fornitore di eroina da sospettato di omicidio a vittima stessa. I paramedici lo stanno trasportando all’obitorio e il procuratore ci farà avere i documenti necessari alla-‘’

    La sua frase fu interrotta da una fragorosa esplosione ad una 30ina di metri; detriti, pezzi di gomma, vetro, fumo e fiamme invasero la strada, l’ambulanza su cui viaggiava la vittima era esplosa in mille pezzi, inondando l’aria di fumo, cenere e fiamme:

    ‘’Presto, gli estintori. Stiamo perdendo delle prove importanti.’’- urlò Conrad agli agenti presenti sulla scena che cercavano nelle loro auto degli estintori, finché un certo Matthew Fisher, un ‘’novellino’’ per quelli in centrale, prese il suo estintore dalla volante 8-L e corse contro le fiamme, cercando di spegnerle, ma inutilmente; mezz’ora dopo giunsero i Vigili del fuoco, spegnendo l’incendio, rivelando una carcassa di ferro ripiegata su se stessa, annerita e avvolta sui tre cadaveri.

    ‘’E adesso Aidan?’’

    ‘’Lo portiamo all’obitorio, anche da carbonizzato ci servono prove da dare al Procuratore.’’

    New York. Obitorio. 03:45 del mattino.

    La centrale di polizia era quasi deserta, solo una decina di ufficiali nei loro uffici, il medico legale che stava sterilizzando i suoi strumenti, Aidan e Conrad, abbastanza nervosi per la morte di un sospettato fondamentale nella loro indagine:

    ‘’Mi spieghi che ci facevi a Civic Street, soprattutto nel cuore della notte?’’- domandò Conrad appoggiandosi con un braccio alla colonna portante nell’androne.

    ‘’Volevo fargli alcune domande Conrad, tutto qui.’’

    ‘’Tutto qui? Oh, ma tu guarda. ‘’Volevo fargli alcune domande, bla bla bla.’’ Con quel folle che è a piede libero cerchi di fare l’eroe? Sei un pazzo, da quando è morta tua moglie-‘’

    La frase fu interrotta dallo scatto furioso di Aidan, che afferrò il colletto della camicia di Conrad e disse:

    ‘’Non nominare mia moglie, lei non c’entra. Hai capito?’’- disse Aidan, afferrando per il colletto della camicia il suo collega e digrignando i denti; dalla scomparsa della moglie, il 27 Novembre del ’93, Aidan si chiude in se stesso e se qualcuno ne parla, o reagisce in modo aggressivo o se ne va senza salutare.

    Dopo quel piccolo momento di tensione, il detective si diresse dal medico legale per aggiornamenti, dinamiche dell’omicidio, tracce di DNA, qualsiasi cosa gli potesse servire per stanare quel criminale e inchiodarlo sulla sedia elettrica:

    ‘’Aidan, sei arrivato. Non ho trovato molto a causa dei resti carbonizzati di Gregorio, ma guarda qui.’’- disse il medico legale, spostando leggermente i resti carbonizzati e rivelando una parte completamente illesa, come se fosse stata protetta da un corpo estraneo.

    ‘’E’... un marchio a fuoco, ma che significa?’’

    ‘’Aidan, questa è solo l’ipotesi di un uomo che non dorme da 12 ore o più, non lo so nemmeno io. Il Killer dell’ombra ci sta mettendo alla prova, Maverick non era la vera vittima, ma solo un test, quel folle vuole vedere fin dove arriviamo.’’- rispose Georgos, togliendosi la mascherina, i guanti e il camice per poi lavarsi le mani e il viso, un volto solcato da rughe e occhiaie evidenti sotto due occhi color smeraldo.

    ‘’La situazione sta diventando critica e dobbiamo trovare questo maledetto al più presto. Tu va a casa Georgos, mi occupo io del resto.’’- rispose Aidan, prendendo il referto del medico legale e dirigendosi al suo ufficio.

    Il medico legale rimase stupito, era la prima volta che Aidan non sbagliava il suo nome o gli dava un nomignolo irritante, ma la stanchezza prese il sopravvento sullo stupore e Georgos decise di tornare a casa e fare una bella dormita.

    Prima di uscire dal suo ufficio, Aidan ricevette una chiamata dal Procuratore che lo invitò ad incontrarlo al Madison Square Garden alle 11:30 del mattino.

    New York. Madison Square Garden. 11:30 del mattino. Settembre 2003.

    Aidan era all’entrata del parco, vestito con una giacca nera, guanti in pelle, nonostante fosse Settembre, l’aria era molto umida e una leggera brezza soffiava tra le chiome degli alberi, le foglie, alcune rosse, altre gialle e altre marroni, preannunciavano l’arrivo dell’autunno , la sua stagione preferita.

    ‘’Eccoti qui Aidan. Allora, le cose stanno così, se vengo a sapere nuovamente che vuoi fare l’eroe e affrontare quello psicopatico da solo, ti solleverò dal tuo incarico e affiderò il caso a qualcuno che sappia gestire meglio la situazione.’’

    Il procuratore, pur avendo i suoi 71 anni, il suo carattere burbero e freddo era ormai famoso a tutti nella centrale, ma Aidan non lo sopportava, sia per come lo trattava per come parlava con lui, sembrava un Minosse risalito dagli Inferi e pronto a giudicare il primo essere umano che gli capitava, caso vuole Aidan.

    ‘’Procuratore, con tutto il dovuto rispetto, ma lei mi chiama alle 4:00 del mattino perché voleva farmi la ramanzina in privato?’’

    ‘’Diciamo di si, ma non sono qui per questo. Mi servono i Dossier delle due vittime, devo diramare un avviso e informare tutti che è un tipo pericoloso.’’

    ‘’Ecco qui, per fortuna che l’ho portato, altrimenti mi avrebbe rimproverato nuovamente.’’- rispose Aidan con tono sarcastico, ma almeno il Procuratore non lo capiva.
    La giornata proseguì regolarmente, il caso era ancora fermo sulla vera vittima del Killer dell’ombra, il caos cittadino scomparve e Aidan poté riposare.

    New York. Ore: 18:59-19:00 di sera.

    Uno squillo assordante fece svegliare Aidan da un lungo sonno, fatto di incubi e ricordi del suo passato che lo tormentavano ogni giorno; afferrò il cellulare posto sul tavolino di vetro del salotto e, con voce impastata, rispose:

    ‘’Tesla, chi parla?’’

    ‘’Oh, Tesla, non volevo svegliarti.’’

    ‘’Non preoccuparti Conrad, ormai mi stavo per svegliare. Dimmi, novità rilevanti?’’

    ‘’Non è proprio per questo che ti ho chiamato. Volevo chiederti, ti va di bere qualcosa insieme, magari una birra o mangiare un panino a Little Italy. Ti va?’’

    Aidan osservò l’orario e decise che una birra non gli guastava lo stomaco e, il tempo di farsi una doccia e sistemarsi e sarebbe arrivato per le 20:00 a Little Italy, con il suo nuovo abito da sera, uno smoking nero firmato Giorgio Armani, scarpe della stessa marca e cravatta Regimental.

    Giunse a Little Italy con 10 minuti di anticipo e notò Conrad sull’uscio di Vito’s Restaurant, vestito casual e i capelli leggermente scompigliati; tra una portata di spaghetti con frutti di mare, ravioli con carne, bistecche cotte su una griglia datata 1906 e fritto misto, dolce e caffè, la fame si placò e l’orologio segnò le 23:58, il tempo volò in fretta, come se fosse sabbia al vento.

    ‘’Senti Aidan…io volevo scusarmi per il comportamento di questa mattina, ma questo caso mi sta stressando e mi rende nervoso e non volevo tirare in ballo tua moglie…’’

    ‘’Non dire altro, sappiamo entrambi che questo caso ci sta rendendo irritabili, non poterlo buttare in una cella buia e fredda, senza che lui protesti, sarà difficile e…’’

    Una chiamata sul cellulare di Conrad interruppe le sue parole, rimanendo in silenzio, con le mani incrociate sul tavolo in mogano pregiato, con intarsi floreali sui piedi e una tovaglia a scacchi rossa e bianca;
    Conrad divenne d’un tratto pallido, aggrottò le sopracciglia e balbettava, qualcosa di grave è successo, qualcosa che riguardava il Killer o altro?

    ‘’Aidan, muoviamoci.’’

    New York. B. Franklin Street. Ore: 00:15. Settembre 2003.

    Anime penzolanti ad un palo della luce, a testa in giù, con le mani e le caviglie legate, gli abiti e i volti intrisi di sangue, che scivolava dalla loro bocca e finiva sul freddo marciapiede, le loro gole recise da orecchio a orecchio; l’espressione di paura contorta sui loro volti era una immagine penetrante, fin troppo per Conrad, che non riuscì a trattenere il vomito, sporcandosi le scarpe.

    ‘’Georgos, sei arrivato prima di noi.’’- disse Conrad deglutendo a fatica e cercando di trattenere altro vomito che saliva e scendeva dal suo esofago.

    ‘Fiuto i cadaveri da molto lontano.’’

    Un silenzio tombale e abbastanza inquietante piombò sulle loro teste, lasciandoli senza parole:

    ‘’Le vittime sono Ernest Ferdelgald, il pedofilo di 51 anni e Germain Tor, sospettato di traffico di eroina. Tutti e due nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lacerazione della carotide da orecchio a orecchio, escoriazioni e lividi, vuol dire che sono stati picchiati. Segni di legatura post-mortem e marchio a fuoco sulla spalla di Germain e sul braccio di Ernest. Aspetterò Marthens che mi porti una cesoia per toglierli da questo palo.

    D’un tratto il cellulare di Aidan vibrò, mostrando sul display un messaggio da un numero sconosciuto:

    ‘’Hai superato la prima parte del test, Aidan Tesla. Che il gioco abbia inizio.’’


    Episodio 3: Message.



    New York. Ore: 8:31 del mattino. Settembre-Ottobre 2003.

    ‘’Il Killer dell’ombra colpisce ancora. Due vittime accertate: Ernest Ferdelgald, 51, considerato l’orco di New York per aver molestato tre bambine tra i 7 e gli 11 anni e Germain Tor, sospettato per traffico di eroina dagli Stati Uniti alla Colombia. Il detective Tesla e il suo collega Conrad Stanley li hanno trovati legati a testa in giù ad un palo della luce, con le loro gole reci-‘’

    Aidan spense il televisore nel suo ufficio, cercando una spiegazione di come la notizia avesse raggiunto la CNN così in fretta e così dettagliata sulle vittime; iniziava a sospettare che la giornalista fosse li per puro caso e, nascosta in un vicolo, avesse registrato ogni cosa:

    ‘’Sarah Forthsyte, mi dovrai dare delle spiegazioni.’’- pensò Aidan tamburellando la penna sul plico di fogli da compilare per il Procuratore e per McArthur Staligrad, procuratore dell’FBI, ma prima di poter terminare il documento numero 21, bussarono alla sua porta; era Georgos, agitato e con il dossier sul caso Ferdelgald-Tor e un foglio nella mano destra, consumato e leggermente unto:

    ‘’Aidan, leggi questo foglio.’’- disse Georgos posando il foglio sulla scrivania; c’erano dei numeri in sequenza, scritti in blu e leggermente sbavati verso l’alto.

    ‘’17081969. E quindi?’’

    ‘’Quel foglio che trovammo con Maverick è lo stesso, solo danneggiato dal sangue.’’

    ‘’Spiegati meglio Georgos.’’

    ‘’Il foglio ha gli stessi numeri e la stessa calligrafia. Quei numeri… rappresentano la tua data di nascita.’’

    Aidan osservò il foglio, aggrottando le sopracciglia e cercando di interpretare la sequenza di numeri; impallidì non appena si rese conto che Georgos gli aveva detto la verità:

    ‘’Come diavolo fa a sapere la mia data di nascita quel folle?’’

    Georgos non riuscì a rispondere, la porta dell’ufficio si aprì mostrando un agente dalle spalle larghe, sembrava un armadio vivente, carnagione scura, occhiali neri, giacca e cravatta dello stesso colore, una cicatrice sul sopracciglio destro e una ustione di secondo grado sulla guancia sinistra; accompagnava un altro agente, origine asiatica, giacca nera, senza cravatta e sui polsini della giacca c’erano dei serpenti incrociati tra loro.

    ‘’Buongiorno detective Tesla, io sono Thomas Yin, FBI.’’

    ‘’Cosa posso fare per lei?’’- domandò Aidan squadrandolo dalla testa ai piedi con fare sospetto e stringendogli la mano.

    ‘’Il caso ‘’Killer dell’ombra’’ appartiene all’FBI ora, se vorrete collaborare nelle indagini sarebbe gradito.’’

    ‘’E se rifiutassi l’offerta?’’- domandò Aidan con tono serio e fissando l’agente dritto negli occhi.

    ‘’Oh, per favore detective, sa benissimo che posso far finire nei guai lei e la sua squadra, posso farla arrestare per intralcio alla giustizia e negligenza. ‘’

    Aidan rimase in silenzio, calmando il suo nervosismo interiore e mantenendo un comportamento composto, sorrise in modo malizioso:

    ‘’Cosa vuole da noi?’’

    ‘’I dossier delle due vittime, i loro effetti personali, tutte le prove registrate in questi giorni, esami tossicologici e tutto in triplice copia. Entro una settimana.’’

    Così dicendo, l’agente Thomas Yin uscì dalla porta; ‘’Che bastardo. Ogni volta che abbiamo un caso per le mani, l’FBI arriva con fare superiore e vuole tutto entro una settimana. Giuro che…’’

    ‘’Aidan, calmati, sei stressato a causa di questo caso, come tutti dopo il resto e…’’

    *Blip* *Blip*

    Il cellulare iniziò a squillare incessantemente, il numero non comparve, solo una scritta con ‘’Unknown user’’ sul display arancione scolorito.

    Aidan pigiò ‘’Viva voce’’ sulla base del telefono: ‘’Pronto? Chi parla?’’

    ‘’E così l’FBI vuole questo caso? Mi deludi, profondamente.’’ – disse una voce cupa e leggermente distorta, probabilmente modificata con un modulatore di voce.

    ‘’Chi è che parla?’’

    ‘’Aidan, non fare lo sciocco. Il gioco è appena iniziato.’’

    ‘’Tu? Che cosa vuoi ancora da me?’’

    La telefonata si interruppe lì, senza una risposta. Aidan scagliò il cellulare contro la parete e uscì dal suo ufficio:

    ‘’Aidan, si può sapere dove vai ora?’’- domandò Georgos cercando di fermare Aidan, ma era troppo tardi, le porte dell’ascensore si chiusero.

    Settembre-Ottobre. 14 ore più tardi. Midtown.

    ‘’Mi scusi?’’

    Una voce dall’accento francese distolse Aidan dai suoi pensieri, concentrati su quella voce e su quello che era successo nel suo ufficio:

    ‘’Lei è Aidan Tesla, detective del NYPD, giusto?’’

    ‘’Si, sono io. Lei è…?’’

    ‘’Philippe Debonter, vigilante di questo quartiere. Sta indagando sul caso ‘’Killer dell’Ombra’’ vero? Io ho qualcosa che le potrebbe servire. Sono dei video di sicurezza nelle zone in cui si sono verificati gli omicidi. Venga con me.’’- disse Philippe sorridendogli e lo condusse al N.C.S (acronimo di Controllo Stradale Notturno.)
    Giunti in un piccolo locale, fatiscente, con scarsa illuminazione e maleodorante, Philippe mostrò una porta rossa dietro il bancone, lì era situata la postazione di controllo.

    ‘’Sul tavolo dovrebbero esserci i file che le servono, li prenda e li visioni.’’- disse Philippe posando il manganello.
    Entrato, c’erano due file video pronti sul tavolo, Aidan li prese e ringraziò Philippe per il suo contributo.
    Non appena uscì, Philippe prese il suo telefono e chiamò qualcuno.

    ‘’Oui, Aidan ha ricevuto i file.’’

    ‘’Perfetto. E il nostro amico? E’ in posizione?’’

    ‘’Oui, monsieur. E’ tutto pronto.’’

    ‘’Ben fatto Philippe.’’

    Durante il cammino verso casa, Aidan fu attratto da qualcosa che proveniva da un vicolo, di fronte al N.C.S.
    Non passava alcuna auto, quindi si lanciò in strada e raggiunse quel vicolo cieco, sbarrato da un muro di mattoni rossi, alcuni consumati, altri distrutti o mancanti. In un angolo, un corpo esanime, con la gola tagliata, vestiti logori, corpo ricoperto da ecchimosi ed escoriazioni.

    ‘’Qui Aidan Tesla… Ho trovato la terza vittima. Maschio bianco, 47 anni, alto tra 1.71-1.78 metri di altezza.
    Sono tra la Midtown e la Avenue.’’

    Aidan trovò anche un bigliettino vicino al cadavere. Recitava: ‘'Sei davvero sicuro di aver trovato la terza vittima?’’


    Episodio 4: Deception and False Leads.



    Midtown. Ottobre 2003. 00:30

    ‘’Aidan, oh Santo cielo, stai bene?’’- domandò Conrad correndo da lui.

    Il detective era seduto sul marciapiede, con le mani incrociate, lo sguardo perso nel vuoto, il suo cappotto umido e il volto era leggermente arrossato; anche se era ottobre, il freddo giungeva nell’arco di una o due settimane.

    ‘’Si, ma arrivo sempre tardi, c’è una nuova vittima di quel pazzo e io dove sono? Qui, a girarmi e rigirarmi i pollici, in combutta con me stesso per non averlo fermato e…’’

    ‘’Ragazzi, venite qui. Soprattutto tu, Aidan.’’- disse Georgos con tono perplesso, mentre controllava il cadavere e annotava qualsiasi particolare nuovo.

    ‘’Guardate, la colorazione di questo cadavere dovrebbe essere tra il grigio e marrone, invece è rosa, gli occhi sono troppo lucidi per essere umani, il Rigor Mortis non è presente e…Che diavolo è questo…’’
    Georgos spostò leggermente la testa del cadavere verso destra e, d’un tratto, uno sparo partì dalla sua bocca, colpendo Conrad alla gola.

    ‘’Conrad, no!’’- urlò Aidan afferrando il suo compagno alle spalle e facendolo appoggiare al muro.
    ‘’Presto, dei paramedici! Conrad, maledizione, non morire.’’

    Il sangue fuoriusciva senza controllo dalla ferita, mentre Aidan cercava di arrestare la fuoriuscita con un panno di stoffa, ma ormai era troppo tardi.
    Conrad era deceduto, nessuno è riuscito a salvarlo, persino Aidan.

    Ed in quel momento, il cielo si oscurò, le nubi ruggirono e una pioggia forte iniziò a scendere sulle loro teste, mascherando le lacrime del detective, distrutto e amareggiato.

    Aprile 1990. Ore 5:15 del mattino. Andrews Air Force Base.

    Una macchina sbarrò la strada ad un ragazzo che faceva jogging lungo il perimetro della base, i fari lo accecavano, illuminando un volto consumato da notti insonne:

    ‘’Soldato Tesla, che fai alle 5:00 del mattino fuori dal tuo dormitorio? Non è consentito uscire prima delle 6:05.’’

    ‘’Ero uscito per fare un po’ di jogging, generale Briscoe. Le regole dicono che per qualsiasi attività sportiva, jogging incluso, è consentito uscire prima delle 6:05.’’ -rispose Aidan coprendosi gli occhi dai fari abbaglianti.

    ‘’Io dovrei credere alle tue parole?’’- domandò il Generale spegnendo l’auto e appoggiandosi alla portiera.

    ‘’No… Ho notato che qui vicino c’è il cimitero dove è stata sepolta mia madre, per questo sono uscito prima…’’

    ‘’Vieni dai, ti accompagno. Ma poi dovrai lavare tutti i bagni dei dormitori.’’

    ‘’Oh, dannazione Generale…’’

    Ottobre 2003. New York, appartamento 301 di Aidan Tesla. 7:45.

    Notte insonne per Aidan, travolto dalla sconforto e dal rammarico, il suo caro amico era morto da parte di un banale fantoccio di gomma rosa, collegato ad un meccanismo per far partire il colpo.
    Il detective guardava, seduto sul letto, la finestra che filtrava la luce nel suo misero appartamento, con gli occhi gonfi, rossi e stanchi, una barba dalle cinque del pomeriggio e le labbra screpolate; pensieri, ricordi per essere precisi, che lo tormentavano senza sosta.

    Improvvisamente bussarono alla porta, distogliendo ogni pensiero e senso di colpa dalle sue spalle; si avvicino alla porta, cercando di darsi una sistemata più che poteva:

    ‘’Oh, ehm… Ciao Aidan.’’

    ‘’Ah, sei tu Gwen, perché sei davanti alla mia porta?’’- domandò Aidan, passandosi la mano sugli occhi e sul mento, come se fosse un gesto per rimuovere la stanchezza.

    ‘’Oh, ehm… ieri eri molto giù di morale e ho pensato di…’’

    ‘’E’ un pensiero gentile da parte tua, se vuoi… entra e scusa per il disordine.’’

    Gwen Flakes, una giovane ragazza di 29 anni, timida e leggermente impacciata, un viso leggermente paffuto ma carino da vedere. Aveva lunghi capelli neri che le arrivavano sulle spalle, una ciocca rossa e due occhi verdi che incantavano Aidan. Il detective provava qualcosa per Gwen, ma lo nascondeva perfettamente.

    ‘’So che… Conrad è…’’

    ‘’Si. Questa notte e la colpa è solo mia.’’- rispose Aidan appoggiando i gomiti sul tavolino del soggiorno e passandosi la mano tra i capelli, arruffati e non pettinati.

    ‘’Aidan, era una trappola e tu non potevi saperlo.’’

    ‘’Ma avrei potuto salvarlo!’’

    Questa frase sembrava risuonare in tutto l’appartamento, pensante e asfissiante quasi, ma qualcosa alleviò il suo dolore. Gwen lo stava abbracciando, stringendolo forte. Rimasero così per molto tempo, finché Gwen lo saluto con un bacio sulla guancia e lasciò il suo appartamento.

    NYPD. Ottobre 2003. Ore 15:25. Ufficio di Aidan Tesla.

    Aidan era seduto sulla sua poltrona, compilando alcuni moduli da consegnare al Procuratore, fino a quando non bussarono alla sua porta:

    ‘’Aidan, ricordi quei file che mi hai dato?’’- disse Arnold.

    ‘’Si, ci sono novità? Qualche frame video o indizi per scovare il criminale, Speedy?’’

    ‘’Non proprio ma… Aspetta, come mi hai chiamato?’’

    ‘’Speedy, dato che hai impiegato solo 3 ore per decifrare ogni file.’’

    ‘’E tutti i file trasudavano Trojan e Malware. Sei stato ingannato Aidan, quel Philippe che hai conosciuto è un complice del Killer dell’ombra, ne sono sicuro. E’ impossibile che un vigilante conosca il tuo nome se non lavora al tuo fianco o altro, e da come mi hai riferito, lavorava in quel piccolo locale con la sala sorveglianza. Un trucco, ne sono certo.’’

    ‘’Di cosa, signor Lungray?’’- domandò una voce chiara e familiare, capace di gelare la schiena di colui che l’ascoltava.

    ‘’Oh, io…ehm… nulla Procuratore. Parlavo solo con il signor Tesla dei file danneggiati che mi ha gentilmente consegnato, ma ho risolto tutto.’’- rispose Arnold deglutendo rumorosamente e grattandosi la testa, per poi lasciare l’ufficio in fretta.

    ‘’Tesla, le avevo espresso chiaramente che se fosse nuovamente intervenuto da solo sul campo, l’avrei sospesa a tempo indeterminato. Mi consegni il distintivo.’’- disse il Procuratore aprendo la sua mano scheletrica e fredda.

    ‘’Procuratore, io non sono intervenuto sul-‘’

    ‘’E’ un ordine detective!’’

    Aidan posò il distintivo nella mano del Procuratore, prese la sua giacca e, prima di uscire dall’ufficio con un sonoro tonfo di porta, disse:

    ‘’Se il Killer dell’Ombra dovesse prenderla di mira, io non l’aiuterò, Procuratore.’’
    E la porta si chiuse con un sonoro tonfo.

    Appartamento di Aidan Tesla. 19:55. Ottobre 2003.

    Oscurità, impenetrabile, opprimente, così era l’appartamento di Aidan in quel momento, le luci spente, l’interruttore non funzionava.

    Aidan estrasse la pistola e con l’aiuto della torcia si fece strada nei meandri oscuri dell’appartamento:
    ‘’Aidan Tesla, finalmente ci vediamo.’’- disse una voce alle sue spalle che lo immobilizzò rapidamente, facendogli cadere la pistola e bloccandogli il polso.

    ‘’Sei tu, il Killer dell’Ombra. Che cosa vuoi? Perché mi hai teso una imboscata?’’

    ‘’Sei peggio di tuo padre. Linguacciuto e testardo. Ti do un consiglio, lascia perdere questo caso se non vuoi finire nei guai, o peggio.’’

    Detto questo, il Killer sferrò un duro colpo alla testa del detective, lasciandolo privo di coscienza.

    ‘’Sono nell’Ombra, Aidan, ricordalo.’’

    Episodio 5: Witness and Murderer.



    NY Hospital. Ottobre 2003. 22:35

    ‘’Battito cardiaco regolare signore. Il paziente si sta riprendendo.’’- disse una voce femminile rimbombante in un luogo oscuro, ma a poco a poco la luce inondò la stanza, mostrando sagome indistinte di persone.

    ‘’Aidan? Ehi, Aidan, tutto bene?’’- domandò una voce familiare.

    ‘’Oh… cosa è accaduto? Dove sono?’’

    ‘’Ti sei ferito alla testa portando solo una lieve contusione, nulla di grave.’’- disse il medico che controllava la scheda clinica.

    ‘’Ora ricordo. Il Killer dell’Ombra, era nel mio appartamento. Devo prend-Gah.’’

    ‘’Resti nel suo letto, detective Aidan.’’- disse entrando il Procuratore, seguito dall’agente dell’FBI, Mcfritz, ovvero l’armadio vivente.

    ‘’Signor Aidan, sono qui a nome del mio collega per chiederle di non intralciare più le indagini condotte dall’FBI, le sue continue intromissioni ci stanno facendo perdere tempo prezioso e…’’

    ‘’Senti, Mcfritz, io non c’entro nulla, quella canaglia mi ha aggredito, in casa mia, minacciandomi di morte.’’- rispose Aidan interrompendolo e sbattendo il pugno sul comodino della sala.

    ‘’Può essersi procurato la ferita ovunque nel suo appartamento. Una mensola, uno spigolo, non so.’’

    ‘’Mi scusi agente, ma la ferita che abbiamo esaminato non è riconducibile a nessun tipo di arredamento presente nel suo appartamento. La ferita presenta un solco rettangolare con i bordi smussati, riconducibile a quella di una 9mm. Si, sono stato agente di polizia per qualche mese, poi ho scelto la professione di medico perché-‘’

    ‘’Basta con le chiacchiere. Vorrei stare da solo con Aidan se non vi dispiace.’’- rispose Gwen, lasciando sbigottito il medico e l’agente dell’FBI, tranne il Procuratore, freddo e impassibile come sempre.

    Non appena furono tutti fuori, Aidan si alzò leggermente, sedendosi sul bordo del letto, massaggiandosi il ‘’bernoccolo’’ ricevuto.

    ‘’Sei stata tu a condurmi qui?’’ domandò il detective, sobbalzando ad ogni fitta di dolore.

    ‘’Ehm… si Aidan, quando sono tornata da lavoro, la porta del tuo appartamento era aperta e ti ho trovato steso sul pavimento, con il sangue che…’’

    ‘’Comprendo. Ora è meglio che vai a casa, domani invierò un agente per farti qualche domanda.’’

    Gwen si alzò e, prima che potesse uscire dalla porta, Aidan disse qualcosa che la fece sorridere: ‘’Grazie.’’

    Ottobre 2003. Primo pomeriggio: 16:10. NYPD.

    Aidan Tesla era nel suo ufficio, con una mano sulla fronte, gli occhi fissi sui dossier delle vittime e ancora senza nome del Killer, solo quel maledetto nomignolo. Perché uccidere reietti della società? Che senso aveva? Quale connessione c’era tra lui e le vittime?

    ‘’Detective Tesla?’’

    ‘’Si, lei chi è?’’

    ‘’Sarah Forsythe per CNN News.’’

    ‘’Oh, lei è la giornalista che ha fatto il servizio di qualche giorno fa su G. e Ed? Sa che potrei farla arrestare per intralcio alla giustizia?’’

    La giornalista si sentì una stretta al petto e deglutì rumorosamente, pensando alla sua carriera che poteva essere compromessa e rovinata per sempre.

    ‘’Lo so detective, ma è il mio lavoro trovare scoop così interessanti, ne vale la mia carriera.’’
    Aidan si alzò di scatto, sbattendo i pugni sulla scrivania e facendo cadere il porta-penne sul pavimento:

    ‘’La sua carriera è più importante della sua vita? Quel criminale non si fa scrupoli, lo può vedere dalla ferita che ho sulla nuca.’’

    Il volto del detective era completamente arrossato, furioso per ciò che aveva detto la giornalista, leggermente sconvolta e imbarazzata.

    Era vero, il Killer dell’Ombra non aveva nessun scrupolo o pizzico di umanità, doveva essere arrestato a tutti i costi, pur di rimetterci la sua vita, ma almeno un pericoloso assassino sarebbe finito dietro le sbarre.
    ''Io vorrei solo delle informazioni su questo pazzo criminale e...''

    ‘’La prego, mi lasci da solo adesso, ho avuto una pessima giornata.’’- disse Aidan appoggiandosi alla finestra con la fronte e sospirando; stress accumulato e notti quasi insonne non giovavano alla sua salute, ma voleva risolvere il caso e non avrebbe permesso che altri cadessero per mani di quel criminale psicopatico.

    La giornalista se ne andò, stizzita.

    *Blip* *Blip*

    ‘’Tesla, chi parla?’’

    ‘’La prego, mi aiuti.’’

    ‘’Chi è lei?’’

    ‘’Tesla, Tesla, Tesla. Non è bella questa voce supplicante del nostro Alberto Montarsi, un pedofilo e spacciatore di eroina?! Senti come urla, come implora il perdono. Supplicami che io non ti tagli la gola.’’

    ‘’Bastardo, osa fargli del male e io ti…’’

    ‘’Uccido? Oh, no, sono morto da tempo ormai. ‘’

    La chiamata si interruppe lì, Aidan corse da Speedy per fargli rintracciare il segnale della chiamata, che in meno di mezz’ora venne individuato: Civic Street, appartamento 501, Orion Motel.

    Ottobre 2003, ore 21:30. Orion Motel, appartamento 501.

    ‘’Polizia di New York, apra la porta.’’- urlò uno degli agenti speciali, ma nessuno rispose.
    ‘’Vai.’’

    L’ariete sfondò la porta e una 7 agenti entrarono rapidamente, ma l’appartamento risultò letteralmente vuoto, nessun mobile, letto, o altro, ripulito fino in fondo, tranne che per una grande chiazza di sangue sul tappeto, con una nota vicino:

    ‘’Troppo tardi.’’

    ‘’Samuel, dirama un avviso a tutte le unità disponibili e digli di perlustrare ogni zona di New York, motel, metro, stazioni ferroviarie, tutto, non voglio avere un’altra vittima sulla coscienza.’’- disse Aidan uscendo dall’appartamento e correndo verso la sua pattuglia.

    Partì a tutta velocità, con una destinazione precisa. La metro new yorkese.

    Ottobre 2003, ore 23:00. Metro.

    Imboccando una vecchia galleria, Aidan arrivò ad una sala manutenzione in disuso dal 1998, lo si notava dall’ultima firma sul cartello.

    ‘’Martin Ophers, direttore della linea 5-A. Data di chiusura della sala: 5 Maggio 1998, ore 14:50.''

    Il detective sfondò la porta e, non appena entrò, trattenne a stento il vomito; la vittima era appesa a degli uncini che trapassavano i polsi, la gola tagliata da orecchio a orecchio, gli occhi gonfi e la bocca aperta, priva di denti, la lingua tagliata e gettata ai suoi piedi, era semi nudo e un lungo taglio partiva dal petto fino ad arrivare alla pancia.

    ‘’Aidan Tesla, detective di New York. Sei arrivato, figliolo.’’

    Episodio Finale: Revelation.






    ‘’Aidan Tesla, detective di New York, sei arrivato figliolo.’’

    ‘’Fatti vedere, maledetto, esci con le mani alzate.’’- urlò Tesla puntando la pistola in ogni angolo, aspettando che uscisse allo scoperto.

    Un uomo uscì da uno degli scatoloni, dandogli le spalle, con il bisturi sporco di sangue stretto nella mano destra, la testa abbassata e una capigliatura di un 70enne.

    ‘’Adesso, voltati lentamente e getta l’arma per terra.’’

    Il Killer dell’Ombra si voltò lentamente, tenendo testa bassa e facendo cadere il bisturi al suolo, che emise un tintinnio di metallo arrugginito, lasciando dei piccoli schizzi di sangue.

    ‘’Adesso, fammi vedere il volto.’’

    L’uomo iniziò ad alzarlo lentamente, la luce pian piano mostrava le sue rughe, le rughe sulla fronte e sulle guance, occhi rossi per la stanchezza, una barba grigia e enormi borse sotto gli occhi:

    ‘’E’ da tempo che non ci vediamo, vero…figliolo?’’

    Il volto dell’assassino era finalmente visibile.

    Il detective era paralizzato, le sue mani tremavano, la bocca semi aperta e gli occhi sbarrati per lo shock e la pistola scivolò dalle sue mani, cadendo rumorosamente.

    ‘’No… non è possibile…’’- disse il detective abbassando le braccia ‘’…Papà?’’

    Non ci fu risposta da parte di quell’uomo, i suoi occhi erano spenti, vuoti, che osservavano il pavimento, sudicio e maleodorante.

    ‘’Papà? Sei tu?’’

    ‘’…Si, figliolo.’’

    Il detective divenne pallido, le labbra gli tremavano, così come le mani e le gambe, a stento riusciva a stare in piedi.

    ‘’Dimmi che non sei il Killer dell’Ombra ti prego…’’- disse andandogli incontro, con le lacrime che spingevano per uscire, ma cercava in tutti i modi di trattenerle e, mentre avanzava, suo padre indietreggio.

    ‘’Non avvicinarti figliolo. Per favore.’’

    ‘’Dimmi perché…’’

    ‘’Perché cosa?’’ chiese il padre aprendo le mani sporche di sangue.

    ‘’Dimmi perché sei il Killer dell’Ombra, dimmi perché hai ucciso persone innocenti…’’

    ‘’Innocenti? Pedofili, spacciatori e drogati sono persone innocenti per te? Tutte quelle persone non avevano più umanità, erano solo delle sanguisughe che attanagliavano questa città, questo paese… Ho fatto solo il mio dovere.’’

    ‘’E il tuo dovere era quello di ucciderli?’’
    Suo padre si avvicinò al cadavere, alzò la testa e guardò negli occhi vitrei:

    ‘’Sai, l’essere umano è strano a volte, si lascia sopraffare dalle emozioni, come la rabbia, quella strana sensazione che ribolle nelle viscere ed esplode in tutta la sua devastante forza. Perché accade questo, te lo sei mai chiesto Aidan?’’

    La sua domanda rimase senza risposta, il detective era in combutta con i suoi sentimenti: il desiderio di dirgli ogni singola cosa, di fargli capire che gli era mancato; l’altro era di volerlo sbattere in gatta buia per i suoi misfatti.

    ‘’Perché li hai uccisi?’’

    ‘’Che sciocca domanda, ti ho già detto il perché.’’

    ‘’Perché li hai uccisi? Per colpa tua è morto anche un mio collega.’’

    ‘’Testardo, presuntuoso, irascibile…Proprio come me.’’- rispose guardandolo per qualche secondo per poi ritornare al cadavere.

    Il padre di Aidan lo tolse dagli uncini, ripulì le ferite con un panno umido e lo posò in un telo.

    ‘’Come hai potuto farlo?’’- domandò Aidan.

    A quella domanda, il Killer scoppiò a ridere, ma si fermò subito ed espresse:

    ‘’Oh figliolo, ci sono tante cose che devi ancora capire. Io mi pento solo di una cosa.’’

    ‘’Pentirsi? Pentirsi? E sentiamo, di cosa dovresti pentirti?’’

    L’assassino si avvicinò lentamente, gli occhi fissi sul bisturi sporco e, di colpo, si fermò.

    ‘’Mi pento solo di non essere morto tempo fa, mi pento di aver commesso ogni male su questo pianeta, e io che uccidevo solo per liberarlo dalle piaghe come loro… Eh, mi sbagliavo. Fin da subito.’’

    Con queste parole, afferrò l’arma, portò la lama alla gola e, prima che la tagliasse, disse:

    ‘’Mi dispiace figliolo. Mi dispiace per tutto.’’

    Con un singolo e rapido movimento, il bisturi lacerò la giugulare, causando una rapida e incontrollata perdita di sangue.

    Aidan cercò in tutti i modi di arrestare l’emorragia con le mani, premendo con forza, ma inutilmente, non voleva fermarsi.

    ‘’Papà… ti prego, non andartene di nuovo…’’



    Silenzio.

    Gennaio 2004. Ore: 10:55. NYPD.

    Mancavano cinque minuti al pranzo e il detective Aidan Tesla era nel suo ufficio, buio, con una finestra coperta da persiane in plastica verde. Osservava, pensava e ricordava.

    Osservava la frenetica vita dei cittadini, indaffarati e frettolosi.

    Pensava agli ultimi 5 mesi, passati ad inseguire un criminale spietato.

    Ricordava con amarezza che quel criminale spietato era suo padre.

    ‘’Aidan, come stai?’’- domandò Gwen appoggiata all’uscio della porta del suo ufficio.

    ‘’Vuoto. Sono passati cinque mesi e la situazione non è cambiata.’’

    La giovane ragazza entrò, si avvicinò a Aidan, intento ad osservare quelle minuscole formiche che correvano avanti e indietro in un formicaio fatto di cemento e ferro, prese la sua mano e la strinse.

    ‘’La colpa non è di nessuno, Aidan.’’

    Il detective le strinse la mano, che equivale ad una risposta.
    ‘’Gwen…’’

    ‘’Dimmi Aidan.’’

    ‘’…Niente, andiamo adesso, ci staranno aspettando.’’- rispose con un flebile sorriso e entrambi uscirono da quella porta, cercando di dimenticare il passato e di guardare avanti.

    Ma una cosa non si dimentica.

    Le ombre delle strade ingannano.

    Edited by Mordekai The Summoner - 20/3/2014, 13:53
     
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    Per il momento promette bene, basta aspettare gli altri capitoli
     
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    Ora ci sono tutti e tre gli episodi.
     
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    Si, io l’amavo molto e l’unica cosa che mi è rimasta, è questa foto del suo sorriso. -> leva la seconda virgola

    Gregorio Florencio, principale sospettato per la morte di Maverick Lithersen è diventato la vittima del Killer dell’Ombra, stessa dinamica del precedente omicidio ma i colpi inferti erano diversi; -> questa frase mi stona, cerca di renderla meglio (iniziando dal mettere una virgola dopo omicidio)

    gomma, vetro , fumo -> t'è sfuggito uno spazio

    ma la stanchezza presero il sopravvento sullo stupore -> prese

    Il procuratore, pur avendo i suoi 71 anni, il suo carattere burbero e freddo era ormai famoso a tutti nella centrale, ma Aidan non lo sopportava, sia per come lo trattava per come parlava con lui, sembrava un Minosse risalito dagli Inferi e giudicare il primo essere umano che gli capitava, caso vuole Aidan. -> aggiusta questo periodo.

    mangiare un panino o a Little Italy -> ti è sfuggita la o

    notò Conrad sull’uscio di Vito’s Restaurant, vestito casual e i capelli leggermente scompigliati -> togli la e e mettici una virgola

    una cicatrice sul sopracciglio destro e una ustione di secondo grado sulla guancia sinistra e un altro agente, razza asiatica, -> mettici almeno un punto e virgola dopo sinistra. Oltretutto per me sarebbe meglio togliere quel razza e lasciare solo asiatico

    senza cravatta e sui polsini della giacca c’erano dei serpenti incrociati tra loro. -> togli la e, sostituendo con una virgola; sposta il soggetto prima del complemento e togli il verbo (senza cravatta, serpenti incrociati sui polsini della giacca)

    La telefonata si interruppe lì, senza una risposta. Aidan scagliò il cellulare contro la parete e uscì dal suo
    ufficio: -> ti è scappato un invio, vai a capo senza un motivo preciso. Metti un punto al posto dei due punti

    Io ho qualcosa che le possa servire. -> potrebbe, non possa


    Crime una volta corretto tutto.
     
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  9. HakunaPatata
         
     
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    Voglio gli altri capitoli :la:
     
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  11. Il Demone Simpatico
         
     
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    Uh che bello, mi piacciono i polizieschi, nice job.
    attenzione qui :

    CITAZIONE
    La frase fu interrotta dallo scatto furioso di Aidan, che afferrò il colletto della camicia di Conrad e disse:

    ‘’Non nominare mia moglie, lei non c’entra. Hai capito?’’- disse Aidan, afferrando per il colletto della camicia il suo collega e digrignando i denti;

    Hai ripetuto la stessa frase, una svista comprensibile =)
     
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    Svista, vedrò di correggere in seguito.
     
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    Già sai quello che penso, Morde ^^ Stai maturando dal punto di vista narrativo, perciò continua così ^^
     
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  14. Rejkka
         
     
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    intrigante, me piass! ;)
    Vogliamo gli altri episodiii :la:
     
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  15. Roger Rabbit
         
     
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    M'aggrada, m'aggrada, m'aggrada!
     
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